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Autore: EleAB98    04/08/2018    7 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Jane aveva passato una notte insonne. Era talmente emozionata di intraprendere il percorso dei suoi sogni, che aveva completamente dimenticato che un buon riposo e una buona colazione fossero annoverate come le più importanti e famose ‘regole d'oro’ atte alla promozione di uno stile di vita sano ed equilibrato. Come al solito, la ragazza era in ritardo perché non sapeva cosa indossare. Non avrebbe voluto sembrare troppo formale, né tantomeno vestire in modo troppo poco professionale. D'un tratto, però, si ricordò che la scelta dei vestiti non era un optional che poteva permettersi: infatti, in quell'università, il regolamento prevedeva di vestire una divisa con il logo della 'Hollywood U' ben in vista.

Frugò frettolosamente nella valigia: della divisa nessuna traccia. Possibile che non l'avesse portata con sé? Era convinta di averlo fatto. D’improvviso, un'effimera quanto intensa sensazione di panico prese possesso di lei. Fortunatamente, la ragazza riuscì nell'immediato a calmarsi, cercando di ragionare sul da farsi. Ormai era decisamente troppo tardi per piangere sul latte versato. Non poteva permettersi il lusso di non assistere alla cerimonia di apertura della sua università. Pertanto, indossò un abito sobrio color marrone scuro, con la vana speranza di non catalizzare troppo l'attenzione su di sé. In cuor suo, però, sapeva che sarebbe stato tutto inutile e che quel professore che tanto detestava avrebbe manifestato il proprio disappunto.
 

 
***
 

Thomas Hunt terminò di prepararsi non appena fatto colazione. Per l’occasione cui oggi avrebbe fatto fronte, aveva indossato la sua solita giacca nera abbinata alla cravatta color grigio pallido e alla camicia bianca. I suoi capelli, corti e neri come la notte, si sposavano perfettamente con il suo sguardo enigmatico e l’espressione emanata dai suoi occhi penetranti color nocciola, che quella mattina apparivano più spenti del solito. Aveva passato la notte in bianco e la sua faccia non faceva altro che confermarlo: sperava, comunque, che la cosa passasse inosservata.

Quella notte, infatti, non era riuscito a chiudere occhio a causa della sentita preoccupazione riguardo l'arduo compito che lo avrebbe atteso l'indomani: una suddivisione ragionata delle classi dopo un'attenta valutazione attitudinale degli studenti. Non sarebbe stato affatto semplice. D'altronde, era il primo anno che il consiglio gli aveva affibbiato un compito del genere. Lui aveva cercato inutilmente di opporsi perché non amava evidenziare differenziazioni di sorta riguardo le specifiche peculiarità caratteriali degli studenti. Era forse uno psicologo? Insegnava per caso alle elementari, in cui avrebbe dovuto distinguere i 'buoni' dai 'cattivi'?

Ovviamente no. Insomma, egli si trovava all'università e la questione che avrebbe dovuto affrontare gli sembrava davvero di pessimo gusto. La cerimonia di presentazione dei vari corsi sarebbe durata pochi minuti, dunque l'avrebbe gestita come al solito.
Quanto all'altro incarico che gli spettava, la sua mente cercava inutilmente di elaborare una strategia per decretare al meglio i possibili criteri di valutazione che gli avrebbero permesso di attuare 'un'equa e giusta' divisione in classi dei vari studenti. Doveva cercare di minimizzare gli errori che non sarebbero certamente mancati. Il direttore della sezione cinema, infatti, avrebbe a sua volta fornito la sua parziale valutazione riguardo le scelte di Hunt. In ogni caso, Thomas era e sarebbe stato pronto ad assumersi le proprie responsabilità.

