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Autore: RELIXCHANNEL    02/08/2018    0 recensioni
Qui RosaHadderson16 da wattpad che vi parla.
ecco qui la mia raccolta di one shots, per chi non la conosce... beh. è una raccolta di one shots!!! ma che spiegazioni, datemi un premio nobel...
possiamo dire che questo libro è il più lungo di tutti quelli che scriverò, credo.
metto rating giallo per 2 motivi:
1 il linguaggio... *mmm k scstmt!1!1 dc sl prlcc!1!1*
2 non si sa mai cosa uscirà dalla mia mentolina... vabbè farò la brava.
le mie one shots sono in maggior parte drammatiche, sappiatelo, e per l'altra iperromantiche, ma non sdolcinate. oppure mi suicido. e con questo è tutto vi lascio al libro. CIAUUU
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hiccstrid One Shot'
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Anche questa one shot non è completamente incentrata sulla Hiccstrid ma... non voglio fare spoiler inutili :)
Buona lettura

*

Hiccup strinse le mani a pugno sulla superficie della porta di legno bianco, sulla quale erano stati dipinti due draghi dai colori sgargianti e vi erano varie impronte di mani qua e là. Una lacrima gli solcò lo zigomo fino a cadere sulla moquette, mentre lui tentava di trattenere invano i singhiozzi per non fare troppo rumore.

Astrid gli poggiò una mano sulla spalla consapevole del suo dolore, e alzandosi sulle punte poggiò un bacio casto sulla schiena curva di lui, tra le scapole, e passò l'altra mano nella folta chioma castana di suo marito.

"Non posso, Astrid... io non ne ho il coraggio..." piagnucolò, poggiando la fronte sulla porta e lasciando libera via alle lacrime che non era capace di trattenere
"Hic, se non ce la fai gli parlo io..." Astrid fece scivolare la mano dalla spalla al suo pugno teso e tentò di rilassarlo, ma anche lei era invasa da uno strano brivido di angoscia e la voce le tremava.

"As, lo sai... non puoi parlargli tu" Hiccup le rivolse lo sguardo lentamente, lasciando sempre che la testa fosse sostenuta sulla porta: i suoi occhi, solitamente verdi e accesi come l'erba delle distese pianeggianti sotto il sole di primavera, avevano assunto un colore scuro, spento, i bordi erano rossi e gonfi e ancora umidi di lacrime. Eppure, le sue labbra sorridevano. Sorridevano dolcemente e in modo sereno, mentre il pugno che teneva stretto sulla porta si trasformò in una dolce carezza tra le dita della consorte.

"Lo so, ma qualcuno tra noi deve dirglielo" Astrid abbassò lo sguardo pensierosa, mentre l sua espressione si incupiva di terrore "se venisse a saperlo da solo-"
"Non verrà mai a saperlo da solo" Hiccup la interruppe severo e deciso, facendo sussultare la giovane donna accanto a lei per il tono utilizzato. Quella scarica di paura provocata dal pensiero che suo figlio, Osvald, potesse scoprire da solo cos'era appena accaduto gli diede una forza apparente per alzarsi, prendere un respiro ed entrare nella stanza.

Era notte fonda di una notte in pieno luglio, e per far entrare un po' di fresco la finestra era rimasta aperta e il vento muoveva le tende azzurre, creando delle onde ipnotiche lente e silenziose. Sulla scrivania era ancora aperto un libro per i compiti delle vacanze ricoperto da matite e pennarelli, e a terra, sul tappeto, c'era ancora qualche giocattolo. Hiccup andò a sedersi sul comodino, facendo attenzione a non far cadere la sveglia che segnava le 3.54 del mattino.

Che fare? Svegliarlo, dirglielo subito? O aspettare che si fosse svegliato la mattina dopo per permettergli di dormire sereno almeno per quella notte?
Era già passato un giorno ormai, Hiccup non poteva permettersi di aspettare ancora.

Con dolcezza, il giovane posò una mano sul braccio di Osvald, e lo scrollò appena chiamando il suo nome; di scatto, il bambino si alzò a sedere e fissò il padre con occhi svegli, quasi più di Hiccup stesso, il che lo fece rimanere incredulo per un attimo.
"Ti stavo aspettando, ho sentito te e mamma sulla porta" disse il piccolo.

