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Autore: LINIV    26/07/2018    1 recensioni
Bella Swan ha 23 anni il giorno in cui vince uno stage in Italia, presso il castello Cullen, che ospiterà per tre week end di aprile la più famosa asta di libri in edizioni rare degli ultimi anni. Affascinata da un'esperienza che la avvicinerà al mondo della letteratura, Bella attraversa l'oceano con l'anziano e misterioso professor Black, responsabile dello stage di Yale, e Alice sua inseparabile amica e collega, vincitrice anche lei dello stage. Edward Cullen, unico erede dei conti Cullen, sta per sposare Victoria, assicurando alla famiglia una successione di sangue nobile. Affascinata dal Conte Cullen, Bella entra nella vita del castello senza sapere chi sia in realtà Edward e quale segreto nasconda, ma soprattutto Bella non sa a chi appartiene la primula che ogni notte trova sul davanzale
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CAPITOLO 3
 
 
Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non scambierebbe
con l’intero possesso del corpo di lei
 
Gabriele D’Annunzio  
 
 
Un arco di pietra dopo tornanti di strada fra gli alberi. È così che cominciò la pagina più intensa che il mio destino avrebbe conosciuto. Più ci eravamo avvicinati al castello dei Cullen, più quasi non se ne scorgeva più la maestosità, ma varcato quell'arco tornai a sentirmi come se tutto fosse più grande di me. La mia passione. La città che avevo sempre sognato e ora quel pezzo di storia e architettura che ero sicura che zio James, architetto famoso in America, avrebbe amato, senza rinunciare a immaginarlo dopo le modifiche del suo tocco. Ma non tutto può essere reso migliore dal tocco dell'uomo. Ci sono cose destinate all'usura del tempo, la stessa usura che le rende imperfette, eterne, inimitabili e ci sono cose, come il cuore, che temono l'usura, la passione, la vita, poichè vorrebbero conservarsi immacolate, pure, mai sfiorate.
 
- È assolutamente divino - Alice girò intorno alla macchina senza staccare lo sguardo da tutto quello che ci circondava.
 
- Sì, direi obiettivamente notevole - il professor Black sembrava estasiato e lanciò uno sguardo alla professoressa Visconti che nascondeva parole che non aveva detto. Nel grande piazzale c'erano almeno 7 gradini che ci separavano dall'austero battente in ferro dell'ingresso principale, anche questo in una volta di pietra. Il ferro però aveva dei disegni strani, come dei piccoli triangoli. Non ci feci più caso. Almeno non in quel momento.
 
- Non posso credere che siamo arrivati - ero emozionata e tremavo dalla voglia di entrare, e vedere quella famosa biblioteca di cui avevo sempre sentito parlare. Avrei passato ventisette giorni lì dentro e la cosa non mi spaventava, al contrario di come accadeva con tutti i cambiamenti della mia vita.
 
La guardavo dalla finestra. Era magra, incerta, quasi confusa, eppure la sua figura spiccava in quel piccolo gruppo arrivato dall'America. Non era sua abitudine spiare gli ospiti che avrebbe accolto con fastidio nella sua dimora, ma il vetro antico di quella finestra, portava un disegno controsole che sposava perfettamente il profilo di quella ragazza. I lunghi capelli castani cadevano sulle spalle piegate dalla stanchezza di un viaggio così lungo. Una camicia bianca era stretta nei jeans che le fasciavano le gambe e si chiedeva di che colore fossero i suoi occhi. Che stupida era stata ad arrivare fino a lì. Che stupida era stata a non immaginare quale sarebbe stato il suo destino. Era lei? Possibile che fosse davvero lei?
 
 
- Benvenuti nella dimora Cullen, signori. Vogliate seguirmi - l'uomo che ci aprì la porta indossava un completo blu scuro e la camicia bianca lasciava i polsini in vista, anche lì mi sembrò di vedere una figura geometrica, ma anche in quel caso non prestai l'attenzione che avrei dovuto.
 
- Un sorriso sarebbe gradito - Alice mi fece sorridere come al solito, commentando l'atteggiamento di quell'uomo che ci portava in un salone di cui tanto avevo sentito parlare. Ed eccoli lì,  gli affreschi del Cavalier d’Arpino, il maestro di Caravaggio.
 
- Mai - disse il professore improvvisamente con lo sguardo estasiato. - Mai avrà valore questa visita, neanche la solo vista di questa meraviglia varrà il prezzo del biglietto. Mai.
 
- Hey, prof - Alice gli diede una pacca sulla spalla - Non vada in estasi proprio adesso, siamo appena arrivati, ci dia almeno il tempo di sistemarci e poi potrà parlarci degli affreschi, ok? - sorridemmo divertiti, perfino la professoressa Visconti che aveva varcato la soglia del castello con un'espressione quasi timorosa, adesso sembrava rilassata 
 
- Vi prego di seguirmi, vi mostro le vostre camere - ci girammo per seguire quello strano uomo, ma fu in quel preciso momento che il mio sguardo, il cuore e la mia carne si fermarono sotto lo sguardo torvo e intenso di un uomo che ci guardava dall'alto della scalinata. Mi girai verso Alice per incontrare la sua espressione, ma lei stava parlando con il professor Black. L'uomo in alto alla scalinata mi fece un cenno con il capo, come un saluto reverenziale, ma non un sorriso, neanche un piccolo segnale disteso di benvenuto, solo l'elegante e antico saluto. Era vestito con dei lunghi stivali neri e una tenuta da cavallerizzo. Mi guardò ancora, e desiderai che qualcuno si voltasse per incontrare il suo sguardo o chiedere chi fosse, ma non ci fu tempo. Scomparve dopo pochi secondi. Probabilmente era qualche rampollo della famiglia che stava andando a cavalcare così come era d'uso fra i nobili, tuttavia il sapore dei suoi occhi mi lasciò una sensazione addosso che non avevo mai provato. Spaventata. Eccitata. Incuriosita. Infastidita. Sentito tutto, e l'opposto di tutto.
 
Guardarla da vicino fu ancora più interessante. Mi sarei divertito a lottare con l'imbarazzo che quasi tutto sembrava provocarle. Non aveva neanche risposto al mio saluto, intenta solo a chiedersi chi fossi. Adesso però non era più la pietra, il vetro e il sole a dividerci, adesso erano solo scale, marmo e timore e quello non mi impedì di scoprire finalmente i suoi occhi. Era arrivata, finalmente era arrivata
   
 
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