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Autore: orchidee    07/08/2018    4 recensioni
Dopo una serata a chiacchierare con le mie amiche dei nostri primi amori, sono tornata a casa ed ero così felice, da buttare sulla carta qualche pensiero. Il giorno dopo ho ripreso quei pensieri e ho provato a dar loro una forma... Ho rubato i figli dei protagonisti delle mie precedenti storie e li ho resi i miei nuovi personaggi. Non ho idea di come si evolverà questa Fanfiction. Per ora ho scritto con entusiasmo il primo capitolo e spero di riuscire ad esprimere i sentimenti provati quella sera. Spero di riuscire a dare alla ma protagonista il carattere che ho immaginato per lei. Vorrei fosse una donna solo all'apparenza fragile e insicura. Che con il passare dei capitoli, acquisti sempre di più l'aspetto della donna forte e consapevole.
È una storia che si discosterà completamente dalla serie. Ho solo usato i nomi, i luoghi per dare una scenografia alla mia protagonista.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
 Con una camicia perfettamente stirata e dei jeans senza toppe, si era presentato a casa dei suoi zii, Nicola e Marcella. 
 Non mancava nessuno. Erano tutti presenti, ben vestiti, allegri e felici. Come facessero, lui non lo capiva. Si era chiesto tante volte se fossero sinceri. E la risposta era affermativa. 
 Lei non c'era ma non si era stupito. Sarebbe arrivata, come sempre. Non avrebbe perso per nulla al mondo quella serata. Voleva solo farsi desiderare da lui e far arrabbiare gli altri. Giulio, infatti, era irritato per quel ritardo e si faceva tranquillizzare da sua sorella, Camilla. Tubavano come piccioncini, due ragazzini al loro primo amore. Erano carini ed era felice per loro. 
 Laura era con il marito, naturalmente scelto tra i partiti più appetibili di tutta la Colombia. Si erano conosciuti durante una festa. Lui era uno dei tanti dirigenti della TerraModa, la società di proprietà di Nicola. Si erano innamorati e si erano sposati. Avevano avuto subito un figlio, poi un altro. Chiaramente lui aveva fatto carriera ma per i suoi meriti, non per quel matrimonio. Belli e felici. Tutti loro. Come Lorenzo e sua moglie. Una ragazza dell'alta società messicana che aveva conosciuto durante una vacanza a Cartagena. Era stato amore a prima vista. Solo Edoardo e Claudio erano ancora single. Era certo che i loro genitori sognassero per loro lo stesso destino di Giulio e Camilla, di Laura e Lorenzo. E loro non avrebbero disatteso le aspettative. Si sarebbero sposati con qualcuno di degno e proseguito nella tradizione. 
 Zia Marcella cucinava bene, o forse era la cuoca che sapeva cucinare e lei era brava a chiedere che tutto fosse perfetto. Perfetto.
 Stavano già gustando il secondo piatto quando lei arrivò. Esageratamente elegante, con un abito non troppo corto, delle scarpe alte e i capelli raccolti. La accompagnava un uomo che aveva più o meno la sua età. Aveva i capelli biondi, gli occhi chiari e indossava un costoso abito di sartoria. Lei gli teneva la mano e si scusò con troppa enfasi del ritardo. Si rivolse a lui e si abbassò dandogli un bacio sulla guancia. Il suo profumo lo inebriò. Era lo stesso di sempre. 
 “Avevamo perso le speranze. Come stai tesoro?”
 La madre era irritata nel vederla non solo in ritardo, ma anche accompagnata da uno dei tanti fidanzati che la figlia aveva collezionato. Col tempo, e un numero infinito di uomini, non li poteva più vedere. Ma finse tranquillità e li invitò a sedersi. Il posto che lei scelse, era accanto a Riccardo che a stento aveva trattenuto una risata. Quanto era scontata e banale. Una bambina sciocca e capricciosa. Sotto l'abito si indovinava il pizzo delle calze di seta. Le aveva indossate per lui. La immaginava senza quel grazioso ed elegante vestito, solo con quelle calze e la biancheria intima, mentre lo aspettava nel letto per fare l'amore. Era eccitante quel gioco tra di loro. E lui era deciso a portarlo il più in là possibile.
 “Franceschina, hai dato per scontato che tutti a questo tavolo conoscano il tuo compagno, ma io sono tornato solo ieri dagli Stati Uniti...”
