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Autore: nouveau    30/07/2018    2 recensioni
Adrien Agreste sarebbe potuto essere la persona più brutta, arrogante e trascurata del mondo, alle sue orecchie -come a tutte quelle pronte a prestargli un minimo di attenzione- la sua voce sarebbe risuonata come la più dolce delle melodie.
[AU]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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« Vediamo se ho capito bene. »
Le dita dalle unghie smaltate di rosso si strinsero intorno alla radice del naso della giovane, mentre questa prendeva posto su uno dei pochi spazi della chaise longue non occupati dal corpo apparentemente esanime di Marinette.
« Hai partecipato al tuo primo table-read serio, circondata da professionisti, in presenza di uno degli autori della serie, di Gabriel Doppiodall'eradeidinosauri-» 
Un uggiolio simile a quello di un cucciolo ferito la interruppe, ma Alya Césaire, degna del suo nome, non batté ciglio e riprese da dove si era interrotta.
« e suo figlio, Adrien Vocedeigiovaniduemiladiciotto Agreste»
Un altro mugolio lugubre, ma la castana decise di ignorare anche quello ed alzare la voce, forzando un'irritazione che non aveva davvero e che aveva tirato fuori principalmente per coprire un principio di risata dato che ormai, dopo più di dieci anni di amicizia, trovava la sfortuna di Marinette e gli aneddoti da questa derivati esilaranti. 
« lo stesso Adrien con cui mi hai foderato i timpani per annilo stesso Adrien per cui hai guardato una stagione di Shingeki no Kyojin in una nottata, quell'Adrien » 
Alya fece una breve pausa, conscia della ritmicità che un racconto giallo dovrebbe naturalmente possedere per attrarre un possibile lettore ma soprattutto di come avrebbe reagito la migliore amica che, come da programma, emise l'ennesimo lamento disperato. 
« E al minimo complimento da parte sua che fai? Svieni? » benché l'altra non potesse vederla, l'aspirante giornalista scosse leggermente il capo con un sospiro paziente, accarezzando piano le spalle che si ostinava a rivolgerle, sperando probabilmente di essere inghiottita dai cuscini.
« Marinette, Marinette. Pensavo di averti cresciuta meglio di così-- » sbuffò ridacchiando piano, sdraiandosi accanto a lei quando adocchiò i capelli neri muoversi e un paio di occhi azzurri spiare nella sua direzione.
Le si affiancò, un sorriso amichevole e benevolente sul viso sulla creola sebbene ci fosse un luccichio negli occhi nocciola screziati di verde.
« Vedrai che capiranno, alla fine è il tuo primo incarico importante e l'emozione gioca brutti scherzi. »
Un sospiro di sollievo lasciò finalmente le labbra di Marinette che, nonostante tutto, rimase comunque con la stessa espressione afflitta con cui l'aveva trovata l'altra.
Intuendo la necessità di doverla distrarre, Alya strinse leggermente gli occhi, sorridendo e mostrando la solita espressione furba da volpe che anticipava una delle sue domande scomode.
« Detto questo... Lui com'è? »
Il rumore bianco tipico di un vecchio televisore fu l'unico suono che Marinette sentì nel cercare di formulare una risposta che potesse soddisfare la curiosità ingorda dell'amica.
Poi si sbloccò, formulando l'unico pensiero coerente venutole in mente nel cercare di descrivere Adrien con un sospiro.
«È un sogno. »

Venti minuti e cinque ricerche dopo, con l'instagram del doppiatore a portata di mano, Alya non poté che concordare.

