Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Shainareth    16/07/2018    6 recensioni
Quando tieni la mano di un uomo che ti fa battere forte il cuore e ti fa sentire frastornata ed eccitata, allontanati da lui. Non è l'uomo per te.
Se tieni la mano di un uomo che ti fa sentire confortata e sicura, tienti stretta a lui. È l'uomo che dovresti sposare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



CAPITOLO SECONDO




Seduta alla scrivania, un gomito posato sul ripiano e la mano a sorreggerle la mascella, Marinette si rigirò lo stelo del fiore fra le dita sottili. Era molto semplice, proprio come l’amore che ancora una volta Chat Noir le aveva offerto: un sentimento genuino, pulito, tenero e sincero. Se solo lei avesse potuto ricambiare… Gli era molto affezionata, gli voleva un bene dell’anima e senza dubbio Chat Noir era un amico prezioso e insostituibile. Marinette non riusciva neanche a concepire di proseguire nella lotta contro Papillon senza di lui. E sebbene non sapesse come si chiamasse, quanti anni avesse o quale fosse il suo vero aspetto, il giovane era la persona di cui lei si fidava di più in assoluto. A volte, oltretutto, Marinette aveva la sensazione di conoscerlo meglio di quanto conoscesse Adrien, il suo grande amore, e viceversa. Questo perché in presenza del suo collega di battaglia era libera dal feroce batticuore che le impediva di ragionare con fare lucido, pertanto con lui poteva essere se stessa in piena libertà, facendo sfoggio di pregi e difetti senza la minima preoccupazione. Proprio per questo, nonostante ci avesse messo un po’ a comprenderli, la ragazza credeva nella sincerità dei sentimenti di Chat Noir e li portava a sua volta nel cuore, avvertendo a volte le sue stesse sofferenze. Vivevano una situazione assai simile, due innamorati non corrisposti, con l’unica differenza che Adrien era all’oscuro di essere oggetto dei sogni romantici di una delle sue migliori amiche.
   «È davvero un tesoro», commentò Tikki, sentendola sospirare per l’ennesima volta. Marinette fece scivolare lo sguardo su di lei, ancora impegnata a sgranocchiare il biscotto con cui stava ricaricando le energie dopo la trasformazione. «Seguirai il suo consiglio e ti dichiarerai ad Adrien?»
   La ragazza fece una piccola smorfia. «Mi piacerebbe molto. Se solo non mi comportassi sempre in modo goffo ogni volta che provo a farlo…»
   «Beh, puoi almeno cercare di passare del tempo insieme a lui…»
   «Facile a dirsi…»
   «Allora che farai?» domandò il kwami, decisa a darle una scossa. «Lo farai davvero ingelosire con quella margherita?»
   Marinette sporse in fuori il labbro inferiore, assumendo un’espressione a metà fra l’imbronciato e lo scoraggiato. «Come se potesse davvero servire a qualcosa…» borbottò di malavoglia. «Ad ogni modo, no, non voglio correre il rischio di rovinare il regalo di Chat Noir», aggiunse poi, recuperando un po’ di vivacità e dandosi una spinta per rimettersi in piedi.
   Tikki seguì i suoi movimenti con lo sguardo e sulle sue piccole labbra sporche di briciole si disegnò un lieve sorriso. Sapeva già come sarebbe andata a finire: checché ne dicesse, Marinette teneva a Chat Noir quanto teneva ad Adrien, anche se in modo diverso. Sarebbe bastata una semplice parola da parte sua per farle capire che la felicità era a portata di mano, eppure il suo ruolo vincolava il kwami al silenzio riguardo all’identità celata dalla maschera del supereroe di Parigi. «Ricorrerai allo stesso metodo che hai usato per la rosa?»
   «Sarebbe un peccato non farlo», rispose Marinette, quasi volesse giustificare il proprio operato, mentre saliva le scale e sistemava la margherita in un barattolino che aveva riempito d’acqua. Mise quest’ultimo sugli scaffali dietro alla testiera del letto, proprio accanto alla rosa che Chat Noir le aveva regalato qualche tempo prima e che ancora sembrava fresca e perfetta. Non avendo avuto cuore di rinunciare a quel dono fatto con amore, la ragazza si era ingegnata per conservare il fiore il più a lungo possibile, immortalandolo nella cera. «Domani andrò a comprare delle candele nuove», ragionò fra sé, ammirando la meraviglia di quei petali scarlatti e pieni di passione e paragonandoli a quelli candidi e puliti della margherita che aveva ricevuto quel pomeriggio. L’amore che Chat Noir provava per lei aveva molteplici sfaccettature, che andavano dal desiderio più ardente alla tenerezza più sincera. Proprio come quello che lei provava per Adrien. Marinette, però, era certa di non avere la sua stessa forza d’animo e per questo ammirava non poco la lealtà con cui il giovane mascherato era capace di mettere da parte i propri sentimenti per lei pur di incoraggiarla e di farla sorridere.

