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Autore: DirceMichelaRivetti    31/07/2018    1 recensioni
Ambientata a partire da poche settimane prima di episodio VII, si concentrerà su Jacen Syndulla (figlio di Kanan ed Hera) e di Devagiri, una giovane di Chalacta sensibile alla Forza. Le vicende sono narrate dal punto di vista di lei che fugge dal proprio pianeta, affidandosi a dei contrabbandieri.
Nel corso della storia scopriremo che rapporti ha avuto Jacen con Skywalker e Ben Solo; vedremo anche che cosa stanno facendo il Fantasma e il suo equipaggio contro il Primo Ordine.
Questa storia è nata da alcune domande che mi sono posta, per esempio: Jacen è mai stato addestrato nell'uso della Forza? Luke sa della sua esistenza? Se la risposta a queste domande è "sì", allora Jacen ha conosciuto anche Ben/Kylo? Saranno stati amici? Come potrebbe aver reagito Jacen al passaggio al lato oscuro dell'amico?
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Hera Syndulla, Hondo Ohnaka, Kylo Ren, Lando Calrissian, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jacen si è messo ai comandi della nave e non mi ha più rivolto la parola. Potrebbe inserire il pilota automatico, oppure lasciare la guida all’unità C1 che c’è a bordo, ma evidentemente preferisce pilotare ed ignorarmi.

Che strano tipo, non sembra molto socievole, eppure ha voluto che partissi con lui. Beh, sì, l’ha fatto per precauzione, però …

Va beh, avrò modo di conoscerlo.

Mi chiedo, piuttosto, perché ho accettato così facilmente di seguirlo. Non so niente di lui e io volevo esplorare la Galassia, invece mi ritrovo con uno sconosciuto che dovrebbe aiutarmi a diventare una Jedi.

Voglio diventarlo?

Boh! Quanto è diverso da essere sacerdotessa? Erano guardiani di pace e giustizia, ma c’erano molte differenze nell’Ordine, molti ruoli e specializzazioni differenti. Mi ha sempre affascinata soprattutto la loro filosofia, meno la parte più attiva, anche se le spade laser mi sono sempre piaciute. Non ne ho mai vista una vera, ma una volta papà mi ha mostrato un ologramma in cui si vedeva Skywalker maneggiarne una: meraviglioso!

Non so se essere Jedi sia la mia vocazione, ma effettivamente non credo che tutto ciò che mi è successo da quando ho abbandonato casa sia semplice frutto del caso. Credo anch’io che sia stata la Forza a portarmi fino a questo punto, quindi perché ignorare le sue indicazioni?

Inoltre, ho parlato con il … fantasma (sarà una parola adatta?) di uno dei migliori Maestri Jedi dell’ultima generazione, sarebbe stupido rifiutare questa chiamata.

Il mio programma è completamente stravolto, ma penso che non sarò delusa da questo nuovo cammino.

Usciti dall’atmosfera, abbiamo viaggiato per alcune ore, senza saltare nell’iperspazio: come pensavo, questa è una nave da trasporto senza iperguida.

Jacen continua a tacere. Benché mi abbia praticamente costretta a seguirlo, non sembra affatto contento di avermi qui. Credo che mi ritenga un peso o una responsabilità.

Non mi piace, però, starmene qui ad aspettare senza far niente. Mi faccio avanti nella zona di pilotaggio e provo a parlargli.

“Avevi detto che, se fossi uscita viva dal tempio, avresti risposto alle mie domande.”

“L’ho fatto.”

“Non mi hai detto chi sei. Ho capito che ti chiami Jacen … e poi? Sei uno Jedi? Come conosci Ohnaka?”

“Ti fa così paura non sapere ogni cosa, non poterla controllare?”

“L’ignoranza è fonte di tutti i mali. Inoltre, mio padre mi ha insegnato l’importanza delle informazioni: la vita di una persona può dipendere da esse.”

“Chi è tuo padre?”

“Non mi dici nulla di te e pretendi che io ti riveli tutto ciò che chiedi?”

