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Autore: daphtrvnks_    04/08/2018    3 recensioni
Periodo Edo/Tokugawa.
Il popolo cinese sotto il dominio della dinastia Ming inizia la sua conquista nella regione del Kantō, nel sud del giappone.
Vegeta, erede della signoria Satsuma chiederà aiuto ai Daimyō per creare un esercito in grado di fermare l'avanzata nemica.
Insieme a lui il suo miglior amico Kakaroth, generale e samurai di alto grado.
Due donne entreranno a far parte della storia dei valorosi guerrieri cambiando così il corso del loro destino.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La principessa aveva preso la sua decisione ed ora, con i capelli accuratamente legati ed un cappello tradizionale sul capo era stata assoldata per una missione nell'isola giapponese, i seni strinti in una fascia per non ricordare le forme femminili, un'orrenda veste ocra ed una spada che poteva essere definita la sua unica compagna.

Da giorni affrontava le minacce dei samurai e neanche faceva più caso all'odore ferreo del sangue ed al lerciume sui vestiti, il viso sporco non la turbava e nonostante all'apparenza potesse sembrare un semplice ragazzino cinese abile nell'uccidere in realtà si trattava della figlia del grande Chongzehn, Chichi della dinastia Ming, scampata al matrimonio combinato che suo padre le aveva imposto con il figlio dell'imperatrice Misho. 

Progettando tutto nei minimi dettagli era scappata dalla città proibita aiutata dalla sua balia, portando con sè solo lo stretto necessario, fingendosi figlio di un mercante si era infiltrata nel grande esercito cinese finendo sul campo di battaglia nella regione del Kantō. 

Con il naso all'insù osservava il cielo notturno appoggiata contro il tronco di un ciliegio, il cappello in paglia le copriva i due terzi del viso e per chi mai l'avesse vista sarebbe parso stesse riposando. 

Non aveva mai avuto un buon rapporto col padre, troppo austero e severo, fissato con l'economia e sul pieno controllo delle finanze del paese. 

La madre, invece, non l'aveva mai conosciuta, le avevano raccontato che fosse scappata via ma era convinta che fosse stata uccisa, forse perché senza sangue reale o chissà per quale altra contorta motivazione.

Cresciuta tra le mura di quella grande corte aveva imparato l'uso della katana per potersi difendere, eccellendo persino sui fratelli maggiori, nella scrittura e nel tiro con l'arco. 


Una mano si appoggiò sulla sua spalla, in modo e rude e poco delicato, iniziando a scuoterla con insistenza. 

'Tāmen zhăodàole yīxīe mîfàn. Lài chī ba.' 

'Hanno trovato del riso. Vieni e mangia.' 

Il modo di parlare dell'uomo indicava provenisse dalle regioni del nord, il suo accento freddo e distaccato la allontanò dai suoi pensieri annuendo.

Si alzò facendo attenzione a non far cadere il cappello e con passo veloce si diresse verso il focolare dove altri mangiavano parlando animatamente del più e del meno, raccontandosi storie e vecchie leggende sul popolo giapponese, sulle divinità che quella strana gente adulava con la costruzione di templi che lungo il cammino avevano incrociato. 

Si appoggiò su uno dei tronchi messi lì al posto di sedie e subito le venne offerta una ciotola contenente del riso bianco assieme delle bacchette, di certo non poteva aspettarsi della carne, cibo troppo sofisticato e dal costo elevato che alla corte aveva quasi ogni giorno. 

'XièXiè.' 

'Grazie.' 

Mormorò tenendo un tono di voce più grave, il problema nel fingersi un maschio era proprio in quello, il resto era superabile ed addirittura accettabile.

Prese a mangiare tenendo le bacchette in legno tra le mani, facendo attenzione a non fare cadere neanche un chicco, il capo basso per non far intravedere il volto. 

'Xiàng gè nǚhái yīyàng chī.' 

‘Mangi come una femmina.'

