Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
Segui la storia  |       
Autore: LuneDeSang    01/08/2018    1 recensioni
Alle volte gli incubi restano nelle nostre notti difficili eppure... qualche volta trovano un modo per strisciare via e seguirci dietro ogni angolo, si nascondono nei sussurri proprio dietro il nostro orecchio.
Alle volte si cominciano giochi che non dovrebbero essere fatti e con essi si risveglia un mondo distorto e difficile da allontanare.
Cosa è realtà? Cosa è immaginazione?
Genere: Erotico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Volevo ringraziare chi fosse riuscito ad arrivare a leggere fino a questo capitolo!
Scrivere questa storia mi sta appassionando perché voglio improntarla su uno stile differente rispetto a miei vecchi lavori (comprese quest per VtM). Generalmente mi cimento in serial killer, in indagini vere e proprie ma in Right Behind You sto provando un nuovo approccio ricreando (o almeno provandoci) quelle atmosfere seducenti del mistero e del pericolo sovrannaturale che si nasconde in Mondo di Tenebra.
Mi piacerebbe chiedervi, senza alcuna pretesa e con grande umiltà, di recensire questa fanfiction per poter avere modo di leggere le vostre impressioni ed i vostri commenti su questo lavoro!
Buona lettura!

Lune

 


 
"Fou amoureux"

 



Uno strano sapore. Un odore molto forte. Qualcosa di unico ed eccitante, qualcosa che risvegliava i sensi mentre lievi e sommessi ansimi riempivano le orecchie. Era già da diverso tempo che si stavano torturando in modo così piacevole, l'uno era il carnefice dell'altra in un mutuo piacere.

 

Al suo tocco la pelle sembrò così serica che avrebbe potuto stare ad accarezzarla per ore ed ore. La sentì fremere in modo quasi timido mentre tornava a torturarle quel punto così sensibile, non poteva minimamente immaginare che potesse avere un risvolto simile quella serata, ma dopotutto era un classico.

Certo che non poteva immaginare che fosse, in certe occasioni, così pudica tanto da strappargli una risatina divertita nel doverla afferrare con forza per averla nuovamente alla propria mercé.

Nella stanza aleggiava ancora l'odore della sigaretta che era stata lasciata a consumarsi nel posacenere proprio lì accanto mentre l'umidità della doccia lasciava intravvedere lo specchio su cui correvano piccole gocce d'acqua.

Lentamente spostò il proprio peso sulle braccia ben tornite e muscolose e si tirò su in modo da poter sovrastare il suo corpo sinuoso e nudo senza riuscire a nasconderle un sorriso malizioso, Gerard era ebbro quella sera e si sentiva fremere dall'eccitazione del momento.

Ancora una volta fece scorrere lentamente lo sguardo su quel corpo dannatamente eccitante e ne divorò ogni particolare, i seni che aveva stretto con forza fino a farli arrossire, quelle aureole rosate che sembravano dirgli di tornare a torturarle con la bocca in un bacio famelico, poi scese sul ventre piatto che andava deliziosamente a stringersi in un vitino a clessidra per poi giungere ai fianchi dalle curve ben proporzionate, generose ma non troppo. Con possessività le afferrò entrambe le cosce e le divaricò le gambe, con una lentezza quasi esasperante completò quell'occhiata e non poté che sentirsi impaziente di averla ancora, ancora ed ancora. Sentì il proprio respiro farsi un poco più ansante quando la vide allungare entrambe le mani come per volerlo catturare, sentì la propria virilità pulsare impaziente e prepotente e la testa gli si svuotò completamente: nessun pensiero sensato o ragionamento più complicato sarebbe stato presente fino a cosa fatta.

Ma volle accontentarla. Si lasciò afferrare dalle sue mani e sentì le dita intrecciarsi nei capelli bagnati e spettinati, lei lo attirò a sé con ben chiare intenzioni e lui, ben contento, sorrise mentre schiudeva le labbra baciandola con iniziale delicatezza nella sua parte più intima.

