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Autore: Fayer_Siren    02/08/2018    0 recensioni
-Clive, ne sei proprio sicuro?-
-Dopo tutto quello che è successo, tu mi chiedi ancora se ho
dei dubbi al riguardo?-
La ragazza scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio
con fare imbarazzato
-Tutto questo sarà un disastro-
-Già, un bellissimo disastro-
------
Clive deve attuare il suo piano per ridurre in polvere Londra.
Ma non è l'arrivo del Professor Layton che gli crea tutta questa agitazione.
Accanto a lui, la sua peggior nemica e al contempo l'unica persona di
cui può fidarsi, lo guarda con spensieratezza.
I suoi modi di fare sono imprevedibili. Deve attenersi al gioco, o il
suo sogno utopico svanirà con lui.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clive Dove, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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my lovely disaster 2

Capitolo Uno

Una scelta sbagliata




Ormai era passata circa mezz'ora da quando Clive ed Helen erano arrivati al casinò Seven Hearts. Il ragazzo sbuffò infastidito e si rivolse alla compagna -Hai visto, ci hai fatti arrivare troppo presto- ma non appena voltò lo sguardo verso di lei, si ricordò perché si era ripromesso di trattarla con più gentilezza.



*qualche ora prima*

-Clive, non voglio venire. Lasciami qui, domani ti raggiungo-
-Che cosa? Ma abbiamo lavorato per giorni sulla nostra entrata in scena di stasera e fidati che ce la farai. Non puoi lasciarmi da solo-
-Si ma... Lo sai, con il mio problema... Io ho paura...-
Delicate lacrime avevano iniziato a scendere sulle guance della giovane. Era più forte di lei. Non poteva relazionarsi con gli altri, non più. Clive la guardò impietosito e la strinse in un abbraccio -Helen ascolta. Tu sei più forte di loro. Controllale. Sei tu che decidi.-. La ragazza percepì un nodo in gola. Odiava avere quelle crisi. E tutto per colpa del suo essere così sbagliata. Nulla andava bene in lei, il suo fisico era stato sfregiato e la sua mente macellata. Non era più un essere umano; non poteva dire nemmeno lei cosa era rimasto della sua essenza, di cosa essa era composta. Le uniche certezze risiedevano in Clive. Ai suoi occhi, il ragazzo pareva come un angelo sceso dal cielo per aiutarla. Lei gli era fedele, lo aveva seguito come un discepolo nella sua lotta contro il governo, anche se a volte si fermava a pensare se fosse veramente giusto portare all'opera un piano del genere. Ma ogni volta che lei provava ad esprimere dubbi al riguardo, il ragazzo si infuriava, ripetendole che ormai era troppo tardi per ripensarci.
Helen spostò lo sguardo dalla figura del ragazzo al negozio di orologi davanti a loro. Non si sentiva ancora convinta di quello a cui stavano andando incontro. Qualcosa continuava a ripeterle che sarebbe stato tutto un completo disastro. Sospirò mentre si asciugava le lacrime, sentendo gli occhi di Clive su di sé. Sicuro che l'amica stesse bene, le sorrise e aprì la porta del negozio. Una volta entrati, furono accolti da un concerto di ticchettii quasi ipnotico.
-Crystal, Quartz, siamo Clive ed Helen- Annunciò il giovane, cercando di richiamare l'attenzione dei due proprietari.
-Venite ragazzi, sono nel retro.Crystal è andata a fare la spesa- li invitò una voce maschile.
I due si diressero nella seconda stanza dell'edificio e per poco ad Helen non venne un colpo alla vista dell'enorme orologio che occupava un'intera parete.
Clive notò lo sconcerto dell'amica. Non aveva pensato al fatto che Helen non l'avesse mai seguito nella Londra "del futuro". Nemmeno quando avevano portato le proprie cose nell'appartamento fatto costruire appositamente per loro. Infatti il ragazzo si ricordò perfettamente che quel giorno la castana ebbe uno dei suoi collassi e aveva deciso di rinchiuderla nella villa per evitare che potesse farsi ancora più male. E si ricordò anche ciò che subì una volta rientrato.
-Helen, ti conviene reggerti a qualcosa. La discesa sarà un po' brusca. Quartz, puoi azionare la macchina- la avvisò l'amico. Helen non fece in tempo ad avvicinarsi ad una parete che una potente scossa la prese alla sprovvista. Cadde a terra e una volta finito tutto il trambusto si rialzò barcollante aiutata dal ragazzo. -Cosa diamine è appena successo?- chiese lei, mentre il suo volto prendeva un colorito pallido. Clive sorrise. Non vedeva l'ora di mostrare la sua creazione alla ragazza, non cosciente del fatto che la suddetta ragazza tratteneva a stento un conato di vomito. Con fare esaltato la prese per la mano e corse verso l'uscita, ringraziando il proprietario del negozio e ignorando le lamentele dell'amica. Quando si ritrovarono fuori, Helen non poté credere ai propri occhi. Alzò lo sguardo verso quello che avrebbe dovuto essere il cielo, per poi scendere sui tetti delle case, sugli alberi e sulle strade. -Se non sapessi che questa è una città sotterranea, avrei giurato di essere nel futuro- confessò lei. -Beh, era questo il mio intento, dopotutto- -Ma come hai fatto? Insomma, hai riproposto una versione futuristica di tutta Londra?-. Clive sembrò bloccarsi un attimo, come se stesse ripercorrendo tutti i progetti della città nella sua mente. -No, ho dovuto fare qualche cambiamento e aggiunta. Ma vedrai, ti piacerà-. Helen guardò il ragazzo. Di solito portava una semplice camicia azzurra e un paio di jeans neri, invece quella volta si era vestito in un modo che avrebbe definito scolaresco, nonostante sia lui che il personaggio che avrebbe dovuto interpretare si fossero già diplomati da tempo. -Da adesso, Clive, saremo un po' più simili. Anche se il tuo personaggio è solo una finzione- pensò la ragazza.-Dai Helen, andiamo. Ti mostro dove staremo per i prossimi giorni-. E con un falso sorriso stampato sulle labbra, la ragazza seguì il suo amico verso l'inizio della loro fine.