Sentì pronunciare da uno dei uomini provocando la risata generale dei soldati intorno, ella alzò lo sguardo osservando come il possessore di quella voce fosse rozzo e brutto, il viso sporco e la barba nera, il colorito abbronzato diverso dalla carnagione pallida della principessa. 

Schiarì la voce e rispose tenendo un piccolo ghigno sulle labbra.

'Ér nǐ kàn qǐlái xiàng yītóu zhū.' 

'E tu sembri un porco.' 

Altre risa per la risposta diretta ed impulsiva della giovane, mordicchiando appena il labbro inferiore intravide il viso dell'uomo diventare di un rosso porpora, si alzò rivelando la grande stazza e sguainò la spada buttandosi su di lei. 

Chichi con lentezza poggiò la ciotola in un angolo spostandosi di lato e lasciando che l'uomo finisse di faccia a terra dopo essere inciampato con i suoi stessi piedi, ancora più nervoso di prima cercò di colpire la ragazza che tenendo sulle punta dei pollici la lama della spada evitò che le tranciasse in due il cappello. 

Annoiata sbuffò spostando l'arma a sinistra e con un rapido sgambetto far cadere nuovamente l'avversario lasciando la spada che con un tonfo finì accanto al suo proprietario.

Con un piccolo inchino e dopo aver ripreso la sua ciotola si allontanò dal focolare ritornando sotto il suo giaciglio per mangiare senza essere disturbata nuovamente. 

____________________

La pergamena poggiata sulla terra secca fuori dalla tenda conteneva schemi e frasi, il piano che il giorno prima aveva progettato nella sua testa ora era impresso sulla carta, l'inchiostro nero e la scrittura curata. 

Al suo fianco uno dei suoi più vecchi amici d’infanzia divenuto vice-generale dell’esercito giapponese. 

Lapis, di qualche anno più piccolo, vantava conquiste e invasioni al pari alle sue; i lunghi capelli plumbei legati in una piccola coda, qualche ciocca che sola cadeva sul duro viso latteo. 

I suoi occhi lucenti erano di un colore azzurrino, simile alle acque dei fiumi. 

L'armatura in ferro tinta di rosso, la sua arma era l'arco che teneva costantemente con sè poggiato sulla spalla destra. Figlio della lunga dinastia degli Ashikaga che fino a pochi anni prima aveva avuto il completo controllo militare e governativo sull'intero paese. 

Un ragazzo discreto che preferiva stare sulle sue e concentrarsi sul lavoro, un buon partito per qualsiasi ragazza. 

Seguiva curioso tutto ciò che sul foglio era riportato assottigliando gli occhi quando qualcosa non gli andava completamente a genio. 

I soldati sapevano che quel piano sarebbe stato composto solo da poche frasi: Mai farsi catturare, Mai fermarsi e Mai arrendersi. 

Perciò era tutto abbastanza semplice, da fonti accreditate si erano fatti rivelare che la città di Kanagawa non era ancora stata messa a fuoco ma gli abitanti derubati e la maggior parte degli uomini uccisi per rendere meno offensiva la difesa del popolo e creare panico generale.  

Considerando che i nemici non fossero abituati alle temperature di questa terra e che non conoscessero bene i boschi e le foreste dal lato ovest della città sarebbe bastato spingere verso quelle zone le truppe cinesi, farli disperdere ed infine dar loro la caccia.

Insieme sarebbero anche potuti essere forti ma da soli non valevano nulla contro la furia di un samurai devoto all'impero.

Si sarebbero divisi in tre grandi gruppi guidati personalmente da lui, Lapis ed infine Vegeta. 

