Secondo
Capitolo
Il 31 luglio
del 1991 un ragazzino dai capelli neri e scompigliati, una cicatrice
sulla
fronte e brillanti occhi verdi, si rigirava nel letto in continuazione,
sbuffando ad intermittenza.
Harry Potter
ci provava sul serio ad addormentarsi, ma proprio non ci riusciva. Solo
alle
cinque del mattino capì che non ci sarebbe stato verso e si
alzò sbadigliando
sonoramente.
Si
avvicinò
piano alla finestra, aprendola e facendo entrare l’aria
fresca del mattino
nella sua stanza. Una flebile luce illuminò le pareti rosse
e il disordine
della camera sembrò minore di quello che in
realtà non fosse.
Mucchi di
vestiti erano appallottolati sulla sedia accanto alla scrivania e
numerosi
libri, dolcetti e giochi vari erano sparsi sul pavimento di legno senza
nessun
senso logico.
Harry si
stropicciò gli occhi e buttò un occhio sul
calendario. Era ufficialmente il suo
compleanno.
Quel giorno
sarebbe arrivata la sua lettera, e Harry non stava più nella
pelle. Aveva
imparato ad amare Hogwarts con tutte le sue forze solo a sentirne
parlare dai
suoi genitori, Sirius e Remus. Più si avvicinava il
1° settembre, più passava
il suo tempo a porre domande ai quattro malcapitati… senza
contare Emmeline,
che sopportava lui e Dorea per ore e ore durante le giornate che
passavano
insieme.
Dato che non
aveva nulla da fare nell’attesa, decise di riordinare la
stanza. Anche se era
il suo compleanno, Lily Evans l’avrebbe diseredato se avesse
visto la metà
delle cose che in quel momento erano fuori posto…
figuriamoci tutte. Sfidarla
non era assolutamente una mossa saggia.
Quando
terminò, decise che la cosa migliore fosse svegliare i suoi
genitori… loro si
sarebbero dovuti alzare a breve, quindi perché non farlo in
grande stile?
Uscì
dalla
sua stanza e con passi felpati -di cui il suo padrino sarebbe stato
più che
orgoglioso- si avvicinò alla stanza dei signori Potter.
Aprì
lentamente la porta e si affacciò dentro. Suo padre, James
Potter, era con la
bocca aperta sul cuscino, un po’ di bava che colava sulla
federa, mentre sua
madre era rannicchiata contro di lui con un mezzo sorriso sulle labbra.
Quasi gli
dispiacque svegliarli…quasi.
Tirò
fuori
dalle sue tasche alcuni dei Favolosi Fuochi d'Artificio Freddi del
dottor
Filibuster con Innesco ad Acqua -un regalo di Natale di suo padre- e lo
lanciò
addosso ai suoi genitori con tutte le sue forze, ghignando
malignamente.
“AAAAARRRRRGHHHHH!”
“Mai in tutti questi anni…
neanche tuo
padre ha osato tanto… non pensare di passarla liscia solo
perché è il tuo
compleanno!”
James
notò
che Harry stava facendo di tutto per trattenere le risate, mentre Lily
andava
avanti e indietro, preparava la colazione e urlava contro suo figlio
senza
nessuna pausa tra una cosa e l’altra, i capelli rossi
elettrizzati come quelli
di uno spiritello maligno.
Anche i suoi
non dovevano essere messi meglio, pensò mentre ci passava
una mano dentro.
“Se la
tua
lettera arriverà oggi, non te la farò leggere
fino a domani! E non ridere, Harry
James Potter!”
Suo figlio
alla fine era scoppiato in una risata liberatoria, e
indirizzò un’occhiata
piena di scuse verso Lily. “Scusa mamma, è che i
tuoi-i tuoi capelli stanno
messi peggio di quelli miei e di papà
normalmente.”
Lei
sbuffò,
ma la bocca le si incurvò impercettibilmente.
“Quando
arriveranno tutti gli altri?” continuò Harry.
James
alzò le
spalle. “Sicuramente per le undici. Prima di pranzo
comunque.” Harry sorrise e
continuò a guardare fuori dalla finestra ansiosamente,
sobbalzando leggermente
ad ogni rumore.
“Arriverà
tesoro” sospirò Lily “Abbi pazienza. Poi
è anche domenica, non c’è mai posta di
domenica.”
Harry
annuì,
poco convinto (non era posta normale
la loro), ma almeno la colazione lo distrasse per un po’.
