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Autore: PathosforaBeast    16/07/2018    3 recensioni
È notte. Mycroft Holmes riceve una chiamata da suo fratello e si dirige a Baker Street.
Cos'è successo a Rosie Watson?
[established Johnlock] [Mystrade accennata]
[Questa storia partecipa alla challenge del gruppo: "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart".]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II.





 
In un istante i tuoi polmoni si riempiono di aria e ritrovi tutta la voce che pensavi di aver ormai esaurito.
“William Sherlock Scott Holmes quante volte ti dovrò ripetere che-” un veloce rumore di passi, che presto si tramuta in corsa, ti fa bloccare. Vi voltate nello stesso momento ma solo i tuoi occhi si posano su lei.
Sherlock preferisce guardarsi la punta dei piedi.
“Zio Mycroooft!” Rosie con la sua sola presenza ha annullato la piccola diatriba tra voi due e appena ti vede, solleva le braccia e il viso in una muta richiesta. Per favore. Ti abbassi e la sollevi, lasciando che ti stringa forte a sé. Nasconde il viso nell’incavo del tuo collo. Non impieghi molto a sentire il colletto della tua camicia bagnarsi sotto i tremiti che cerca invano di controllare. Le sue mani si aggrappano disperatamente alle tue spalle.
Le accarezzi la testa lasciandole prendere tutto il tempo di cui ha bisogno.
Potrebbero volerci anche ore prima che si calmi.
Forse non hai più così sonno.
Ti avvicini al suo orecchio ostentando  il tono di voce più basso che riesci a fare. Un momento, un segreto che appartiene solo a voi due. “Che ne dici se ritorniamo in camera tua e cerchiamo di dormire un po’, mh? Magari ti racconto una storia”. Senti la presa allentarsi tutta d’un tratto e ti guarda. I suoi occhi ti scrutano vispi e curiosi per l’implicita promessa che le hai appena fatto.
“P-però solo se p-prometti di non andare via…”
Sorridi. “Certo che non lo farò. Ti va di andare?”
“Mhmh” annuisce, nascondendosi di nuovo nell’incavo del tuo collo.
 
 
È leggera, la dolce e piccola Rosie.
Tutti sono lì per lei, pronti a trattenere il suo esile peso tra le loro braccia per non lasciarla inciampare. Vive in un flusso costante d’amore con persone che, nonostante abbiano mille difetti, decidono di annullarli per qualcosa che va oltre loro. Oltre tutti.
L’amore.
Un amore così radicato e primitivo- quasi pagano- che ti fa venire la pelle d’oca anche solo a pensarci. Il bisogno di dare e vederla sorridere è ciò che da a tutti voi la forza di sopravvivere ai giorni più bui.
Ma come ha fatto a scegliere te in quest’immensa manifestazione d’affetto? Tu con i tuoi abbracci rari e i sorrisi stretti. Tu che mai dimostri e tutto sai.
 
Che combinazioni pittoresche ha assunto il cosmo quella calda notte di Luglio quando lei, un piccolo batuffolo avvolto in una coperta di lino, ha sollevato le palpebre e ti ha guardato. Ti sei detto che era impossibile che potesse vederti che era troppo piccola per poter capire e decidere di sorridere proprio a te ma non hai potuto fare a mano di prendere discretamente il fazzoletto fiordaliso dalla tasca sinistra della giacca e lasciare che le lacrime prendessero il loro corso.
 
E quante volte Baker Street non ha sentito il rumore dei tuoi passi per settimane intere? Meeting, conferenze che si susseguivano senza sosta. Nulla di anormale se non fosse stato per una chiamata da parte di (uno spazientito) John Watson che ti non chiedeva un tuo intervento per qualche bravata di Sherlock ma per offrirti una tazza di tè. “Giusto per sapere come te la stai passando”. La perplessità però lasciò ben presto parte al sorriso quando una piccola Rosie gli urlava dall’altro capo del telefono che gli avrebbero preparato i biscotti al cioccolato.
Ora non lasci passare più così tanto tempo tra una visita e l’altra.
 
Ti giustifichi dicendoti che ha visto troppo poco di te per volerti così bene.
(O, forse, è andata troppo oltre.)
 
 
Non ti permetti di lasciare la stanza senza non lanciare un ultimo sguardo obliquo in direzione di Sherlock ma sollevi gli occhi al cielo quando quel suo sorriso sghembo ti prova che non sei stato così convincente.
La voce di John diventa un’estenuate (ed estenuata) sinfonia di sottofondo, troppo lunga e satura di sensi di colpa da poter essere tollerabile a quest’ora del mattino. Devi far attenzione a non inciampare nel buio. Dalle finestre non proviene nessuna luce. Fuori il cielo è inghiottito dal buio, in una Londra così stranamente silenziosa pronta a diventare la prefazione di un nuovo giorno.
Ti limiti a chinare la testa ed aprire la porta della cameretta.
Senti tuo fratello sospirare più forte mentre la richiudi alle tue spalle e intima John di andare a letto. “Non preoccuparti, resterò io in piedi”.
Rosie nel frattempo poggia la guancia sulla tua spalla.
“Zio, perché sorridi?”
 
 
 
 
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