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Autore: ONLYKORINE    24/07/2018    2 recensioni
È finita la guerra. La scuola viene ricostruita e Ginny, Harry, Hermione e Ron tornano a Hogwarts per i M.A.G.O. Ma non va tutto come ci si aspetta. Hemione e Ron non sembrano fatti per stare insieme. E Harry e Ginny? Ce la faranno a iniziare (e mantenere) la loro storia?
Hinny e un po' di Dramione...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ritorno a Hogwarts e one shot'
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La battaglia di neve

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Ginny aveva lasciato le ragazze quando si erano ritrovate tutte e quattro.
Lei, che non era un prefetto e a cui non piacevano quelle cose organizzative, si defilò dicendo che andava in biblioteca. Ma, invece, andò verso la sala grande: era quasi ora di pranzo.
Incontrò Harry in uno dei corridoi, ma lui sembrava distratto. Gli disse qualcosa ma notò che lui non prestava attenzione. Gli chiese se Ron fosse al Tiri Vispi. Rispose di sì. (Ma lei lo sapeva già). Era ancora distratto.
“Chissà se si ricorderà di portarmi i tre filtri d’amore che gli ho chiesto…” disse, con nonchalance. Harry rispose ancora di sì. Lei sorrise: era ancora distratto. “Avevo intenzione di metterne uno nel succo di zucca di Goldstein, stasera…” Quando Harry disse ancora ‘Sì’, ridacchiò. “E un altro in quello di Neville…”

 

Harry stava di nuovo per rispondere affermativamente quando si fermò e la guardò. Non si ricordava cosa gli avesse chiesto. Merlino. Cosa doveva fare con Neville? Lei ridacchiò ancora e lui si preoccupò. Cosa aveva detto? Si grattò la testa.
“Scusa Ginny, non ero attento.”
Lei rise forte. “Avevo notato. Cos’è successo?” Oh. Niente: era stanco.
“Stamattina quando sono tornato in camera tuo fratello mi ha subissato di domande. Un sacco di domande stupide. Alla fine si sono svegliati anche gli altri e non mi ha più fatto dormire. Sono stanchissimo. Ed è colpa tua” spiegò sorridendo, prendendole la mano e spostandosi verso un punto buio. “Mi fai sempre dannare” disse ancora. Si avvicinò e la baciò.
“Già. Devo ricambiare, no? Un po’ per uno” precisò Ginny, ridacchiando.
Dopo qualche altro bacio, Harry si staccò da lei sospirando. “Andiamo a pranzo?” Ginny annuì.

 

***

 

Aveva iniziato a nevicare prima di pranzo. Nel primo pomeriggio, il cortile era coperto da almeno quindici centimetri di neve e decine di ragazzini erano nel piazzale davanti all’ingresso a tirare palle di neve.
Ginny, Camille e Astoria si erano ben coperte ed erano pronte a uscire per rendere difficile la vittoria ai piccoli nanerottoli. Camille rideva divertita mentre si nascondeva con Ginny dietro una delle statue.
Una manciata di neve volò poco lontano da loro e la rossa scappò via con due palle di notevole dimensione. Tornò ridacchiando informando l’amica di aver colpito almeno uno degli avversari. Quando arrivò anche Astoria, Camille stava preparando altre palle di neve con la bacchetta.
“Stanno passando quelli del settimo anno” disse la biondina Serpeverde.
Ginny non se lo fece ripetere due volte: aveva preparato almeno sei palle. E altre ancora erano vicino a Camille.
Scambiò uno sguardo con l’amica e poi uscirono tutte e due insieme, ai lati opposti della statua. La rossa colpì a caso: un ragazzo Tassorosso e due Corvonero. (Non sapeva chi fossero, visto che erano tutti bardati, ma gli stemmi sui mantelli e i colori delle case parlavano per loro.) Ma poi venne colpita da qualcuno, mentre si girava.
Colpita alle spalle! Inciampò e cadde, sempre ridendo. Un Serpeverde si avvicinò a lei e riconobbe Derrick, il compagno di calderone.
“Stai bene?” le chiese e la rossa rise.
“Sì, sì sto bene” rispose, ancora ridendo.
Lui sospirò e l’aiutò ad alzarsi. Quattro ragazzini del terzo anno si avvicinarono carichi di neve e Ginny fece cenno al Serpeverde di scappare. Si rifugiarono dietro la statua di prima. Dietro c’era ancora Astoria che si strofinava le mani sul viso nel tentativo di scaldarlo.
“Mike!”
Ginny vide le guance della ragazza farsi rosa acceso.
“Oh, ciao Astoria”, lui rise mentre si scuoteva dal mantello la neve.
La Serpeverde si girò verso Ginny e lei alzò un sopracciglio con intenzione: alla tosta Astoria piaceva Mike? Sorrise compiaciuta. Non era riuscita a farlo mettere con Luna (perché Luna aveva detto di no, Mike non sapeva niente dei suoi piani), ma Astoria era già cotta a puntino.
Si sporse verso il cortile e vide Camille dietro la fontana. Corse per raggiungerla. Quando si sedette vicino a lei gli fece notare i due ragazzi, che non si erano accorti che lei se ne fosse andata.
“Chi è? Non lo riconosco da qui” chiese la giovane strega.
“Derrick.”
“Oh. Mike? Allora Astoria potrebbe svenire da un momento all’altro. È uno dei pochi che non ci prova con lei. E lei ci muore dietro” disse e Ginny ghignò.
“Davvero?” Tirò fuori la bacchetta e la puntò, senza farsi vedere, verso di loro. Fece cadere dall’alto un po’ di neve proprio sulla testa di Astoria. Che rimase di sale, rabbrividì e scosse il mantello. Derrick si avvicinò e l’aiutò a far cadere la neve.
La ragazza si spaventò (o qualcosa di simile, erano un po’ lontane per capire bene) e fece dei passi indietro, ma inciampò e cadde distesa nella neve, fuori dal riparo della statua. Il ragazzo si avvicinò ancora, le tese la mano e l’aiutò ad alzarsi, ma quando videro arrivare altri ragazzini, Derrick si mise a correre e Astoria, che gli teneva ancora la mano, lo seguì.
Ginny e Camille li videro sparire dietro a una delle siepi. La rossa rimase a bocca aperta e guardò la Serpeverde.
“Dici che è andata bene?” Camille alzò le spalle in risposta.
“Non lo so. Andiamo a vedere?” Il suo sorriso sembrava un ghigno della miglior specie. Piccola Serpeverde. Ma Ginny annuì e corsero, fra le palle di neve che volavano, fino alla siepe.
Quando si affacciarono videro la Serpeverde che allungava una mano sul viso del ragazzo e si avvicinava chiudendo gli occhi. Quando le loro labbra si sfiorarono, Ginny prese la mano di Camille e riscapparono via: la battaglia di neve non era ancora finita!