Fu solo dopo
che James e Lily si scambiarono uno sguardo complice, che apparve dal
nulla
-grazie ad un colpo di bacchetta- un pacco grande e voluminoso. Al di
sopra era
attaccata la lettera per Hogwarts.
“NON CI
CREDO! -urlò Harry – ce l’avevate voi
per tutto questo tempo?”
Entrambi i
genitori scoppiarono a ridere di gusto. “La prossima volta
pensaci prima di
farci uno scherzo.” Replicò Lily, mentre
riprendeva fiato.
Harry neanche
si preoccupò di rispondere, troppo euforico, e troppo preso
dalla lettura della
lettera per arrabbiarsi o fare qualsiasi altra cosa.
“Non
dimenticare questo. – disse James seriamente, indicando il
pacco sul tavolo – è
un regalo importante.”
Quando Harry
finì di leggere, posò delicatamente i fogli su
una sedia lì accanto, e strappò
con foga la carta gialla e verde che ricopriva l’enorme
scatola. Ne uscì fuori
un mantello fluente e grigio argento che rifletteva tante pieghe
lucenti, quasi
fosse acqua.
Gli occhi di
Harry si aprirono per la sorpresa e la meraviglia.
“Questo…questo è…”
“Il mio
Mantello dell’Invisibilità” disse James
solennemente.
Lily si
mantenne con molto tatto dietro di lui, conscia del momento importante
che
padre e figlio stavano condividendo in quell’istante.
“La
famiglia
Potter se lo tramanda da generazioni… da padre in figlio. Io
l’ho avuto a
undici anni. È ora che diventi tuo.”
Harry non
disse nulla. Strinse forte a sé il Mantello e poi suo padre,
gli occhi ricolmi
di emozione.
Dorea era
proprio come suo padre. Coraggiosa, leale, malandrina… ed estremamente permalosa.
“Dai,
è solo
un anno.” Le stava dicendo Harry.
“Tornerò prima che te ne accorga.”
Lei
mulinò i
suoi lunghi capelli neri e mossi a destra e a sinistra, gli occhi grigi
ricolmi
di lacrime di rabbia. “Un anno è
lunghissimo.”
“Ti
scriverò
anche tutti i giorni se vuoi.”
Harry
continuò, promettendole sempre cose diverse che purtroppo
non avevano alcun
effetto su di lei. Alla fine, si guardò attorno con
circospezione -i grandi
erano tutti presi dalle loro conversazioni- e si avvicinò a
sussurrarle
qualcosa all’orecchio. “Mio padre mi ha dato il
Mantello dell’Invisibilità. Ti
prometto che con quello scopriremo tutti i segreti di
Hogwarts.”
Gli occhi di
Dorea si illuminarono felici e annuì, finalmente convinta.
“Ragazzi”
Emmeline si avvicinò a loro sorridendo. Era una donna alta,
con i capelli corti
e scuri, che a prima vista sembrava rigida e altera.
Per Harry,
invece, era una delle persone migliori del mondo. Meritava un Encomio
Speciale
già solo per il semplice fatto che tenesse a bada uno come
Sirius Black, e un
altro per la sua bravura nel preparare i biscotti. Era sempre magnifico
per
Harry rimanere a casa dei Black, giocare con Dorea fino a ora tarda
senza farsi
sentire, e guardare film babbani con Emmeline e Sirius sul loro divano
in pelle.
Perciò
seppur
all’apparenza sembrasse una donna fredda e intoccabile, era
una delle persone
più dolci che lui avesse mai incontrato.
“Sì,
zia
Emm?” Harry le rivolse un gran sorriso.
“Il
pranzo è
pronto.”
Harry aveva
sospettato che ci fosse qualcosa che non andasse tutto il giorno nei
suoi
genitori.
Dopo la
colazione si erano bisbigliati all’orecchio sempre
più spesso, lanciandogli
sguardi preoccupati e fintamente disinvolti. Non erano mai stati bravi
a
mentire e Harry aveva sempre avuto un buon intuito… che
adesso gli urlava a
gran voce ‘guai in vista!’.
Anche durante
il pranzo con tutti i loro amici avevano fatto finta di stare
bene…ma Harry
aveva notato gli sguardi allarmati – a tratti rassegnati
– che si scambiavano,
e un lieve tremito nelle mani di sua madre quando prendeva le posate o
agitava
la bacchetta. Probabilmente non era stato l’unico a notare
quelle piccolezze,
ma proprio il fatto che nessuno ne facesse parola gli fece capire che
evidentemente erano a conoscenza delle loro preoccupazioni…
tutti tranne lui.
