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Autore: momoallaseconda    26/07/2018    4 recensioni
Zoro scosse il capo. “Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza, con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chissà qual era stata, tra le tante divinità che venivano adorate nel mondo, quella che aveva decretato che il tempo dovesse trascorrere più lentamente se aspettavi qualcosa. Probabilmente una di quelle buddiste... ne hanno sempre una per ogni occasione. Sanji però era certo che tale sarcastica divinità non avesse una donna in un altro stato che rischiava di sparire di nuovo da un momento all'altro o si sarebbe risparmiato una legge universale tanto cretina. Per lo meno per una questione di tatto.
Si poteva buttare anche sul filosofico: l'attesa del piacere è essa stessa un piacere! …..eccone un altro che doveva lavorare sulla propria condizione di single incallito.
Poi c'erano i proverbi. Uno cinese molto vecchio diceva che a chi sapeva attendere, il tempo avrebbe aperto ogni porta. L'aveva letto in un bagno dell'autogrill. Ora che ci pensava poteva assumere svariati significati.
Aspettare in spagnolo si diceva 'esperar'. Una coincidenza piuttosto buffa in effetti. Lui continuava esattamente a fare quello... aspettava e sperava. Sembrava un segno del destino o forse il vocabolario aveva iniziato a perdere pagine per l'usura.
Aspettare... aspettare e basta. Non doveva fare altro. Sanji si grattò la testa, stanco morto e si accomodò meglio.
Beh, certo, se per lui non era facile quell'attesa non voleva nemmeno pensare a come la stesse vivendo il marimo. Se ne stava seduto laggiù da solo, vicino alla finestra, facendo finta di essere calmo e tranquillo ma Sanji vedeva le sue mani strette a pugno e solo da quelle traspariva tutta l'ansia che lo attanagliava.
Nami se n'era andata ancora, ma stavolta perlomeno non in lacrime.
Sanji non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo la notte precedente a quella festa sgangherata dove Robin li aveva trascinati. Lui era uscito a fumare e li aveva lasciati soli a molleggiare pigramente in mezzo a decine di corpi esaltati che ballavano. Al suo ritorno li aveva trovati già al tavolo a chiacchierare con Rufy e Robin e aveva dovuto fingere che l'aria fredda della notte l'avesse fatto tornare in sé.
Zoro e Nami erano assurdamente sereni. La curiosità lo stava divorando vivo ma aveva preferito non chiedere. Non era successo praticamente nulla tra di loro (Robin stessa glielo aveva confermato), eppure sembrava fosse successo tutto.
Dopo una notte movimentata passata per lo più sveglio -troppo in ansia al pensiero di essere ad un passo da Viola e non sapere come fare per raggiungerla- si era alzato dal divano di Robin con un cerchio alla testa che per una volta non aveva nulla a che vedere con l'alcool e, mentre facevano colazione tutti insieme, Nami aveva lanciato la bomba.
Sapeva come rimediare i soldi per arrivare a Water Seven ma -e aveva guardato seria il marimo- dovevano lasciarla andare sola e non dovevano chiederle spiegazioni. Li aveva liquidati con un 'fidatevi di me' tremendamente deciso.
Robin non aveva commentato, in fin dei conti non aveva motivo per dubitare della sua parola ma Sanji e Zoro non erano stati dello stesso avviso.
Il biondo si era fatto promettere che fosse una cosa legale. Era la sua meravigliosa dea scesa in terra come un angelo per risplendere ecc ecc.. ma era pur sempre di Monkey. C. Nami che si parlava e non aveva fama di andarci per il sottile. Sanji non ci teneva a iniziare la sua vita di coppia con un furto sulla coscienza.
Zoro aveva avuto ben altri tipi di quesiti per la testa. Nami gli si era avvicinata e gli aveva fatto una carezza sulla guancia, aveva bloccato sul nascere ogni sorta di contestazione con quell'unico gesto. Lo aveva guardato negli occhi e gli aveva chiesto con un respiro di fidarsi di lei. Era bastato davvero solo quello per tranquillizzare il marimo.
