Storie originali > Poesia
Ricorda la storia  |      
Autore: MovereCrus    03/08/2018    1 recensioni
Interminabile e surreale odissea di un Edipo, donna e postmoderno, schiacciato dalla superpotenza del padre, di cui desidera la morte ma anche la rinascita.
Misticismo fumante,storia, religione e civiltà, Hegel e Nietzsche che coinfluiscono in un unico stuolo di versi.
"...Voglio solo
che tutte le passioni del mondo ti affliggano come farfalle di Creta,
e che solidifichino sul tuo enorme corpo rendendoti cadavere.
Abbatterai la quarta dimensione, vedrai, ti piacerà.
Tu che amavi la cultura come ami tua moglie.
Ti calerò di dosso il personaggio che ami così tanto e
poi ti restituirò alla Grande Supernova, dove noi tutti siamo stati forgiati.
Ritornerai ad essere una stella danzante, come gli dei.
E io diverrò finalmente Salomè, con la tua pesante testa tra le braccia, e un giorno quella del mio uomo.
In fondo, sarete la stessa persona"
Genere: Dark, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il rantolo del tempo è un incubo latente,
rivestito da incensi talmente intenso da esserci fastidioso,
tanto per ricordare celermente la propria sacralità. Il serpente,
l'ossessione serpentina del pazzo tedesco,
i suoi sogni mi visitano la notte,
affliggendomi urla che non posso sentire ma che posso solo pensare,
squarciandomi le mascelle,
come un animale che non riesce a ingerire una carcassa troppo grande.
È il Grande Mito del Giusto Sangue, la feccia greca,
quella maledetta Arcadia metafisica,
che mi avrà sempre, sempre.
Il tuo triangolo con l'Eros e la Morte,uomo,
Non cito Freud perché va di moda ma me ne vergogno
democratizzazione del simbolismo annacquato di sesso
Oggi celebro l'anniversario del Simbolismo nella mia vita,
si è abbigliato di pelle di serpente e serpi vive, gialle come la malattia,
la barba rossa, gli occhi di ghiaccio come tutti amano,
della sua pelle non m'importa, ma la voglio odorosa,
riscoperta delle tracce che gli arabeschi di Dio ubriaco le hanno lanciato addosso.
E sul suo collo, a caratteri d'oro e d'argilla:Onorate il padre e la madre.
Bacerò quel collo di cigno decrepito fino a farlo scomparire.
“Father?”
“Yes, son.”
“I want to kill you.”
Ti ucciderò e poi farò l'amore. Oh Cristo Santo, voglio solo
che tutte le passioni del mondo ti affliggano come farfalle di Creta,
e che solidifichino sul tuo enorme corpo rendendoti cadavere.
Abbatterai la quarta dimensione, vedrai, ti piacerà.
Tu che amavi la cultura come ami tua moglie.
Ti calerò di dosso il personaggio che ami così tanto e
poi ti restituirò alla Grande Supernova, dove noi tutti siamo stati forgiati.
Ritornerai ad essere una stella danzante, come gli dei.
E io diverrò finalmente Salomè,
con la tua pesante testa tra le braccia,
e un giorno quella del mio uomo.
In fondo, sarete la stessa persona.
Mentre la mia sarà separata dal corpo, insana, nuda e folle,
il sacerdote nelle vesti di una Menade,
Dioniso che nutre Apollo nel suo cervello con lievi dosi di assoluto
disperse nella infinita vacuità del cosmo.
Sarà magnifico. Partorirò gli orrori che popolano i miei sogni rimossi.
È poi studierò nuovamente l’antropologia. Vedrò le etnie come ammassi di nudità conditi da tramonti spezzati
e di pianeti che vorticano in cielo ridestandosi perché da queste etnie saranno definiti.
Il riconoscimento, occhi neri dal taglio orientale riflettersi in chiaro occhi europei,
avere fame e avere paura,
vedervi l’amore, vertebre spezzate e divenire Morte, soccombere.
Il servo e il padrone, una collisione casuale essenziale
Vedere quest'ultimo preda delle più mirabili e sensuali lusinghe del vizio,
immaginario collettivo, Sud, Sub Eden, Paradiso artificiale
Tende cangianti,
Profumi esotici asfissianti,
Morbidi letti e pregnanti cuscini,
Sontuose vesti,
Danzatrici seminude coperte da gioielli antropomorfi,
La scimmia schiava
La bocca piena e costantemente bagnata
Le mani grasse, l'occhio tripudante
Sorgere il servo venire dalle gallerie, dove egli giacque con la sorella, insultò la madre ed esiliò il padre
Accorgere al suo sordo pingue richiamo e prostrarsi
Tenerlo in vita con il suo lavoro e il suo possesso
Segregato nella Vita per sempre
Finché la sua testa gocciolante non rotolerà sui pavimenti
polverosi, presa dalla troppa passione e da un'onda di altri schiavi
Ed eccola la grande Storia. (con un pizzico di retorica!)
