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Autore: Lila May    30/07/2018    2 recensioni
/ Sequel di Disaster Movie / romantico, slice of life, comico (si spera) /
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10 anni dopo la terribile, anzi, mostruosa convivenza con i ragazzi della Unicorno, Esther Greenland passeggia per le strade di New York a tacchi alti e mento fiero. Il suo sogno più grande si è finalmente realizzato, e tutto sembra procedere normale nella Grande Mela americana.
Eppure, chi l'avrebbe mai detto che proprio nel suo luogo di lavoro, il gelido bar affacciato sulla tredicesima, dove non va mai nessuno causa riscaldamento devastato, avrebbe riunito le strade con una delle persone più significative della sua vita?
Il solo incontro basterà per ribaltare il destino della giovane, che si vedrà nuovamente protagonista del secondo disastro più brutto e meraviglioso della sua esistenza.
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❥ storia terminata(!)
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bobby/Domon, Dylan Keith, Eric/Kazuya, Mark Kruger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter twentysix.
 
Pinwheel biscuits and Honey trees


Quando Mark rientrò dal negozio accanto a casa con tutti gli ingredienti necessari alla preparazione dei biscotti, si trovò dinanzi al volto un vero e proprio campo di battaglia. Sulla tovaglia color limone stavano teglie di diverse dimensioni, guanti, cucchiai, sac à poche  costruiti alla carlona e mille altre cose di cui ignorava l'utilizzo, ma che a quanto pare a sua madre erano tornate utili in diverse occasioni.
Posò la busta in mezzo al caos e Dylan lo aiutò a distribuire la roba un po' dappertutto. << Mary ha avuto un'idea ancora più geniale. >> gli disse l'amico, sogghignando divertito.
<< Ah sì? >> Kruger rivolse le attenzioni alla ragazza, che stava sfogliando un manuale di ricette insieme ad Esther. La sezione “biscotti” le stava lentamente risucchiando in un vortice ipnotico fatto di zucchero e pasta frolla, e quando la chiamò sobbalzò appena da quanto era presa. << Quale idea? >>
<< Ah, ehm! Pensavo che potremmo suddividerci in coppie. Visto che siamo dispari, uno di noi farà l'assaggiatore. Che ne dici? >>
<< Dico che è okay. Avete già organizzato le coppie? >>
<< In realtà no, aspettavamo te per decidere. >>
Alla parola “coppie” Esther si dimenticò dei biscotti, chiuse il manuale rosa pallido e si aggrappò agli occhi azzurri di Mark, vogliosa di stare con lui. << Si può scegliere? >> domandò, e quando l'americano la guardò con un sorriso sorpreso arrossì e si passò un dito sotto il naso. 
Alla fine però si accordarono su un altro sorteggio, e fu costretta a finire con Dylan, malgrado il suo desiderio.
Mary si ritrovò a collaborare con Erik e Mark terminò su una sedia in fondo al tavolo, in attesa di assaggiare i biscotti delle due squadre. Portò la guancia al palmo sollevato a mezz'aria, sbuffando, ma almeno non si sarebbe sporcato le mani, e quello era già un gran bel passo avanti. << Volete dare i nomi alle squadre? >>
Eagle annuì. << Noi ci chiameremo le “Aquile di zucchero”. >>
<< Che classe, Erik. >> fece Mark, e si appuntò il nome su un pezzo di carta. << E voi? >> e guardò Dylan ed Esther, in attesa.
<< Gli “Unicorni di cioccolato”. >>
<< Gli “Unicorni di Gucci!” >>
<< E sia per Gucci. >>
Si appuntò anche quel nome, pensando che proprio perché erano entrambi ridicoli in realtà gli piacevano da morire. << Bene, partite pure. >> annunciò, e non appena le aquile lanciarono la sfida agli unicorni più glamour del pianeta terra si mise ad osservarli come un vero capitano ammira la sua élite di giocatori, divertito.
Chissà come sarebbe finita?
