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Autore: _Delilah_    02/08/2018    1 recensioni
Tratto dal prologo
Ogni anno che passava il loro rapporto si faceva più intenso e quando Stan tornava a South Park cominciavano a scambiarsi lunghe e-mail fino all’anno successivo.
Quella loro familiare routine poteva migliorare in un solo modo, ovvero con l’avvicinamento di uno dei due all’altro.
Ma mai e poi mai Grace avrebbe preso in considerazione l’idea che sarebbe stata lei a raggiungere il cugino nella desolata South Park.
-Stan e Wendy- -Craig e Tweek- -Kyle e Heidi- -Kenny e Grace (nuovo personaggio)-
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 11. Sole apparente
 
-Eddai cazzo!-
 
-Non c’è storia Craig, meglio se ammetti la sconfitta-
Token guardava i due spartirsi una partita a “Tekken 7”. Era indubbiamente affascinante subire, da fuori, l’eccesso di testosterone che i ragazzi spruzzavano nel dedicarsi alla Play Station, ma alla lunga stancava. Ragion per cui, sfregandosi la testa dal taglio appena rinfrescato, Token decise che era giunto il momento di spezzare i grugniti e le offese che i suoi due amici, Craig e Clyde, si spartivano con poco riguardo
 
-Allora Craig, che hai fatto ‘sti giorni? Sei scomparso amico, non che abbiamo sentito la tua mancanza, sia chiaro-
 
Craig mosse impercettibilmente l’angolo della bocca verso l’alto ad indicare, per la sua insolita natura introspettiva, di nascondere qualcosa di succulento. Così il moretto tra una x e un r2, sbocconcellò qualche parola sommessa
 
-Ma, niente di che. Durante la tempesta del secolo sono rimasto bloccato a casa di Tweek-
 
Clyde spostò per un momento gli occhi dallo schermo all’amico al suo fianco, movimento che costò al suo avatar un calcio ben servito sui denti
 
-Merda!-
 
-Attento man, o sarai costretto ad ammettere l’ennesima sconfitta-
 
-E come sta Tweek? Ha avuto un altro dei suoi raffreddori epici?- lo incalzò con garbo Token, mentre allungava una mano a afferrare il bicchiere di coca cola che la madre si era premurata di riservargli poco prima
 
-Bene, sicuramente meglio, dopo che l’ho baciato-
 
Bryan Fury, personaggio scelto da Clyde dall’uscita del gioco, venne scaraventato in aria dal micidiale calcio rotante di Whoarang
 
-Che cazzo hai detto?!- Clyde lanciò lontano il joystick, mentre Token sputacchiava la coca cola tutto intorno a lui
 
-Clyde che cazzo fai?! Ma sei idiota?- Sembrava che a Craig importasse della reazione eccessiva dell’amico, solo perché quella aveva comportato l’arresto inaspettato della partita. Clyde, di contro, non sembrava provare più nessun tipo di attrattiva nei confronti del gioco, come del resto Token che quasi si strozzò con la coca cola
 
-Ripetilo!-
 
-Cosa? Che sei un idiota o che ho baciato Tweek Tweak mentre era in preda al raffreddore più contagioso della storia?-
 
A Craig la cosa sembrava divertire parecchio; specialmente, dentro di sé, adorò l’espressione speculare dei suoi due migliori amici, ai quali sarebbe servito un pronto intervento per risistemare le mandibole penzolanti, valutò il moretto, che abbandonò poi il joystick al suo fianco
 
-Ma tu sei l’idiota! Quando cazzo pensavi di dircelo, eh?! Sono ore che stiamo giocando e te ne esci così solo ora?!-
 
-Ma infatti sei un vero stronzo Craig, stronzo te e il tuo carattere del cazzo- rimbrottò Token, molto risentito, dopo aver allacciato le braccia in segno di protesta
 
-Che c’è, volevate assistere?- Craig si alzò e si posizionò davanti Clyde, ancora seduto sul divano con l’aria frastornata
 
-Ma che assistere, ma essere informato si! Tienitele per te, le tue cose da frocetto- Il tono di Clyde trapelava ironia, così come la sua bocca che era andata a piegarsi verso l’alto, mentre fissava il suo amico, in piedi davanti a lui, che si portava una mano a stringere il cavallo dei jeans stretti
 
-Come dovrei tenerle per me? Pensavo volessi assaggiarne un po’, Clyde…- disse Craig, mentre si stringeva il pacco , spingendolo in faccia agli amici, a turno, che non si risparmiarono di scoppiare a ridere mentre tentavano di tirarsi il più indietro possibile sul divano.
Finalmente ce l’ha fatta questo sfigato del mio migliore amico, pensò Clyde intanto che offendeva divertito Craig.
 