Comunque, come aveva ribadito più e più volte, egli non condivideva affatto la 'geniale' idea del suo superiore per una ragione particolare: quella suddivisione  in classi non avrebbe fatto altro che accentuare forti rivalità tra gli studenti. È vero, forse dal punto di vista organizzativo tale azione poteva rivelarsi di gran comodità per favorire una più organica pianificazione del piano di studi; ma questo, a detta di Hunt, non rappresentava un motivo sufficientemente valido per ovviare a quelle regole che ormai da tempo vigevano all'interno del suo corso universitario. In ogni caso, non poteva farci niente. La piena autonomia decisionale non spettava a lui.
Thomas guardò l'orologio.
Mancavano ormai pochi minuti alla cerimonia e lui non voleva certo farsi passare per lo ‘sposo’ in ritardo. Se proprio qualcuno doveva essere in ritardo, egli avrebbe senz'altro preferito che lo fosse stata Priya. Non per sminuire la sua importanza all'interno di quel contesto, ma lui aveva delle responsabilità decisamente più grandi. Dunque, dopo attente e minuziose - seppur brevi - riflessioni, prese le chiavi della macchina e, in tutta fretta, si avvio verso l'università.

Priya era già lì. Indossava un abito color rosa pallido, abbinato a delle costosissime scarpe. Era una donna dalla finezza encomiabile, amante della classe e dell'eleganza: non poteva certo sfigurare in quell'occasione che lei giudicava così importante. I suoi capelli castani, raccolti in un elaboratissimo chignon, erano impregnati di quella lacca per capelli che Thomas tanto detestava.

Come non detto. Anche stavolta, sono io quello in ritardo. A quanto pare, Priya non ha perso minimamente la  sua abitudine di essere, in ogni singola occasione, tremendamente puntuale. pensò l’uomo, scrutando la donna da capo a piedi.
“Scusa il ritardo Priya, ma questa notte è stata una nottataccia.”
“Non ti preoccupare, Thomas, mi spiegherai tutto più tardi” rispose la donna, visibilmente emozionata per la cerimonia. “Prego, a te la parola.”

Thomas la ringraziò con un cenno del capo, prese il microfono e, come da copione, pronunciò solennemente le solite parole di benvenuto che ormai da molti anni proferiva ai suoi nuovi studenti:
“Ragazzi e ragazze, benvenuti a Hollywood! Nello specifico, vi do il benvenuto in una delle università più prestigiose della California: la Hollywood U.”

Addison e Jane si scambiarono un’occhiata colma di un forte entusiasmo.

Ci sarebbero molte cose da dire,” proseguì Hunt “ma sarò breve. Quest’università ospita tre percorsi di studio di grande fama ed eccellenza:
Il corso di Cinematografia diretto dal sottoscritto, che intende fornire le conoscenze fondamentali riguardo il mondo dello spettacolo e della televisione. In particolare, si approfondirà il ruolo di regista e le relative fasi di progettazione di un film di qualsiasi genere, nonché le varie strategie di mercato atte alla garanzia di una crescita professionale continua e all’aspirazione al successo in tale settore. Inoltre, imparerete a redigere sceneggiature cinematografiche in base ai criteri previsti dalle più famose case cinematografiche. Mi auguro di cuore che chiunque intenda intraprendere questo percorso sia fortemente motivato. Come dico sempre ai miei studenti, il talento non basta... Sarà la passione il motore propulsore della vostra vita e delle vostre idee.”
“Non so perché, ma questa frase non mi è nuova...” sentenziò Jane, beccandosi una risatina da parte di Addison.

“Un altro corso molto in voga di questi tempi e quello di 'Moda e arti figurative', diretto dalla brillante professoressa Priya Singh. Lascio a lei la parola per conoscerne tutti i dettagli.”
“Grazie mille, professor Hunt. Questo corso intende fornire delle solide basi riguardo l'arte del disegno, specificamente applicati al settore della moda e ai suoi standard in continua evoluzione. Verranno approfondite le fasi di progettazione di un bozzetto, nonché le nozioni tecniche che permetteranno a voi discenti di realizzare outfit di qualità e di grande impatto visivo per il pubblico, specialmente per le case di moda che valuteranno il prodotto finale da voi creato.”

