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Autore: Llucre_B7    13/07/2018    2 recensioni
Dal primo capitolo:
“Cosa ne pensi?” chiese Luke a suo nipote. “C’è del potenziale…”
"Mi ha morso, Maestro," fu la dura risposta di Ben. "Qualsiasi mia opinione non sarebbe oggettiva".
O meglio: Tutti sono connessi, a volte anche solo grazie ad un morso su una mano. Perfino nella più profonda oscurità, “illuminati noi siamo”.
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Traduzione della fanfiction Like Young Gods, dalla raccolta Sword of the Jedi di diasterisms.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa del traduttore

Circa un mese fa, girovagando su Archive of Your Own, mi sono imbattuta in quella che, per ora, potrei sicuramente considerare come una delle mie fanfiction preferite. La storia originale è stata ideata e scritta da diasterismse fa parte della raccolta Sword of the Jedi, che comprende anche il seguito To Kingdom Come. Io mi limiterò semplicemente a tradurla, ovviamente dopo che l’autrice mi ha dato il suo esplicito consenso per farlo (potete trovare la nostra conversazione tra i commenti del capitolo 32 di To Kingdom Come oppure, più semplicemente, nelle note a fine pagina).
Per chi volesse leggersi direttamente la storia in lingua originale (cosa che consiglio caldamente), questi sono i link:
È la mia prima esperienza da traduttrice, quindi siate pazienti e pregate per me. La mia speranza è quella di riuscire a trasmettere a voi la bellezza e la genialità che io ho trovato in questo lavoro. Con questo mi dileguo, ma non prima di avervi augurato una buona lettura,
Lucre

 


Capitolo 1

Era selvaggia quando la trovarono su Jakku: un minuscolo uragano che aveva costretto uno straccione come lei a rannicchiarsi per difendersi dai colpi di bastone che continuava a scagliargli addosso con ferocia, nonostante il suo avversario fosse tre volte più grande di lei.
L’uomo aveva dato per scontato che quel bambino con in mano una batteria turbolaser XX-9 sarebbe stato semplice da salvare, ma adesso che quell’esserino continuava a tormentarlo con tutta quella violenza non ne era più così sicuro.
 
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Pensando che quel ladruncolo da quattro soldi avesse chiamato rinforzi, Rey ruotò il collo e, istintivamente, morse. Forte
 
Ci fu un lamento soffocato di sorpresa e dolore mentre la mano veniva frettolosamente ritratta. Con i denti digrignati e la bocca che sapeva di sale e pelle, Rey fece un passo indietro portando il suo bastone in posizione difensiva, gli occhi socchiusi che studiavano la nuova minaccia.
 
Il ragazzo che si trovò di fronte doveva avere all’incirca quindici anni: era alto e pallido, con una tunica a maniche lunghe e dei pantaloni larghi di una tonalità opaca che le ricordava l’arenaria bagnata. La vita sottile era delineata da una cintura di pelle dalla quale spuntava un’asta di metallo. Continuava a guardarla torvo, accarezzandosi la mano offesa.
 
"Ben," esclamò una voce divertita, "difficilmente arrivare di soppiatto alle spalle di persone che stanno attaccando ti farà vedere di buon occhio”.
 
Un uomo si stava avvicinando: indossava una tunica uguale a quella del ragazzo tranne che per il colore, di un nero profondo come la notte che lo avvolgeva dal collo ai piedi, e come lui portava una barra metallica appesa al fianco. Camminava con facilità sulle dune irregolari e Rey scorse in lui qualcosa che le ricordava gli abitanti del deserto.
 
"Mi scuso per mio nipote," disse sorridendole "Dedico così tanto tempo al suo allenamento che a volte mi dimentico di affinare le sue capacità sociali".
 
"Maestro," sbuffò il ragazzo – Ben? – che nel frattempo aveva messo il broncio, la voce spezzata dal tono adolescenziale e petulante.
 