 

Esther versò un po' di farina in un misurino e poi la rovesciò in una ciotola piuttosto capiente, sotto lo sguardo attento e un po' confuso di Dylan. Keith non aveva mai avuto occasione di poter sfornare qualche biscotto, quella era la sua prima volta in assoluta; osservava gli ingredienti con fare evasivo, incapace di riconoscerli o sapere l'ordine in cui andavano usati, e soprattutto il quantitativo.
Realizzando, dunque, di non essere utile per nulla, si era subito fatto da parte, per permettere alla Greenland il comando assoluto su tutto il ripiano. E fino ad ora aveva creduto di essere in salvo, ma all'improvviso Esther lo chiamò a rendersi al suo servizio. << Dylan >> fece, sbrigativa.
Wow, si era davvero calata nel personaggio di pasticciera senza macchia e senza paura.
<< Spaccami un uovo. >>
<< Sissignora. Solo uno? >>
<< Solo uno. Veloce, Erik ci ha già superati di qualche passaggio e non ho voglia di sprecare tempo! >>
<< Subito, bella! >>
<< Rapido, che poi dobbiamo fare anche l'impasto al cacao. >>
Dylan afferrò l' uovo, lo scrutò intimorito e provò a spaccarlo di cattiveria. Non sapendo come dosare la forza, il guscio gli si sfracellò nel palmo e l'albume rovinò sul pavimento, con tanto di “splat” accompagnatore. Arrossì e provò a scappare dallo sguardo infuriato della mora, ma quello ancora più nervoso di Mark gli bloccò tutte le vie di fuga. << Dylan! >> tuonò, e si alzò per pulire, ma il ragazzo con gli occhiali lo fermò in tempo.
<< Rimedio io fratello, rimettiti pure comodo. >>
Mark si riaccasciò sulla sedia e rivelò all'amico dove si trovassero strofinacci e saponi, mentre Erik se la rideva di gusto. << You will lose, ahahah. >>
Esther lo trucidò con uno sguardo che non ammetteva repliche mentre si occupava personalmente delle povere uova. Ne spaccò una così forte che Erik si chiese se non sarebbe stata la sua fine, qualora avesse vinto quella sfida. << Lo vedremo, Eagle. >>
<< Intanto hai perso un membro. >>
<< Sta solo pulendo al danno che ha combinato, non l'ho affatto perso. >>
<< Però io sono già all'impasto. >>
<< Te lo do io l'impasto, te lo infilo tutto nel didietro, come i tacchini nel thanksgiving! >>
<< Ohhhh, la temperatura si sta alzando! >> esclamò Mark ridendo. << Vi dovrei filmare. >>
<< Zitto tu! >> risposero in coro i due litiganti infervorati, e Kruger obbedì subito all'ordine, trattenendo un sussulto. Quei due la stavano prendendo molto seriamente, ma come biasimarli?
Del resto, erano entrambi bravissimi in cucina. Un po' di sana competizione li avrebbe solo fatti andare ancora meglio.

 
<< E' duro questo impasto, cazzo. >> Mary attivò i muscoli delle braccia, gonfiò le guance e riprese ad amalgamare gli ingredienti tra di loro, mentre Erik stendeva un grande pezzo di carta da forno su una teglia, per prepararla in anticipo. Non che non ne fosse capace; lavorando in quel bar-tavola calda aveva imparato a muovere le mani un po' ovunque, e non c'era quasi nulla che non sapesse fare.
Tuttavia quell'impasto era per un totale di almeno cinquanta biscotti belli grandi, e per quello, pieno zeppo di farina. E di grumi.
E sentiva le mani pesanti, e i muscoli esausti.
Erik le sorrise gentile. << Ti do una mano? >>
<< No, grazie. >> sbottò, e si fece da parte con la ciotola.
E poi sì, c'era Erik.
Lei, che aveva sperato di poter finire in coppia con Dylan, si era ritrovata a dover collaborare con un ragazzo che...
rifletté bene sul corso dei pensieri, e si rese conto che non sentiva più nessuna remore nei confronti del castano.