***

Era risaputo che Adrien avesse una passione per i dolci, preferenza che lo aveva messo spesso in difficoltà da più piccolo -e non smetteva di farlo nemmeno da adulto- quando era difficile resistere alla tentazione di una merendina solo perché il cioccolato impasta la bocca e non bisogna mangiarlo prima di un turno.
E a sapere della debolezza del biondo, al di sopra di chiunque, era la signora Amina, la mamma di Nino.
Come se avesse preso a cuore la missione -non così segreta- di fargli mettere un po' di carne sulle ossa, infatti, la donna non mancava di far trovare al figlio e al suo ospite una varietà sempre diversa di dolci che andavano da quelli classici originari del Marocco fatte dalle sue manine sante alle specialità parigine, queste il più delle volte comprate in una delle bulangerie più famose, quella..
«Dupain-Cheng!! Come la pasticceria, Nino!! » esclamò, facendo quasi strozzare il padrone di casa con il boccone di tarte tatin. Con le lacrime agli occhi e la faccia blu l'altro tossì e si portò una mano alla bocca e una al petto, calmandosi solo dopo qualche sorso dell'acqua che il responsabile di tale spavento si premurò di versargli.
« Ma che ti è preso?! » sbottò Nino, spostandosi gli occhiali e asciugandosi con la mano l'angolo di un occhio.
Adrien prese lo zaino che si era portato dietro per contenere il materiale raccolto quella mattina, rovistandovi dentro fino a quando non trovò l'elenco delle candidate per il ruolo della protagonista, sfuggito al plico di suo padre qualche giorno prima.
Lesse i vari nomi e si staccò con espressione trionfante quando nella colonna della seconda pagina lesse chiaramente il nome della collega. 
Lo indicò all'amico che, dal canto suo, era ancora confuso.
Adrien sembrava emanare stelline.
« La ragazza che si è sentita male è la figlia di un pasticcere, Nino! Di due pasticceri!! Ecco perché il suo cognome mi era familiare!! » 
Il moro roteò lo sguardo per poi ridere.
« Non dirmelo. Stai pensando di sposarla solo per passare la vita a casa dei suoi e ad ingozzarti? » 
Il doppiatore si alzò dal divano di casa Lahiffe, stiracchiandosi e ficcando le mani in tasca per recuperare ciò che stava cercando ovvero le chiavi della macchina, il tutto teatralmente imbronciato.
« Non lo farei mai. » 
Forse.
Le agitò appena davanti agli occhi dell'amico, producendo un tintinnio, e con il capo fece cenno alla porta. 
« Ma vorrei vedere come sta adesso. »
Infilando la felpa e calcandosi sulla testa il berretto -rigorosamente vietato in casa e perseguibile con un man rovescio piuttosto potente della matrona- Nino sorrise. Alzò la voce affinché la donna nella stanza accanto lo sentisse.
« Mamma, io esco. Accompagno Adrien a farsi venire una carie. » 
Il biondo mutò completamente espressione, stringendo le labbra per evitare che una risata troppo violenta gli uscisse dalla bocca e limitandola così ad un risolino.
Colpi la spalla dell'altro con un pugno debole e scherzoso.
« Scemo. »