Syndulla è il mio cognome. Cos’è cambiato, ora che lo sai?”

Syndulla …”

È un cognome che ho già sentito.

“Sei parente di Cham Syndulla, il grande patriota e difensore di Ryloth? E del Generale Syndulla dell’Alleanza Ribelle?”

“Indovinato.” dice senza entusiasmo, anzi quasi sarcastico “Sono mio nonno e mia madre.”

“Ma tu sembri un umano … non hai nulla del retaggio Twilek … o sbaglio?”

È una mia impressione o sono perseguitata da questa razza?

“Mio padre era un umano, ho preso molto da lui. Dal ramo di mia madre ho ereditato il colore dei capelli e qualcos’altro che di solito non si vede.”

Sbaglio o sembrava un’allusione sessuale? Preferisco non indagare.

Papà mi ha mai detto qualcosa sul compagno del Generale Syndulla? Non che abbia mai raccontato molto di lei; già che non ama molto parlare della propria militanza nell’Alleanza Ribelle.

Mi sono spesso chiesta perché sia schivo su questo argomento, non credo che si vergogni di quelle azioni, anzi ne parla con orgoglio. Penso piuttosto che voglia in un certo senso proteggere me e mia madre, anche se non saprei da cosa.

Uh, ora ricordo: una volta papà aveva accennato al fatto che il Generale Syndulla, nei primi anni della Ribellione, fosse in intimità con uno Jedi sopravvissuto all’Ordine 66; poi ha cambiato bruscamente argomento.

Dev’essere lui il padre di Jacen. Gli Jedi, però, non potevano avere relazioni, tanto meno figli.

“Tuo padre era uno Jedi?”

Se è possibile, sembra ancor più cupo di prima.

“Non l’ho mai conosciuto, però sì, era Kanan Jarrus, Cavaliere Jedi. Contenta, adesso?”

“Non era vietato per gli Jedi avere relazioni amorose?”

“Non esisteva più un Ordine, a quei tempi. Inoltre, lui non si è mai lasciato vincere dall’attaccamento, il Lato Oscuro non è mai riuscito a farlo avvicinare a sé. Così almeno mi racconta mia madre.”

C’è amarezza nella sua voce, con una punta di fierezza. Forse ho toccato un tasto dolente.

“E tu sei uno Jedi?”

“Per rispondere, dovremmo stabilire che cosa sia uno Jedi, adesso. Prima che tu aggiunga altro: no, non ho intenzione di iniziare un dibattito al riguardo in questo momento.”

Uffa, perché deve fare il misterioso a tutti i costi? Ogni volta che sembra svelare qualcosa, diventa invece più elusivo.

“Sei stato addestrato?”

La sua risposta suona più che altro come un mugugno ma dovrebbe sembrare un sì.

Azzardo un’altra domanda: “Hai conosciuto Luke Skywalker?”

Tace.

“Siamo arrivati. Devo iniziare l’atterraggio.”

Sposto lo sguardo fuori dal parabrezza e solo adesso mi accorgo della grande sfera grigia e azzurra davanti a noi. Un pianeta? Un satellite?

Iniziamo a scendere nell’atmosfera, ci tuffiamo tra le nuvole e presto vedo anche il suolo, molto più sotto di noi. In lontananza scorgo alcune torri grigie, luccicanti per le vetrate a specchio, ci sono anche dei bunker.

Stiamo entrando in uno spazio aereo protetto. Dalla radio si sente una voce: “Qui base Phoenix, identificatevi.”

“Qui Spectre 7, viaggio sul Fantasma. Richiedo permesso di atterrare.”

“Affermativo. La piazzola A33 ti aspetta come al solito. Ben tornato, J.”

“Grazie, Zaq.”

“Ah, ti consiglio di andare immediatamente dal Generale. Sei partito senza dirle nulla, esige spiegazioni.”

“Andrò subito, non ti preoccupare.”

“Bene, perché non piace a nessuno, quando è alterata.”

