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Autore: Elgas    25/07/2018    5 recensioni
[ Manga Alternative Ending, Pre-Timeskip 10 Years ]
Askin è sopravvissuto alla Sanguinosa Guerra Millenaria. Graziato dai 46, inizia a lavorare presso
l'Istituto di Ricerca. Yoruichi, di nuovo a comando della Seconda Compagnia, si ritrova a vivere
un'irritante rapporto con l'ex-nemico. Insieme a
Renji, Rukia comincia il percorso nella difficile carriera di Capitano e in breve l'amicizia si trasforma
in qualcosa di più ...! Kugo, libero dai fardelli del passato, vive felicemente assieme a Kukaku. Ma
se la guerra è finita, altre battaglie si prospettano all'orizzonte ; conflitti interiori a cui molti saranno
chiamati a confrontarsi.

N.B. Storia non collegata alle light novels, in particolare We Do Knot Always Love You e Can't Fear Your Own World.
Si consiglia la lettura da PC.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Kuchiki Rukia, Kugo Ginjou, Renji Abarai, Yoruichi Shihoin
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stand by You '
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The Ephemaral Cherryblomms

Sommersi dal piacere.
Askin non riusciva ancora a capacitarsene e spesso si stupiva di come esso potesse inebriargli mente
e corpo. Era come esser rinchiuso in una confortevole cella da cui era impossibile fuggire, poiché
ogni volta una dea sensuale entrava e chiudeva la porta, gettando via la chiave. Yoruichi era così,
impacciata in talune occasioni, dannatamente sensuale in altre. Gli piaceva in entrambi i casi e
l’eccitazione cresceva a dismisura non appena l’amata si abbandonava alle sue attenzioni. Facevano
l’amore da qualche mese, ormai conosceva a memoria ogni centimetro di quel corpo perfetto, ogni
sfumatura della pelle ambrata, sapeva come stimolare i punti giusti, così da farla perdere in un
piacere senza fine. Nell’ultimo periodo, la Dea aveva sviluppato delle preferenze e le dita si
rivelavano molto utili, proprio come in quel momento. Sudata e ansimante sotto di lui, colma di
quel piacere che lui stesso le stava donando, recondito e lascivo.
Dopo aver consumato il picnic, si erano spogliati, assaporando ogni minimo bacio e carezza,
pregustando il godimento che di lì a poco sarebbe arrivato. Ed eccola Yoruichi, totalmente in balia
del suo tocco. Un gemito più forte, la schiena incarnata con violenza e l’intimità divenne umida per
la terza volta.
<< Askin … ah ... ti prego … >>
<< Ne vuoi ancora, Piccola Dea? >> chiese malizioso torturandole il collo.
<< Ah … Voglio … voglio sentirti dentro di me … >>

<< Askin …! Askin!
Ehi, brutto imbecille! >>
Un colpo ben assestato alla schiena lo fece tornare alla realtà. Uscito di prepotenza da quel
ricordo erotico, si ritrovò accartocciato al suolo, la guancia premuta contro il terreno
mentre un irritato Mayuri lo fissava dall’alto. A malincuore rammentò dove fosse e perché
lo scienziato l’avesse condotto lì. In memoria della promessa fatta a Kyoraku, il Capitano
lo stava sottoponendo a un duro allenamento per migliorare il suo zanjutsu. Peccato
fossero entrati in gioco fattori che lo rendevano un processo lento e stancante; il luogo
( una foresta collocata in una stretta valle a nord del Ventiduesimo Distretto, umida e
piena d’ogni sorta d’insetti, la cui vista però metteva sempre di buon umore Mayuri ),
le fantasie erotiche ( a cui cedeva non appena lo scienziato si allontanava per raccogliere
ingredienti utili alle ricerche ), e lo stesso Urobos ( restio o semplicemente pigro a rivelare
il nome dei propri poteri ). Esclusa questa piccola parentesi, vi erano state alcune gradite
novità; la promozione a Vicedirettore e ufficializzazione del fidanzamento, quando
Yoruichi l’aveva presentato al resto del Casato Shihoin.
Askin pregustava già il ritorno dall’allenamento; la sera infatti si sarebbe festeggiato il
Tanabana e assieme a lei aveva programmato una cena romantica con tanto di spettacolo
pirotecnico offerto dagli Shiba. Peccato Mayuri non fosse intenzionato a lasciarlo andare,
almeno fin quando …
<< Non ti deciderai a mostrarmi qualcosa di meglio di stupidi dardi avvelenati! >>
<< Facile a dirsi! >> replicò alzandosi << Urobos mi aveva avvertito che ci sarebbero voluti
mesi, o addirittura anni. >>
Rivolse un’occhiata alla propria zanpakuto, tenuta ben salda tra le mani. Qual Des
Vollmonds, Supplizio del Plenilunio, così si chiamava il Bankai. La spada aveva lasciato
il posto a una balestra di medie dimensioni, lunga circa un metro e larga una sessantina
di centimetri. L’acciaio, impreziosito da complessi fregi e decorazioni lineari, la rendeva
un’arma unica e di rara bellezza. Purtroppo, come l’altro gli aveva appena ricordato, le
novità si erano fermate a dardi di reiatsu, scoccati singolarmente o in rapida successione.
<< Tsk! Ancora con ‘sta scusa?! >> sottolineò furente Mayuri << Sei tu a dominare la
zanpakuto, non il contrario! >>
<< E Kenpachi allora? Per secoli non è riuscito a sentirne la voce, quindi non vedo cos’hai
da rimproverami. Per di più rappresento una rarità, assieme a Ichigo e Kugo. >>
<< Non me ne frega un fico secco degli altri! Io sto parlando di te! >>
Askin sbuffò, riportando l’attenzione sullo spirito comodamente appollaiato sopra un
ramo d’acero. Fischiettava, gli occhi persi nella coltre di foglie, come se fosse estraneo alla
situazione.
<< Hai i tappi nelle orecchie per caso?! >>
<< Assolutamente … >> rispose lui senza degnarlo di uno sguardo << … ma come ti
ripeto, non è ancora giunto il momento. Il mio repertorio ti è precluso, sblocca più
Activements e forse potremo riparlarne. >>

