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Autore: mietze    01/08/2018    1 recensioni
[James ♥ Lily] "Esci con me, Evans." le aveva detto Potter con uno sguardo carico di desiderio. Era diverso. Qualcosa era cambiato. Sembrava quasi che stesse facendo sul serio quella volta.
"Non uscirò mai con te. Lo vuoi capire Potter ?" gli disse Lily. Ma se prima quella frase le era sempre uscita con un tono gelido, ora non era più certa di pensarla così. Non era più sicura di detestarlo così tanto. Non era più neanche sicura di detestarlo. Ma non lo avrebbe mai ammesso. Non poteva ammetterlo.

[Remus] Il bisogno di avere qualcuno vicino era viscerale. Il bisogno di non essere più solo era così radicato in lui, come se le sue viscere si fossero annodate.
[Sirius] Era stato uno stupido. Si era reso conto solo in quel momento di quanto fosse importante per lui. Solo in quel momento, quando era sicuro che fosse troppo tardi, che l'avesse combinata troppo grossa per essere perdonato, aveva capito che ne aveva bisogno.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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DEVOTION
Capitolo 7 # Promesse antiche

 
Dedico questo capitolo a Mallveollos e a LailaInkheart
che non si perdono mai un capitolo.
Grazie per l’affetto, il supporto e le parole di incoraggiamento.
Dedico questo a capitolo a chi segue questa storia, dedicandole del tempo.
Grazie a tutti.
 

