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Autore: Llucre_B7    16/07/2018    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Cosa ne pensi?” chiese Luke a suo nipote. “C’è del potenziale…”
"Mi ha morso, Maestro," fu la dura risposta di Ben. "Qualsiasi mia opinione non sarebbe oggettiva".
O meglio: Tutti sono connessi, a volte anche solo grazie ad un morso su una mano. Perfino nella più profonda oscurità, “illuminati noi siamo”.
.
Traduzione della fanfiction Like Young Gods, dalla raccolta Sword of the Jedi di diasterisms.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.B. Questo è l'ultimo dei capitoli che trattano dell'infazia di Rey, dal momento che il resto della storia si concentrerà sul periodo dell'adolescenza e dei vent'anni.



Capitolo 3


Luke aveva concesso a Rey l’intero pomeriggio per abituarsi al posto, prima dell’inizio ufficiale del suo addestramento il giorno successivo, quindi decise di passare qualche ora esplorando i vasti labirinti di pietra del Grande Tempio. Mentre gli altri studenti seguivano le loro abituali lezioni nella Sala Grande o nel cortile, Rey vagava per le stanze interne, trascorrendo decisamente troppo tempo nelle cucine e nei laboratori informatici – non aveva mai visto un così vasto assortimento di cibo abbandonato in attesa di essere cucinato e mangiato, né delle tecnologie così aggiornate e completamente funzionanti.

La vera scoperta, però fu la sala del vecchio Comando Strategico Ribelle, una vera e propria miniera di macchine e pezzi di ricambio abbandonati che le avrebbero fatto guadagnare un numero esorbitante di crediti con Unkar Plutt. Rey aveva già riempito le tasche di ferraglia prima ancora che le potesse venire in mente che probabilmente avrebbe dovuto chiedere a qualcuno se effettivamente poteva farlo.

Ben doveva sicuramente saperlo. Si mise a cercarlo dopo aver ammucchiato con cura i suoi reperti nell'angolo più buio e più polveroso del Commando Strategico, accuratamente nascosti alla vista nel caso in cui qualcun altro avesse deciso di intrufolarvisi.

Nessuno lo avrebbe fatto, ma le vecchie abitudini sono dure a morire.

Il terreno era infiammato dai raggi luminosi delle spade laser da allenamento. Sotto la sorveglianza del Maestro Tionne, cinque apprendisti bendati stavano seguendo timidamente dei globi fluttuanti Marksman-H da combattimento. All’altra estremità del cortile, un gruppo di studenti più grandi si stava divertendo con un droide da battaglia ASP-19, scambiandosi insulti amichevoli mentre tentavano di abbattere l'avversario.

"Usa quei piedi, Ganner", gorgogliò una ragazza Bith ad un bel ragazzo dai capelli neri mentre perdeva l'occasione di un affondo decisivo. "I massi di Fenner si muovono più velocemente di te."

Ganner le rivolse un gesto osceno, voltandosi poi furtivamente per assicurarsi che Tionne non se ne fosse accorta.

Dato che Ben non era lì, Rey si allontanò a malincuore, continuando la sua ricerca al piano superiore. Le spade laser erano davvero fantastiche- non vedeva l'ora di usarne una, anche se temeva di poter trovare qualche difficoltà con un’arma con una sola estremità letale.

In netto contrasto con il rumore e l'azione del cortile, la Sala Grande era un agglomerato di serenità. File di studenti ordinatamente seduti a gambe incrociate sul pavimento, gli occhi chiusi, le mani poggiate sulle cosce. Rey ridacchiò vedendo di tanto in tanto qualche testa abbassarsi e russare pacificamente. Decisamente non meditare.

Continuò a controllare ovunque, non trovando traccia di Ben. Cosa trovò, invece, furono dei turbolift. Era pronta a portarsene uno in camera con un sorriso eccitato stampato in faccia – non ne aveva mai usato uno – quando gli enormi lucernari attirano la sua attenzione.

C'era così tanto da vedere e da fare in quel posto.

Su Jakku, non era mai andata da nessuna parte senza il suo fascio di corde laser e, dopo aver lavato via il cibo dai vestiti dopo la battaglia nella mensa, l’aveva istintivamente riagganciata alla cintura. Lo staccò, usandolo come rampino sul davanzale coperto di muschio. Con un clic, le affilate punte in durasteel si agganciarono in una fessura tra i blocchi di pietra. Rey afferrò le corde con entrambe le mani, testandole e saggiandone la tenuta, per poi iniziare ad arrampicarsi sul muro con la stessa destrezza con la quale un tempo aveva scalato le massicce e ammuffite carcasse degli Star Destroyer.