<< Tiro dardi da mattina a sera, senza mai mancare il bersaglio! Cos’altro dovrei fare? >>
Alla domanda, Urobos gli rivolse un sorriso beffardo.
<< Ah! Fosse così facile, tutti avrebbero un Bankai servito su un piatto d’argento. Mi
spiace, niente da fare. Ora, se permetti, desidero schiacciare un pisolino. >>

Detto questo, sparì rifugiandosi nella balestra.
Askin alzò gli occhi al cielo e sciolse il Bankai. Conosceva lo spirito abbastanza bene da
sapere che in quei casi era inutile insistere. Rimessa Urobos nel fodero, si rivolse
all’interlocutore in carne e ossa.
<< Anche ‘sta volta nulla da fare. >>
Mayuri mise avanti le braccia, l’irritazione dipinta in viso.
<< Tsk! Sparisci della mia vista se non vuoi una siringa piantata nel collo! >>
“ Adorabile come sempre, eh ? ”
Non osò esternare il pensiero, onde evitare di venir narcotizzato all’istante.

Lasciato lo scienziato a raccogliere erbe, si avviò sulla strada del ritorno. Con niente più
umidità e insetti strani a ronzargli attorno, assaporò con gioia il cielo estivo e le campagne
che s’estendevano a perdita d’occhio, colme di terrazzamenti di riso e frutteti.
Attraverso i vari Distretti giunse al Nono, dove si concentravano numerosi mercati, dediti
alla vendita di beni alimentari. Osservando la moltitudine di prodotti, decise di comprare
il necessario per cucinare i dorayaki*; erano dolci facili da preparare e conservare, ne
avrebbe portati un po’ al Tanabata, così da fare una sorpresa a Yoruichi. Reperire la
maggior parte degli ingredienti fu facile, dopo circa mezz’ora all’appello mancava soltanto
la cannella; non era necessaria ai dorayaki*, ma gli piaceva aggiungerla perché donava un
tocco dolce alla pastella. La ricerca di uno speziale lo portò infine a una piccola bottega
all’angolo di una stradina laterale.
Si stupì nel ritrovare spezie di ogni tipo, solitamente estranee alla cucina giapponese.
Vi erano curry, curcuma, anice stellato, ginepro, noce moscata, cardamomo, chiodi di
garofano, origano, cumino, pepi di ogni qualità, radice di liquirizia, vaniglia, zafferano,
zenzero. In polvere o intera ognuna era contenuta in ceste e in scaffali trasparenti su alti
mobili, componendo un mosaico di colori da far invidia a un quadro. Il profumo poi, era
qualcosa d’inebriante. Contagiato da un’euforia senza pari, Askin prese a compare a più
non posso, facendo scorta dei preziosi ingredienti. La proprietaria, un’anziana e minuta
signora, era una persona a modo; da dietro lo stretto bancone dispensava suggerimenti di
tanto in tanto, ben conscia di avere davanti un intenditore.
<< Ecco! Credo possa bastare >> concluse entusiasta posando l’ultimo pacchetto di una
lunga serie vicino alla cassa.
<< Direi proprio di sì giovanotto, magari ci fossero più clienti come lei, e non mi riferisco
alla quantità di acquisti, ma al modo in cui tratta le spezie. Ne ha un profondo rispetto, a
una persona della mia età, questo riempie il cuore di gioia. >>
<< Si figuri signora, ne farò buon uso! >>
<< Ne sono sicura. Allora... sono trecentocinquantasette, ma le farò un sconto di sette kan. >>
Askin prese il borsello dall’interno del kimono*. Ma in quel gesto, così innocuo e semplice,
accadde un evento inaspettato; dietro di lui, la porta si aprì e …
<< Buongiorno Kaede! >>
… il tempo si fermò.
<< Oh! Buongiorno cara! Sei qui per le radici di wasabi*, giusto? >>
<< Sì, grazie per averle tenute da parte. Volevo passare stamattina, ma alla fine non ce l’ho
fatta mi dispiace. >>
Un brivido lo percorse, sottile come le lama di un coltello, potente come un terremoto
. Incapace di pensare, Askin rimase immobile, nella speranza che la voce cambiasse
tonalità, perché quella … quella voce l’avrebbe riconosciuta tra un milione di altre.
No, non poteva essere vero …
<< Tranquilla, nessun problema. Il wasabi si conserva più a lungo intero! Ecco qui! >>
<< Grazie mille Kaede. Oh! Adesso è meglio se ti lascio, vedo che hai nuovi clienti! Buona
giornata! >>
… la voce di Annette.
Senza rendersene conto si voltò, quel tanto da poter scorgere una scia di capelli color
grano e iridi azzurre come il mare d’estate. Allora nulla ebbe più importanza, il passato
aveva bussato alla sua porta, violento e impetuoso come uno tsunami*, era lì, pronto per
essere accolto e compreso.