Hogwarts, 3 ottobre 1977.
« Tu hai fatto che cosa ? » esclamò incredula Mary McDonald, svegliando il resto dell’allegra combriccola che fino a quel momento era ancora immersa nel dolce mondo dei sogni.
« Merlino! Mary, hai svegliato tutte! » imprecò Lily Evans coprendosi gli occhi con le mani, presagendo già la tempesta di domande che si sarebbe abbattuta su di lei di lì a poco.
« Chi ? Che cosa ? » biascicò Marlene tirandosi su a sedere, imitata a ruota da Emmeline e Alice.
« Sì, infatti! Che avete da urlare ? » si lamentò Emmeline imbronciata.
Alice tirò un lungo sbadiglio e si strofinò gli occhi che teneva aperti a fatica.
« Lily ha chiesto a Potter di uscire sabato prossimo ad Hogsmeade. » spiegò Mary con un’espressione indecifrabile. Non sapeva se esserne entusiasta oppure inorridita. Seppur libertina, sotto sotto era una romanticona e certe cose spettavano all’uomo.
Non che James Potter non si fosse fatto avanti, anzi, i tentativi erano innumerevoli. Semplicemente non concepiva come fosse potuto accadere che Lily Evans gli avesse chiesto di uscire. Era convinta che ormai non ci fosse speranza.
Emmeline tirò un gridolino di pura estasi che sconvolse Marlene e Alice che erano ancora intorpidite.
« DAVVERO ? Ma è una notizia meravigliosa! » continuò con sguardo sognante. Sembrava essersi completamente svegliata.
« Ma hai deprivato Potter dell’emozione di chiederti di uscire e ricevere finalmente una risposta positiva! Povero ragazzo! » commentò Marlene, scuotendo il capo essendo dello stesso avviso di Mary. Specie visto che James Potter sapeva essere molto galante e cavalleresco. Sarebbe stato un onore per lui comportarsi da vero gentleman e invitare la sua amata per la prima uscita ad Hogsmeade.
« E quindi che ti ha risposto Potter ? » chiese Alice con impazienza.
« Be’ ovviamente avrà accettato, Potter le muore dietro. » commentò Marlene, mentre si metteva comoda sul letto.
« Ha detto che ci penserà e che le farà sapere. Riuscite a crederci ? Sembrano essersi scambiati i ruoli. » commentò sconsolata Mary lasciandosi cadere nel letto con aria affranta. Aveva aspettato quel momento da anni. Non credeva alle sue orecchie.
« Che cosa ?! Ma è inconcepibile! » sbottò Alice con gli occhi sgranati.
« Com’è potuto accadere ? Che gli hai fatto Lily ? » chiese Emmeline concentrata. Sembrava stesse attentamente analizzando ogni possibile opzione.
« Niente. » rispose lei in un sussurro.
« Non è possibile che non gli hai fatto nulla. Potter ti adora, non cambierebbe mai atteggiamento senza motivo! » gracchiò Emmeline dal suo angolino.
« È proprio questo il problema. Ieri mattina mi ha chiesto di uscire e io ho rifiutato. Mi ha chiesto se veramente lo detestassi così tanto e non vedessi neanche una possibilità e non sono riuscita a dire nulla. Capisci ? » sussurrò affranta Lily Evans. Non riusciva ancora a credere di essere stata così codarda. Il solo ricordo di quella giornata le metteva i brividi. Era stato un completo fallimento.
Raccontò il resto dei loro incontri, fino a giungere alla fatidica domanda che aveva scatenato tutto quel clamore.
« Pensavo non ti piacesse Potter. » fece Marlene, mentre cominciava a raccattare le sue cose, per poi dirigersi verso il bagno. A quell’affermazione rimasero tutte a guardare la rossa, come se fosse il momento di una grande rivelazione. Lily Evans corrucciò il viso. Non le piaceva essere al centro dell’attenzione.
« Lo pensavo anch’io … » fece la ragazza. Si era illusa che una risposta del genere potesse bastare, ma le amiche erano rimaste esattamente inchiodate con lo sguardo, chiedendo ulteriori spiegazioni.
« È che ultimamente sembra diverso. Ho capito di non conoscerlo affatto e forse ho sbagliato a giudicarlo ancora prima di dargli una possibilità. » spiegò sbrigativamente, mentre le guance si tingevano violentemente di rosso di nuovo.
« FINALMENTE! Pensavo che questo giorno non sarebbe mai giunto! » sclamò Emmeline al culmine della felicità, scambiandosi sguardi eloquenti con Alice e Mary.
« Be’ noi saremo pronte a supportarti. Sono sicura che Lyanna ti presterà qualcosa di carino. Vero Linny ? » fece Alice sorridendo.
« Perché dovrebbe prestarmi qualcosa Lyanna ? » fece Lily imbronciata.
« Perché Lyanna ha più gusto. Tu ti metteresti un paio di jeans e un maglione, non lo posso permettere! » fece Alice, cercando l’appoggio di Lyanna, che però non arrivò. Solo in quel momento si accorsero che non era nel suo letto.
« Dov’è Lyanna ? » fece Emmeline preoccupata.
« È ancora in crisi per Remus ? E dire che di quei quattro mi sembrava quello più a posto! Mondo infimo, non ci si può proprio fidare di nessuno! » sbottò Marlene riemergendo dalla toilette, abbottonandosi la camicia.
Lily sospirò chiudendo gli occhi. Non le piaceva ripensare a quanto successo qualche ora prima. Non riusciva a credere che le cose avessero davvero preso quella piega. Certo, le cattiverie e gli scontri erano sempre stati all’ordine del giorno, ma nessuno aveva mai sorpassato quella linea. Quello che avevano fatto a Lyanna andava ben oltre. Era imperdonabile. Lily Evans si fece forza e raccontò in modo conciso quello che era successo la sera prima, omettendo la parte finale. Non le sembrava il caso di sbandierare ai quattro venti i problemi dell’amica.
Quando finì con il racconto, calò il silenzio nella stanza. Pareva proprio non ci fossero parole per commentare un fatto del genere. Emmeline si limitava a scuotere la testa con sguardo grave. Mary e Alice avevano imprecato per tutto il tempo. Marlene fissava il pavimento.
« Per quanto vogliamo fare finta che la guerra sia solo fuori, mi sembra chiaro che per alcuni non sia così. » fece Marlene duramente. « Dobbiamo essere pronti. Non m’interessa quale punizione abbia in mente Silente. Noi dobbiamo essere pronti per qualsiasi cosa ci sia là fuori. Non possiamo fare finta che i mangiamorte non siano ad Hogwarts. » concluse ancora più convinta.
Lily annuì, seguita poi dalle altre. Nessuno trovò nulla da obiettare. Rimasero in silenzio con l’amara consapevolezza che le cose erano cambiate, che il tempo degli scherzi e delle marachelle era davvero finito. Dopo essersi rinfrescate e preparate, scesero a colazione e poi andarono a salutare Lyanna. Avevano avuto giusto il tempo di salutarla e tentare di rincuorarla, quando Madama Chips ordinò loro di andare a lezione, sostenendo che Lyanna avesse bisogno di riposo e che un gruppo così numeroso fosse troppo chiassoso per stare in infermeria. “Non c’è più rispetto” borbottava, mentre tornava alla dispensa, facendo ordine tra i farmaci, le bende e tutto il resto del materiale.
Madama Chips era molto dura con i visitatori, ma con lei era stata la persona più gentile e premurosa che avesse mai visto. Forse perché la sua situazione era molto delicata, ma non le importava molto. Per una volta qualcuno era gentile e si prendeva cura di lei, senza fare mai domande scomode e non poteva chiedere di meglio.
« Madama Chips, posso farle una domanda ? » fece Lyanna, mandando giù il più in fretta possibile lo sciroppo che l’infermiera le aveva lasciato sul tavolino. Sapeva che prima l’avrebbe fatto scomparire, meglio sarebbe stato per lei.
« Be’, come dicono i babbani ? “Domandare è lecito, rispondere è cortesia” ? » fece l’austera infermiera con un mezzo sorriso, il che fu sufficiente per Lyanna a pensare che potesse avanzare la richiesta.
« Come ha fatto ad essere sicura di aver scelto il mestiere giusto ? » fece Lyanna un po’ imbarazzata. Non era la prima volta che fantasticava sul suo futuro e qualche idea ce l’aveva, ma non le sembrava mai di sentirsi certa rispetto ad una o ad un’altra opzione. Le sarebbe piaciuto molto continuare nella medimagia, ma non poteva fare a meno di notare quanto le sue naturali inclinazioni fossero verso la Difesa Contro le Arti Oscure e la Trasfigurazione. Inoltre, era tradizione di famiglia che i membri finissero per lavorare al Ministero della Magia. La verità era che non le sarebbe piaciuto proprio per nulla lavorare per il ministero, specie in qualche ufficio ad occuparsi di scartoffie e burocrazia. La Divisione degli Auror aveva il suo fascino, ma per quanto Lyanna adorasse i duelli, non le era mai piaciuta l’idea di mettere a rischio la propria vita senza motivo e, piuttosto che far male alle persone, preferiva prendersene cura e farle stare meglio.
« Penso che la cosa migliore sia essere onesti con se stessi, signorina Morland. Non si faccia influenzare dalle opinioni di uno o i desideri di qualcun altro. Il percorso è suo e solo lei dovrà percorrerlo, quindi tanto vale scegliere qualcosa di piacevole, se si può. » disse duramente, ma con tono gentile.
Nonostante non le avesse facilitato molto le cose, non poteva fare a meno di ammettere che fosse proprio l’unico modo. Prima o poi ne sarebbe venuta a capo, ne era certa. Madama Chips, vedendola pensierosa, aggiunse poi « Silente spesso sostiene che verrà sempre dato un aiuto ad Hogwarts a chi lo richiederà. Forse potrebbe essere una buona idea parlare con la direttrice della sua casa, signorina Morland. Ora bando alle ciance, su su, a letto. Deve riposare. » concludendo con fare intransigente.
 