 

***

 

Le prefetto del settimo anno plus (tranne Hermione che era al Ministero), avevano organizzato una riunione per le ragazze in meno di un’ora. Era quasi ora di cena quando finirono e Pansy, alzandosi dalla sedia salutò la Abbott e la Patil e uscì dalla stanza dei prefetti.
Fuori, nel corridoio, poco distante dall’uscita, un ragazzo era appoggiato al muro in attesa. Pansy lo guardò e lo riconobbe. Quando gli passò davanti lo salutò.
“Paciock.”
Il ragazzo alzò lo sguardo da terra e le fece un cenno del capo. Il rospo del Grifondoro le saltò vicino. Dovette fare uno sforzo per non fare un passo indietro. “Oscar II?” chiese, guardandolo. Paciock sorrise e scosse la testa.
“No. Cioè sì. Ma non è Oscar II” rispose lui.
“No?” Pansy volse lo sguardo in basso. Però sembrava proprio Oscar II. Vabbè che i rospi sono tutti uguali.
Il ragazzo si chinò a raccogliere il rospo e disse guardandolo: “È quello che mi hai dato tu. Ma si chiama Wilma”.
“Wilma!” La Serpeverde si tappò la bocca con la mano per coprire una risatina. “Mi spiace. Ti giuro che pensavo fosse un maschio!”
Lui alzò una spalla. “Va bene comunque. Anzi, questa non scappa” disse lui.
“Le femmine scappano meno dei maschi?” chiese lei sorridendo.

 

“Non sempre.”
Tutti e due si girarono verso il ragazzo che avanzava dal corridoio. “Ciao Ron” lo salutò Neville. Anche Pansy lo salutò.
Si avvicinò ai due che parlavano a qualche passo dalla porta della stanza dei prefetti. Aveva visto Pansy ridacchiare. Ridacchiare con Neville. Il petto gli fece male.
“Tutto bene?” chiese lei.
Quando le fu vicino le circondò la vita con il braccio in un gesto di possesso e le diede un bacio sulla guancia. “Ora sì”. E le sorrise, poi si voltò verso il ragazzo. “Che fai qui, Neville?”

 

Pansy sbuffò e gli diede uno schiaffetto sul braccio. “Non fare il troll. Sta aspettando la Abbott”.
Il viso del rosso si fece più disteso. Geloso? Davvero? Pansy sentì un formicolio nello stomaco. E sorrise. Paciock divenne tutto rosso mentre guardava verso la stanza dei prefetti. “E di cosa parlavate?”
Lei e il Grifondoro parlarono insieme.
“Di niente” disse lei.
“Del rospo” rispose Paciock.
Vide il Grifondoro spalancare gli occhi sorpreso. Non aveva raccontato a Ron del rospo.