«Quei sorrisi mi inquietano», commentò Alya, fermandosi e portandosi un pugno sull’anca mentre prendeva a scrutare ora Nino ora Adrien, rei di essersi frapposti tra loro e l’uscita dell’aula. «Cos’è che vi frulla per la testa?»
   «Max e Kim stanno organizzando un torneo di Ultimate Mecha Strike, questo pomeriggio», spiegò allora Nino con voce suadente, certo che la cosa potesse tentare le due ragazze, accanite giocatrici quanto loro.
   «Chi partecipa?»
   «Beh, loro due, noi due e Alix», cominciò a contare il giovane con l’ausilio delle dita.
   «Siete dispari», osservò Marinette, già intuendo dove volessero andare a parare. «Con me e Alya la situazione non cambierebbe.»
   «In realtà siamo in sei», la corresse Adrien, lieto che lei fosse già arrivata al punto. «Ho appena chiesto ad un amico e ha accettato più che volentieri.»
   «E non vi spaventa l’idea di perdere contro una delle finaliste del torneo scolastico?» li prese in giro Alya, facendo cenno col capo in direzione dell’amica.
   «È un rischio che siamo disposti a correre», rispose Nino, scuotendo le spalle. «Senza contare che Adrien ci è già abituato, a perdere contro di lei.»
   «Grazie, sentivo davvero il bisogno di una bella scossa alla mia autostima…» rise sportivamente l’altro, strizzando l’occhio a Marinette, che arrossì e sorrise a sua volta.
   Osservando quella scena, Alya non poté che cedere davanti alla tenerezza con cui si guardavano quei due sciocchi. «E va bene», sospirò, alzando le mani in segno di resa. «Io ci sto. Ma sappiate che vi daremo del filo da torcere e non faremo alcun favoritismo», ci tenne poi a sottolineare, intrecciando le braccia al petto.
   «Non me ne aspettavo, tranquilla. Non da te», fu la sincera e rassegnata risposta che le diede Nino, facendo ridere gli altri due.
   Di lì a poco vennero raggiunti da Alix, Kim e Max, e tra uno scherzo ed un insulto affettuoso, si avviarono tutti e sette verso l’uscita della scuola. Adrien disse loro che il suo amico li aspettava poco lontano da lì, a Place des Vosges, e Marinette non poté fare a meno di chiedersi che tipo fosse. Dopotutto Adrien aveva sempre vissuto in completo isolamento fino ad una manciata di mesi prima, quando, forse scosso dalla scomparsa di sua madre, si era impuntato con suo padre di frequentare la scuola come tutti gli altri ragazzi della loro età. L’unica amica che aveva avuto prima di quel momento, le aveva raccontato una volta, era stata Chloé Bourgeois, viziata figlia del sindaco e loro  prepotente compagna di classe – non troppo simpatica ai più. Era dunque una novità, per lei, che Adrien avesse un amico al di fuori dell’ambiente scolastico, ma era felice di sapere che finalmente anche lui potesse vivere le sue esperienze come tutti loro.
   «Eccolo lì», lo sentì dire alcuni minuti dopo, quando scorsero in lontananza un ragazzo alto e snello, dalla chioma ondulata e dai grandi occhi scuri. Marinette lo riconobbe al volo: era la stessa persona che aveva rincorso lei e Adrien per tutta la città quando era da poco stato mandato in onda il nuovo spot pubblicitario griffato Agreste. Adrien era il testimonial di quel profumo, che portava anche il suo nome, e subito aveva attirato l’attenzione di molti, allargando così la sua cerchia di fan non più soltanto alle ragazzine della sua età, ma anche agli adulti e al pubblico maschile in generale. Marinette non avrebbe mai immaginato che quei due, alla fine, fossero diventati buoni amici, ma d’altra parte Adrien non aveva fatto mistero neanche con lei di gradire l’interesse dei fan – di cui la ragazza, con suo sommo scorno, era ormai pubblicamente la portabandiera.
   «Adrien!» esclamò Wayhem, saltando su non appena lo vide arrivare. Subito gli corse incontro e sembrò trattenersi dall’abbracciarlo, limitandosi quindi ad una sentita stretta di mano. «Non sai che sorpresa ricevere la tua email! Come avrei potuto dirti di no?!»