Il ladruncolo, rimasto accovacciato dietro a Rey per tutto il tempo, scelse quell’esatto momento per scattare ed afferrarla con un ringhio gutturale.
Più veloce della luce, Ben allungò la mano, le dita allargate, l’impronta dei denti di Rey ancora visibile nella curva tra il pollice e l’indice. Lo straccione si ritrovò completamente paralizzato a parecchi centimetri da terra, le vene della fronte gonfiate dal panico.
 
Finalmente, Rey lo sentì... un ronzio, qualcosa di vasto e pesante che toccava tutte le corde interne dentro di lei.
 
"Piano. Adesso, lentamente" mormorò l'uomo in nero a suo nipote, ogni traccia di divertimento scomparsa dalla sua voce. "Lascialo andare, non farti trasportare."
 
Sugli spigolosi tratti di Ben comparve un’espressione strana. Sembrava… curiosità?... Desiderio?... Con un colpetto di polso la sua mano squarciò una gola invisibile. Gli occhi del ladruncolo rotolarono all’indietro mentre cadeva a terra come un sasso.
 
"Ben," sospirò lo zio a labbra serrate, lo sguardo fisso.
 
Gli occhi del ragazzo sembrarono tornare a mettere a fuoco la realtà, come se fosse appena uscito da uno stato di trance. Guardò il ladruncolo afflosciato a terra con sguardo insolente e inflessibile.
 
"Cosa ... cos'è stato?" Chiese Rey, il cuore che le martellava forte nel petto. "È morto? Hai ... come ...?"
 
"È semplicemente incosciente." Fu l'uomo a risponderle, il tono calmo e rassicurante. "I Jedi non uccidono a sangue freddo".
 
E fu così che Rey incontrò Luke Skywalker e il suo apprendista, Ben Solo.

*
 
Le frullavano per la testa mille domande mentre conduceva i due sconosciuti verso la casa che si era costruita dentro ad un AT-AT defunto. L’interno del Quadropode era crollato creando abbastanza spazio per permettere ad una bambina di sei anni di stare comoda, nonostante tutta la spazzatura che aveva abbandonato in giro, ma inserirvi un uomo adulto ed un adolescente già più alto dello zio rendeva quel luogo ridicolmente angusto.
 
Gli ospiti si sedettero con le spalle ricurve e le lunghe gambe tirate indietro; Rey si allontanò per poterli osservare, studiandoli con occhi più affascinati che diffidenti. Ovviamente aveva già sentito parlare dei Jedi – c’erano alcuni anziani accattoni che ancora ricordavano i tempi della Vecchia Repubblica e molti commercianti arrivavano su Jakku riportando voci sulla rinascita dell’Ordine, ricostruito nientedimeno che dal leggendario eroe della Ribellione. Mai avrebbe immaginato che, un giorno, lo avrebbe visto in carne ed ossa, né riusciva a pensare al motivo per il quale avrebbe voluto incontrarla – come lui diceva così garbatamente – “per fare una chiacchierata” con lei.
 
Luke non sembrava aver fretta di dare spiegazioni. Il suo sguardo sereno esaminava l’AT-AT con interesse mentre, accanto a lui, suo nipote sembrava agitato e irrequieto, spostandosi continuamente da una posizione all’altra. Nell’oscurità, i lineamenti di Ben risultavano più morbidi, meno cupi, ma Rey non riusciva a scuotersi di dosso il ricordo di come i suoi occhi marroni avevano brillato poco prima sotto la luce del sole, quando aveva congelato il suo assalitore e aveva poi allentato qualsiasi presa avesse su di lui, lasciandolo a gemere debolmente mentre si allontanavano.
 
“Quel casco” disse Luke indicando uno dei beni più preziosi di Rey. “Ne avevo uno del genere, un tempo. Ero un pilota di X-Wing, proprio come-” strizzò gli occhi per leggere il nome sull’elmetto, decorato in Aurebesh.
“Raeh” gli suggerì lei “Capitano Dosmit Raeh.”
 
“Dello squadrone Tierfon Yellow Aces.” Annuì soddisfatto “La conosco, sarai contenta di sapere che è stata promossa dopo la Battaglia di Jakku. Ora è un colonnello nella flotta della Nuova Repubblica.”
 