Solo un profondo imbarazzo e qualche nota di disagio. Non aveva dimenticato il discorso che le aveva fatto due giorni prima. Un dialogo - anzi, monologo - forse insensato, che non aveva voluto dire nulla, tranne sottolineare un atteggiamento già imperdonabile di suo. Ma non era stato quello a colpirla più di tanto.
Era stato il suo modo di esprimersi. Il modo in cui glielo aveva detto, con cui aveva scelto di affrontare una situazione per lui molto delicata, di ritirarla fuori dal passato. Con la voce tremante, riottosa, in preda ad un dolore che non riusciva a capire, vero, e forse nemmeno ce n'era bisogno.
Erik aveva tentato non di giutificarsi. Solo di spiegarsi. 
Di provare a farle capire il caos che era andato creandosi tra lui e Silvia, e che per quanto da fuori sembrasse quasi banale, per Eagle non lo era.
Affatto.
E poi aveva chiesto scusa. E quando lo aveva guardato negli occhi, aveva visto il ragazzo di cui Dylan aveva tessuto le lodi.
Un ragazzo onesto, alla mano, senza pretese. Un ragazzo che non avrebbe mai fatto una cosa del genere, se non per il semplice motivo che era devastato.
<< Ti stai fiaccando, non vorrei perdere un elemento prezioso del team. >>
Si voltò ed Erik le tolse il recipiente di mano, le mani calde che erano pronte a mettersi all'opera. Lo fece con gentilezza, e Mary fu costretta ad arrendersi all'evidenza che o gli avrebbe fatto fare il lavoro, o avrebbe perso il braccio. << Spero di esserti stata utile. >>
<< Alla grande! >>
<< Posso fare altro? >>
<< Puoi scegliere gli stampini per i biscotti, se ti va. Dopo che l'impasto si sarà raffreddato potremo procedere a formarli. >>
<< Certo. >>
Si fece dare da Mark degli stampini - evviva Hanagrace e le sue folli voglie – e cominciò a selezionarli con cura; mentre se li passava tra le mani, si perse a guardare Erik lavorare.
Insieme formavano un bel team. Erano in vantaggio su Esther e Dylan e presto avrebbero potuto infornare i loro biscotti.
Si trattava del frutto di un lavoro tra due persone che avevano avuto una controversia enorme, eppure, nonostante tutto, si stavano muovendo davvero bene.
<< L'odore del miele è buonissimo. Hai avuto una buona pensata Erik. >>
<< A Mark piace il miele, vinceremo n--
<< A MARK PIACE ANCHE IL CIOCCOLATO--
Entrambi portarono lo sguardo su Esther, che tutta infervorata stava inzuppando le mani nell'impasto per renderlo compatto e morbido. << Non vantatevi! Vero Mark?! >>
Mark eseguì una combo a candy crush - Sweeeet! - e annuì distratto. << Sbrigatevi che ho fame. >>
Mary sorrise. Erano una bella squadra di amici, e dentro bisognava contare anche la notte passata con Erik, e che aveva rovinato il loro rapporto.
Però in fondo andava bene anche così.
Insieme formavano comunque un ottimo team.

 
Esther suddivise l'impasto morbido tra le mani e mentre spargeva il cacao su una metà, Dylan si occupò di spargere la restante farina sull'altra fetta.
Dopodiché avvolsero le due frolle colorate nel nylon e lo segregarono in frigorifero, accanto a quello gigante di Erik.
<< Quanto ci dovrà stare? >> domandò Keith annusandosi le mani odoranti di pasta frolla.