Con un po’ di fatica, si issò sul lucernario, arrampicandosi su per la superficie larga e grezza della ziggurat. L'aria umida della giungla le si appiccicava al viso mentre l’arancione massa gassosa di Yavin la fissava, proiettando il mondo con un debole bagliore.

Da lì, aveva una vista pulita sulla piattaforma di atterraggio, il cortile costellato con i cerchi di plasma gialli lampeggianti, i fiumi impetuosi attorno al tempio e le foreste pluviali estese all'infinito sull'orizzonte.

Verde. Così tanto verde, ovunque guardasse da quella incredibile altezza. Un albero ondeggiava in lontananza e uno stormo di uccelli si alzò in volo dalle foglie, cantando melodiosi richiami acuti mentre le loro piume radiose si increspavano alla luce del giorno.

Il mio cuore è in pace, pensò Rey.

Alla fine vide Ben camminare sull'altro lato della piattaforma. Lui e Luke se ne stavano in piedi vicino alla base del tempio, profondamente assorti in quella che sembrava essere una conversazione seria. Le braccia del ragazzo erano incrociate sul petto e, anche da lontano, era ovvio che avesse messo il broncio per quello che Luke gli stava dicendo.

Spinta dalla curiosità, Rey si infilò giù per una delle ripide rampe di scale che solcavano i lati della ziggurat, fermandosi una volta giunta a pochi metri dal livello del suolo. Si nascose dietro una sporgenza e drizzò le orecchie.

“- Pensavo fossimo d'accordo sul fatto che saresti stato lontano da strangolamenti con la Forza." Il tono di Luke era grave ma gentile.

"Non l'ho ucciso!" protestò Ben. "Inoltre, è una tecnica Jedi, viene usata anche nel Lato Chiar-"

"Ma quel tipo di controllo su un altro essere umano," ribatté Luke, "quel senso di dominio, per quanto breve, può inebriare. Può far pendere l’ago della bilancia, se non si sta attenti, ed entrambi sappiamo che tu ed io dobbiamo esserlo più degli altri. " Sospirò. "È questo il motivo per il quale Han temeva di farti venire all'accademia, pensava che ti avrebbe avvicinato troppo agli aspetti peggiori della tua eredità ..."

"Mio padre," sputò Ben, "teme la Forza in generale perché non riesce a capirla. È sensibile alla Forza come un cumulo di terra".

"Ciononostante," disse Luke, questa volta con una nota di rimprovero nella voce, "non significa che sia stato un cattivo padre, nello stesso modo in cui essere sensibili alla Forza non ti rende migliore di lui o di chiunque altro."

"Io-" Ben si interruppe bruscamente, sbuffando poi con voce annoiata: "Come si sei arrivata lassù, Rey?"

Spuntò dal suo nascondiglio, confusa. "È impossibile che tu mi abbia visto."

"Infatti non l'ho fatto. Ti ho semplicemente percepita", scattò con fare accusatorio, come se avesse già dovuto capirlo da sola. "Quei gradini sono antichi, potrebbero cedere in qualsiasi momento. Avanti, scendi."

"Ed io che pensavo che sarebbe stato Maestro Luke a darmi ordini," brontolò sottovoce.

Una volta saltata giù, Ben le chiese: "Nessuno ti ha mai detto che non dovresti origliare?"

Rey sbattè le palpebre. "No."

Ben la guardò in modo strano per un momento. "Sei una bambina selvaggia," disse alla fine, con una franchezza calma ed accademica.

"Come ti stai trovando nella mia accademia per ora?" le chiese Luke.

"Oh… meravigliosamente!" cinguettò. "A dire il vero, ho notato che ci sono molti pezzi di ricambio nella sala del Comando Strategico, scatole intere in effetti, e volevo sapere se potrei ..." si interruppe mentre il resto della frase si rincorreva nella sua testa. Sono appena arrivata ma posso fregarti un altro po' di roba? Temeva che Luke potesse reputarla una maleducata, dopo aver origliato la sua conversazione con Ben e chiamato gli Hammerh- gli Ithoriani con l’unico nome che avesse mai conosciuto. Avrebbe dovuto essere cauta, come quando perlustrava le aree attorno alle Sabbie Mobili.