Nami era uscita la mattina presto e alle dieci non era ancora tornata, Sanji iniziava a notare segni di cedimento nella maschera imperturbabile di Zoro.
Robin aveva rassicurato tutti che Viola sarebbe rimasta di certo a Water Seven fino al giorno dopo, ma non aveva idea di cosa avrebbe fatto da quel momento in poi. Probabilmente l'avrebbe saputo quando sarebbe stato troppo tardi. L'idea iniziale di prenderla di sorpresa prima che arrivasse in Italia era sfumata prima ancora di poter diventare una possibilità concreta e nel frattempo loro potevano solo aspettare che Nami tornasse con i soldi.
Sanji lanciò un'altra occhiata nervosa a Zoro, ancora immobile davanti alla finestra ad attendere il ritorno della loro amica. Aveva saputo con ritrovato stupore -estorcendolo con la forza alla stessa crapa verde- che in quel momento con tutta probabilità Nami era in compagnia di un ragazzo, lo stesso che li aveva fatti litigare il giorno precedente e Sanji doveva ammettere che se non fosse stato per le mani che pregiudicavano tutto, avrebbe ritenuto assolutamente ammirevole il suo savoir-faire.
Rufy gli passò davanti a passo di marcia. Rischiava di rimanere quasi soffocato dalla quantità di libri e vestiti che teneva in mano, ma resisteva stoicamente dal fare due giri. Poteva pure slogarsi una spalla non gli importava, tutto pur di far vedere a Robin quant'era bravo mentre l'aiutava a preparare la valigia. Sanji scosse la testa e si alzò dal divano per dargli una mano. Avrebbe lasciato volentieri Rufy alla sua dimostrazione di forza, ma non aveva di meglio da fare e l'ansia lo stava uccidendo.
Il campanello risuonò nella casa silenziosa nello stesso momento in cui Robin chiudeva la zip e Zoro scattò immediato verso la porta. Quella che si trovò davanti non era la stessa Nami speranzosa che era partita quella mattina e il ragazzo sentì una fitta.
Che cosa è successo?”
Lei scosse il capo affranta e lo prese per mano portandolo in soggiorno dove gli altri si erano già radunati in attesa di risposte.
Nami sospirò seria. “Scusatemi se vi ho fatto aspettare così tanto...” deglutì guardandosi le scarpe. “La buona notizia è che ho trovato i soldi per tornare a casa!”
Rufy sorrise battendo le mani ma Sanji lo fermò con un gesto. “E la brutta?” chiese sentendo l'esitazione nella voce dell'amica.
...non li avrò prima di domani.” dichiarò lei lapidaria.
Uno dopo l'altro si guardarono confusi e Nami smise di girarci intorno.
Quando eravamo in Belgio ho conosciuto un ragazzo alla stazione. Abbiamo bevuto un caffè e fatto due chiacchiere. Era carino, molto intelligente, mi aveva fatto un'ottima impressione e sembrava il classico incontro simpatico destinato a rimanere tale, ma quando siamo arrivati qui l'ho rivisto e anche lui mi ha riconosciuto...” fermò un attimo il racconto per stringere maggiormente la mano a Zoro. Non l'aveva mai lasciata.
Mi ha visto lavorare sul mio albo e mi ha fatto sapere senza mezzi termini che considerava i miei disegni dei capolavori!” abbozzò una risatina imbarazzata. “Ho realizzato che non ci stava provando quando mi ha mostrato il suo biglietto da visita e ho rischiato seriamente di svenire lì sui gradini!” Nami tirò fuori dalla tasca un cartoncino dorato e lo passò a Sanji -il più vicino- che strinse gli occhi, non capendo. Robin, da sopra la sua spalla, trattenne il respiro. Strappò il bigliettino dalle sue mani per accertarsi di aver letto bene e poi guardò sconvolta la rossa.
Hai conosciuto Trafalgar D. Law??”
Nami ridacchiò. “Non pensavo fosse così giovane!” ammise. “Sono impallidita come te quando ho capito chi avevo davanti!”
Zoro aggrottò le sopracciglia. Ricordava quel passo indietro, era il motivo per il quale aveva estratto la spada.