Esther si appropriò di un timer e lo regolò orientandosi con l'orario attuale. << Circa un'ora. >>
<< Così tanto? >>
<< In realtà due. >>
<< Cos--
<< Ma non possiamo perdere contro Erik, quindi una. >>
<< Cambia qualcosa? >>
<< No, se è Mark ad assaggiarli. >>
Dylan annuì. In effetti, Mark mangiava di tutto a quantità industriali, senza chiedersi se una cosa fosse salutare o preparata a puntino. Quel piccolo difetto di fabbrica sarebbe venuto solo a loro vantaggio. << Che si fa ora? >>
Esther smise di squadrare Erik in modo molto poco simpatico. << Si prepara la teglia. Ricoprila con un pezzo di carta, toh. >> e gli passò il lungo rotolo in malo modo, tutta presa dai suoi biscotti a girandola.
Dylan ridacchiò e si occupò della teglia; almeno quello lo sapeva fare. Dopodiché aiutò la ragazza a riordinare il piano di lavoro e a pulirlo dal disastro che era sfuggito al loro controllo.
Rimaneva solo un problema. La spianatoia, dove avrebbero dovuto rendere l'impasto sottile come un foglio di carta e poi lavorarci per creare delle girandole.
Erik ed Esther si guardarono agitati. Ce n'era solo una, ma non si potevano permettere di non possederla. O di perdere tempo, qualora sarebbe stato l'altro ad accaparrarsela per primo. Si mossero in contemporanea per prenderla, ma Mark li anticipò con uno scatto della mano.
<< Mark! >> gemette Esther, frenando prima di buttarglisi addosso. Non che le sarebbe dispiciaciuto sentire il calore del suo corpo, ma in quel momento le serviva la spianatoia. Urgentemente.
Prima di Eagle.
<< Mark. >> Erik allungò la mano, serio. << dalla a me. >>
Mark guardò prima la spianatoia, poi Esther, poi Erik, poi di nuovo la spianatoia. E capì che averla presa per salvarla dalla distruzione era stato un tragico errore.
<< No, a me Mark! >> esclamò lei, le labbra stirate contro i denti candidi.
<< Uhm. >>
<< Mark, chi è il tuo amico di pattuglia? Chi è quello che ti difende sempre, che ti ha fatto un po' di compagnia quando ha scelto di seguirti a New York, che faceva coppia con te all'accademia, eh Mark? Eh, chi è che ti va sempre a prendere il caffé quando non hai voglia di scendere dalla volante? Eh? E ora tu che fai? Mi volti le spalle così? Dammi quel pezzo di legno e chiudiamola qui, da bravi amici. Forza. >>
Dylan scoppiò a ridere e si aggrappò a Mary, che gli strinse le mani con un guizzo divertito stampato nelle iridi.
La situazione si era fatta banale quanto pericolosa; Mark si era messo in mezzo ad un fuoco incrociato.
Esther arricciò il naso e incrociò le braccia. Se Erik se la giocava sul rimarcare quanto fosse importante nella vita di Mark, allora lo avrebbe fatto anche lei.
<< Mark, chi è la ragazza che ti ha aiutato a metterti con Suzette? >>
<< Ehi! >> Erik si lasciò sfuggire una risata. << Stai andando troppo indietro! Non è valid--
<< Zitto! Chi è la ragazza che ti ha dato consigli su come comportarti con lei, su come conquistarla? Non ce l'avresti mai fatta senza il mio prezioso aiuto. >>
Mark sorrise. Era vero.
Ma la cosa ancora più vera era che vederla così piena di se lo stava facendo divertire da morire.
<< E poi >> sentenziò lei, sollevando un dito con aria cinica << sono stata io, con la mia presenza, a renderti quell'estate indimenticabile. >>
Ed era vero pure quello, e la fissò negli occhi con tanta intensità che lei fu costretta a distogliere lo sguardo, rossa in volto. << Va bene, siccome avete ragione entrambi >> disse, e posò cautamente la spianatoia. A quel gesto le iridi di Erik brillarono di vittoria, ma Esther rimase con il volto rivolto verso il basso.
Stava ancora pensando all'occhiata azzurra di Mark, a quell'estate stupenda che dopo il bacio di ieri era riuscita a lasciar andare. Finalmente, non aveva più bisogno di richiamarla alla mente per avere Mark.
