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Autore: apollo41    19/07/2018    1 recensioni
Volente o nolente, Maureen, una detective in carriera della polizia di San Diego, si ritroverà incastrata con la partner che meno avrebbe voluto avere al proprio fianco: Tala, collega appena rientrata dopo il congedo di maternità, nonché sua ex fiamma mai dimenticata né perdonata.
Mantenere le cose professionali mentre cercano di risolvere il misterioso omicidio del signor Rowe risulterà incredibilmente più difficile di quanto Maureen avrebbe mai potuto immaginare.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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The Thing About Exes

CAPITOLO 3

Better Off

One day I will remember how it felt
When it was good
I won't feel torn each time I hear your name
[…]

When I look back, I'd like to say
You're better off because of me
And maybe if you asked me to forgive
One day I will, one day

When I look back, I'd like to say
I'm better off on my own
And even though right now I don't feel strong
One day I will, I will

One day I will – Joy Williams



Maureen non fu per niente sorpresa di ritrovarsi seduta nella cucina della signora Pierce anche quella sera. Aveva comunque fatto più tardi, perciò per l’orario in cui aveva parcheggiato l’auto nel vialetto la donna aveva già finito di cenare, gli avanzi lasciati coperti sul tavolo della sala da pranzo ad aspettare la detective mentre l’anziana donna attendeva il suo arrivo alla finestra del salotto.
Non le dispiaceva avere qualcuno che l’accoglieva in quel modo quando arrivava a casa stanca dopo una giornata pesante, e certo non si lamentava di trovarsi nel piatto un delizioso tacos di pesce e verdure fatto in casa dalle manine premurose della signora Pierce invece di essere costretta a ordinare per l’ennesima volta da asporto -il suo portafogli, il suo stomaco e la sua linea ringraziavano sentitamente.
Quello che un po’ la rattristava era il pensiero di essere ormai prossima ai quarant’anni e di essere, beh, tutto sommato ancora piuttosto sola. Si chiese se la signora Pierce, quando aveva avuto la sua età, avesse avuto lo stesso tipo di pensieri e se ora, ormai anziana e sola, avesse dei rimpianti sulle proprie scelte di gioventù.
Mentre mangiava con la testa tra le nuvole fissando la sua nonna acquisita che lavava i piatti nella piccola cucina che si intravedeva dal tavolo della modesta sala da pranzo, si chiese anche se le cose con Tala avrebbero mai potuto essere andate in modo diverso, se ciò che aveva trovato con Mark avrebbe potuto trovarlo con lei, se solo le circostanze fossero state più a suo favore o se si fosse resa conto prima che la loro relazione non era a tutti gli effetti ricambiata a livello sentimentale come avrebbe voluto.
Scosse la testa e riportò lo sguardo sul piatto, consapevole che non fosse una buona idea ricominciare a rimuginare su quel genere di pensieri; Tala aveva ragione, non poteva continuare a restare bloccata su di lei. Se davvero si sentiva sola e voleva qualcuno nella sua vita, era arrivato il momento di trovare qualcuno di nuovo perché non c’era davvero alcuna speranza che Tala tornasse tra le sue braccia. Non c’era mai stata, in realtà...
«Sei molto silenziosa,» mormorò la signora Pierce sedendosi affianco a lei mentre si asciugava le mani con un canovaccio.
Maureen sospirò e le rivolse un sorriso amareggiato. «Ci sono stati nuovi sviluppi nel caso di ieri e… diciamo che mi hanno fatto riflettere su un lato della mia personalità su cui non mi ero mai soffermata. Non mi è molto piaciuto quello che ho visto. Non pensavo che avrei potuto diventare quel tipo di persona, tutto qui.»
La donna le poggiò una mano sulla spalla. «Oh, tesoro, nessuno è perfetto.»