La sentì calda e umida, la sentì fremere ed inarcarsi al lento piacere che le stavano dando i suoi baci bagnati. Gerard chiuse gli occhi sentendo il suo sapore sulla lingua e cercò di farle sentire quanto anche lui fosse partecipe di quel piacere impegnandosi maggiormente in quel delizioso regalo. Lei gemette a voce più alta, un chiaro messaggio che il suo corteggiamento era ben apprezzato e perciò fu ancora più determinato a farla impazzire come lei aveva fatto con lui, avrebbe aspettato fino a quando sul suo volto non vi fosse apparsa la maschera del piacere dell'orgasmo e poi non le avrebbe dato alcuna tregua, perché avrebbe dovuto anche solo pensare di poter avere sempre lei il controllo su tutto? Con la stessa calma esplorò parti più nascoste lasciando che la lingua curiosasse dentro di lei turbandola al punto da farla ansimare il suo nome con una voce così malferma da fargli riaprire gli occhi per poterla guardare.

Ah, che spettacolo, vederla tremare e cercare di trattenersi non aveva prezzo mentre lui lottava con quel poco autocontrollo che gli era rimasto. Decise quindi di impiegare la bocca in altri modi e strisciò su di lei fino a baciarle il collo ed il petto sentendo contro di sé i capezzoli che diventavano ancora più turgidi, bisognosi di altro piacere.

Fece passare le gambe di lei attorno ai propri fianchi dopodiché trovò una seduta comoda e le afferrò il busto per poterla tirare sopra di sé. Ora lei era seduta sul suo inguine e come reduce da una febbre lo guardò frastornata ed eccitata, non vi era necessità di alcuna parola, entrambi sapevano quali fossero i desideri l'uno dell'altra e bastò un suadente movimento di bacino per tornare dentro di lei e ne godette in maniera così intensa da scoprire la gola lasciando andare la testa di lato.

Isidor gli cinse le spalle stringendosi al suo corpo così caldo e gli divorò la bocca in un lento bacio passionale, ne sentì le labbra rispondere a quella guerra dei sensi ed intrecciò la lingua alla sua mentre ondeggiava come a rallentatore i lombi sentendolo completamente dentro di sé. Entrambi furono vittime della loro stesso libido e si lasciarono andare alla loro passione così soverchiante. Le unghie di Gerard affondarono sui fianchi di Isidor mentre seguiva i suoi movimenti, le sue spinte, i punti dove lei poteva provare più piacere. Sentì le dita afferrare quella carne morbida ed indistruttibile come una statua di marmo, eppure quella statua era viva e lo dimostrava il modo in cui lui abbatté quella costruzione di sesso e di carne per poterla gettare nuovamente in mezzo alle lenzuola per poterla possedere con forza. Il suo desiderio sembrò non diminuire mentre il sangue nelle vene ribolliva e raggiungeva ogni cellula del suo corpo, sapeva che era tutto merito e colpa del sangue che Isidor gli aveva fatto bere, era come un collare ben stretto che gli faceva ingoiare ogni giorno un'ossessione per lei, qualcosa di viscerale che non gli permetteva di allontanarsi.

Era come ipnotizzato dai seni che sobbalzavano in modo così erotico ad ogni suo affondo e ne schiaffeggiò uno con forza, dopodiché ne morse la carne sentendo il suo sangue in bocca ed ansimò in modo bestiale, con voce roca ed arsa dall'eccitazione. Ancora una volta le schiaffeggiò i seni e poi passò ai fianchi, alle natiche. La colpì più volte per sentire quello schiocco della mano contro la pelle ed anche perché la visione di lei che sussultava e si lamentava era davvero qualcosa di unico.

 

Gerard non pensò nemmeno a quanti prima di lui potevano averla avuta così remissiva e così sensuale, così dannatamente bella. Non gli importava affatto, la sua gelosia era momentaneamente assente perché Isidor sarebbe stata unicamente sua per quella notte. Ma aveva finito col distrarsi e lei, agile e vendicativa come un felino, prese il sopravvento afferrandolo per la gola in una morsa ferma e decisa. Il lieve soffocamento lo fece sussultare ma si sentì la testa ancora più vuota ed i propri sensi aumentarono la loro sensibilità e riuscì a sentire ancora più piacere. Un delirio.