Robin continuava sconcertata a guardare il biglietto da visita ma nessuno degli altri tre riusciva a capire perché quel nome fosse così importante. A loro non diceva nulla e a Rufy iniziava a dar fastidio che Robin lo guardasse come una reliquia.
Ha detto davvero che i tuoi disegni erano capolavori?” stava chiedendo Robin ammirata ma prima che Nami potesse rispondere Sanji si mise in mezzo esasperato.
Scusate, chi accidenti è Trafalgar Law??”
Nami e Robin si voltarono sorridenti verso di lui e la mora rispose per entrambe. “È uno dei critici d'arte più stimati d'Europa! Gira il mondo a caccia di nuovi artisti, chiunque sia nel settore desidera avere un'occasione con lui ma è molto selettivo.” poi guardò di nuovo la rossa sorridendole senza riserve, lasciando cadere del tutto l'aura di autorevolezza che emanava. “Devi avere davvero un gran talento! Io pagherei letteralmente qualsiasi cifra per sentirlo fare un apprezzamento ai miei lavori!”
Nami arrossì. “Mi ha detto che meritavano di stare in una galleria d'arte, che poteva aiutarmi a farmi conoscere ma io all'inizio non ne ero convinta.” mormorò piano.
Robin non fu l'unica a sgranare gli occhi.
Era questo che intendeva??” le chiese Zoro sconvolto. “Voleva che esponessi i tuoi disegni?”
Nami lo guardò con la coda dell'occhio. “Già...”
Zoro si sentì improvvisamente molto idiota.
E hai accettato?”
Nami sorrise. “Si.”
Quale galleria?”
La Fisher.”
Robin si portò una mano alla bocca. “Ora sono ancora più invidiosa!” esclamò ridacchiando.
Law ha revisionato tutti i miei disegni e questa mattina avevamo appuntamento alla galleria così avrei conosciuto la curatrice delle mostre e visto lo spazio espositivo. Li presenteranno tra un mese insieme a quelli di altri giovani autori in una mostra dedicata ai nuovi talenti. Hanno deciso di esporre tutti quelli che avevo già completi, tranne un paio che ho deciso di tenere per me e mi hanno devoluto una cifra da capogiro! Ve lo giuro, dire che è stato emozionante è troppo poco! Per tutto il tempo ho pensato che mi stessero facendo un orribile scherzo!”
Rufy la guardò sinceramente felice. “Allora non erano solo disegnetti!”
Imbecille...” lo redarguì Sanji.
Rufy lo ignorò. “Hai detto una cifra da capogiro... quanto esattamente da capogiro?”
Nami sorrise. “Abbastanza per pagare il volo di ritorno per tutti. Più hotel, trasporti, cibarie per i prossimi giorni... oltre ad una macchina nuova per la mamma e una per me!”
Sanji fischiò in segno di apprezzamento. “Incredibile!”
Nami era sempre più raggiante ma Zoro riuscì a cogliere un dettaglio nel suo racconto che forse era sfuggito ai più. “Questo significa che i disegni resteranno in Spagna?”
La rossa guardò l'amico dalla testa verde, perplessa. “Beh, si... rimarranno esposti qui. Li ha comprati la galleria.”
Zoro deglutì piano cercando di trovare le parole giuste. “Ma... erano importanti per te!”
Nami sussultò e nella stanza calò il silenzio. Sanji si mosse irrequieto sul posto.
La ragazza fece spallucce. “Erano solo disegni!” dichiarò serena. “Posso farne quanti ne voglio!” si voltò verso Sanji che la guardava abbattuto. “Invece tu con Viola avrai solo questa occasione. Il vero amore arriva un'unica volta... ” strinse maggiormente la mano a Zoro tornando a guardarlo. “Non mi sarei mai perdonata se non avessi fatto tutto il possibile!”
A Zoro si mozzò il fiato e strinse di rimando la sua mano, non volendola lasciare andare e odiandosi per come quegli occhi luccicanti lo facevano sentire bene. Non l'avrebbe mai meritata.