Vedere tutte le dinastie del mondo contaminare l'umanità.
come malattie e nervose epidemie.
Tesi-Antitesi-Sintesi
Cristo in croce non duole più a Dio
Dal Settecento si va avanti, lui va avanti,
dopo aver giaciuto nel Sepolcro in un grazioso sudario di ragione e dogmatismo
E poi si dimenticherà la croce, il momento in cui egli vi fu issato
Ci sarà solo il Mondo, lo stesso paesaggio che ti trovi davanti, la vita è la gente nelle città.
E così quando dubiterai se ciò che vedi esista davvero, allora avrai ucciso Dio
Non crocifisso dai centurioni, ma tu, tu stesso a mani nude
con le sue budella fetide strette in pugno.
La pelle gli cadrà giù a pezzi.
È allora tutto cadrà con lui.
La ferita nel costato l'avrai tu.
Scorgerai entrambi nello stesso momento, bellissime e inferno, sante, blasfeme, puzzolenti.
Da una parte rabbirividerai vedendo l'orizzonte precipitare, i punti cardine ammutolirsi
e estinguere tra le braccia della Giustizia, dell’Onore, del Rispetto, dell’Etica,
che, come Atlanti soprafatti dalla potenza dei cieli e dal peso delle terre, cadranno inermi.
vedrai bambini folli e bambini mai nato perdere il senno, mentre
gli adulti si decomporanno nelle caverne e nelle pozze ove rimiravano le stelle.
Ma dall'altra parte vedrai individui senza firma fissa procedere in una Supernova immateriale
soffrire, alzarsi, morire e rinascere, con gli occhi afflitti da bagliori di quasar.
Promulgare Leggi Mistiche, mistici loro stessi, cambiato corpo e cambiare faccia
assalire gli antichi templi e depredarli e ergene un unico nella propria carne
Sacrifici pesantissimi, civiltà senza società, senza che nessuna, nella miriade di altre che rimbalzano nel cosmo,
possa conquistare l'egemonia eterna, vittima consenziente dell’Eterno Ritorno del tempo
che vortica su se stesso,
eterna vertigine, eterno bagliore nero.
E lo contempleranno con l’orgoglio negli occhi glorificanti il dolore,
diventando le stelle che contemplavano prima nell'oscurità, dal basso.
Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo.
La parabola avrà infinite dimensioni, come la tua futura mente, dove nasceranno i tuoi figli più cari.
Farai l'amore con la morte tutte le sere, ti beerai delle sue fattezze tipicamente inconcepibili
del suo corpo flessuoso benché coperto da fori e cadute di meteore.
Non alzerai più una coppa di vino, ma il tuo stesso cranio.
Affinché possa colmarsi della gratitudine del tutto.
Ti auguro tutto questo. Te lo auguro caldamente, uccidendoti.
Auguro agli uccelli gravidi di partorire nella tua idea.
Auguro alle fiamme di ardere il tuo corpo fatto insostenibile e ai venti di gettarti nell'argilla per crearne uno nuovo,
con il quale potrai conoscere la nuova realtà che ti attende
Auguro alla tomba di dimenticarti, non di inghiottirti per sempre.
Auguri alla lapide di smarrire le proprie incisioni, staccarsi dall’intonaco e farsi portare dell’oltretomba.
Screziata non di lacrime ma del limbo dei fiori che non hanno potuto sbocciare.
Auguro a tua moglie di amarsi nuovamente in questa esistenza e di ridiventare donna.
Di non abolire i fiori d'arancio.
Auguro al male di corromperti le meningi e restaurare la tua visione distorta,
di imparare i torti che hai subito, attuandoli.
Auguro al sole di illuminarti gli occhi vivi e di cospargerli di olio santo, di mirra e di fiele, tanta fiele.
Io aspetterò i tuoi xenia.
Con un timore assai piacevole e un amore le rovine.
Ascoltando il freddo respiro delle galassie alterne, che saranno te.
Sussultando per il crepitio delle foglie di alburno secchezza commuovendomi per un volo che non avverrà mai.
Non ti giudicherò più, non ti lascerò più manipolare la mia esistenza.
Io ho bisogno ancora della terra, tu no, tu lo sarai.
Lei è proprio tutto ciò che inasprisce la tua essenza.
La terra ti uccide e ti ucciderà. Ti sta facendo conoscere la vecchiaia.
A te, te, estremamente infantile, che pensi di avere la giovinezza due volte ma la vita vecchia ti corrode.
Schiavo dei sensi, li vorresti con un amore che non fecondasti, soltanto deflorasti.
Tu che ti ritieni sostenitore della vastitá della vita ma che rifiuti che evada dalla tua regola.
Che causasti molto da cui ti assolvi, che vuoi offrire esempio senza tuttavia sapere chi sei e cosa vuoi.
Non voglio più disprezzarti, non voglio rifiutarti.
Non voglio una liberazione, ma una realizzazione!
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Poesia / Vai alla pagina dell'autore: MovereCrus