Adesso ce l'aveva, concreto, lì.
E non l'avrebbe perso.
<< La poso. Ma. La prenderete solo quando mi sarò seduto. E con delicatezza, che poi tocca a me sorbirmi mia madre. >> ordinò Kruger, e ritornò al posto.
Non appena il suo didietro toccò la sedia, Erik scattò in avanti prima di Esther e riuscì ad accaparrarsi la spianatoia.
Istintivamente gli venne voglia di dare il cinque a Mary, e quando lei ricambiò il suo cuore fece un piccolo salto di gioia.
<< Che palle, non vale però, prima le donne..! >> sbottò Esther, mentre Dylan la consolava dandole qualche pacca di conforto sulle spalle. Ora avrebbe dovuto aspettare un' ora e chissà quanti altri minuti. Non voleva nemmeno pensarci, oddio.
Però aveva di come intrattenersi, e per ovviare a quel colpo di sfortuna, per tutto il tempo rimase a rimuginare sul bacio, fino a quando le labbra non tornarono a pizzicarle vogliose, e i sensi a sprofondare nel piacere, mentre si appellava con tutte le forze alle sensazioni che le aveva provocato entrare in contatto con la bocca piccola e agile di Mark.

 
<< L'albero di Natale oppure la stellina? >>
<< Mmm. La stellina. Sennò che altre formine ci sono qui? >>
<< Il cuore, l'orsetto... >>
Erik infilò le dita in mezzo ai vari stampini che qualche ora prima Mary aveva sparso sul tavolo, facendoli tintinnare tra di loro ogni volta che ne scartava uno. Ora che le aquile di zucchero si erano munite di spianatoia prima degli unicorni - sfigati -, avrebbero potuto iniziare il loro lavoro di stampa, e poi far finire il tutto nel calore del forno. L'impasto odoroso di miele aspettava solo di essere trivellato da alberi di natale e comete di varie dimensioni, a differenza di quello di Esther e Dylan, ancora avvolto nel nylon.
Poveri illusi, dovranno aspettare ancora un sacco di tempo, pensò mentre estraeva un adorabile fiorellino di metallo dalla mucchia. Lo spremette senza pietà contro l'impasto duro e poi sollevò lo sguardo per guardare i suoi indegni rivali, mentre Mary lo imitava.
Esther ricambiò l'occhiata con altrettanta furia, Dylan si limitò a fargli ciao con la mano.
Gli fece ciao pure lui. Avrebbero vinto la sfida, il miele avrebbe catturato Mark per la gola e finalmente si sarebbe potuto ritenere soddisfatto di aver creato qualcosa esclusivamente “made by Erik Eagle”. << Rassegnatevi, unicorni. >>
Gli occhi neri di Greenland si fecero pesanti come muri di piombo quando il nome della sua squadra scivolò ironico sulla lingua del castano. << Scordatelo. >>
E mentre Erik e Mary continuavano il loro lento lavoro con gli stampini, la mora pensò a farsi venire in mente un'idea migliore e... molto più rapida.
L'impasto di Eagle era enorme, per un minimo di cinquanta biscotti; il che voleva dire che non avrebbe terminato il lavoro subito, e che questo avrebbe comportato l'inevitabile sconfitta degli unicorni.
Ma non era ancora detta l'ultima. Non se applicava il suo infallibile piano.
<< Dylan. >>
<< Sissignora signora. >>
<< Aiutami. >>
Insieme srotolarono con cura i due impasti, uno color crema, l'altro al cioccolato, e dopo essersi fatti spazio la mora si munì di mattarello e cominciò a stirarli sulla superficie del tavolo. Non aveva potuto avere la spianatoia?
Bene, se l'era appena creata. Alla faccia di Erik e la sua presunzione da pasticciere provetto.
<< COSA?! >> esclamò quest'ultimo, e prima che potesse dire altro la fragorosa risata di Mark gli esplose nelle orecchie.