*
Nonostante fosse riuscito a chiudere occhio per qualche ora, al suo risveglio Remus Lupin non si sentiva affatto riposato. Gli sembrava di non aver dormito affatto. Era ancora molto presto quando si svegliò, suo malgrado si alzò lo stesso; non gli andava proprio di confrontarsi con Sirius. O almeno, non così presto la mattina. Prese il necessario e si diresse verso al bagno dei Prefetti. Quando vi arrivò, lasciò scorrere l’acqua e lasciare che questa riempisse la vasca. Una volta pronta vi s’immerse. Era bollente. Il vapore e il profumo lo cullavano, mentre l’acqua s’infrangeva sul suo corpo. Appoggiò la testa al bordo, poi chiuse gli occhi e tirò un lungo sospiro.
Subito gli si figurarono i grandi occhioni blu di Lyanna.
Sentì una morsa attanagliargli le viscere, la gola bruciargli. Nonostante avesse fatto finta che fosse tutto a posto, era stata una settimana terribile. Era stato costretto a restare a guardare Lyanna deteriorarsi in quel modo e non aveva potuto fare a meno di sentirsi in colpa. Non era riuscito a non sentirsi male ad ogni pasto che saltava, non era riuscito a non sentirsi male ogni volta che incrociava il suo sguardo e trovava solo uno sguardo vuoto, spento e due occhioni gonfi e arrossati. Non era riuscito a non sentirsi male quando lei gli aveva detto che lo amava e lui le aveva detto che non avrebbero mai potuto stare insieme. Così. Chiaro e conciso. Poi le aveva dato la vestaglia e le aveva detto che era finita. L’aveva vista uscire dalla stanza in lacrime. In tutto quel tempo solo il pensiero che lo stava facendo per tenerla al sicuro gli aveva dato la forza per andare avanti, ma avevano ragione. Lily, James, persino Sirius. Non aveva fatto altro che cedere alla paura, non aveva fatto altro che scappare, di nuovo. Era scappato in estate e lo aveva rifatto.
Non riusciva a stare con lei, ma non riusciva nemmeno a stare senza di lei.
Non aveva abbastanza coraggio di stare in quella relazione e amarla come meritava e, al tempo stesso, non aveva avuto abbastanza forza da troncare quella relazione e lasciarla libera.
La verità ? Era un egoista. Il mostro che era in lui non era quello con gli artigli, ma quello che era riuscito a ferirla in quel modo di nuovo.
Aveva tirato un pugno a Sirius per le parole che aveva detto, ma in cuor suo sapeva che l’aveva fatto per provocarlo, perché sperava di riceverne un paio. Sperava che lo picchiasse così forte da annullare qualsiasi cosa, ma le cose non erano andate così. Si era comportato da stupido.
È tutta colpa mia, pensò mentre la gola cominciava a pizzicargli sempre di più. È colpa mia se era sola, è colpa mia se le hanno fatto del male.
La mente cominciò a riportare a galla ricordi che non fecero altro che aggravare la morsa allo stomaco. Ricordava la prima volta che aveva visto i suoi occhioni blu, la sua risata, il suo profumo, la prima volta che, dopo aver raccolto tutto il coraggio che aveva, l’aveva tirata a sé e l’aveva baciata, tutte le volte che aveva fatto e rifatto le medicazioni alle sue ferite, la loro prima volta.
 
Era una calda giornata di fine luglio. I suoi genitori li avevano salutati da tempo e si erano recati al lavoro come ogni giorno. Ricordava che avevano passato tutta la mattina a studiare. Lyanna poi era tornata in camera sua e gli aveva fatto togliere la maglietta per rifargli la medicazione. Il suo tocco gentile, il suo sguardo fisso, totalmente concentrato mentre controllava che non ci fossero segni di infezione, la bocca leggermente dischiusa. Poteva sentire il suo respiro. Con l’indice le aveva alzato il mento e aveva annullato le distanze, baciandola dolcemente, per poi tirarla a sé, facendola finire a cavalcioni su di lui e baciarla sempre con più foga. Aveva lasciato che le sue mani vagassero sul suo corpo, accarezzandole i fianchi, il vitino a vespa che si ritrovava, per poi accarezzarle la schiena con una mano, mentre l’altra era salita fino al suo seno e a quel punto non aveva più potuto ignorare il suo desiderio crescere. Voleva sentirla, ne aveva un disperato bisogno. Con gentilezza le aveva sfilato il vestitino estivo, le aveva slacciato il reggiseno e si era ritrovato ad ammirarla. Il suo sguardo aveva incontrato quello di lei ed erano rimasti ad osservarsi per qualche istante, carichi di desiderio, prima di annullare nuovamente le distanze e baciarsi con una foga che non avevano mai provato prima. Le loro lingue s’incontravano lentamente, stuzzicandosi a vicenda in quella danza di desiderio. Tenendola stretta si era alzato dal letto e l’aveva posata sul letto, ritrovandosi tra le sue gambe. La sua bocca aveva incontrato il collo di lei, le aveva lasciato dei baci, per poi leccarglielo e succhiarglielo avidamente, perdendo del tutto il controllo che l’aveva frenato fino a quel momento. Le sue labbra erano scese con una scia di baci sul suo seno nudo che teneva tra le mani, vi passò lievemente la lingua, sentendola fremere sotto al suo tocco.
«R-Remus … È … È la prima volta … » aveva sussurrato lei, le gote rosse come ciliegie.
Sentiva il suo desiderio crescere sempre di più, fino a non riuscire più a trattenersi. La voleva, la voleva con tutto se stesso. Quelle parole non avevano fatto altro che eccitarlo ancora di più. Dopo aver adottato le protezioni necessarie, aveva intrecciato la mano destra alla sua e con l’altra le accarezzava il viso e la baciava dolcemente, mentre con tutta la delicatezza di cui era capace entrava dentro di lei. Una lacrima aveva rigato il suo viso dolce.
« Non piangere …» le aveva sussurrato, rassicurandola che il dolore sarebbe svanito, andando a baciarle poi la guancia, cancellando quella lacrima. Erano rimasti così, fermi, l’uno tra le braccia dell’altra, baciandosi, desiderandosi sempre di più. Era in quel momento che aveva capito di tenere davvero a lei, di volerla tenere tra le braccia al sicuro ed essere il suo scudo, proteggendola da qualsiasi cosa avesse voluto farle del male.
 