Ridacchiando demoralizzata Maureen continuò, abbandonando per il momento la propria cena nel piatto. «Ne sono certa. Ero solo convinta di essermi sempre comportata in modo consono in base a ciò che era accaduto, pensavo che fosse giustificato ciò che stavo facendo considerato tutto. Invece… No, non ci sono scusanti, mi stavo solo comportando da persona orribile e da pessima collega...»
Per qualche istante calò il silenzio e Maureen pensò quasi che anche la signora Pierce l’avesse etichettata come un vero e proprio caso perso. Invece la donna si alzò e la strinse in un abbraccio; quando alzò lo sguardo verso di lei, si accorse che la sua nonna acquisita aveva perfino gli occhi lucidi.
«Bimba mia, tutti commettiamo degli errori di giudizio a volte. Valutiamo la situazione con le carte che abbiamo in mano e poi paghiamo le conseguenze delle nostre scelte.» Per qualche ragione, Maureen ebbe come l’impressione che stesse parlando per esperienza personale e la cosa quasi le spezzò il cuore. Strinse la signora Pierce ancora di più a sé, affondando il viso contro il suo seno e chiudendo gli occhi, restando in ascolto.
«Mi hai raccontato quello che è successo tra te e Tala, tesoro, e fidati di me quando dico che non hai motivo di addossarti tutte le colpe. Avete sbagliato insieme all’inizio, tu hai solo questo problema d’essere testarda come un mulo e hai perseverato un po’ più a lungo...» la rincuorò lei facendola perfino ridacchiare, anche se Maureen sentiva le lacrime salirle agli occhi.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, la donna che le carezzava i capelli ormai in tremendo disordine dopo una giornata passata alla scrivania ad arruffarseli per la frustrazione mentre compilava documenti d’ogni genere.
Quando qualche minuto dopo si staccarono dall’abbraccio, la signora Pierce le carezzò la guancia e le diede un bacio sulla fronte, prima di continuare. «Vedrai, bimba mia, verrà un giorno in cui non sentirai più quel desiderio che lei ti chieda scusa per averti spezzato il cuore perché non avrai più nulla da perdonarle. Quando succederà sarà tutto sistemato.»
Maureen annuì, ma rimase immobile, mordicchiandosi il labbro. «E nel mentre? Insomma, pensavo di essere abbastanza forte da riuscire a cavarmela, ma non mi sento così forte ogni volta che mi chiama Ree o che mi sorride come faceva prima...»
La signora Pierce le rivolse un altro sorriso triste, quell’espressione saputa in viso di chi aveva di certo avuto il cuore spezzato più volte nella sua vita. «Lo so tesoro, è una sensazione orribile. Però un giorno andrà meglio, te lo prometto. Devi soltanto avere pazienza, prima o poi smetterà di fare così tanto male. E poi sei ancora giovane, sono sicura che il fascino della divisa attirerà qualche altra donzella che ti farà dimenticare questa Tala in men che non si dica ora che sei pronta ad andare oltre.»
Maureen le sorrise e annuì sospirando. «Non porto la divisa da molto tempo, ma suppongo che potrei mostrare in giro il distintivo...»
«Brava ragazza,» esclamò la donna carezzandole di nuovo il viso. «Ora mangia. Hai bisogno di energie dopo quel doppio turno!» Con quelle ultime parole tornò in cucina e Maureen decise di non commentare quando la sentì soffiarsi in modo rumoroso il naso.
Sospirò di nuovo prima di ricominciare a mangiare, anche se ancora troppo presa dai suoi pensieri per gustarsi davvero i manicaretti della sua nonna acquisita. Si chiese se sarebbe bastato sul serio un buon vecchio chiodo scaccia chiodo per dimenticarsi di Tala o se sarebbe bastato ricorrere ancora una volta alla sua pura e semplice testardaggine. Per qualche ragione dubitava che avrebbe funzionato; era piuttosto certa che quell’intera situazione sarebbe stato un cantiere aperto su cui avrebbero fatto continui passi avanti e indietro per molto molto tempo. Sperava solo che sia lei che Tala fossero disposte a investire abbastanza energie da portare a termine il progetto…

 

