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Autore: Corvonero_mancata    24/07/2018    1 recensioni
Lily era stanca del ruolo ritagliatole su misura, e tutto ciò che faceva era dettato dal desiderio di evadere dal futuro già programmato che gli altri ponevano davanti a lei. Come se vedesse le persone costruirsi la propria strada pietra dopo pietra, e ai piedi avesse un sentiero dorato, pronto ed estraneo, con il suo nome scritto sopra. Stava fuggendo da quel percorso con tutta se stessa, ma ovunque andasse il posto era occupato, e finiva con il ritrovarsi al punto di partenza. Ogni volta.
Scorpius la capiva davvero.
Le leggeva dentro, ma non accettava i suoi comportamenti. Fuggire, lui lo sapeva bene, non ti porta in alcun luogo. Fuggire non è -ironia della sorte- una via di fuga. Per togliersi dalla pelle il tatuaggio del pregiudizio e delle aspettative, era necessario sradicare ogni pietra dal selciato e sostituirla con una nuova. Era un lavoro arduo, ma non impossibile. Forse, se Lily non l’avesse detestato, lui avrebbe potuto insegnarle come cambiare le cose. Ma lei preferiva vederlo come la persona che quasi tutti gli altri gli leggevano addosso, e Scorpius non aveva più le forze di intraprendere una lotta contro le convinzioni altrui. Anche se si trattava di Lily Potter.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Dominique Weasley, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le maschere'
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Dopo la morte di Fred, nessuno credeva che George si sarebbe ripreso.

Tutta la famiglia Weasley  era stata in lutto, e Molly piangeva ogni volta che sollevava lo sguardo verso il vecchio orologio in cucina, da cui una lancetta si era staccata la notte della battaglia di Hogwarts, ma dopo pochi mesi avevano ripreso in mano le loro vite e si erano ricostruiti.

Perché era ciò che Fred avrebbe voluto per loro.

Nessuno aveva osato mettere piede in camera dei gemelli finché Ginny non si era fatta coraggio e aveva aperto la porta, lasciandosi pervadere dal profumo familiare che le pizzicava le narici quando li abbracciava da piccola. Ogni cosa era ancora al suo posto, le Pasticche Vomitose nascoste sotto il cuscino, la scrivania ingombra di progetti incompleti. Nel silenzio echeggiavano le risate allegre di Fred, come se il tempo non si fosse  arreso alla sua morte.  Ginny aveva stretto la mano di Harry, avanzando con cautela, timorosa di frantumarsi il cuore in mille pezzi, e si era seduta sul letto del fratello.

Quando Molly e George erano saliti a cercarli, loro erano ancora lì, stretti in un abbraccio carico di significato. Il rosso aveva gli occhi lucidi, ma non si era spezzato.
Aveva accarezzato con gli occhi le superfici familiari, per imprimersi ogni particolare nella memoria come una fotografia eterna, in un’errata illusione che niente fosse cambiato, quando in realtà era cambiato tutto; si era diretto a passo spedito verso la finestra. Con la bacchetta aveva sussurrato un incantesimo, e all’improvviso erano apparse due lettere. Si era voltato, con un groppo alla gola e la voce tremante, e le aveva consegnate a sua madre. Molly le aveva afferrate, tenendole strette come un’ancora a cui aggrapparsi per non affondare nell’oblio, e aveva sorriso.

Fred e George sapevano di correre un rischio. Un grande rischio, soprattutto per la trasmissione radio che avevano creato insieme a Lee Jordan. Questo tuttavia non li aveva mai fermati.
Loro sostenevano fermamente che solo la speranza poteva battere Voldemort e spingere le persone a lottare, e avevano deciso di non arrendersi. Quando era giunta la notizia della battaglia, non avevano esitato a partecipare, insieme.

George era scoppiato in lacrime, e con mani incerte aveva aperto la busta che teneva tra le dita. Tra un singhiozzo e l’altro, aveva raccontato alle madre l’ultima idea geniale che aveva portato a termine con Fred, e le aveva mostrato la lettera. In quelle poche frasi erano raccolte le parole non dette tra i due gemelli.
Non erano ingenui, percepivano il pericolo imminente, e pochi giorni prima che il mondo andasse in pezzi si erano scritti qualcosa che si auguravano di non dover mai leggere, qualcosa che conteneva amore e forza.

Speranza.

La lettera di Fred era la viva testimonianza della persona che era stato, e come un talismano aveva protetto George dal crollo definitivo, spingendolo a ricominciare. Il gemello aveva riaperto i Tiri Vispi, si era avvicinato a un Percy pieno di sensi di colpa, e aveva sposato Angelina. I suoi figli Fred e Roxanne l’avevano reso orgoglioso proprio come suo fratello sarebbe stato di lui, e tutti i nipoti lo reputavano lo zio migliore del mondo. Si era rialzato dalle macerie grazie a Fred, era andato avanti per lui, e per il futuro che gli aveva promesso di costruirsi.

Dopo la sua morte, nessuno credeva che ce l’avrebbe fatta.

Erano passati anni, e George Weasley era ancora il solito bambino troppo cresciuto, lavorava nel suo negozio di scherzi e si divertiva a spaventare con ragni giganti suo fratello Ron.
Nessuno credeva che ce l’avrebbe fatta, neanche sua madre.

Molly era scoppiata in lacrime quando, mesi dopo la battaglia, la bacchetta che teneva in mano si era trasformata in un topo di gomma e il figlio era uscito dal suo nascondiglio.
Nessuno credeva che ce l’avrebbe fatta, ma George ci era riuscito.

Era andato avanti, proprio come Fred gli aveva chiesto di fare nella sua lettera.
Aveva imparato a convivere con il vuoto dentro di sé, un baratro incolmabile che niente, neppure l’amore della sua famiglia, poteva riempire del tutto.

George si era abituato a sentirsi chiamare al singolare, anche se “Signor Weasley” gli suonava freddo e anomalo nelle orecchie, e aveva ricostruito Hogwarts e i suoi passaggi segreti, per permettere a nuovi studenti di continuare l’opera. Era rimasto in piedi mentre tutto crollava, cercando di accettare il presente, e non si era più guardato allo specchio, nel terrore che l’immagine riflessa lo mettesse in ginocchio.
Il giorno del suo matrimonio aveva pianto sulla tomba del fratello.