Jacen soffoca una risata in uno sbuffo. Sembra più divertito che seccato; questo generale deve avere un bel caratterino.

La navetta atterra in una piazzola occupata già in gran parte da un mercantile corelliano, il modello non lo so. Le navette non sono mai state la mia passione, anche se mio padre ne parla spesso e ha un vero debole per i mercantili di Corellia.

Prima di scendere, Jacen lascia alcune istruzioni al droide, poi si volta verso di me.

“Stammi vicina e non perderti. La base è grandicella, gli uomini sospettosi e tu non hai nessun identificativo, per ora. Se qualcuno ti beccasse a gironzolare da sola, passeresti guai, quindi tieni il passo.”

Attraversiamo l’hangar rapidamente, intravedo qualche pilota e meccanico, dediti alla manutenzione di caccia e altre navicelle. Arriviamo davanti al bungalow più grande, davanti alla porta ci sono due sentinelle che, amichevoli, salutano Jacen. Lui ricambia, sembra molto più rilassato e gentile rispetto a prima. Si avvicina a una piccola tastiera incastonata nella parete e digita un codice, passa una tessera in una fessura, si lascia scansionare la retina e poi finalmente le ante della porta scorrono, nascondendosi nella parete e lasciandoci passare.

Dopo essere passati per alcuni corridoi su cui si aprono numerosi usci, raggiungiamo un ascensore e saliamo fino in cima ad una delle torri che ho visto, prima di atterrare.

Dopo aver bussato, otteniamo il permesso di entrare in quello che mi pare possa definirsi l’ufficio dell’alto comando: ci sono molti schermi appesi alle pareti e un tavolo ovale al centro della stanza. Attorno ad esso diverse persone: una donna di mezza età, stretta in un’armatura mandaloriana, coi capelli color coda di pavone; un uomo più anziano con capelli e barba ormai bianchi, solo il mento è rasato, molto robusto, dev’essere un combattente sul campo e non un pilota; accanto a lui un bestione violaceo, quasi uno wookie spelacchiato … forse un lasat. Infine, una Twilek col volto solcato da rughe, forse invecchiata un po’ precocemente, ma col cipiglio ancora fiero e combattivo. Dev’essere il Generale Syndulla.

Appena ci vede entrare, scocca un’occhiataccia a Jacen, punta le mani sul tavolo, inspira profondamente ed esclama: “Jacen Caleb Syndulla, dove sei stato?! Sei partito senza preavviso, non hai informato nessuno.”

“Mamma, ho 33 anni, non devo comunicarti ogni volta che esco, smettila di trattarmi come un ragazzino.”

“Irresponsabile! Siamo in una base militare, ci sono procedure da seguire. Nessuno, nemmeno io, può partire senza aver depositato il piano di volo e aver ottenuto l’autorizzazione. Siamo l’Intelligence segreta della Resistenza, dobbiamo tenere la massima disciplina, rispettare i protocolli per la sicurezza. Come se non bastasse, hai condotto qui un’estranea: per quale motivo la ritieni degna di fiducia al punto da portarla qui?”

“Hai finito?” replica Jacen, impassibile alla sfuriata “Se vuoi degradarmi per insubordinazione, fallo pure ma …”

“Non tentarmi.” lo zittisce Hera “Questo è per quanto riguarda disciplina e sicurezza. Ora, visto che so che agisci solo con attente motivazioni, ti lascio cinque minuti per giustificare le tue azioni.”

Il giovane racconta in poche ed essenziali parole quel che è accaduto al tempio.

Il Generale non risponde subito, si sofferma a riflettere per interminabili momenti. Infine annuisce e ammette: “Sì, non sei stato avventato e le circostanze richiedevano tempestività. La prossima volta, però, manda un messaggio mentre sei in volo. Ci siamo molto preoccupati: non avevamo notizie di te e abbiamo avuto paura ti fossi recato da solo su Alpinn …”

“Che sta succedendo su Alpinn?” la interrompe, brusco, il figlio.