 

Ron si fece più attento. Vide Neville strabuzzare gli occhi e guardare la ragazza con curiosità. Ehi, giù gli occhi!
“Quindi?” Il suo tono si fece più sostenuto.
“Lui non lo sa?” Neville guardò ancora Pansy con uno sguardo sorpreso. Merlino, basta! Guardò la Serpeverde che scosse appena la testa, alzando le spalle. “La tua ragazza mi ha regalato un rospo, l’anno scorso” continuò Neville.
Lei balbettò: “Io non…”
Ron la strinse con la mano che aveva posato prima sul suo fianco per farla tacere.
“Sei la mia ragazza, non discutere almeno su questo. Gli hai fatto un regalo?”

 

Pansy lo guardò: era la sua ragazza? Oh. Sorrise inconsapevolmente.
Voleva dire che non aveva regalato il rospo, ma lasciò stare.
Tossicchiò, ma Paciock intervenne prima che potesse dire qualunque cosa: “L’anno scorso Carrow uccise il mio rospo. Apposta. Lei me ne ha regalato uno per sostituirlo. Solo che pensava fosse un maschio quando in realtà è una femmina. Ecco Wilma”. E gli fece vedere il rospo. Per fortuna anche il rosso tirò indietro la testa quando glielo mise troppo vicino.
Ron si voltò verso di lei. “Gli hai regalato un rospo?” Peccato che non fosse andata così.
“Voi Grifondoro fate sembrare nobile anche un semplice tentativo di corruzione” sbottò.
“Quelle ragazze avrebbero avuto riparo nella stanza delle necessità comunque” disse Paciock e lei alzò le spalle.
“Se me l’avessi detto, mi sarei risparmiata il rospo” disse, sospirando.
Sentì Paciock ridere. E vide il rosso sempre più confuso.

 

Ma che storia era? E perché lui non la conosceva?
Ron si fece un sacco di domande. Cosa era successo l’anno prima? Quando lui non c’era? Poi Neville venne in suo aiuto e gli spiegò: “Mi ha regalato il rospo chiedendo se alcune ragazze Serpeverde potevano entrare nella stanza delle necessità a nascondersi. Ti ricordi, quando vi ho spiegato come abbiamo gestito la stanza delle necessità per nasconderci dai Carrow?” Ron annuì. E guardò Pansy, che abbassò gli occhi.
“Non è stato facile neanche per noi” ammise, sottovoce. Poi lei voltò lo sguardo verso la stanza dei prefetti e disse: “Sta arrivando la Abbott, andiamo”, lo prese per un braccio e lo trascinò via.

 

***

 

“Dovresti andare in infermeria.”
Hermione la guardava con rimprovero, mentre aspettavano in sala comune che arrivasse l’ora di cena.
“È solo un raffreddore!” Ginny starnutì ancora.
Effettivamente si sentiva un po’ stanca. Ma che diamine, quella sera ci sarebbe stata una festa e lei voleva andarci con Harry. Voleva ballare stretta a lui. Ed era una festa esclusiva, suo fratello non ci sarebbe stato, così non avrebbe osservato tutto quello che faceva e non l’avrebbe guardata tutto il tempo con lo sguardo truce.
Avrebbe dovuto chiedere a Pansy di tenerlo impegnato comunque, quella sera, per evitare, pensò sorridendo. Starnutì ancora e si soffiò il naso.
Ok, forse avrebbe potuto prendere una pozione curativa. Mica poteva andare alla festa con il naso che colava, no? Hermione continuava a guardarla.
“Puoi darmi qualcosa tu?” chiese alla riccia.
“Non ti darò niente. Non sono un medimago né un’infermiera” ribattè Hermione.
Ginny sbuffò. “Come sei noiosa…” Si guardò intorno: a chi avrebbe potuto chiedere?
“Mettiti a letto, almeno. Ti porto qualcosa di caldo dalla cucina e vedrai che domani ti sentirai già meglio” continuò l’amica scuotendo la testa come faceva la McGranitt.
Ginny sbuffò ancora. “No, stasera ho da fare con Harry”.
La riccia fece schioccare la lingua. “Giocare a palle di neve come i bambini… E sì che sei del settimo anno!” Hermione si alzò mentre la rossa sorrideva guardandola allontanarsi verso la scala del dormitorio femminile.
Raffreddore a parte, era stato un pomeriggio divertentissimo. Le aveva ricordato un po’ le vacanze di Natale alla Tana quando tutti tornavano a casa da scuola. Lei si alleava sempre con Charlie perché era uno stratega fantastico e chiunque stesse con lui vinceva sempre.
Starnutì ancora. Merlino! Vide arrivare Harry insieme a Ron e unendosi a loro, si incamminarono verso la sala grande.
“Tu sapevi che Pansy aveva regalato un rospo a Neville?” le chiese Ron. Ginny annuì. Si ricordava qualcosa del genere.
“Sì. L’anno scorso, giusto? Ma non ricordo bene…”
Harry la guardò sorridendo. Poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: “È più di un’ora che va avanti con questa storia… è geloso”. E ridacchiò.