Era strano ripercorre il fiume del passato; bisognava star attenti, misurare ogni minima
frase, impedire ai ricordi di riaffiorare. Rifacendosi a tali precetti, Askin aveva annullato se
stesso, facendo trasparire gentilezza e cordialità. Chi era lui? Uno Shinigami, membro
dell’Istituto di Ricerca e nuovo cliente del negozio di spezie che, sulla via del ritorno, era
stato colpito alla nuca dal sasso tirato da un teppistello del quartiere. Ecco chi doveva
essere per Annette, niente di più e niente di meno; uno sconosciuto venuto segretamente e
scrutarne la nuova esistenza, una vita felice, spensierata, accanto alla famiglia.
<< Oh! È raro incontrare membri dell’Istituto di Ricerca. Deve essere una fortuna lavorare
lì >> commentò finendo di fasciargli la testa.
La voce risuonò melodiosa tra le pareti dello chashitsu*. Si erano sistemati fuori, sopra
l’enwa* davanti al giardino.
In quel semplice gesto, gli tornò in mente un’immagine lontana, persa nelle nebbie del
tempo; la villetta sul mare bruciata dalle fiamme. A parte il nome, Annette non conservava
alcuna memoria dell’esistenza terrena, fatta di gioia, amore, una vita passata al suo fianco
e conclusasi nel peggiore di modi. La sorte dell’anima però non era stata cadere
nuovamente sotto le frecce dei sicari inviati da suo padre, né finir trasformata in Hollow;
gli Dei della Morte l’avevano salvata e condotta alla Soul Society, dove, specie in quei casi,
la memoria veniva cancellata. Annette aveva continuato a vivere; si era sposata, adottando
il cognome del marito, Sugimizu Hiriko (1), giardiniere presso i Tokinada (2), una delle
Nobili Famiglie. Viveva lì, in una casetta accogliente, assieme ai figli e alla servitù.
<< Mi dispiace … >> disse lei a un certo punto, distogliendolo dal flusso di pensieri.
<< E di cosa ? >>
<< Per il danno recatogli da quelle piccole pesti. Si divertono a prendere di mira gli animali
o gli stranieri di passaggio. L’ho fatto notare più volte ai genitori, ma cosa vuole farci?
Finora non è cambiato nulla. >>
Sebbene non avesse memoria della vita terrena, Annette era rimasta una donna sincera e
gentile, proprio come la ricordava.
<< Non deve scusarsi, semmai è colpa del mio pessimo senso dell’orientamento. Mi
permetta di sdebitarmi per le cure. >>
<< Oh! Per così poco? Non deve, sul serio. >>
<< Insisto … sul serio. >>
Di risposta, lei si portò un indice al mento alzando gli occhi al cielo.
<< Ci sono! >> esclamò battendo un pugno sul palmo dell’altra mano << Se vuole può
preparare il wasabi* assieme ai ragazzi. >>
<< Certo, molto volentieri. >>
Annette richiamò i figli intenti a giocare in giardino. Finora nessun di loro aveva
degnato Askin di particolare attenzione, ma alla notizia dell’imminente preparazione del
wasabi* tutti esultarono e corsero a prendere il necessario per la preparazione del famoso
ingrediente. Hohaku, il maggiore di dodici anni, Keiko, la sorella di tre anni più giovane, e
Ume (3), la più piccola, tornarono in un lampo con tanto di coltello, tagliere, grattugia e
piattini. A turno ognuno levò le foglie e ripulì le radici; le prime vennero fatte essiccare
mentre le seconde asciugate sotto un panno. Fatti questi passaggi arrivò la parte più
divertente; lui, Hohaku e Keiko grattugiarono le radici e Ume compattò la pasta così da
creare una serie di sferette. Askin si meravigliò della sicurezza con cui i bambini
eseguivano ogni gesto, i suoi complimenti furono accolti con lieta gioia, e i tre non persero
occasione per mostrare alla madre i propri progressi.
Conclusa l’avventura culinaria, ringraziò tutti e s’avvio sulla strada del ritorno. Annette si
premurò di accompagnarlo all’ingresso. Si muoveva con passo elegante, felice di averlo
aiutato e aver regalato un momento spensierato ai figli. In quei frangenti, Askin finì per
osservarla con maggior attenzione; ne ammirò la bellezza, rimasta immutata in quasi due
secoli, i capelli simili a fili di grano, le iridi color del mare, il viso grazioso e la figura,
racchiusa in uno splendido yukata* di seta azzurra. La osservò, volgendo lo sguardo sulla
casa e il giardino tutt’attorno. Ma all’improvviso qualcosa cambiò; era come se specchiandosi
nei suoi occhi, Annette stesse cercando di riportare alla luce qualcosa. La vide esitare,
prima di abbassare il capo, le guance velate da un lieve imbarazzo.
<< Mi perdoni, potrà sembrarle una frase sciocca … però …. da quando vi ho visto, ecco io
... ho la sensazione di avervi già incontrato da qualche parte … >>
Askin avvertì una fitta, come se il cuore avesse prodotto un rumore metallico. Per un istante
tutto parve cambiare …
<< Mi dispiace, deve essersi confusa con qualcun altro. >>
…ma il passato era passato e pure quei momenti, effimeri come fiori di ciliegio, stavano
per essere sepolti.
<< Oh …non so proprio cosa mi è preso. Chiedo perdono se vi ho offeso. >>
<< Non si preoccupi, può capitare. >>
<< …È stato davvero gentile coi ragazzi. Grazie di tutto, Signor Le Vaar. >>
<< Grazie a lei. Le auguro una buona serata, Signora Sugimizu. >>
Annette lo salutò fin quando non ebbe svoltato l’angolo, seguita a ruota dai bambini,
sgattaiolati in un lampo attorno a lei.
Askin continuò a camminare senza mai voltarsi. Il cielo si stava tingendo dei colori del
tramonto quando giunse sulla soglia di casa. Entrò, bloccandosi dopo qualche passo.
Lasciati cadere i sacchetti, si tolse la fasciatura. Brividi lo scossero, fin quando non lo udì di
nuovo … quel rumore metallico rimbombargli nel petto.
Era libero.
Si inginocchiò e pianse a lungo.