Aveva chiamato il figlio con quel nome doloroso e familiare.

Si era circondato di risate, nella speranza che un giorno quella di Fred avrebbe rotto il silenzio.
Ma non era successo, e non sarebbe mai accaduto. Non più.

Guardando l’allegro gruppetto di Serpeverde entrare dalla porta con i cappotti ricoperti di neve, i suoi nipoti che avanzavano nella folla a testa alta, il ghigno sul volto di Lorcan e la smorfia maliziosa di Scorpius, sorrise. Fred sarebbe stato orgoglioso di loro.

Nonostante la divisa verde-argento Lily e Albus si erano dimostrati degni eredi della mappa del Malandrino, e Dominique sembrava aver preso tutto da Bill -tranne i capelli-, mentre il giovane Malfoy era l’esatto opposto del padre quando frequentava la scuola.
Insieme avevano dato del filo da torcere alla preside McGrannitt, persino più di quanto Fred Jr e James Sirius avessero fatto prima di prendere i M.A.G.O.

I gemelli Scamander poi, erano un salto nel passato. Identici, gli occhi azzurro cupo e i capelli scuri, il sorriso malandrino sulle labbra, una scintilla cattiva nello sguardo, e la totale consapevolezza di poter contare l’uno sull’altro anche nei momenti peggiori, come una punizione. Le loro feste erano le migliori, e Peeves li stimava. Il vecchio poltergeist non aveva mai dato il suo appoggio a nessuno, tranne lui e Fred, e questo la diceva lunga. George li aveva incontrati anni prima, alla festa di compleanno di un Harry imbarazzato, mentre la povera Luna cercava di evitare che facessero esplodere le fette di torta in faccia agli invitati.
Quando il pasticcino di Ron si era trasformato in un ragno, tra le risate generali e il suo sguardo atterrito, aveva subito pensato che quei due bambini minuscoli sarebbero stati all’altezza del magico duo Weasley.
E non si era sbagliato.

Se Fred fosse stato ancora vivo.. non avrebbe esitato ad aiutarli, e George si era rapidamente trasformato nel loro mentore, spingendo così sulla cattiva strada anche i fratelli Potter -non che ne avessero bisogno- e il giovane Malfoy. A dispetto di ciò che tutti avevano pensato, Draco si era rivelato d’accordo.
Se si tratta di provare la supremazia dei Serpeverde e di mio figlio, aveva detto con un sorriso, sono sempre d’accordo.

Certo, George era un Grifondoro convinto, ma di fronte alle idee geniali di Lorcan e Lysander, e agli occhioni di Dominique e Lily, non si era tirato indietro. Come avrebbe potuto? Era pur sempre un Weasley, un rosso dal cuore tenero e l’entusiasmo di un bambino. Quei ragazzi avrebbero fatto molta strada.

Anche se lui e Fred erano stati abili a non farsi scoprire, se l’allora professoressa McGrannitt aveva chiuso gli occhi pur di vincere la Coppa, e se la Umbridge e il Ministero si erano meritati i loro scherzi, la nuova generazione di Malandrini era al loro stesso livello. Incuranti del pericolo ma assai attenti ad agire nell’anonimato, appoggiati da gran parte della scuola, aiutati da Peeves, e segretamente adorati dalla preside che molto spesso li rimproverava senza punirli.. erano un gruppo affiatato e imbattibile.

Non avrebbe esitato a definirli suoi eredi.
Suoi, e di Fred. Loro.

— Ehi zietto! Potresti aiutarci con gli ultimi preparativi della festa? — La voce di Lily irruppe nel caos che li circondava come una cascata d’acqua fresca. Era limpida, allegra. E sconsiderata. Sorridendo, George scese le scale che portavano al pianoterra, invaso da studenti e ragazzi ormai cresciuti in cerca del regalo perfetto, e atterrò davanti al gruppo di Serpeverde.

— Cosa vi serve? — chiese, allargando le braccia per indicare gli immensi e stracolmi scaffali attorno a loro. — Non fatevi problemi ragazzi, potete prendere ciò che volete e star certi che non dirò niente a nessuno. Soprattutto ai vostri genitori! — aggiunse, con una smorfia malandrina sul volto.
— Abbiamo bisogno di qualcosa per evitare che la situazione ci sfugga di mano..— iniziò Lorcan — L’ultima volta dei Grifondoro ubriachi hanno provato a intrufolarsi nei nostri dormitori, alcuni idioti se ne sono accorti e per poco non scoppiava una rissa.. non è stato un bello spettacolo. La mattina dopo abbiamo dovuto ripulire tutto, e nessuno di noi ha intenzione di rifarlo! — gli altri annuirono concordi. —  Perciò abbiamo pensato di usare le tue Merendine Marinare.. —s’interruppe, mentre uno malizioso passava sulle iridi color zaffiro.

— Con i Pasticcetti Svenevoli e le Crostatine Canarine risolveremo tutti i nostri problemi. — concluse Lysander al posto del gemello.
— Penso che si possa fare. Perché non prendete anche le Pasticche Vomitose? Potreste usarle con gli ubriachi molesti. — George strizzò un occhio in direzione di Scorpius — Ho l’impressione che vi serviranno.. com’è la vostra scorta al momento? — Il ragazzo sollevò un sopracciglio fingendosi stupito.
— Non ci saranno alcolici alla festa.. secondo ciò che abbiamo riferito alla preside. — rispose il biondo — Grazie all’aiuto di mio padre, gli elfi domestici ci porteranno le bottiglie dopo l’ispezione. Le hanno trasfigurate, a prima vista sembrano del banalissimo succo di zucca. — spiegò con noncuranza.
— Buona idea. — George annuì. — Quando ho iniziato la vendita per posta dei filtri d’amore, le boccette sembravano sciroppo per la tosse. Nessuno se n’è mai accorto! — Sorrideva con lo sguardo colmo di ricordi, perso in un mondo in cui la realtà non poteva entrare. Sembrava felice, seppur scurito dalla malinconia. Ad un tratto parve riscuotersi dal suo sogno ad occhi aperti e si rivolse nuovamente ai ragazzi.