***
 
Le vacanze di Natale erano ormai alle porte. Erano passati due giorni da quel maledetto Venerdì e Grace, amareggiata, incazzata e delusa con praticamente il mondo tutto, aveva evitato accuratamente di rispondere ai messaggi di Kenny e di Eric, che per la cronaca non si erano né visti né sentiti, durante il weekend. Si era trascinata sconsolata, chiusa nel suo Northface a sacco, rigorosamente nero, a scuola, senza parlare con nessuno se non con il cugino, Tweek e Kyle. Quando raggiunse l’ingresso, sotto un cielo piatto e bianco che prometteva l’ennesima nevicata del mese, gli occhi blu finirono casualmente sul gruppo delle ragazze: Red sembrava starsene un po’ in disparte, mentre Bebe totalizzava l’attenzione delle altre con chissà quale discorso.
Grace non aveva la benché minima intenzione di andare a parlare con la ragazza, proprio non se la sentiva, ragion per cui svicolò con velocità sorprendente e corse a catapultarsi nella classe ancora vuota, eccezion fatta per quella testa dai capelli biondi e disordinati: Kenny se ne stava al suo posto, con le braccia conserte e lo sguardo fluttuante su di lei
 
-Che ne dici, parliamo?- soffiò il ragazzo, da quelle labbra a cui Grace non sapeva mai dire di no. Estremamente confusa sul da farsi, Grace si avviò al suo banco con passi militari, dove sedette dandogli le spalle, così cominciò ad armeggiare impacciata con la giacca e lo zaino; doveva trovare un senso ai suoi movimenti sconclusionati, ma proprio non ci riusciva, per cui in quel momento stava facendo la figura della fessa, probabilmente. Proprio mentre la testa era incastrata fra il buco d’uscita del northface, sentì una mano che spinse la giacca nuovamente al suo posto
 
-Non credo che ignorarmi sia la soluzione, sai biondina?-
 
Grace mosse la testolina bionda verso destra, dove trovò Kenny, accucciato al suo fianco che tratteneva la sua giacca e la fissava placido. Va bene, non poteva ignorarlo e, fra parentesi, non voleva farlo, ma non aveva idea di cosa fare
 
-Hai deciso di fare lo sciopero del silenzio? Vuoi chiuderti in clausura?-
 
-Io…tu…oh insomma Kenneth!- Sbottò infine, lanciando le braccia in aria e divincolandosi dalla presa salda di lui –Mi vuoi dare il tempo di ragionare su quanto successo o no?! Io mi sono sentita presa in giro, lo capisci? E non basteranno di certo…i tuoi…stupidi e bellissimi occhioni verdi per farmi placare!-
 
Kenny scoppiò a ridere. Grace lo guardava allibita. Perché rideva?! Era davvero così poco seria da meritarsi che lui le scoppiasse a ridere in faccia?!
 
-Che cazzo ridi?!-
 
-Sei buffa…- continuò lui, non riuscendo a smettere di ridere, tanto che quasi rischiò di perdere l’equilibrio da quella posizione rannicchiata e finire col culo a terra
 
-Ah, ora sarei buffa?! Mi hai detto che sono bellissima ed ora sarei buffa?!-
 
-Guarda che una cosa non esclude l’altra…ti prego smettila di fare quella faccia, non riesco…non riesco a smettere…- Kenny si era portato una mano alla bocca mentre con l’altra rimaneva aggrappato alla manica della californiana, che evidentemente non si era resa conto che sgranare così tanto gli occhi e le narici la rendevano davvero molto comica. Lo scambio fu interrotto dall’entrata di tutta una serie dei loro compagni di classe, fra cui Tweek che era stranamente raggiante, ma che appena vide Kenny accucciato al fianco della sua amica, aggrottò le sopracciglia chiare e cominciò a chiudere spasmodicamente un occhio; così, una volta raggiunto il suo posto, arrivo che Grace e Kenny sembrarono ignorare, fece impattare con violenza lo zaino sul banco. Fu a quel punto che Kenny smise di ridere (seppur lentamente) e, con Grace, puntò l’attenzione su di lui
 
