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Autore: bosky    08/07/2009    3 recensioni
Buon pomeriggio a tutti..allora questa ff mi è venuta fuori per caso ascoltando la musica e l'ho già postata su altri forum, perciò ho pensato di inserirla anche qui.. Praticamente è ambientata dopo una decina d'anni da BD...Bella è scomparsa e Nessie sta per sposarsi con Jake... Non è una storia d'azione, è principalmente introspettiva, è focalizzata più che altro sul personaggio di Edward e sulle sue emozioni..Spero vi piaccia!!Mi raccomando commentate..baci!
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Renesmee Cullen
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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"Jacob...sei..bè..perfetto!" esclamai stupito osservandolo mentre si scrutava alla specchio incerto.
Chi lo avrebbe mai detto che sarei finito a confortare Jacob Black, mio ex rivale in amore e nemico naturale, prima che sposasse la mia unica figlia?
Bè io no di certo, se Alice me lo avesse predetto ci avrei scommesso contro.
"Mmm...mi sento..come dire...un idiota?" disse con una smorfia talmente buffa che dovetti soffocare una risata.
Jacob! Solo ora riuscivo a capire come si fosse sentita lei quando l’avevo lasciata e si era confortata con lui. Lo aveva descritto come il suo sole ed ora capivo perfettamente cosa intendesse. Aveva un dono speciale, riusciva a tranquillizzare perfino me. Lo squadrai e mi sentii più sereno, ero felice che fosse lui la persona che si sarebbe presa cura della mia bambina, era proprio ciò di cui aveva bisogno. Io d’altronde non ero più in grado di farlo, avevo fatto la mia parte, ora toccava a lui.
Indossava un vestito scuro, simile al mio, ma nettamente più grande, modellato alla sua immensa mole, i capelli erano lisci e lunghi e incorniciavano il suo bronzeo viso in una cascata nera corvino. Davvero ammirevole se confrontato con il solito ragazzone vestito di abiti logori e stracciati a cui ero abituato.
“Vedo che Alice si è impegnata molto...sei...elegante” cercai di tirargli su il morale. Non so per quale motivo ma improvvisamente mi travolse un ondata di riconoscenza e sofferenza allo stesso tempo.
Riconoscenza perché guardavo l’uomo davanti a me e provavo un immensa gratitudine per tutto ciò che aveva fatto, fin dal principio. Nonostante durante i primi tempi della nostra conoscenza il nostro rapporto non fosse stato dei migliori lui aveva fatto molto per me, inconsapevolmente si, ma ciò non cambiava i fatti. Era rimasto vicino al mio angelo anche quando ogni suo tocco era per lui una sofferenza, anche quando lei aveva scelto di sposarmi e di sacrificarsi per dare alla luce mia figlia. La figlia di un mostro.
Lui l’aveva sempre capita, forse anche meglio di me e aveva impedito la nostra distruzione più di una volta. Non sarei mai riuscito a sdebitarmi per tutto il bene che aveva portato nelle nostre vite.
La sofferenza invece derivava dal suo sguardo. Jacob mi stava fissando talmente intensamente da lasciarmi indifeso, nei suoi occhi scorsi tutto il mio tormento. Mi sentivo spoglio, fragile, come se potesse leggermi dentro.
Era questo ciò che provavano tutti standomi accanto, privati di ogni intimità e segreto? Era una sensazione terribilmente sgradevole e frustrante. Per gli altri ciò che a me appariva come un dono doveva sembrare una condanna, una tortura a cui erano sottoposti ogni giorno. Mi sentii per la prima volta colto dal rimorso, in colpa per qualcosa di insito nella mia natura, qualcosa che potevo controllare solo in parte.
Lui riusciva a carpire l'entità della perdita che avevo subito, aveva visto l’amore tra me e lei, in un certo senso l’aveva vissuto, all’inizio soffrendone. E aveva vissuto con me anche il vuoto che l'aveva sostiutita e il dolore che ciò mi aveva inferto.
“Manca molto anche a me” mormorò sospirando e posandomi una mano bollente sulla spalla. Come al solito aveva intercettato i miei pensieri, erano tanto ovvi? Non ebbi il coraggio di leggergli nella mente. Se ne stava ritto vicino a me, a una distanza talmente limitata che sentii bruciarmi le narici, senza proferire parola e senza staccare lo sguardo dai miei occhi.
Mi stava spingendo verso il baratro su cui ero appeso, tremante e incapace di tornare indietro, incapace di lasciarla andare. Non volevo pensarci, non ora, non al matrimonio di mia figlia.
“Lo so Jacob, ma credimi, sarebbe felice di vederti al fianco di Nessie, come lo sono io. Forse ti suonerà strano ma..bè, ormai ti considero di famiglia, come un figlio. Non potrei immaginare un marito migliore per mia figlia.” bofonchiai nervoso dall’intimità che si era creata tra noi, era come se avendola persa entrambi si fosse instaurato un legame profondo e, a volte, confortante. Lui certamente poteva capire la mia sofferenza più di chiunque altro.
Istantaneamente fui colpito dalla veridicità delle mie stesse parole, non avevo espresso la solita frase adatta alla situazione, era tutto vero. Lei sarebbe contenta di questo giorno, magari imbarazzata, ma sicuramente felice, ne ero certo.
Subito Jacob si aprì in un caloroso sorriso che mi diede l’ennesima conferma della sua natura, lui era una persona speciale, una delle migliori che avessi mai conosciuto.
Lasciando la presa si avviò serenamente verso la porta, pronto per la cerimonia.
“Grazie Edward, so che non è facile, ma non sei solo, Nessie e tutta la tua famiglia ti vogliono bene e bè..” continuò ciondolandosi sui talloni come un bambino davanti a una platea “anche io. Ora devo andare, sai, ho un appuntamento importante a cui non posso mancare” sorrise inclinando la testa divertito “e credo che qualcuno stia aspettando anche te” finì uscendo dalla stanza sorridente.
Rimasi immobile a contemplare le sue parole.
Aveva ragione, non ero solo, ma ciò non mi bastava.
Nessie ormai era cresciuta, era pronta per vivere la sua vita e bè, la mia famiglia era ben assortita. L’unico ad essere solo ero io, di nuovo. Avevo perso la mia metà e dal quel colpo non mi sarei mai più ripreso.
“Nessie mi aspetta” mi dissi per convincere le gambe a muoversi.
Respirai avidamente e mi avviai per portare mia figlia all’altare.
  
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