Luke, però, le sorrise. “Prendi tutto ciò che attira la tua attenzione. Se vuoi” la invitò con fare affettuoso “ci sono dei macchinari guasti e obsoleti laggiù. Sarei molto interessato a vedere come li ricicli. Ben può aiutarti a portare le cose più pesanti nella tua stanza".

"Posso?" Chiese Ben ironicamente, alzando un sopracciglio.

"Credo in te", scherzò lo zio. Dette una pacca sulla spalla del nipote, poi si ritirò nel tempio.

Rey osservò Ben che aveva lo sguardo fisso sul fiume, la mascella serrata. Si ricordò il nome che Luke aveva appena menzionato; aveva avuto intenzione di chiederlo a Ben, una volta scoperto il suo cognome, ma nel frattempo c’erano state così tante distrazioni.

Ora, però-

"Sei il figlio di Han Solo," sussurò. "È una leggendadella malavita."

Non ottenne risposta, ma l’espressione sul volto di Ben si incupì ancora di più.

"Tuo zio è Luke Skywalker," mormorò, fissando quel ragazzo alto e dagli occhi scuri con la bocca morbida, i capelli ribelli e il temperamento pungente. "Tuo padre è Han Solo. Tua madre è Leia Organa."

Cosa si prova a portare il peso di questi nomi?

"E mio nonno," aggiunse Ben in tono freddo, aspro e pungente, "era Darth Vader."

Un brivido corse lungo la spina dorsale di Rey. Gli abitanti del villaggio di Tuanul le avevano raccontato delle storie su quell'uomo. I filo-Imperiali, passando per l'avamposto di Niima, avevano sollevato i calici nel sentirlo nominare. Quel nome era sinonimo di atrocità, con l’oscura gloria dell'Impero, presente come una pesante staticità nelle missive fatiscenti immagazzinate sulle banche dati di relitti come il Ravager, la famigerata corazzata-esecutore. Lord VaderIn sua memoria.

Persino in quel momento, quegli orribili echi si increspavano nella aria pesante del tardo pomeriggio, su quella luna boscosa.

"Anakin," si rese conto Rey. "Luke- AnakinSkywalker. Era un Sith-"

"Era un Jedi prima," Ben disse bruscamente. "Poi si convertì."

"PerchéCome?"

"Questa è una storia che deve essere Maestro Luke a raccontarti." Ma non sembrava convinto. "Io... non avrei dovuto... Ma alla fine lo imparerai comunque, tutto questo. Il Lato Oscuro e la Luce, e l'equilibrio - imparerai e capirai perché tutti sono così... diffidenti nei miei confronti."

"Mi hai detto che la tua famiglia ti ha mandato via perché hanno capito che eri destinato a qualcosa di grande." Sembrava un'accusa, anche se non l'aveva pensata come tale. O forse sì?

"Non ho mai detto qualcosa di buono." le sorrise. Era lo sguardo più crudo che gli avesse mai visto. "Solo grande."

Fu scosso da un lieve tremore. L'ombra svanì, sostituita dal suo solito volto pieno di giovinezza. "I miei genitori erano titubanti, anche mio zio aveva i suoi dubbi: c'è troppo di Anakin in me, lo so, forse anche troppo di Vader. Mi tengono sotto controllo... Tionne, Katarn, tutti loro. Cercano di essere discreti, ma è palese che mi considerino una bomba ad olorogeria. Stanno solo aspettando che esploda. "

"Forse..." Rey inghiottì l’enorme groppo che le si era formato in gola. "Forse dovresti dimostrargli che si sbgliano.”

Lo sguardo di Ben fu attraversato da un guizzò di sorpresa. Le sembrò di vedere i suoi occhi addolcirsi.

"Forse", ripeté lui con un'alzata di spalle. "Ora spostiamo quel tuo ammasso di ferraglia".

"Mi aiuterai?" gli chiese sorpresa.

Le labbra di Ben si strinsero impercettibilmente. "Con grande sofferenza".


*
 

La mattina dopo, Rey impiegò mezz'ora per decidere che la meditazione non le piaceva.

