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Autore: Shade Owl    06/08/2018    4 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Il Cerchio Magico si fece sempre più luminoso, il vento più forte. Fumo azzurrino che sapeva vagamente di incenso cominciò a uscire dalla luce. Qualunque cosa stesse per succedere, Orlaith dubitava che fosse un buon segno.
Nessuno, a parte lei, sembrava avere capito davvero cosa fosse quello strano simbolo luminoso, che tutti avevano scambiato per un effetto speciale. Anche i Bitter Cake esplosero in un breve applauso, convinti che fosse una sorpresa orchestrata ad arte per la presentazione del nuovo singolo.
Sentì che stava cedendo al panico.
Oddio, e ora che faccio? Come la risolvo? È stato Jayden? Vaněk? È un bene? È un male? Devo fermarlo? E come si fa?
- Ehi! Ragazzina!-
Sentì la voce di Allwood, a malapena udibile sotto gli applausi, richiamarla dalle quinte. Lo guardò, notando che era scarmigliato e che il suo giubbotto presentava strappi e segni di lievi bruciature.
Cos'è successo?
- Suona!- gridò, mimando con le braccia - Annulla quell'affare! Puoi riuscirci!-
Lei scosse lentamente la testa, terrorizzata: non ce l'avrebbe mai fatta.
- Sì che puoi! Concentrati! Pensa a quello che vuoi ottenere e suona!-
All'improvviso guardò alla propria destra, accigliandosi, e scappò via. Subito dopo passò uno dei due grossi gorilla di Vaněk, e Orlaith vide che aveva i vestiti a brandelli e, soprattutto, gli mancava un braccio, ma ciononostante non sanguinava. Anzi, era completamente indifferente alla cosa, e dalla manica lacera non spuntava un moncherino di carne, ma qualcosa di più simile all'argilla secco, che sbriciolandosi lasciava una piccola scia di polvere alle sue spalle. Era un Homunculus.
Il Cerchio Magico acquistò ancora più vigore, poi cominciò a pulsare. Un debole tremito prese a scuotere il palco. Qualsiasi cosa dovesse succedere mancava poco. Davvero poco.
Orlaith lo guardò per un attimo, spaventata, poi si voltò di nuovo verso la folla, che continuava a non capire cosa stesse davvero accadendo, ma anzi la incitava a iniziare. Vide i Bitter Cake lanciarle sguardi perplessi, in attesa.
Guardò verso la postazione del tecnico sonoro, e vide che era sparito. Al suo posto c'era McGrath.
Non sorrideva, ma sembrava risoluto. Le mostrò il pollice, annuendo con decisione: la stava incitando a suonare.
Non aveva altra scelta: almeno, doveva tentare.
Scacciò la paura, zittì mentalmente la folla, ignorò come meglio poteva il Cerchio Magico alle sue spalle e infine sollevò l'archetto. Escluse tutto, fece l'impossibile per concentrarsi solo sulla musica.
Qualunque cosa sarebbe successa, almeno avrebbe provato a fermarla.

Qui il brano

Immergiti nella musica! Immergiti nella musica!
Bitter Cake iniziarono a suonare, mentre il pubblico si zittiva all'istante e la sua voce, mandata da McGrath attraverso il playback (non riusciva a cantare e suonare contemporaneamente), accompagnò subito le loro note. Dopo pochissimo fece scorrere l'archetto sulle corde del violino, aggiungendo anche il suo contributo.
Immergiti!
Il ritmo si fece rapidamente più serrato e vivace. Le note serpeggiarono tra la platea. Il gigantesco Cerchio Magico alle sue spalle continuò a pulsare, mentre del fumo biancastro iniziava a uscire dai segni luminosi che lo componevano.
Divertiti!
Seguendo il ritmo, continuò a suonare con il violino, assecondando le note anche con il corpo. Perse la cognizione dello spazio e del tempo che scorreva. Esistevano solo lei, il suo strumento e la sua musica. Tutto il resto era solo rumore di fondo.
Davanti ai suoi occhi chiusi passarono immagini che vedeva unicamente lei: la luce alle sue spalle era un sole splendente, che illuminava New York a giorno, e pulsava perché lei si trovava in una stanza cilindrica di pannelli opachi e trasparenti, che le ruotavano intorno ad una velocità costante, alternando momenti in cui la luce passava e momenti in cui era tagliata fuori.
Il tremito sotto i suoi piedi danzanti era il motore che faceva muovere le pareti.
Il debole odore di incenso era dato dalle bacchette che bruciavano lentamente sul pavimento
La città era all'esterno, ma diversa dal solito. Non più un connubio di vita, di rumori e di persone, ma un luogo fermo, silenzioso, eppure non morto: era in ascolto. Ascoltava ciò che avveniva in quella stanza.
La stanza era il suo mondo. La comandava lei, e nessun altro. Il controllo su tutto ciò che vedeva era suo.
I fumi dell'incenso si raccolsero in due grandi volute e le vorticarono intorno, circondandola e seguendo i suoi movimenti, accompagnando le rapide stoccate dell'archetto e i suoi passi, danzando con lei, come un'ombra, o un fantasma. La seguiva e l'abbracciava, compagno e amante in quel mondo di musica.
La stanza cominciò a vorticare più in fretta, la luce a pulsare con più rapidità, mentre il crescendo della musica saliva e il tremito del pavimento si intensificava. Quando la luce riusciva a entrare diventava ogni volta più forte, più vivida, e gli edifici fuori dalla stanza sfocavano.
Ma non era questo che lei voleva: la luce doveva spegnersi, il tremito arrestarsi, la stanza fermarsi.
Impose il suo desiderio sul mondo che la circondava. Il tremito, a mano a mano, diminuiva, mentre il motore rallentava i giri. La luce calò d'intensità, la stanza vorticò sempre meno velocemente.
Poi il brano giunse alla fine.
Con lentezza, le pareti si fermarono, oscurando il sole all'esterno, e l'incenso si esaurì e si dissolse, mentre il pavimento si acquietava del tutto.
E quando riaprì gli occhi, un boato di applausi esplose davanti a lei.