Con una prepotenza improvvisa il suo corpo si irrigidì toccando l'apice del piacere dentro il suo corpo e lei, avvicinando le labbra al suo orecchio, gli sussurrò qualcosa che non riuscì a capire da quanto si sentiva frastornato da quell'orgasmo, riuscì solamente a sentire il suo ansimo e la sua lieve risata maliziosa.

Sentì tutto il peso di lei spingerlo indietro e lui non volle opporre alcuna resistenza finendo sul materasso completamente sovrastato da Isidor che pareva essersi trasformata in una creatura dannatamente pericolosa. I suoi lunghi capelli castani gli stavano solleticando il petto mentre lei continuava a ricercare il proprio piacere in quella frenetica danza a due corpi, sentì ancora il proprio sesso prigioniero di lei, si sentì ancora avvampare di passione e si lasciò completamente andare al suo desiderio.

Isidor aprì la bocca ed ansimò più forte, il suo corpo fremeva e tremava sconquassato dal piacere e parve pregarlo senza alcuna parola di rendersi partecipe di quelle sensazioni e gli afferrò con decisione la mano destra accostandosela alle labbra, Gerard accarezzò con i polpastrelli le sue labbra carnose e rosee, quasi rosse. Ne sentì la morbidezza ed insinuò due dita nella sua bocca accarezzandole la lingua che languidamente si mosse. Quel gesto poi si trasformò in altri baci sul palmo, sul dorso e sul polso della sua mano fino a quando non lo morse. Sentì quei denti acuminati e taglienti ferirgli la carne ma quella sensazione di pungente e bruciante dolore andò a fondersi ad un colore rosso che cominciò a colargli lungo tutto il braccio fino a raggiungere la sua spalla.

A quei baci si susseguirono altri morsi sulla gola poi passarono sull'altro braccio fino a raggiungere il polso ed il cerchio si chiuse. Gerard ebbro e pazzo d'amore per lei la strinse a sé concludendo quell'amplesso con un'ultimo orgasmo.

 

“Je t'aime...”

 

Mormorò lui senza più alcuna forza, si sentiva debole come solamente una notte di sesso poteva fare, si sentiva il corpo pesante e gli parve quasi di affondare nel materasso avvolto da lenzuola scomposte e stropicciate. Alla fine aveva ceduto e le disse quello che lei voleva sentire. Lei gli aveva tolto ogni maschera, ogni identità e l'aveva lasciato completamente nudo dei propri segreti e delle proprie certezze fino a metterlo di fronte a ciò che temeva.

Sapeva che non sarebbe stato facile fargli ripetere quelle poche parole.

Quasi dolorosamente lei si divincolò da lui tornando ad essere ognuno una creatura a parte, la vide restare a carponi su di lui e le sorrise.

Ma Isidor non disse nulla, non ricambiò nemmeno il sorriso. Fu come se la vampira si fosse trasformata in una statua di cera inespressiva, quasi crudele con quello sguardo grigio. Forse aveva detto o fatto qualcosa che non andava? Cercò di mettersi a sedere ma il suo corpo non volle muoversi, non volle rispondere al suo ordine.

La stanza cominciò ad offuscarsi, a vorticare lentamente ma senza dare cenno di smettere di fermarsi e l'unica cosa che riuscisse a distinguere era lei che mano a mano diventava sempre più opprimente.

Solo in quel momento Isidor gli sorrise come se fosse stata compiaciuta di quel momento e Gerard vide che in quel sorriso non vi era nulla della vampira, lesse unicamente una traccia di malvagità pura.

 

“Addio, mio principe. Che il tuo sonno sia eterno.”

 

La bocca carnosa come un'arco di cupido si deformò in un ghigno ed in un sorriso senza lingua. Una lingua strappata. Tutto cominciò a svanire.

 

===

 

Isidor stava bussando con forza alla porta da cinque minuti. Aveva sentito la voce di Gerard provenire dall'interno dell'appartamento perciò era più che certa che vi fosse. Lo aveva sentito gemere e poi il silenzio mentre veniva attraversata da un'aria gelida che le trafisse il petto. Fu attanagliata dalla paura senza sapere il perché, fu come un brivido nel mezzo delle viscere che le diceva di fare presto, di non perdere tempo. Urlò ancora una volta il suo nome alla porta ma nulla, non accadde nulla.

