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Autore: Abby_da_Edoras    20/07/2018    4 recensioni
Elijah ha fatto rinchiudere Tristan nelle segrete di casa Mikaelson e, ancora sotto l'influenza malefica di Inadu, è partito con Antoinette per Manosque. La vampira approfitta della situazione e della parziale amnesia di Elijah per tenerlo lontano da New Orleans per molto più tempo di quanto lui non creda... ma una sera Elijah decide di andare a Marsiglia per fare visita a Madame Angéle e allora tutto cambierà, la potente strega annullerà l'incantesimo di Inadu e Elijah dovrà affrontare tutto il peso di ciò che ha fatto inconsapevolmente.
Dedico questa storia ad Aliseia che, in un modo diverso dal mio ma altrettanto emozionante e efficace, sta lavorando al suo headcanon per risolvere i problemi della stagione 5!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Je sais pas si je t'aime'
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Seconda parte

Elijah e Antoinette giunsero a New Orleans nel tardo pomeriggio. Sull’aereo, il vampiro Originale aveva spiegato alla donna ciò che era accaduto e come si fosse sbagliato nel condannare Tristan senza cercare altre spiegazioni.

“Comprendo che la tua mente fosse offuscata dal sortilegio di Inadu” aveva detto lei, poco convinta, “ma il Conte De Martel non potrebbe essere comunque responsabile di quelle uccisioni?”

“Madame Angéle mi ha rivelato che omicidi simili sono stati compiuti negli ultimi mesi anche a Marsiglia e che sono stati assassinati sia umani che lupi mannari. Lei non sa chi sia responsabile di un tale massacro, ma di sicuro non è opera di Tristan, che è prigioniero nelle segrete di villa Mikaelson da quasi un anno. E, a questo proposito, mi domando come abbia potuto non accorgermi del tempo che passava…”

Antoinette gli prese una mano, ma questa volta Elijah sembrò infastidito da quel contatto.

“Speravo che fosse perché eravamo tanto felici insieme” azzardò la vampira.

“Ero felice, certo, ma questo non mi assolve” replicò l’Originale in tono deciso. “Non avrei dovuto anteporre per così tanto tempo la mia serenità al bene della mia famiglia. La nostra sarebbe dovuta essere una bella vacanza di un mese o poco più, poi avrei dovuto far ritorno a New Orleans… e invece non ci ho nemmeno pensato, non mi sono mai chiesto in che giorno o in che mese fossimo.”

Antoinette strinse le labbra, tentando di non lasciar trapelare il suo nervosismo. Adesso che ricordava, Elijah era pronto a sacrificare la loro vita insieme per tornare dalla famiglia… e anche per liberare quel maledetto Conte De Martel. Come avrebbe potuto fare per allontanarlo una volta per tutte da loro?

Arrivati a New Orleans, Elijah accompagnò Antoinette all’hotel Ritz- Carlton, uno dei più lussuosi ed eleganti della città, per poi affrettarsi a raggiungere villa Mikaelson. Il suo cuore era stretto dall’angoscia: da un lato non vedeva l’ora di arrivare e di liberare Tristan; dall’altro, però, temeva anche ciò che avrebbe potuto trovare in quella cella…

Si precipitò nel patio della grande abitazione come una furia, tanto che sia Klaus sia Freya uscirono dalle loro stanze e si affacciarono dai balconi interni per vedere che cosa stesse accadendo.

“Elijah? Ma cosa…” esclamò Klaus, colto alla sprovvista.

“Non sapevamo che saresti tornato. E’ successo qualcosa?” domandò la sorella, preoccupata. Raramente aveva visto Elijah in tali condizioni…

“Niklaus, dobbiamo andare immediatamente a liberare Tristan!” disse, rimandando a più tardi i saluti e le spiegazioni. “Non è colpevole degli omicidi a New Orleans e ha sofferto fin troppo in quelle segrete.”

“Beh, se anche non fosse colpevole di quei delitti, una punizione se la sarebbe meritata comunque…” iniziò a dire l’ibrido, fermandosi subito quando lo sguardo del fratello lo incenerì. “Ad ogni modo, da quando la Strix è stata eliminata e lui è prigioniero, non ci sono stati altri episodi del genere, perciò chi ti dice che…”

“Non a New Orleans, ma delitti simili sono stati perpetrati a Marsiglia nei mesi scorsi, assieme ad un massacro di lupi mannari. E Tristan era imprigionato qui” lo interruppe Elijah, dirigendosi con passo deciso verso le segrete.