— Vi serve altro? Questa sarà la vostra ultima festa di Natale al castello.. volete fare le cose in grande, o sbaglio? — Lorcan e Lysander annuirono, cercando di non farsi notare dagli studenti che curiosavano tra gli scaffali attorno a loro. Volevano sfruttare l’elemento sorpresa, e lasciare tutti a bocca aperta.

— A questo proposito.. avremmo una richiesta particolare da farti. — esordì Albus, giocherellando con una boccetta dalle sfumature violacee. George si avvicinò e sorrise malizioso.
— Al vostro servizio. — disse con un inchino, la giacca che brillava alla luce intensa delle decorazioni.
— Vorremmo concludere la festa con dei fuochi d’artificio. Il professor Lumacorno ci ha dato il permesso a patto che li facciamo esplodere nel parco..  — Dominique finse d’ispezionare un vasetto azzurro, contente una crema che -stando all’etichetta- avrebbe annullato ogni brufolo sulla sua pelle.
— Dev’essere una sorpresa. — aggiunse Lorcan.
— Già! La preside non ne sa niente.. e non deve saperlo. Vogliamo ringraziarla, e divertirci. E in questo.. chi meglio di te può aiutarci? — Lily guardava lo zio con sguardo luminoso, le iridi castane che sembravano oro liquido.

— Inoltre, dei fuochi d’artificio per un finale a sorpresa decreterebbero la nostra supremazia sulla altre Case in modo definitivo. — Lysander e Scorpius si guardarono, nello sguardo una luce selvaggia che saettava dall’uno all’altro senza perdere forza.

— Zio Ron ci racconta sempre la storia di quando, al quinto anno, avete perseguitato la Umbridge con i vostri Fuochi Forsennati Weasley..

— Ti faremo pubblicità, zietto! — All’esclamazione di Albus, che gli lanciava sguardi languidi con gli occhi smeraldini, George alzò una mano e pose fine alle preghiere dei nipoti. Quei ragazzi erano tremendi, ed era certo che si fossero arrampicati sugli specchi per convincerlo, ma li avrebbe aiutati. Non poteva non farlo, se lo meritavano. Lentamente, prese la parola. Si stava divertendo.

— Penso proprio.. — esordì con voce grave — che stavolta la situazione sia seria. Non so cosa sia passato nelle vostre menti perverse, ma io non ho alcuna intenzione.. — fece una pausa, gustandosi il momento — di non aiutarvi. — L’espressione perplessa e sconsolata lasciò il posto alla felicità.

Lily corse ad abbracciarlo, i gemelli si diedero il cinque. Dominique e Albus lo sommersero di ringraziamenti, mentre Scorpius si fissava le mani, impacciato. George lo guardò.
Inizialmente aveva dubitato della famiglia Malfoy, ma conoscendo il giovane si era ricreduto: non c’erano tracce, se non fisiche, della persona che Draco era stato tanti anni prima. Suo figlio era diverso, diverso in senso buono. Gli diede una pacca sulla spalla, poi si rivolse ai ragazzi.

— Ho una nuova fornitura di Fuochi Forsennati in magazzino. Sono brevettati, ma ancora non li ho messi in commercio perché volevo fare un  lancio coi fiocchi. Potete usare quelli, mi fareste pubblicità. Chi vuole venire con me a prenderli? — Tutti si voltarono verso Lysander, che teneva in mano una minuscola Puffola Pigmea dall’aria timida.
— Perché io? — chiese, stupito.

— Perché l’idea dei fuochi d’artificio è stata tua. E sei tu che hai preparato le decorazioni e organizzato tutto nei minimi dettagli.. esageratamente nei minimi dettagli. — rispose Scorpius, alzando gli occhi al cielo.

— Non fare quella faccia, Malfoy! Volevo solo che fosse tutto perfetto. — ribatté il gemello, mentre si passava una mano tra i capelli. Gli occhi gli scintillavano come biglie color del mare.
— E ci hai quasi mandati al San Mungo!
— Lorcan, non iniziare! Soltanto perché mi piace avere tutto sotto controllo, non significa che io sia uno psicopatico. — Vedendo i suoi amici ridere sotto i baffi, Lysander sbuffò. — Allora? Sono serio!

— Anche noi, fratellino, anche noi. Stavamo solo pensando che, magari.., sarebbe meglio se andassi tu con George per evitare crisi isteriche dell’ultimo minuto se qualcosa andasse storto. Lo facciamo nel tuo interesse.. — Le reazioni del gemello davanti agli imprevisti erano esagerate, e famose. Tutto il castello si ricordava le grida della preside quando, per l’ennesima volta, Lysander aveva cacciato il fratello dal dormitorio perché gli aveva messo in disordine l’armadio. Erano volati incantesimi di ogni genere, finché un idiota di Tassorosso, un certo Finch-Fletchley, non aveva suggerito ai due di smetterla.

Lorcan gli aveva lanciato il costoso shampoo del gemello, per scatenare ancora di più la sua ira, ed era stato bandito dal dormitorio. Aveva dormito in Sala Comune per qualche giorno, finché la preside non era intervenuta. Lysander era furioso, a differenza del fratello. Lorcan si divertiva come un matto a prenderlo in giro e farlo arrabbiare, seppur ai danni della quiete pubblica.

— Nel mio interesse? Bah, io non vi capisco. Vi comportate come se fossi vittima dei Nargilli, e non lo sono!
— Se lo dici tu.. — iniziò Lorcan, pronto a ribattere. Dominique lo interruppe, posandogli una mano sul braccio, consapevole che se avessero iniziato a discutere non sarebbero tornati a Hogwarts in tempo per le vacanze di Natale.
— Lys, quello che stavamo cercando di dire è che NOI -non quell’idiota di tuo fratello- saremmo felici se scegliessi tu, dato che ti sei impegnato tanto. Immagina cosa succederebbe se comprassimo dei fuochi d’artificio gialli e blu.. sarebbe un disastro! — vedendo il gemello annuire, più convinto, aggiunse — Lorcan non è capace di abbinare neanche i colori della divisa, vuoi davvero affidargli questo compito? — lasciò cadere la frase in sospeso. Il moro al suo fianco la guardava allibito.