Rey fu assalita da un’improvvisa curiosità. Aveva trovato quel casco nel Cimitero un anno prima, nascosto tra relitti di cacciatorpediniere imperiali e incrociatori Mon Calamari. Da allora, aveva spesso fantasticato ad occhi aperti sul Capitano Raeh – com’era, da dove veniva, cosa le aveva fatto decidere di diventare una pilota di caccia. Nei giorni di serrata routine, tra il caldo cocente del sole del deserto e le notti in preda agli implacabili morsi del freddo e della fame, Raeh era stata la sua salvezza, una piacevole fuga dalla realtà.
 
Si sporse in avanti, pronta ad assillare Luke con altre domande su quella tanto amata e misteriosa donna, ma, durante un attimo di esitazione, questi si era già voltato verso il nipote. “Cosa ne pensi? C’è del potenziale…”

"Mi ha morso, Maestro", fu la dura risposta di Ben. "Qualsiasi mia opinione non sarebbe oggettiva".

“Giusto” ridacchiò Luke, riportando la sua attenzione sulla bambina. “Dimmi, Rey, come sei diventata così abile con il tuo bastone?”

Aggrottò la fronte. Onestamente, non ci aveva mai pensato. “Ho… ho appreso qualche tecnica in qua e là. Osservando gli altri.”

“Non ti ha insegnato nessuno?”

“Ho imparato da sola” mormorò lei. Dal suo angolo oscuro, Ben la stava guardando intensamente; si sentiva impacciata, grezza.

Si rese conto troppo tardi di quanto potesse risultare patetica, ma Luke non mostrò neppure il minimo accenno di pietà, e lei gli fu immensamente grata per questo. “E le lingue?” continuò lui. “Come sei messa con quelle?”

“Ho sempre comunicato bene con tutti quelli che sono passati per Niima Outpost finora” rispose lei, un po’ più cautamente. “Voglio dire, se conosci il basic, il baddi e lo huttese, sei praticamente a posto, no?”. Era una mezza verità – se l’era cavata con qualche chiacchiera anche in kaleesh e snivvian e, una volta, persino nella melliflua lingua di un enigmatico gruppo di bellissimi pirati dell’Huster Cluster. Era in grado di capire anche il binario e lo shyriiwook. Per lei, le lingue erano come respirare, ma nel tempo si era vista rifilare abbastanza occhiate sospettose da capire che il suo fosse in realtà un talento non comune, molto probabilmente persino bizzarro.

Questa volta fu Ben a parlare. “Revan una volta strappò il linguaggio dei Black Rakatan dalla mente del capo tribù”.  Era comparsa una vena di vivacità nella sua voce.

“Non dovremmo guardare a quelli come Revan per farci guidare nell’uso della Forza”, lo ammonì Luke.

“La Forza…” Rey conosceva le vecchie storie, ricordava quello che aveva provato sulle dune, la rete che il ragazzo dai capelli scuri aveva lanciato e che l’aveva sfiorata, seppur fugacemente. “È quella che hai usato per atterrare quell’uomo.”

“È ciò che anche tu usi, Rey” la corresse velocemente Luke, “per combattere, per imparare tutte quelle lingue. La Forza è l’energia che scorre attraverso tutti gli esseri viventi, ciò che lega tutta la galassia. Un mio vecchio mentore, una volta, mi disse che è ciò che ci rende luminosi. Alcuni di noi sono più propensi a percepirla rispetto agli altri. Io lo sono, lo stesso vale per Ben.” Il suo sguardo si fece penetrante. “E così tu.”

“Non capisco…” ma parte di lei già lo faceva. Una parte di lei sapeva già perché questi stranieri erano venuti a cercarla. Serrò i pugni.

“C’è un’accademia su Yavin 4 – un Praxeum”, continuò Luke. “È un luogo in cui gli individui sensibili alla Forza si uniscono per imparare ad affinare i propri poteri, per allenarsi a diventare dei Jedi. A volte io e Ben viaggiamo tra le galassie per trovare nuovi studenti; questa volta, la nostra ricerca ci ha portati nelle Western Reaches. Questa volta, abbiamo trovato te.