Con gli occhi lucidi Sanji le si avvicinò per abbracciarla, per una volta senza secondi fini. La strinse appena per le spalle e le mormorò un grazie sottovoce, ritirandosi subito prima di scoppiare in lacrime come una femminuccia. Nami si sentì sopraffatta per un attimo dalla commozione di quel gesto.
Non pensavo che ti avrei mai visto lasciar andare volontariamente una cosa a cui tenevi per far felice qualcun altro...” esclamò Rufy ridacchiando e schivando all'ultimo un pugno della sorella che gli sorrise asciugandosi gli occhi.
Taci tu, sennò ti lascio qui!”
Robin sorrise enigmatica, probabilmente non le sarebbe dispiaciuto. “Dicevi che ti pagheranno solo domani però...”
Nami si rabbuiò. “Si, è l'unico inconveniente. E senza soldi non possiamo comprare i biglietti per l'Italia.”
Sanji tirò su col naso, sprofondato in poltrona. “Fa nulla, Nami-swan. Hai fatto fin troppo! Possiamo aspettare ancora!”
Ma non è giusto!” continuò lei con fervore. “Ti meriti di avere il tuo lieto fine, Sanji...”
Il cuore di Zoro schizzò fuori dal petto a quelle parole e credette di essere arrivato al punto di non ritorno quando per un istante gli parve che non fossero riferite solo al suo amico.
Non poteva, non doveva essere così. Come poteva pensare di lasciarla andare se era così dolce e meravigliosa?
Sanji le sorrise commosso. “Mi piacerebbe essere in Italia già stasera, ma non possiamo fare di più...”
Un attimo...”
Uno dopo l'altro tutti si voltarono verso Rufy che aveva allargato le braccia colto da una folgorazione. “Ho io la soluzione!!”

*

Chiamare Franky! Rufy, sei un genio!!!”
Sanji mollò entusiasticamente una pacca poderosa sulla spalla dell'amico che rispose con un ghigno compiaciuto sistemandosi bene sul sedile del camion.
Chi l'avrebbe mai detto che il numero di un camionista europeo li avrebbe davvero aiutati? Nessuno ci avrebbe scommesso il penny di Izou.
Rufy aveva chiacchierato con lui tutto il tempo mentre loro dormivano quand'erano diretti a Dressrosa ed aveva saputo che l'uomo la sera dopo sarebbe partito per la Croazia. Complice la cartina dell'Europa che Robin aveva aperto per mostrare a tutti dove fosse Water Seven, Rufy aveva per puro caso notato che Franky, per arrivare in Croazia, sarebbe passato per il nord Italia e quindi vicinissimo a dove dovevano andare loro! I suoi neuroni si erano incredibilmente connessi nel modo giusto e lo aveva rintracciato un attimo dopo aver ricevuto l'abbraccio stupito ma grato di Nami per aver risolto il loro problema! Era in quegli sprazzi di genialità che lo riconosceva davvero come suo fratello -non si faceva scrupoli a dirglielo-!
Il camionista aveva risposto al terzo squillo ed ora il confine spagnolo era già un ricordo. Avevano dormito tutta la notte nel cassone e sarebbero arrivati a Water Seven in tarda mattinata, Sanji non stava più nella pelle.
Grazie per il passaggio, Franky! Davvero, mi hai salvato!” proclamò il biondo con un sorriso mettendosi a sedere davanti con l'omone dopo che Rufy gli aveva ceduto il suo posto.
Di niente amico! Sono felice di avere compagnia!” esclamò quello togliendosi gli occhiali da sole. “E poi te l'ho già detto, fratello! Basta aspettare! Finalmente a Water Seven incontrerai la tua bella!” poi lo guardò con la coda dell'occhio in tono cospiratore. “...mi auguro che tu sia preparato per il grande incontro!”
Sanji quasi si strozzò con la sigaretta a quelle parole. “Pr-preparato... io.. beh, si ovvio!” ridacchiò nervosamente cercando l'accendino nelle tasche come se ne andasse della sua vita.
Franky sollevò un sopracciglio. “Nel mio camion non si fuma.” dichiarò lapidario.