 

“Sei geloso di Neville?” gli chiese sua sorella con quella voce nasale dovuta al raffreddore. Se non fosse stato così pensieroso l’avrebbe presa in giro di sicuro.
Ron si voltò con sguardo truce verso Harry. Poteva evitare di farsi ridere dietro?
Sbuffò e sorrise malignamente. “Non dovrei, giusto. Se non è geloso Harry…” E allungò il passo verso la sala grande.

 

Harry si immobilizzò. “Che intendeva?” le chiese.
Ginny alzò le spalle. “Non lo so. Penso ti prendesse in giro” rispose.
Il moro pensò di dover prestare più attenzione ma, in quel momento, lasciò perdere.
“Certo che hai un bel raffreddore” le disse.
Lei sorrise prima di rispondere: “È stato bellissimo, oggi. Posso tenermi il raffreddore per qualche giorno, in compenso”.
Anche Harry sorrise. La circondò con un braccio e le posò un bacio sulla testa.
“Forse stasera non dovremmo andare…” Non poté neanche finire la frase che lei lo interruppe quando capì quello che voleva dire.
“Non tirarti indietro Potter! Mi hai promesso un lento e almeno un lento balleremo!”
E sorridendo scappò via anche lei. Harry rimase lì a guardarla.
E lì lo trovò Hermione quando scese per andare a cena.

 

“Harry, tutto bene?”
Hermione guardava l’amico che fissava il corridoio (senza vederlo, ipotizzò).
Lui si girò verso di lei e le rispose: “Sì, sì”.
Si incamminarono insieme verso la sala grande. “Com’è andata oggi?” le chiese lui. Anche se erano andati nello stesso posto, non si erano visti per niente.
“Oh, bene. Kingsley mi ha fatto una proposta interessante”

 

Harry si voltò verso di lei, bloccandosi. “Riguardo cosa?”
Cosa le aveva offerto Kingsley? Lui voleva diventare un Auror e stava facendo tutta quella gavetta al Ministero, non è che Hermione aveva trovato la maniera di…
Lei divenne rossa e si guardò intorno prima di abbassare la voce.
“Per il C.R.E.P.A. ma non dirlo a nessuno, ok?” Harry sospirò sollevato.
“Certo, non preoccuparti.”

 

***

 

Ginny si sedette vicino a Pansy sulla panca dei Serpeverde. Salutò anche la Greengrass, Malfoy e Zabini.
“Hai qualcosa da darmi per il raffreddore?” le chiese e Pansy si girò verso di lei.
“Io?” chiese, stupita.
“Sì, voi Serpeverde non siete dei geni con le pozioni? Avrete qualcosa! Cosa prendete per il raffreddore?” chiese rivolta verso il quartetto.
Tutti e quattro risposero in coro: “Latte caldo e Firewhisky!” Ginny li guardò uno per uno. Davvero? Pansy annuì.
“Ok. E se non mi piacesse il latte?” Zabini ridacchiò.
“Doppio Firewhisky!” E annuì verso Malfoy, cercando approvazione. Malfoy non aveva una gran bella faccia, ma lo nascondeva bene come al solito.
Vide la Greengrass lanciare uno sguardo a Zabini che se l’avesse lanciato a lei, Ginny si sarebbe spaventata. Pansy scosse la testa.
“Non funziona così” dichiarò.
Zabini mise mano sotto al tavolo e quando la riportò su appoggiò una bottiglia vicino a lei e disse: “Si può sempre provare”.  Alzò una spalla e ignorò deliberatamente la bionda vicino a Pansy. Il moro versò in un bicchierone il liquido ambrato. Ginny lo guardò: voleva andare alla festa, voleva ballare con Harry. Lo prese senza pensarci più e lo bevve tutto d’un fiato.
“Ginny!” La mora le tolse il bicchiere di mano, ma lei lo aveva quasi finito. “Non così, lo sai. Hai mangiato almeno qualcosa?”
“Certo” mentì lei. Cosa avrebbe mai potuto farle? Era solo un bicchiere. Ok, un bicchiere bello pieno. E bello grosso.
“Sei andata a fare a palle di neve anche tu?” le chiese e Ginny annuì. Si sentiva già meglio. O tentava di convincersi? “Anche Astoria e Camille sono tornate bagnate zuppe. Daphne le ha asciugate con un incantesimo quando sono entrate in sala comune”.
La bionda annuì mentre aggiungeva: “Ridevano come oche. Neanche i primini erano in quello stato!”
La rossa rise. Ma poi immaginò che se avesse pensato anche lei ad asciugarsi, ora non si sarebbe trovata in quella situazione.
“Torno al tavolo. Ci vediamo dopo” li salutò alzandosi.
Mentre attraversava la sala grande, però, si sentì strana.
Prima di arrivare al tavolo dei Grifondoro la rossa svenne in mezzo alla sala grande. La prima persona che le fu vicino fu Pansy, preoccupatissima.