"Di nuovo," disse Luke con fermezza quando la colse agitarsi sul pavimento di pietra della piccola stanza insonorizzata.

"Crampo alla gamba", mormorò.

"Perché non stai tenendo la posizione giusta, allinea la tua colonna vertebrale, rilassa i muscoli, apri i canali che fluiscono attraverso il centro del tuo essere".

Non ho idea di cosa tu stia parlando, pensò, ma raddrizzò comunque la schiena e fece del suo meglio per imitare la posa dell'uomo che stava seduto serenamente di fronte a lei. Stavano facendo un allenamento individuale, mentre gli altri studenti, che avevano già familiarità con le basi, si trovavano ai piani superiori

Se mi rimetto in pari potrò percepirli, nello stesso modo in cui Ben percepisce sempre me? Rey chiuse gli occhi e tentò di fare... qualunque cosa facesse Ben, figurandosi la Sala Grande nella testa, le file immobili di giovani Jedi silenziosi...

"Sembri stitica, non in pace", osservò Luke. "Lo scopo di questo esercizio è quello di schiarirti la mente per stabilire una connessione più profonda con la Forza. Svuota la mente, Rey. Metti da parte le tue preoccupazioni. Prova di nuovo."

Durò cinque minuti buoni prima di iniziare a tamburellare le dita sulla coscia.

Luke però sembrava essere davvero paziente. "Il Controllo è sempre la prima lezione di un novizio. È la tua capacità di riconoscere la Forza dentro te stesso. Solo quando avrai imparato a farlo potrai passare alla Sensibilità, l'aspetto con il quale riconosci la Forza nella galassia al di fuori di te. Infine c'è l’Alterazione, ovvero la tua capacità di modificare e ridistribuire l’energia della Forza. Ci arriverai ", promise," ma prima devi imparare il Controllo. "

Rey aprì la bocca per spiegare, ma, con sua sorpresa, Luke la interruppe con un gesto rassicurante. "Capisco. Sono cresciuto su Tatooine. Solo le ossa stanno immobili nel deserto."

"Sì," gracchiò. Su Jakku, l'inattività significava morte.

"Le circostanze sono diverse adesso. Mi piace pensare che siano più felici: qui non c'è nessuno da cui fuggire, nessun calore mortale o fame da cui scappare". Luke annuì di nuovo, questa volta in segno di incoraggiamento. "Prova ancora, giovane padawan."

 

*

 

Più tardi, quella notte, la testa spuntò dalla porta della sua stanza. "Com'è stato il tuo primo giorno?"

Rey alzò lo sguardo da una delle scatole contenti i rottami che il ragazzo aveva fatto levitare per lei dal piano terra fino agli alloggi. "Noioso," rispose sinceramente.

"Temo che sarà così finché i tuoi poteri non si saranno risvegliati."

Lei gemette: i suoi sogni di combattimenti con spade laser e trucchi mentali avrebbero dovuto attendere almeno per il momento. "Mi hai portata qui sotto falsi pretesti." Aggiunse poi casualmente "Non c’eri a cena."

"Ho mangiato nella mia stanza."

"Oh." Tornò ad occuparsi della ferraglia, sistemando minuscoli ingranaggi, pannelli di circuito e cyber-fusibili polverosi e macchiati di ruggine. Non si era mai fatta problemi a mangiare da sole, ma, fino a poco tempo prima, lo aveva sempre fatto nella privacy del suo AT-AT. Quella sera aveva occupato un angolo di un lungo tavolo e cenato in silenzio, mentre tutti attorno a lei chiacchieravano serenamente all’interno dei loro gruppi. Aveva percepito un costante formicolio sulla nuca; per tutto il tempo, si era sentita un bersaglio.

A disagio. La parola che giusta era a disagio.

Quella era stata la prima sera nella quale Ben non aveva mangiato con lei da quando lui e Luke l’aveva portata all’Accademia. Il suo smarrimento doveva essere evidente, perché il ragazzo le fornì una spiegazione: “Di solito mangio nella mia stanza. Ti stavo semplicemente aiutando a sistemarti. Stasera ho pensato che avresti voluto sederti con i tuoi amici".

Amici? Non se ne era fatti, di mici. Quel ragazzo stava palesemente sovrastimando le sue abilità sociali. Non sapeva cosa fare con le altre persone quando non doveva combatterle o contrattare con loro per un po’ di cibo da mettere sotto ai denti. "E perché tunon ti siedi con i tuoi, di amici?" lo sfidò lei.