 “Hai ragione Chicco, lui è Alfredo. Il mio fidanzato, è un regista.”
 “Molto piacere, Alfredo. Così sei tu ad aver rapito il cuore della nostra piccola Francesca! Sei molto fortunato! Sei un regista? E dimmi, posso aver visto qualche tuo lavoro? In teatro, al cinema, magari?”
 “Francesca ha esagerato! Sono solo un aiuto per il momento. E ho lavorato per lo più in televisione, qualche serie e un paio di trasmissioni del pomeriggio! Però sì, sono fortunato. Francesca è speciale!”
 Speciale sì! Peccato che lui non immaginasse nemmeno quanto! Gli fece quasi pena, la guardava con occhi innamorati e non era uno di quegli sciocchi modelli o sportivi che aveva frequentato negli anni.
 Ma la tentazione di dimostrarle che era lui l'uomo della sua vita, era più forte di ogni altra cosa. Con l'indice le sfiorò una gamba. Nessuno se ne accorse, ma quel gesto la fece trasalire. Era quello che voleva, ricordarle che tutto l'impegno che ci stava mettendo per dimostrargli che con quel ragazzo era una cosa seria, era un inutile spreco di energie. L'avrebbe fatta ardere dal desiderio per poi disilluderla. 
 Si era allontanata da lui e da quei tocchi che le provocavano i brividi e si era accomodata sul divano accanto al suo fidanzato. Lui non la guardava, non aveva bisogno di farlo per sapere che lei lo cercava con gli occhi. Fu facile essere affabile e gentile quella sera. Persino suo padre lo guardava con stupore. Lui che era sempre cupo, taciturno, quella sera sembrava allegro e loquace. 
 Quando lei si allontanò con una scusa, il cellulare di lui squillò. Lo spense. La immaginava furente, arrabbiata, pronta a scoppiare. Ma rimase con gli altri. Lei non tornava, lo stava aspettando e in lui la voglia di raggiungerla saliva ogni secondo che passava. Fu felice quando Giulio si domandò dove fosse andata, sarebbe andato lui a cercarla. Prese la giacca e uscì. Sapeva dove trovarla. Nel punto più lontano del giardino della villa, tranquillo e appartato. La trovò seduta su una poltroncina da esterni, con il viso tra le mani. Stava piangendo. Le si avvicinò silenzioso. Aveva tirato troppo la corda forse, aveva giocato troppo con lei quella sera. 
 “Io non ce la faccio più! Perché mi tratti in questo modo?”
 “Scusami! Io stavo solo giocando! Non volevo farti soffrire!”
 “È un gioco? È un gioco quello che provo per te?”
 “È un gioco quello che c'è tra noi!”
 “No! Non lo è! Non lo è mai stato! Sono stanca! Torna in casa e dì a tutti che non mi hai trovato!”
 Si inginocchiò di fronte a lei e appoggiò la testa sulle sue gambe.
 “Lo sai che ti amo!”
 “Ma non basta! Noi non possiamo essere felici insieme! Ti ho lasciato libero da oltre un anno! Ora vai via!”
 Rimase ancora qualche minuto immobile mentre le dita di lei gli accarezzavano i capelli. Pace. Era quello che provava ogni volta che lei lo accarezzava. Poi si alzò e senza guardarla, si diresse verso la casa.
 “Io ti amo davvero, Francesca! Ti amo da sempre!”
 Non poteva avere sentito bene. Suo figlio non poteva aver detto che l'amava. Quei due erano le due persone più diverse che c'erano. Non riusciva ad immaginare quanto male avrebbero potuto infliggersi a vicenda. Ma lui aveva detto che l'amava, non aveva dubbi. E di male se n'erano già fatto abbastanza. Un malessere la assalì. Pregò di aver frainteso tutto. Che non fosse vero.