*****


Quando il cellulare prese a squillarle sul comodino nel mezzo della notte, per poco Maureen non cadde dal letto nel tentativo di recuperarlo prima che la chiamata finisse in segreteria. Appena si raddrizzò e riuscì a rispondere, non la stupì sentire la voce di Rex dall’altro capo; dopotutto le uniche persone che la chiamavano a quell’ora di solito erano colleghi di lavoro dal distretto...
«Sono felice di comunicarti che la tua presenza è richiesta il prima possibile alla tua scrivania per occuparti delle scartoffie per l’arresto di Eleanor Vikander.»
Per un istante Maureen rimase immobile, seduta più o meno scomposta sul letto mentre sbatteva le palpebre nella semi oscurità della propria stanza, confusa da ciò che aveva appena sentito.
«Cosa?»
Al telefono Rex sospirò in modo rumoroso, facendo gracchiare il microfono. «La Vikander! Non so come, deve aver stalkerato la casa o il distretto o qualcuno. Ha comunque trovato il modo di scoprire in quale motel stavamo tenendo la signora Rowe e ha provato ad aggredirla durante il cambio di guardia circa un’ora fa. Per fortuna non è successo nulla, anche se Ballard era assonnato e non si è accorto di niente di sospetto; quindi è merito dell’Agente Wilson, che dopo aver riposato per tutta la giornata quando ha riattaccato il suo turno era abbastanza lucido da riconoscere una persona dal comportamento sospetto e appena l’ha avvicinata, l’ha riconosciuta subito come la nostra sospettata. L’ha bloccata prima ancora che mettesse piede nella stanza della signora Rowe.»
All’improvviso Maureen si sentì del tutto sveglia e, per qualche strano e assurdo motivo, orgogliosa ancora una volta di Alan. «Davvero, è stato Wilson? Aspetta, la Vikander ha opposto resistenza all’arresto? Alan sta bene, vero?» aggiunse poi preoccupata.
Per qualche istante ci fu silenzio dall’altro capo del telefono, prima che Rex scoppiasse a ridere; Maureen spostò il telefono dall’orecchio e fissò lo schermo perplessa per un secondo prima di riavvicinarlo quando lo sentì ricominciare a parlare. «È sano come un pesce. La Vikander ha provato a opporre resistenza, ma Alan se l’è cavata benissimo, anche quando la signora Rowe ha messo il naso fuori dalla sua stanza attirata dal casino e la Vikander ha cominciato a dimenarsi come un’anguilla lanciandosi in una confessione spontanea e molto colorita. Ora vieni a compilare le dannate scartoffie del tuo novellino, Maureen!» lo sentì solo aggiungere ancora tra le risate prima che concludesse la chiamata in modo brusco.
Rimase ancora per qualche istante seduta a letto, osservando la stanza ora un po’ più illuminata dalla luce dello schermo del telefono. Doveva essersi incantata a fissare il nulla, perché un paio di minuti più tardi il cellulare le vibrò tra le mani e quando abbassò lo sguardo notò che era un messaggio di Tala che le chiedeva se avesse bisogno di aiuto per chiudere il caso.
Fu indecisa soltanto per un istante sul da farsi, poi si accorse dell’orario: erano le tre e mezza. Sospirò, quindi le rispose di restarsene a dormire; l’avrebbe rivista alle sei, quando sarebbe cominciato il turno del mattino.
Si alzò dal letto stiracchiandosi e osservando fuori dalla finestra il cielo ancora buio. Tutto sommato quella giornata poteva essere cominciata molto peggio, quindi cercò i vestiti che aveva abbandonato ai piedi del letto la sera precedente pensando a un possibile lato positivo per quell’inizio di turno anticipato: magari sarebbe tornata a casa per l’orario di pranzo ora che stavano chiudendo il caso…

 

