Videogiochi > Professor Layton
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Autore: Fayer_Siren    02/08/2018    0 recensioni
-Clive, ne sei proprio sicuro?-
-Dopo tutto quello che è successo, tu mi chiedi ancora se ho
dei dubbi al riguardo?-
La ragazza scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio
con fare imbarazzato
-Tutto questo sarà un disastro-
-Già, un bellissimo disastro-
------
Clive deve attuare il suo piano per ridurre in polvere Londra.
Ma non è l'arrivo del Professor Layton che gli crea tutta questa agitazione.
Accanto a lui, la sua peggior nemica e al contempo l'unica persona di
cui può fidarsi, lo guarda con spensieratezza.
I suoi modi di fare sono imprevedibili. Deve attenersi al gioco, o il
suo sogno utopico svanirà con lui.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clive Dove, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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my lovely disaster 1

Prologo

I demoni del passato



-Clive! Clive ti prego aiutami!-
Urla strazianti. Era tutto ciò che il ragazzo riusciva a percepire. Le palpebre si rifiutavano di rimanere aperte: una luce accecante avvolgeva la sua esile figura, impedendogli anche solo di osservare per un attimo ciò che stava accadendo in sua presenza. Poco dopo tutto cadde nella confusione più totale. Grida, il motore di un auto, un forte odore di sangue che gli fece salire in gola un conato di vomito. Deglutì a fatica, iniziava a sudare freddo. Il cuore gli batteva ad una velocità fuori dal normale, aveva iniziato a girargli la testa. All'improvviso, buio.
Clive si alzò precipitosamente dal letto, ansimando come un maratoneta dopo una lunga corsa. Si mise una mano sul petto, come a voler rallentare il suo battito cardiaco. Le quattro pareti della sua camera lo tranquillizzarono, calmando di poco il suo stato irrequieto.
-Di nuovo quel sogno...- Disse tra sé e sé il giovane, sedendosi sul morbido materasso del suo letto. Il cuscino era pregno di sudore, così come le lenzuola. -Appena si fa giorno cambierò le federe... Accidenti, è già la seconda volta in una settimana che succede-.
Una volta ripreso il controllo del suo corpo, Clive si alzò nuovamente e uscì dalla stanza. Si ritrovò nel lungo corridoio; non gli era mai piaciuto percorrerlo di notte, aveva un'aria sinistra che, nonostante i diversi anni passati nella villa, lo aveva sempre intimorito. Per sua fortuna non dovette restarci a lungo: la stanza che cercava era a solo una porta di distanza dalla sua.
Entrò con cautela, cercando di non emettere alcun rumore.
-Eccola lì. Sembra stare bene-
Non riusciva a spiegarsi il perché, ma ogni volta che quello strano incubo si presentava, sentiva il bisogno di andare a controllare lo stato di salute della ragazza.
-Helen...- Persino lui fece fatica a sentire il suo stesso sussurro. Ormai la sua figura distava di pochi centimetri dal letto della giovane, ignara della presenza dell'amico. Si inginocchiò e, avvicinandosi al viso di lei, pronunciò la frase -Domani è il grande giorno, ti prego, sii forte e cerca di non rovinare tutto-. Ammise a se stesso che non erano parole molto incoraggianti, ma sapeva che non avrebbe potuto dire altrimenti. Per quanto le volesse bene, il suo problema si era sempre rivelato un ostacolo troppo alto da superare. Aveva progettato tutto nei minimi dettagli, per nulla al mondo qualcosa sarebbe dovuto andare storto.
Clive si avvicinò ancora di più al volto della ragazza e le scoccò un piccolo bacio sulla fronte, per poi tornare nella sua camera nello stesso silenzio con cui era arrivato.