 Quando finalmente quella serata finì, decise di non tornare subito a casa, aveva bisogno di distrarsi, di capire e girare la città solo, con l'auto, gli sembrò la cosa migliore. Aveva bisogno di metabolizzare quello che era successo, di accettare che tra loro fosse finita e che era stata lei a mettere la parola fine. Era giusto così, forse. Del resto erano anche le sue intenzioni, chiudere la loro storia. Ma non riusciva a crederci che non l'avrebbe più toccata, che non avrebbe più fatto l'amore con lei! Loro si amavano. O davvero si era innamorata di quel ragazzetto insulso? Lei non l'aveva dimenticato. Ma quella notte l'avrebbe passata con lui. E stranamente ne fu geloso. Non lo era mai stato perché entrambi erano consapevoli che gli altri non erano altro che giochi. Dei passatempi nei momenti in cui il loro amore si interrompeva. Non poteva lasciarla andare, doveva averla di nuovo perché senza di lei non riusciva a vivere.
 Era impazzito? Aveva sempre vissuto benissimo senza di lei! Era solo il suo orgoglio a sentirsi ferito. Non aveva forse intenzione di giocare e basta con lei?
 Non andò in camera. Si sedette in veranda e accese una sigaretta.
 “Credevo avessi smesso”
 “Ho smesso! Questa è solo un piccolo sgarro!”
 “Da quanto tempo va avanti?”
 “Mamma, ma che ci fai ancora sveglia? Vuoi discutere del mio vizio a quest'ora?”
 “Riccardo, da quanto tempo va avanti la tua storia con lei?”
 “Mamma, ma di che cosa stai parlando?”
 “Di te e Francesca! Dimmi da quanto tempo vi vedete!”
 “Non so di cosa tu stia parlando!”
 “Non prendermi in giro, Riccardo! Vi ho sentiti! Non vi stavo spiando! Ero uscita solo per vedere dove diavolo foste finiti! Ho visto lei accarezzarti e quel gesto non aveva nulla a che fare con l'amicizia! Ti ho sentito mentre le dicevi che l'ami! Ora devi dirmi da quanto tempo vi vedete!” Betty era intenzionata a sapere tutto e non l'avrebbe lasciato in pace se lui non glielo avesse raccontato.
 “Non ci vediamo! Non ci frequentiamo! Era un anno e mezzo che non la vedevo e non la sentivo!”
 “E allora cosa c'è tra voi? Riccardo, non mentirmi!”
 “Perché è così importante? Se hai sentito tutto, dovresti sapere che è comunque finita!”
 “Riccardo, siete andati a letto insieme?”
 “Mamma, non voglio discutere con te di queste cose!”
 “Basta Riccardo! Basta! Tu e Francesca andate a letto insieme?”
 “No! Non più! Ti ripeto che è da più di un anno e mezzo che tra noi non c'è niente!”
 “Un anno? Hai detto un anno e mezzo?”
 “Mamma ci vediamo da sempre! Per dieci anni ci siamo visti, ci siamo presi e lasciati! Ma questa sera, ha deciso che è tutto finito! Cosa vuoi sapere ancora!”
 “Dieci anni? Dieci anni? Avete una storia da dieci anni e non me lo hai mai detto?”
 “Oh mio Dio, mamma! Non siamo dei bambini! Siamo adulti! Ho quasi 35 anni! Vivo lontano da casa da anni. E lei? Lei ha avuto più amanti che scarpe! E sai bene quante ne abbia!”
 “Non è divertente! Hai detto di amarla!”
 “È complicato! Sì, la amo! La amo da sempre, ma tra noi non funziona! Forse sono stato io il primo a sbagliare! Ma a questo punto che importanza può avere?”
 “Lei ti ama?”
 “Sì, mi ama! Ma ti ripeto che ci abbiamo provato, ma qualcosa tra noi è sbagliato!”
 “Non posso crederci! Perché l'hai fatto?”
 “Fatto cosa? Credi che sia una vittima? Credi che l'abbia sedotta? Non è così! E io non sono il suo carnefice. Nessuno dei due ha perso nulla! Siamo sempre stati sinceri, non ci siamo mai presi in giro! Ma ora stai tranquilla! È finita! Mamma, non parliamone più! Vado a dormire! Ti voglio bene e scusa se non te ne ho parlato, ma... Ma davvero, non c'è niente da dire...”
 Betty rimase sola a guardare nel vuoto. Invece ci sarebbero state tante cose da dire. E tutti e due avevano perso qualcosa e non si erano detti tutto! Lei, era chiaro, non lo aveva fatto. Sperò che quei giorni passassero in fretta e che lui andasse via! Era la prima volta in vita sua che sperava di vederlo partire il più presto possibile, ma forse, con lui lontano, lei avrebbe trovato la sua strada. Lei forse, non era una vittima, ma era molto più fragile di quanto lui credesse. Riccardo e Francesca. Due esseri così particolari e tormentati, si amavano. Ora capiva perché quel giorno era andata da lei, perché voleva parlarle. Chiuse gli occhi prima di tornare in camera. Ma non sarebbe riuscita a dormire quella notte.