***

Nino lo aveva infastidito per tutto il tempo, investendolo di domande riguardanti la ragazza dal momento in cui avevano preso posto nell'abitacolo della macchina e si erano sistemati la cintura di sicurezza -una misura di sicurezza di per sé obbligatoria, ma che nel regolamento ferreo di Gabriel Agreste era inevitabilmente scritta in rosso e cerchiata sei volte, un obbligo da rispettare per ottenere la sua amata Mercedes Benz- a quando erano arrivati all'angolo occupato dalla pasticceria.
A quel punto Adrien si era fermato, facendo sbattere Nino contro la sua schiena, voltandosi e piantando saldamente i piedi nel marciapiede.
« Ti avverto » iniziò cauto e a bassa voce, circospetto quanto bastava intorno a quello che era il territorio della ragazza « mi sembra simpatica, ma non la conosco bene quindi non fare il cretino e non dire cose strane o-- » 
Nino sbuffò, sollevando una mano e muovendola come se questa fosse il becco di una papera.
« o tuo padre mi fulminerà con lo sguardo tutte le volte che verrò a casa vostra, il tuo unico mezzo di trasloco saranno i piedi e, ah già, giusto, probabilmente non farai una vacanza prima del duemilaventiquattro. » 
L'amico gli scoccò un'occhiata scocciata, sbuffando.
« Scemo. » 
Sorpassandolo, il moro gli fece un occhiolino.
« È la seconda volta che me lo dici oggi. »
Fece per rispondergli, ma sfortunatamente il capello rosso era già sparito nel locale, costringendolo a seguirlo.
Guidato dall'odore familiare di dolce, un aroma che sentiva sulla lingua come un sapore vero e proprio, si mosse piano, respirando a pieno il profumo del pane appena sfornato, di croissant ancora caldi e, più di qualunque altra cosa, quello dei biscotti ancora fumanti che aveva fiutato dall'ingresso. 
Ripresosi dall'estasi zuccherina si affrettò a cercare Nino, trovandolo appoggiato al bancone e intento a parlare con una signora piccola e dalle forme morbide che ci si poteva aspettare dalla moglie di un pasticcere, i cui capelli neri e i lineamenti eleganti significavano una sola cosa: era la madre di lei. 
« Come le dicevo, il mio amico era molto preoccupato e ha pensato bene di venire a vedere come sta. »
La più bassa annui, regalando loro un sorriso dolce quanto una qualsiasi delle paste esposte nelle vetrine e che scaldò il cuore del biondo. 
« È molto gentile da parte vostra »
Pulendosi le mani contro il grembiule rosa, la donna si abbassò a prendere da una delle ceste colorate due enormi cookies che porse ai ragazzi, spingendoli tra le loro dita quando questi fecero per ritirarsi, imbarazzati, e trascinandoseli poi nel salotto di casa. 
« Io vado a chiamare le ragazze, voi mangiate pure. » ammiccò ad entrambi « Offre la casa. »
E mentre i due mangiavano felici, Sabine quasi non causò un infarto alla figlia.

Al piano di sopra, infatti, Marinette quasi non rischiò di ammazzarsi.
Elettrizzata dalla notizia di poter finalmente incontrare dal vivo la kriptonite della sua migliore amica -niente film, niente interviste, niente instagram- Alya era saltata giù dalla chaise lounge, venendo placcata da una ragazza esile che però aveva dimostrato di avere la forza di un energumeno nel prenderla e inchiodare al pavimento.
« Non possiamo scendere!! » sibilò la mora, tappando la bocca all'amica prima che questa potesse replicare.
« Finirò per fare una figuraccia e sarà orribile!! Penserà che sono una persona strana e non vorrà lavorare con me!! »
Furba, Alya leccò il palmo della ragazza per liberarsi, facendola squittire sorpresa.
« Marinette, io ti voglio bene ma a volte sei impossibile. »
A fatica, riuscì a mettersi seduta benché il peso dell'amica sul corpo.
« In più, se adesso tu non scendessi gli daresti modo di pensare che sei davvero una persona strana. »
Riconoscendo la verità nelle parole della ragazza, Marinette si rimise in piedi e tese una mano che venne prontamente raccolta da quella più scura di Alya.
Dandole una spintarella con la spalla, la ragazza scoccò alla sua timida, timida amica uno sguardo rassicurante.
« Tranquilla, ci sono io con te. »