   «Sono felice che tu abbia accettato», rispose Adrien, vagamente divertito dal suo solito entusiasmo, mentre si voltava verso gli altri con l’intento di presentarglieli. «Marinette la conosci già», iniziò allora, ignorando quel piccolo dettaglio che l’altro invece ricordava piuttosto bene.
   «Certo, la tua ragazza», lo interruppe infatti, con un enorme sorriso dipinto in volto.
   Marinette avvampò e si fece piccola piccola accanto ad Adrien, che pure arrossì e si portò una mano sulla nuca. «A dire il vero…»
   «Ah, state insieme?» si stupì con fare genuino Kim, il cui tono sorpreso coprì quello timido del compagno di classe. «Era anche ora», aggiunse poi, tutto contento per loro.
   Max aprì la borsa dei libri, lasciando uscire Markov, il suo piccolo amico robot. «Eppure ci eravamo convinti che non sarebbe successo prima dell’ultimo anno…»
   «Dovremo rivedere i nostri calcoli», rispose quello, con la sua voce distorta.
   Alya si concesse una risata. «Ci avete davvero fatto su un’equazione?»
   «In realtà è un calcolo un po’ più complesso», rispose Max, sollevandosi gli occhiali sul naso con l’ausilio del dito medio. «Se vuoi te lo spiego.»
   «Mmh, grazie ma no, grazie», replicò l’altra, spostando lo sguardo su Marinette, che ormai era diventata vermiglia e sembrava non sapere dove nascondere la faccia.
   Il lieve rumore di uno scoppio nell’attimo di silenzio che seguì attirò l’attenzione di tutti su Alix, che aveva le labbra sporche di gomma da masticare, come se avesse appena soffiato un palloncino. «Non stanno insieme», disse spiccia, stufa di quelle chiacchiere inutili. «Se li faceste parlare, magari ve lo spiegherebbero anche.»
   «Ehm… Grazie, Alix», balbettò Adrien, mentre finalmente Marinette recuperava la facoltà di respirare. Il giovane allora tornò a rivolgersi a Wayhem. «L’altra volta io e Marinette ci eravamo incontrati per caso e, senza volerlo, l’ho coinvolta nella mia fuga dai fan… che però hanno travisato la situazione.»
   La ragazza sbirciò nella sua direzione, sentendosi sollevata dal fatto che, almeno per quella volta, Adrien avesse evitato di etichettarla come semplice amica. Da qualche tempo, in effetti, anche lei aveva notato che il giovane aveva cominciato a trattarla in modo diverso, con più affetto, e a prendersi maggiori confidenze nei suoi confronti. La cosa, manco a dirlo, non le dispiaceva neanche un po’; e ora che ci rifletteva su a mente più serena, poteva affermare con certezza che non erano poche le occasioni in cui loro due avevano avuto a che fare l’uno con l’altra senza che batticuori e timidezze di sorta potessero mettersi di mezzo. Certo Marinette era consapevole che la strada da fare era ancora lunga, ma se Adrien si mostrava sempre più ben disposto nei suoi riguardi, le sue speranze non potevano far altro che crescere. Ripensò alla margherita che le aveva regalato Chat Noir: sapere che lei aveva uno spasimante tanto appassionato, avrebbe davvero potuto accendere in Adrien un minimo di fastidio? Con Nathaniel non ha funzionato, pensò fra sé la ragazza, tornando ad abbassare le ciglia sul viso. Certo quell’episodio risaliva ormai a diversi mesi prima, quando il loro rapporto era ancora in boccio, e forse le cose adesso sarebbero potute essere diverse. Ciò nonostante, Marinette non era tipo da coinvolgere altre persone in quella faccenda, magari rischiando di prendere in giro o far del male a qualcuna di loro. Non sarebbe stato giusto.
   «Oh», mormorò Wayhem, destando di nuovo la sua attenzione e spostando lo sguardo dall’uno all’altra e viceversa. «Peccato», aggiunse subito dopo. «Fareste una bella coppia.»
   Adrien s’irrigidì di nuovo, ma non perse il sorriso gentile che lo contraddistingueva, mentre Marinette tornò ad arrossire e a rimanere muta come una tomba. Fu Nino a salvarli dall’imbarazzo che era calato ancora una volta su di loro, tirando il cellulare fuori dalla tasca dei jeans ed esclamando: «Cavoli, si sta facendo tardi! Vogliamo andare?»