Lily sogghignò, complimentandosi mentalmente con la cugina per essersi fatta valere e aver lasciato senza parole Lorcan: era troppo abituato alle ragazze che cadevano ai suoi piedi, si meritava qualcuno che gli tenesse testa. E, a giudicare dal breve racconto della cugina riguardo la conversazione interrotta da Albus, Dominique sarebbe presto riuscita nel suo intento.

— Allora, andiamo? — George seguiva la scena sorridendo, mentre studenti eccitati gli si affollavano attorno a bocca aperta di fronte ai suoi prodotti. Lysander annuì, lo sguardo non troppo convinto, e si affrettò a salire la scale dietro il rosso Weasley.

Visto dall’alto, il negozio era un’esplosione di colori accesi, suoni improvvisi e risate, con enormi scaffali che si susseguivano fino alla vetrina, affacciata sulla strada principale.
 L’intera gamma di Merendine Marinare svettava orgogliosa all’entrata, e le Puffole Pigmee si rincorrevano tra loro vicino al bancone. I Cappelli Scudo e tutto il materiale per gli Auror era disposto con cura al piano superiore, dove un’assistente dai capelli rosa stava sistemando i prodotti per la scuola, come le Piume Autocorreggenti. Da qualche anno, George aveva messo in commercio anche il materiale per le feste, dietro suggerimento di suo figlio Fred, e gli incassi erano raddoppiati. I filtri per riprendersi dalla sbornia erano richiestissimi, dato che preparare una Pozione sarebbe stato molto più complesso, e i Fuochi Forsennati avevano persino il loro posto d’onore.

George curava quel luogo nei minimi dettagli, per mantenere viva la memoria del fratello, e maghi da tutto il mondo non mancavano di fermarvisi se visitavano Hogsmeade, Diagon Alley, o le altre città in cui -grazie ad amici e parenti- aveva aperto un negozio.

E, tutte le mattine, quando vedeva in lontananza l’enorme insegna, lui non poteva far a meno di pensare che Fred ne sarebbe stato felice.


Lily si fermò davanti a uno scaffale colmo di boccette dall’aria sfarzosa, e ne afferrò una con noncuranza. Il liquido ambrato si rifletteva nei suoi occhi, che sembravano cosparsi di polvere dorata, e le lettere luminose sull’etichetta si rincorrevano l’un l’altra per comporre parole in una lingua incomprensibile.

— Cos’è? — Albus la raggiunse alle spalle e si sporse per esaminare ciò che la sorella stava guardando.
— Un filtro d’amore. A quanto pare vanno a ruba. — rispose Dominique, indicando la folla di ragazze che si assemblava attorno a loro. Lily sbuffò.
— Come se fosse possibile far innamorare qualcuno con la magia… al massimo creano una leggera infatuazione che svanisce nel tempo! Questi filtri sono inutili, il fascino invece.. — Albus, in un tentativo ben riuscito di attirare l’attenzione sulle sue doti di Pozionista, sfoggiò un sorriso in direzione di una mora poco distante. Lei lo osservò, e con un lieve rossore sulle guance chinò la testa.

— Zio Ron mi ha raccontato che al suo sesto anno mangiò per sbaglio dei cioccolatini di papà ripieni di filtri d’amore. Dice che non è stata una bella esperienza, e non posso dargli torto, ma sono sicura che si siano divertiti tantissimo a vederlo delirare.. Potremmo darne uno a te, Lorcan! — Il ragazzo, sentendosi chiamato in causa, alzò un sopracciglio verso l’amica, che leggeva le istruzioni giocherellando con i lunghi capelli rossi.
— Perché dovresti farlo? — chiese perplesso e divertito.
— Perché muoio dalla voglia di vederti innamorato -o qualcosa di simile- di una ragazza! —rispose Lily, mentre scoccava uno sguardo rapido a Dominique. La cugina finse di non vederlo, e continuò ad esaminare una boccetta color amaranto. Se la giovane Potter non avesse saputo cogliere i segnali, come le lentiggini arrossate e la testa fin troppo china, avrebbe pensato che la sua amica fosse completamente indifferente a quello scambio di battute.

— Non ti conviene, rossa! Potresti scoprire qualcosa che non ti piacerebbe.. — Lorcan ammiccò, e si avvicinò a Dominique. Le mise una mano sulla schiena, con leggerezza, e le accarezzò i capelli con il respiro, mentre si sporgeva in avanti per prenderle dalle mani il filtro d’amore e riporlo sullo scaffale. I suoi occhi brillavano come diamanti, e la ragazza pensò che la sua pelle fosse bollente.

Stare così vicini, seppur in silenzio, la mandava in confusione. Sentiva il suo profumo, amalgamato al familiare odore che la perseguitava di notte e che la faceva impazzire di giorno, e ne era talmente pervasa da perdere la concezione del tempo e dello spazio.


— Hai intenzione di usarlo con qualcuno, sorellina? — Albus si rivolse a Lily, un lieve sorriso sulle labbra.
— Ma no! Con i miei fantastici occhi nocciola e i capelli rossi di Ginny Potter, come potrei aver bisogno di un filtro d’amore? I ragazzi già cadono ai miei piedi.. — lasciò la frase in sospeso. Sentendo la sfumatura derisoria che aleggiava tra le parole della sorella, Albus le scompigliò i ricci come quando erano piccoli, e ribatté.

— Non avevo dubbi! Io e James sapevamo che saresti diventata una rubacuori fin da quando eri  una piccoletta che piangeva sempre. Ammetto che quel pugno tirato al cugino francese di Dominique ci ha fatto perdere un po’ le speranze..
— Mi stava sempre tra i piedi! E HA PROVATO A BACIARMI! Tu cos’avresti fatto al mio posto?
— Gli avrei chiesto gentilmente di lasciarmi in pace, chiarendo la mia posizione con fermezza e senza alzare un dito. — Gli occhi smeraldini di Albus ridevano. Erano settimane che non viveva un momento del genere con Lily, e ne aveva sentito la mancanza più di quanto avesse immaginato.

