Jacen si è messo ai
comandi della nave e non mi ha più rivolto la parola. Potrebbe inserire il
pilota automatico, oppure lasciare la guida all’unità C1 che c’è a bordo, ma
evidentemente preferisce pilotare ed ignorarmi.
Che
strano tipo, non sembra molto socievole, eppure ha voluto che partissi con lui.
Beh, sì, l’ha fatto per precauzione, però …
Va
beh, avrò modo di conoscerlo.
Mi
chiedo, piuttosto, perché ho accettato così facilmente di seguirlo. Non so
niente di lui e io volevo esplorare la Galassia, invece mi ritrovo con uno
sconosciuto che dovrebbe aiutarmi a diventare una Jedi.
Voglio
diventarlo?
Boh!
Quanto è diverso da essere sacerdotessa? Erano guardiani di pace e giustizia,
ma c’erano molte differenze nell’Ordine, molti ruoli e specializzazioni
differenti. Mi ha sempre affascinata soprattutto la loro filosofia, meno la
parte più attiva, anche se le spade laser mi sono sempre piaciute. Non ne ho
mai vista una vera, ma una volta papà mi ha mostrato un ologramma in cui si
vedeva Skywalker maneggiarne una: meraviglioso!
Non
so se essere Jedi sia la mia vocazione, ma
effettivamente non credo che tutto ciò che mi è successo da quando ho
abbandonato casa sia semplice frutto del caso. Credo anch’io che sia stata la
Forza a portarmi fino a questo punto, quindi perché ignorare le sue
indicazioni?
Inoltre,
ho parlato con il … fantasma (sarà una parola adatta?) di uno dei migliori
Maestri Jedi dell’ultima generazione, sarebbe stupido
rifiutare questa chiamata.
Il
mio programma è completamente stravolto, ma penso che non sarò delusa da questo
nuovo cammino.
Usciti
dall’atmosfera, abbiamo viaggiato per alcune ore, senza saltare
nell’iperspazio: come pensavo, questa è una nave da trasporto senza iperguida.
Jacen continua a
tacere. Benché mi abbia praticamente costretta a seguirlo, non sembra affatto
contento di avermi qui. Credo che mi ritenga un peso o una responsabilità.
Non
mi piace, però, starmene qui ad aspettare senza far niente. Mi faccio avanti
nella zona di pilotaggio e provo a parlargli.
“Avevi
detto che, se fossi uscita viva dal tempio, avresti risposto alle mie domande.”
“L’ho
fatto.”
“Non
mi hai detto chi sei. Ho capito che ti chiami Jacen …
e poi? Sei uno Jedi? Come conosci Ohnaka?”
“Ti
fa così paura non sapere ogni cosa, non poterla controllare?”
“L’ignoranza
è fonte di tutti i mali. Inoltre, mio padre mi ha insegnato l’importanza delle
informazioni: la vita di una persona può dipendere da esse.”
“Chi
è tuo padre?”
“Non
mi dici nulla di te e pretendi che io ti riveli tutto ciò che chiedi?”
“Syndulla è il mio cognome. Cos’è cambiato, ora che lo sai?”
“Syndulla …”
È
un cognome che ho già sentito.
“Sei
parente di Cham Syndulla,
il grande patriota e difensore di Ryloth? E del
Generale Syndulla dell’Alleanza Ribelle?”
“Indovinato.”
dice senza entusiasmo, anzi quasi sarcastico “Sono mio nonno e mia madre.”
“Ma
tu sembri un umano … non hai nulla del retaggio Twi’lek … o sbaglio?”
È
una mia impressione o sono perseguitata da questa razza?
“Mio
padre era un umano, ho preso molto da lui. Dal ramo di mia madre ho ereditato
il colore dei capelli e qualcos’altro che di solito non si vede.”
Sbaglio
o sembrava un’allusione sessuale? Preferisco non indagare.
Papà
mi ha mai detto qualcosa sul compagno del Generale Syndulla?