Osvald aveva sei anni e mezzo e aveva appena terminato la prima elementare. Era un ragazzo davvero brillante e maturo per la sua età, una caratteristica che aveva ereditato da suo padre come i lineamenti del viso, la corporatura esile e asciutta e la folta chioma castana. Ma i suoi occhi azzurro ghiaccio il sorriso furbo e il carattere acceso e perspicace erano proprio frutto di sua madre.

Hiccup strinse tra le mani quelle di suo figlio e baciò le nocche, poi guardò in alto e chiese agli dei di mandargli le parole giuste per iniziare quel discorso cosi complicato. "Io e mamma dobbiamo dirti una cosa. È una cosa un po' triste all'inizio, ma tu non ti devi preoccupare perchè andrà tutto bene... ok?"

Osvald assottigliò lo sguardo curioso di sapere, e rimase in silenzio lasciando che suo padre continuasse.
Hiccup cacciò un respiro profondo.

"Osvald... dov'è nonno Stoick?"

Il piccolo alzò lo sguardo di colpo, colpito da quella domanda improvvisa.
"Nonno Stoick... io non l'ho mai visto."
"Esatto, come sai lui ci ha lasciati prima ancora che tu nascessi..." gli disse, poi continuò con le sue domande. "E ieri? Ieri cos'è successo?"

Osvald tentava di capire perchèsuo padre chiedesse tanto se aveva qualcosa da dirgli, si chiedeva perchè non andasse direttamente al punto come faceva sempre e come voleva dagli altri; odiava i giri di parole e le perdite di tempo, gli aveva sempre detto che le lusinghe e le parlantine non influivano sulle sue risposte.

"Ieri sera tu e mamma siete dovuti uscire di fretta e mi avete portato a dormire da zio Dagur e zia Heather" rispose il piccolo, ripensando alla sera precedente. "Poi mi siete venuti a prendere e mi avete lasciato a casa con nonna Inga perchè siete dovuti uscire di nuovo e adesso lei sta dormendo nel salone"

Hiccup sentì la fronte sudare in quel momento, e vi passò il polso. Doveva riuscirci, doveva parlare.

"Osvald... ieri io e mamma siamo andati da nonna Valka. È successo che... che nonno Stoick l'aveva chiamata al telefono-"
"Nonno Stoick? Ma non è possibile!" Lo interruppe OSvald.
"Fammi parlare, ti prego" Hiccup tirò su con il naso cercando di trattenere le lacrime avanti a suo figlio, per non lasciargli impressa un'immagine troppo negativa della situazione.
"È difficile anche per me..."
"scusa papa"

"Allora, nonno Stoick da lassù si sentiva tanto solo e allora ha chiamato la nonna, e gli ha detto: 《Valka, mi manchi tanto, e io sono tanto solo》. La nonna, che ama tanto il nonno anche se non c'è più, era tanto contenta, e allora è andata da nonno Stoick. Però la nonna non può guidare, e allora l'abbiamo accompagnata io e mamma" Hiccup raccontò d'un fiato quella storiella, sperando che suo figlio capisse senza essere troppo diretto.

Osvald rimase per un attimo in silenzio, cercando di assimilare quelle parole. "Quindi la nonna è andata a fare visita al nonno"
Hiccup si morse un labbro pur di non esplodere in lacrime. Avrebbe voluto abbracciare forte suo figlio e sfogarsi, riempire di urla la stanza e prendere a pugni il muro finchè o quest'ultimo o le sue mani non si fossero distrutti rendendo impossibile continuare.

"La nonna è andata a vivere per sempre con il nonno, e non la possiamo vedere più"
"Perchè? Non vuole tornare?" La voce di Osvald si incrinò a quelle parole e Hiccup era sul punto di esplodere.

Astrid osservava la scena da uno spiraglio lasciato dalla porta socchiusa. Si morse il pugno per rimanere zitta e si appoggiò con la schiena al muro, lasciandosi scivolare a terra accanto alla porta. Lei non avrebbe avuto nè la forza nè il coraggio di iniziare un discorso del genere con quella calma e quell'autocontrollo, soprattutto con suo figlio.

"Nonna ha fatto una scelta, Osvald. Doveva scegliere se rimanere qui con tutti noi o se andare dal nonno che le mancava tanto, e ha deciso di andare dal nonno"
"E non ha pensato a me? Mi ha lasciato senza di lei??"
"Osvald..." Hiccup digrignò i denti e si lasciò scappare dei singhiozzi, poi respirò a pieni polmoni e tentò di calmarsi.