Proprio mentre rileggeva il nome del nobile infondo al foglio alzò lo sguardo curioso, in quel preciso istante lo vide uscire dalla tenda in buona compagnia. Dietro la sua figura la maiko era vestita elegantemente senza però lo sfarzoso trucco sulle palpebre ed il rosso acceso sulle labbra. La guidava mostrandole le funzioni dell'esercito, come i suoi sottoposti si muovessero, attaccassero o usassero le armi seguendo ogni suo ordine. an>

Ridacchiò appena attirando l'attenzione del suo vicino che facendo una smorfia seguì il suo sguardo nella stessa direzione.

'E quella chi sarebbe?' 

Sbottò divertito poggiandosi con i palmi delle mani sul terreno ed aguzzando la vista. 

'Ah beh, suppongo la sua futura moglie.' 

Il samurai scoppiò a ridere contagiando anche l'altro, per Vegeta che in ogni battaglia aveva avuto scappatine di ogni tipo solo la parola 'Matrimonio' risultava come una delle più orribili bestemmie agli dei, cosa che al contrario del generale era quasi scontata e con il quale come idea aveva imparato a conviverci. 

'Scommetto 50 koban che al prossimo villaggio la molla a un pescatore, ci stai?' 

Kakaroth ci pensò su picchiettando le dita coperte dai guanti in pelle sulla carta, morse appena il labbro inferiore per poi esclamare un 'Ci sto.' 

Le loro risa e schiamazzi vennero interrotti dal diretto interessato che fissandoli torvo tolse da sotto il naso la pergamena al guerriero leggendone attentamente il contenuto, la turchina nel frattempo si guardava curiosa, era la prima volta che vedeva da vicino un accampamento ed era eccitata nel notare tanta dedizione alla loro imperatrice, alla patria e soprattutto alla dignità ed orgoglio. 

'Oh ma che bella fanciulla, che ci fate in compagnia di un rozzo scimmione come Vegeta?' 

Lapis si divertiva ad insultare il più grande solo per poi finire a lottare come bambini con finte spade in legno, d'altro canto l’interessato non se lo fece ripetere due volte prima di dargli un colpo con la fodera della katana dritto in testa. 

'Sta zitto moccioso e vedi di trovarti una donna.' 

'Posso pur sempre prendere la tua, no?' 

Le guance della maiko si tinsero dell'imbarazzo. 

'Dannazione!' 

Un altro colpo in testa questa volta più forte dell'ultimo e poi le lamentele del più piccolo.

 'Azzardati ancora e giuro che ti decapito!' 

Il samurai si mise tra i due sospirando per il loro comportamento, rivolse un'occhiataccia ad entrambi e sporgendosi prese la mano della ragazza portandola davanti a Lapis. 

'Scusati, e non farmelo ripetere.' 

Alzando gli occhi al cielo al ragazzo toccò inchinarsi mormorando un flebile scusa, ella sorrise appena perdonandolo.

'Bene ora che avete finito di fare i cretini possiamo rimetterci in viaggio, smontate queste maledette baracche ed andiamo a liberare Kanagawa.' 

__________________

Per una donna quello poteva sicuramente essere una delle viste più agghiaccianti, il modo in cui la sua gente dopo aver distrutto ed ucciso padri e mariti approfittasse della fragilità delle ragazzine e madri senza ritegno, tirandole per i capelli fuori dalle case e scommettere su chi avrebbe preso la più bella.

Per quanto potesse permetterselo cercò di mettere in salvo più sue simili possibili dicendo di aver già controllato la casa, che fosse vuota o altre banali scuse. 

Non poteva dirsi estranea a ciò che accadeva nelle missioni di conquista, sapeva quello che facevano i suoi soldati e si era sempre ribellata a quei barbari modi, tutto era sempre stato inutile e liquidata con la solita frase del padre Chongzehn. 

'Li paghiamo poco figliola, almeno lasciali divertire.' 

Indignata era andata via ma ora che si trovava lì poteva impedire quell'abominio. 

