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Autore: Forgivnessinblu    17/07/2018    2 recensioni
"Avevo lasciato Forks da cinque settimane, mi ero dimenticata il volto del pericolo, e mi beavo in una tranquillità che per quanto magnifica, sapevo non essere reale. Ero sempre vigile, sempre in attesa. Jacob Black aveva lasciato la riserva per me, per rendere umana la mia vita, quel tanto che bastava per rendere umana me. Non mi serviva più scappare, sapevo a cosa appartenevo, per la prima volta sapevo esattamente chi ero."
#continuazione di Afterglow#
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Emily/Sam, Jacob/Renesmee
Note: Movieverse | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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Dovevo ammetterlo: Jake non aveva preso molto bene il fatto del mio essere una sacca di sangue per Leah. Lei l'aveva trovata un po' racappricciante come idea all'inizio. Nonno Carlisle quindi aveva suggerita una soluzione diversa da quella che avevano addottato per mia madre. Niente bibitoni disgustosi per umani. Ogni giorno dovevo fare una trasfusione, in questo modo il mio sangue aiutava l' organismo di Leah a sostenere la gravidanza. Sacca di sangue. I miei genitori avevano discusso a lungo sul mio voler essere così decisiva per la gravidanza della bella Clearwater. Avevano paura, certo, avrebbe potuto arrivare fino le orecchie degli ultimi rimasugli dei Volturi questa novitá del mio sangue miracoloso. Ma tanto che importava? Non volevo scappare e anche scappando prima o poi avrei dovuto affrontare le fiamme del passato. Non importava. Infondo cosa cambiava combattere per questo motivo o per un altro? Ero ossessionata ormai dalla gravidanza della beta del branco. Forse pensavo che una volta nato il bambino, non sarei più stata vista come la sola ed unica eccezione tra due mondi. Era una cosa egoista? 
"A che cosa stai pensando?" 
La voce cristallina e curiosa. Voltai lo sguardo verso la mia migliore amica umana. Gwen. Aveva schiarito i capelli e le passeggiate con Jake avevano dato i suoi frutti. Aveva perso 10 chili, ma non se ne vantava troppo. Anzi, borbottava dicendo che dieci chili in due mesi erano un fallimento. Io la trovavo raggiante, anche se mi dispiaceva non gioisse per le sue vittorie.
"Scusami. Non è niente. Pensavo a Jake." Mugugnai, appoggiando il mento sui palmi delle mani. Lei mi guardò stralunata ed io per tutta risposta sorrisi.
"Che c'è?" Ridacchiai, tirandole addosso un cuscino. 
"Non si è ancora fatto sentire?" Chiese contrariata, pestando i piedi per terra. 
Era passata una settimana dall' ultima volta che lo avevo visto. Per tranquillizzarmi mi ripetevo che aveva molto da fare. Eppure, il tempo per me lo aveva sempre trovato.
 
"No, non si è fatto vivo." Gracchiai, fissandomi le ginocchia.
"Dovresti lasciarlo. Non è la prima volta che sparisce."
Come le spiegavo che un lupo non si tiene in gabbia? Nemmeno al guinzaglio.
Le sorrisi, afferrando una delle sue gallette integrali: erano immangiabili. 
"Ah beh. Deve essere dura." Le dissi indicandole. 
"Lascia perdere Renesmee." Alzò gli occhi al cielo e si lasciò cadere in modo tragico sul divano. Sghignazzai, prendendola in giro.
Un rumore proveniente dalla stanza di sopra fece agitare Ginevra. Sentii il suo cuore guizzare e il respiro farsi affannoso. La fissai interrogativa. Cosa stava succedendo? 
"È mio padre. Forse è meglio che vai si è svegliato." Disse agitata. Cercando di riordinare il tavolino del soggiorno. 
"Mi fa piacere conoscerlo se per te va bene." Sorrisi, accarezzandole la mano. 
Si scusò, dicendo che sarebbe stato meglio un' altra volta, anche perchè doveva raggiungere Jacob alla riserva. Beata lei. 
"Promettimi che non ti metti in mezzo Gwen!" Dissi seria, scrutandola.
Sembrava voler fare il cupido della situazione. Ma conoscevo Jake, era meglio lasciar perdere. 
"Mi scoccia sentirmi in colpa per il fatto che io posso vederlo e tu no." Disse arrabbiata. 
Feci spallucce e la pregai di non sentirsi in colpa. Le chiesi di nuovo se era sicura di non volermi presentare il padre. Rispose di no. Ero preoccupata ma decisi che non mi andava di discutere con un' altra persona a cui volevo bene. 
Avevo un sacco di cose da fare in realtá. Zia Alice aveva deciso di incanalare tutto il mio nuovo tempo libero ed il mio tragico umore nella scelta dei vestiti per i componenti della mia famiglia, ovviamente riguardo la festa del mio fidanzamento. 
Fidanzamento in cui mancava il fidanzato al momento. Proprio il momento più giusto, grazie zia Alice. Mi incamminai verso casa, pensando alla riserva e a cosa diamine avrebbero fatto Jake e Gwen. Una vocina si fece spazio nella mia mente, insinuando insicurezze e tristezza. Poi con infinita calma mi ripetevo. Imprinting. Non mi tradirebbe mai. 
Sospirai, sentendo il clacson suonare.
 