Finite le presentazioni, si riunirono tutti a casa di Max, che subito fece sfoggio di una postazione per i videogiochi davvero invidiabile. Fu dopo l’ennesima serie di scherzi e amichevoli prese in giro che iniziarono a fare sul serio, sorteggiando a caso gli incontri per mezzo di un programma ideato dal padrone di casa. Quando il secondo scontro del torneo annunciò la sfida fra Adrien e Marinette, tra sei degli otto ragazzi si levarono alcune esclamazioni di sollievo che nessuno si curò di nascondere.
   «A quanto pare la cosa vi rallegra…» constatò Adrien, con aria corrucciata e spavalda al contempo.
   Marinette incrociò le braccia al petto. «Per forza. Con uno di noi due fuori dai giochi, avranno una chance in più di vincere.»
   «Ci biasimate?» ribatté ridendo Nino, facendosi portavoce degli altri.
   «Sono davvero così bravi?» s’interessò di sapere Wayhem, rivolgendosi a Kim.
   Questi scosse le spalle con rassegnazione. «Sono stati scelti come finalisti per il torneo che si è svolto qualche mese fa… quindi sì, direi che sono i migliori di tutta la scuola.»
   L’altro aggrottò le folte sopracciglia scure. «Però non ricordo affatto che Adrien abbia partecipato a quel torneo… Voglio dire, se così fosse stato, di certo lo avrei saputo», ragionò fra sé, indispettito che gli fosse sfuggito quell’aneddoto del suo idolo.
   «Ha ceduto il suo posto a Max», gli fu spiegato sottovoce, affinché nessuno urtasse la sensibilità di quest’ultimo. «Che è un altro osso duro, comunque.»
   «Questa volta non ti lascerò vincere tanto facilmente», stava dicendo intanto Adrien alla propria avversaria, mentre entrambi prendevano posto davanti alla consolle.
   Lei si lasciò andare ad una risata beffarda. «Per favore… sappiamo tutti e due come andrà a finire.» Alya inarcò le sopracciglia: da quando Marinette si comportava in maniera tanto confidenziale con Adrien, arrivando persino a rispondergli a tono? Aveva davvero un bel coraggio, quella sciocca, a dire che non era capace di rapportarsi con lui. Tanto più che il giovane sembrava divertirsi un mondo per quella loro sfida personale.
   «Dimentichi che ora il tuo portafortuna ce l’ho io», replicò Adrien, mostrandole quello che non troppo tempo prima aveva ribattezzato Lucky Charm di Marinette.
   La ragazza non tardò a rispondere, esibendo a sua volta quello che lui le aveva regalato per il suo compleanno. «Sì, ma ora io ne ho un altro: il Lucky Charm di Adrien
   Kim assottigliò le labbra, perplesso da quanto stava avvenendo sotto ai suoi occhi. «Si sono pure scambiati un pegno…?»
   «Sul serio non stanno insieme?» tornò a chiedere Wayhem, confuso quanto lui.
   La loro attenzione fu di nuovo attirata dalle voci dei due, che si scambiavano distrattamente battute a raffica mentre si preparavano al duello che cominciò poco dopo. Adrien partì alla grande, ma Marinette fu lesta a recuperare e a prendere il sopravvento, quasi come se avesse voluto dargli un vantaggio iniziale. Dalle espressioni dei due, che affrontavano la partita con stati d’animo assai differenti – competitivo Adrien e rilassato Marinette – era piuttosto chiaro a tutti quale sarebbe stato l’esito dello scontro. Se non che, nella foga con cui premeva i tasti del controller, il giovane non si accorse di muovere anche il resto del corpo, finendo con l’avvicinarsi all’avversaria e, ciliegina sulla torta, a toccarle la gamba con la propria. Fu un attimo e Marinette perse immediatamente il controllo delle emozioni, tenute a bada in modo magistrale fino a quel momento: quel contatto intimo non solo contribuì a distrarla, per di più mandò in tilt il suo sistema ormonale e cerebrale, finendo immancabilmente per farle perdere l’incontro in modo clamoroso.
   «Te l’avevo detto che questa volta avrei vinto!» esclamò il giovane, non nascondendo un sorriso carico d’entusiasmo. Si volse a guardare Marinette e la trovò rossa in volto, con il controller tenuto mollemente fra le mani. Il suo sorriso si smorzò. «Tutto bene?» E non ricevendo risposta la colpì piano al gomito con il proprio. «Marinette?»