Sanji arrossì. “Oh, si certo! Non c'è problema!” e mise via la sigaretta.
L'uomo sorrise al suo imbarazzo. “Non sentirti a disagio. La prima volta arriva per tutti, non occorre fumare per sfogare il nervosismo!”
Sanji sgranò gli occhi. “CHE COSA??”
Dopo aver ceduto il suo posto davanti, Rufy era scivolato dietro dove c'erano gli altri per sedersi vicino a Robin che scorreva pigramente con il dito sul cellulare. Alla vista del moro gli sorrise dolcemente e si spostò per fargli posto.
Zoro lo guardò con un sospiro appropriarsi della mano della ragazza e lasciarle un piccolo bacio sul dorso prima di mettersi con lei tranquillo a guardare il telefono.
Riuscì a sentire alcuni sprazzi di conversazione dall'angolo in cui si era sistemato -per lo più nomi- e capì che Robin gli stava mostrando alcune fotografie.
Lui è lo zio Clover. O meglio, è lo zio di mia madre, ma lo è sempre stato anche per me, ci sono molto affezionata! Questa invece è mia madre Olvia.”
È bella come te!”
Grazie... mi ha cresciuta da sola. Non so nemmeno chi sia mio padre...”
Mi dispiace molto...”
È acqua passata, ormai... oh, lei invece è la bisnonna Tsuru! Ha quasi cent'anni ma è ancora capace di fracassarti i timpani se non fai come dice. Ah, mi raccomando, finché non avrà instaurato un rapporto di familiarità, è meglio per te se la chiami 'signora', ci tiene molto a queste cose!”
Non è un problema! Che vecchina simpatica!”
Zoro dovette battere gli occhi un paio di volte per essere sicuro di aver sentito bene.
Robin non gli stava mostrando delle foto, Robin stava presentando a Rufy la propria famiglia! Come faceva chi sapeva che presto avrebbe incontrato dal vivo quelle persone e voleva che il proprio fidanzato fosse preparato!
Già questo di per sé era sconcertante, ma quando poi li sentì discutere se fosse meglio il glicine o il rosa confetto per i centrotavola del ricevimento, decise di darci un taglio. I suoi neuroni non avrebbero potuto sopportare Rufy che rispondeva sinceramente ad una domanda del genere! Si alzò in fretta dal suo angolo per allontanarsi dalla coppia.
Passò dietro alla postazione di guida sentendo le voci concitate di Franky e Sanji che discutevano sui pregi e difetti del fumo... e non solo.
Franky, falla finita, non sono vergine!!!”
Zoro preferì soprassedere anche quel discorso.
Gli venne automatico cercarla con gli occhi. Se ne stava in disparte, vicino al fondo del cassone, nell'unico punto dove la luce dell'alba arrivava ad illuminare la pagina bianca del suo albo.
Lo teneva poggiato sulle ginocchia ma non aveva disegnato ancora nulla, semplicemente se ne stava lì a guardare fuori, persa nei suoi pensieri e per Zoro il desiderio di andare da lei, di sederlesi accanto, era pressante.
Ma si era imposto di non farlo.
Magari non voleva essere disturbata, magari lo riteneva ancora l'idiota che le aveva fatto un'inutile e dannosa scenata di gelosia per una sciocchezza. Forse era meglio lasciarla stare.
Il tempo che gli ci volle per rimuginare tra sé e sé quale fosse la cosa giusta da fare, Nami lo spese accorgendosi di lui e facendogli cenno di sedersi con lei.
Zoro si avvicinò con passo incerto, felice di vederla serena, cadendo a peso morto al suo fianco, in piena luce.
Ehi...” Nami sorrise e lui si ritrovò a ricambiare con lo stomaco che si riempiva di cosini svolazzanti.
Non disegni?”
Lei negò col capo. “Per il momento preferisco guardare il paesaggio.”
Zoro lanciò un'occhiata fuori. Non vedeva altro che distese infinite di campi colorati, meravigliosi certo, ma pur sempre campi.
Siamo in Provenza.” la sentì sussurrare.