***



Helen era seduta a terra, con la schiena sostenuta dalla parete dell'edificio. Respirava a fatica. Ginocchia al petto, viso nascosto tra le braccia e le gambe: stava per avere una crisi. In quel momento Clive sentì un nodo alla bocca dello stomaco; non ce la faceva a guardarla mentre soffriva, inoltre si sentiva in parte responsabile del suo stato d'animo. In quell'ultimo periodo aveva sempre tante cose per la testa, non riusciva a stare dietro alla sua amica, soprattutto adesso che dovevano incontrare il professore e Luke. -Helen, mi dispiace, vuoi uscire per prendere un po' d'aria fresca?- la ragazza fece cenno di sì con la testa e poco dopo i due arrivarono sul giardino interno raggiungibile da una porta di servizio. Quando la ragazza si tranquillizzò abbastanza da poter tenere una conversazione, Clive si avvicinò a lei -Non ci pensare, tu sei più forte di così- e subito dopo aver espresso la frase, Helen lo strinse in un abbraccio -Mi sa proprio che hai scelto la persona sbagliata per aiutarti in questo difficile compito- disse la ragazza, sospirando -Le ho sentite, stavano arrivando, non so chi delle due ma stavano arrivando...- Il ragazzo si scansò delicatamente e prese il viso dell'amica, che a quel gesto arrossì in modo quasi impercettibile -Se sei ancora qui, cosciente delle tue azioni, vuol dire che stai diventando sempre più forte. Io credo in te Helen, se continui con la terapia vedrai che riuscirai a risolvere la situazione- A quel punto gli occhi di Helen si illuminarono -Ho messo le pastiglie dentro la valigia?- chiese più a se stessa che al compagno, che le risposte ugualmente -Si Helen, è stata la prima cosa che avevi messo dentro per non dimenticartene, ricordi?- la ragazza annuì e si asciugò le guance ancora umidi. -Dai, ora che mi sono ripresa, torniamo dentro. Il professor Layton sarà già arrivato a quest'ora, io vado ad aspettarvi nel ripostiglio-. Clive osservò l'amica che, a quanto pare, si era ripresa. Entrarono assieme e, una volta vicini alle slot machine, si lanciarono uno sguardo d'intesa e si separarono.
Clive si guardò rapidamente attorno e riconobbe la tuba diventata simbolo del professore. Al suo fianco, Luke ammirava ogni centimetro del casinò. Il ragazzo sorrise compiaciuto; era pronto per mettere in scena il suo spettacolo.
   
 
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