-Ciao amico, ti sei ripreso? Io mi sento ancora uno schifo-
 
-Ciao K-Kenny. G-Grace cosa s-stai facendo?- era difficile per lui trattenersi, nonostante il suo umore fosse alle stelle per la questione Craig, in quel momento. Con quella domanda retorica Grace sembrò riacquistare il controllo sulla situazione. Già, che stava facendo? Stava, ancora una volta, assecondando quel cretino solo perché le stava facendo qualche moina? Nossignore! Pensò mentre strattonava il braccio, facendo cadere davvero Kenny, questa volta, che si lamentò per la brusca ed inaspettata caduta
 
-Oh cazzo! Ti sei fatto male?!-
 
-Ma Grace che…-
 
-No! Non mi importa niente se ti sei fatto male, tanto meglio!-
 
-Tu sei uscita di testa!-
 
-Tu-t-to bene laggiù K-Kenny?-
 
-Che fai, prendi in giro Tweek?-
 
Sul teatrino, che in realtà stava coinvolgendo tutti e tre in sghignazzi sommessi, calò il sipario con l’entrata degli altri compagni e Kenny, dopo essersi meritato un’occhiata apprensiva da Kyle, decise di rimettersi in piedi per prendere posto al suo banco
 
-Guarda che io e te non abbiamo finito, comunque- bisbigliò alle spalle di Grace che, di tutta risposta, si irrigidì moltissimo. Tweek roteò gli occhi chiari fino al soffitto, così diede una spinta alla spalla dell’amica, proprio mentre stava tentando di spogliarsi un’altra volta dalla giacca pesante
 
-Forza, mettiti vicino a lui, tanto oggi n-non verrà C-Cartman…-
 
Grace sgranò gli occhi –Che? Come mai? E perché tu lo sai?!-
 
-Non ne ho idea, ma io ho i m-miei informatori Grace…e f-fortuna che ci sono io per te, hai serio bisogno di qualcuno che badi ai tuoi affari-
 
La ragazza lanciò uno sguardo al telefono; improvvisamente sentì il senso di colpa morderle lo stomaco, per non aver risposto nemmeno ad uno dei messaggi di Eric, i giorni appena trascorsi. Si chiese se il motivo dell’assenza del ragazzo non fosse per caso lei, ma decise che non era quello il momento di pensarci. Ruotò il corpo per lanciare un’occhiata al posto vuoto lasciato da Eric e poi, le iridi blu, incontrarono gli occhi di Kenny, che la fissava divertito. Scosse il capo e decise di sedersi al posto di Cartman, anche se non era sicura che quella fosse la scelta più sensata.
 
*
 
Red stava raggiungendo la classe con aria pensierosa, mentre scrollava con noncuranza la neve dalla folta chioma rossa. Quello era stato un weekend davvero assurdo, culminato in quella strana domenica pomeriggio, durante la quale dopo l’ennesima chiamata da parte di Kenny, la ragazza aveva acconsentito ad incontrarlo. In realtà si era prefissata di non farlo, perché di scuse non voleva più sentir parlare, aveva altro a cui pensare, lei. Ma Kenny era una di quelle persone davanti la quale Red perdeva tutta la sua marmorea durezza, ragion per cui alla fine aveva ceduto e, con il biondo, aveva preso la strada del parco.
E Kenny si era scusato, più e più volte. Le aveva spiegato che era tutto un brutto malinteso, che non aveva assolutamente intenzione di prenderla in giro, ma che era ovvio ad entrambi il motivo per cui avevano messo fine a quella pseudo relazione: non erano compatibili, era chiaro, ma non solo. Red sentì quel suo tanto odiato orgoglio pungerle il petto, quando Kenny si trovò ad ammettere che non aveva previsto le potesse piacere qualcun altro. Non aveva specificato quanto Grace le piacesse e, probabilmente, la californiana non era che l’ennesima ragazza di cui Kenny si infatuava, per poi stufarsene dopo poco. Ma quel pensiero Red lo tenne per sé; non voleva mica fare la parte della gelosa, proprio no; perché avrebbe dovuto? Era vero, anche a lei non importava nulla di Kenny; oltretutto quel bastardo del suo ex non demordeva. Ed eccolo il pensiero di Kevin ad assaltarle la mente: dei suoi occhi languidi, dei suoi capelli morbidissimi che lei adorava toccare, di quelle labbra saporite, al sapore di menta.
Scrollò la testa, decisa a scacciare l’immagine dalla mente; per il momento la cosa importante era che avesse chiarito con Kenny di cui, alla fine, aveva accettato le scuse: il prossimo passo sarebbe stato parlare con Grace, la ragazza se lo meritava. Alla fine Red aveva tentato di mettersi nei suoi panni, mentre Bebe, per difenderla, aveva cominciato a dire alle altre che Grace era stata avvisata, che a Kenny non si doveva avvicinare e che la colpa non fosse che sua. Red lo sapeva benissimo che Bebe stava dicendo quelle cose perché le voleva molto bene e per spirito di solidarietà femminile, ma proprio mentre Wendy tentata di difendere la californiana, la rossa le aveva fermate
 