Un’ondata di crescente emozione iniziò ad invadere il petto di Rey. Un’ardente felicità, un brivido di eccitazione, una dolce e gloriosa speranza – persino qualcosa di migliore, qualcosa di molto più grande di quanto lei potesse descrivere. Lei, abituata a scambiare rottami per razioni di cibo, a tenere il conto dei giorni sul muro di quella che definiva casa, ad evitare le Sabbie Mobili e inventarsi storie-

“No,” sussurrò. “No. Non posso.”

*
 
L’AT-AT sembrava stranamente silenzioso dopo che Luke e Ben se ne furono andati. E più piccolo, per qualche strana ragione, come se il mondo di Rey, per un momento, fosse stato amplificato da infinite possibilità, per poi tornare di nuovo alle sue dimensioni reali.

Circondata dalle sue varie cianfrusaglie, dall'elmetto di volo, dalla bambola pilota e dai fiori che teneva in una piccola pentola di sabbia, si strinse le ginocchia al petto, cercando di convincersi di aver fatto la scelta giusta. La sua famiglia sarebbe tornata, un giorno. Doveva solamente aspettarli. Non poteva volare su Yavin 4 per diventare un cavaliere Jedi ...

Lacrime calde le affiorarono agli occhi. Sbatté le palpebre e le gocce salate scesero a rigarle le guance, fino nella bocca. Scoppiò a piangere, sussultando e singhiozzando. Una debolezza del genere poteva essere disastrosa in quelle terre desolate, ma Rey aveva solamente sei anni e aveva passato tutta la vita da sola, quindi si poteva concedere un cedimento, almeno per quella volta.
Improvvisamente, la luce metallica che illuminava il Quadropode venne offuscata. Alzò la testa: era Ben, ricurvo sull’ingresso, l’aria di chi non riusciva a decidere se offrire conforto o scappare a gambe levate.

Sentì le guance avvamparle per l’imbarazzo di essere stata sorpresa a piangere come la sciocca bambina che effettivamente era, ma ormai era troppo tardi per nascondersi. “Non sareste dovuti venire,” ansimò in mezzo ai singhiozzi spezzati. “Stavo bene qui. Non è la migliore vita che si possa avere, ma stavo bene… ora invece… adesso mi chiederò per sempre-” 

“E allora smettila di chiederti” rispose lui bruscamente, “e vieni con me.”

“Ve l’ho già detto-”

“Che devi restare ad aspettare la tua famiglia, sì.” Continuò poi esitante. “Chiunque tu stia aspettando, se mai tornerà, pensi che sarebbe fiero di sapere che hai rifiutato una possibilità per essere speciale?"
"Io non voglio essere speciale!" Lo odiava per quel ‘se’, per tutto ciò di negativo che sottintendeva con quella parola. "Voglio semplicemente-"

"Passare il resto della tua vita a gironzolare in questa discarica? Crescendo a ripulire della vecchia ferraglia per rifiuti di galassia come Plutt, che ti fregheranno sempre svalutando il già ridicolmente modesto valore di quello che rubi?"

"Smettila di interrompermi," sibilò, ma il fastidio che le stava provocando aveva finalmente eclissato le ondate di dolore, facendola smettere di piangere. Adesso, al massimo, avrebbe avuto voglia di colpirlo in testa con la chiave inglese più vicina.

Era comunque un miglioramento. Più o meno.

Ben attese che finisse di ricomporsi ed asciugarsi il viso prima di cambiare tattica. “Rey”. Era la prima volta che pronunciava il suo nome, graffiante e imbarazzato e tranquillo. "Maestro Luke ti ha detto di cercare nel tuo cuore. Tu sai già la verità – chiunque ti abbia abbandonata qui non tornerà."

"La Forza non può predire il futuro!" sibila, suonando più come una speranza che una giustificazione. Dopotutto, lei non ne sapeva nulla. E se avesse avuto ragione? Non ti piacerebbe scoprirlo? Continuava a sussurrarle una vocina traditrice interiore. "La Forza può aiutarti a scrivere un futuro, un futuro per te stessa, uno che non si determinato da chi parte e da chi resta. È molto meglio della divinazione, non credi?"