Non aveva pensato che un giorno sarebbe stato proprio lui a farle del male. Le lacrime avevano preso a rigargli il viso, confondendosi con le gocce d’acqua, con cui si sciacquò. Rimase immerso nella vasca, finché non fu costretto ad uscirvi e andare a fare colazione.
 
*
La giornata era passata lentamente. Così lentamente che Sirius e James si erano pure annoiati a trovare un modo per non annoiarsi e, a quel punto, avevano ceduto al sonno, motivo per il qualche erano stati ripresi più volte.
« Allora, Evans ti ha invitato ad Hogsmeade eh ? Alla fine ha ceduto al tuo fascino. » disse con un ghigno Peter Minus mentre prendevano posto alla tavolata di Grifondoro. Avevano tutti una fame incredibile, come al solito. James se avesse potuto, si sarebbe mangiato anche le gambe del tavolo tanto era affamato.
« Eh già. » disse semplicemente, senza troppo entusiasmo.
« Pensavo che ne saresti stato più felice. Qual è il problema adesso ? » fece Sirius, riempiendosi il piatto con tutto quello che gli capitava a tiro.
« È che con tutte le discussioni che abbiamo avuto negli ultimi giorni, non mi va che me lo chieda senza essere sicura che sia quello che vuole. » fece James, infilzando una patata con tutto lo sconforto di cui era capace.
« Certo che a te non va mai bene nulla. Ti ha chiesto di uscire. Finalmente il tuo sogno può realizzarsi. Ti stai facendo troppi problemi. » decretò Sirius sbranando la coscia di pollo affamato.
« Secondo me dovresti accettare finché sei in tempo. Non si sa mai che quella cambi idea. Sai com’è fatta. » disse Minus, facendosi piccolo piccolo. Non sapeva come avrebbe potuto reagire a quel piccolo, innocente commento.
James sembrava non averlo neanche sentito. Era del tutto assorto nel suo sconforto per accorgersi della realtà circostante. Quando il gruppo delle ragazze li aveva raggiunti, era stato ancora peggio. Di solito moriva dalla voglia di vedere Lily Evans, ma da quando avevano avuto quel confronto, non sapeva cosa provare. Era combattuto. Da una parte era al settimo cielo, perché finalmente aveva la possibilità di uscire con lei. Dall’altra, invece, gli sembrava che fosse del tutto sbagliato.
Remus Lupin avanzò verso la tavolata Grifondoro.
Finalmente ha finito di fare l’eremita, pensò James con il viso illuminato.
Remus Lupin si fermò molto prima, andandosi a sedere tra Kai e Liam Ashworth.
« Sbrigati a risolvere con Lunastorta, mi sta scocciando la vostra diatriba. Lui si è comportato da idiota, tu ti sei comportato da idiota. Siamo un gruppo di idioti, pensavo fosse assodato. » sbottò James prima di addentare la povera patata che era stata fatta a brandelli fino a quel momento.
Sirius sbuffò scocciato, senza però controbattere. Sapeva di aver esagerato e aveva già comunque intenzione di risolvere la questione quanto prima.
« Proviamo a passare da Lyanna ? Tu poi hai l’allenamento. » fece Sirius, cercando di mantenere un tono più casuale possibile. In realtà aveva aspettato quel momento da quando si era svegliato. Si era chiesto cosa fosse successo una volta che era tornato alla Torre di Grifondoro, se stesse meglio. Aveva saputo che le ragazze erano andate a trovarlo, ma Marlene McKinnon non era riuscito a riferirgli più di tanto, poiché era intervenuta Emmeline Vance e gli aveva detto di non impicciarsi.
« Perché ci tieni tanto ? » fece James, dopo aver salutato Peter Minus, che aveva deciso di trascorrere un po’ di tempo con Lunastorta.
Sirius fece spallucce, mormorando un “giusto per vedere come sta”, fingendo che non gliene importasse poi più di tanto.
« Felpato. » fece duramente James bloccandosi nel corridoio con le braccia conserte.
« Ramoso. » rispose Sirius roteando gli occhi, imitandolo poi assumendo la stessa posizione.
« Lasciala stare, Felpato. » disse James serio.
« L’ho già fatto. Ho lasciato perdere solo perché si trattava di Lunastorta e guarda che gran casino ha combinato. » spiegò, sperando che bastasse a chiudere la questione.
« Ne verranno fuori in qualche modo, Lunastorta rinsavirà. » disse James riprendendo a camminare verso l’infermeria.
« Però dico sul serio, lasciala stare. » disse di nuovo seriamente guardando l’amico.
« Ti ho detto che l’ho già fatto, Ramoso, ma non ti dirò che non m’interessa, perché non è così. Mi devo costringere a non guardarla, perché ogni volta che mi passa davanti vorrei solo sbatterla al muro e strapparle i vestiti di do—
« Felpato! Stai parlando della mia cacciatrice! È mia amica! » sbottò James con gli occhi sgranati, incredulo.
« È una gran gnocca! » sbottò Sirius in sua difesa, per poi fallire nel nascondere un ghigno.
« Sei davvero un porco, Felpato. Spera soltanto che Remus non impari la legilimanzia, altrimenti saresti un uomo morto. »
« E poi siete così presi a pensare a cosa potrei fare io che vi siete completamente dimenticati di considerare l’opzione che un giorno potrebbe anche essere lei a venirmi a cercare. » fece Sirius, senza riuscire a nascondere un certo fastidio.
Erano giunti davanti alla porta dell’infermeria. Dopo essersi annunciati ed essersi subiti le domande e gli sguardi indagatori di Madama Chips, furono scortati fino al letto di Lyanna. Come sempre regnava la quiete più assoluta in quell’ala del castello.
Sentirono Madama Chips sospirare. Si aspettavano già una delle sue sfuriate.
« Signorina Morland, è il secondo pasto che salta, se continuerà così tra un po’ non avrà neanche le forze di montare sulla scopa o partecipare ad eventi molto interessanti che avranno luogo quest’anno ad Hogwarts. » mormorò preoccupata Madama Chips. La vecchia volpe sapeva come persuadere i pazienti, anche quelli più indisciplinati, ad essere più aderenti alle sue terapie.
« Che cosa ? Lyanna, suvvia, abbiamo bisogno di te per battere i Serpeverde! » esclamò James Potter, facendo leva sul suo probabile bisogno di pareggiare i conti.
« Capitano! Sirius … » fece lei salutandoli, abbozzando un sorriso.
« Allora, come stai ? » fece James, accomodandosi su una sedia posta vicino al letto della ragazza.
Lyanna si costrinse ad abbozzare un sorriso e farsi forza. Non ne poteva più che tutti la trattassero con tutto quel riguardo solo per quello che le era successo. Non aveva niente di speciale, non aveva niente di più di tutti gli altri.
« Non mi posso lamentare. Madama Chips, con tutta la sua pazienza, mi sta rimettendo in sesto. » spiegò, indicando poi tutta una serie di pozioni riposte sul comodino.
« Grazie per le cioccorane e il bigliettino. » ringraziò timidamente, ricordandosi dei doni che le avevano portato gli elfi domestici da parte sua.
I due compari le sorrisero e tentarono in tutti i modi di tirarle su il morale. Erano riusciti anche a farle mangiare il pranzo, conquistando finalmente qualche punto positivo da Madama Chips.
Allora non sono proprio completamente delle canaglie, aveva pensato tra sé e sé l’infermiera.
James poi era passato a spiegarle le nuove strategie in campo, descrivendole minuziosamente tutte le azioni e le previsioni a cui erano giunti come squadra.
« Caspita, si sta facendo tardi. Devo scappare, ho l’allenamento! Mi raccomando, obbedisci a Madama Chips e mangia, ci manchi Linny Blue! » disse in modo affettuoso il malandrino, prima di sparire in tutta fretta.
« Devo averti spaventato a morte, mi dispiace. » mormorò Lyanna guardando appena il moro.
« Potrebbe succederti di nuovo ? » chiese il ragazzo cercando di celare al meglio la sua preoccupazione.
« È probabile, sì … » sussurrò Lyanna reprimendo con tutta se stessa l’angoscia che sentiva montarle dentro. Il solo pensiero di passare un’altra serata come quella precedente la terrorizzava, specie poiché sapeva che più reprimeva la cosa, più le si sarebbe ritorto contro, ma non riusciva ad accettarlo, non riusciva a lasciarsi andare.
Calò un silenzio tombale, che non fece altro che aumentare l’imbarazzo tra i due. Sirius continuava a guardarla con uno sguardo indecifrabile con i suoi occhi di metallo.
« Perché non mi hai disarmato ? » chiese poi con una semplicità disarmante.
Lyanna abbassò per un momento lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Non era mai riuscita a capire cosa provasse per Sirius. Era così diverso, così misterioso, così indecifrabile. Si era sempre comportato in modo gentile con lei, ma non potevano dirsi propriamente amici. Lyanna provava una certa curiosità nei suoi confronti, specie quando i suoi occhioni blu incrociavano il suo sguardo metallico, che era certa nascondere molto di più.
« Perché sentivo di potermi fidare di te. Credevo che non mi avresti fatto del male. » enunciò lei con altrettanta semplicità, guardandolo negli occhi con uno sguardo sincero.