Lo vide stringersi nelle spalle. Lo faceva sempre- una spalla ossuta si alzava, le dita si aprivano in avanti, come in una supplica.

"Devi averne per forza qualcuno." Era strano che il rampollo di una famiglia così famosa fosse così tanto isolato, soprattutto in una scuola gestita da suo zio.

Ben si guardò teatralmente attorno. "Oh certo, scusami, ​​errore mio, eccoli qua."

Rey scoppiò a ridere, colta alla sprovvista dal suo umorismo asciutto e sarcastico.

Anche lui sorrise, più o meno - o, almeno, così parve a lei. Le augurò la buonanotte e, mentre si voltava per andarsene, vide nella sua posizione rigida e curva una solitudine che le ricordava quella che l’aveva accompagnata per tutta la vita.
 

*
 

Rey durò cinque giorni prima di sgattaiolare fuori dall’Accademia. Il Grande Tempio di Yavin 4 non aveva più segreti ormai, anche se le provocava ancora un infinito senso di meraviglia, e persino il tesoro della War Room non era più sufficiente a tenerla occupata, o almeno non quando c'era un intero mondo da esplorare ad aspettarla, ammaliandola con zampilli di luce arancione.

Inoltre, la meditazione somigliava di più ad una forma di tortura. Luke aveva un approccio un po' apatico nell'insegnare - una volta imparata l'arte di starsene seduta abbastanza immobile da non mettersi in imbarazzo con il resto della classe nella Sala Grande, aveva notato che lasciava più o meno i suoi studenti a sé stessi, incoraggiandoli loro a continuare a cercare la pace interiore per tutto il giorno.

Anche Ben non poteva essere disturbato. Quando non era impegnato a leggere nella sua stanza o ad allenarsi nel cortile, se ne andava chissà dove. Rey non aveva idea di cosa andasse a fare, ma se era fuori a passeggiare nella giungla nonostante le avesse esplicitamente proibito di farlo, allora era davvero scorretto.

Si corse nella sua stanza prendendo il suo bastone al volo, poi uscì.

Rey si divertì per un po’ sulla riva del fiume ad est della ziggurat, studiando i vari pesci, i gundarks acquatici e le anguille corazzate che si nascondevano appena sotto la superficie, ridacchiando serena ogni volta che gli animali cercavano di saltarle incontro. Quanta acqua! Alla fine aveva trovato una secca abbastanza bassa per lei da poter essere guadata, inizialmente inciampando ad ogni passo ma riuscendo a muoversi con maggiore sicurezza una volta che i suoi piedi riuscirono ad abituarsi alla scivolosità delle rocce e del fango bagnati.

Alla fine si ritrovò a correre nella giungla, i rami che le si impigliavano i vestiti e le chiome degli alberi che si chiudevano sopra la sua testa.

Lì la luce del giorno filtrava attraverso la distesa sconfinata di foglie grigio-verdi. La terra era soffice e umida, cosparsa di ramoscelli, gli insetti strisciavano via tra i cespugli sotto il manto erboso, il canto costante degli uccelli riempiva l’aria attorno a lei.

Rey non ne avrebbe avuto mai abbastanza. Continuava a passare le mani sui tronchi degli alberi, le dita impazienti di scoprire la differenza di trama tra la corteccia ruvida ed il muschio pungente. Tracciava le vene e gli angoli delicati delle foglie basse, i graziosi riccioli dei petali dai colori brillanti, la morbidezza rotondeggiante delle bacche.

Mentre si avventurava più a fondo, si ritrovò in mezzo ad una mandria di runyip sorpresa nel bel mezzo del pascolo. Le creature le si avvicinarono minacciose; indietreggiò senza mai staccare lo sguardo stupito da quel loro aspetto così comico e allo stesso tempo tremendamente intimidatorio, vista la situazione nella quale si trovava. Staccò il fascio di corde laser dalla cintura e si agganciò all’albero più vicino, fuori dalla portata degli animali ed al sicuro nel caso avessero deciso di iniziare a correre o fare qualunque altra cosa.