— Non ti credo! Tu sei il grande Albus Severus Potter, non ti lasceresti scappare una bella ragazza neppure se ti dessero in cambio cento galeoni! — Lily sorrise di fronte all’espressione risentita del fratello.
— Chi ti ha dato il permesso di trattarmi così? Sono più grande di te, e anche più alto, più intelligente e..
— Noioso? Pieno di te? Esatto. Concordo su tutta la linea. — Albus fece per scompigliarle  nuovamente i capelli, ma la rossa si spostò ridendo.

— Farò finta di non aver sentito.. Allora, sei pronta per la festa di domani? — chiese il moro, avvicinandosi alle Puffole Pigmee esposte. Si rotolavano canticchiando brevi melodie, e tanti bambini tenevano il naso incollato al vetro per vederle, affascinati dal colore rosato e dagli occhi neri.
— Io sì, ma tu? Non mi sembra che tu abbia trovato un’accompagnatrice, o sbaglio? — Sentendosi messo alle strette, Albus emise un lungo sospiro.

Non aveva invitato nessuna ragazza perché non c’era nessuna che volesse andare davvero al ballo con lui: avrebbero fatto di tutto per accompagnarlo, ma loro volevano Albus Potter. Il figlio del Salvatore.
Non importava se avesse gli occhi verdi, o i capelli scuri, se portasse gli occhiali, se volesse diventare un Pozionista. Le ragazze volevano il suo nome, per vantarsi e sentirsi importanti.
Non cercavano amore, e neppure distrazione, desideravano un manichino apparente, un guscio vuoto fatto di poche lettere, un pizzico di fama dal gusto dolce. E lui?

Lui sarebbe andato alla festa da solo, avrebbe ballato con qualche studentessa carina, magari l’avrebbero baciato, e avrebbe retto il gioco. Si sarebbe divertito.

— Non ho bisogno di una ragazza da portare alla festa, Lils. — sogghignò debolmente — Con il mio fascino, nessuno si tirerebbe indietro. — Lily lo guardò incuriosita. C’era qualcosa di strano nel suo comportamento.
— Non posso darti torto, anche se in te non riesco a vedere quella bellezza stratosferica che attrae tutta la scuola. — iniziò — Ma potresti dirmi cosa sta succedendo? L’altro giorno hai fatto una scenata degna di James, prima hai interrotto Lorcan e Dominique, e stavi per svenire all’idea che io e Lysander stessimo insieme. Albus, non ti sei mai comportato così.. Persino Scorpius è d’accordo con me! — aggiunse, vedendo il biondo che si avvicinava. Dietro di lui, due ragazze ridacchiavano.

— Sto bene, sorellina. — il giovane Potter alzò gli occhi al cielo. Non poteva dirle di Christina, anche se non c’era esattamente qualcosa di cui parlare.
— Io non credo proprio. Sei strano, Al. — Lily replicò con fermezza, gli occhi incatenati a quelli del fratello maggiore.
— Per quanto incredibile, penso che tua sorella abbia ragione. — esordì Scorpius — E non dire che ci sbagliamo. Non credo che potremmo sbagliarci in due, né tantomeno in tre, considerando Lysander.
Sono il tuo migliore amico, e lei è tua sorella. Non mentire. — guardò il moro intento a cercare una via di fuga. Sembrava in trappola.

— Non mi sembra il momento di parlarne.. — la voce di Albus aveva una sfumatura stanca che suonava anomala tra le sue labbra, pensò Lily.
— Quindi ammetti che non “va tutto bene”.. — borbottò la ragazza tra sé e sé.
— Sarà mai il momento giusto, Al? — Scorpius sembrava preoccupato, ma nei suoi occhi c’era qualcos’altro, una luce nuova e oscura che Lily non aveva mai visto.

Il silenzio che seguì le sue parole fu frantumato dal sospiro del moro.

— Va bene, ne parleremo dopo la festa. — cedette Albus, sconsolato — Non preoccupatevi troppo, non è un problema serio, io lo posso risolvere.. potrebbe anche non essere un problema.. se solo –

S’interruppe di colpo. Una delle due ragazze alle spalle di Scorpius gli si era avvicinata, accarezzandogli leggermente il braccio, le lunghe ciglia che incorniciavano uno sguardo languido.

— Continua pure, tesoro. — disse con un sorriso malizioso — Se hai un problema, io posso provare a risolverlo.. o aiutarti a dimenticarlo. — La sua voce, in un tentativo mal riuscito di sembrare suadente, fece ridere Lily. Tentando di soffocare la risata, si mise una mano sulle labbra.

Albus aveva ripreso la sua solita espressione, senza crepe e frammenti di debolezza, e guardava la ragazza al suo fianco. Era carina, pensò, con i capelli ricci e scuri, così diversi da quelli morbidi e setosi di Christina.

— Come ti chiami? — le chiese, una punta di noia tra le sillabe.
— Amelia. Amelia Vane. — rispose la mora, stringendosi contro di lui — E tu sei Albus Potter. — il tono con cui pronunciò il suo cognome fece venire a Lily la pelle d’oca. Dalla sua espressione, sembrava che stesse per vomitare.

— Sì, lo so già. Ci conosciamo? — fu il turno di Scorpius di soffocare le risate. Solitamente il moro sarebbe stato al gioco, ma c’era qualcosa in lui.. qualcosa che rendeva difficile raggiungere uno sviluppo soddisfacente per quella ragazza.
— No, non credo. Sono al sesto anno, Grifondoro. — continuando a passare le dita sul braccio di Albus, che la guardava indifferente dall’alto, proseguì. — Forse tuo padre ti ha raccontato di mia madre Romilda. Sono sicura che ti abbia detto quanto lui fosse segretamente attratto da lei, prima di conoscere quella Weasley.