Klaus seguì il fratello, riflettendo sulle sue parole. Se Tristan era innocente, l’assassino doveva essere qualcun altro, uno o più vampiri molto più pericolosi. E se aggrediva anche i lupi mannari… l’ibrido tentò di ricordare qualcosa del genere avvenuto molti anni prima, ma proprio non riusciva a riportare alla mente tutti i particolari. Avrebbe dovuto pensarci con calma e poi elaborare un piano per individuare i colpevoli e colpirli senza pietà, prima che si rivelassero dei nuovi e terribili nemici per la famiglia Mikaelson.

Con l’aiuto del fratello, Elijah distrusse il muro di mattoni dietro il quale era imprigionato Tristan e si slanciò nella cella, dove il giovane Conte giaceva pallido e immobile, raggomitolato sul gelido pavimento.

“Tristan, va tutto bene, sono qui, sono tornato” gli disse, prendendolo tra le braccia e cercando di scaldarlo.

Dietro di lui apparve Freya, che aveva portato due sacche di sangue e le porse al fratello perché nutrisse il giovane. Poi la strega Mikaelson, senza parlare, prese per un braccio Klaus e lo condusse fuori dalle segrete, intuendo che Elijah avesse bisogno di restare da solo con Tristan.

Il vampiro Originale, sempre tenendo il Conte tra le braccia, avvicinò una sacca di sangue alle sue labbra ma, con suo grande stupore, vide Tristan ritrarsi.

“No…” mormorò con un filo di voce. “Non voglio…”

Elijah si sentì raggelare. Perché Tristan rifiutava il nutrimento? Era forse… possibile che stavolta la terribile prigionia lo avesse fatto impazzire? No, non poteva essere, non si sarebbe mai potuto perdonare per questo. Eppure…

“Tristan” insisté, “devi nutrirti, poi starai meglio. Dobbiamo parlare di molte cose, coraggio, adesso sono con te…”

“No” ripeté il giovane Conte, cercando debolmente di raggomitolarsi su se stesso. “Non riportarmi indietro… non voglio tornare indietro…”

Ma di che sta parlando?, si chiese Elijah, colmo di angoscia. Poi decise: doveva sapere, doveva rendersi conto di cosa stava dicendo Tristan, anche se avesse voluto dire che aveva perduto la ragione. Gli posò una mano sulla fronte e si concentrò per entrare nei suoi pensieri. E fu così che vide… e comprese.

Tristan era seduto al posto d’onore della grande tavola imbandita alla corte di Marsiglia, vestito di sete e velluti e con un sorriso sereno e soddisfatto a illuminargli il volto. Al suo fianco c’erano le due persone che più amava al mondo e che lo guardavano con infinito affetto: alla sua sinistra c’era Aurora e alla sua destra… lui, Elijah, abbigliato come un nobile e al centro dell’attenzione di tutti gli invitati.

“Conte De Martel, Contessa, Barone Mikaelson, siamo lieti di essere qui oggi per festeggiare con voi il vostro primo anno di governo” diceva uno degli ospiti. “Marsiglia è portata a esempio in tutta Europa da quando siete voi a governarla. Questa corte è divenuta un esempio per la ricchezza, la cultura, la qualità della vita di tutti gli abitanti. Vogliamo brindare a voi, che il vostro illuminato governo possa durare a lungo!”

“Sempre e per sempre” rispondeva Tristan, alzando il calice di vino con un sorriso prima a Elijah e poi ad Aurora…

Lo strazio che Elijah provò sembrò spezzargli il cuore, lacrime di dolore e di pentimento gli scesero silenziose sulle guance e tutto ciò che poté fare fu stringere ancora più forte il suo piccolo Conte tra le braccia.

“Ti ho accusato ingiustamente e fatto imprigionare, ti ho condannato e dimenticato per quasi un anno…e per tutto questo tempo tu hai resistito soltanto perché… perché nella tua mente eri felice in un tempo lontano… con me, con l’uomo che ti ha fatto questo!” mormorò con voce rotta. Si sentiva lacerare l’anima, non aveva provato tanto dolore e rimorso nemmeno dopo aver rinchiuso Tristan nel container, negli abissi oceanici. No, questo era ancora peggio. Lui aveva dubitato di Tristan e lo aveva condannato senza appello… ma Tristan non aveva smesso un secondo di amarlo e di pensare a lui. Anzi, voleva restare in quel mondo illusorio perché era l’unico in cui potesse essere davvero felice, al suo fianco, senza abbandoni e senza tradimenti.