   Lei sobbalzò, rischiando di far cadere il controller e recuperandolo solo all’ultimo secondo. «Eh…?!» balbettò, tornando finalmente in sé. «Sì, sì… bene tutto. Cioè tutto bene!» Si rese conto solo allora di aver perso lo scontro e ridacchiò nervosamente. «Oh, alla fine mi hai battuta davvero… ah ah… beh, pazienza… si vede che il Lucky Charm di Marinette è più efficacie di quello di Adrien.»
   «Non sminuire i miei meriti», protestò l’altro, fingendosi oltraggiato. «Forse sono solo diventato più bravo di te», la provocò.
   «Sì, giusto… può darsi», farfugliò Marinette, portandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio e posando il controller per paura di farlo cadere per davvero.
   «Ora tocca a me e Alix!» li interruppe Max, troppo preso dal torneo per rendersi conto di quanto stava succedendo fra quei due. E mentre Adrien gli lasciava il posto, Marinette si alzava per cedere il proprio alla sua amica, che però, passandole accanto, non poté fare a meno di scrutarla con aria perplessa.
   «Adrien, sei stato fantastico!» cinguettò Wayhem, quasi saltellando sul posto per la contentezza di sapere che forse avrebbe avuto l’opportunità di affrontare il suo idolo nel corso del torneo.
   Nino porse il pugno al proprio compagno di banco, che subito gli diede il proprio. «Sai, non so quanto la tua vittoria sia stata onesta», buttò lì, tra il serio ed il faceto.
   Adrien batté le palpebre, confuso. «Perché?» E sentendosi osservato, si volse verso Kim, che lo stavo guardando con quella che gli parve disapprovazione. «Che ho fatto…?» domandò a quel punto il ragazzo, non riuscendo a capire cosa fosse accaduto. L’altro fece cenno con il capo alle sue spalle, dove Marinette e la sua migliore amica, in un angolo appartato della camera, stavano farfugliando freneticamente qualcosa che loro non riuscivano a sentire.
   «Stavi andando così bene, accidenti a te!» Alya davvero stentava a credere a quello che era appena successo. «Me l’hai detto tu stessa che l’altro giorno Adrien ti ha persino passato un braccio attorno alle spalle… e ora vai in confusione solo perché ti ha toccato il ginocchio?!»
   «Lo so! Lo so!» gemette Marinette, prendendosi la testa fra le mani con fare scoraggiato. «Sono un caso disperato! Non ce la farò mai!»
   Intuendo – erroneamente – dalla sua mimica il succo del discorso, Adrien subito se ne dispiacque. «Cavolo… non pensavo se la prendesse così…» rifletté a mezza voce. Kim fu tentato di dargli uno scapaccione a tradimento, ma Nino fu lesto a frapporsi tra loro. «Vado a parlarle», decise Adrien, dirigendosi verso l’avversaria appena sconfitta. «Marinette?»
   Lei sussultò goffamente, lanciando un verso stridulo e sgraziato mentre Alya si portava una mano alla fronte con aria sofferta. «A-Adrien?» balbettò Marinette, riuscendo a recuperare una postura più o meno decente.
   «Spero tu non te la sia presa…»
   Vedendola giù di morale, era andato a parlare perché si era preoccupato per lei? Diamine, Adrien! Non puoi essere sempre così dolce! Finirò per innamorarmi di te sempre di più! Marinette abbozzò un sorriso, cercando di calmare i battiti del cuore. «No, no…» iniziò a rispondere, prendendosi il tempo necessario per evitare di lasciar trasparire il tremore della voce. «Figurati se posso prendermela con te per una sciocchezza del genere…»
   Adrien si risollevò sentendola parlare in quel modo, tanto più che gli occhi di lei sembravano sinceri e più splendenti che mai. Senza che potesse sospettarlo, anche i suoi iniziarono a brillare mentre la guardava, ma l’unica ad accorgersene fu Alya. «Un giorno di questi posso concederti la rivincita, se vuoi», aggiunse, seriamente felice di aver trovato un motivo in più per passare del tempo con Marinette.
   Quest’ultima si portò una mano al petto, quasi volesse tenere a freno quel cuore lanciato a briglia sciolta verso l’ennesimo viaggio pindarico, e spacciò quel gesto come un voler additare se stessa con aria baldanzosa. «Mi dispiace deludere le tue speranze, ma oggi hai vinto solo perché mi sono distratta.»
   Adrien si esibì in un sorriso sfacciato tutto per lei. «Sì, ti piacerebbe.»
   Alya roteò le pupille al soffitto, domandandosi quale dei due sarebbe stato più opportuno prendere a sberle – e a giudicare dal grugno di Kim, la risposta era fin troppo ovvia.