A lui quel termine non disse molto ma preferì non chiedere. Nami non pareva interessata ad approfondire l'argomento e per un po' rimasero lì a guardare il sole sorgere in silenzio come davanti ad uno spettacolo mistico. Insieme.
Ma Zoro aveva ancora bisogno di una risposta.
Perché non mi hai detto che quel tale voleva solo comprare i tuoi disegni?
Nami sospirò un sorrisino stanco. “Perché sapevo che me l'avresti impedito.
Io...”
Lei ridacchiò. “Non negare! L'avreste fatto tutti!”
Zoro non rispose e Nami sorrise tornando con lo sguardo sui campi. “Lo so che non pensavi quello che hai detto...” mormorò malinconica.
Pensavo volesse portarti a letto!” sbuffò lui con un unico respiro.
Lei rise. “Oh, Zoro...”
Grazie.”
Gli occhi si incrociarono, quelli di lei confusi, quelli di lui determinati.
Grazie per tutto l'aiuto che ci hai dato.” un sospiro profondo ma rilassato. “Grazie per quello che hai fatto per Sanji, per aver sempre tolto dai guai Rufy e me... grazie per non averci mai fatto pesare più del necessario tutti i favori che ci hai fatto...”
Nami nascose il viso dietro l'albo, un timido sorrisino ad illuminarlo. “Teniamo entrambi a Sanji. Non ho fatto niente che non avresti fatto anche tu.” lo guardò “Sono felice che tu l'abbia spronato a partire. Senza il tuo appoggio non penso sarebbe accaduto. Tiene molto in considerazione la tua opinione.”
Zoro allungò le gambe, mettendosi più comodo. “Tiene molto all'opinione di entrambi!” rispose prontamente poggiando la testa sulla parete morbida del cassone, troppo vicino al suo orecchio. “Vuole bene a tutti e due e vorrebbe vederci felici...” sussurrò più a se stesso che a lei e Nami sentì un brivido correrle lungo la colonna vertebrale. Non lo frenò, stavolta voleva godersi fino in fondo la sensazione meravigliosa della speranza.
Aveva sempre detto che non si sarebbe aggrappata a lei, eppure ora sentiva che era la cosa giusta da fare. Voleva credere per una volta che lui davvero intendesse quello che lei aveva letto fra le righe e non che fosse solo un'idea nella sua testa. Desiderava con tutto il cuore di non essersi immaginata la gelosia che aveva visto nei suoi occhi, ma sapeva che c'era anche dell'altro. Zoro era un tipo riservato, difficilmente faceva trasparire quello che pensava ma era impossibile non notare il suo attaccamento. Iniziava a tenerci molto a lei e questo era di per sé la cosa più bella che le fosse successa di recente, eppure ancora lo vedeva frenarsi, si allontanava e Nami non capiva perché quando la guardava un po' più a lungo sembrava terrorizzato. Era praticamente certa che le stesse nascondendo qualcosa.
Non gli aveva spiegato perché lo aveva perdonato ma era stata una conseguenza ovvia.
Zoro non si era mai scusato per nulla, con nessuno, mai! Non per cattiveria, semplicemente lui non lo faceva, non era capace di formulare la parola 'scusa'. Se era in torto cercava di far capire in qualche maniera che era dispiaciuto, ma non lo ammetteva mai chiaramente. Regalarle il tulipano era già stata un'azione assolutamente non da lui e probabilmente gli ci era voluta una buona dose di forza di volontà per compierla. Proprio a causa di questi presupposti, Nami aveva messo in conto che non avrebbe mai ricevuto scuse esplicite da lui. Sapeva che non pensava quello che aveva detto. Era stata una cosa espressa senza pensare, per via del litigio, per il caldo, per l'irritazione e -deglutì piano- per la gelosia che era scattato in quel modo. Aveva creduto che si sarebbe adoperato con qualcosa di simile al tulipano, per questo non si era allontanata da lui quando Sanji era fuggito alla festa. L'aveva visto dispiaciuto, schiacciato dal senso di colpa e voleva concedergli la possibilità di scusarsi a modo suo, era certa che c'avrebbe provato.