Era una macchina nuova che non conoscevo. Grossa e di cui poco mi importava, stavo tirando dritto per la mia strada quando la macchina accostò e dal finestrino uscì il volto appuntito di Alice Cullen.
"Hey straniera, dove scappi?" Mugugnò cercando di intenerirmi. 
Sbuffai, cercando di ignorarla ma fu inutile. Alice non poteva essere ignorata. 
"Sessione di shopping organizzata!" Strillò eccitata, battendo le manine. Sbuffai esasperata, incrociando le braccia tra loro. Non volevo andarci. 
La portiera si aprì e spuntarono i boccoli di zia Rose. "Forza, andiamo. Passeremo una bella giornata" Sorrise e per qualche ragione una parte di me decise di crederle. Ma l' altra parte di me, non voleva assolutamente saperne. Cercai di farmi forza e di costringermi a rendere felici le persone che amavo. Alla fine salii. In macchina c'era anche mia madre. Le baciai la guancia, chiacchierando con lei del più e del meno. Holly sedeva davanti insieme a zia Alice. Le sorrisi, era sempre più bella ora che era lontana dalla prigionia. La libertà le donava, i capelli ricadevano in morbide onde e gli occhi color almbra circonati da ciglia folte finalmente erano sereni e spensierati. 
 
Le sfiorai la guancia. Sono contenta tu sia felice Holls. Le immagini dello Starwaves mi scorsero nella mente. Aveva il suo piccolo mondo e le bastava. Era bello sapere che per qualcuno ciò che aveva poteva essere abbastanza. Certo, non pretendevo che ciò che aveva vissuto cadesse nel dimenticatoio, le vioenze fisiche, verbali e psicologiche non si possono scordare. Forse si poteva imparare a conviverci, forse alle volte si trattava solo di sopravvivergli. Non si tratta sempre di raggiungere la perfezione, a volte basta solo mettere un piede davanti all' altro e andare avanti. Noi tutti stavamo facendo piccoli passi ogni giorno per migliorare le nostre vite. 
"Qualcuno vuole dire qualcosa?" Mormorò Alice, provava a modo suo a rompere il silenzio imbarazzante che invadeva l'abitacolo dell'auto.
Mia madre mi sorrise, acciambellandosi contro il finestrino. "Alice pensa a guidare." Ridacchiò per tutta risposta. La fissai con angoscia, la verità è che tutti volevano parlare di qualcosa. Ma, non sapevano cosa dire. Probabilmente tutti volevano chiedermi di Leah o di Jake. Ma, sembrava che sulla parola 'Jacob' vigesse il divieto. 
Zia Rose mi spostò una ciocca dal viso, portandomela dietro l' orecchio. 
 
"Non ti va di fare questa cosa, vero?" Mormorò consapevole, la risposta la sapeva già. Le poggiai la mano sul volto. No, non mi andava. 
Scegliere dei vestiti quando non sapevo nemmeno se l'avrei rivisto come fidanzato o come amico d'infanzia. 
Era dura, pensare ai vestiti o alla festa. 
"C'è un posto dove vorresti andare?" Chiese Holly, con voce melodiosa. 
Certo a La Push. Ma non potevo di certo presentarmi lì come niente fosse dopo una settimana di silenzio stampa, no?
"Mi piacerebbe andare a vedere il castello, quello non della Disney." Specificai, sperando di non dare a zia Alice l' idea malsana di andare a Disneyland.
L' idea mi era venuta così, a caso. Non sapevo ancora cosa avessero combinato in quel posto, ma speravo di trovare un appiglio nell' angolo che avevano costruito per me e Jake. Alice alzò gli occhi al cielo protestando che il suo castello era nettamente migliore di quello della Disney e che stava a pennello con l'abito e il rinascimento. Il che, purtroppo mi diede motivo di preoccuparmi. Fissai mia madre e con voce flebile le chiesi se lei lo aveva visto. Sorrise facendo una smorfia con il viso. "È perfetto." Mormorò strigendomi la mano. "Perfetto come la mia tenera e bellissima, forte brontolona." 
Disse orgogliosa.
"Hai dimenticato straordinaria." Sorrise Rosalie, lisciando una piega del suo abito. 
"Grazie mamma e grazie zia." Sorrisi commossa, appoggiando la testa alla spalla di zia Rosalie.  
"Perciò niente shopping per il fidanzamento ma andare a vedere la location va bene. Questo non è masochismo. Hai solo preso da tua madre." Brontolò il folletto alla guida. Beh che c'era di male a vedere la location? Sempre di un castello si trattava. Prese la statale che si dirigeva fuori forks, verso la montagna. Gli alberi scorrevano, facendo disperdere il verde delle fronde dal verde degli steli d'erba.