“Tristan, torna indietro” gli disse, stringendolo e accarezzandolo. “Sono qui, adesso, non ti farò più del male, voglio solo aiutarti. Tristan…”

Il giovane avrebbe voluto rifiutare ancora il nutrimento, ma l’istinto di conservazione fu più forte di lui. Avvicinò le labbra alla sacca di sangue che Elijah gli porgeva e iniziò a bere, riprendendo pian piano vita e colore.

Quando ebbe vuotato entrambe le sacche di sangue, Elijah lo prese tra le braccia e lo portò fuori dalla cella, fuori da quelle segrete umide e spaventose, di nuovo alla luce, all’aria fresca, verso il suo appartamento. Lo portò nella sua stanza, che non era stata toccata in tutti quei mesi e che attendeva ancora il suo occupante. Lo depose delicatamente sul letto, accarezzandogli i capelli.

Tristan si stava lentamente riprendendo. Aprì gli occhi e li fissò su Elijah, annegandolo ancora una volta nell’azzurro profondo del suo sguardo. Questa volta, però, c’era un fondo di oscurità e di gelo in tanto azzurro, proprio come negli abissi oceanici.

“Potrei dirti che mi dispiace per ciò che ti ho fatto” iniziò a dire Elijah, turbato da quello sguardo, “ma non sarebbe abbastanza. Ti ho abbandonato ancora una volta e non è un alibi il fatto che la mia mente fosse sotto un incantesimo di Inadu.”

“No, non lo è, infatti” rispose Tristan con freddezza. “Ad ogni modo ne parleremo più tardi, adesso vorrei che mi lasciassi solo. Desidero fare una doccia e cambiarmi questi abiti ormai marciti.”

Elijah fece un passo indietro. L’atteggiamento gelido del giovane Conte lo straziava, ma si rendeva conto di essersi meritato tutto il suo disprezzo e la sua freddezza.

“Certo, è naturale. Fai pure liberamente, io tornerò più tardi” gli disse.

Uscì dalla sua stanza, ma non riuscì ad allontanarsi dall’appartamento privato della sua Creatura. Si appoggiò alla porta, attratto in maniera irresistibile dalla consapevolezza che, dentro, Tristan si stava spogliando e si stava recando in bagno.

Sapeva che non avrebbe dovuto pensarci, che adesso aveva Antoinette, che l’amava.

Aveva liberato Tristan, si sarebbe occupato di lui e si sarebbe fatto perdonare, ma la persona che voleva al suo fianco era Antoinette, era felice con lei…

Seguendo un impulso inarrestabile, Elijah riaprì la porta, rientrò nell’appartamento e richiuse a chiave. Sentì l’acqua scorrere sotto la doccia e si avviò verso il bagno, liberandosi dei vestiti mentre camminava.

Senza una parola entrò nel bagno e aprì la porta scorrevole della doccia, mettendosi sotto il getto dell’acqua e attirando Tristan contro il suo corpo nudo. Erano trascorsi così tanti mesi… desiderava soltanto sentire di nuovo il tepore di quella pelle vellutata, il sapore delle labbra morbide, la dolcezza del corpo elegante di Tristan incollato al suo. Prima che il giovane Conte avesse il tempo o il modo di protestare, Elijah si impadronì della sua bocca, violandola, assaporandola a lungo, esplorandola con la lingua e perdendosi in quel sapore che lo inebriava ancora e sempre. Spinse Tristan contro la parete della doccia, con la bocca che divorava la sua, lo sollevò e lo prese con passione, spingendosi nel calore del suo corpo e fondendo assieme le loro carni. Quell’unione gli parve perfetta, meravigliosa, come se fossero da sempre nati ed esistiti solo per questo. Si chiese come avesse mai potuto pensare di amare qualcuno che non fosse lui, come avesse potuto dimenticare che loro si erano creati e trasformati l’un l’altro per restare uniti in eterno. Lo possedette ripetutamente come se null’altro fosse reale, come se Antoinette non fosse mai esistita, come se non ci fosse un nemico da combattere, oscuro e letale. L’unica realtà che contava era Tristan, era la fusione dei loro corpi e delle loro anime, era il ritrovare quella parte di sé che gli era mancata per quasi un anno senza che lui lo sapesse… ma ora comprendeva e ritrovava la sua completezza.

Perduto in Tristan e in un amplesso infinito, Elijah riprendeva possesso di sé.

 

FINE

 

 

   
 
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