Non che abbia mai raccontato molto di lei; già che non ama molto parlare della
propria militanza nell’Alleanza Ribelle.
Mi
sono spesso chiesta perché sia schivo su questo argomento, non credo che si
vergogni di quelle azioni, anzi ne parla con orgoglio. Penso piuttosto che
voglia in un certo senso proteggere me e mia madre, anche se non saprei da
cosa.
Uh,
ora ricordo: una volta papà aveva accennato al fatto che il Generale Syndulla, nei primi anni della Ribellione, fosse in
intimità con uno Jedi sopravvissuto all’Ordine 66;
poi ha cambiato bruscamente argomento.
Dev’essere lui il padre di Jacen. Gli Jedi, però, non
potevano avere relazioni, tanto meno figli.
“Tuo
padre era uno Jedi?”
Se
è possibile, sembra ancor più cupo di prima.
“Non
l’ho mai conosciuto, però sì, era Kanan Jarrus, Cavaliere Jedi. Contenta,
adesso?”
“Non
era vietato per gli Jedi avere relazioni amorose?”
“Non
esisteva più un Ordine, a quei tempi. Inoltre, lui non si è mai lasciato
vincere dall’attaccamento, il Lato Oscuro non è mai riuscito a farlo avvicinare
a sé. Così almeno mi racconta mia madre.”
C’è
amarezza nella sua voce, con una punta di fierezza. Forse ho toccato un tasto
dolente.
“E tu sei uno Jedi?”
“Per
rispondere, dovremmo stabilire che cosa sia uno Jedi,
adesso. Prima che tu aggiunga altro: no, non ho intenzione di iniziare un
dibattito al riguardo in questo momento.”
Uffa,
perché deve fare il misterioso a tutti i costi? Ogni volta che sembra svelare
qualcosa, diventa invece più elusivo.
“Sei
stato addestrato?”
La
sua risposta suona più che altro come un mugugno ma dovrebbe sembrare un sì.
Azzardo
un’altra domanda: “Hai conosciuto Luke Skywalker?”
Tace.
“Siamo
arrivati. Devo iniziare l’atterraggio.”
Sposto
lo sguardo fuori dal parabrezza e solo adesso mi accorgo della grande sfera
grigia e azzurra davanti a noi. Un pianeta? Un satellite?
Iniziamo
a scendere nell’atmosfera, ci tuffiamo tra le nuvole e presto vedo anche il
suolo, molto più sotto di noi. In lontananza scorgo alcune torri grigie,
luccicanti per le vetrate a specchio, ci sono anche dei bunker.
Stiamo
entrando in uno spazio aereo protetto. Dalla radio si sente una voce: “Qui base
Phoenix, identificatevi.”
“Qui
Spectre 7, viaggio sul Fantasma. Richiedo permesso di
atterrare.”
“Affermativo.
La piazzola A33 ti aspetta come al solito. Ben tornato, J.”
“Grazie,
Zaq.”
“Ah,
ti consiglio di andare immediatamente dal Generale. Sei partito senza dirle
nulla, esige spiegazioni.”
“Andrò
subito, non ti preoccupare.”
“Bene,
perché non piace a nessuno, quando è alterata.”
Jacen soffoca una risata
in uno sbuffo. Sembra più divertito che seccato; questo generale deve avere un
bel caratterino.
La
navetta atterra in una piazzola occupata già in gran parte da un mercantile corelliano, il modello non lo so. Le navette non sono mai
state la mia passione, anche se mio padre ne parla spesso e ha un vero debole
per i mercantili di Corellia.
Prima
di scendere, Jacen lascia alcune istruzioni al
droide, poi si volta verso di me.
“Stammi
vicina e non perderti. La base è grandicella, gli uomini sospettosi e tu non
hai nessun identificativo, per ora. Se qualcuno ti beccasse a gironzolare da
sola, passeresti guai, quindi tieni il passo.”