*****


Maureen sbadigliò di nuovo, sbirciando nell’angolo dello schermo per l’ennesima volta l’orario. Il suo desiderio di tornare a casa per l’orario di pranzo, purtroppo, era rimasto tale: un desiderio. Rex infatti, nella sua palese crudeltà, aveva fissato con sguardo contrariato e mani sui fianchi la pila di rapporti da controllare che lui le aveva passato e che si era accumulata sulla sua scrivania, prima di lasciare l’ufficio alla fine del suo turno più o meno un paio d’ore dopo che Tala si era presentata in ufficio. Presa quindi dal senso di colpa, aveva finito di scrivere il suo rapporto per il caso Rowe, e aveva poi cominciato a lavorare per sfoltire la mole di lavoro che aveva cercato di ignorare nelle ultime settimane.
Avrebbe voluto dire che stava sbagliando per la noia, ma in realtà era soltanto stanca; aveva davvero rivalutato ciò che le aveva detto Tala sul futuro che aveva in mente per lei Rex, e considerati i nuovi sviluppi con l’Agente Wilson… Era stranamente positiva e motivata riguardo quella situazione! Non era una cosa che le capitava spesso, quindi stava davvero cercando di impegnarsi sulla mansione che il suo migliore amico le aveva affidato. Voleva davvero diventare un’insegnante migliore, cosicché magari prima o poi si sarebbe guadagnata la stessa quantità di rispetto che aveva il Tenente con il resto dei loro colleghi al distretto.
Un brusio concitato le fece alzare la testa all’improvviso dal rapporto che stava leggendo, ma quando notò che non stava succedendo nulla di male tolse la mano da dove si era poggiata d’istinto sulla fondina dell’arma sul suo fianco, cosa che parevano aver fatto anche un paio di altri suoi colleghi.
Il rumore era causato da una donna dai capelli rosso naturale acconciati in uno chignon perfetto, con in braccio un bambino di due o tre anni; la signora stava parlando alla reception in tono forse un po’ troppo alto, attirando l’attenzione di mezzo distretto.
«Cassandra?» chiese Tala dalla sua scrivania poco distante da quella a cui era seduta Maureen, che si girò a osservarla. La vide alzarsi in piedi e camminare verso la donna con un’espressione perplessa in viso.
«Sorpresa!» urlò la donna, seguita in coro dal bimbo, che alzò anche una delle mani, mentre l’altra era ancora stretta alla maglia, che sembrava parecchio costosa, della signora sulla trentina che lo teneva in braccio.
Le due si incontrarono nel mezzo della stanza, attirando l’attenzione di tutto il distretto quando il bimbo passò dalle braccia della sconosciuta a quelle di Tala, affondando il viso nel suo collo e iniziando a tempestarlo di baci. La detective rise e diede al bimbo un bacio a sua volta sulla guancia. «Ciao anche a te, tesoro. Come è andata la scuola?» gli chiese e subito lui iniziò a raccontare con la classica parlata dei bimbi di quell’età, dal vocabolario limitato e con ancora dei problemi nel pronunciare alcune lettere.
La madre, comunque, rivolse un’ovvia occhiata dubbiosa verso l’altra donna, perlopiù ascoltando il figlio in modo passivo, annuendo di tanto in tanto mentre gli carezzava la schiena; la rossa semplicemente scrollò le spalle sorridendo, prima di parlare. «Davvero, non è successo nulla. Hai solo fatto tardi di nuovo e ho pensato che sarebbe stato carino portarlo a vedere dove lavora la sua mamma,» esclamò quest’ultima guardandosi in giro e facendo con una mano piccoli cenni di saluto rivolti a chiunque incontrasse il suo sguardo, mentre con l’altra mano poggiata sulla schiena dell’amica la spingeva in direzione della scrivania da cui l’aveva vista arrivare.
Quando furono accanto alla postazione di Maureen, si fermarono ed entrambe le donne abbassarono lo sguardo verso di lei, che già le stava studiando curiosa.
«Maureen, questa è Cassandra, una cara amica oltre che la mia vicina di casa,» gliela presentò Tala sistemando meglio il bimbo che stava tra le sue braccia. «E questo è mio figlio Arnel. Ma ha ancora qualche difficoltà con le elle, quindi per il momento solo Arny va bene,» concluse facendo il solletico alla pancia del piccolo, che ridacchiò nascondendo la faccia di nuovo nel collo della madre.