“Se non avessi saltato la riunione di stamattina, lo sapresti. La comunicazione ci è arrivata nella notte dalla nostra vedetta. Abbiamo pensato che tu l’avessi ascoltata anzitempo e fossi partito per una missione solitaria.”

“Che sta succedendo su Alpinn?” ribadisce Jacen, rimasto ancora senza risposta.

Kallus, fa partire la registrazione, per favore.”

L’umano dai capelli candidi preme un paio di bottoni su una console appoggiata sul tavolo e compare un ologramma. È di un giovane Mon Calamari.

“Qui capitano Utryan Ackbar, di vedetta ad Alpinn. I nostri sospetti sono stati confermati. Due ore fa è entrata nell’atmosfera una nave del Primo Ordine. Ho inviato un droide-sonda per raccogliere dati ma sono state distrutte. L’unica cosa che è riuscito a trasmettere è l’immagine di un Cavaliere di Ren, atterrato nella zona del campo archeologico. Non sappiamo ancora che cosa cerchino per l’esattezza. Sto preparando il mio caccia per una ricognizione, vi aggiornerò non appena ci saranno nuove informazioni. Chiudo.”

“C’è altro?” chiede Jacen con un filo di speranza nella voce tremante.

Kallus scuote la testa e risponde: “Non abbiamo ricevuto ulteriori comunicazioni e tutti i miei tentativi di mettermi in contatto con il capitano, sono falliti.”

Il giovane stringe i pugni e lo sento soffocare un ringhio. Scrolla le spalle, pare rilassarsi.

La sua voce è ferma e irremovibile, quando dice: “Preparo lo Spettro è parto.”

“Con quale equipaggio?” domanda il Generale con un sorrisetto che par di sfida.

“Vado da solo.” replica lui a denti stretti.

“È fuori discussione, ti proibisco di fare ancora una volta il lupo solitario.”

“C’è almeno un cavaliere di Ren e di solito non viaggiano da soli.” ribatte Jacen con veemenza “Non rischierò la vita di qualcuno, portandolo in una missione contro di loro.”

“Preoccupati per te e lascia correre rischi agli altri.” lo ammonisce la mandaloriana “Non sei immortale e la sottoscritta ha salvato diverse volte anche tuo padre, ai tempi dell’Impero. Non credere di potertela cavare da solo, anche gli Jedi hanno bisogno di aiuto.”

Jacen sbuffa, arrendendosi: “Va bene, organizzerò una squadra. Contenti? La squadra servirà per cercare Utryan e interverrà contro i soldati del Primo ordine, se necessario. Io mi occuperò del Cavaliere di Ren, altri non si avvicineranno a lui … o loro.”

“Va bene, è già un buon compromesso.” accetta Hera “Sabine, vuoi andare tu o hai qualcuno in mente delle forze mandaloriane?”

“Credevo di sceglierla io, la mia squadra.” borbotta Jacen, senza essere ascoltato.

“Mia nipote Qyrin, la figlia minore di Tristan, è stanca di aspettare, un po’ di azione le farà bene.”

Jacen solleva gli occhi al cielo e commenta, sarcastico: “Una principiante, ottimo! Certo è l’occasione migliore per farla iniziare.”

Qyrin è stata addestrata nella guardia di elitè di Mandalore.” specifica Sabine “Ha partecipato a diverse missioni della Nuova Repubblica. È solo nella Resistenza che non ha ancora avuto occasione di dimostrare le proprie abilità.”

“Bene. Qualcun altro?” domanda Jacen.

“Mi offro io.” annuncia KallusUtryan è un mio allievo, dopotutto, ho promesso all’Ammiraglio Ackbar che mi sarei preso cura di lui, quindi mi sembra doveroso partecipare.”

“Questo è giusto. Posso scegliere da solo gli altri membri? Direi un altro paio, probabilmente Fyel e  Zorh-a, e siamo a posto.”

Il Generale annuisce, poi sposta lo sguardo su di me e aggiunge: “Porta anche lei. Hai deciso di accoglierla e di seguire la sua formazione, quindi è tua responsabilità portarla anche in missioni.”

