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Autore: alexisdeadinside    28/07/2018    0 recensioni
Una storia che racchiude molti cliché intenzionalmente.
Jungkook si è trasferito in america all'età di dodici anni per il lavoro del padre, ora frequenta il terzo anno di liceo in una piccola cittadina ed è il capitano della squadra di football.
Jimin ha deciso di fare l'ultimo anno di superiori all'estero, quindi, dalla corea del sud, è andato in america e gli è toccato frequentare il corso d'inglese di due livelli inferiore.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Non essere così teso, andrà tutto bene.", disse Jungkook poggiando una mano sulla spalla di Jimin, il quale tremava dalla paura.
"E se andrà male? Ne sarei davvero deluso.", moro sospirò abbassando il capo, mentre il più alto avvolgeva un braccio intorno alle sue spalle.
"Se andrà male pace, non sarà un'audizione a un club scolastico a distruggere la tua vita.", il corvino provò a tirarlo su di morale, ricavando un piccolo, ma pur sempre bellissimo,  sorriso.
Jimin rimaneva incerto sul da farsi, non era convinto del tutto riguardo al provino. La paura di fallire lo portava sempre a situazioni del genere, però rinunciare non era da lui.   Prese coraggio e si diresse insieme all'amico alla palestra nella quale si sarebbero tenute le audizioni.
Appena varcata la porta lo sguardo delle tre ragazze sedute dietro ad un tavolo, probabilmente le tre che avrebbero giudicato Jimin, si posò su di loro, portando tutta la loro attenzione sul corvino. 
"Cosa ci fai qui, Kookie? Sei venuto a farmi visita?", chiese Molly, la capocheerleader, mentre sbatteva le ciglia allungate dal mascara, seguita da risatine acute provenienti dalle sue due amiche oche di fianco. Prima di rispondere Jungkook alzò gli occhi al cielo. La cotta che la ragazza aveva per Jungkook era diventata pesante attraverso gli anni e Molly, così ostinata dall'idea di una relazione perfetta con il capitano della squadra di football, non accettava un rifiuto come risposta.
"No, Molly. Ho accompagnato un mio amico a fare il provino.", a quelle parole l'espressione sul volto delle ragazze cambiò di colpo.
"Un ragazzo cheerleader?!", emisero all'unisono con un tono di voce acuto, fin troppo per i gusti del giocatore di football, per poi riunirsi e bisbigliare qualcosa a bassa voce.
Jimin, che era rimasto impassibile per tutto il tempo, troppo imbarazzato per muovere solamente un muscolo, sbuffò storcendo il naso. Quando notò quel gesto, Jungkook, istintivamente, posò una mano sul fianco del moro per avvicinarlo a sé, in modo che potesse sussorrargli nell'orecchio.
"Non farti condizionare da questo, sono solo stupide zabette ignoranti, lasciale perdere.", in quel bisbigliò, pronunciato nella sua lingua madre, si poté percepire tutta l'acidità che Jungkook provava nei confronti delle tre ragazze. Jimin si portò immediatamente una mano sulla bocca per evitare di rilasciare la fragorosa risata che minacciava di abbandonare le sue spesse labbra. Jungkook, invece, sorrise soddisfatto: vedere il ragazzo più rilassato gli trasmetteva a sua volta un senso di leggerezza, migliorato dal sapere che si era tranquillizzato grazie a lui.
Quel loro momento fu interrotto non appena le tre ragazze si voltarono contemporaneamente verso di loro, riportando l'espressione seria sul volto di Jimin mentre l'ansia riprendeva a crescere.
"Puoi fare il provino, ma hai solo una chance. Non sprecarla.", fu Molly a parlare e le sue parole fredde arrivarono ai due ragazzi come una ventata gelida, entrambi si sentirono completamente congelati. Pur sembrando una ragazza carina, la capo cheerleader, sapeva essere più che spaventosa a volte.
"Nessuna pressione.", borbottò Jimin ironicamente scrollando le spalle, come per allontanare i brividi di tensione che ricoprivano il suo corpo.
Il moro fece qualche passo titubante verso le tre ragazze e, una volta essersi posizionato a qualche metro dal tavolo e aver aspettato che una di loro facesse partire la musica, chiuse gli occhi rilasciando un respiro profondo, portando la sua completa concentrazione solo sulla melodia che si stava diffondendo, mentre le note iniziarono a guidare il corpo di Jimin attraverso la coreografia che aveva imparato una settimana prima. Essendo una sequenza di passi non molto complessa il moro non trovò nessuna difficoltà nel compierla, eppure Jungkook era rimasto colpito da come il corpo del maggiore riusciva a muoversi in un modo così delicato ma allo stesso tempo deciso. 
Sapere che avrebbe potuto rivedere Jimin ballare, ben due volte a settimana per il resto dell'anno, gli riempiva il cuore con una strana sensazione di eccitazione; fremeva dalla voglia di rivedere il maggiore danzare sul ritmo delle note di una canzone. 
Una volta terminata la canzone, anche le tre ragazze avevano la mascella che ormai toccava per terra. Il modo in cui Jimin era riuscito a personalizzare una coreografia così semplice era impressionante. Intanto, il moro, si guardava intorno confuso, non riuscendo a capire a cosa fossero dovute quelle facce sbalordite; Jimin tendeva a sottovalutarsi molto, quindi, anche quella volta, sentiva di aver ballato mediocremente, come al solito. 