“Non è colpa sua, su Kenny non c’è e non c’è mai stato nessun tipo di veto, ok? Ora non parliamone più, è acqua passata”, era con quelle parole che Red aveva messo fine alla discussione che stava per scoppiare fra le sue amiche. In fondo era giusto così: la cugina di Stan era arrivata da quello che, a detta di tutti, era un paradiso fatto di feste e divertimento e si era ritrovata catapultata a South Park, senza i suoi amici, con la sola presenza del cugino ad aiutarla ad ambientarsi in quella cittadina ostica e triste. E poi con Kenny era scoppiato qualcosa, punto. Non aveva colpe e Red lo ammise a se stessa, mettendo da parte il suo ego. Di conseguenza ora non doveva sentirsi esclusa, solo perché stava cercando di crearsi la sua nuova vita e la rossa glielo avrebbe detto. Quindi era deciso: dopo le lezioni sarebbe andata da Grace, le avrebbe chiesto di parlare ed era sicura che quella avrebbe accettato
 
Red
 
Oh no, persino la voce di Kevin che la chiamava, era arrivata a tormentarla nel profondo; non bastava l’immagine del suo viso arrossato…e del suo corpo tonico, perfetto e sudato che la sovrastava e…
 
-Red! Che fai ora mi ignori completamente?-
 
Cazzo. Non era un’illusione auditiva, era davvero Kevin, alle sue spalle, che la stava chiamando. Red trattenne il fiato, mise su la sua espressione migliore (ovvero quella di acida stronza che, tra parentesi, Kevin adorava) e piroettò nella direzione dell’amabile voce
 
-Oh, non ti avevo proprio sentito Vinny- che stupida era stata, si era lasciata sfuggire quel soprannome! Ma che ci poteva fare se proprio in quel momento stava pensando a lui, tra l’altro in un momento davvero molto, molto intimo? Beh, al ragazzo non sfuggì di certo la cosa, motivo per cui mosse l’angolo della bocca verso l’alto
 
-Che c’è, eri sovrappensiero? Dai, ti accompagno alla classe-
 
-Cosa?! Non ho di certo bisogno dell’accompagno!- sputò inacidita lei, ma Kevin sorrise nuovamente mentre, con il suo altissimo corpo la affiancava
 
-Non è questione di bisogno, ma di volontà, Becca-
 
Red sbuffò sonoramente, ma per la prima volta dopo molto tempo non disse di no a quel cretino, finendo per altro ad acconsentire di vedersi dopo la scuola per parlare un po’: volente o nolente, era costretta a rimandare la conversazione con Grace.
 
*
 
Aveva passato quelle prime due ore di lezione a tentare di ignorare Kenny ed il suo punzecchiarla. Si riebbe solo quando notò che il biondo, con aria divertita, aveva tirato fuori una delle sue riviste osé, ignorando totalmente la lezione di storia; certo che aveva proprio una faccia di bronzo, quello lì. Grace arricciò il naso e poi, mentre continuava a guardare l’insegnante, mise una mano sulla pagina della rivista e la stropicciò
 
-Ehi! Era il pezzo migliore!- sussurrò divertito lui
 
-Sicuramente sarà stato un articolo di spessore, non ho dubbi!- sussurrò lei di rimando, strappandogli di mano la rivista, per poi infilarla nello zaino con un gesto stizzito
 
-Dovrò pur far qualcosa mentre mi ignori-
 
-Tipo seguire le lezioni?-
 
-McKanzie, McCormick!- La voce del signor Garrison risuonò stridula nell’aula, ma i due sembrarono non farci caso
 
-Preferisco leggere qualcosa di interessante, piuttosto che sentire quella roba-
 
-Beh, non ti farebbe male stare un po’ attento invece!-
 
-Si può sapere che diavolo succede laggiù?!-
 
-E comunque non ti stavo ignorando, stavo solo cercando di comportarmi da normale studentessa-
 