Ferma davanti ad una delle tante case vuote teneva gli occhi fissi al cielo, la pelle nivea sporcata in alcuni punti dalla terra ed i riflessi rossastri del sol levante che tra le nuvole del medesimo colore illuminavano il suo viso. La mano destra teneva con forza l'impugnatura della katana rilegata in fil d'oro ed altri metalli pregiati.

Il giorno stesso in cui decise di scappare si diresse a grandi passi nella bottega di uno dei migliori forgiatori di spade della Cina, curioso notare come quel maestro del ferro fosse giapponese e vendesse armi per coloro che portavano distruzione nella sua terra d'origine. Ad ogni modo una volta entrata in quella piccola e squattrinata bottega venne attratta dal rumore assordante del martello sul ferro, il fabbro chino sulla lama bollente modellava accuratamente la sua creazione fermandosi solo quando notò la presenza di un intruso nel suo laboratorio. 

'Cosa ti serve donna?' 

Aveva subito chiesto spaventandola e facendola sussultare, ella tolse il cappello rivelando i suoi lunghi capelli corvini ed i tratti reali.

'Ho bisogno di una katana, voi potete costruirmene una? Posso offrirvi tutto il denaro di cui avete bisogno a patto che sia tra le più taglienti in circolazione.'

L'uomo aveva lasciato gli strumenti da lavoro squadrandola attentamente prima di rispondere. 

'Una ragazza di tale bellezza deve avere una delle katane più belle e taglienti di questo mondo, soprattutto se – avvicinandosi le prese le piccole mani girandole dai palmi e notando i calli in punti precisi – è abile nell'usarla. Ho ciò che fa per voi, Principessa.' 

Allontanandosi entrò in uno dei suoi punti oscuri del laboratorio, ritornò tenendo tra le mani una delle spade più belle che Chichi avesse mai visto, la lama affilata era intarsiata nel disegno di un dragone sulla parte superiore, il manico rosa antico e coperto da fili in ferro, oro e bronzo. Al di sotto dell'impugnatura un piccolo rubino dalla forma a rombo, pezzi di giada erano stati messi intorno abbellendo maggiormente quell'arma bianca. 

Un sospiro uscì dalle labbra del forgiatore dopo che l’ebbe consegnata alla principessa. 

'Prima di voi solo un’altra donna ebbe quella katana, ella la usò nel modo sbagliato e le conseguenze sono state delle più orribili, sapete che lo spirito del proprietario si riflette sulla spada di chi la possiede quindi vi chiedo… usatela per portare la pace e non la morte, è una katana divina degna di anime pure.' 

La ragazza annuì sorridendo e conservandola nella sua fodera, ringraziò il maestro che non chiese soldi e la definì come un piccolo dono per la più bella delle fanciulle. 


L'urlo di dolore di uno dei soldati la risvegliò dal nitido ricordo prima della partenza per il Giappone, si guardò intorno allarmata cercando il proprietario di quel grido. 

In lontananza, oltre la fitta boscaglia, poté riconoscere i passi dei samurai che con i loro stivali in cuoio andavano nella sua direzione, il galoppare dei cavalli e lo stridere delle lame in ferro. 

Si fece forza correndo tra quelli del suo paese, prese un profondo respiro e mischiandosi tra loro sfoderò la Masamune stringendola per infondersi coraggio, la guerra stava per avere inizio e nonostante poco le importasse degli ideali di conquista cinese doveva sopravvivere per poter poi scappare via e rifarsi una nuova vita. 


//Heylà!
Alla fine la principessa si è rivelata essere Chichi, una ragazza davvero forte che solo per il desiderio di essere libera ha abbandonato tutte le comodità della sua reggia per finire poi a fingersi un uomo tra l'esercito cinese. 
La katana che le è stata donata dietro ha una lunga storia, mi sono ispirata ad una spada davvero esistita, la Masamune, un'arma leggendaria sparita dalla circolazione dopo la seconda guerra mondiale. 
Vi ringrazio per chi ha recensito e messo la storia tra le seguite, aggiornerò presto! 
-Daph

  
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