Attraversiamo
l’hangar rapidamente, intravedo qualche pilota e meccanico, dediti alla
manutenzione di caccia e altre navicelle. Arriviamo davanti al bungalow più
grande, davanti alla porta ci sono due sentinelle che, amichevoli, salutano Jacen. Lui ricambia, sembra molto più rilassato e gentile
rispetto a prima. Si avvicina a una piccola tastiera incastonata nella parete e
digita un codice, passa una tessera in una fessura, si lascia scansionare la
retina e poi finalmente le ante della porta scorrono, nascondendosi nella
parete e lasciandoci passare.
Dopo
essere passati per alcuni corridoi su cui si aprono numerosi usci, raggiungiamo
un ascensore e saliamo fino in cima ad una delle torri che ho visto, prima di
atterrare.
Dopo
aver bussato, otteniamo il permesso di entrare in quello che mi pare possa
definirsi l’ufficio dell’alto comando: ci sono molti schermi appesi alle pareti
e un tavolo ovale al centro della stanza. Attorno ad esso diverse persone: una
donna di mezza età, stretta in un’armatura mandaloriana,
coi capelli color coda di pavone; un uomo più anziano con capelli e barba ormai
bianchi, solo il mento è rasato, molto robusto, dev’essere
un combattente sul campo e non un pilota; accanto a lui un bestione violaceo,
quasi uno wookie spelacchiato … forse un lasat. Infine, una Twi’lek col volto solcato da rughe, forse invecchiata un po’
precocemente, ma col cipiglio ancora fiero e combattivo. Dev’essere
il Generale Syndulla.
Appena
ci vede entrare, scocca un’occhiataccia a Jacen,
punta le mani sul tavolo, inspira profondamente ed esclama: “Jacen Caleb Syndulla,
dove sei stato?! Sei partito senza preavviso, non hai informato nessuno.”
“Mamma,
ho 33 anni, non devo comunicarti ogni volta che esco, smettila di trattarmi
come un ragazzino.”
“Irresponsabile!
Siamo in una base militare, ci sono procedure da seguire. Nessuno, nemmeno io,
può partire senza aver depositato il piano di volo e aver ottenuto
l’autorizzazione. Siamo l’Intelligence segreta della Resistenza, dobbiamo
tenere la massima disciplina, rispettare i protocolli per la sicurezza. Come se
non bastasse, hai condotto qui un’estranea: per quale motivo la ritieni degna
di fiducia al punto da portarla qui?”
“Hai
finito?” replica Jacen, impassibile alla sfuriata “Se
vuoi degradarmi per insubordinazione, fallo pure ma …”
“Non
tentarmi.” lo zittisce Hera “Questo è per quanto
riguarda disciplina e sicurezza. Ora, visto che so che agisci solo con attente
motivazioni, ti lascio cinque minuti per giustificare le tue azioni.”
Il
giovane racconta in poche ed essenziali parole quel che è accaduto al tempio.
Il
Generale non risponde subito, si sofferma a riflettere per interminabili momenti.
Infine annuisce e ammette: “Sì, non sei stato avventato e le circostanze
richiedevano tempestività. La prossima volta, però, manda un messaggio mentre
sei in volo. Ci siamo molto preoccupati: non avevamo notizie di te e abbiamo
avuto paura ti fossi recato da solo su Alpinn …”
“Che
sta succedendo su Alpinn?” la interrompe, brusco, il
figlio.
“Se
non avessi saltato la riunione di stamattina, lo sapresti. La comunicazione ci
è arrivata nella notte dalla nostra vedetta. Abbiamo pensato che tu l’avessi
ascoltata anzitempo e fossi partito per una missione solitaria.”
“Che
sta succedendo su Alpinn?” ribadisce Jacen, rimasto ancora senza risposta.
“Kallus, fa partire la registrazione, per favore.”
L’umano
dai capelli candidi preme un paio di bottoni su una console appoggiata sul
tavolo e compare un ologramma. È di un giovane Mon
Calamari.