Zia Alice rallentò, parcheggiando l' auto sul ciglio della strada. La fissai incerta. Un castello è grande, dovrebbe vedersi, no? 
"Non siamo arrivati ma, tuo padre sta giocando a scacchi nella mia testa Renesmee. Un secondo."Si premette le dita sulle tempie. 
"Sposta quel maledetto pedone così faccio scacco!" O mio Dio. Stavano giocando a scacchi, lui le leggeva la mente e lei prevedeva le sue mosse. O mio Dio. Ringhiai, fissandola lugubre. Solo una volta finito il match riprese a guidare. Ad un certo punto mentre cercavo il castello sterzò bruscamente a sinistra, inoltrandosi in un sentiero pieno di buche e fango. 
"Pensavo Emmett e Jazz avessero finito Alice!" Sibilò zia Rose mentre veniva sballottata contro il finestrino.
Disse che la strada non faceva parte del perimetro di cui si erano occupati, ma questo si capiva benissimo da sè. Poco avanti c'erano due grossi spiazzi, su uno di essi in un angolo c'era la jeep di zio Emmett. 
"Qui faremo i parcheggi per gli invitati, Renesmee. Forza andiamo!" Proruppe esagitata, indicando il sentiero dopo le auto. Era circondato da alberi e sempreverdi. Per terra crescevano lavanda, iris e altri fiori di cui non conoscevo il nome sulle tonalitá del lillá. Sorrisi, fissandoli.

A loro modo sembravano aver trovato il proprio posto, certo, con l' aiuto di Alice: l ' indovina di Forks. La seguii, notando delle guglie in lontanaza. Insieme a delle torri bianche. Chiusi gli occhi, pensando che probabilmente ciò che immaginavo non rendeva giustizia alle visioni di mia zia. Solo qualche momento più tardi, capii. Capii quanta passione, amore ed entusiamo ci aveva messo la sorella di mio padre. Probabilmente insieme a nonna Esme e a tutta la mia famiglia. Mi portai le mani alle labbra. Oh. Due torri bianche sostenevano il perimetro del piccolo castello. Due rampe di scale a semicerchio si univano a quella centrale che portava a quella che sembrava la terrazza e allo stesso tempo l'entrata. Oh. Oh. Era perfetto. Sei perfetto castello non della Disney
Mi misi a piagnucolare dalla felicità dirigendomi verso gli scalini. Salii le scale, arrivando alla terazza, mi affaccia tra le colonne, sopraffatta dalla bellezza di ciò che avevano creato. 
 
"Sei felice?" 
A parlare era stata la voce calda di Holly Black. 
"Si! È perfetto." Mugugnai trattenendo le lacrime.
Certo che lo era, come avevo potuto dubitarne? 
"Sono molto lusingata per la reazione, ma non mi piace vederti piangere." Protestò zia Alice, balzando al mio fianco. Provò a distrarmi dalle mie emozioni, facendo tintinnare un mazzo di chiavi davanti a me. 
"Non sapevo se volevi la sorpresa per quel giorno, ma giá che ci siamo…" sorrise estasiata, sembrava supplicarmi di dirle che volevo entrare. La curiositá era così tanta che accettai senza alcuna riserva. La porta di legno si spalancò ed entrammo, seguita da mamma, zia Rose ed Holly. Tratennì il respiro, davanti a me si estendeva una sala circolare piena di luce e lampadari di cristallo. C'erano dei divani e dei tavolini, al centro della stanza iniziava una scala a chiocciola che saliva lungo la torre. Su ogni piano c'era una porta che conduceva a diverse sale. Zia Alice mi fece sbirciare qualcosina ma non troppo.