— Quella Weasley è mia madre! — Lily la scrutava torva, mantenendo però il solito ghigno sulle labbra.
Conosceva Amelia Vane fin troppo bene, sapeva quale fosse la sua reputazione, e più di una volta si era chiesta perché il Cappello l’avesse smistata in Grifondoro. Era superficiale, stupida e non mancava di vantarsi dei suoi -secondo lei- innati talenti, che per la giovane Potter erano inesistenti.

— Scusa, tu saresti? — Scorpius si appoggiò al muro dietro di lui per godersi la scena.
— Sua sorella, forse? — il tono di Lily era spietato, ma la ragazza la liquidò con uno sguardo veloce e si concentrò su Albus.
— Non hai mai sentito parlare di me? Che peccato.. — sbatté le ciglia, ormai abbracciata al moro — Potremmo rimediare. Ti va di conoscerci meglio in un luogo più appartato? — Lanciò un’occhiata alla rossa, che la guardava ancora sogghignando, e sorrise. — Conosco un posto carino e isolato dove stare un po’ insieme senza ci disturbino..

— Sono molto lieto della tua offerta ma, vedi, devo aiutare i miei amici con i preparativi della festa. Magari un’altra volta. — le rispose Albus, spostandosi leggermente.

— Sei sicuro? Potremmo fare in fretta, e poi vederci domani sera e divertirci.. — La ragazza si strinse di nuovo a lui.
— Sono sicurissimo. Sai, mi hanno parlato di te, hai ragione. Mi hanno detto che sei molto brava, e bella, ma non.. sei il mio tipo.
— Il tuo tipo? — Amelia lo guardò incredula. Sembrava che avesse appena parlato in Serpentese.

— Esatto. Vedi, in realtà.. non sono cosa ti abbiano raccontato di me, ma non mi piace conoscere ragazze troppo facili.. se capisci cosa intendo. Preferisco quelle intelligenti. E anche educate, almeno un po’. — replicò Albus, staccandosi da lei con forza. — Adesso, ti dispiacerebbe togliere la mano da lì e andartene?
Sono sicuro che troverai qualcuno con cui divertirti, Hogsmeade è grande. — La ragazza gli lanciò un’occhiata risentita, e si allontanò ancheggiando in direzione dell’amica, che la guardava da lontano.
Albus non la degnò minimamente della sua attenzione; si voltò con noncuranza verso Lily. Sua sorella non sembrava colpita dal siparietto appena concluso -non era il primo a cui assisteva- ma lo scrutava con una luce preoccupata negli occhi che lo fece trasalire.

— Che c’è che non va? Cos’ho fatto? — le domandò incerto — Volevi che me ne andassi con lei? — Lily scosse la testa, ed emise un lungo sospiro.
— Certo che no! Anche se sei caduto molto in basso, alle volte, non penso di volere Amelia Vane nella stanza accanto alla mia. — finse di rabbrividire, — Assolutamente no. Preferirei dormire con Scorpius. — concluse poi, indicando il biondo che ispezionava uno scaffale vicino a loro.

Con la coda dell’occhio, Albus vide Lorcan e Dominique parlare tra loro, con le teste vicine e nessuno spazio a dividerli. Il sorriso sulle labbra del moro sembrava brillare, acceso di una serenità nuova e inspiegabile, che non gli apparteneva. Da quando al gemello piaceva sua cugina? 

Non da molto, si disse, altrimenti se ne sarebbe accorto.

— Dormire con Scorpius? Devi proprio odiarla. — constatò, con un velo d’ironia che scivolava tra le sillabe.
— Non la sopporto. Si crede meravigliosa e onnipotente, pensa di avere sempre ragione di meritarsi tutto, ragazzi inclusi. — Lily scosse la testa. — Inoltre, è amica di quell’antipatica di Megan Corner. — aggiunse, come se questo spiegasse tutto.
— Davvero? Beh, allora è ovvio che tu non la sopporti. — il tono di Albus era venato dal sarcasmo, seppur non completamente. Il ragazzo fece un passo indietro, godendosi la reazione stizzita della sorellina, e rise.

Lei tentò di colpirlo, ma invano.

— Non puoi fare così, Al! Devi essere dalla mia parte, sei mio fratello. Io sono sempre con te, quando si tratta di schierarsi. — La piccola Potter si passò le dita tra i capelli, color del sole al tramonto grazie alle luci rossastre del negozio, sbattendo le lunghe ciglia nere e spingendo in fuori il labbro, in una pessima imitazione di James Sirius quando, a soli due anni, voleva salire sulla scopa della madre.

Fingeva di essere risentita, e tentò di trattenere le risate.

— Non funziona, Lils! E poi, tu non sei mai dalla mia parte! — Gli occhi della ragazza si strinsero in due fessure.
— Ah no? — chiese, una luce pericolosa nello sguardo.
— No. Perciò non vedo il motivo per cui dovrei appoggiarti nel tuo odio -ingiustificato- verso Megan. Lei è così carina! Simpatica, divertente, con un fisico niente male.. e un’ottima Cacciatrice. — Albus restò immobile per godersi la reazione della sorella alle sue parole. Sembrava un vulcano in eruzione.

— AL! Hai forse dimenticato quando mi ha buttata giù dalla scopa? Oppure quando ha detto a Filch che ero stata io a mettere la Povere Buio Pesto nel suo ufficio? Per non parlare di tutte le volte in cui lei e le sue amichette si sono prese gioco di me, chiamandomi Lenticchia! — Lily si teneva le mani sui fianchi.

— Certo che no! Ma anche tu non sei stata proprio carina con lei.. — Albus provò debolmente a ribattere, seppur consapevole dell’inutilità del suo gesto: quando sua sorella si metteva in testa qualcosa, era impossibile farle cambiare idea. Secondo lui, Megan era una ragazza interessante. Corvonero, figlia di Cho Chang e Michael Corner -entrambi amici dei suoi genitori. Giocava a Quidditch come Cacciatrice, e molti ragazzi la ritenevano un’ottima conquista. Lui ci era uscito una volta, al quinto anno, e non aveva niente di negativo da dire sul suo conto. Lily invece, a causa di un primo, innocente scherzo ai suoi danni, non la sopportava.