“Qui
capitano Utryan Ackbar, di
vedetta ad Alpinn. I nostri sospetti sono stati
confermati. Due ore fa è entrata nell’atmosfera una nave del Primo Ordine. Ho
inviato un droide-sonda per raccogliere dati ma sono state distrutte. L’unica
cosa che è riuscito a trasmettere è l’immagine di un Cavaliere di Ren, atterrato nella zona del campo archeologico. Non
sappiamo ancora che cosa cerchino per l’esattezza. Sto preparando il mio caccia
per una ricognizione, vi aggiornerò non appena ci saranno nuove informazioni.
Chiudo.”
“C’è
altro?” chiede Jacen con un filo di speranza nella
voce tremante.
Kallus scuote la testa
e risponde: “Non abbiamo ricevuto ulteriori comunicazioni e tutti i miei tentativi
di mettermi in contatto con il capitano, sono falliti.”
Il
giovane stringe i pugni e lo sento soffocare un ringhio. Scrolla le spalle,
pare rilassarsi.
La
sua voce è ferma e irremovibile, quando dice: “Preparo lo Spettro è parto.”
“Con
quale equipaggio?” domanda il Generale con un sorrisetto che par di sfida.
“Vado
da solo.” replica lui a denti stretti.
“È
fuori discussione, ti proibisco di fare ancora una volta il lupo solitario.”
“C’è
almeno un cavaliere di Ren e di solito non viaggiano
da soli.” ribatte Jacen con veemenza “Non rischierò
la vita di qualcuno, portandolo in una missione contro di loro.”
“Preoccupati
per te e lascia correre rischi agli altri.” lo ammonisce la mandaloriana
“Non sei immortale e la sottoscritta ha salvato diverse volte anche tuo padre,
ai tempi dell’Impero. Non credere di potertela cavare da solo, anche gli Jedi hanno bisogno di aiuto.”
Jacen sbuffa,
arrendendosi: “Va bene, organizzerò una squadra. Contenti? La squadra servirà
per cercare Utryan e interverrà contro i soldati del
Primo ordine, se necessario. Io mi occuperò del Cavaliere di Ren, altri non si avvicineranno a lui … o loro.”
“Va
bene, è già un buon compromesso.” accetta Hera
“Sabine, vuoi andare tu o hai qualcuno in mente delle forze mandaloriane?”
“Credevo
di sceglierla io, la mia squadra.” borbotta Jacen,
senza essere ascoltato.
“Mia
nipote Qyrin, la figlia minore di Tristan,
è stanca di aspettare, un po’ di azione le farà bene.”
Jacen solleva gli
occhi al cielo e commenta, sarcastico: “Una principiante, ottimo! Certo è
l’occasione migliore per farla iniziare.”
“Qyrin è stata addestrata nella guardia di elitè di Mandalore.” specifica
Sabine “Ha partecipato a diverse missioni della Nuova Repubblica. È solo nella
Resistenza che non ha ancora avuto occasione di dimostrare le proprie abilità.”
“Bene.
Qualcun altro?” domanda Jacen.
“Mi
offro io.” annuncia Kallus “Utryan
è un mio allievo, dopotutto, ho promesso all’Ammiraglio Ackbar
che mi sarei preso cura di lui, quindi mi sembra doveroso partecipare.”
“Questo
è giusto. Posso scegliere da solo gli altri membri? Direi un altro paio,
probabilmente Fyel e
Zorh-a, e siamo a posto.”
Il
Generale annuisce, poi sposta lo sguardo su di me e aggiunge: “Porta anche lei.
Hai deciso di accoglierla e di seguire la sua formazione, quindi è tua
responsabilità portarla anche in missioni.”
Sono
una sua responsabilità? Cielo, sembra
che Jacen abbia portato a casa un animaletto
abbandonato e non una persona.
“Si
sta appena approcciando alla Forza, non mi pare il caso di portarla faccia a
faccia con i Cavalieri di Ren.”