Un brivido le percorse la schiena quando le ritornò in mente la sera prima. Sirius l’aveva rincorsa e, una volta che l’aveva trovata, l’aveva delicatamente tirata a sé e l’aveva tenuta stretta tra le sue braccia, dicendole che sarebbe andato tutto bene. Ricordava la sensazione di protezione che aveva avuto. Il suo profumo delicato, le sue braccia forti, il suo abbraccio e le sue parole rassicuranti. In quel momento sapeva di non essersi sbagliata su di lui, perché tra le sue braccia si era sentita al sicuro, si era sentita protetta, come se nulla avesse più potuto farle del male. Al suo risveglio, però, non aveva potuto fare a meno di sentirsi terribilmente in colpa per aver provato quelle cose. Sapeva di non aver fatto nulla di male, ma fino a quel momento aveva provato quel senso di protezione solo con Remus, ma lui l’aveva lasciata e non aveva mai considerato la possibilità che qualcun altro avrebbe potuto farla sentire in quel modo. Tuttavia, non riusciva a fare a meno di essere ancora molto arrabbiata con Remus. Non poteva perdonarlo, non di nuovo. Lo odiava per il fatto di non riuscire a decidere definitivamente, giocando incurante con i suoi sentimenti. Faceva male. Faceva troppo male. A quei pensieri la gola cominciò a pizzicarle.
« So a cosa stai pensando, Lyanna, ma Remus ti ama e lo sai. » esclamò Sirius con tutta la serietà di cui era capace. Gli era costato molto dirlo, aveva lottato contro tutto se stesso per non essere egoista, per fare per una volta la cosa giusta.
« No, Sirius. Remus non mi ama. Se fosse così non mi avrebbe lasciato due volte in quattro mesi. Non continuerebbe a cambiare idea. Non riesce ad essere un uomo, non riesce a trovare il coraggio e la forza di stare con me o di troncare e lasciarmi libera per sempre, prendendosi le sue responsabilità e accettandone le conseguenze. Se ami qualcuno lo dimostri. » sbottò la ragazza senza riuscire a tenere a bada la rabbia, senza però alzare i toni.
« È solo convinto che in questo modo possa proteggerti. » tentò Sirius, pur sapendo che non gli avrebbe dato ascolto.
« Non mi sembrava di essere al sicuro ieri. » mormorò duramente e con un tono glaciale la ragazza, ricomponendosi.
« L’hanno solo preso in contropiede … » continuò imperterrito a trovare scuse, ma sapeva che qualsiasi cosa avesse provato a dire, avrebbe retto poco.
« È rimasto a guardare senza fare nulla. » esclamò Lyanna con un tono carico di delusione.
« Eravamo tutti sotto shock. »
« Allora perché sei stato tu a disarmarli ? Perché sei stato tu a tenermi tra le braccia e dirmi che sarebbe andato tutto bene ? Perché siete stati tu e Jones a portarmi qui ? » fece lei, la voce rotta, la gola che le bruciava, gli occhi le pizzicavano, lucidi.
Sirius non rispose. Non avrebbe saputo cosa dirle e non le avrebbe detto una bugia. Riuscì solo ad avvicinarsi lentamente e accarezzarle la guancia.
« Non ci pensare. Pensa solo a riprenderti. Hai sentito James, dovete schiacciare quelle serpi. » le sussurrò con un sorriso. Poi, quando fu ora di cena il ragazzo si congedò. Lyanna rimase di nuovo sola con i suoi pensieri.
Sospirò affranta. Fino a qualche giorno prima le sembrava di vivere in un sogno, ma poi Remus l’aveva di nuovo allontanata e le era crollato tutto. Ricordava come ne era rimasta sconvolta, come si fosse isolata e trascurata. Aveva passato intere giornate a letto a piangere. Sentì una morsa stringerle le viscere. Non voleva più essere una ragazzina che si piangeva addosso perché qualcuno non ricambiava i suoi sentimenti. C’era molto altro al mondo che ancora non aveva scoperto. Si era fatta degli amici. Si disse che la sua vita era solo all’inizio, che una volta finita Hogwarts, non finiva nulla. Anzi, sarebbe cominciato tutto e voleva essere pronta. Qualsiasi cosa l’attendesse una volta terminati gli studi, avrebbe voluto essere pronta. Si promise che avrebbe guardato al suo futuro con più entusiasmo, cercando di ricordare sempre le cose belle che aveva, invece di lasciarsi andare a quell’atteggiamento autodistruttivo. Furono proprio quei pensieri a spingerla a cambiare atteggiamento. Mangiò con rinnovato piacere la cena e iniziò a leggere i capitoli di Trasfigurazione che la professoressa McGranitt aveva assegnato agli studenti come compito. Quando ebbe finito con quelli, riprese la lettura che aveva scelto il giorno prima e che aveva iniziato sul ponte.
Quel libro conteneva una vastità di informazioni davvero incredibili; dai tipi di magia più antica a quella su cui si fondava quella moderna. Era incredibile come la magia si fosse trasformata nel tempo e in quanti modi fosse possibile praticare. Era così assorta nella lettura che si rese conto di non essere sola, quando si ritrovò qualcuno davanti.
« Non riesci proprio a tenerti lontana dai guai, vero ? » disse una voce che non aveva per nulla dimenticato. La sua mano volò sotto il cuscino e ne estrasse la bacchetta.
« Stammi lontano. » esclamò la ragazza in tono duro e glaciale.
Il ragazzo sorrise, con uno dei suoi sorrisi ammalianti, per poi alzare le braccia in segno di resa.
« Se avessi voluto farti del male, te ne avrei già fatto, non credi ? Avrei potuto schiantarti mentre eri assorta a leggere e tu non te ne saresti nemmeno accorta. » spiegò passandosi una mano tra i capelli corvini. « Non dire che non ti avevo avvertito, dolcezza. » sussurrò di nuovo, prendendo una sedia e mettendosi comodo accanto a lei.
« Allora perché sei qui ? » chiese la ragazza piantandogli addosso i suoi occhioni blu con uno sguardo inquisitorio.
« Ti ho portato i compiti di Alchimia, non vorrai rimanere indietro. » spiegò sostenendo il suo sguardo inquisitorio.
« Che altro ? Non penserai davvero che creda a questa patetica scusa. » disse Lyanna con un sopracciglio inarcato. Liberò i capelli dalla coda di cavallo, massaggiandosi le tempie. Quel ragazzo la innervosiva. Poi gli lanciò un’occhiataccia e rimase in attesa. Poi prese il tomo e riprese la sua lettura, ignorandolo.
« Come mai sei tornato a cercarmi ? » chiese curiosa la ragazza senza staccare gli occhi dal libro. Il ragazzo parve irrigidirsi per un momento, serrando la mascella. L’aveva preso alla sprovvista. Si prese qualche momento e si ricompose.
« Un uomo deve pur avere un codice. » fece con fare galante.
« Questo prima o dopo che i tuoi amici mi impartissero un’altra violenza ingiustificata ? » fece lei con lo sguardo carico di rabbia.
« Lo sai che ero con Lupin in ronda, siamo arrivati tardi. » si giustificò il ragazzo.
« Sei rimasto a guardare. Sei rimasto a guardare e non hai fatto nulla per farli smettere. » continuò Lyanna incurante.
« Non potevo farlo. »
« O non volevi ? »
« Io sono un Serpeverde e tu una Grifondoro. »
« Tu sei anche un Prefetto. Era tuo dovere. » sottolineò con garbo Lyanna tornando alla sua lettura. « Immagino tu sia tornato solo per i sensi di colpa che ti stavano divorando il fegato o, non lo so, magari per divertirti ad infastidirmi come al solito. » concluse, voltando pagina del libro.
Jones rimase a guardarla. Era sorpreso. Dall’esterno gli aveva dato l’impressione che fosse una ragazza dolce ed indifesa. Non poteva dire nulla sul dolce, ma stava cambiando idea sull’indifesa. Quando era entrato nella stanza non immaginava che la conversazione sarebbe stata così intensa e animata.
« Allora Jones, come va con la profezia ? » sussurrò Lyanna con un sorriso indecifrabile, senza però degnarlo di uno sguardo.
Era bastata una frase sola per ribaltare la situazione di asimmetria in cui si trovavano. Jones aveva sempre avuto il comando della situazione, in quanto Lyanna non sapeva cosa volesse da lei, ma con quella frase era passata lei a controllare la cosa e non gli piaceva affatto.
« Cosa ne sa—, Come fai a sapere della profezia ? » chiese lui totalmente spiazzato. Lyanna continuava ad ignorarlo. Non gli rispose.
« Se fossi in te non proverei a fare nulla di avventato, dolcezza. » lo avvertì canzonandolo, piantandogli gli occhioni blu come i non-ti-scordar-di-me con uno sguardo serio, prevedendo che, se si fosse rifiutata di rispondergli, avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo pur di avere le risposte che cercava.
« Al momento ti basta sapere che so che ti trovi nell’incapacità di completarla e che hai bisogno di una Grifondoro per farcela. » continuò, canzonandolo nuovamente. Lyanna non sapeva perché gli aveva detto che sapeva a cosa stava lavorando. Aveva semplicemente voluto farlo sentire indifeso, come l’aveva fatta sentire lui qualche settimana prima.
« Che cosa vuoi ? » chiese freddamente il ragazzo senza smetterla di guardarla con i suoi occhi di ghiaccio.
« Che cosa sei disposto a darmi ? » sussurrò Lyanna con un sorriso suadente e lo sguardo ammaliante.
 