Più in alto, Rey. Più in alto. Si esortò decisa mentre saltava da un ramo all’altro, sospesa tra aria e cielo

Gli alberi di Massassi erano nodosi, antichi, brulicanti di lanamandre panciute e stintarili rapaci. Si tenevano alla larga da lei ed il suo bastone, ma non passò molto tempo prima che si arrestasse nella sua ascesa, notando la presenza di enormi alveari dall'aria sinistra che pendevano a pochi metri dalla sua testa.

Avrebbe osato...?

Rey se ne stava in equilibrio su un ramo, rimuginando sulle sue opzioni. Mentre un galoppante senso di avventura la spingeva ad andare avanti, sapeva bene che nessuno sopravvive a lungo nelle terre desolate di Jakku senza ascoltare il proprio istinto. In questo momento, il suo la stava implorando di tornare a terra.

Una serie di movimenti attirò il suo sguardo sulla terra ferma. Era Ben: si stava spiaccicando contro il tronco di un albero mentre i runyip fuggivano dietro di lui, spaventati dalla spada laser gialla che teneva stretta nella mano destra.

Uno sguardo malizioso saettò sul volto di Rey, che staccò e lanciò un enorme, polposo frutto sulla sua testa.

Il ragazzo reagì con una velocità mozzafiato. Era a malapena girato nella direzione del colpo quando la sua mano si sollevò, sospendendo a mezz'aria.

"Rey". Si accigliò. "Ti ho già detto di non girovagare da sola per la foresta."

Si guardò attorno nella speranza che gli alberi le suggerissero una scusa adatta. "Pensavo che comunicare con la natura mi avrebbe aiutato a trovare la pace interiore?"

"La giungla è tutt'altro che pacifica." Come per enfatizzare la sua affermazione, con un colpetto del polso fece scattare il frutto, che si allontanò da lui schizzando via e spiaccicandosi contro una roccia vicina. Decisamente incline alla drammaticità, quel Ben Solo. "Dubito fortemente che la comunicazione con scarafaggi-piranha che mangiano carne fresca sulle cime degli alberi sia quella che cerchi."

Lanciò un'occhiata nervosa agli alveari.

"Scendi da lì," sbuffò irritato. "E... smettila di arrampicarti su cose."

Sentendosi messa alle strette, Rey scese a terra con movimenti rapidi e precisi. "Che fai qui fuori?" gli chiese una volta arrivata alla sua altezza.

"Su questa luna ci sono un numero incredibile di rovine di Massassi", le rispose misteriosamente lui, estinguendo la sua spada laser. "Le studio nel tempo libero, ma adesso sto tornando al Grande Tempio, e tu verrai con me."

"Non vedo perché tu possa giocare a fare l’esploratore mentre io no", lo accusò.

"Io," rispose con un tono di calma superiorità decisamente esasperante, "sono più grande di te e quasi un cavaliere Jedi. Posso prendermi cura di me stesso."

Il terreno iniziò a tremare.

Ben e Rey recuperarono rapidamente l’equilibrio, gambe e braccia tese nello sforzo di mantenerlo. Il tremore continuò. Il suono delle foglie fruscianti e di rami spezzati suggeriva che qualcosa di enorme si stava dirigendo nella loro direzione. Tra gli animali della giungla calò il silenzio.

"Ho una brutta sensazione ", borbottò Ben.

Il mostro che apparve dal muro verde del sottobosco aveva le stesse dimensioni di un’astronave, era coperto di peli crespi ed arruffati con del muschio primordiale. Dodici tentacoli si contorcevano fuori dalla sua massiccia testa triangolare, ciascuno dotato di un rotondo occhio scintillante senza palpebre. Si avvicinò a Ben e Rey e scoprì le zanne ricurve, lunghe e affilate, abbastanza da fare facilmente un buco nella fiancata di un Sandcrawler.

Rey si spostò in posizione di attacco, ma, prima ancora di rendersene conto, Ben l’aveva già afferrata per il colletto, trascinandola in direzione del Grande Tempio a una velocità quasi vertiginosa.

"Cosa fai?" gli urlò. "Siamo in due, possiamo-"

"Nel nome di ... questa è una spada laser da allenamento, gli potrei a malapena fare il solletico!" replicò lui. "Solo – corri!"

Il Behemoth li inseguì attraverso la giungla, soffiando e ringhiando. Quando superarono una fila di alberi relativamente più giovani e più snelli, Ben fece un gesto con la mano e il tronco si spezzò in due con uno schiocco secco, facendo schiantare la metà superiore contro la testa del mostro.