Fin da quando era stata istituito nel Mondo Terreno, il Tanabata aveva ottenuto una forte
risonanza pure in quello spirituale. La festività, chiamata anche Festa delle Stelle
Innamorate, celebrava la riunione tra Orihimesui e Hikoboshi; secondo a leggenda, i due
innamorati divisi dal destino potevano incontrasi solo una volta all’anno, durante la
settima notte del settimo mese. Tutta la Soul Society si era preparata al meglio per
accogliere il lieto evento; le strade vennero abbellite con zen-washi* di ogni forma e colore,
giardini e parchi arricchiti con vasi colmi di bambù, su cui si sarebbero appesi i tanzaku*
a fine serata.
Yoruichi era in trepidante attesa; si trattava infatti del secondo Tanabata che festeggiava
assieme ad Askin. Aveva passato il pomeriggio assieme al fratello, riflettendo su cosa
scrivere nei rispettivi tanzaku*. Un’abitudine che li accompagnava fin dalla tenera età di
Yushiro.

- Onee-san*! Credo di aver trovato quello giusto! Ascolta;

Come due farfalle
da un fiore all’altro
La vita è un susseguirsi di colori

Cosa ne pensi?-
- Davvero un bel componimento, perfetto per te e Soi-fon.-
- E tu? Avanti fammi sentire! -
- Se-gre-to! Lo saprai a fine serata, -
- Uffi! Tutti gli anni la stessa storia! -

Per l’occasione avevano optato per abiti leggeri, complice un inizio Luglio particolarmente
afoso. Per lei inoltre, un elaborato intreccio di fermacapelli sollevava i ciuffi ribelli da collo
e nuca. Finito di prepararsi, lo salutò all’inizio del Secondo Distretto e attese l’amato
davanti al loro ristorante preferito, il Tengoku (4), famoso per il basashi*, di cui Askin
andava matto, e il fugu*, uno dei suoi cibi più amati.
Dopo circa dieci minuti lo vide sbucare dalla folla. Indossava un kimono* scuro, decorato
con motivi geometrici lungo le maniche. Legata all’obi*, Urobos scintillava sotto la luce
delle zen-washi*.
Entrando, vennero fatti accomodare in una veranda appartata e circondata da un glicine.
La cena fu deliziosa, ogni piatto allietò il palato in maniera afrodisiaca, il tutto condito da
chiacchiere leggere e commenti sulle varie pietanze. Eppure a Yoruichi non sfuggì
l’insolito cambiamento di Askin, più volte assorto nei propri pensieri; qualcosa aleggiava
su di lui, un’ombra indefinita e grave. Qualunque fosse la causa non era quello il luogo
dove parlarne, meglio un posto appartato, lontano da folle e orecchie indiscrete.
Conclusa la cena, rimaneva ancora un’oretta prima dell’inizio dello spettacolo pirotecnico,
così, con discrezione e senza darlo a vedere, Yoruichi lo guidò fino a un sentiero posto sul
crinale di una collinetta. L’aria era fresca, mitigata dal bosco di bambù a destra, e
l’atmosfera calma, grazie allo spazio libero arricchito da panchine e toro* in pietra sul lato
opposto. Non vi era anima viva, tutti si erano riversati nelle piazze e nelle strade vicino al
fiume per ammirare meglio i fuochi d’artificio.
<< … quindi non capisco cosa abbia da lamentarsi ogni vol- >>
<< Askin … cos’hai? >>
Lo chiese così, perentoria e senza preavviso. Del resto non era mai stata una donna di
mezze misure, specie quando doveva scuotere Askin. Lui non si girò, rimase immobile, ma
nella reazione lei non percepì risentimento o irritazione.
Passò forse un minuto prima che l’aria si muovesse, improvvisa e carica di dolore.
Askin … stava tremando … e quel suono sommesso … erano singhiozzi? Nonostante la
sorpresa, la Dea non esitò; si precipitò da lui, abbracciandolo con forza da dietro.
Nell’improvvisa quiete e vicinanza il cuore dell’amato si aprì.
<< Oggi ho rivisto Annette. >>
Yoruichi sgranò gli occhi.
Intuiva perfettamente cosa avesse significato quell’incontro; Annette, la donna amata nella
vita terrena e creduta morta fino a quel giorno. Un’anima gentile, ma senza alcun ricordo
della precedente esistenza. Appunto per questo motivo, preferì non scendere nei dettagli,
era giusto che quei ricordi, vicini e lontani, restassero di Askin.
<< Lei … è felice? >> si limitò a chiedere.
<< Sì … lo è. Felice … veramente tanto felice. No …. l’errore è stato mio … >>
<< Errore? Quale errore? >>
<< Quando ci siamo salutati ... mi ha chiesto se per caso ci fossimo già incontrati e io ... per
un’istante, per un singolo fottuto istante, ho desiderato raccontarle la verità ... >> un
tremito lo scosse e la voce tornò a macchiarsi di sofferenza << … ah … il solo averlo
pensato ancora adesso mi rode l’anima … ah … perdonami, doveva essere una bella serata,
invece ... >>
<< Ehi, guardami …! >>
Dopo una lieve esitazione, lui si girò. Aveva visto pochi uomini piangere, ma la vista di
Askin fu straziante oltre ogni immaginazione. Colme di lacrime, le iridi violette avevano
assunto un’inusuale lucentezza, rendendole simili a pietre preziose. In ogni caso non
poteva indugiare, né di fronte al cuore afflitto, né davanti tale visione. Lo cinse per il collo,
accorciando la già breve distanza.
<< Non devi vergognarti, hai capito? Non devi. >>
<< Ah … perché? Perché non … >>
<< Annette fu il tuo primo amore … è normale tu l’abbia pensato. Non hai nulla da
rimproverarti, sul serio, quindi adesso basta con queste lacrime, okay? >>
Umide erano le guance, umide erano le labbra quando si sporse a baciarlo. Lo sentì
sussultare, forse sorpreso, forse confuso, ma nel gesto successivo, ebbe la certezza di aver
dissipato ogni dubbio; lui ricambiò il bacio e in esso percepì la dolcezza del
ringraziamento unita al desiderio. La voleva, Askin, voleva il suo corpo, voleva perdersi
nel piacere e Yoruichi non poté sottrarsi al calore sempre più crescente.
In breve si ritrovò a cavalcioni sopra di lui, semi-sdraiato sull’erba, la schiena poggiata su
una roccia in mezzo alle spesse canne di bambù.
<< Ah … grazie Yoruichi … ti prego … ora … >>
Accidenti … Askin sapeva essere dannatamente provocante anche da passivo; il respiro
affannato era inebriante, il corpo reclamava attenzioni diventando bollente appena le sue
dita si fecero strada sotto il kimono*. Tra lievi gemiti non ci volle molto affinché lì sotto
diventasse duro. Lui si vergognava un po’ di questa peculiarità, ma a Yoruichi non era mai
dispiaciuto.
“ Ah … lo voglio … lo voglio dentro di me … ”
Era strano come il sesso potesse inebriarti fino a quel punto; cinque minuti prima lo stava
consolando, ed era eccoli lì, a saziare le proprie carni. Sollevò lo yukata scoprendo
l’intimità, già umida sotto il tessuto delle mutandine. Ma prima d’immergersi nel sesso più
sfrenato, unì indice e medio e, sfiorandosi sotto l’ombelico, applicò l’Hogo Shiru (5). Si
trattava del metodo contraccettivo usato nel mondo spirituale, un Kido semplice da eseguire
anche per i non Shinigami; esso creava una barriera dentro l’utero in modo da rendere
sterile il liquido seminale. Era stato introdotto dalla defunta Kirio Hikifune (6), e più volte
si era rivelato provvidenziale per mantenere l’equilibrio tra il mondo terreno e spirituale,
specie a fronte di guerre e carestie. Yoruichi avvertì un piccolo calore invaderle il basso
ventre mentre un elaborato tatuaggio andava a formarsi sulla pelle. Poi … la lucidità svanì
in un battito di ciglia; tornò su Askin, desiderosa di godere e soddisfare al meglio
l'appetito di entrambi.