La cosa
l’avrebbe fatto imbestialire, se solo non lo stesse facendo
preoccupare a
morte.
Perché
dentro
di sé, Harry sapeva che quel giorno avrebbe fatto chiarezza
sull’unica cosa che
i suoi genitori non gli dicevano mai… l’unica su
cui fossero restii a parlare e
su cui non si potessero fare domande.
La sua
cicatrice.
Quando Harry
chiedeva loro come se la fosse fatta, o qualsiasi altro tipo di domanda
che
riguardasse quell’unico dettaglio, la risposta era sempre una
sola: ‘quando
sarai più grande’.
Che lo fosse
diventato abbastanza per sapere?
Solo verso
sera, quando si ritrovarono unicamente i Potter in casa, si decise ad
affrontare la questione. Sua madre diceva sempre ‘via il
dente via il dolore’.
“Allora…
mi
dite perché siete stati strani tutto il giorno?”
James e Lily,
seduti sul divano in soggiorno, si guardarono allarmati.
“Ecco…”
“Non
fate i
finti tonti. Ditemi quello che non volete dirmi e facciamola
finita.” Harry li
osservò a lungo, un sopracciglio inarcato e
un’espressione scocciata sul viso.
Sembrava che
James e Lily stessero comunicando in modo silenzioso -quasi
battagliero- ma
alla fine suo padre prese la parola. “Ecco, tesoro, prima che
tu vada a scuola
dobbiamo parlarti di una cosa.”
“Riguarda
la
mia cicatrice?”
Lily
sussultò.
“Sì. Pensiamo sia arrivato il momento di dirti
qualcosa a riguardo.”
“Sono
finalmente diventato abbastanza grande?” scherzò
Harry, cercando di alleggerire
la tensione.
James fece un
mezzo sorriso. “Bè, sì, ma non
è solo per questo. Tu non hai mai conosciuto
altri ragazzi all’infuori di Dorea… né
altri adulti che non ti abbiamo
presentato noi. Quindi… volevamo avvisarti che a Hogwarts
attirerai
l’attenzione.”
Harry
aggrottò la fronte. “Perché
dovrei?”
“Perché
tu
sei il bambino sopravvissuto.”
Disse
tutto d’un fiato Lily, scusandosi quasi con lo sguardo.
“Io…cosa
sarei io?”
“Il bambino sopravvissuto –
continuò James,
passandosi una mano fra i capelli – l’unico che sia
mai sopravvissuto
all’Anatema che Uccide.”
“E
perché ci
sarei riuscito?” Harry pensava che fosse tutto uno
scherzo… era impossibile, o
no? Quasi inconsciamente si grattò la cicatrice.
“Chi voleva uccidermi? E
perché?”
“Voldemort
ti
dava la caccia… ricordi del mago oscuro di cui ti parlai?
Lui voleva ucciderti…
ma tua madre ha usato un incantesimo di protezione molto
antico… quello ti ha
salvato…”
“Sul
perché
voleva ucciderti – intervenne Lily – penso sia
opportuno parlartene quando…”
“Sarò
più
grande?” Harry la guardò con tanto
d’occhi. “Voi mi state dicendo che un mago
oscuro voleva uccidermi e non volete dirmi il perché?
È morto almeno? O può
spuntare da un momento all’altro?”
James e Lily
si guardarono timorosi, incerti su cosa dire. “Non lo
sappiamo. È tutto molto
confuso riguardo a quello che è successo… e
ciò che ti stiamo rivelando oggi
non deve essere sbandierato ai quattro venti, chiaro?”
Harry storse
il naso. “Ovviamente… quindi tutti si aspetteranno
chissà cosa da me.”
Lily
balzò in
piedi, quasi avesse avuto uno spillo sotto il sedere.
“Assolutamente no! Tu
devi essere sempre e solo te stesso. Anche se tutti conoscono il tuo
nome… tu
devi essere solo Harry.”
Solo Harry… si
chiese come avrebbe fatto.
NdA:
Ciao!
Eccocì con un nuovo capitolo... qui si viene a conoscenza di più personaggi -sebbene solo in modo superficiale per ora- e abbiamo un Harry un po' diverso... che ne pensate? Ovviamente questo è solo un assaggio. :)
Non ho molto da dire, se non che spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Infine, ringrazio mick_angel, ace995 e MaryS5 che hanno recensito gli scorsi capitoli <3... e tutte le persone che in un modo o nell'altro seguono questa storia.
Sappiate che significa molto per me e vi ringrazio dal profondo del cuore.
Alla prossima,
Eles