Rey vacillò. Ben sembrò sorpreso tanto quanto lei.

"Devo ricordarmi come l'ho fatto", ansimò.

Il tronco mozzato riuscì nell’impresa di rallentare il loro inseguitore.  Quando finalmente si scrollò di dosso il peso, Ben e Rey avevano già guadato il fiume. Il mostro saltò sulle zampe posteriori e lì seguì sulla piattaforma di atterraggio di fronte alla ziggurat.

Luke Skywalker emerse dalla porta principale dove stavano riuniti diversi tirocinanti. "Entrate dentro", ordinò a Ben e Rey dopo averli raggiunti.

"Ma non ha nemmeno la sua spada laser!" gemette Rey mentre lei e Ben si univano agli altri studenti.

Coperto di sudore, il respiro affannoso, il ragazzo appoggiò un palmo contro il muro, mentre l'altro si aggrappa ad un punto a caso sul fianco. I suoi occhi marroni erano fissi sullo zio, spalancati per il terrore. Era terribile guardare la sua espressione.

Non voglio, Rey si ritrovò a pensare in quel momento, fissando la faccia pallida e terrorizzata di Ben mentre studiava i movimenti di Luke. Non voglio mai amare qualcuno così tanto.


*
 

Un uomo dai capelli color sabbia con indosso una tunica Jedi nera si alzò in piedi sotto ad un cielo grigio, sminuito dall’animale massiccio che incombe su di lui. Dodici tentacoli si libravano e si flettevano in aria mentre dodici occhi a fessura si concentravano sul nuovo bersaglio.

L'uomo fece un passo avanti. La bestia abbassò la testa per caricare, facendo oscillare le zanne avanti e indietro con una tale malvagità che sembrarono scavare profondi graffi nel crepuscolo stesso.

Imperturbabile, l'uomo continuò ad avvicinarsi, fermandosi solo a pochi passi dalla bestia, che si immobilizzò per la confusione e la rabbia.

Sollevò una mano, ne distese il palmo.

"Vattene." Il sussurro riecheggiò nel silenzio che aveva avvolto completamente il Grande Tempio. "Non c'è niente per te qui."

E la bestia si placò.

 

*
 

La meditazione serale colse Rey in uno stato d'animo pensieroso - che era comunque un netto miglioramento rispetto a tutte le precedenti sedute fatte fino a quel momento, questo andava riconosciuto - ma i suoi occhi si aprirono non appena Ben occupò il posto vuoto accanto a lei. Anche lui sembrava più taciturno del solito.

Aveva ancora impresso nella mente il ricordo del pericolo mortale ed il modo in cui Luke aveva ricacciato la creatura tra gli alberi con nient'altro che poche, calme parole.

"Secondo te saremo mai in grado di farlo anche noi?" chiese a Ben sottovoce per evitare di disturbare gli altri allievi.

"Non si parla durante la meditazione," le rispose Ben muovendo solamente un angolo della bocca, gli occhi ancora ben chiusi.

"Ma ho solo-"

La fronte gli si increspò per la rassegnazione. "È possibile, se lavoriamo sodo ed impariamo l’arte della disciplina. Enfasi su disciplina. E adesso silenzio."

Mi avevi promesso grandi cose, pensò Rey. Lo capisco adesso. Succederanno. Ed io mi trovo proprio all'inizio di una grande storia.

Oggi le era stata mostrata - la grandezza mitigata dalla Luce. Quella storia aveva due lati, opposti e allo stesso tempo complementari, e se il sangue di Darth Vader scorreva nelle vene di Ben Solo, lo stesso valeva per quello di Luke Skywalker.

"Rey," sospirò esasperato, gli occhi ancora chiusi, "Non riesco a meditare se continui a fissarmi."

Colta in flagrante, si rimise nella posizione corretta con la colonna vertebrale diritta ed i muscoli rilassati. Controllo. Sensibilità. Alterazione. Fece un respiro profondo, cercando i canali che passavano attraverso il suo cuore, lasciandosi risucchiare da qualunque cosa la stesse aspettando là dentro.


 


Note originali dell'autore:
This is the last of the baby Rey chapters, as the rest of the story will focus on her teens and twenties. This darling child was an absolute joy to write, though, and I loved discovering Yavin 4 through her eyes.

  
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