Questa
volta il suo tono è diverso, non mi pare seccato, anzi lascia trapelare sincera
preoccupazione. Credo che davvero non voglia mettermi in pericolo.
La
Twi’lek continua a
scrutarmi e chiede con voce dolce: “Questo testone ha ragione nel dire che i
Cavalieri di Ren sono avversari temibili anche per
chi non è in missione per la prima volta. La mia esperienza, però, mi ha
insegnato che l’unico modo per imparare è affrontare le sfide, perché quando si
è alle prime armi, qualsiasi missione è difficoltosa … senza contare che anche
la più semplice si può complicare. Abituarsi ad agire al di fuori delle proprie
aree di sicurezza è la sola via per migliorare ed è necessario per non essere
d’intralcio alla Resistenza. Quindi non ti dico di seguire mio figlio contro i
Cavalieri di Ren (detto tra noi, preferirei che anche
lui non li sfidasse apertamente) ma potresti aiutare il resto della squadra.
Che cosa ne pensi?”
Wow,
chiedono addirittura la mia opinione!
Era
anche ora.
A
quanto pare sono stata arruolata nella Resistenza. Se volevo fare esperienze
nuove, eccomi accontentata.
Voglio
davvero rischiare la vita per contribuire alla causa?
Papà
mi ha parlato del Primo Ordine e del pericolo che costituisce: è come l’Impero
se non peggio.
L’Impero
non ha avuto alcun riguardo per le culture, la storia e le arti; le ha sempre
spazzate via, se necessario per le sue industrie, non ha mai voluto conservare
il passato e l’individualità dei popoli.
Non
credo che questi del Primo Ordine abbiano maggior rispetto di tradizioni e
arti.
Se
voglio avere ancora culture da scoprire e studiare, converrà che aiuti la
Resistenza.
In
più mi pare sia stato nominato un campo archeologico, dev’essere
interessante.
“Non
ho mai combattuto per davvero, solo in addestramento … e comunque non un
addestramento militare. Mi metto però volentieri a disposizione per questa
missione e per altre future. Farò del mio meglio e spero di non creare
problemi.”
“La
buona volontà non basta e non è sufficiente fare del proprio meglio, si deve
sempre cercare di fare di più.” dice la mandaloriana
“Contano i fatti, non le belle parole. Quindi ti auguro buona fortuna per
questa prima prova. Hai una tua arma o fai un salto all’arsenale con me?”
“Sì,
ho decisamente bisogno di una vibrosaber.”
“Ottimo.”
conclude il Generale “Jacen, completa il tuo
equipaggio e prepara lo Spettro.
Sabine, verrò anch’io all’armeria, voglio scambiare qualche parola in più con
la nuova recluta e conoscerla un poco meglio.”
Così
ci dividiamo, Jacen torna verso l’hangar, mentre io
seguo la mandaloriana e la Twi’lek.
C’è
un bunker interamente adibito ad arsenale, le armi sono divise per tipologie.
Non sono un’esperta, ma ho l’impressione che siano piuttosto ben forniti,
almeno per quanto riguarda la varietà, per i numeri non saprei, visto che non
ho idea di quanti soldati ci siano qua.
Durante
il tragitto, il generale Syndulla mi ha fatto diverse
domande sulla mia versione dei fatti circa come sono arrivata al tempio e
l’incontro con Jacen, ho dato risposte cortesi ed
esaustive. Mi ha poi chiesto di me e delle mie origini e su quest’ultimo punto
sono stata un po’ evasiva. Mi dispiace in parte, non vorrei mentire, ma nemmeno
essere rispedita su Chalacta.
Intanto
Sabine mi strafacendo vedere e provare alcune spade: lunghe a due mani, con
doppia lama, corte, standard, seghettate …
C’è
davvero un’ampia scelta. Alla fine opto per una vibrosaber
che può essere utilizzata sia ad una che a due mani e un disco che può andare
bene sia come arma da lancio, sia per la mischia.