 

***

 

“Ma cosa è successo?”
Ron era entrato in infermeria come una folata di vento e stava portando scompiglio esattamente alla stessa maniera. Si scontrò contro un letto e imprecò. Sua sorella era in fondo all’infermeria. Aveva perso tempo con Seamus prima di andare a cena e quando era entrato in sala grande, c’era ancora trambusto per quello che era appena successo.
Ma lui non sapeva fosse successo a sua sorella. Quando Neville l’aveva informato dell’accaduto, si era alzato e si era precipitato in infermeria. E ora era lì e voleva vedere Ginny con i suoi occhi. E magari staccarle la testa.
Quando arrivò vicino al letto, notò che Harry era seduto vicino a lei e Hermione e Luna si erano sedute su un letto vuoto lì vicino.
“Allora? Che è successo?”

 

Ginny sbuffò. Sempre esagerato suo fratello!
“Non è successo niente” disse. Aveva ancora quella voce orribile. Sbuffò ancora.
“Tua sorella ha bevuto una pinta di FireWhisky poco prima di cena. Quando si è alzata dal tavolo è svenuta” disse Hermione.
“Ma non è vero!” Ginny le lanciò un’occhiataccia.
“Cosa hai fatto? Ma sei impazzita? E dove diavolo l’hai preso il Firewhisky?” le chiese Ron, con le orecchie scarlatte.Lei sventolò una mano per liquidare la cosa ma Harry al suo fianco, era ancora arrabbiato.
“Al tavolo dei Serpeverde, gliel’ha dato Zabini.”

 

Harry era arrabbiato con Ginny:  lei aveva bevuto a stomaco vuoto un bicchiere da una pinta di Firewhisky ed era svenuta. Lui si era spaventato da matti quando l’aveva vista cadere in mezzo alla sala grande, si era alzato e aveva fatto cadere i piatti e rotto il bicchiere da tanto si era agitato quando aveva spostato tutto per raggiungerla. E ora lei rideva! Ma non si rendeva conto? Era stata la Parkinson, che aveva trovato già vicino a lei, gli aveva spiegato cos’era successo.
Si pentì di non aver schiantato Zabini il sabato prima. In quel momento gli avrebbe lanciato un Avada Kedrava. Si rendeva conto di avere un tono sostenuto, ma non riusciva a farci niente. Guardò la sua ragazza con uno sguardo severo, ma lei non si scompose. Giusto, era abituata allo sguardo di Molly.
Ginny gli accarezzò una mano e spiegò: “Avevano detto latte caldo e Firewhisky per far passare il raffreddore. Volevo andare alla festa stasera. Volevo ballare con te. Ma non mi piace il latte…” E sorrise con quel sorriso di scuse che le riusciva così bene e a cui lui non sapeva resistere. Sospirò. Sospirò e sorrise.
“Piccola. Abbiamo tempo per ballare” le disse. Si avvicinò a lei e con la mano avvicinò la sua testa alle sue labbra.

 

“Stronzate! Sei stata un’idiota. Sarebbe potuto andare peggio!”
Ron vide Hermione annuire in approvazione alle sue parole. “Da quando frequenti i Serpeverde fai delle cose stupide!” Era così carico in quello che stava dicendo che continuò senza guardare nessuno se non sua sorella. “Da quando stai con loro, sei cambiata. Metti le gonne corte, vai alle feste a farti rimorchiare e ti lasci baciare davanti al portone! Diventerai come…”
L’espressione sul viso della sorella passò da sorpreso a incredulo alla fine all’arrabbiato. Ron se ne accorse e non riuscì a finire la frase.
Cosa stava dicendo? Perché era così arrabbiato? Sua sorella stava bene. Aveva fatto una cazzata. Chi di loro non ne aveva fatte? E allora?
Allora ce l’aveva con Neville, con il suo maledetto rospo. Non riusciva a toglierselo dalla mente. Lui l’anno scorso non c’era e sapeva che era giusto così, ma odiava perdersi le cose. E ce l’aveva con quell’idiota di Zabini. Perché lui c’era l’anno prima. E gli anni prima ancora. Ed era un Serpeverde. E aveva il dormitorio vicino a quello della sua ragazza. Beh, e poi aveva dato da bere a sua sorella una pinta di Firewhisky. Già. Si ce l’aveva con Zabini per quello. Giusto.
Ma il viso di sua sorella era strano e guardava dietro di lui. Si girò: Pansy era nel corridoio fra le file di letti e reggeva un vassoio.