Si voltò a guardare l'amico, disteso sulla sedia a sganasciarsi dal ridere. << Ahhhh, ti sei fatto fregare Eriiiiik! >>
<< Sai Eagle >> s'intromise Esther, che aveva già iniziato ad arrotolare i due impasti con il goffo aiuto di un Dylan sporco di farina in ogni dove. Le sue piccole mani candide si muovevano esperte tra le righe di frolle, arricciandole tra loro a formare ipnotiche spirali pronte solo per essere inghiottite dalla bocca rovente del forno. E poi saggiate dal palato di Mark, la parte che più le interessava. << il mio impasto è molto più piccolo del tuo. Il che vuol dire che finirò prima di te. >>
Erik e Mary provarono a velocizzare il processo di formazione, bucherellando il grande impasto di tanti alberelli e cuoricini, ma il loro rapido movimento non riuscì affatto a superare quello di Esther, e per quel motivo la ragazza riuscì tranquillamente a batterli sul tempo, facendo loro mangiare la polvere.
Si fece aiutare da Dylan a mettere le venti girandole sulla teglia, regolò il forno e le chiuse dentro con uno scatto soddisfatto del polso.
Dopodiché diede il cinque a Keith e si voltò a guardare i rivali, con le braccia incrociate al petto.
Obbiettivo terminato, ma non fu tanto quello a farle sbocciare un sorriso vittorioso sulle labbra. Non come la risata cristallina di Mark, un'onda musicale in grado di distenderle i nervi e rilassarle le spalle. Sospirò soddisfatta e si sfilò il grembiule, che lasciò cadere sulla sedia.
Poteva chiedere meglio di così?

 
 
Mark scrocchiò le dita e stirò le spalle contro lo schienale della sedia quando Esther ed Erik, muniti di guanti ed espressione imperscrutabile sui visi di pietra, gli lasciarono sotto il lungo naso due enormi teglie provviste di un quantitativo di biscotti che di primo impatto sfuggì al suo calcolo mentale.
Li guardò come si guarda un reggiseno di cui non si sa slegare il ferretto, poi avvicinò cauto il viso e li contemplò un po' più da vicino. Annuì, deglutì, con gli occhi celesti che brillavano affamati - del resto era passato mezzogiorno -. A prima vista entrambe le teglie sembravano avere un aspetto delizioso, e non avrebbe saputo dire quale delle due fosse la migliore; quella di Esther e Dylan si presentava come un rettangolo cosparso di girandole dal doppio gusto, un vortice di crema e cioccolato che la sua lingua non vedeva l'ora di poter assaporare.
Quella di Erik e Mary, il doppio più grande, mostrava un set ben fornito di variegate formine all'ammaliante profumo di miele e cosparse di zucchero a velo.
Sbuffò dalle narici e si fermò ad ammirare con orgoglio i quattro cuochi, incluso il suo migliore amico. Se avesse potuto mandare tutto giù in un colpo solo, lo avrebbe fatto. << Volete uccidermi. >>
<< Solo se sbaglierai ad annunciare il vincitore. >> fece Esther, e gli regalò l'onore di un occhiolino quando lui la cercò con lo sguardo.
Si sorrisero, dopodiché Mark allungò la mano per avvicinare a sé la teglia delle girandole. Notò che alcune erano deformate, e non aveva bisogno di investigare per sapere che quelle erano opera di Keith. Come al solito, i disastri in cucina portavano sempre la sua discutibile firma. << Presentatemi i vostri biscotti. >>
Ci pensò Esther a farlo, per la fortuna del team, e fornì al - suo, così già le piaceva definirlo - Kruger un'ampia e dettagliata descrizione sui biscotti e sulla preparazione, senza perdersi in troppe frivolezze.
Successivamente fu il turno di Mary, e una volta terminata l'esposizione della ricetta, arrivò il tanto temuto momento dell'assaggio.
<< Sedetevi pure >> mormorò Mark, sventolando la mano sinistra in aria << mi mettete ansia. >>
E i presunti pasticcieri si sedettero, col cuore in gola.