Mentre Orlaith Alexander si perdeva tra le note della sua stessa musica e le parole della canzone, Vaněk osservava da lontano la scena con muto interesse, seduto su una poltrona da giardino sul tetto del palazzo più vicino. Davanti agli occhi teneva un binocolo.
Il Cerchio Magico era appena entrato in fase critica quando lei aveva iniziato a suonare, eppure non accadeva nulla: la magia pulsava, a tratti sembrava pronta a esplodere e a spazzare via tutto ciò che c'era sulla terrazza, facendo scomparire i suoi nemici in un attimo.
Ma, per quanto sembrasse instabile e pronto a fare il proprio dovere, il Cerchio Magico non scattava: i fumi che uscivano da esso si raccoglievano vicino a Orlaith, vorticandole intorno come se fossero animati da una volontà propria, muovendosi insieme a lei. Scintille lucenti ogni tanto scoppiettavano nell'aria attorno alla violinista, sorprendendo il pubblico e strappandogli grida di ammirazione. Nessuno riusciva a capire cosa stesse accadendo in realtà.
Stava trattenendo la magia del Cerchio tutta da sola, anche se non era addestrata. Ovviamente non avrebbe resistito a lungo. Non era ancora in grado di farlo, e se fosse durato di più probabilmente lui l'avrebbe avuta vinta, e lei sarebbe morta.
Molto, molto interessante.
Indugiò per un attimo sulla faccia concentrata della giovane violinista, poi abbassò il binocolo e mosse appena una mano, fermando gli effetti della magia prima che potesse arrivare al punto di non ritorno, spazzando via lei, i suoi fan e probabilmente metà del palazzo.
Non era ancora pronto a sacrificarla.
Si stava alzando per andarsene quando un nuovo Cerchio Magico, stavolta più piccolo, comparve poco distante da lui. Al suo interno si materializzò un uomo privo di un braccio e di parte della testa, coi vestiti a brandelli. Dalle ferite non perdeva sangue, ma frammenti e polvere di argilla.
- Mh.- commentò, squadrandolo da capo a piedi - Vedo che è stata una dura battaglia. L'altro?-
- Distrutto completamente, padrone.- rispose l'Homunculus, come se nemmeno si fosse reso conto di essere ridotto in frammenti - Allwood è molto versato nella Quinta Arte. Ma lo abbiamo ferito.-
- Almeno è qualcosa.- concesse Vaněk.
Senza un'altra parola schioccò le dita, e l'Homunculus si disfece come sabbia sotto una ventola, lasciando solo un mucchietto di polvere al suo posto.
Ora però devo occuparmi della cosa. Pensò, allontanandosi. Allwood non doveva intromettersi.
Lavorava a quel progetto da troppo tempo, e non vi aveva investito così tante risorse per essere fermato proprio adesso. La musica di quella ragazza era potente, abbastanza da garantirgli molto più di quanto avrebbe mai ottenuto coi suoi soli poteri... non poteva permettere al suo nemico di appropriarsene.
Ripensò alla loro conversazione, a come gli era sembrato sicuro di sé e delle sue possibilità. Soprattutto ora che aveva rivelato a Orlaith Alexander le sue intenzioni, omettendo tuttavia una grossa fetta di verità, così da assicurarsi che lei lo aiutasse.
Ma non aveva importanza.
Non riuscirai a fermarmi, ragazzo.