Quasi non fece in tempo a posare i piedi sul pavimento in ardesia del terrazzo su cui l’aveva lasciata Chat Noir circa un’ora prima, che subito la sua trasformazione si sciolse. Con un enorme sospiro di sollievo, Marinette aprì la borsetta che portava a tracolla e ne tirò fuori un biscotto, che subito porse alla piccola Tikki. «Ce la siamo cavata anche questa volta, eh?»
   «È stata davvero una fortuna trovarsi nello stesso quartiere in cui è avvenuta l’akumizzazione di quella donna», constatò l’altra, posandosi sulla spalla della ragazza e iniziando a sgranocchiare il dolcetto.
   «La vera fortuna è stata trovare anche Chat Noir a due passi da lì», ribatté la ragazza, sedendo a terra e poggiando la schiena contro il parapetto che delimitava la terrazza. Era uscita per fare una semplice commissione e sulla strada del ritorno uno dei supercattivi di Papillon aveva deciso di portare il caos in città. Marinette stava cercando un posto appartato in cui effettuare la trasformazione in Ladybug quando Chat Noir, piombato dal cielo come un cavaliere senza macchia e senza paura, l’aveva afferrata per la vita e l’aveva portata via da lì in un lampo, senza quasi darle il tempo di capire cosa stesse accadendo. Solo quando l’aveva lasciata andare su quella terrazza deserta le aveva dedicato un sorriso, una battuta di spirito ed una strizzatina d’occhio prima di fuggire di nuovo, questa volta in direzione dell’akumizzato, per risolvere la situazione insieme alla sua collega.
   Lieta che lui le avesse dato l’opportunità di trasformarsi senza attirare l’attenzione, Marinette si era allora lanciata sulla sua scia, la maschera in volto a nascondere le sue fattezze, e gli aveva dato man forte nel riportare la normalità a Parigi, salvando la vittima di Papillon e tutti quei poveri cittadini che avevano avuto la sfortuna di trovarsi sulla sua strada. Dopo di che, salutato Chat Noir, Ladybug era scappata di nuovo verso la terrazza per poter tornare ad essere semplicemente Marinette. Anche il giovane aveva dovuto far ricorso al proprio potere speciale, e al termine della battaglia aveva dovuto prendere una direzione diversa dalla sua per non correre il rischio di trasformarsi davanti a lei. Sarebbe occorso del tempo prima che il suo kwami recuperasse le energie per consentirgli di tornare nei panni di Chat Noir, pertanto Tikki e Marinette potevano concedersi tutto il tempo per rilassarsi prima che lui si facesse di nuovo vivo per portarle giù da lì.
   «Se non fosse intervenuto, sarei stata costretta a trasformarmi in Ladybug davanti a tutti. Gli devo un favore, anche se lui non lo sospetta neanche.»
   «Non è la prima volta che ti porta in salvo come Marinette», le ricordò Tikki.
   Lei sorrise, grata per la presenza del suo fido alleato. «No, è vero», si limitò a darle ragione, senza esternare anche il resto dei propri pensieri. Da quando lei e Chat Noir si erano confidati l’un l’altra le rispettive pene d’amore, il loro rapporto aveva subito una piacevole sterzata verso una parvenza di amicizia anche quando lei era nei suoi abiti civili. Ed era stato proprio grazie a questo che Marinette aveva avuto modo di scoprire che, sotto quella patina di spavalderia e battute di dubbio gusto, si nascondeva un animo puro e gentile, un cuore fragile e innamorato quanto il suo. Era stato allora che la sua fiducia ed il suo affetto per il giovane collega avevano avuto un’impennata che aveva sconvolto lei stessa, lasciandola stordita al punto da non essersi resa conto di aver subito in qualche modo il suo fascino. A testimoniarlo, nella sua camera, c’erano quei due fiori che lui le aveva regalato e che ancora conservavano la loro bellezza.
   Qualche minuto più tardi, la conversazione fra le due amiche fu interrotta bruscamente da Tikki, che tacque di colpo e corse a nascondersi nella borsetta di Marinette. Quest’ultima, intuendo cosa stesse accadendo, tornò ad alzarsi in piedi e si guardò attorno, alla ricerca dell’eroe che stava tornando lì per accertarsi che stesse bene. Chat Noir si palesò a lei quasi all’improvviso, sorprendendola per l’ennesima volta, sulle labbra un sorriso vispo tutto per lei. «Problema risolto», spiegò con fare spiccio, balzando giù dal parapetto sul quale si era appollaiato per parlarle faccia a faccia. «Nessun akumizzato ti darà più fastidio.»