***

Adrien e Nino inizialmente furono quasi costretti a sedersi sul divano, entrambi presi a rosicchiare il proprio biscotto come due esemplari inediti di criceto in un episodio di Hamtaro ma, quando sentirono dei passi, la testolina bionda di Adrien e quella non più coperta di rosso di Nino si voltarono all'unisono, avendo modo di avere la prova inoppugnabile di quanto diversa potesse essere una donna dall'altra.
La prima era un'amazzone, camminava con una fierezza che avrebbero potuto attribuire solo ad Athena o a Diana Prince, con una sicurezza che traspariva dall'aspetto estetico -l'eyeliner affilato, il caschetto mosso e dall'ombré ramato, il rossetto brillante che risaltava sulla carnagione scura- e dal modo in cui portava alto il mento.
La seconda, graziosa nei movimenti e quasi come se volesse nascondersi dietro la ragazza, non indossava più la maglietta rossa di quella mattina, aveva optato per una tenuta casalinga che ne esaltava le forme longilinee, una felpa rosa che si sposava alla perfezione con la chioma scura. Titubante come una ninfa, le guance tradivano un tenue imbarazzo che le colorava anche il naso -un naso carinissimo decorato da tante piccole lentiggini- e faceva risaltare i suoi occhi, azzurri e limpidi, contornato da lunghe ciglia.
Accortosi dello stato catatonico del suo amico -la mano con il biscotto quasi penzolava senza vita e gli occhi erano fissi sulle due, come quelli dello spettatore di un miracolo- Adrien decise di muoversi, aprendo la mano dell'altro e aggiungendo al biscotto già presente il proprio prima di alzarsi e raggiungerle.
« Ciao! » proruppe, avvicinandole di un passo e resistendo all'analisi che l'amica senza nome della collega si stava impegnando a fare « Come stai? Ti senti meglio adesso? »
Si voltò verso la ragazza dai capelli corti, porgendole la mano.
« Io sono Adrien, comunque. Quello laggiù invece è Nino. »
Dall'altra parte Alya batté le ciglia dietro le lenti dalla montatura scura, rivolgendogli uno sguardo divertito che gli fece intuire che lei sapesse esattamente chi era -e che trovasse tutta la gamma di espressioni dell'amico esilaranti- prima di afferrargli la mano e scuoterla leggermente.
« Alya. »
Con la complicata intenzione di non ignorare platealmente l'altra ragazza, il biondo riuscì finalmente a rivolgersi alla la doppiatrice mentre l'amica con passo misurato raggiungeva una statua molto verosimile di Nino Lahiffe.
La vide sedersi, poggiarsi comoda contro i cuscini soffici ed accennare con il mento alle cuffie che cingevano il collo dell'amico, permettendo a questi di scongelarsi in un secondo e ad iniziare un discorso concitato sulle varie caratteristiche tecniche dei dispositivi.
Rassicurato dal vederlo più sciolto, Adrien tornò con lo sguardo sulla ragazza che aveva di fronte.
« Stamattina non avevi una bella cera, ma adesso sembri aver preso colore. »
Combattendo la sua natura, quella che le stava suggerendo di sorridere ed annuire come un pinguini di Madagascar, Marinette deglutì.
Senza un cellulare a farle da filtro e l'altro in una delle pose divertenti che aveva postato sul suo Instagram le era tutto più difficile. 
« A-Assolutamente! Sì, sì! Sto molto meglio, m-molto meglio!! Stamattina ero solo.. mh.. molto nervosa, ecco!! Ho dimenticato persino di fare colazione, ahaha!  »
Inconsapevole del treno di pensieri che sfrecciava -e a tratti deragliava dai binari minacciando di schiantarsi contro altre locomotive- nella mente della ragazza, Adrien le sorrise e le posò morbidamente la mano sulla spalla.
Le si avvicinò di un passo, tanto da darle modo di vedere le pagliuzze dorate immerse nel verde delle sue iridi.
«  È perfettamente normale esserlo, ma ricordati che hai fatto un provino per ottenere la parte e che tra moltissime ragazze sei stata scelta proprio tu. Perché hai talento, Marinette. »  
La mora, che aveva già esaurito la sua scorta di ossigeno dopo aver straparlato, ebbe la tentazione di portarsi una mano al petto per fermare la cosa impazzita che sentiva agitarsi nella cassa toracica, ma ascoltò il suo buon senso e si limitò a sfoderare un sorriso forse fin troppo entusiasta e a trattenere le lacrime di commozione che parole tanto gentili le avevano provocato.
Era capace, era talentuosa e piena di sorprese proprio come le aveva sempre detto il suo maestro Jagged Stone, solo che a volte se ne dimenticava.
Posò una mano su quella del biondo.
« Grazie mille. »
 In una accurata rappresentazione del suo personaggio, il ragazzo le fece l'occhiolino.
 « Non c'è di che, principessa. » 
Tentatissima dall'ennesima reazione poco contenuta dietro l'angolo Marinette fece per socchiudere le labbra, tuttavia un rigo in particolare del copione le tornò alla mente e combattere quell'istinto fu decisamente più complicato, quindi si lasciò andare.
Allungò una mano in direzione del volto dell'altro, lasciando con la punta dell'indice un colpetto sulla punta del suo naso.
« Stai al tuo posto, micetto. »   