Sono una sua responsabilità? Cielo, sembra che Jacen abbia portato a casa un animaletto abbandonato e non una persona.

“Si sta appena approcciando alla Forza, non mi pare il caso di portarla faccia a faccia con i Cavalieri di Ren.”

Questa volta il suo tono è diverso, non mi pare seccato, anzi lascia trapelare sincera preoccupazione. Credo che davvero non voglia mettermi in pericolo.

La Twilek continua a scrutarmi e chiede con voce dolce: “Questo testone ha ragione nel dire che i Cavalieri di Ren sono avversari temibili anche per chi non è in missione per la prima volta. La mia esperienza, però, mi ha insegnato che l’unico modo per imparare è affrontare le sfide, perché quando si è alle prime armi, qualsiasi missione è difficoltosa … senza contare che anche la più semplice si può complicare. Abituarsi ad agire al di fuori delle proprie aree di sicurezza è la sola via per migliorare ed è necessario per non essere d’intralcio alla Resistenza. Quindi non ti dico di seguire mio figlio contro i Cavalieri di Ren (detto tra noi, preferirei che anche lui non li sfidasse apertamente) ma potresti aiutare il resto della squadra. Che cosa ne pensi?”

Wow, chiedono addirittura la mia opinione!

Era anche ora.

A quanto pare sono stata arruolata nella Resistenza. Se volevo fare esperienze nuove, eccomi accontentata.

Voglio davvero rischiare la vita per contribuire alla causa?

Papà mi ha parlato del Primo Ordine e del pericolo che costituisce: è come l’Impero se non peggio.

L’Impero non ha avuto alcun riguardo per le culture, la storia e le arti; le ha sempre spazzate via, se necessario per le sue industrie, non ha mai voluto conservare il passato e l’individualità dei popoli.

Non credo che questi del Primo Ordine abbiano maggior rispetto di tradizioni e arti.

Se voglio avere ancora culture da scoprire e studiare, converrà che aiuti la Resistenza.

In più mi pare sia stato nominato un campo archeologico, dev’essere interessante.

“Non ho mai combattuto per davvero, solo in addestramento … e comunque non un addestramento militare. Mi metto però volentieri a disposizione per questa missione e per altre future. Farò del mio meglio e spero di non creare problemi.”

“La buona volontà non basta e non è sufficiente fare del proprio meglio, si deve sempre cercare di fare di più.” dice la mandaloriana “Contano i fatti, non le belle parole. Quindi ti auguro buona fortuna per questa prima prova. Hai una tua arma o fai un salto all’arsenale con me?”

“Sì, ho decisamente bisogno di una vibrosaber.”

“Ottimo.” conclude il Generale “Jacen, completa il tuo equipaggio e prepara lo Spettro. Sabine, verrò anch’io all’armeria, voglio scambiare qualche parola in più con la nuova recluta e conoscerla un poco meglio.”

Così ci dividiamo, Jacen torna verso l’hangar, mentre io seguo la mandaloriana e la Twilek.

C’è un bunker interamente adibito ad arsenale, le armi sono divise per tipologie. Non sono un’esperta, ma ho l’impressione che siano piuttosto ben forniti, almeno per quanto riguarda la varietà, per i numeri non saprei, visto che non ho idea di quanti soldati ci siano qua.

Durante il tragitto, il generale Syndulla mi ha fatto diverse domande sulla mia versione dei fatti circa come sono arrivata al tempio e l’incontro con Jacen, ho dato risposte cortesi ed esaustive. Mi ha poi chiesto di me e delle mie origini e su quest’ultimo punto sono stata un po’ evasiva. Mi dispiace in parte, non vorrei mentire, ma nemmeno essere rispedita su Chalacta.

Intanto Sabine mi strafacendo vedere e provare alcune spade: lunghe a due mani, con doppia lama, corte, standard, seghettate …

C’è davvero un’ampia scelta. Alla fine opto per una vibrosaber che può essere utilizzata sia ad una che a due mani e un disco che può andare bene sia come arma da lancio, sia per la mischia.