   «Ehi, questa volta non cercava me», si risentì Marinette, braccia conserte.
   Le ampie spalle di lui furono scosse da una leggera risata. «No, ma visti i precedenti… non si sa mai.» Chat Noir la vide fare una smorfia contrariata, ma fu lieto di non sentirla ribattere, segno che la ragazza era capace di prendersi le proprie responsabilità. Non che lui ne avesse mai dubitato: anche a scuola, quando sbagliava, Marinette aveva dimostrato più volte di saper chiedere scusa non appena si rendeva conto di essere in torto. «Non credere che un bel faccino imbronciato basti a farmi desistere dalle critiche.»
   «Ah-ah», si finse offesa lei, benché fosse consapevole che Chat Noir dicesse la verità. Uno dei suoi maggiori pregi, in effetti, era quello di non lasciarsi accecare dai propri sentimenti per Ladybug, dimostrando più volte di essere in disaccordo con lei o di non condividere appieno il suo modo di agire. Era persino capitato che si arrabbiasse sul serio e le tenesse il muso, accusandola di essere scorretta a tenergli nascoste delle informazioni preziose. Marinette davvero non aveva potuto dargli torto, per questo si era sentita sollevata quando il maestro Fu le aveva comunicato di aver incontrato anche l’alter ego di Chat Noir e di averlo istruito riguardo a tutta la faccenda dei miraculous. «E toglimi una curiosità», lo provocò la ragazza stando allo scherzo, un sorriso divertito in volto, «lo dici anche alla tua Ladybug?»
   Chat Noir alzò gli occhi felini verso il cielo con aria scoraggiata. «Non apriamo questo discorso, sono davvero a terra.»
   Subito Marinette tornò seria. «Che è successo?» non poté fare a meno di domandare, temendo di aver fatto qualcosa di male senza rendersene conto.
   «In realtà niente di nuovo», sospirò l’altro, stringendosi nelle spalle. «Me lo aveva già detto che è interessata a qualcun altro. Solo… mi fa rabbia pensare che anche lei viva un amore a senso unico. La farà soffrire.»
   Quelle parole e il modo sentito con cui lui le pronunciò, ebbero il potere di stringerle il cuore e Marinette si morse l’interno della bocca, tornando con la memoria a quanto era accaduto alcuni giorni prima, quando lui le aveva regalato la margherita e le aveva persino dato dei consigli per conquistare il ragazzo che le piaceva. Era stata crudele a dirgli la verità? No, Chat Noir meritava di sapere ogni cosa, illuderlo sarebbe stato molto peggio. «Magari… lui un giorno si accorgerà di lei…» mormorò quasi fra sé, non riuscendo a non sperare che accadesse davvero.
   «O lei di me…» fu invece il desiderio sofferto che soffiò il giovane, in un disperato impeto di amor proprio. Di nuovo Marinette si sentì male per lui: per quanto gli volesse bene, per quanto tenesse alla sua amicizia, l’amore che provava per Adrien era decisamente più forte. Avrebbe voluto che Chat Noir gettasse la spugna, odiava vederlo in quelle condizioni a causa sua; tuttavia, sapeva bene che non sarebbe stato facile: lei stessa non riusciva in alcun modo a rinunciare ai suoi sentimenti per Adrien, che pure non aveva per lei il minimo interesse di tipo romantico.
   «L’unica soddisfazione che mi ha dato… neanche me la ricordo…»
   Come risvegliata da un sogno ad occhi aperti, batté le lunghe ciglia scure più volte, cercando di capire a cosa si riferisse Chat Noir. Non ci riuscì. «Di che parli?»
   Lo vide spostare il peso del corpo da un piede all’altro e portarsi una mano alla nuca, proprio come faceva anche il suo Adrien quando era in vistoso imbarazzo. «Ricordi quando io e Ladybug siamo stati ospiti al programma in prima serata di Nadja Chamack?»
   «Sì, certo», balbettò Marinette, cominciando ad intuire il nocciolo del discorso. «Ti… riferisci alla foto del… bacio?»