"La mia famiglia tornerà," insistette lei. Era tutto ciò che le era rimasto, l’unica cosa a cui aggrapparsi per riuscire a resistere all’inebriante ardore delle sue parole, quelle argomentazioni che si sgretolavano di fronte ad una certezza – di fronte a ciò che doveva essere una certezza. “Torneranno, ed io dovrò essere qui quando lo faranno. È questa la mia scelta. Luke l'ha rispettata, dovresti farlo anche tu."

La bocca di Ben si strinse in una linea sottile. Si sporse in avanti, le punte dei suoi indomabili capelli neri che quasi sfioravano il soffitto. Era un ragazzo decisamente strano, pensò Rey, così allampanato e a disagio.

E fastidiosamente testardo.

“Ti racconterò una storia.” Si sedette, appoggiandosi contro una scatola di attrezzi. “Quando avevo dieci anni, ho quasi svitato la testa dal droide protocollare di mia madre. Mi stava seguendo come un’ombra, tormentandomi per qualcosa, e io avevo appena litigato con mio pa...” Si interruppe sorpreso, “Stavo avendo una brutta giornata, quindi volevo solo essere lasciato in pace. Tutto quello a cui riuscivo a pensare in quel momento era a quanto fosse irritante, a come gli sarebbe stato bene se l’avessi fatto saltare in mille pezzi, e io–” Fu scosso da un brivido improvviso. I suoi occhi scintillarono, riaccendendosi di quella luce di fame e tormento. “Avevo così tanto potere. Mi sentivo come ubriaco. Fortunatamente, i miei genitori mi fermarono appena in tempo. Visto che quello era solo l'ultimo di una serie di... incidenti, decisero di mandarmi all'Accademia di mio zio. Così che fossi in grado di capire meglio i miei poteri, ciò che ero in grado di fare. Così che potessi imparare a controllarli.”

“Tipo come ti sei controllato con il ragazzo di prima?” gli chiese Rey un po’ bruscamente. Aveva un debole per i droidi.

Ben strinse nelle spalle. “A volte mi lascio prendere la mano. Ed è proprio per questo che continuo ad allenarmi. Ed è proprio per questo che anche tu dovresti farlo, Rey – con un talento come il nostro, qualsiasi bambino cresciuto da solo – può causare cose terribile.”

“Non ho intenzione di andare in giro a staccare la testa dal collo alla gente, se è questo che intendi”, sbuffò.

“Era un droide”, la corresse testardo.

“Senti, perché è così importante per te? Voglio dire – non siamo partiti esattamente con il piede giusto-”

“No, non l'abbiamo fatto.” Si guardò la mano, e Rey fu costretta a reprimere un sorriso. "Ma la Forza scorre potente in te. Lo ha detto anche Maestro Luke, e la sua parola non deve essere presa alla leggera. Non mi piacerebbe vederti gettare via il tuo dono.” Prima che avesse modo di rispondergli, Ben schizzò in avanti con fare feroce e serio, forse persino un po’ disperato.

“Ascoltami, sono stato io a percepirti là fuori. Stavamo esplorando Pilgrim's Road con il Maestro Luke e mi sono allontanato dal sentiero perché percepivo te. Era come se mi stessi chiamando, come posso ignorarlo?”

Questo farebbe di te il primo, pensò Rey, con una sorprendente fitta di acuta malinconia. La prima persona che sia mai venuta quando ho chiamato.

“Suppongo, in un certo modo, di sentirmi responsabile per te”, continuò. A quanto pareva aveva deciso che l’onestà avrebbe potuto convincerla più di quanto la logica non l’avesse fatto fino a quel punto. “Se vieni all'Accademia, ti aiuterò con gli esercizi. Ti insegnerò quello che ho imparato. Non sarai sola.”

“Davvero?” La parola le era sfuggita di bocca prima ancora che potesse rendersene conto.

Annuì. “Ci sono dozzine di altri bambini là. Anche alcuni studenti più grandi. E il primo gruppo di apprendisti – quelli che ora sono diventati dei veri Cavalieri Jedi – ogni tanto passa a farci visita. Può risultare un posto affollato, a volte.” Si accigliò un po’, borbottando “Troppo affollato, se vuoi la mia opinione. Dopo una settimana, implorerai di essere lasciata da sola.”