La mandaloriana decide poi di fermarsi nell’arsenale per dei controlli o qualcosa del genere, mentre il generale mi riaccompagna verso la piazzola di atterraggio.

“Sono contenta della tua adesione alla Resistenza.” mi dice infine.

“Immagino che due braccia in più siano sempre gradite. Vi ringrazio per l’accoglienza benevola e la fiducia accordatami.”

“Qui nessuno è solo un paio di braccia. Siamo convinti che tutti abbiano delle specialità che lo rendono unico e non rimpiazzabile. Ti chiedo il favore di essere paziente con Jacen: da alcuni anni è diventato più chiuso e scontroso; ha le sue buone ragioni, certo, ma a volte è davvero difficile trattare con lui. Fatico io che sono sua madre, non oso immaginare come potrà essere per te.”

“Non preoccupatevi, generale. Mi è sembrato un bravo giovane, nonostante le maniere. Non me la prenderò.”

“Lo spero. Se ti aiuterà nel cammino della Forza, come si è detto intenzionato, trascorrerete molto tempo assieme … quindi forse ti servirà tanta pazienza.”

Non so bene come rispondere, per fortuna lei continua a parlare.

“Credo sia un bene questa sua iniziativa … Mi sembra che sia la sua prima vera reazione da diversi anni a questa parte. Spero che lo aiuti a tornare come era una volta.”

Ah, quindi non è sempre stato scorbutico.

Scorbutico forse è una parola grossa; rude e sbrigativo forse sono più adatte.

Chissà com’era prima … chissà che gli è successo.

Vorrei chiederlo ma forse è presto per sapere qualcosa di così personale, non vorrei sembrare invadente. Se riterranno giusto parlarmene, lo faranno.

“Non immaginavo che la mia presenza potesse essere così … positiva? Auspico di non deludere.”

Hera trattiene una risatina e poi mi rassicura: “Non essere nervosa, non ce n’è bisogno … Anzi, forse sono io che mi creo aspettative per poco, il fatto è che … vorrei tanto che ritrovasse la sua serenità. Via, non voglio aggiungere altro peso sulle tue spalle, non ci pensare.”

“Come preferite.”

Siamo ormai nell’hangar e passiamo attraverso le piazzole.

Non so bene cosa dire. Meglio smorzare questa tensione. È con spensieratezza che dico: “Beh, io sono qui per imparare e mi adatterò.”

La Twilek si ferma, come se un pensiero o un’intuizione le balenasse nella mente in questo istante. Il suo sguardo indugia qualche istante su di me, poi commenta: “Mi ricordi qualcuno … ma non saprei chi.”

Se le ricordo mio padre, è un problema.

Scuoto le spalle e replico: “La Galassia è grande, ci sono così tante persone che è facile trovare similitudini. Siamo arrivate alla piazzola, giusto?”

Sì, mi pare proprio che sia questa, anche se non vedo la navetta con cui sono arrivata ma solo il mercantile corelliano. Un momento! La navetta è agganciata al tetto del mercantile. Quindi le prendiamo entrambe?

“Bene, finalmente ci siamo tutti.” ci accoglie Jacen, appoggiato con la schiena alla parete in cima alla rampa d’accesso.

Hera ci guarda tutti quanti, sorride e ci augura: “Che la Forza sia con voi.”

È ora di partire! Corro per salire a bordo. Eccomi qua, assieme al resto dell’equipaggio: una ragazza più giovane di me in armatura mandaloriana, il signor Kallus già visto in precedenza, due kalleran e l’astromeccanico bianco e arancione.

Si parte. La nave si solleva in volo, lasciamo l’atmosfera. Il segnale di allacciare le cinture di sicurezza. Mi siedo, mi lego, sollevo lo sguardo fuori dal vetro. Le stelle si allungano e da puntini diventano strisce bianche: l’iperspazio!

   
 
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