Senza premurarsi di guardarsi attorno si scostò quel tanto che bastava per dare una forte spallata alla porta, ma imprecò nel ricordarsi che era blindata. Ribollì di rabbia e prese più rincorsa impiegando tutta la sua forza preternaturale per poter aprire quella dannatissima porta. L'impatto ruppe parte della serratura ed a terra caddero dei pezzi di cemento e di intonaco e rimase un visibile bozzo sull'entrata.

Immediatamente il suo olfatto fu colpito da un profumo che conosceva bene e subito sentì il panico attanagliarle le viscere. L'appartamento era completamente al buio e lei si inoltrò con passo veloce fino a raggiungere la fonte di quell'odore. Le bastò spalancare la porta della camera da letto per trovarsi davanti Gerard in una pozza di sangue.

Si gettò sul suo corpo vedendo che il suo sangue stava continuando a uscire lento e denso da profondi tagli sui polsi e sulla gola, le lenzuola erano viscide e bagnate e da bianche erano diventate di un colore rosso scuro, quasi nero.

 

“No... no! No! Gerard! Dannazione, non mi lasciare!”

 

Urlò mentre vedeva le proprie mani, i propri vestiti macchiarsi del sangue del suo ghoul, del suo truffatore. Doveva fare qualcosa. E doveva farlo subito. In preda ancora allo choc si tastò le tasche della giacca che indossava e mentre afferrava il cellulare sollevò lo sguardo alla parete di fronte a sé. Vi era una scritta ancora fresca, fatta di sangue.

 

Non dovevi negarmi.
 

 

Un singulto. Gerard era ancora vivo. Si chinò nuovamente su di lui mentre premeva la mano sulla ferita alla gola, vide che stava provando ad aprire gli occhi e lei gli sorrise per provare a tranquillizzarlo. Lo vide sforzarsi per dire qualcosa ma la sua voce e le sue forze erano così flebili che riuscì unicamente a vedere il suo sguardo spostarsi alle proprie spalle.

Con uno scatto veloce e fulmineo sfruttò la velocità che caratterizzava il suo sangue e prese il coltello che portava sempre con sé lanciandolo con forza di lato.

Riuscì a vedere per una brevissima frazione di secondo una sagoma nera che stava per abbattersi su di loro, purtroppo il coltello l'attraversò ed andò a piantarsi contro uno specchio che finì in frantumi insieme ad un rumore agghiacciante. Nei pezzi che rimasero appesi alla cornice vide qualcosa muoversi ed agitarsi, scorse un paio di orbite vuote ed una bocca spalancata e muta. Fu questione di attimi poi sparì e si ritrovò addosso quella stessa presenza che provò a soffocarla con mani invisibili.

Istintivamente Isidor alzò le mani per afferrare quella forza intangibile ed indietreggiò di mezzo passo, il tacco della scarpa strisciò pesantemente sulla moquette mentre cercava di opporre resistenza. Sebbene non potesse morire per asfissia, quella presa era rivolta unicamente per spezzarle il collo e poté sentire le ossa scricchiolare.

Ringhiò in preda alla furia e sfruttò quella stessa forza per voltarsi di lato e lanciarsi contro la parete. Quella fu la prova che qualcosa di oscuro ed incorporeo era lì: la vetrina con dentro pregiate porcellane d'antiquariato esplose in frantumi e subito dopo vi rovinò sopra la vampira.

Isidor capì che in quanto a forza non avrebbe potuto competere ma conosceva bene le proprie capacità e poteva contare sulla propria destrezza, sulla propria velocità sovrannaturale e sui poteri mentali che era riuscita a sviluppare nel corso del tempo.

Comandò ai propri occhi di scrutare nell'oscurità e parvero brillare mentre cominciava a distinguere un'aura accecante di potere e di malvagità, pareva così forte da riempire metà della stanza.