A quelle parole, il volto di Addison si illuminò di una luce speciale. La luce della passione.
“Non vedi l'ora eh, Addi?” le domandò Jane, notando il suo entusiasmo.
“Puoi dirlo forte!” rispose Addison, con evidente trepidazione. “Era da tanto che aspettavo questo momento... Ma sentiamo cos'altro ha da dire la professoressa Singh!”
“In questo corso è sicuramente importante possedere già un adeguato bagaglio tecnico, seppure questo requisito non ne precluda direttamente l’esclusione. Infatti, per coloro che non possiedono tali basi, esistono dei precorsi che consentono agli aspiranti di valutare le loro competenze ed eventualmente affrontare un test di selezione che, se superato con successo, garantirà l'accesso definitivo al corso. A molti giovani piacerebbe avvicinarsi al mondo della moda... Le statistiche parlano chiaro. Vi confesso che sarei onorata di accogliere tutti coloro che intendono intraprendere questa strada, ma - purtroppo o per fortuna - un minimo di talento è indispensabile per raggiungere buoni risultati in quest’ambito. Proprio per questo motivo, i posti sono limitati.”

Thomas annuì. Riguardo la questione del talento, non poteva certo non dirsi d'accordo. Infatti, mentre nel suo corso era possibile sviluppare buone competenze e capacità facendo affidamento alla creatività e alla passione di ciascuno, per il disegno possedere un'innata predisposizione a livello artistico era una prerogativa imprescindibile. La passione, purtroppo, non bastava. Per questa ragione, il suo corso poteva definirsi l'antitesi perfetta di quello tenuto dalla sua collega.
Conclusa la presentazione, Priya passò la parola al professor Jin Moriyama, specializzato nelle indagini dei servizi segreti. L'uomo aveva origini cinesi, ma aveva passato tutta la sua vita a Sacramento. Infatti, il suo accento statunitense era perfetto.

“Buongiorno, studentesse e studenti” esordì Moriyama con un enorme sorriso. “Il mio corso ospita tutti coloro che intendono formarsi nell'ambito delle indagini e delle investigazioni private.”

Mentre il professore esponeva con estrema chiarezza le caratteristiche del corso, un ragazzo si fece largo tra la folla di studenti, sgomitando tra Addison e Jane.

“Hey, attento a come ti muovi!” esclamò Addison, urlandogli contro.
“Scusate ragazze! È che sono terribilmente in ritardo. Dovrei consegnare questo modulo di iscrizione al professor Moriyama, e...”
“Puoi stare tranquillo,” lo rassicurò Jane “il professore ha appena cominciato il discorso di presentazione del suo corso. Ti interessano i servizi segreti?”

“Moltissimo!” rispose il ragazzo, in preda all’emozione. “È sempre stato il mio sogno lavorare in agenzie specializzate nelle investigazioni.”
“Come ti chiami?”
“Mi chiamo Ethan, piacere di conoscervi.”
“Io sono Jane, e lei è la mia amica Addison.”
“Piacere di conoscerti. Scusate ragazze, mi piacerebbe molto continuare a parlare con voi ma adesso, se non vi dispiace, vorrei ascoltare le parole del professor... Com'è che si chiama?"

“Moriyama” intervenne Addison, scuotendo ripetutamente la testa.
“Scusatemi,” sorrise il giovane, con una punta di imbarazzo “sono talmente emozionato che potrei addirittura dimenticare il mio nome...”
“Lo siamo tutti, non preoccuparti” rispose Jane, dando una leggera pacca sulla spalla di Addison con la speranza che smettesse di fissare Ethan con quella sua espressione contrariata.  “Essere qui oggi è un sogno per chiunque... Scusami Addison, ti dispiace se mi allontano un momento?”

“Dove credi di andare, Jane?” domandò l’amica in tono supplichevole.
“Dovrei cominciare a mettermi in fila con gli altri studenti per consegnare il modulo di partecipazione al corso del professor Hunt.”
“Ok, ma fai in fretta!”
“Non ti prometto nulla, Addi. Sai benissimo che non dipende da me.” ribatté lei, facendole l’occhiolino.
Addison la guardò indispettita mentre Jane si incamminava, con passo deciso, verso il professor Hunt.

A giudicare dalla sua espressione facciale, doveva essere davvero stanco: in effetti, quelle occhiaie così evidenti non lasciavano spazio a dubbi di sorta. Anche lui doveva aver passato la notte in bianco.
“Buongiorno, professor Hunt. Questa è la domanda di ammissione per...”