Maureen si limitò a sorridere e borbottare quello che era sicura sarebbe passato come un saluto cordiale verso il bimbo; era incredibile come il piccolo somigliasse a Tala. Aveva la sua stessa carnagione, forse appena un po’ più chiara, e i suoi stessi capelli neri, oltre che gli stessi tratti orientaleggianti. L’unica cosa che davvero lo contraddistingueva come il figlio anche di Mark, erano gli occhi verdi. Era sicura che quando sarebbe cresciuto quel piccoletto avrebbe infranto cuori in ogni dove con quegli occhioni.
Quando spostò di nuovo lo sguardo verso l’amica di Tala, quasi sussultò sulla sedia: non s’era aspettata tanta aperta ostilità sin dal primo momento. Non che avesse paura di una civile, dopotutto era armata e addestrata, però l’aveva comunque colta di sorpresa.
Si alzò in piedi e le porse una mano per una presentazione forse più consona. Magari era il tipo di persona che teneva all’educazione e le aveva mancato di rispetto?
«Ehm… È un piacere. Vorrei poter dire che Tala mi ha parlato di lei, ma sono stata una pessima amica di recente, quindi… Non ne ha ancora avuto l’occasione.»
Parve aver detto le parole giuste, perché Cassandra accettò la mano e gliela strinse. «Già, Tala mi ha raccontato delle vostre divergenze. Del vostro passato. Immagino abbiate chiarito, adesso? Acqua sotto i ponti, storia passata, amiche come prima e tutta quella serie di modi di dire che si usano in queste situazioni?» domandò senza peli sulla lingua.
Maureen arrossì e tossicchiò, mentre Tala sospirava e le lanciava un’occhiataccia tutt’altro che impressionata. Sembrava quasi si stesse trattenendo dal commentare in qualche modo colorito solo perché era presente il figlio.
«Suppongo di sì...» fu tutto ciò che riuscì a rispondere Maureen, il tono forse un po’ incerto, ma pur sempre sincero.
Ci furono lunghi istanti di silenzio in cui la rossa la fissò come se stesse studiando una specie molto rara di animale o forse una borsa particolarmente costosa; poi, in uno scatto del tutto inaspettato, le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle nonostante fosse quasi cinque centimetri più bassa di lei anche con le alte scarpe col tacco, anch’esse dall’aspetto molto costoso.
«Ottimo! Abbiamo bisogno di un’altra aggiunta per quando a bordo piscina sorseggiamo daiquiri e parliamo d’arte moderna e di pannolini!» Maureen la fissò perplessa boccheggiando, tuttavia decise che assecondarla fosse l’idea migliore a giudicare dall’espressione rassegnata ma sorridente di Tala, quindi borbottò un okay che Cassandra parve ignorare. «Hai più di 35 anni, vero?» aggiunse infatti quest’ultima quasi come un ripensamento qualche istante dopo, osservandola ancora una volta.
Maureen annuì appena. «Sì, 37 compiuti a marzo in realtà, ma...»
«Perfetto, non mi sentirò neppure più come la vecchietta della situazione! Sul serio però, dobbiamo fare qualcosa per quell’orribile ricrescita… Tala, come hai potuto permettere che un’amica si trascurasse in questo modo? Dobbiamo rimediare a questo disastro...» continuò a borbottare tra sé e sé giocherellando con i capelli di Maureen.
Ancora presa del tutto alla sprovvista dal tornado inarrestabile che sembrava essere la vicina di casa della sua partner, si voltò a fissare di nuovo il viso di Tala, che stava sorridendo soddisfatta, stampando ogni tanto dei baci sulla guancia del figlio, il quale sembrava essersi già addormentato tra le braccia della madre.
Quando i loro sguardi si incontrarono, Tala le sorrise radiosa e Maureen, senza sapere perché, rispose con un sorriso altrettanto sentito. Non c’era un motivo in particolare, ma in preciso quel momento ebbe la certezza che la signora Pierce avesse ragione: il tempo di certo avrebbe curato ogni ferita.

FINE.

   
 
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