Spalancando gli occhi si abbassò appena in tempo per evitare un nuovo attacco e si sbilanciò in avanti per poter afferrare quella dannata creatura impalpabile alla vita scaraventandola a terra. Non aveva molto tempo, doveva aiutare Gerard o per lui non ci sarebbe più stato nulla da fare, nemmeno trasformandolo in un vampiro sarebbe riuscita a salvarlo.

Frammenti di secondi.

Erano nuovamente a combattere, Isidor non poteva fare altro che parare i colpi micidiali, il suo coltello si dimostrò nuovamente inutile dopo essere riuscita a recuperarlo per poter sferzare alcuni affondi, provò a chiedersi che cosa ci fosse in quella dannata stanza che desse forza a quella maledetta cosa. Ormai non sapeva più come fare e sapeva che alla lunga sarebbe finito tutto in tragedia.


Ragiona, Isidor. Ragiona!

Dove si poteva nascondere il legame tra il mondo materiale e quello da cui proveniva?! Si sentì al limite della disperazione mentre vedeva la macchia di sangue espandersi ancora di più. Dopo secoli pregò Dio affinché non le desse altri motivi per odiarlo e si ricordò, come folgorata da un fulmine, ciò che aveva dovuto subire nel proprio sogno. Pareva esserci un nesso con il riflesso, con gli specchi.

In preda alla furia, in preda alla perdita totale di autocontrollo, si gettò a terra per raccogliere una sedia che si era rovesciata nella colluttazione. Qualcosa la colpì con forza indicibile, si sentì quasi sventrare e non appena abbassò lo sguardo sul proprio ventre poté vedere una ferita aprirsi. Perdendo l'equilibrio finì nuovamente a terra con il volto sulla serica moquette, sputò un fiotto di sangue ma non volle arrendersi e si rimise in piedi sollevando sopra la testa la sedia distrutta per lanciarla con forza sovrumana contro un'altro specchio.

Un urlo assordante perforò i suoi timpani e quasi vacillò per potersi portare entrambe le mani alle orecchie ed in quel momento vide varcare la soglia con aria trafelata e sconvolta Lingualunga. Isidor non gli diede tempo di chiedere o di dire nulla che gli ringhiò di portare via Gerard.

 

“Via! VIA! Presto!”

 

Il Nosferatu la vide scaraventarsi all'indietro contro la porta del bagno che andò in mille schegge di legno, colto dalla consapevolezza di chi e cosa c'era lì dentro prese alla lettera l'ordine di Isidor e corse a prendere con sé Gerard, quasi in fin di vita.

 

La testa le girava, sentiva una fitta di dolore pulsarle all'altezza della tempia e quando riuscì a rimettersi in piedi vide di essere finita contro la vasca e di averla rotta nello schianto. Barcollò in avanti e nuovamente dovette riportare la propria vista sovrannaturale a percepire lo spettro che ormai sembrava volerla uccidere ad ogni costo.

Si sentì sollevare di peso ed i suoi piedi distanziarono da terra per circa cinquanta centimetri, nuovamente presa alla gola percepì la stessa forza volerle strappare la testa dal collo. Si agitò scalciando con forza mentre sguainava le zanne per mordere il nulla, si sentiva al limite, le ferite che le aveva inferto erano state capaci di farle perdere quasi tutte le forze nel suo sangue vampiresco ed in un'ultimo disperato tentativo vide alle proprie spalle vi era l'ultimo fottutissimo specchio e tramite esso poté vedere la figura di una donna che la strozzava e che la teneva prigioniera in quella presa di ferro, poté quasi vederne il viso completamente prosciugato e deforme dalla morte, una maschera di carne putrefatta e mummificata.

Affondò le unghie in quella carne invisibile e cominciò a far oscillare con forza le gambe fino a quando non trovò lo slancio per compiere un'ultima azione: toccò con i piedi il soffitto e provò a camminare contro di esso per andare alle spalle della sua assalitrice colpendo con forza lo specchio col tacco.

La superficie riflettente cadde sulla porcellana del ripiano e si ruppe.

 

Isidor cadde a terra senza più essere prigioniera di alcuna mano invisibile, batté forte il viso contro le fredde piastrelle del pavimento e capì di essere finalmente salva.


Continua

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade / Vai alla pagina dell'autore: LuneDeSang