*
Man mano che le ore passavano, la Sala Comune si era svuotata pian piano ed era rimasto solo Sirius Black, spaparanzato sulla poltrona davanti al camino, mentre leggeva un libro babbano, un piccolo volume in traduzione inglese de Le Notti Bianche di Dostoevskij. L’aveva comperato in estate da una bancarella al mercato delle pulci a Londra. La copertina l’aveva colpito e senza neanche leggere il riassunto l’aveva preso. Sirius era fatto così. Le cose o erano bianche o erano nere. O uno stimolo gli piaceva e lo assecondava, oppure era noioso e l’avrebbe ignorato.
Sentì un rumore di passi varcare dal buco nascosto dietro al ritratto della Signora Grassa. Alzò lo sguardo e incontrò quello dell’amico, Remus Lupin.
« Pare che continuiamo ad imbatterci in continuazione. » fece Remus, sedendosi sul divano. Tirò indietro la testa, appoggiandola sul cuscino.
« Immagino fosse inevitabile, per quanto sia grande questo castello … » fece Sirius posando incerto il libro.
« So perché sei arrabbiato Sirius. » mormorò Remus Lupin chiudendo gli occhi e sospirando.
« Hai rotto la promessa, Remus. » esclamò Sirius in un tono piatto. La sua mente lo riportò a due anni prima, quando le cose nella sua famiglia avevano preso una piega irreparabile, quando aveva capito che non lo avrebbero mai accettato per com’era.
 