Rey voleva solo chiudere gli occhi per lasciarsi avvolgere da quel sogno caldo e felice. Persone della sua età, persone come lei. Dei mentori che avrebbero guidato i suoi passi. Non si sarebbe più dovuta guardare costantemente le spalle o mangiarsi le dita fino all'osso solo per sopravvivere. Lo desiderava così tanto che si sentì crescere un enorme groppo in gola.

Cosa farebbe Dosmit Raeh? si chiese guardando l'elmetto di volo e la bambola accasciata accanto. Probabilmente non si diventa capitani evitando le opportunità di avanzamento.

Le venne in mente che, se avesse lasciato Jakku, avrebbe potuto avere davvero la possibilità di incontrare Raeh. C'era un'intera galassia là fuori, piena di nuovi mondi e leggende viventi. E poteva essere sua.

“I miei genitori mi ha mandato via perché avevano capito che ero destinato a qualcosa di grande”, le disse Ben. La sua espressione era solenne, carica di promesse. “Se chi ti ha lasciato qui ti ama davvero, vorrebbe che vederti venire via con noi.”

*
 
Piantò i fiori all’ombra dell’AT-AT. Tornò dentro per raccogliere il poco che aveva: il casco, la bambola, il bastone e poco altro.

Alla fine, si diresse verso la lavagna dove teneva il conto dei giorni. “Mi dispiace” mormorò alla persona che un giorno avrebbe potuto varcare l’ingresso del Quadropode, guidata dalle informazioni degli altri ladruncoli suoi amici. “Vieni a cercarmi, un giorno. Trovami. Ti prego.”

Nello spazio vuoto sotto il suo pseudo-calendario, in Aurebesh, incise Yavin 4.

*
 
Dopo averle lasciato un po' di privacy mentre salutava la sua casa, Ben Solo la stava aspettando in lontananza, proiettando un'ombra lunga e sottile sulla liscia sabbia dorata. Il suo profilo era inclinato verso di lei mentre fissava qualcosa di invisibile sull’orizzonte infiammato.

Rey esitò. Con il sole che gli batteva contro di lui in quel modo, sembra vagamente evanescente - una sagoma distante, invece del ragazzo che l'aveva supplicata di andare con lui solo pochi minuti prima. E se fosse stato tutto un trucco? Qualche elaborata truffa ai danni di orfani ingenui gestita da criminali che fingono di essere dei Jedi?

Ma sapeva già la risposta. Lo sapeva, nel suo cuore, grazie allo stesso infallibile istinto che ogni volta la portava a trovare qualche preziosa ferraglia, lo stesso che guidava il suo bastone quando lottava, quello che le aveva fatto apprendere senza sforzo le varie lingue che parlava.

Era reale.

Accorgendosi in ritardo della sua presenza, Ben si voltò verso di lei, proteggendosi gli occhi dal sole, le labbra ricurve in quello che per lui, probabilmente, contava come un sorriso. Rey gli camminò incontro, sentendosi più leggera ad ogni passo.

 

Note:
1. Note originali dell’autore:
This happened because warnerisms prompted me with a lovely bit of art. I set out to write the specified plot, but my brain took it in an entirely new direction. So, here, have a Young Jedi Knights AU! While the majority of settings, characters, and lore are pulled from the Expanded Universe, I'm playing pretty fast and loose with timelines and events in order to reconcile with the general canon as laid out in The Force Awakens. I extend my deepest apologies to Karen for not sticking to her prompt, and I hope that she won't be too disappointed by this outcome. Comments, suggestions, and constructive criticism would be greatly appreciated so I can deliver the multichapter that this ship deserves.
 
2. Autorizzazione alla traduzione da parte dell’autore:
Lucre – Hi! I read you brilliant work, so terrific! I would love to translate it in Italian, obviously with all the needed mentions and the link to your original story. I’m looking forward to hear good news!
Diasterisms – I would be so honored if you translated this story! Thank you very much
  
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