-Biondina, non sono mica nato ieri, lo capisco benissimo quando una ragazza carina come te cerca di ignorarmi-
 
-Guarda che non ci casco mica, Kenneth! I tuoi complimenti non mi fanno né caldo né freddo!-
 
-Bugiarda-
 
-Ora basta! Fuori! Entrambi! Rimarrete davanti alla porta fino alla ricreazione dato che non vi interessa seguire la lezione!-
 
I due smisero di fissarsi  e, contemporaneamente, volsero il capo per scontrarsi con la figura del signor Garrison, improvvisamente (chissà perché, poi), in piedi davanti al loro banco, con una faccia talmente tanto imbestialita da far paura anche ad un gorilla privato del suo piccolo
 
-Mi meraviglio di lei, signorina McKenzie! È mestruata per caso?!-
 
Grace sgranò gli occhi –Ma cos…?-
 
-Fuori, subito!-
 
Grace rimase pietrificata al suo posto, mentre guardava inebetita il signor Garrison che si era dimostrato davvero molto scurrile, per essere un insegnante. Di certo non aveva mai avuto professori così, in California e non seppe proprio come reagire; ci pensò la mano di Kenny che tirò la sua, incitandola a seguirlo fuori dall’aula. Mentre usciva, Grace colse al volo lo sguardo sbalordito di Tweek e quello molto divertito del cugino, che fece in tempo a farle un brutto gesto mano-bocca, prima di beccarsi una gomitata da Kyle al suo fianco. Si costrinse a non guardare Wendy per nessuna ragione, dato che era convinta che l’amica le avrebbe riservato uno sguardo di forte disapprovazione, per cui si limitò ad accelerare il passo dietro Kenny.
 
-Ma che gli è preso al signor Garrison?! Ma hai sentito cosa…-
 
-Stai calma, sei diventata rossa come un pomodoro maturo…per Garrison è normale dare di testa, strano che sia la prima volta dall’inizio dell’anno-  Intanto Kenny si stava avviando verso la scala antincendio
 
-Ehi! Ma dove vai?! Non lo hai sentito?! Dobbiamo rimanere davanti l’aula fino a…-
 
Ma la risata cristallina di Kenny la zittì –non gliene frega una sega degli studenti, a quello: fidati, si sarà già dimenticato di noi. Considera che certe volte lo facciamo incazzare di proposito, così ci spedisce fuori e possiamo saltare la lezione “autorizzati” da lui stesso, tutto nella norma, ti dico. Forza, vieni o no?-
 
*
 
Tweek, probabilmente per osmosi, appena il signor Garrison aveva cominciato a strillare verso Grace e Kenny, cominciò ad avere un brutto collasso di tic di ogni genere; certo, lo sapeva benissimo come era fatto il suo professore, conoscendolo ormai da molti anni (già, il livello di South Park in merito all’istruzione era davvero molto, molto basso, ragion per cui insegnanti del livello di Garrison si erano ritrovati ad insegnare anche alle superiori), eppure non seppe trattenersi. Tentò di calmarsi, ma l’unica cosa che gli venne in mente di fare, dato che il suo occhio non aveva smesso di ballare, fu afferrare il telefono e scrivere un messaggio a Craig. Si erano sentiti quel weekend, ma non si erano ancora rivisti dopo, beh…dopo quello che era successo, motivo per cui Tweek dovette sforzarsi moltissimo per inviare quel messaggio, al seguito del quale chiese di uscire dall’aula. Come da previsioni il signor Garrison lo congedò con un gesto vago della mano e, probabilmente, si sarebbe scordato della sua esistenza (e di conseguenza della sua assenza). Quando scivolò oltre la porta, quasi gli prese un infarto trovandosi Craig davanti, con le mani in tasca ed un sorrisetto appena accennato ad illuminargli il viso duro
 
-Che c’è, era davvero tanto noiosa la lezione al punto di farti uscire, secchione che non sei altro?-
 
Tweek, con una mano ancora al petto, non riuscì a trattenere una risata; era meraviglioso quel sentirsi al posto giusto, quando era in presenza di Craig. Ma la risata mutò presto in un’espressione di puro terrore, quando il moro decise che era il momento giusto di avvicinarsi a lui più del dovuto. Che cosa voleva fare? Che significato aveva quel movimento? Voleva abbracciarlo? Dargli una stretta di mano? Baciarlo, forse?
E lui cosa avrebbe dovuto fare? Magari Craig si aspettava qualcosa, magari pensava che avrebbe preso lui, una qualsiasi iniziativa. Ma se non fosse stato così? Se per puro errore di calcolo (dettato dalla troppa euforia di rivederlo) avesse male interpretato i movimenti di Craig?
 