E, ad esser sinceri, il sentimento era reciproco.

— Carina? Dovrei essere carina con la ragazza più superficiale e vanitosa della scuola? Al, non dirmi che ti piace, perché ti giuro che scappo di casa. — disse la rossa, rivolgendosi al fratello. Sembrava serena, come non la vedeva da tempo. Scherzare insieme gli era mancato, pensò Albus, e probabilmente anche a lei.
— Ma no! Penso tutto ciò che ho detto, ma in realtà sono ancora..—  S’interruppe. Quello non era né il luogo né il momento adatto per parlare di Christina, e dei sentimenti che provava per lei.


— Innamorato? Di chi? — Lily lo guardava dal basso, in cerca di risposte.
Una risatina proveniente da uno scaffale poco distante si presentò come un’ottima via di fuga per Albus, che diresse lo sguardo in quella direzione senza fornire alla sorella alcuna informazione. Intuendo le intenzioni del moro, la giovane Potter fece per richiamarlo e obbligarlo a vuotare il sacco con le buone -prima che passasse alle cattive e coinvolgesse il resto del gruppo-, ma la scena davanti ai suoi occhi la immobilizzò.


Scorpius Malfoy stava parlando con una ragazza dai lineamenti asiatici e gli occhi scuri, a separarli un frammento di spazio che correva tra le labbra carnose del biondo e quelle rosse di lei.
Sembravano in procinto di baciarsi, o di saltarsi addosso da un momento all’altro, pensò Lily.

Non riusciva a sentire cosa si stessero dicendo, e non si sarebbe mai avvicinata, però cercò d’indovinare dalle loro espressioni, senza dare troppo nell’occhio. Se Malfoy l’avesse vista, si sarebbe fatto strane idee, ma non era quello il caso. Lei si stava semplicemente preoccupando.

Perché Megan Corner stava per baciare -o peggio, a giudicare dalla loro vicinanza- Scorpius?
Guardò Albus, in cerca d’indizi, ma suo fratello pareva troppo impegnato a lanciare un’occhiata stupita all’amico per rispondere alla sua muta domanda.

— Cosa ci fa lui con quella? — Gli occhi smeraldini del giovane Potter s’incatenarono incuriositi ai suoi.
— Perché t’interessa? — le disse — Non pensavo ti preoccupassi delle ragazze di Scorpius. — aggiunse poi, una punta di superiorità che svettava tra l’indifferenza ostentata — Comunque, non ne ho idea. Non mi dice il nome di tutte quelle con cui esce, e io non indago. Lo conosci, sai com’è fatto. Non s’innamorerebbe mai di una di loro, tantomeno di qualcuno che ci prova costantemente. —  concluse.

— Non s’innamorerebbe di nessuno. — ribattè Lily, gli occhi scintillanti. — Ѐ pieno di sé, e convinto di essere superiore a tutti.. probabilmente le ragazze per lui sono solo un passatempo.  — Nel frattempo, Megan si era avvicinata ancora di più al biondo, mettendogli una mano sulla parte bassa della schiena  -o così sembrava. La piccola Potter si sporse leggermente. Ah, no. Non era esattamente la parte bassa della schiena.

— Conosco Scorpius meglio di quanto lo conosca tu. Per quanto difficile da comprendere, non gli piace sfruttare le ragazze. Non si è mai innamorato, ne sono certo, ma non credo che tu abbia ragione. Se ti sforzassi.. — Albus guardò la sorella, poi si soffermò sul suo migliore amico.

— Sforzarmi di capirlo? No. E poi non dirmi che non gli piace ricevere quelle attenzioni — puntò un dito verso la coppia — perché non ti credo. Le ragazze parlano di lui come un dio -perciò suppongo che le tratti bene- ma nessuna si sognerebbe mai di stare con lui. Se ha voglia, chiunque può passare del tempo con lui, a fare chissà cosa. — Lily indicò con un cenno della testa Scorpius, a cui Megan si era avvinghiata.

— Anche a me piace divertirmi ogni tanto, ma non vado con chiunque, sorellina, lo sai bene. Se una bella ragazza ci prova con noi, e non abbiamo niente in contrario, perché rifiutare? Dubito che qualcuno abbia mai chiesto a Scorpius di passare del tempo a parlare, o di fare una passeggiata. Capisci cosa intendo? — Albus pensò a Christina. Era lontana, e gli mancava. Avrebbe voluto trascorrere le serate con lei in Sala Comune, senza obblighi, senza macigni sul petto. Non ne aveva mai parlato apertamente con Scorpius, tranne una volta, ma lo conosceva, e sapeva che anche lui..

— Va bene, hai ragione. Magari vi state solo divertendo, ma non dirmi che vorresti passare la tua vita così, con del fugace e banale divertimento.. — L’utilizzo di parole ricercate dimostrava che Lily si stava sciogliendo, ormai propensa ad un ritorno al sarcasmo.
— Certo che no. E non credo che lui — indicò l’amico, che si dirigeva verso di loro rapidamente — lo vorrebbe. Quando stavo con  Christina mi piaceva avere qualcuno come lei, ma adesso la situazione è diversa e..— fu interrotto.

— Allora perché hai cacciato Amelia? — il sorriso furbo di Lily lo fece atterrire. Diamine, sua sorella stava capendo tutto fin troppo bene.
— Perché nessuno sano di mente vorrebbe passare il pomeriggio con Amelia Vane. — Scorpius li aveva raggiunti, i capelli scarmigliati e una fossetta -minuscola- sulla guancia. La giovane Potter lo scrutò, e ribatté.

— Davvero? Pensavo lo stesso di Megan Corner, ma a quanto pare mi sbagliavo.. — lasciò in sospeso la frase. I gesti di poco prima parlavano da soli, a suo parere.