 

Dal divano Nino ed Alya, benché si fossero appena conosciuti, annuirono complici.
Quei due sarebbero finiti sicuramente insieme e loro avrebbero dovuto aiutato il destino.

 

 

 

Il re-watch n°4 di Death Note prosegue imperterrito, ho rivisto per l'ennesima volta One Punch Man e questa storia va?? in una direzione qualunque ma nel dubbio va??
Diciamo che ci sto provando, dai.

Coooooomunque, 
hanno annunciato parte dei doppiatori di Boku No Hero Academia e ragà, raaaagà, io non so niente né dell'anime e né del manga, ho aspettato nella speranza di guardarlo senza essere esposta a una pioggia di spoiler fitta come quella dei primi tempi MA Aizawa doppiato da Gianluca Iacono mi ammazza
È un personaggio con un'espressione così esausta che a saperlo doppiato da Vegeta mi sento male. Male, vi dico.
Di Flavio nemmeno l'ombra, tuttavia c'è quel mostro sacro di Lorenzo Scattorin (Sanji di One Piece, per intenderci) e CLAUDIO MONETA, IL CLAUDIONE NAZIONALE. IL NUOVO GOKU E IL MAGICO, MAGICO KAKASHI HATAKE. CLAUDIO MONETA.
PIANGO.

Ora, torniamo alla storia: i dialoghi di Marinette sono difficili da scrivere.
Non sono capace di scriverne di carini e ammiro con tutte le mie forze chi riesce a formulare balbettamenti degni di un qualsiasi campione di anagrammi.
Ebbene, non è il mio campo e si capisce. Diciamo che ce li facciamo bastare e siamo tutti contenti, insomma.
Tornando alla trama, ultimamente ho riguardato l'episodio Animan e ho trovato tenerissimo il modo in cui Nino si blocca con Marinette. Tuttavia, per quanto carino, il Nino della storia ha una ventina d'anni, è cresciuto e rimane bloccato davanti alle belle ragazze per poco tempo.
Ed è qui che entra in gioco Alya, il Jolly di Miraculous che scioglie le matasse con la sua parlantina e riesce a mettere tutti a proprio agio.
La DJWifi è adorabile e mi piacerebbe darle uno spazio importante, quindi quale modo migliore se non quello di far interpretar loro (come nel canon) le fate madrine di Marinette ed Adrien?
Esatto, nessuno.

Sperando in una nuova e fulminea ispirazione io vi saluto.
Un bacio,
nouveau
(che, come il titolo di questa storia,
è uno pseudonimo provvisorio)


P.S.
Altra cosa che trovo adorabile nel canon è il modo in cui Adrien viene rappresentato come persona amante del contatto fisico, il fatto che ricerchi sempre la vicinanza degli amici, e il fatto che benché si tratti solo di un'amica -sì, certo- lui sia sempre pronto ad elargire il  tocco confortante delle sue mani di fata.
Immagino sia inevitabile con un padre come il suo, ma trovandolo un dettaglio carino ho deciso di lasciarlo anche in questa storia, dove Gabriel ha un po' più di coscienza ed è presente nella vita del figlio.
Nel suo modo distante, ma è presente.

   
 
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