Ma non ci fu tempo per pensare ad altro: Craig non ci pensò due volte, ad avvicinare il viso al suo e parlargli a fior di labbra, mantenendo le mani nelle tasche; erano praticamente alti uguali, per cui non è che il moro si fosse dovuto piegare, per fare quella cosa lì; eppure Tweek si sentiva ugualmente una ragazzina al primo appuntamento, sensazione che non sopportava affatto. Ci teneva alla sua virilità, lui. Ecco, magari era un po’ dinoccolato ed effettivamente era molto magro e nemmeno un pelo gli era ancora spuntato sul petto e…
 
-Allora? Mi hai scritto per distrarti un po’, o no?-
 
Gli occhi chiari schizzarono in ogni dove, personificando il terrore di vedere apparire qualche compagno di scuola, che avrebbe subito mandato in giro pettegolezzi su di loro
 
-Tweek, fottitene, te ne prego- Craig gli parlò proprio sulla bocca, con i suoi occhi penetranti appena socchiusi, ma che lo fissavano con insistenza tramite la fessura delle palpebre. Eccola lì, un’altra cosa che lo faceva impazzire di Craig: al ragazzo, del giudizio degli altri, non fregava un cazzo. Beh, era giunto il momento anche per Tweek, di incominciare a fregarsene di ciò che gli altri potevano pensare di lui; infondo non faceva nulla di male. Era eterosessuale? Era bicurioso? Era frocio?
Non lo sapeva: l’unica cosa che sapeva con certezza era che, da parecchio tempo ormai, l’unica persona che gli faceva tremare le gambe era proprio davanti a lui in quel momento, a carezzare le sue labbra con il respiro. Così Tweek strinse i pugni ed annullò quella ridicola distanza che separava le loro labbra, collimando infine in un lento, morbidissimo bacio.
 
*
 
Grace aveva passato l’ora antecedente alla ricreazione sulla scala antincendio con Kenny: chiusi ognuno nel proprio cappuccio ben tirato, il ragazzo in quello arancione e lei nel più sobrio nero, avevano deciso che il modo migliore per passare il tempo era girarsi un paio di canne e attendere che la lezione di Garrison finisse
 
-Non sono mai stata buttata fuori dall’aula- disse serena Grace, con la canna trattenuta tra le labbra intirizzite dal freddo
 
-Sei seria? Mai, nemmeno una volta?- la voce di Kenny arrivò ovattata, dato che si era ben premurato di chiudere quasi interamente la faccia nel parka
 
-Naaa…non ce n’è mai stato bisogno. Non ho mai avuto nessun compagno di banco tanto fastidioso- gli lanciò un’occhiata, seppur divertita –e specialmente non mi è mai capitato di avere professori fuori di testa come Garrison- concluse sputando il fumo con fretta, prima di passare la canna al ragazzo, che sbucò appena dal cappuccio per mettersela in bocca
 
-Ah, quindi mi stai dicendo che non sei una secchiona, semplicemente sei stata furba e fortunata- Kenny si avvicinò un po’ a lei, senza risparmiarsi un bel sorriso malizioso –Quindi possiamo dire che la tua prima volta è stata con me-
 
Grace sentì le guance andare a fuoco –Beh…questa prima volta qui si, ma non ne andrei troppo fiero fossi in te- tentò di rispondere a tono, lei, ma resistere a quelle allusioni e quel sorriso era praticamente impossibile. Kenny soffiò il fumo lontano da lei, prima di tornare a fissarla
 
-Allora bisognerà rimediare con un altro genere di prima volta, una per cui valga la pena di vantarsi, non pensi?-
 
-Ma che sfacciato…ma poi piantala!- Grace lo spintonò, essendosi fatto lui molto vicino, ormai –Guarda che sono super incazzata con te, non puoi dirmi certe cose!-
 
-Viviamo in un paese dove la libertà di pensiero e parola sono sul podio della carta costituzionale, biondina: fino a prova contraria posso dire quello che mi pare, quando mi pare-
 