La
mandaloriana decide poi di fermarsi nell’arsenale per
dei controlli o qualcosa del genere, mentre il generale mi riaccompagna verso
la piazzola di atterraggio.
“Sono
contenta della tua adesione alla Resistenza.” mi dice infine.
“Immagino
che due braccia in più siano sempre gradite. Vi ringrazio per l’accoglienza
benevola e la fiducia accordatami.”
“Qui
nessuno è solo un paio di braccia. Siamo convinti che tutti abbiano delle
specialità che lo rendono unico e non rimpiazzabile. Ti chiedo il favore di
essere paziente con Jacen: da alcuni anni è diventato
più chiuso e scontroso; ha le sue buone ragioni, certo, ma a volte è davvero
difficile trattare con lui. Fatico io che sono sua madre, non oso immaginare
come potrà essere per te.”
“Non
preoccupatevi, generale. Mi è sembrato un bravo giovane, nonostante le maniere.
Non me la prenderò.”
“Lo
spero. Se ti aiuterà nel cammino della Forza, come si è detto intenzionato,
trascorrerete molto tempo assieme … quindi forse ti servirà tanta pazienza.”
Non
so bene come rispondere, per fortuna lei continua a parlare.
“Credo
sia un bene questa sua iniziativa … Mi sembra che sia la sua prima vera
reazione da diversi anni a questa parte. Spero che lo aiuti a tornare come era
una volta.”
Ah,
quindi non è sempre stato scorbutico.
Scorbutico
forse è una parola grossa; rude e sbrigativo forse sono più adatte.
Chissà
com’era prima … chissà che gli è successo.
Vorrei
chiederlo ma forse è presto per sapere qualcosa di così personale, non vorrei
sembrare invadente. Se riterranno giusto parlarmene, lo faranno.
“Non
immaginavo che la mia presenza potesse essere così … positiva? Auspico di non
deludere.”
Hera trattiene una
risatina e poi mi rassicura: “Non essere nervosa, non ce n’è bisogno … Anzi,
forse sono io che mi creo aspettative per poco, il fatto è che … vorrei tanto
che ritrovasse la sua serenità. Via, non voglio aggiungere altro peso sulle tue
spalle, non ci pensare.”
“Come
preferite.”
Siamo
ormai nell’hangar e passiamo attraverso le piazzole.
Non
so bene cosa dire. Meglio smorzare questa tensione. È con spensieratezza che
dico: “Beh, io sono qui per imparare e mi adatterò.”
La
Twi’lek si ferma, come se
un pensiero o un’intuizione le balenasse nella mente in questo istante. Il suo
sguardo indugia qualche istante su di me, poi commenta: “Mi ricordi qualcuno …
ma non saprei chi.”
Se
le ricordo mio padre, è un problema.
Scuoto
le spalle e replico: “La Galassia è grande, ci sono così tante persone che è
facile trovare similitudini. Siamo arrivate alla piazzola, giusto?”
Sì,
mi pare proprio che sia questa, anche se non vedo la navetta con cui sono
arrivata ma solo il mercantile corelliano. Un
momento! La navetta è agganciata al tetto del mercantile. Quindi le prendiamo
entrambe?
“Bene,
finalmente ci siamo tutti.” ci accoglie Jacen,
appoggiato con la schiena alla parete in cima alla rampa d’accesso.
Hera ci guarda tutti
quanti, sorride e ci augura: “Che la Forza sia con voi.”
È
ora di partire! Corro per salire a bordo. Eccomi qua, assieme al resto
dell’equipaggio: una ragazza più giovane di me in armatura mandaloriana,
il signor Kallus già visto in precedenza, due kalleran e l’astromeccanico
bianco e arancione.
Si
parte. La nave si solleva in volo, lasciamo l’atmosfera. Il segnale di
allacciare le cinture di sicurezza. Mi siedo, mi lego, sollevo lo sguardo fuori
dal vetro. Le stelle si allungano e da puntini diventano strisce bianche:
l’iperspazio!