—  Strano, Lily, ma non ti sbagliavi. — Scorpius sogghignò, di fronte al suo sguardo incredulo. Nei suoi occhi dorati sembrava aleggiare l’incredulità più pura.
— Non si direbbe, a giudicare dal tuo teatrino.
— Mi hai spiato? Ti è piaciuto lo spettacolo? — la prese in giro il biondo.
— Assolutamente no! — reagì subito Lily, mentre suo fratello si batteva una mano sulla fronte. Quei due avrebbero continuato a discutere all’infinito, se Malfoy non avesse chiuso la conversazione. Pregò che Lysander tornasse in fretta.
— Beh, se lo dici tu.. — Scorpius inarcò un sopracciglio allo sguardo furibondo di lei — Comunque, come puoi vedere, sono qui con voi. Se avessi voluto passare del tempo con Megan, sarei rimasto con lei.

— Quindi non ti stava esplorando come una mappa? Il suo era un tentativo di prenderti le misure per un abito? Stava studiando il corpo umano? — Gli occhi di Lily dardeggiavano di sarcasmo.
— Non esattamente. — rispose Scorpius — Lei è venuta da me dicendo che la sua amica era stata rifiutata da Albus, e mi ha chiesto se anch’io avrei fatto lo stesso. A quel punto ha iniziato ad avvicinarsi e l’ho lasciata fare, finché non mi ha proposto di passare il pomeriggio con lei. Magari anche la sera, ha detto. — Albus rise, immaginando quella poveretta che pensava di avere un Malfoy in pugno. — Dunque mi sono staccato e le ho gentilmente spiegato che non avevo intenzione di appartarmi con lei, e le ho detto che ci vediamo in giro. Se mi va, ovvio. — Lily sembrava in preda ad un dibattito interiore.

— Non so se complimentarmi o essere disgustata da te, Scorpius . — gli disse. — Perché l’hai lasciata fare se non volevi stare con lei dopo?
— Ha fatto tutto da sola. — rispose il biondo, con noncuranza. — Cos’avrei dovuto fare? Mettermi a urlare? Una ragazza carina mi stava toccando, Potter, non approfittando del mio onore o qualcosa di simile. Non vedo dove sia il problema.

— Forse nel fatto che pensi di potermi permettere tutto, e ti credi Merlino in persona? — lo sguardo di Lily saettò dal fratello al giovane Malfoy. Detestava quella situazione. La detestava perché sapeva che Scorpius non aveva effettivamente fatto niente di male. La detestava perché il vero problema era lei, che si era illusa che fosse diverso. Che fosse qualcosa di più di un ragazzo viziato e superficiale. Che aveva creduto alle sue parole, alla persona che le aveva pronunciate alla Tana mesi prima.

— Siamo di nuovo qui? — chiese Scorpius, una nota sarcastica e qualcosa di nuovo, di straniero, tra le labbra.
— Qui dove?
— Al punto della discussione in cui tu mi accusi di essere una persona orribile e fredda, e io nego tutto. — le rispose. Albus alzò gli occhi al cielo: quei due sembravano fratelli più di quanto lo fossero all’apparenza lui e Lily.

— Beh, sì. Ho ragione Malfoy, sei solo talmente sicuro di te da non percepire l’arroganza che scaturisci da ogni poro. A volte mi chiedo come tu riesca a sopravvivere con l’ingombrante presenza del tuo ego che ti opprime. — Riprese la rossa, incurante degli sguardi quasi imploranti di Albus.
— Davvero Potter? Dopo anni, ancora discutiamo come due bambini non appena ci parliamo? Ancora mi accusi di essere qualcuno che non sono? Ancora ti rifiuti di crescere? — prese fiato, incatenando le sue iridi argentee a quelle dorate — Pensavo -e mi sbagliavo- che fossimo pronti a comportarci come persone civili.. ma, se preferisci discutere, va bene. Non fa differenza. — aveva un tono velato d’amaro.

— Non fa differenza, hai ragione. Tu non cambierai mai. — concluse Lily, incrociando le braccia al petto. Cosa stava facendo? Si comportava come una bambina capricciosa. Le lasciò cadere lungo i fianchi, e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, trovò lo sguardo del biondo che infuocato le accarezzava il volto. Pareva quasi preoccupato.

— Cambiare? Non ho parlato di cambiamento. Ho parlato di crescere, ed è diverso. Completamente diverso. — iniziò lui, mentre Albus raggiungeva sconsolato Lysander, di ritorno con le braccia cariche di Fuochi Forsennati — Avevo l’impressione che tra noi potesse nascere un rapporto normale, senza discussioni inutili, credevo che avessi smesso di essere una piccoletta permalosa che si rifiuta di ammettere che la sua opinione è sbagliata. — abbassò la voce avvicinandosi a lei — So di non piacerti, ma Albus e gli altri non fanno che dirmi quanto tu sia diversa da come immagino.. quindi scusa, ma avevo pensato che Lily Potter potesse essere in grado di rivalutare una persona. Una persona che, a quanto pare, detesta ancora. E senza motivo. — Rimase a fissarla, e l’oro negli occhi della ragazza parve sciogliersi a contatto con il grigio lunare delle sue iridi. Lily non riusciva a ribattere.

Non era assolutamente la prima volta che discutevano, ma lui sembrava aver dato voce ai pensieri che le volteggiavano in mente da qualche settimana, e qualcosa -simile al dubbio- le sussurrava di riflettere.

— Non ti detesto. — disse, a voce talmente bassa che Scorpius si domandò se avesse intenzione di farsi sentire o stesse parlando tra sé — Non ti detesto, ma non mi piaci neppure. Non mi piace la persona che vedo quando ti guardo, non mi piace quello che fai. — Quelle frasi, che nella sua mente sembravano così forti e giuste, suonarono deboli. Scorpius la osservò, immobile.

— Forse, se non ti piace la persona che vedi, dovresti provare a vedere oltre le apparenze. Oltre le barriere. — fece una pausa —Oltre le maschere. — e, con quelle ultime parole sussurrate, se ne andò, lasciandola lì, sola con i suoi pensieri.

Più tardi, mentre Lily arrancava sul sentiero innevato contrastando il vento, quelle parole le riecheggiarono nella mente, pure e nitide.
Oltre le maschere.
   
 
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