-Prima che mi decida a denunciarti per stalking si-
 
-Non lo faresti, ti piaccio troppo. Poi ti rendi conto quanto renderesti triste mia sorella, se mi sbattessero in galera?- Kenny addolcì il sorriso; si scostò da lei (gesto che Grace trovò strano, da parte del provocatore numero uno della città di South Park) e le ripassò la canna, prima di continuare a parlare, cambiando però rotta alla conversazione –Domenica sai…ho parlato con Red. Ci tenevo a dirtelo, ecco-
 
Grace strabuzzò gli occhi e tossicchiò il fumo –Che?!-
 
-Non voglio che pensi sia uno stronzo, Grace…cioè mi è capitato di comportarmi da imbecille, ma come tutti del resto. Però non ho mai voluto far male a nessuno, mai. Questo è stato tutto un grande malinteso…e tu sei libera di credermi oppure no. Ma non è da me prendere in giro le persone, specialmente chi mi piace, ecco-
 
Kenny prese una pausa, durante la quale Grace rinfilò la testa nel cappuccio, più per nascondere l’imbarazzo che per il freddo pungente –con Red non c’era storia, altrimenti non mi sarei mai comportato come ho fatto con te…e quel coglione di Eric non si doveva permettere di mettersi in mezzo a questa storia. Però sai, capisco le tue motivazioni e se vuoi mandarmi al diavolo- alzò le spalle –lo capisco; però volevo essere sincero al cento per cento, con te-
 
Grace rimase zitta per un po’ di tempo, perdendo lo sguardo intorno a sé. Kenny rimase a guardarla, fin quando lei non tornò a fissarlo, con gli occhi blu appena assottigliati –E che cosa vi sareste detti, con Red?-
 
Il ragazzo sapeva che con quella domanda, Grace gli stava dando una possibilità di fornirle delle spiegazioni. Accennò un sorriso e, dopo una placida asserzione, iniziò a raccontare alla ragazza ciò che si era detto con Red, concludendo in concomitanza della campanella della ricreazione, al seguito della quale entrambi si alzarono, muovendosi insieme (e decisamente sereni), verso il cortile della scuola.
 
*
 
Tweek era entrato in un turbine senza fine: da quando si era spinto sulle labbra di Craig beh…era stato estremamente faticoso, per lui, staccarsene. Avevano passato la ricreazione appiccicati al muro, a scambiarsi baci più o meno casti, incuranti di tutti i ragazzi che passavano di lì, chi sgomenti, chi fischiando, chi prendendoli bonariamente in giro. E la cosa più bella era che, davvero, a Tweek non fregava nulla; ogni volta che si staccavano scoppiavano a ridere, per poi avvinghiarsi nuovamente all’altro, per strapparsi così la maggiore quantità di ossigeno possibile
 
“trovatevi un’aula vuota!”  aveva gridato una voce conosciuta, così Tweek, rosso in volto per il tanto baciarsi, si voltò inizialmente infuriato, verso quella che aveva riconosciuto poi essere Grace, che li fissava con le mani dentro la tasca frontale del suo Northface, un sopracciglio molto inarcato ed un sorrisetto divertito. Tweek per la prima volta in vita sua si sentiva davvero fortunato: era fra le braccia del ragazzo che gli piaceva ed aveva trovato un’amica perfetta con cui condividere ogni pensiero.
Ma sapeva che, prima o poi, avrebbe pagato per tutto quel menefreghismo, anche se non sospettava affatto che l’ombra del bullismo fosse proprio dietro l’angolo.
 
*
 
Red sentì un gran casino, a conclusione delle lezioni: il vociare di studenti si spanse a macchia d’olio per tutta la scuola, fino alle soglie dell’uscita, proprio dove si trovavano gli armadietti dei ragazzi. Aveva in progetto di aspettare Kevin e se lui fosse stato bravo, si sarebbe fatta accompagnare in macchina a casa, per poi decidere dove vedersi quello stesso pomeriggio; ma quella baraonda la distrasse dai suoi pensieri, più propriamente quando vide la testa bionda di Grace, sfrecciarle davanti seguita a ruota da Stan, Kenny, Wendy ed il resto del gruppo. A quel punto si affrettò ad allungare il passo e seguire i ragazzi, che l’avrebbero di certo condotta al motivo che aveva gettato la scuola nello scompiglio.
 