 

Pansy aveva in mano un vassoio con una teiera di camomilla, biscotti e un boccetto rosso. Lo appoggiò sul comodino della rossa e le disse: “Le ho detto che non ti piace il latte caldo, così mi ha dato la camomilla. Spero che vada bene lo stesso. Dice di prendere metà di questo adesso e l’altra metà fra tre ore”.
Aveva preso in mano il boccetto per spiegarle come prendere la medicina, ma le sue mani tremavano troppo e lo appoggiò sperando che nessuno notasse niente. Si rialzò in tutta la sua (poca) altezza e si girò verso gli altri.
“Io vado. Buonanotte”, guardò il rosso e disse: “Tua sorella non diventerà mai così, non preoccuparti”.
Si incamminò verso l’uscita senza guardare in faccia nessuno, ma senza inclinare la testa. Cercò di mantenere un passo neutrale almeno fino alla porta dell’infermeria. Una volta chiusa alle sue spalle non ce la fece più: accelerò il passo finché non si rese conto di correre.
Così lui pensava che da quando la frequentava, sua sorella fosse diventata una… una ragazza facile? Non riuscì neanche a pensarla, quella parola, la parola che avrebbe usato lui, perché continuava a ripetersi ‘una come me’. Una parola che aveva sentito più volte e spesso rivolta proprio a lei. Una parola che le ricordava la madre. Si asciugò una lacrima.
Quando fu vicino alla sala grande si scontrò con la Abbott. “Parkinson, scusa non ti avevo visto” Lei scosse la testa non riusciva ancora a parlare.
“Scusami tu, Abbott.”
La ragazza la guardò un attimo prima di inclinare la testa. “Stai bene?”
“Oh, sì. Sono solo un po’ stanca” rispose la Serpeverde, non mentendo del tutto.
“Vuoi che chieda a qualcuno di sostituirti per la ronda?”
La ronda! Se n’era dimenticata! Non voleva andare alla ronda. Ci sarebbe stato anche lui. Oh, Salazar che vigliacca. Però sorrise e chiese alla Habbot: “E riusciresti a trovare qualcuno in così poco tempo?”
“Certo” rispose la Tassorosso.
Non se lo fece richiedere: la ringraziò e accettò. Non passò neanche dalla sala grande a cenare. Imboccò la strada per i sotterranei e sparì nel buio. Vigliacca. Vigliacca. E va be. Mica siamo tutti salvatori del mondo magico, no?

 

***

 

“Ron, cosa cazzo hai detto?”
Ginny esplose appena la porta dell’infermeria si chiuse dietro la Serpeverde. “Perché?” rispose Ron, osservando la porta. Capiva di aver sbagliato qualcosa. Davvero. L’atteggiamento di Pansy era stato strano. Non sapeva bene perché gli avesse detto quelle parole e se ne fosse andata. Era arrabbiata perché aveva offeso Zabini? Beh, per Godric, aveva dato un bicchiere di Firewhisky a sua sorella che non stava neanche bene! Forse lei voleva difendere l’amico?
“Come perché!” continuò la sorella “L’hai appena offesa!”
Lui spalancò gli occhi. “Ma cosa dici? Non l’ho offesa! E poi perché avrei dovuto?”
“Sei proprio un troll. Hai offeso me e lei e neanche te ne sei accorto?” gli chiese la sorella, sempre più incredula.
Ron voltò lo sguardo verso Hermione che lo guardava in maniera strana e poi verso Harry che aveva la fronte corrucciata. “Io non ho offeso nessuno…” Beh, a parte quell’idiota di Zabini.
“Beh… le tue parole sono state un po’… e poi quello che ti ha detto la Parkinson…” disse Hermione. Ma perché ce l’avevano tutti con lui?
“Ci hai appena dato della puttane! E lei è stata fin troppo gentile a risponderti così. Chissà poi perché ha difeso me e non ti ha dato un ceffone!” Ginny parlò sottovoce perché erano entrati altri ragazzini in infermeria.
“È più nobile difendere qualcuno a cui si vuole bene che se stessi” disse Luna, che non aveva detto niente fino a quel momento. Tutti si voltarono verso di lei, ma lei osservava con interesse uno dei tappi della sua collana, senza calcolare nessuno.
“Questa battaglia di neve ha fatto un sacco di vittime!” disse l’infermiera voltandosi verso di loro con sguardo severo.
Ron si avvicinò a Ginny appena la Chips fu fuori dalla loro portata e le disse sottovoce: “Non ti ho detto che sei una puttana”.
“Forse, Ron, non intendevi ma quello che hai detto…” Hermione provò a prendere la parola in sua difesa ma la rossa la interruppe: “Stronzate. Voleva o non voleva, quello che ha detto era quello. E Hai offeso anche lei”.
Ron scosse la testa sconsolato. Aveva dato della puttana a Pansy? Alla sua ragazza? Ma cos’era, un idiota? A quanto pareva, sì. Si voltò verso la porta.
“Vedi di scusarti e fallo entro stasera” gli intimò Ginny. Lui annuì senza ascoltare quello che diceva. Doveva parlarle. Che avesse capito male? Lui non ce l’aveva con lei.
“Le parlo alla ronda. Ora vado a mangiare” concluse. Non gli piaceva che gli dicesse cosa fare con Pansy. Hermione si alzò e disse che sarebbe andata con lui. Luna la imitò continuando a guardare la sua collana.