Ora che la musica era terminata, Orlaith si sentiva debole e svuotata. Il panico l'aveva lasciata senza forze, e le tremavano le gambe. Forse era addirittura un effetto collaterale di quanto aveva fatto, e dubitava di poterci riuscire di nuovo tanto in fretta.
Tuttavia, non era accaduto nulla. Nulla di brutto, almeno.
Era riuscita a fermare il Cerchio Magico e i suoi effetti, qualsiasi essi fossero. Nessuno si era fatto male.
Ce l'ho fatta...
Sentì le ginocchia cedere; il pubblico trattenere il respiro, ma prima di poter toccare terra venne agguantata da un paio di mani robuste. Alzando lo sguardo vide Ed, preoccupato, che la sosteneva.
- Tutto bene?-
Lei annuì, sforzandosi di stare dritta e togliendosi il microfono.
- Sono stanca...- mormorò - Non.. non credo di poter continuare. Scusa.-
Ed annuì.
- Ti accompagno di là... Cole, vieni, dammi una mano. Facciamola sedere.-
Il bassista dei Bitter Cake corse ad aiutarlo, e dopo averle preso il violino la portarono dietro le quinte mentre il chitarrista si scusava con il pubblico e assicurava tutti che lei aveva solo avuto un calo di zuccheri. Una scusa plausibile.
- Ehi, bella trovata quel cerchio luminoso e tutto il resto.- disse Cole, mentre scendevano cautamente le scalette - Perché non ce ne avete parlato?-
- Eh... era una... sorpresa, sai...- rispose confusamente Orlaith.
Sul momento non aveva la forza di inventarsi di meglio. Anzi, temeva il momento in cui David le avrebbe fatto delle domande.
I due musicisti, comunque, non parvero interessati particolarmente alla cosa, e smisero subito di farle domande, limitandosi ad aiutarla a raggiungere la sedia più vicina e a sedersi.
- Per ora dovrai accontentarti di questo.- disse Ed - Ora ti prendo l'acqua... ma dove sono tutti?- chiese, guardandosi improvvisamente intorno.
- Per la miseria!- esclamò Cole - Cosa diavolo è successo qui dietro?-
Anche Orlaith diede un'occhiata in giro, e vide che il piccolo backstage era in uno stato pietoso: c'erano segni di bruciature sparse, Cerchi Magici sbiaditi tracciati un po' qua e là, casse rovesciate, cavi buttati in disordine o aggrovigliati intorno ad alcuni pali... gli specchi delle postazioni trucco erano tutti rotti, e non c'era più una lampadina che funzionasse in tutto il retropalco.
Allwood doveva aver dato battaglia a quei due Homunculus nel modo più duro possibile.
- Santo cielo... qui è passato un terremoto!- esclamò il chitarrista della band, appena arrivato - Ragazzi, cos'è successo? E tu stai bene?- chiese a Orlaith.
Prima che qualcuno potesse rispondere si udì un rumore di passi, e girandosi in quella direzione videro McGrath che si avvicinava sostenendo Allwood, il quale sembrava provato quanto e più di Orlaith: si teneva una mano premuta sul fianco, e tra le dita filtrava un po' di sangue.
- Devo chiedervi di dimenticare tutto.- disse Allwood, prendendo dalla tasca del giubbotto uno dei suoi stracci su cui era disegnato un Cerchio Magico - Questa storia non vi riguarda.-
Tese il panno a McGrath, che lo dispiegò e lo prese con entrambe le mani per tenerlo bene aperto. Appena Allwood lo ebbe toccato ci fu un rapido flash luminoso, di appena un secondo, e quando fu esaurito Ed, Cole e il loro chitarrista erano imbambolati in piedi dove si trovavano.
- Cosa gli hai fatto?- chiese Orlaith.
- Li ho solo storditi.- rispose Allwood, prendendo un pennarello dalla tasca e sollevando la felpa per scoprire la ferita - Tranquilla, si riavranno presto. Non ricorderanno nulla di noi due.-
Col pennarello disegnò un nuovo Cerchio Magico direttamente sulla pelle, mentre McGrath le si avvicinava, ignorando i tre musicisti.
- Se la sente di camminare?- le chiese - Vuole che la porti in braccio?-
- Sto bene, McGrath!- esclamò lei, alzandosi e raccogliendo il violino - Puoi smetterla di... di servirmi per cinque minuti? Mi metti in imbarazzo!-
Allwood ridacchiò, toccando il Cerchio disegnato sulla sua pelle. Quello si illuminò brevemente e, dopo pochi istanti, la ferita si richiuse quasi del tutto.
- Mmmh...- grugnì - Servirà una benda.-
- Sarò lieto di medicarla appena saremo al sicuro.- rispose McGrath - Miss Alexander, se vuole seguirci...-

Altro piccolo ritardo, scusate. Ringrazio come sempre John Spangler, Old Fashioned, _Alexei_, Kira16, Fiore di Girasole, Sahara_2 e Queen FalseHeart, che mi stanno seguendo, e anche Fan of The Doors, che ha appena cominciato a leggere questa storia. A presto!

   
 
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