"Osvald, tu qui hai tutti i tuoi amici, hai me, la tua mamma, nonna Inga e gli zii. Il nonno invece era solo, solo da tanti tanti anni, quasi dieci, e voleva stare con la donna che ama e che gli mancava da tanto tempo"
"Però la nonna mi manca..." disse con voce flebile il bambino, guardando in basso.

Hiccup lo tirò a sè e nascose la sua testa nel proprio petto, affinchè non lo vedesse con l'espressione sofferente in volto. 
"Manca tanto anche a me, Osvald" sussurrò poi.

Il piccolo si lasciò stringere da suo padre e gli accarezzò i lati della schiena con le sue piccole mani, mentre lui gli stringeva la testa affondando la mano nei capelli castani.
"Però sono sicuro che al nonno mancava di più" disse dopo un attimo di silenzio, e sciolse l'abbraccio per sbadigliare.
"Adesso è ora di tornare a dormire"

Hiccup si alzò in piedi e rimboccò le coperte a suo figlio, che ancora una volta si lamentò per il caldo ma il padre era chiaro come tutte le sere: "se vuoi dormire con la finestra aperta, devi tenere le coperte. Tira vento"
Il piccolo obbedì, e Hiccup si chinò a baciargli la fronte. Gli diede la buonanotte e si diresse alla porta, ma prima che potesse aprirla il figlio lo chiamò di nuovo.
"Papà?"
"Dimmi"

"Domani andiamo a comprare un mazzo di fiori e li portiamo sulla tomba della nonna?" 
Hiccup si sentì trafitto a quelle parole, ma poi vide suo figlio sorridergli con tutta la calma del mondo,  Hiccup annuì con lo stesso sorriso, e gli occhi che si riempivano di lacrime che per via del buio Osvald non poteva vedere.

"Ma certo"
Il giovane si chiuse velocemente la porta alle spalle e trovò Astrid ad aspettarlo. Rimase immobile a fissare il vuoto, poi le lacrime iniziarono a cadergli dagli occhi e a scorrere sul viso e Astrid capì. Gli prese la testa e la tirò a sè, facendola scontrare con la sua spalla, e passò con dolcezza le dita tra i capelli.

Hiccup la strinse fortissimo, come fosse la cosa più preziosa al mondo, e cominciò finalmente a sfogarsi e a lasciar andare via tutte le emozioni che aveva trattenuto in corpo fino a quel momento.
"Sei stato bravissimo, ce l'hai fatta" gli sussurrò sua moglie, e Hiccup strinse i suoi fianchi così forte che lei iniziò a sentire dolore. Lui se ne accorse e la lasciò, e mormorò delle scuse.

"Astrid io... io l'ho traumatizzato...gli ho detto un mucchio di cazzate..." il ragazzo poggiò un braccio contro la parete e vi pose la fronte, e Astrid gli mise una mano sulla spalla.
"Hic tranquillo. Non è vero. Nessuno sarebbe stato capace di dirgli quelle cose come hai fatto tu... io per prima"

Hiccup rimase in silenzio, e allora Astrid scivolò sotto il braccio di lui che era poggiato al muro e si mise di fronte a lui, si alzò sule punte e gli lasciò un dolce bacio sulle labbra. Hiccup tentò di rispondere, ma il senso di angoscia lo invase di nuovo e affondò il viso nei capelli sciolti di lei, lasciandosi abbracciare ancora, in una delle notti più lunghe della sua vita.

~

~

~Angolo Autrice~

Ok ragazzi, tutti in fila, prendete il numero alla macchinetta laggiù e mi picchiate uno alla volta :D

A volte mi escono i momemti depressi così, che ci posso fare.

ANYWAY

Come stanno andando le vostre vacanze? Già stati al mare/piscina/montagna/stocazzo/ecc?

Io ho fatto CONTATI SULLE DITA 3 giorni di mare fino ad ora, però dovrei iniziare da domani ad andare tutti i giorni.

GIUSTAMENTE MI VIENE IL CICLO, HAHAHAHAHAHA.
MA LE GIOIE... QUANDO MAI.

Lo sapete che mi sono fissata ancora più di prima con i BTS? Sì, lo sapete e fin troppo.

FATEMI SAPERE COSA FATE PER LE VACANZE QUEST'ANNO, SONO CURIOSA

Sciau popoloh☆☆

~R♡S

 
   
 
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