Quando una delle venti girandole venne scelta per finire nella bocca di Kruger, Esther ebbe un sussulto e istintivamente stritolò il tessuto dei jeans di Dylan, facendolo sobbalzare.
<< Sono perfette >> iniziò il biondo. << se non per alcune che sono un vero disastro. Vero Keith? >>
<< Sgamato. >> si limitò a dire l'altro, ma oltre le spesse lenti degli occhiali le iridi gnocciola traboccavano di ottimismo. Non avrebbero perso quella sfida, si erano impegnati e se l'erano cavata alla grande. Lui soprattutto, che non aveva mai toccato della farina in vita sua; era davvero orgoglioso delle sue prestazioni.
Mark si portò la girandola alla bocca e diede un primo, morbido morso, affondando i denti nell'impasto tenero che, friabile, liberò alcune briciole color crema sulla teglia. Esther sognò di essere quel maledetto biscotto mentre batteva gli occhi per scacciare l'incalzante nervosismo.
Non le importava tanto di vincere, ora.
L'unica cosa di cui le fregava in quel momento era avere un giudizio positivo sulla sua cucina, da parte del ragazzo che amava. Sperò con tutto il cuore che i suoi biscotti fossero in grado di passare il test, e si accorse di respirare appena quando lui mandò giù il boccone.
<< Mmmmm >> bofonchiò Mark, e subito ne divorò un altro po'. << This is so goooood, damn. I love it. >>
Il sorriso emozionato che si formò sulle labbra di Esther fu tale che tutti se ne accorsero, ma nessuno disse nulla.
Sospirò contenta mentre Mark finiva la girandola affamato e passava ai biscottini al miele di Eagle e Mary.
Ecco, per lei era come aver vinto. Non le serviva nient'altro.
<< Per quanto riguarda il lavoro degli unicorni... >>
<< Delle aquile. >> corresse Erik.
<< Delle aquile, sì - giusto -, noto delle formine fatte di fretta, ma la maggior parte dei biscotti sono venuti bene. Lo zucchero a velo dona loro un aspetto molto natalizio. Gli unicorni non hanno badato a questo dettaglio. >>
Esther e Dylan si guardarono sorpresi; wow, Mark ce la stava mettendo tutta per sembrare un vero intenditore di dolci, sembrava che nulla potesse sfuggire al suo sguardo da falco.
Kruger scelse un biscotto  forma di fiore e lo portò alla bocca. Rimuginò diverso tempo sul sapore, dopodiché inghiottì. << Il miele si sente, ma lo zucchero a velo lo minimizza un po' troppo. >>
Erik incrociò le braccia al petto, un po' confuso. Eppure doveva aver messo la quantità giusta. << Altro? >>
<< Per il resto direi che sono buonissimi! Uhm... >> Mark sospirò. Fu come trovarsi all'improvviso davanti ad un bivio, incapace di scegliere in quale delle due vie proseguire il tragitto. Da una parte c'erano Erik e Mary, con la loro cura per il dettaglio, dall'altra Dylan ed Esther, che si erano concentrati più sul sapore.
Non sapeva davvero decidersi, e fu dura stabilire un vincitore. Quando arrivò alla conclusione di averci pensato abbastanza, chiamò a se il silenzio. << Bene, riassumendo... >>
Dylan sollevò gli occhi al cielo. << Vai al sodo Kruger, non siamo in un programma televisivo. >>
<< Bene, volevo creare un po' di suspance, ma... come volete. Allora! >> Mark si schiarì la voce e finse di aprire una busta immaginaria, contenente il nome della squadra che si sarebbe aggiudicata il primo posto del podio. << Il vincitore della sfida è... >>
<< E'? >>
<< Dai muoviti, tra poco mi piscio addosso! >>
<< Le aquile di zucchero. >>
All'udire il nome del loro team, Erik e Mary scattarono dalla sedia gridando e saltando come conigli impazziti. Dylan scoppiò in un grande applauso, ammettendo la propria sconfitta, ed Esther si limitò a sorridere con un cenno del capo. Era meravigliata da come Mark si fosse tenuto imparziale nel decretare il vincitore; avrebbe potuto far guadagnare a lei il primo posto, visto ciò che c'era stato e ciò che ora li teneva silenziosamente legati insieme, eppure aveva scelto di appellarsi solo alla neutralità, senza fare nessun tipo di preferenza.