 

“Vengo anch’io” disse Harry. Si chinò a dare un bacio a Ginny e le sussurrò: “Dopo torno con il mantello”.
Ginny annuì e li guardò uscire. Si voltò verso il comodino e con la bacchetta scaldò la camomilla. Non le piaceva la camomilla. Ma preferì non dirlo e berla ugualmente. Con tutto il casino che era successo perché aveva detto che non le piaceva il latte... Sospirò.

 

***

 

“Sei stato un troll” Hermione annuì alle parole di Harry.
“Guarda che io non intendevo quello che avete capito voi. Mi avete capito male” spiegò il rosso, convinto. Harry tornò alla carica.
“Tutti quanti?” Ron lo vide alzare un sopracciglio e sospirò.
“Sono sicuro che Pansy non ha capito male” disse, senza esserne del tutto convinto.
“Infatti è stata molto affettuosa con te, prima” lo prese in giro.
Ok, qualcosa non era andato proprio nel modo giusto, ma possibile che lei avesse frainteso così tanto? Guardò Hermione. Aveva frainteso anche lei. E Luna aveva detto quella cosa strana. Ok, forse Luna non era da prendere in considerazione. O forse sì. Merlino.
Mentre imboccavano il corridoio per andare in sala grande, si imbatterono nel gruppetto Serpeverde: Malfoy, Zabini e la Greengrass camminavano in direzione dell’infermeria.
“Zabini” annunciò in tono sostenuto Ron. Come lo odiava in quel momento. Era tutta colpa sua. Il moro sorrise strafottente, quasi lo sapesse.
“Weasley” ricambiò il finto saluto.
“Cosa fai qui? Mi sembra che tu abbia già tentato di uccidere mia sorella, oggi” lo accusò il rosso, ancora nervoso.

 

Hermione e Harry si voltarono verso di lui. L’espressione del Serpeverde vacillò, ma non troppo. “Sono venuto apposta per chiederle scusa. C’è Pansy con lei?”
“No. È da sola” disse Hermione. Zabini ghignò per l’informazione, ma il suo viso si trasformò quando incrociò lo sguardo della Greengrass.
“Non andrai da lei, Zabini. Le posso portare io le tue scuse, più tardi.”
Il tono di Harry era severo e duro al punto giusto, tanto che la bionda Serpeverde gli sorrise. Harry rise quando vide l’espressione di Zabini.

 

“Dov’è Pansy?” chiese Draco dopo aver guardato, per quello che gli era sembrata mezza giornata, Hermione.
“È uscita un quarto d’ora fa dall’infermeria” gli rispose proprio la Grifondoro.
Lui aggrottò la fronte incuriosito ma non disse niente. “Possiamo tornare tutti in sala grande” disse Potter e Draco lo vide allargare le braccia e dondolarle avanti e indietro, per indicare la direzione del corridoio: marcava il territorio. Carino, pensò sarcasticamente. Gli tornò in mente Piton mentre lo pensava.
Fecero dietrofront e si incamminarono tutti nel corridoio. Cercò di rimanere indietro vicino a Hermione.
“Tutto bene?” la salutò.
Lei alzò lo sguardo verso di lui e annuì. “Sì. Oggi sono stata al Ministero” gli rispose.
“Buon per te” disse lui e riportò lo sguardo in avanti.
Poi sentì una mano piccola e calda posarsi sul suo braccio. Si girò verso di lei alzando un sopracciglio. “Mi manchi” mormorò la riccia. Draco pensò di esserselo immaginato. Lei gli stava chiedendo scusa? Alla sua maniera? Si guardò intorno velocemente. Gli altri erano un po’ più avanti e nel corridoio non c’era nessun’altro.
“Come?” chiese.
Lei sorrise mentre rispondeva. “Oh, non lo ripeterò”. Lui sorrise e velocemente le mise una mano dietro la schiena per sorreggerla e con l’altra la spinse contro il muro. Finirono sotto una delle lanterne. Draco si toccò la bacchetta in tasca e la spense.
“Mi manchi anche tu.”