Si concentrò sulla stanza più alta della torre. La porta di quell' ultimo piano era color legno chiaro e aveva la cornice intagliata di ghirigori eleganti. Al centro esatto erano state intagliate una J e una R intrecciate tra di loro. Non c'era bisogno di dire altro, sapevo a chi apparteneva. Sospirai fissando mia madre. 
"Perché non ti prendi un po' di tempo? Noi ti aspettiamo se vuoi." 
La ringrazia silenziosamente, facendo tesoro della solitudine.
Aspettai di non sentire più i passi sulle scale e poi con calma feci scattare la maniglia. i secondi successivi che mi separavano dalla stanza sembravano non finire mai. Annaspai, davanti al letto a baldacchino in mezzo la stanza. C'era un camino, delle vetrate e lampadari di cristallo. Un armadio color avorio dai dettagli intagliati color cremisi. Lo spalancai, all' interno c'erano delle buste portaabito che con fatica non aprii. Mi sedetti sulla panca vicino alla vetrata, ricoperta da un sedile di stoffa morbida. Scoppiai a piangere, di un pianto silenzioso e senza dolore.
Provavo sollievo, una quantitá di amore che mi rendeva salva anche nella disperazione. Mi asciugai le lacrime, stendendomi lungo la panca. Lì vicino, notai i miei libri preferiti: tutte prime edizioni. Non riuscendo a trattenermi li spalancai, divorando i piccoli dettagli di diversitá che li rendevano unici.

Come avevano fatto a rendere tutto così perfetto? 
"Renesmee!" Holly mi stava chiamando, perciò feci scattare la finestra e mi affacciai fuori. 
"Si?" Forse mi ero presa troppo tempo. Accidenti.
"Jacob sta venendo qui." Si tamburellò la tempia sorridendo. 
"Se non lo vuoi vedere è il momento di andarcene." 
Vederlo era tutto ciò che volevo. Feci spallucce dicendo che sarei rimasta qui e che potevano andare. 
Chiusi la porta della stanza e scesi le scale, trovai altre porte che conducevano ad altri corridoi. C'era una cucina, ricca di cibo. Mi versai del succo di frutta. Mentre lo sorseggiavo il cellulare vibrò. Era un messaggio di Gwen.
"Jake mi ha regalato un cavallo!" 
Un cavallo? 
Quindi era davvero una giornata da principesse. 
Cosa diamine ci faceva Jake con un cavallo? E perchè darlo a Gwen? 

Dei passi sulle scalle mi distolsero dal vorticare dei miei pensieri. Non li sentivo da una settimana ma ero sicura, erano i suoi passi. Il suo odore. Mi alzai in piedi, dirigendomi verso di lui. Guardai in basso dalle scale a chiocciola. Jacob Black entrò dalla porta, richiudendola dietro di sè. Aveva l'espressione corrucciata, il torso nudo e definito. Lo fissai estasiata. Come poteva essere così bello e tenebroso? 
"Ciao." Mormorò serio, con voce scortese fissandomi. Da quanto si era accorto che lo guardavo? 
"Hey." Mormorai, facendogli un cenno con la mano. 
Restò fermo a squadrarmi, sorrisi imbarazzata, nascondendomi dietro i capelli. 
"Così Alice ha costruito il regno di vampirolandia?" Borbottò, sentivo il rancore nella sua voce. Eppure sembrava non volesse urlare, magari si stava solo controllando. 
"Beh, sono benvenuti i lupi." Mormorai cauta. 
"Ma davvero?!" Ringhiò. Ops. La rabbia cominciava a crescere dentro di lui.

Tremò appena. Accorciai la distanza tra noi grazie alla super velocitá. Mi fermai posando una mano sul suo petto. 
Mi guardò furioso, cercando di scostarmi la mano. Ma, non gliel' avrei resa facile. 
Sentivo il sangue ribollire nelle mie vene, il cuore volare. Gli cercai le labbra, tracciandone il contorno con la lingua, provò a respingermi, ma mi abbarbicai alla sua schiena, intrecciando la mia lingua alla sua. Sentii il suo respiro, si fece roco e sconnesso, mi prese la testa e ricominciammo da dove tutto era finito. 


 
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ANGOLO AUTORE

Ciao a tutte ragazze!
Capitolo un po' più intenso, sono davvero curiosa di vedere chi indovinerà la continuazione!
Come state? 
Un abbraccio Lisa.

 
 
  
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