Era una fredda giornata d’inverno, James era sceso comunque in campo ad allenarsi con la squadra di Grifondoro. Niente lo avrebbe persuaso ad annullare un allenamento. Nonostante la sua durezza, la squadra però riconosceva che fosse un buon capitano. Li aveva spesso condotti alla vittoria per la felicità di tutti quanti. Peter Minus era rimasto in Sala Grande a mangiare ancora qualcosa e lui e Remus erano tornato in camera a preparare la valigia. Dopo pranzo sarebbero partiti per trascorrere le vacanze di Natale a casa. Sirius Black era del tutto depresso. Se ne stava sul letto a fissare il vuoto, non riuscendo ad accettare di dover per forza tornare in quella casa. Una casa in cui non si sentiva minimamente accettato o amato, ma solamente giudicato e detestato. Era la vergogna dei Black, la pecora nera. Per cosa, poi ? Per non essere un razzista fanatico ?
L’unico pensiero che lo aiutava a superare momenti come quello, era proprio il pensiero di non essere una persona marcia. Il pensiero che era la bontà a guidarlo e non l’avidità, il pregiudizio e l’odio.
« Dai Felpato, sono solo pochi giorni, poi potrai venire a casa mia o da James. I Potter ti adorano e hai promesso a mia madre un pranzo e sai cosa vuol dire. » tentò Remus con fare incoraggiante, sebbene sembrasse lui stesso affranto.
« Come minimo tre portate, più il dolce. Adoro fare queste promesse a tua madre. » rise Sirius, pregustandosi già tutte quelle prelibatezze. Hope Howell, la madre di Remus, era una babbana. Una donna molto bella e sensibile. Aveva accolto con comprensione e tolleranza anche quello che era successo al figlio, senza incolpare il mondo magico, accecata dalla sofferenza.
« E le sue pietanze sono ancora più gustose quando penso che cucini certe cose utilizzando solo le sue mani. Senza magia. Riesci a crederci ? » commentò Sirius sognando ad occhi aperti il famoso arrosto con patate al forno della signora Lupin.
Remus rise di gusto, prima che il pensiero che fosse davvero triste si facesse spazio nella sua mente. Era davvero triste che Sirius fosse cresciuto in una famiglia così fredda, giudicante e piena d’odio. Gli era sempre mancato l’affetto, la fiducia e il supporto, rendendolo sempre più scostante, fragile e autodistruttivo. Non che Sirius si rendesse pienamente conto di quegli aspetti di sé, era ancora molto lontano dalla consapevolezza, ma Remus Lupin trovava la cosa terribilmente triste.
« Allora è stasera la luna piena ? » chiese Sirius, riportandolo alla realtà.
« Già. » risposte Remus con tutto lo sconforto possibile.
« Mi dispiace non poterci essere, Lunastorta. » fece Sirius dispiaciuto.
« Felpato, non possiamo continuare così.  Non possiamo continuare a piangerci addosso. Dobbiamo accettare le cose per come stanno, farci forza e affrontare i problemi con coraggio. Siamo Grifondoro per Merlino! » sbottò Remus con la massima convinzione. Non voleva più vivere in quel modo. Non voleva più vivere nella paura, nel terrore. Non voleva più passare le giornate ad odiarsi per una cosa che neanche aveva scelto, ma che aveva subito. Non c’era nessuna cura, ma almeno era ancora vivo, poteva correre, poteva ancora usare la magia, poteva divertirsi con gli amici.
Sirius lo guardò stupido, traendo ispirazione e motivazione dalle sue parole. Remus Lupin era uno dei pochi che sapeva davvero capirlo e motivarlo a dare il meglio di sé.
« Hai ragione, Lunastorta. Stiamo buttando via il nostro tempo per cose che non possono essere cambiate, ma noi siamo liberi, possiamo ancora fare molte cose. »
I due si promisero di motivarsi a vicenda a dare il meglio di sé e a non farsi abbattere dalle difficoltà.
« Tieni, serve più a te che a me in questo momento. » fece Remus allungandogli un bracciale in cuoio marrone. Sirius se lo infilò al polso sinistro. Aveva un buon amico e con quella consapevolezza avrebbe trovato la forza di affrontare qualsiasi cosa.
 
