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Autore: bloodymary79    06/08/2018    2 recensioni
Sei anni di distanza, sei anni in cui l'unico contatto erano state poche email piene di silenzi. Due giovani donne si ritrovano e decidono di affrontare il loro passato, ognuna a suo modo, per salvare il loro presente (scritta in due diversi POV, andando avanti e indietro nel tempo)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Stegen, 5 gennaio 2005 (mattina presto), Annalisa

“Maddy, andiamo a dormire che fra poche ore saremo sulle piste”
“Già, fra una chiacchiera e l’altra si è fatto tardi”
Maddy guardò l’amica che si alzava dal tavolo raccogliendo il pacchetto di sigarette e, per un istante, le era sembrata molto più pallida e magra del solito.
“Domani vedrai una snowboardista come non vedevi da tempo cocca!”
“Se, vedremo! Aspetto le tue cadute per inondarti di neve!”
Lisa alzò le spalle. Forse era stata solo la luce del neon a farle strani scherzi.

Kronplatz 5 gennaio 2005, Maddalena
 
Era bello ritrovarsi sul “panettone”, con il sole che scalda il viso, dopo tanto tempo. Lisa non metteva gli sci ai piedi da prima della gravidanza, ma era molto abile in questo sport, in fin dei conti aveva origini della Val Gardena e andava sulle piste da sci tutti gli inverni col nonno, maestro in pensione. Maddalena era sempre stata molto agile sulla tavola ed anche se pure lei era un po’ giù d’allenamento dato che nei sei anni trascorsi a Berlino non aveva avuto tante occasioni di andare sulle piste, se la stava cavando piuttosto bene.
“Maddy dai, un’altra discesa!”
“Io sono un po’ stanca, credo che scenderò fino alla Alpen e mi prenderò uno dei loro famosi bombardini… Ti aspetto lì?”
“Mi spiace però lasciarti sola”
“Tranquilla, so che per te col bambino è difficile venire a sciare.. vai che ti aspetto!”
Lisa pensò che Maddalena doveva essere proprio giù d’allenamento visto che di solito era lei ad incitare ad andare anche quando gli altri erano demoliti e già sognavano la baita e una grappa alla mela.
Maddy si sedette all’esterno, ridacchiando nel pensare a quando le avevano rubato il cellulare e, proprio in quel rifugio, aveva trovato il ladri e li aveva minacciati di tirar loro la tavola nei denti se non glielo avessero restituito. Mangiò la panna che ricopriva il suo vov caldo e fissò le cime innevate, trovandosi a sospirare. Rifletté sul fatto che tutti avevano un punto debole, perfino lei, la fredda-Maddalena-che-è-al-di-sopra-di-ogni-cosa. Il suo punto debole era stato tutto racchiuso in un nome: suo cugino Pedro. Era nato dalla relazione della sorella di sua mamma con un ballerino di latino americani colombiano, che aveva accettato di riconoscere il figlio per poi tornarsene bellamente in sud America quando era ancora nella culla e la madre, che tutto aveva fuorché l’istinto materno, non badava più di tanto al figlio. Maddalena aveva solo sette anni, ma prese la decisione di stargli sempre vicino, per dargli quell’affetto che la madre non gli avrebbe mai dato e non farlo sentire solo al mondo, così come si sentiva lei. Per questo passava interi pomeriggi a giocare con lui, leggendogli favole ed insegnandogli a disegnare finché era piccolo, portandoselo in giro  insegnandogli la passione per il cinema e per l’arte appena ebbe l’età giusta. Pedro diventava intanto un bellissimo ragazzo dalla carnagione scura del padre e con gli occhi blu della madre. Era alto e snello, aveva una sensibilità che mancava a molti suoi compagni, era intelligente anche se a scuola si rivelava irrimediabilmente mediocre, con la scusa che in classe si “annoiava”. Aveva scelto il liceo linguistico come la cugina dimostrando una grande predisposizione per le lingue e un amore per la lettura e Maddalena era orgogliosa di lui.
Crescendo si erano un po’ allontanati, lei lavorava e studiava ed aveva poco tempo da dedicargli, ma almeno una volta al mese uscivano a cena e lei gli raccontava dei suoi uomini e lui delle sue donne, dei suoi amici e della scuola. Sembrava che fosse tutto così perfetto.. che almeno qualcosa nella sua vita andasse per il verso giusto.
“Non saremo mai soli Pedro, finché sapremo che siamo insieme”
Pedro sorrideva, vedeva un lato della cugina che agli altri era nascosto, ma che lui sapeva essere la sua vera indole. Maddalena era buona, forse troppo, ma si era chiusa totalmente al mondo che, secondo lei era solo in grado di ferire. Solo con lui, e forse un po’ con la sua nuova amica, aveva lasciato trasparire quello che era davvero, cosa che invece non era mai successa con uno qualunque dei suoi “amori”.