Fare l’amore aveva due volti; quello riservato all’interno delle mura domestiche, e quello
sporco dove era impossibile ignorare l’istinto. L’avevano fatto lì, senza spogliarsi, senza freno
alcuno ed era stato … indimenticabile. Già … il sesso era qualcosa d'impagabile, l'estasi
dei sensi, dei sentimenti, di una vita passata insieme. Unico come abbracciarsi, un gesto
semplice ma ugualmente intenso. Eccoli lì dunque, distesi sul prato poco fuori il bosco di
bambù, stretti in un tenero abbraccio.
<< Siamo stati due volte fortunati, da qui i fuochi d'artificio si vedranno benissimo … >>
commentò Askin osservando il cielo ormai scuro.
<< Già. Ormai tutta la Soul Society è stata risanata dai danni dalla Guerra (7) e il Tanabata
sta riacquistando popolarità, grazie anche agli spettacoli di Kukaku. >>
<< Quindi la serata le frutterà molti kan … >> ricordò Askin con un nodo alla gola.
<< Oh … già … e questo significa … >>
<< Che domani non potremo rifiutare il gentile invito alla cena offerto dai “ consorti ”
Shiba, altrimenti ... ricordi cosa è successo l'anno scorso? >>
<< Sì … Kugo ti trascinò via mentre eri nel bel mezzo di un esperimento e la tua
momentanea disattenzione provocò un esplosione che … distrusse l'intera stanza … >>
<< Mayuri mi detrasse lo stipendio per sei mesi e rischiai pure di perdere il posto come
Vice Direttore … >> ricordò lui sconsolatissimo << … è proprio vero, quei due sono peggio
di un uragano, se si mettono in testa di coinvolgerti, spesso all'ultimo minuto, nulla riesce
a fermarli. >>
<< Beh, Kukaku è sempre stata così, però non avrei mai immaginato che pure Kugo lo
diventasse >> precisò Yoruichi con una punta di paura.
<< Uhm … credo sia normale finire col contagiarsi, ad esempio tu, Piccola Dea, sei
diventata molto più intraprendente nelle coccole. >>
Yoruichi si sentì avvampare. Era sempre così quando Askin si complimentava riguardo le
prodezze sessuali, ma questa volta non voleva essere da meno. Certo, da un lato si
vergognava un po’ per aver preso l’iniziativa in quel modo, ma dall’altro lui sembrava
averlo apprezzato in maniera fin troppo evidente ...
<< Da-Davvero? Beh … anche tu mi piaci quando … >>
<< Quando? >> incalzò lui con un sorriso compiaciuto.
<< Quando vieni … più volte … >>
<< Oh …! Per questo devi anche ringraziare l’Hogo Shiru se posso riem- >>
<< Okay! Okay! Ho ca-capito! >> ripensandoci forse non era pronta << Tornando seri …
tra poco comincia lo spettacolo! Tira fuori il tanzaku*! >>
<< Tan! Tan! >> esclamò Askin estraendo il biglietto ripiegato dalla tasca << Facciamo come
l’anno scorso? >>
<< Ovviamente …! >>
Secondo la tradizione, a fine serata le preghiere e i desideri si legavano ai rami di bambù,
ma loro preferivano recitarli ad alta voce, in modo da renderli più vivi e dolci. Si sedettero,
poggiati l’uno all’altra, i rispettivi tanzaku in mano* e quando i fuochi arrivarono,
scintillanti a illuminare il cielo estivo, le voci risuonarono all’unisono;