“Come mai è vestita in questo modo, signorina McMiller?” domandò Hunt, squadrandola dalla testa ai piedi.
Incredibile. Jane era convinta che il professore non si sarebbe affatto ricordato di lei, né tantomeno che avesse memorizzato il suo cognome. O meglio, sperava che non si ricordasse di lei. Invece, come al solito, si sbagliava. Anche stavolta, la sua speranza l'aveva tradita.

“Mi scusi tanto professore, so benissimo che avrei dovuto indossare la divisa, ma...”
“Perché non lo ha fatto, allora?”
L'espressione accigliata ma soprattutto il tono canzonatorio e piccato del professor Hunt indispettì non poco la studentessa, in procinto di elaborare una valida risposta che giustificasse la sua mancanza. Comunque, Jane pensò che non fosse il caso di perdere la pazienza proprio in quel momento, pertanto cercò di rispondergli in modo calmo e pacato.

“La prego, mi faccia finire. Credevo di averla portata con me in valigia, invece, per mia sfortuna, devo essermene dimenticata.”
“Cominciamo male, signorina. Spero che non dimenticherà di svolgere i compiti che le assegnerò, almeno.”
Jane gli assicurò che questo non sarebbe accaduto e il professore si limitò ad annuire.
“Avanti, mi dia il foglio. Ma veda di venire in classe con la divisa, la prossima volta.”
“Certamente professore, la ringrazio. Arrivederci.”

Non appena si allontanò da lui, Jane tirò un sospiro di sollievo.

Credevo andasse peggio di così, sinceramente. Menomale che il professore non ha infierito troppo sulla questione di questa maledetta divisa.

Tornata da Addison, la ragazza si beccò un'altra ramanzina.

“Dì un po', Jane, perché mi hai lasciato sola con quel ragazzo? Ammettilo, lo hai fatto apposta!”
“Anche se fosse? È un ragazzo carino, no? Io dovevo consegnare quel benedetto foglio a Hunt, per caso lo hai dimenticato?”
“Affatto. Ma potevi benissimo aspettarmi, ci saremmo andate insieme.”
Jane le rispose in tono ironico.
“Ethan ti ha forse mangiata? Non ti sembra di esagerare un po’?”
“Adesso lo chiami anche per nome? Ti ricordo che quel ragazzo ci è venuto addosso ed è stato poco carino nei nostri confronti!”

“E tu non ricordi forse che si è scusato per il suo gesto poco accorto? Era soltanto molto emozionato, esattamente come noi.”
“Quel ragazzo non me la racconta giusta, ecco!” rispose Addison, cercando di giustificare la propria infantile condotta. “Ma lasciamo stare, sarà meglio cambiare argomento... Com’è andata tra te e Hunt?”

“Diciamo che non è andata poi così male... Mi ha soltanto raccomandato caldamente di venire in divisa, la prossima volta. È stato insolitamente comprensivo, sebbene il suo tono di voce non lasciasse affatto trasparire questa sensazione.”
“Beh, allora è stata la tua giornata fortunata.”

Jane sorrise.

“Puoi ben dirlo. Avrebbe anche potuto rispedirmi a casa e Dio solo sa quando avrei consegnato quel benedetto modulo. Anche stavolta, sono stata baciata dalla fortuna.”
“Già, come potrebbe essere altrimenti!” esclamò l’amica. “Sei una ragazza speciale, Jane. A proposito... Mi sento in dovere di chiederti scusa per come ho reagito poco fa. Sono solo un po' nervosa perché non so se riuscirò a superare le selezioni per garantirmi un posto nella classe della professoressa Singh.”

“Non ti preoccupare Addi, è tutto a posto. Il tuo nervosismo è perfettamente comprensibile. Comunque ti auguro buona fortuna, anche se so che non ne avrai affatto bisogno.”
“Grazie infinite, Jane. Non so cosa farei senza di te.”
“Figurati. Siamo o non siamo migliori amiche?”

Le ragazze si abbracciarono, nutrendo nell'animo una felicità che avrebbero fatto fatica a nascondere a chiunque. Le porte della Hollywood U si erano finalmente aperte al loro ingresso e, ben presto, entrambe avrebbero varcato la soglia di quella maestosa università.
   
 
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