Bologna, giugno 1997. Maddalena
 
Non vedeva suo cugino da qualche mese, per cui Maddalena lo aveva invitato a mangiare al Tailandese per fare due chiacchiere.
 
“E Annalisa come sta?”
“Bene, sempre alle prese con delle storie incasinate”
“Come te cuginetta”
“Stronzo”
“Te la sei cercata!”
“Ma forse… mi sto per innamorare davvero”
“E chi è il fortunato?”
“Te lo dirò a tempo debito! Tu piuttosto… ti vedo un po’ strano, qualcosa non va?”
“Sono stanco, siamo pieni di compiti in classe e i prof non ci danno tregua”
“Ma va’… che te studi sempre solo il minimo indispensabile per prendere sei”

Poi avevano riso e lei non aveva approfondito, pensando che il problema fosse una ragazza di cui non voleva parlare. Si sarebbe pentita in seguito di non aver indagato meglio, ma quando ricevette una telefonata dall’ospedale non si aspettava quello che avevano da dire.
 
Bologna, agosto 1997. Maddalena

“E’ lei la cugina di Pedro Garcìa?”
“Chi parla?”
“E’ l’Ospedale Maggiore di Bologna, lo abbiamo trovato in uno stato.. critico, non ho trovato sua madre ma ho visto il suo numero di cellulare nel diario del ragazzo indicandola come contatto da chiamare in caso di emergenza”
Maddalena era corsa nel reparto di rianimazione, dove un dottore la guardava con aria grave.
“Ecco… non sarà facile per lei saperlo, ma abbiamo trovato suo cugino in overdose”
“Non.. non è possibile, è giovanissimo…”
“Diciotto anni.. ne abbiamo avuti anche di più giovani. Comunque è fuori pericolo”
Il medico la squadrò da capo a piedi, non potendo non soffermarsi sulle gambe scoperte di lei e perdendosi per un attimo in quegli occhi dal colore indefinito.
“Se ha bisogno di qualsiasi cosa chieda pure.. quando si sveglierà non sarà facile”
“Non si preoccupi, so cosa fare”

Aveva aspettato che si risvegliasse, poi era entrata con sguardo duro, uno sguardo che non aveva mai avuto con lui.
“Che cazzo hai combinato? Stupido… stupido…”
“Maddy… io… mi dispiace..”
“Ti dispiace un cazzo! Ti rendi conto?”
Pedro era scoppiato a piangere. Era pronto a sopportare tutto, ma non lo sguardo duro di Maddy, si sentiva morire al solo pensiero di averla tremendamente delusa.
“Non so come spiegarti… è iniziato senza che me ne rendessi conto e…”
“Ci sei dentro fino al collo eh? E adesso? Perché non me ne hai parlato? Avrei potuto aiutarti, ho amici che potevano..”
“Non volevo tirarti in mezzo… Perché sapevo che pur di aiutarmi ti saresti messa nei guai, quella è gente che non scherza, sai quante volte ho provato a dire che non ne volevo più sapere?”
“E allora aspettavi di morire stupido coglione che non sei altro?”
Lo sguardo del cugino la colpì come un pugno allo stomaco. Sembrava dire che era proprio quello che aveva in mente di fare quando si era fatto l’ultima siringa.
“Senti, penserò a tutto io, faremo sistemare i tuoi ‘amici’ e poi vedrò di farti sparire dalla circolazione per un po’”
“Non devi metterti in mezzo”
“Lascia fare a me… ora come ora non puoi scegliere, o fai come ti dico o fai come ti dico”
Si era alzata ed era uscita di corsa dall’ospedale. Pensò che era una fortuna che fosse maggiorenne, non avrebbe dovuto dire niente alla madre ed avrebbe fatto tutto lei.
Mentre andava verso casa di Michele, il maresciallo dei carabinieri, sentiva nel petto la morsa fredda del senso di colpa per non aver capito, per non essergli stata vicino. Gli avrebbe spaccato il muso per averle mentito, per essersi cacciato in un guaio così grosso. In fondo cosa gli mancava? Era bello, intelligente, sensibile e buono, come era potuto succedere?
 