Sirius si tirò su la manica, mostrandogli il bracciale in cuoio marrone che lui stesso gli aveva regalato due anni prima.
« Non me ne starò a guardare mentre ti autodistruggi, Lunastorta. Se respingi lei, respingi tutti noi. Non puoi continuare a pensare di essere un mostro, Remus. Non lo sei. Sei ciò che c’è di più lontano da un mostro e non so perché riusciamo a vederlo tutti, tranne tu. » sbottò il ragazzo esasperato.
« Sirius, non è così semplice. » tentò Lunastorta, ben cosciente del fatto che fosse solo una scusa.
« Non provare a rifilarmi scuse, Lunastorta. È finito il tempo delle bravate. Le cose sono cambiate. Lo sai cosa ci aspetta là fuori. Non c’è più tempo per il ragazzino insicuro. Sii un uomo, Remus. » disse duramente Sirius Black. Si sfilò un bracciale dal polso destro e glielo porse.
« Ma questa è una delle poche cose che ti sono rimaste della tua famiglia, non posso prenderlo. » esclamò Remus.
« È vero, me l’ha lasciato mio zio Alphard, ma ora serve più a te che a me. Alphard me lo aveva lasciato tempo fa per darmi forza e coraggio, perché credeva in me, e ora io lo sto dando a te, perché credo in te Remus. Spero ti sia utile, com’è stato utile a me. » fece Sirius, lasciandoglielo nelle mani. Remus sorrise e lo indossò.
« Felpato ? »
Il ragazzo si girò a guardarlo con sguardo interrogativo.
« Ho sentito quello che hai detto a Lyanna. Perché le hai detto quelle cose ? »
« Perché sei mio amico e la nostra amicizia è più importante. » decretò Sirius con un tono serio e sincero.
« Grazie. » riuscì solo a dire Remus.
 
Appena fuori dal buco nascosto dietro al ritratto della Signora Grassa erano comparsi James e Lily Evans, di ritorno dalla ronda, che avevano tentato invano di svegliare la Signora Grassa, ma questa aveva deciso di divertirsi un po’ e continuava a fingere di dormire. Le voci sul loro avvicinamento avevano raggiunto anche le sue orecchie e non voleva perdersi uno spettacolo simile. Di certo avrebbe avuto di ché spettegolare la mattina dopo con i quadri vicini.
« Penso di doverti una risposta, Evans. » fece James Potter.
« Che cos’hai deciso ? » chiese Lily Evans cercando di mascherare la tensione e la curiosità.
 

 
Note dell’autrice.
Come vedete sto postando con un ritmo più veloce, perché finalmente sono in vacanza e ho del tempo per scrivere con calma questa storia. Purtroppo, non sapendo come saranno i turni fra qualche settimana, ho dovuto accelerare un po’ la pubblicazione.
Finalmente la nave e salpata e insieme a lei anche la storia. Penso che ormai i personaggi siano stati ampiamente introdotti e finalmente possiamo avviarci verso il cuore delle vicende.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero di essermi fatta perdonare per avervi fatto soffrire nei capitoli precedenti. I ricordi di Remus dovrebbero avervi tirato su il morale :P
Che dire ? Lily e le ragazze si confrontano sui sentimenti che la rossa prova per il nostro eroe maldestro, ma chissà cosa deciderà di fare il ragazzo. Lo scoprirete presto <3
Remus torna sotto i riflettori e riusciamo a capire un po’ meglio il suo punto di vista, esplorando i suoi pensieri e i suoi ricordi. Cosa farà ?
Sirius e Remus si erano beccati di nuovo come due galli, ma finalmente riusciamo a capire un po’ meglio il loro rapporto e dopo la tempesta, torna sempre il sereno.
Il trio miracoli (Lyanna, James e Sirius) mi diverte un sacco a scrivere le loro scene. James si dimostra ancora una volta un buon amico. Sirius, invece, finalmente decide di fare la cosa giusta.
E poi arriva Jones … Devo ammettere che mi piace un sacco scrivere le loro scene. Le loro interazioni sono così diverse da quelle tra Grifondoro, che è un piacere scoprire le loro interazioni.
Cosa ne pensate ?
 
Vi lascio con un regalino <3
 
   
 
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