   Il giovane si strinse nelle spalle con fare impotente. «A quanto pare, non si è trattato di un bacio nel vero senso del termine, ma la televisione, si sa, travisa ogni cosa», borbottò, gli occhi verdi al pavimento. «Ladybug mi ha spiegato che in quell’occasione ero stato soggiogato mentalmente da un akumizzato e che per aiutarmi a tornare in me ed evitare che le facessi del male, ha pensato che potesse tornarle utile ricorrere a quel mezzo per sciogliere l’incantesimo.» Non finì di spiegarlo che alzò gli occhi su Marinette, accorgendosi in quel momento del suo turbamento: si era messa ancora una volta nei suoi panni per via dell’amore a senso unico che faceva soffrire anche lei? Non andava bene, si disse Adrien, rammaricandosi di essersi lasciato andare a quella confidenza. Non perché non si fidasse di lei, quanto perché temeva di aver intaccato il suo buon umore a causa delle proprie beghe amorose. «Mi ha trattato come se fossi stato una principessa da salvare, capisci?» si sfogò poi, agitando le mani davanti a sé con fare teatrale, nella speranza di recuperare e farle tornare il sorriso.
   Ci riuscì, perché, pur con tutta la buona volontà, Marinette non fu capace di trattenere una risatina divertita. «Scusa…» s’affrettò ad aggiungere un attimo dopo, mortificata.
   «E per cosa?» la tranquillizzò lui, lieto di non aver rovinato quel bel momento. «Che in quell’occasione mi abbia visto come una principessa o meno, per me non fa alcuna differenza», ragionò subito dopo, rendendosi conto che quella era la pura verità. «Sarò sempre il principe disposto a proteggerla anche a costo della vita.»
   «Beh, ne hai nove, dopotutto», lo incoraggiò scherzosamente la ragazza, sentendo il cuore scaldarsi in petto per quella sua ferma convinzione.
   «E, ti giuro, vorrei passarle tutte insieme a lei.»
   Quell’ultima, inaspettata dichiarazione, pronunciata in un tono così sentito da darle i brividi, scosse Marinette nel profondo, inducendola ad arrossire senza che lei potesse accorgersene. Se solo avesse avuto il potere di controllare il proprio cuore, in quel momento se lo sarebbe strappato dal petto e lo avrebbe messo fra le mani di Chat Noir, facendogli dono di tutta se stessa. Ma la verità era un’altra e la indusse quasi al pianto senza che lei riuscisse a camuffare il proprio stato d’animo.
   «Ehi…?» balbettò Adrien, spiazzato dagli occhi lucidi dell’amica. Cos’aveva detto di sbagliato? L’aveva offesa in qualche modo? Andò nel panico e non seppe davvero cosa dire o fare per rimediare a quelle lacrime trattenute a stento.
   Marinette tirò su col naso e subito si stropicciò le palpebre. «Scusa, perdonami!» annaspò, cercando di ignorare il furioso batticuore che quelle meravigliose parole le avevano provocato. «È solo che…» Sbirciò nella sua direzione, accorgendosi di quanto lui pendesse dalle sue labbra, in quel momento. Sorrise. «Hai detto una cosa bellissima, che mi ha colpita dritta al cuore.»
   Tirando un deliziato sospiro di sollievo, Chat Noir tornò a rilassarsi e le porse la mano. «Vieni, ora. Ti riaccompagno a casa.»
   «Grazie, Principessa», disse lei, accettando di buon grado il suo invito.
   «Ah, disgraziata…» scherzò l’altro, prendendola in braccio. «Sapevo che non avrei dovuto raccontarti quella storia.» Marinette rise con lui e posò il capo contro la sua spalla. «Andatura veloce o passeggiata?» chiese il giovane, mentre saliva già sul parapetto della terrazza.
   «Passeggiata, per favore», mormorò lei, affondando il viso nell’incavo del suo collo. Felice che lei avesse scelto quell’opzione, e rabbrividendo per quel contatto tanto intimo, Adrien saltò verso il cielo ormai volto al crepuscolo con il suo prezioso fardello fra le braccia.












Inizio con lo scusarmi per l'attesa: non ho rispettato in modo preciso le due settimane, ma sabato davvero non mi era possibile aggiornare, perciò ho dovuto far slittare la cosa ad oggi.
Mi scuso anche perché non ho avuto modo di rispondere a tutte le recensioni che mi avete lasciato, siete stati meravigliosi. Rimedierò oggi, comunque.
Intanto vi tranquillizzo riguardo alla stesura della storia: sono alle prese con il settimo capitolo, ne ho già scritta oltre la metà e nei prossimi giorni lo concluderò (e magari inizierò anche l'ottavo).
Detto ciò, non mi dilungo oltre proprio per avere tutto il tempo per rispondere a tutti voi.
Un grazie dal più profondo del cuore, sul serio. E buon inizio di settimana! ♥
Shainareth
P.S. Come sempre, un bacio a Raffy Chan per tutto l'aiuto che mi sta dando!





  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Shainareth