<< Trovare un rifugio
ammirare i fuochi d’artificio
proprio come la notte
in cui tutto ebbe inizio >> (8)

Il cuore le mancò di un battito. Incredibile … avevano espresso lo stesso desiderio in
ricordo di quel giorno lontano e con le medesime parole. Il corpo traboccò di felicità, il
cuore si riempì di gioia mentre incrociava il suo sguardo. Askin chiuse gli occhi,
baciandole delicato la fronte.
<< Ti amo Yoruichi. >>
<< Ti amo anch’io Askin … >> sussurrò quasi sul punto di piangere.
<< Complimenti ! Ci sei riuscito ! >>
Senza preavviso la voce di Urobos irruppe dal basso.
<< Tu … si può sapere cosa vuoi adesso? >> protestò il padrone con un lungo sospiro.
<< Solo darti una bella notizia! Buonasera Yoruichi … sei davvero in forma stasera! >>
<< Oh …! Grazie mille Urobos. >>
Raramente una zanpakuto esternava la presenza ad altre persone, ma Urobos aveva
stravisto per lei fin da subito e non perdeva occasione per sfoggiare una certa galanteria,
spesso con grande irritazione da parte del proprietario.
<< Non avrai sbirciato come al tuo solito? >>
<< Solo un occhiatina o due …! >>
Askin estrasse la spada con aria piuttosto seccata.
<< Quindi? Cosa sarebbe questa bella notizia? Sputa il rospo. >>
<< Hai chiuso ogni dubbio col passato! Ora potrò insegnarti tutte le tecniche del mio
repertorio! Certo, possiamo considerarci fortunati, c’era una possibilità su duemila di
incontrare Annette, il fato però è stato dalla nostra oggi! >>
<< Oh! Complimenti Askin! Il tuo zanjutsu farà salti da gigante adesso! >>
<< Già! Proprio una bella notizia … >> esultò lui, ma passato qualche secondo un’aura
ostile prese forma, diretta alla spada << … aspetta un attimo, cosa sarebbe quella
percentuale? >>
<< Ah! Quella?! No … niente! Perché?! >>
<< Urobos … non costringermi a lanciarti. >>
<< Va bene! Va bene! >> squittì terrorizzato << Io so-sono nato dai tuoi sentimenti,
ricordi?! Conosco il tuo passato e cosa ti abbia legato ad Annette. In questi mesi ho
cercato di guidarti verso di lei, per quando possibile; come suggeriti quale strada prendere
al ritorno dagli allenamenti e robe del genere. >>
<< Tu … piccolo! Da quanto lo sapevi?! >>
<< In-in un certo senso da sempre! Ve-vedi noi zanpakuto abbiano accesso … come posso
spiegarti … a un’ulteriore dimensione spirituale! È uguale alla Soul Society, ma avvolta da
una notte perenne e soltanto gli oggetti e persone importanti per il nostro proprietario
sono illuminati, a voler essere sintetici. Ehm … cos’è quella faccia?! Ri-ricordi?! I Bankai non
vanno serviti su piatti d’argento …! >>

<< … Vengo a recuperarti tra un po’. >>
Urobos soffriva di vertigini ed essere lanciato a grandi altezze costituiva la sua maggior
paura. Assistere alla scena fu qualcosa di così buffo da strapparle una risata. Certo, l’aver
nascosto un dettaglio così importante poteva sembrare deplorevole, ma normale se
analizzato nella criptica ottica delle zanpakuto. Lo spirito urlò e il luccichio della lama si
estinse tra i rami degli alberi, una ventina di metri più in basso.
Sbuffando Askin tornò a sedersi, le braccia e le gambe conserte.
<< Tsk! Così impara …! >>
Yoruichi sorrise e lo baciò sull’angolo della bocca. Sciolta ogni tensione come burro al sole,
lui s’infossò nell’incavo del suo collo.
<< Come farei senza di te? >>
<< Potrei dirti la stessa cosa, sai? >>
Tornarono a baciarsi, i fuochi d’artificio a illuminare il cielo, come in una lontana notte di
primavera.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Durante gli ultimi anni del Periodo Muramachi (9) un gruppo di Quincy si era ribellato
all’ideologia di Yhwach. L’Imperatore, forte della sua “ magnanimità ”, li aveva esiliati
distruggendo ogni Porta del Sole in loro possesso (10) e maledicendone la stirpe fino alla
fine dei tempi. Nel secolo successivo essi avevano migrato in lungo e in largo per tutto il
Giappone stabilendosi infine nell’Hokkaido, sopra le montagne dell’odierna prefettura di
Hakodate. I villaggi erano diventati pian piano pacifiche e colorate cittadine. I Quincy
traditori avevano prosperato, lontano dallo spettro della Guerra Millenaria e collaborando
sovente con gli Shinigami.
Uryu non scordava mai lo stupore provato la prima volta che era giunto lì assieme al
padre, poco dopo il diploma alla scuola superiore di Chubu;

- Dovrai guardarli Uryu, in quanto nuovo Imperatore, ma come farlo …. spetta solo a te deciderlo. -

