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Autore: lagertha95    01/08/2018    2 recensioni
Avete presente quelle persone entrate nella vostra vita per caso e che poi, sempre per caso, ne sono uscite, lasciando però dietro di sé un'impronta indelebile?
Se le avete presenti, sapete di cosa sto parlando. Se non le avete, beh spero di riuscire a farvi capire.
Mi chiamo Dalia e questa è la storia di come ho trovato, perso e ritrovato il mio vero amore.
Questa storia è qualcosa che è uscito da un pomeriggio piovoso a base di tè, biscotti al burro e ricordi. La dedico alla me stessa che sarei stata se le scelte fatte fossero state diverse.
Sarà una storia in 3 atti, di lunghezza variabile, che narreranno tre diversi periodi.
Spero che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate :)
Baci, Lagherta :*
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti/e!
Poche parole, giusto per chiudere questo piccolo viaggio.
Mi ha fatto piacere vedere che anche se non ci son stati commenti, la storia è stata letta. Quindi vi ringrazio e vi dico arrivederci.
Alla prossima, 
Baci Lagertha

 


Atto Terzo
Come tutto si è concluso


 
“Tanti auguri tesoro…” Rafael mi posa un bacio leggero sui capelli, corti esattamente come quando ci eravamo ritrovati.

Sono passati 10 anni da quel pomeriggio in biblioteca.
10 anni in cui ci siamo di nuovo scoperti e conosciuti.
10 anni in cui abbiamo capito, finalmente, che nonostante tutto e tutti non ci saremmo mai tolti dalla mente il pensiero dell'altro.
10 anni in cui abbiamo capito anche che la felicità risiedeva nelle piccole cose, come per esempio i nostri figli.

Aureliano e Rebeca, 5 e 3 anni.
Aureliano è nato 2 anni dopo il matrimonio. Longilineo e dai colori scuri, assomiglia molto a Rafael, anche se l'amore per la cultura l'ha ereditato da me.
Rebeca, nata 9 mesi dopo il nostro quarto anniversario di matrimonio, è una me in miniatura. I capelli sono color cioccolato fondente, anche se al sole hanno qualche sfumatura rossastra, gli occhi sono grandi e verdi, la pelle pallida. La vitalità l'ha ereditata dal padre.
Io e Rafael eravamo estremamente orgogliosi delle nostre piccole creature.

“Buon anniversario amore” rispondo, socchiudendo gli occhi e accoccolandomi sul suo petto.

“Che cosa vuoi fare oggi?”

“Voglio stare a letto tutto il giorno. Voglio guardare un sacco di film, mangiare pop corn, bere birra, fare l'amore…”

“La signora è ambiziosa. Sei sicura che avremo tempo per fare tutto?” sorride in mezzo ai miei capelli, e io sprofondo ancora di più tra i cuscini e il suo corpo caldo e profumato.

Strofino il naso sul suo petto, posandogli lievi baci un po' qui e un po' lì, scalandolo fino a raggiungere le sue labbra. Premo le mie sulle sue, solleticandole con la punta della lingua finché non le schiude e non mi fa entrare. Come ogni volta, tranne la mattina quando siamo costretti a scappare via per andare a lavoro, il bacio sembra infinito. Lentamente ci strofiniamo l'uno all'altra, i corpi in armonia, come se capissero senza parole ciò che l'uno vuole dall'altra.

“MAMMA! PAPÀ!”

Due piccoli tornadi ci si gettano addosso, inciampando tra le coperte e sprofondando tra i cuscini. Si piazzano in mezzo a noi e ci guardano sospettosi.

“Che cosa stavate facendo?” chiede Aureliano, mentre Rebeca ci squadra con i suoi enormi occhi smeraldini, in silenzio.

“Le coccole, piccoli impiccioni che non siete altro. Ci stavamo facendo le coccole.” risponde Rafael. “Ne volete anche voi, per caso?”

Neanche il tempo di finire la frase che dal groviglio di coperte emergono i corpicini fragili e minuscoli dei nostri figli che ci si gettano addosso riempiendoci di baci e coccole.
Circa un quarto d'ora dopo i bambini si sono addormentati – probabilmente era troppo presto per alzarsi ed è bastato pochissimo per farli crollare di nuovo – e io inizio a districarmi tra braccia e gambe e coperte, riuscendo miracolosamente a guadagnare l'orlo del letto e poi il pavimento. Nella penombra della stanza cerco di non inciampare.

“Dove stai andando?” il sussurro di Rafael mi arriva lieve vicino all'orecchio.

“A fare colazione, vieni con me?”

“Certo che sì, non ti lascerò mai più andare da nessuna parte senza di me.”

Ci dirigiamo in cucina, dove io metto sul fuoco un bollitore con il latte, mentre Rafael prepara la moka piccola e dà il via alla macchinetta dell'espresso.
Ecco, se c'è una cosa per cui non riusciamo proprio a trovare un compromesso, è il caffè. A me piace il gusto della moka, a lui quello dell'espresso, il risultato è stato che nella lista di nozze c'erano sia la moka che la macchina per espresso.

Quando il latte è caldo al punto giusto lo verso nelle tazze, poi Rafael aggiunge il caffè della moka nel mio e l'espresso nel suo, dopodichè ci sediamo in terrazza.
Lo guardo sorseggiare il caffè e mi viene da sorridere. Lui lo nota.

“Che c'è?” chiede.

“Nulla di che…piuttosto, sai ancora come si cambia un pannolino?”

Non faccio in tempo ad alzare lo sguardo, che Rafael mi è addosso, baciandomi in ogni punto scoperto. Le ultime parole che sento, sussurrate all'orecchio, sono “Questa volta il nome lo scelgo io…”
   
 
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