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Autore: PONYORULES    30/07/2018    1 recensioni
«Cosa ti piace di lui?» la domanda di Constance lo raggiunse inaspettata quasi quanto uno schiaffo e rimase ad osservarla. Lei lo odiò, odiò specialmente il suo essere così cieco e ottuso, lo detestò nel suo intimo. Quel quesito non l'aveva posto solo a lui, no.
Al contrario, lei sapeva perfettamente rispondervi: la sua pelle olivastra, che andava a scurirsi intorno agli occhi e alle labbra; i suoi capelli neri come la notte. E ancora: le sue ciglia fitte invidiate da tutte le donne del circondario; i suoi denti maledettamente bianchi da sembrare più una presa in giro che altro. Il suo modo di scherzare, l'odore di cuoio e metallo che le rimaneva incastrato nelle narici anche per giorni interi dopo essersi abbracciati.
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Il ragazzo si alzò in piedi e con fare disinvolto cancellò tutto lo spazio che li separava con due falcate. La strinse in un abbraccio, i capelli a solleticarle l'orecchio.
«Non ti rendi conto di quanto tu sia importante per me».
Non abbastanza, caro. Mai abbastanza.
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Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aramis, Athos, Constance Bonacieux, D'Artagnan, Porthos
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Carta Bianca


Dovunque volgesse lo sguardo vedeva contorni sbiaditi contro al cielo di un blu acceso, figure aggraziate create con siepi e fantasia d'artista. 
Avrebbe voluto avere più luce per posarvi meglio gli occhi ed apprezzare così le forme di quel cespuglio accanto alla fontana principale a cui avevano dato forma di un grande angelo. 
Nella penombra sentì tintinnare ritmicamente una cinghia che teneva allacciata la fodera alla cintura. Riconobbe subito quel suono cadenzato, riconobbe la camminata e la distanza che li separava. Chiuse un attimo gli occhi e svuotò i polmoni di tutta l'aria, perché non solo risultava ingombrante ma sarebbe stata di troppo di lì a poco. Avrebbe dovuto prepararsi prima, come tutte le volte arrivava a quel momento e non sapeva che altro fare se non trovare rimedi insulsi per scacciare via la tensione. 
«Buonasera, D'Artagnan» si sentì appellare.
Aprì gli occhi di scatto e si trovò davanti Aramis, il solito cappello marrone tirato un poco indietro sulla testa per farvi uscire più comodamente qualche ciocca di capelli mossi, le labbra tirate a formare un accenno di sorriso.
Ma certo. 
Per forza si sentiva così contento. 
«Camminiamo assieme oppure ci separiamo?» gli chiese, cercando di mantenere un tono di voce piatto e distaccato.
«Rimaniamo assieme, stasera» ammise l'altro, mentre appoggiava in modo distratto la mano sull'elsa. D'Artagnan lo conosceva talmente tanto bene, che sapeva che quella mossa veniva fatta come a ricordare il proprio ruolo, la propria missione.
«Ho saputo che siete andato a trovare Constance».
«Sì, l'ho fatto».
«Mi è sembrata affranta» lo incalzò Aramis, spostando la mano dall'elsa ad un angolo dei folti baffi che soleva farsi crescere già da qualche anno. Finse un cipiglio pensieroso, ma D'Artagnan non fu tratto in inganno. Sapeva perfettamente che stava soltanto fingendo. «Ed oggi il tempo è stato nuvoloso, mi è dispiaciuto non vedere il sole» aggiunse. 
Il ragazzo più giovane cercò di mascherare una risata dietro ad un nervoso colpo di tosse: anche stavolta c'aveva visto giusto. Aramis era fatto così: concludeva sempre una conversazione che non stuzzicava il suo interesse con una frase fuoriluogo e con l'intento di sviare l'attenzione su qualcos'altro. 
Non lo faceva in malafede. 
Oppure sì? 
«Mi è parso di notare» Aramis era innamorato della sua stessa voce e questo era risaputo da tutti. «Che tenete la fronte corrucciata più del solito, specialmente nelle ultime settimane. C'è qualcosa che vi turba?».
Affermativo.
«Affatto, ma mi conoscete: durante le ronde attorno al palazzo sono molto concentrato e con i sensi sempre allerta» rispose, punto sul vivo.
Con la coda dell'occhio riconobbe un improvviso irrigidimento della schiena, la solita falcata ampia e orgogliosa dell'altro moschettiere si era fatta titubante e scostante.
Quando non lo vide più al suo fianco, si voltò e lo trovò fermo a qualche passo di distanza. Lo guardò con aria interrogativa in cerca di spiegazioni senza porre alcuna domanda.
Con la luce della luna la pelle di Aramis brillava, donandole un pallore che su chiunque sarebbe risultato spettrale, ma su di lui ricordava la perfezione delle statue di gesso che D'Artagnan aveva visto spesso adornare i cortili dei nobili.
«E che cosa avete visto durante il vostro turno di guardia di ieri?» la voce gli tremò.
Il ragazzo dalla pelle olivastra capì di non avere scelta e disse la verità.
«Non mi è sfuggito alcun dettaglio».
Suo malgrado riaffiorarono i ricordi e la scena a cui aveva assistito, silenzioso spettatore davanti ad uno spettacolo fatto di baci e di ansimi, di vesti scostate con gentilezza e di spinte ritmiche e sensuali.
«Potreste essere più preciso? >>.
«No, preferisco di no. Continuate a camminare, dobbiamo ancora controllare l'ala sud della tenuta» gli voltò le spalle, troppa la fatica a celare i suoi sentimenti e a fingere indifferenza.
«Perché ve ne andate?».
«Perché non c'è niente di cui parlare e ancora tanto lavoro da fare».
Si sentì stringere una spalla da una mano guantata e trasalì, mettendo immediatamente la mano sull'elsa della spada, pronto a sguainarla e a combattere. Ma era solo Aramis, il viso allungato dalla preoccupazione.
«Non mi state dicendo tutta la verità».
«Non servirebbe, perché già sapete come la penso a riguardo, ma sono scelte personali e non potrei mai giudicarvi a causa di esse» il petto cominciò a dolere, un pulsare forte che si riverberava negli arti. Si impose di continuare a camminare, andare avanti senza voltarsi indietro.
«Fermatevi» il tono del suo compagno ora si era fatto più duro e autorevole e il suo orecchio reagì al comando, come anche i suoi piedi, ora inchiodati al terreno.
«Io la amo» D'Artagnan non si preparò a sufficienza per ricevere questa triste verità e il risultato si riversò talmente forte sul suo corpo e sulla sua anima, che riconobbe avrebbe preferito essere infilzato dalla sua spada più e più volte. «Amo la regina».
Aramis ora lo guardava, erano alti uguali e i loro visi molto vicini, per riuscire a scorgere meglio l'uno l'espressione dell'altro in mezzo all'oscurità sempre più crescente.
Il ragazzo più giovane decise improvvisamente di ricambiare ciò che gli aveva appena fatto provare.
«E io amo voi».


 
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