*
 
FAG*
 
Un’unica parola. Una colata rossa, ma ben visibile, era apparsa sull’armadietto di Tweek e puzzava ancora di fresco. E lui se ne stava lì impalato, a fissare quella parola vomitargli in faccia ciò che, era chiaro, presto avrebbero pensato tutti quanti di lui. Per quanto si sforzasse, non trovò una sola motivazione per cui ritenesse quella una cosa giusta, ma stranamente non si fece prendere dal panico: le braccia rimasero abbandonate lungo il corpo e gli occhi, dal taglio rilassato, quasi non battevano ciglio
 
-Che bastardi…-
 
Ancora la voce della sua amica a giungergli alle spalle, questa volta affilata e arrabbiata come non mai. Percepì l’abbraccio della più piccola stretto intorno alla vita e mosse a malapena gli occhi, per notare che intorno a lui si era formato un bel gruppo di studenti. Ma l’unica cosa che lo distrasse davvero, furono le urla della vicepreside
 
-Signor Tucker! La prego, si calmi!-
 
-Calmarmi?! Ma in che razza di posto siamo, me lo spiega?! Possibile che nessuno si sia accorto di una cosa così?!-
 
Tweek girò di scatto nella direzione di Craig che, con il viso contratto in una smorfia di puro odio, non si risparmiava di urlare in faccia alla vicepreside
 
-Le ho già detto che non permetteremo di soprassedere su una cosa simile, però questo non è il momento! Lei ha bisogno di calmarsi! Le assicuro che domani daremo il via ad una serie di incontri per sensibilizzare i ragazzi sul tema dell’omosessualità…-
 
Quello che uscì dalla bocca di Craig fu uno strano connubio tra una risata ed un verso gutturale –Mi sta prendendo in giro?! Non me ne frega un cazzo di queste stronzate che non risolveranno niente!- -Moderi il linguaggio!- -Possibile che non esista nessuna forma di tutela da parte vostra?!-
 
Tweek ne aveva avuto abbastanza: non avrebbe permesso a Craig di mettersi nei guai per una cosa così, no davvero. Per questo superò il suo gruppo di amici e strinse una spalla del moro con la mano
 
-Lascia stare C-Craig, andiamo via, p-per piacere-
 
Craig sentì la calma raggiungerlo dopo essersi tanto agitato. Non avrebbe ottenuto nulla, in effetti e questo lo sapeva bene; l’unico modo era farsi giustizia da soli, altro che mettere su quei corsi di merda di sensibilizzazione, che servivano solo al corpo insegnante per lavarsi la coscienza. Così assecondò Tweek, rilassò le spalle irrigidite, scosse il capo ed in silenzio passò un braccio intorno alle spalle dell’altro, con cui si avviò all’uscita, sdegnato davanti all’ennesima sconfitta di quella maledetta cittadina americana, che sembrava essere agglomerato di diversità, ma che avanzava ostracismo verso chiunque non rientrasse nei canoni prestabiliti.
 
 
Red seguì tutta la scena, allibita e sconvolta come tutti, del resto. Non era giusto, non lo era affatto, questo era il punto. Dopo che Craig e Tweek avevano lasciato il corridoio e si erano allontanati insieme, la vicepreside iniziò a scaldarsi, invitando tutti gli studenti a non starsene lì impalati e a lasciare la scuola, dato che le lezioni erano giunte al termine da un pezzo. Così anche Red si avviò, ma la stretta salda di una mano intorno al polso le impedì di oltrepassare la soglia
 
-Becca, ti devo parlare- la voce di Kevin arrivò, come un soffio, al suo orecchio
 
-Lo so, ti ho detto che va bene, ma non darmi l’assillo ok? Se vuoi oggi po…-
 
-No, non c’entra niente con noi, ti devo parlare di…un’altra questione-
 
Kevin fu estremamente evasivo, eppure il suo tono tradì una certa urgenza che Red colse al volo
 
-E va bene, usciamo di qui, mi spiegherai mentre mi accompagni a casa- concluse perentoria, lei.

 
 
 
*Fag: nello slang americano, la parola vuol dire “frocio”.
 
Mi cospargo il capo di cenere. Lo so, scusatemi! Sono mancata per moltissimo tempo, ma questi non sono stati affatto dei buoni mesi ed io non ho avuto tempo e testa, per proseguire con questa storia. Ma ora, accompagnata dal torrido caldo estivo, vi porgo questo nuovo capitolo, forse un po’ transitorio, ma necessario dopo gli avvenimenti dell’ultimo capitolo pubblicato. Spero che mi farete sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero molto.
Perdonate ancora la mia assenza
-Laila-

 
   
 
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