***********

“Michele… sono Maddalena”
“Qual buon vento madamigella?”
Maddalena trattenne una smorfia di disgusto. Michele era un bell’uomo di quasi quarant’anni che aveva fatto velocemente carriera ed era diventato maresciallo molto giovane. Lei si era sempre chiesta se questa carriera fosse stata fatta in maniera del tutto regolare o meno, ma ora aveva bisogno di lui e sapeva benissimo cosa gli avrebbe chiesto in cambio. Si erano conosciuti a teatro una volta che lei aveva accompagnato Lisa a vedere l’operetta: erano nello stesso palco e lui aveva fatto in modo di farsi dare il numero di cellulare di entrambe. Aveva iniziato a tempestarla di telefonate finché lei aveva finalmente acconsentito ad andare a bere qualcosa con lui, più per farlo smettere che per altro. Non le piaceva quell’uomo e mai le sarebbe piaciuto: nonostante gli occhi di ambra e la pelle olivastra, il fisico asciutto e le mani grandi le era sembrato un presuntuoso convinto di essere una sorta di dio in terra, un arbitro e giudice del bene o del male a cui tutto era dovuto. Motivo per cui si era rifiutata di stare con lui, cosa che non venne accettata di buon grado.
“Ho bisogno di un favore”
“Entra, ci versiamo un vodka martini e parliamo con calma”.
Prima di uscire si era cambiata almeno una decina di volte davanti allo specchio della sua camera cercando di immaginare cosa avrebbe maggiormente indotto Michele a farla entrare in casa ed ascoltarla facendogli dimenticare, almeno per un paio d’ore, il due di picche che lei gli aveva dato. Alla fine aveva scelto una gonna di jeans tanto corta da lasciar ben poco spazio all’immaginazione, dato che Michele aveva più volte espresso apprezzamenti sulle sue gambe, a cui aveva abbinato un top in pizzo sulle tonalità del rosa chiaro da indossare senza reggiseno e si era truccata di nero sentendosi per la prima volta la puttana che tutti le dicevano di essere, ma sapeva bene che se voleva ottenere qualcosa da lui quella era l’unica strada.
Si sedette accavallando le gambe in una posa studiata e molto sensuale mentre sorseggiava il suo martini e sentendo lo sguardo di lui insinuarsi ovunque.
“Sai quel giro di droga di cui mi parlavi? Forse posso aiutarti a beccare qualcuno”
“Uno dei tuoi amanti? Che c’è ti ha deluso?”
Maddalena mandò giù la bile che le stava salendo per l’esofago e continuò.
“No, un’altra persona. Ma voglio qualcosa in cambio”
“Vuoi che aiuti questa persona a scappare, non è così?”
“Esatto”
“Non è facile, documenti d’identità falsi, trovare un lavoro altrove, insomma…”
“Cosa vuoi?”
Socchiuse gli occhi mentre aspettava una risposta. In teoria Michele avrebbe dovuto dar protezione a Pedro in ogni modo, ma sapeva quanto poteva essere bastardo: avrebbe preso le informazioni che gli servivano e poi non gli sarebbe interessato nulla di lui.
Nel frattempo lui si era alzato e aveva iniziato ad accarezzarle il collo e la schiena, scendendo sempre più verso le natiche, mentre continuava a parlare con voce melliflua.
“Potremmo parlarne di là, non trovi?”
Lei si alzò sentendosi diventare di ghiaccio. Era l’unico modo per superare questa storia, diventare completamente ghiaccio.
Lo seguì nella stanza da letto dove lui la spogliò, fermandosi ogni tanto a guardarla e facendola sentire terribilmente a disagio.
“Ferma, non spegnere la luce… Sei davvero una bella figliola Maddalena… davvero una bella figliola”
Lei, cercando di non pensare a niente, gli sbottonò la camicia ed i pantaloni e si sdraiò sul letto senza una parola, aspettando che lui facesse quello che voleva. Lei aveva fatto l’amore con tanti ragazzi: con qualcuno per amore, con altri per passione, con molti semplicemente perché andava ad entrambi… ma mai provando quel senso di sporco e di disgusto che la invadeva in ogni cellula, ad ogni tocco delle mani o della lingua di lui.
Mentre la girava di schiena continuava a parlare, senza curarsi di lei e di quello che sentiva in quel momento.
“Te l’avevo detto… prima o poi ottengo quello che voglio Maddalena”.
Lei si morse il labro inferiore per non piangere per il dolore e perché odiava sentire pronunciare il suo nome da quella bocca.
Attese che lui finisse e si rialzò, cercando di dirigersi verso il bagno per farsi finalmente una doccia e togliersi l’odore di lui dalla pelle, ma lui fu veloce a raggiungerla per fermarla e avvicinarla nuovamente al suo corpo nudo, stringendola a sé facendole capire che non ne aveva ancora abbastanza mentre le sussurrava all’orecchio quello che intendeva fare.
“Quando questo ragazzo si sentirà meglio venite da me, ho degli amici che hanno un ristorante italiano a San Diego. Potrebbe andare là a lavare i piatti ed io, grazie alle sue informazioni, potrò ricavarne una promozione, oltre a questa scopata”.
Lei non aveva più parlato di questa storia, di questo senso di sporcizia che l’avrebbe accompagnata a lungo se non con l’unica persona che aveva saputo leggere anche questo in lei e l’aveva aiutata a perdonare sé stessa.
 
**************
Kronplatz 5 gennaio 2005, Annalisa

Quando Lisa tornò vide che l’amica aveva due lacrime che scorrevano suo viso pallido mentre teneva in mano una sigaretta che, a giudicare dalla cenere, doveva avere acceso e poi non fumato.
“Tutto bene?”
“Sì… andiamo a casa”
Lisa sapeva che non andava per niente bene, però sapeva anche che, finché non fosse stata lei a voler parlare, non avrebbe ottenuto risposte.
 
  
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