Sentirlo formulare la parola tabù 'scusa' senza alcuna esitazione né ripensamento, era stato più di quanto le sue coronarie avrebbero potuto reggere. Come poteva non perdonarlo? Come poteva non amarlo ancora di più? Come poteva smettere di lottare per averlo accanto?
Zoro si girò piano verso di lei e il suo respiro le solleticò la guancia facendola rabbrividire. Fece finta di essere molto interessata al paesaggio quando il suo braccio si mosse, attaccandosi praticamente al suo e facendole venire la pelle d'oca. Dio, come si sentiva patetica. Come le era successo di ridursi così per un solo ragazzo? Rise internamente al pensiero e si morse una guancia, nemmeno vedeva cosa le passava davanti, la vista appannata, il cuore che accelerava la sua corsa sempre di più man mano che lo sentiva avvicinarsi a lei. Non si sarebbe spostata da lì neanche morta.
Nami, io...”
Lo sentì deglutire piano e si voltò istintivamente a guardarlo trovandoselo ad un palmo dal naso. Trattenne il fiato, sconvolta.
Era troppo vicino. Vedeva ogni ciglia, ogni segno della pelle, la leggera peluria sotto il mento, anche il minuscolo neo sul sopracciglio. Gli occhi socchiusi, la linea dritta del naso. La pienezza invitante delle labbra che si facevano sempre più vicine alle sue. Sempre più vicine. Il cuore che batteva incessante.
Non credeva a quello che stava succedendo. Era troppo bello per essere vero. Il cervello andò in stand-by e smise di respirare.
Tre centimetri... due... uno...
Una tenda venne spostata a forza inondando il cassone di luce.
Franky, per l'ultima volta... non fumo per il nervosismo, perché non sono vergine!!!”
Nami battè gli occhi bloccando il respiro a metà. Zoro era ormai praticamente su di lei ma si allontanò in un lampo come se si fosse scottato.
Entrambi deviarono rapidi gli sguardi verso la cabina di guida dalla quale Sanji si allontanava in gran carriera con un diavolo per capello.
Mi starà pure facendo un favore ma accidenti se è insistente quell'uomo!” proclamò a nessuno in particolare ricevendo risatine da Rufy e Robin poco lontano e occhiate indecifrabili dagli altri due.
Sanji si avvicinò incuriosito a Nami e Zoro, seduti accanto, che sembrava stessero per prendere fuoco. Entrambi rossi in viso, con gli occhi spalancati, il fiatone e terribilmente decisi a non guardare l'uno verso l'altro.
Notando di essere sotto esame, Nami prese a disegnare sul suo albo come una forsennata e Zoro incrociò le braccia dietro la testa, nell'evidente intenzione di schiacciare un pisolino. Sanji strinse gli occhi guardandoli con attenzione fingere normalità senza mai incrociare gli occhi con lui.
Quell'imbarazzo reciproco gli fece nascere un piccolo sospetto...
Ma io quello lo conosco!!”
Sanji distolse controvoglia lo sguardo da loro per puntarlo su Rufy poco più in là che stava ridendo come un matto indicando il cellulare di Robin.
Lo conosci?” gli ripeté la mora con un sopracciglio alzato, proprio come quello di Sanji.
Che prendeva a quei due ora?
Come fai a conoscerlo?” lo incalzò la mora.
Anche Nami e Zoro si azzardarono a guardare nella sua direzione sentendo quel tono sorpreso ed esitante. Fino a poco prima erano l'emblema della serenità, stavano guardando le foto di famiglia. Cos'era che aveva fatto scattare Rufy all'improvviso da farlo saltellare entusiasta sul posto, senza smettere di indicare il telefono della ragazza?
L'ho conosciuto a Marijoa qualche giorno fa!”
Robin sgranò gli occhi e per qualche motivo quello bastò a Sanji per interessarsi alla questione.
Rufy rise, ignaro di stare per lanciare una bomba su ciascuno di loro.
È il tipo con l'afro che ho incontrato nel bagno della stazione! E chi lo sapeva che era il cugino di Viola?”






   
 
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