***


-Buongiorno Clive!- cinguettò una voce. Aveva ancora gli occhi chiusi, ma non era necessario essere reattivi per riconoscerne il proprietario.
-Buongiorno Helen...- rispose lui con voce roca. Sentiva la pesantezza della notte precedente sulle palpebre e il suo corpo si rifiutava di muovere un solo muscolo. Helen sembrò accorgersene e portò le mani sui fianchi con fare materno.
-Insomma, oggi incontreremo il professore e il suo assistente. Dovrai essere in forma smagliante, non puoi permetterti di dormire! Inoltre ho già preparato la colazione. Se non ti sbrighi si raffredderà-. A quel punto il ragazzo si sforzò di mettersi a sedere, aprendo gli occhi e posando lo sguardo sulla figura della ragazza. I suoi capelli castani erano già sistemati in una precisa mezza coda, con un ciuffo di capelli appositamente sistemato da Helen per coprire l'occhio destro. -Perché si acconcia i capelli per poi coprirsi un occhio? Non lo capirò mai...- pensò tra sé ancora assonnato. L'altro occhio, di una delicata tinta nocciola, teneva fisso lo sguardo sulla figura scomposta del giovane. L'amica indossava una camicia rosa confetto e una gonna violacea, accompagnata da un paio di collant neri e le sue inseparabili ballerine rosa. Aveva un modo nel vestirsi particolarmente preciso e  femminile: lui però sapeva che quell'abbigliamento le serviva come maschera, per non mostrare a occhi indiscreti la sua vera persona. Sapeva che lei provava vergogna di ciò e non poteva biasimarla. Anche se personalmente non era un amante del rosa, pur di far sentire a suo agio la coinquilina avrebbe dipinto l'intera villa di quel colore a suo parere stomachevole.
-Si può sapere cosa stai fissando? Non è che ti sei addormentato con gli occhi aperti?- la voce assillante di Helen lo riportò alla realtà e finalmente scese dal letto -Ascolta, l'incontro è stasera, perché mi stai mettendo tutta questa ansia? Vai a fare quello che devi fare e... Ah, grazie per la colazione-.
Detto ciò Clive scese le scale della villa sotto lo sguardo vigile della castana, la quale lo seguì poco dopo.
-Dobbiamo per forza andare a stare nella Londra sotterranea? Lì non abbiamo così tanto spazio come qui...- chiese Helen, sedendosi al tavolo assieme al ragazzo, il quale aveva appena iniziato a gustare la sua colazione.
-Helen, tutto deve essere perfetto- rispose lui dopo aver mandato giù un sorso di té e latte -Non ho fatto costruire una topaia, c'è abbastanza spazio per due persone. E poi non dovremo starci in eterno. Quando tutto sarà finito, torneremo qui-. Helen abbassò lo sguardo. Era sul punto di dire qualcosa, ma poi sembrò ripensarci. Si alzò di scatto dalla sedia, facendo sussultare il giovane. -Scusa, esco un attimo-. Annunciò infine, uscendo dalla sala da pranzo e dirigendosi verso il portone. Clive non fece nulla per fermarla. Ormai avevano discusso a sufficienza riguardo quella vicenda, non aveva voglia di far partire con il piede sbagliato una giornata tanto importante.
Subito dopo, improvvisamente, riapparve davanti ai suoi occhi la stessa luce abbagliante dell'incubo. Le stesse grida, lo stesso odore pungente di sangue, la stessa ansia.
Fece precipitare a terra la tazza che teneva in mano contenente il liquido caldo e cadde al suolo. Teneva salda la testa tra entrambe le mani, stringendo e provocandosi dolore. Dopo pochi istanti, tutto era tornato come se nulla fosse accaduto. Il ragazzo dagli occhi scuri si guardò attorno; fissò con dispiacere i frammenti di ceramica che fino a un minuto fa componevano una delle sue tazze preferite, poi si rimise in piedi.
-Sembrerebbe che oggi i miei demoni del passato mi abbiano preso di mira- esclamò con una triste risata, ripensando a quel fatidico giorno, quando la sua vita prese una svolta inaspettata.
   
 
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