La prima decisione era stata iscriversi alla facoltà di medicina presso la Hokudai dove, a
parte i corsi obbligatori, aveva studiato da privatista. La laurea in infettivologia era
arrivata dopo quattro anni e adesso il Dottor Ishida passava sei mesi tra le montagne
attorno a Hakodate e i restanti nel quartiere d’origine a Tokyo.
Come ogni mattina, si svegliò di buon ora e finito il turno nello studio privato, salì sulla
sua BMW X2 alla volta dei vari villaggi. In breve la vegetazione costiera lasciò il posto a
pini e abeti secolari, e alla neve d’inizio novembre, lassù tra le cime montuose. Durante il
tragitto ricevette una telefonata da Kurosaki e tra una cosa e l’altra il discorso ricadde su
Kazui; il piccolo aveva compiuto da poco due anni e l'idolatria del padre si era espansa a
livelli immaginabili. Anche se non l’avrebbe ammesso per nulla al mondo, Kurasaki era
diventato identico al suo Vecchio.
Uryu sorrise tra sé e, liquidato l’amico, posteggiò l’auto nel parcheggio all’entrata di
Tsushima (11). Sceso, recuperò la ventiquattrore dai sedili posteriori; dentro vi erano una
serie di fiale e siringhe per la somministrazione dell’Antidoto. Il farmaco scioglieva la
maledizione del precedente Imperatore; un simbolo nero a forma di croce marchiava ogni
nascituro fin dai tempi antichi, in modo che, una volta morti e giunti nel Wandenreich, essi
venivano riconosciuti e rilegati ai lavori più umili, senza possibilità di accedere ai ranghi
dell’esercito. Ma adesso l’Impero Invisibile non esisteva più e Uryu, assieme al padre e ai
membri più importanti delle varie famiglie, aveva stretto un patto col Gotei 13 affinché le
anime dei Quincy venissero trattate come le altre e condotte alla Soul Society.
Queste erano state le piccole grandi rivoluzioni portate dal nuovo Imperatore. Al di là del
titolo, per loro Uryu rappresentava soprattutto un dottore, una guida, una persona in cui
trovar conforto in caso di bisogno. La sua esistenza trascorreva calma, come mai prima
d’allora, seguendo i ritmi delle stagioni.
Vi erano ancora alcuni pazienti da curare a Tsushima, osservando i registri sul palmare
notò che mancavano ventisette residenti all’appello, esclusi ritardi o dimenticanze l’Antidoto
sarebbe stato somministrato a tutti. Raggiunse la piazza principale e pranzò nell’unico
ristorante presente, dove ormai era cliente abituale. Il pomeriggio trascorse sereno, nel
piccolo ambulatorio Uryu ricevette una lunga serie d’inchini e oltre a numerose
prelibatezze culinarie quali granchi, salmoni, carne di pecora, birra e pure qualche
bottiglia di vino. Meno male si era premunito di borse e un’auto dal bagagliaio capiente.
Una giornata come tante, ma Ishida Uryu ormai conosceva la cittadina come le sue tasche;
sapeva cosa, o meglio chi, l’avrebbe atteso al ritorno.
<< Fa attenzione a non rigarmi la macchina, Mari. >>
Eccola … una giovane donna poggiata sopra il muso dell’auto, ad accompagnarla una scia
di lunghi e scompigliati capelli rossi e il fumo danzante della sigaretta accesa. Mari
Yamakawa (12) era diventata una costante in quei due anni e mezzo, nonostante fosse il
suo esatto opposto; rumorosa, diretta, spesso irritante. Come avesse fatto a tollerarla fino a
quel momento rimaneva un mistero.
<< Eccoti finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi Dottore. >>
<< Non mi dire … >> ribatté sistemando i doni nel bagagliaio << … Oggi non ti sei fatta
vedere all’ambulatorio. Ho controllato i registri, manchi solo tu. >>
<< Lo so … le voci girano in fretta in un paesino piccolo. >>
Aveva parlato con una punta di amarezza, come spesso accadeva si quando toccava
quell’argomento.

- Appena il marchio sarà scomparso, io partirò. Voglio andarmene da ‘sto buco dimenticato! -

Che si stesse rimangiando la promessa? In ogni caso non erano affari suoi.
<< Se preferisci possiamo fare la settimana prossima, non è un problema. >>
<< No …! No … ormai non ha senso rimandare. >>
Uryu la scrutò e, senza aggiungere altro, la fece sedere sul sedile anteriore, poi prese la
valigetta e le somministrò l’Antidoto. Nel giro di pochi minuti il marchio di Yhwach
scomparve e il braccio tornò libero e immacolato.
<< Se avverti dei malesseri prendi una di queste al mattino … >> le raccomandò estraendo
dalla giacca una scatola di pillole e un biglietto da visita << … nel caso ti sentissi male per
altri motivi non esitare a chiamarmi, intesi? >>
Mari fissò il biglietto e con smorfia lo afferrò, riducendolo poi in piccoli coriandoli.
<< Come siamo formali Ishida, quando ti deciderai a darmi il tuo numero di cellulare,
quello privato intendo? >>
<< E tu quando la smetterai con queste richieste idiote?! >>
Irritato come non mai, Uryu si precipitò al posto di guida e attese l’uscita della “ paziente”.
Ogni speranza si frantumò appena l’altra portiera si richiuse con un tonfo. Mari … si
era letteralmente stravaccata; sedile reclinato al massimo, braccia dietro la nuca, gambe
accavallate e piedi sopra il cruscotto.
<< Accidenti! Vuoi andartene?! >>
<< Niente da fare, una promessa è una promessa. >>
<< Aspetta … in-in che senso scusa? >>
<< “Appena il marchio sarà scomparso, io partirò ” e guarda caso … tan-tan! Adesso non c’è
più! >>
<< No … non vorrai per caso … >>
<< Coraggio Dottore! Partiamo insieme! L’avventura ci aspetta! >>
Si era fatto fregare come un fesso. Ma per quale assurdo motivo, la presenza di Mari
divenne improvvisamente meno irritante.