Fu una caratteristica che gli ammirò molto, la capacità di non lasciarsi influenzare dai sentimenti non era da tutti.
Lei non ci sarebbe riuscita, probabilmente. Avrebbe votato sempre e solo per lui. Persa com'era nel flusso di quei pensieri, non si accorse che Mark le si era avvicinato con una girandola tra le mani, mentre gli altri facevano festa ingozzandosi di alberi di Natale. << Est! >>
<< Oh, Mark! >> balbettò lei, e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, nervosa di ritrovarselo così vicino dopo un giornata in cui nemmeno avevano avuto il tempo di salutarsi in modo decente. O di parlare di quel bacio. La sua pelle rosea profumava di bagnoschiuma, era bellissimo, e la voglia di rifinire in quell'auto salì alle stelle mentre lo osservava con la coda dell'occhio.
<< Sei stata davvero in gamba, ci tenevo a dirtelo. Per esserti ritrovata in squadra con uno come Dylan, direi che hai vinto tu. Alla stra grande. >>
<< Lo so, lo so tesoro, sono straordinaria. >>
<< Ero pronto a ricordartelo, nel caso te ne fossi dimenticata, ma a quanto vedo non ce n'è bisogno. >>
<< Dovrebbe essercene? >>
Mark le sorrise affettuoso e spezzò in due il biscotto. << Affatto. >>
Quindi, dopo un attimo di indugio, gliene offrì una parte. Esther afferrò la sua metà e se la portò alla bocca per assaggiarla. Era davvero buona, nonostante l'impasto fosse stato lavorato un po' prematuramente per motivi di tempo.
<< Mangiamole insieme, ti va? >>
Arrossì, e quando lo guardò si rese conto di avere gli occhi che brillavano d'amore, le mani calde che non desideravavano altro che passare avide tra quei capelli biondi, e giocarci, e poterli accarezzare per ore.

 
<< Certo, Mark. Certo che mi va. >>  
 

__________________________
nda
ve lo avevo detto che sarebbe stato attaccato. ;D.
voi non potete nemmeno immaginare quanto io abbia sudato, faticato, imprecato per scrivere questo capitolo. Oltre al fatto che all'improvviso pare mi fossi ricordata di star tracciando, prima di tutto, un romantico COMICO – spero di avervi fatto ridere un pochinooo –, le ricette ho dovuto cercarle su internet e per rendere verosimile la faccenda, riportare almeno il cinquanta per cento dei passaggi. E rendere la preparazione un inferno, nel quale Esther ed Erik potessero zampillare nell'odio mentre si contendevano la spianatoia, e le avances di Kruger, perso a giocare a Candy Crush. Succede una cosa simile nella vecchia Disaster, quando Silvia e Suzette fanno a gara a chi cucina la miglior aragosta, ma qui non c'è la sanità mentale di Erik in gioco, ed è un rimando voluto che ho scelto di fare per mostrare anche come sono cambiate le cose.
Il fatto che Mark abbia fatto vincere Erik è voluto; non mi sembra il genere di ragazzo che si lascia influenzare dal giudizio finale soltanto perché è innamorato, pfff, a ventitré anni poi. Al contrario, si mantiene lucido e sceglie il vincitore senza secondi fini. Però va lo stesso da Esther alla fine, e si spezzano una girandolina da condividere.
Perché si amanooo
nulla, con questo aggiornamento si chiude il circolo di luglio. Per agosto dovrei concluderla.
DOVREI.
Dipende tutto dalla mia voglia.
Salutiii

Lila
   
 
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