"Ti faremo sa...", Molly, intenta a dare la risposta standard anche a Jimin, fu interrotta da una delle altre ragazze, che la riportò a bisbigliare insieme a loro. Jungkook, invece, notò un'insolita particolarità nel suo tono; era forse insicurezza quella?
Dopo una seconda serie di sussurri e commenti segreti, o almeno così pensavano le ragazze, il capitano alzò nuovamente la testa verso Jimin, il quale, intanto, sentiva il suo stomaco contorcersi dall'ansia.
"Dopo una lunga riflessione siamo arrivate alla conclusione che, averti in squadra, non sarebbe affatto male.", più la ragazza parlava, più il sorriso di Jimin diventava grande e luminoso, lo stesso valeva per Jungkook, che non potava fare a meno di essere felice a sua volta. "Gli allenamenti si tengono qui quattro volte a settimana, poi ti verranno dati gli orari e la divisa."
Il moro si sentì appagato in quel momento, non pensava che sarebbe stato così facile entrare a far parte delle cheerleader, quindi tutta l'agitazione che aveva provato i quei giorni stava difluendo in un sospiro di sollievo. Ringraziò le ragazze, trovando impossibile spostare quella curva dalle sue labbra, che ormai dominava il suo viso con un'immensa luce; fece un piccolo inchino prima di andarsene, trascinando con sé Jungkook fuori dalla palestra. Non appena furono abbastanza lontani da orecchie e occhi indiscreti, il più grande iniziò a saltellare dalla gioia, sentendosi realmente leggero in quel momento.
"Jungkook, ce l'ho fatta!", continuava a ripetere tra un balzo e l'altro, mentre il ragazzo dietro di lui continuava a ridere, pensando che il mondo non meritava una creatura così preziosa, quale era il più grande.
"Cosa vuoi fare per festeggiare?", chiese raggiungendolo, avvolgendo poi un braccio intorno alla sue spalle, avvicinando così il ragazzo al suo corpo.
Jimin guardò davanti a sé per qualche secondo, mentre continuava a camminare con il più piccolo senza una meta ben definita. Il suo sguardo si posò poi sul corvino al suo fianco e Jungkook si sentì spoglio davanti ai suoi piccoli occhi scuri. 
Quando il maggiore gli comunicò la sua voglia di andare al parco gli rivolse uno sguardo confuso, che non fece altro che provocare una piccola risata da parte sua. Non c'era una motivazione particolare, tra un po' il sole sarebbe tramontato e Jimin, qualche giorno prima, aveva avvistato una collinetta dalla quale si aveva una vista niente male del panorama e, non avendo nessuno con cui condividere quel posto, decise di portarci Jungkook. 
Una decina di minuti più tardi i dure erano seduti sulla distesa verde, guardando il cielo davanti a loro, che, lentamente, si colorava di colori sempre più caldi ed intensi; da lì era possibile ammirare tutta la piccono cittadina nella quale abitavano, contornata da alberi color tramonto che ricoprivano il parco, immersi nella tranquillità di un paesino poco abitato. Il più piccolo approfittò del momento di distrazione di Jimin per estrarre il telefono dalla tasca per scattare una foto da aggiungere alla sua collezione. Analizzò attentamente il cielo, alla ricerca parte da fotografare, eppure non riusciva a trovare nulla di più affascinante di come i colori del tramonto risaltassero il viso del ragazzo al suo fianco. A quel punto, dopo vari secondi di indecisione, prese un po' di coraggio e scivolò leggermente più indietro, provando a produrre meno rumore possibile, in modo da uscire dal campo visivo di Jimin, non fece in tempo a scattare la prima foto che il maggiore iniziò a parlare: "lo fai con tutti, o sono io speciale?", chiese continuando a tenere gli occhi puntati verso il cielo, che ormai era quasi completamente tinto di arancione. Il viso di Jungkook divenne paonazzo, in quel momento avrebbe proprio voluto mimetizzarsi con quelle nuvole rosate, dello stesso colore del suo volto.
"Potevi almeno avvisarmi, così mi mettevo in posa", disse per poi assumere una posizione simile a modella su un coperti a di una rivista di alta moda, scoppiando subito dopo in una fragorosa risata, che alimentò quella di Jungkook. In seguito il corvino si sdraiò sulla morbida erba, con le braccia sotto la testa, mentre ammirava il giorno allontanarsi e la notte che, prontamente, lo sostituiva. Poco dopo un peso si adagiò sul suo petto, mentre una nuca piena di capelli marroni si infiltrava nel suo campo visivo, e, quasi istintivamente, un suo braccio si spostò dal sotto della sua testa al fianco di Jimin, stringendolo al suo corpo; svariati minuti di armonioso silenzio riempirono il tempo, accompagnato dalla leggera brezza che, delicatamente, accarezzava le foglie rossastre degli alberi. 
"Grazie.", un sussurrò distratto abbandonò le labbra carnose di Jimin, non era consapevole del motivo per il quale lo stesse ringraziando, ma sentiva il bisogno di esprimere la sua riconoscenza nei confronti del minore. Jungkook in risposta lo strinse di più a lui, in modo da farlo accoccolare sul suo petto, facendo intrecciare i loro corpi, illuminati dal barlume della luna che iniziava a riprendersi il dominio del cielo.
   
 
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