(1) Sugi – cedro, Mizu – acqua / Hiriko – la tua venuta è benedetta

(2) In Can’t Fear Your Own World, Tokinada Tsunayashiro è una specie di Aizen alla
seconda per intenderci, un tipo mai nominato di una famiglia altrettanto ignota nel manga.
Ma tanto a noi non interessano tutti i cavilli contenuti nella Light Novel, quindi chi se ne!

Ps. L’ho inserita perché ero stufa di mettere Kuchiki e Shihoin.
Pss. Le Quattro nobili famiglie sono state nominate tutte; Kuchiki, Shihoin, Shiba e Tokinada.

(3) Lett. Hohaku – ambra, Keiko – fiore di prugno, Ume – bambina dell’acero.

(4) Lett. Paradiso

(5) Lett. Sigillo Protettivo

(6) Kirio in questa versione è morta assieme agli altri membri della Zero ( di cui solo
Ichibei è sopravvissuto ). Entrò nella Guardia Reale in seguito alle sue invenzioni che
contribuirono a un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita nella Soul Society; i
Gikon e la Gabbia della Vita ( anche se nel manga sembra che solo gli Shinigami
usufruiscano delle invenzioni della Zero, comunque ... ). Mi sembrava carino aggiungere
anche qualcosa di mio e il Sigillo Protettivo si adattava bene alla sua personalità.

(7) Riferimento ad alcuni quartieri del Rokungai. Per inciso il capitolo corrente è
ambientato tre anni e quattro mesi dopo la fine della Guerra Millenaria, che nel mio caso si
è combattuta ad Aprile e non a Giugno ( vedi Commento al Capitolo 5 e all’Extra 1 ), e un
anno e quattro mesi dopo la conclusione della Storia Principale.

(8) Riferimento alla scena simile presente nel Capitolo 3.

(9) Periodo della storia giapponese che va dal 1338 al 1573, di cui fanno le famose guerre
tra gli stati combattenti, o Sengoku, iniziate nel 1467 con la feroce disputa tra i clan Hosokawa
e Yamana per la successione alla carica di shogun.

(10) Nel capitolo 674, Ryuken si stupisce notando che la Porta del Sole del suo
predecessore funzioni ancora. Da qui … teoria! Yhwach in passato attuò numerose
distruzioni e forgiature delle stesse, magari contro coloro che nel Mondo Terreno erano
contrari alla sua ideologia.

(11) Al dispetto del resto dei nomi questo è inventato, doveva essere un luogo fittizio un
po’ come Karakura.

(12) Lett. Mari; Ostinazione o ribellione, Yamakawa; Montagna + Fiume



Glossario:

*basashi: carne di cavallo cruda servita su riso o a fettine.
*chashitsu: locale o stanza all’interno di un’abitazione adibiti alla cerimonia del té.
*dorayaki:è un tipo di dolce composto da due pancake, formati a partire dalla kasutera
(un impasto simile al pan di Spagna), e riempito al centro con l'anko, una salsa dolce
rossastra ricavata dai fagioli azuki.
*enwa: una sorta di veranda tipica delle tradizionali case giapponesi, può servire come
corridoio esterno o come comunicazione fra gli spazi interni ed esterni.
*fugu: pesce palla servito crudo.
*kimono: abito tradizionale giapponese sia maschile che femminile
*obi: fascia tipica di kimono e yukata.
*toro: lanterne di grandi dimensioni in pietra, ferro, bronzo o legno. Si trovano nei templi
o in generale per strada o nei giardini che ancora mantengono l’architettura tradizionale.
*tsunami: parola giapponese per indicare i maremoti.
*yukata: kimono estivo.
*tanzaku: foglietti di carta simboleggianti i fili intrecciati da Orihimesui, sui quali vengono
scritte preghiere e desideri.
*wasabi: pasta piccante di colore verde derivante dall’omonima radice.
*zen-washi: lanterne di carta.



Tana Oscura:

Extra piccante per il nostro Ex-Quincy e la miciona. Piccola nota di servizio per andare a rivedere il capitolo 663 per ammirare il fisico di Askin. Ah! Parto subito con lo special thanks per  KyumiKuroAkushi e il suo Ottavo capitolo di The Betrayal Covered in Ash. Perchè è da questo capitolo che è venuto l'ispirazione per il Tanabana e l' Extra ha potuto cambiare letteralmente forma e tono di narrazione. Le prime idee sulle varie scene erano completamente diverse e a dirla tutta non ne ero convinta, anche perchè sarai andata a ricalcare delle situazioni già viste; ad esempio doveva comparire anche Kisuke, ma alla fine ho deciso di concentrarmi solo su Askin e Yorucihi approfondendo alcune questioni lasciate in sospeso. Oppure uno dei figli di Annette doveva somigliare ad Askin, ma ... capite bene che le cose sarebbero diventate un tantino complicate da gestire.

E sì … cono comparsi un casino di OC! Questa è la prima volta in assoluto! Un Extra fresco e ricco di nuove parole e luoghi direttamente dal nostro amato Giappone. Ma voglio sapere cosa ne pensate di Annette e Mari? Sono due giovani donne molto diverse e sì … lo sono volutamente. Mari è stata creata all’ultimo, perché … beh un pochino mi sono affezionata a Uryu e ci tenevo a non farlo rimanere solo. <3

Per il passato di Askin potete rispolverarlo nei Capitoli 4 e 8.

Il prossimo Extra sarà l’ultimo e un po’ mi dispiace che questa mia avventura sia giunta al termine. Ma più avanti credo continuerò ad ampliare l’universo di Another End. <3

Grazie di cuore a tutti per avermi seguito fin qui,
Ci si vede a Natale con l’ultimo Extra;
Scopriremo il matrimonio tra Kugo e Kukaku, Ichibei torna in scena, alcuni destini saranno cambiati mentre nuove famiglie nasceranno <3

   
 
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