 

Hermione ridacchiò: non voleva chiedergli scusa e non voleva baciarlo. O almeno, l’aveva pensato finché non l’aveva visto così vicino. Finché lui non le aveva rivolto la parola. E lì non aveva capito più nulla. Ma ora non vedeva l’ora che lui la baciasse.
Il suo stomaco brontolò rumorosamente: a pranzo aveva mangiato pochissimo perché doveva andare al Ministero e ora aveva posticipato la cena per via di Ginny.
Sentì le guance andare a fuoco e si fece piccola piccola quando lui la guardò sorridendo. “Fame?” le chiese. Lei annuì e basta.
Draco la prese per mano e si riavviò verso la sala grande. Quando entrarono Hannah gli andò incontro e chiese al biondo: “Malfoy ho avuto una disdetta, puoi venire alla ronda stasera?”
Hermione gli strinse la mano e lui si voltò verso di lei. Annuì facendogli capire che lei era in lista per la ronda e lui accettò.

 

La Tassorosso lo ringraziò e se ne andò. Draco portò Hermione al tavolo dei Serpeverde e le fece cenno di sedersi.
“Vieni tu da noi” gli disse invece lei tirandogli la mano. Come?
Si girò verso il tavolo rosso e oro: c’erano Potter e Weasley che mangiavano. Non voleva sedersi con loro, ma voleva stare con Hermione.
Si sentì molto combattuto; guardò il suo tavolo, ma loro avevano già mangiato e non riuscì a inventarsi una scusa. Ma… Un Malfoy al tavolo Grifondoro? Davvero?
Hermione lo stava già tirando verso il tavolo. Per fortuna che molti si erano già alzati. Lei si sedette sulla panca di fronte a Potter e Wealsey, che alzarono gli occhi su di lui: Potter fece quel suo sorriso strano e gli fece cenno di sedersi davanti a lui. Mentre si sedeva Weasley ghignò. Merlino, frequentare Pansy iniziava a dare i suoi frutti.
“Va là, Malfoy, sei fortunato che non c’è mia sorella. Non te lo farebbe mai scordare. Te l’assicuro” disse ridacchiando e chinò la testa per tornare a mangiare.
Già: la teppistella. Chissà come rosicherà quando lo saprà. Ghignò anche lui.
Vide Wealsey lanciare più volte l’occhio al tavolo Serpeverde. Si voltò senza farsi vedere, ma non vide Pansy. Era successo qualcosa? Ma poi Hermione gli chiese qualcosa e lui non se ne preoccupò più.

 

***

 

Ron non aveva visto Pansy da nessuna parte: né a cena, né dopo cena. Aspettò con ansia il momento di fare la ronda. Iniziava a pensare che lei fosse offesa. E visto che tutti dicevano che era stato lui a offendere le ragazze…
Si passò nervosamente la mano fra i capelli. Ma dov’era? Pensò di aspettare direttamente nella sala dei prefetti.
Fu il primo ad arrivare, con largo anticipo. Aspettò nervosamente e iniziò a compilare la pergamena. La prima che vide arrivare fu la Abbott. Aveva guardato l’uscio quando si rese conto che stava entrando qualcuno, ma aveva spostato lo sguardo quando si era accorto che non era la persona che aspettava.
Poi arrivarono Burrow e la Simmons. Arrivò anche la Serpeverde del settimo anno e subito dietro di lei arrivarono Hermione e Malfoy. Continuò a guardare la porta: sarebbe arrivata, giusto?
Arrivarono anche Goldstein e altri due Corvonero. Dieci, erano in dieci. Non si ricordava chi altro ci doveva essere, ma dieci era il numero per la ronda. Merlino: lei non c’era. Ma doveva esserci.
Riprese in mano la pergamena e disse: “C’è un errore”.
La Abbott gli andò vicino e spiegò: “La Parkinson non sta bene, è venuto Malfoy per sostituirla. Cancella il suo nome, per cortesia”. Ron alzò gli occhi verso Malfoy e Hermione. Lei scosse la testa: non lo sapeva. La vide allungarsi per parlare all’orecchio del biondo. Lui scosse la testa e si voltò verso Ron. Con un brutto sguardo, o così gli sembrò. Merlino, merlino, merlino.
Ora avrebbe dovuto aspettare la fine della ronda.

 

***

 

Ginny si stava annoiando. Alcuni dei ragazzini che erano arrivati prima di cena se n’erano già andati. Beati loro: quel posto era noiosissimo.
Dall’altra parte della stanza c’erano due letti occupati. Ma non vedeva chi c’era perché le tende dei letti erano tirate. Sentì qualcuno russare. Che due pluffe. Guardò verso la porta, ma di Harry ancora nessuna traccia.

*** Ecco il nuovo capitolo! Spero vi piaccia!!! 😊

*** E perdonate gli errori!

   
 
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