 Anche per Riccardo fu una notte terribile, aveva deciso tutto e il contrario di tutto, messo in discussione i suoi propositi per poi tornare sui suoi passi. Alla fine avrebbe fatto quello che sapeva fare meglio. Partire, lavorare e dimenticarla, almeno fino a quando non l'avrebbe rivista. Doveva solo pazientare. Una settimana. Camilla e Giulio si sarebbero sposati entro quella maledetta settimana e lui non poteva andarsene prima. 
 Quella notte Francesca aveva mandato al diavolo anche Alfredo. Succedeva ogni volta che lo vedeva. Ma era qualcosa di diverso. Quella sera aveva deciso di riprendere in mano la sua vita e non c'era spazio per un uomo che non amava. Doveva capire quello che voleva davvero. Non aveva bisogno delle attenzioni di nessuno per essere felice. Del resto quelle attenzioni erano solo il modo che negli anni aveva trovato per non sentirsi morire. Erano attenzioni che la aiutavano a sentirsi un po' meno sola. Usava quei ragazzi per non pensare a lui. Come se fosse sufficiente...
 Da molto tempo il lavoro di modella non la soddisfava e dopo aver onorato gli impegni già presi, si sarebbe ritirata. Magari avrebbe potuto ricominciare a studiare. Era l'unica a non essersi laureata. L'unica che non aveva un vero lavoro. Cosa avrebbe potuto fare? Non era intelligente come i suoi genitori, né come i suoi fratelli. Lui la prendeva sempre in giro. Lui che invece era il più intelligente tra tutti loro. Che era capace di riempire quaderni di numeri ed equazioni, di grafici e disegni in una notte, solo per migliorare un centimetro quadrato di un aggeggio inutile. Che quelle poche volte che avevano cenato insieme con i suoi colleghi, parlava di profili aerodinamici e di altre cose di cui non ricordava nemmeno il nome. Era vero, se lui avesse voluto, avrebbe potuto lavorare per l'Ecomoda o per qualunque altra azienda. Se non lo aveva ancora fatto era solo perché gli piaceva giocare con la fisica e la meccanica. Il suo uomo. Era così sexy impegnato nei suoi progetti. Ricordava una sera, a Miami, quando l'aveva presentata come la sua migliore amica a dei colleghi e a dei conoscenti. Avevano cenato in un locale vicino ai cantieri dove lavorava. Lui scriveva qualcosa su un pezzo di carta trovato chissà dove, e spiegava agli altri quello che intendeva fare su un motoscafo. Lei era seduta in disparte e lo osservava, con un bicchiere di vino bianco in mano. Uno dei piloti del suo team, uno di quei ragazzi belli e famosi, convinti che ogni donna poteva cadere ai loro piedi, la corteggiava da quando era entrata nel locale. Ci aveva giocato un po', ma era bastato un suo sguardo per capire che non avrebbe potuto scappare dal loro amore. Si era liberata in fretta di quel tizio e aveva ricominciato ad ascoltare le sue parole. Tutti pendevano dalle sue labbra. Lei più di chiunque altro, anche se di quello che diceva, non capiva praticamente nulla.
 Tornò alla realtà. Cosa c'entrava lui con la sua nuova vita? L'aveva lasciato ed era intenzionata a dimenticarsi di lui e del passato. Avrebbe dimenticato il suo corpo e la sua intelligenza e anche i momenti che avevano passato insieme! Del resto lui non sarebbe cambiato e lei invece era diversa. Quello che era successo l'aveva cambiata profondamente, ora doveva solo trovare il modo per cambiare la sua vita! 
 Entrambi avevano ripensato a quando era iniziato tutto. Con sentimenti non troppo differenti e una nostalgia che faceva male. Erano passati anni, eppure la situazione non era troppo diversa. Erano nella loro città, per un evento speciale. Sembrava che tutto fosse diverso, eppure per alcuni tratti, il passato si mescolava al presente. Per lei ricordare, era quasi rivivere quel momento. Le sembrava di sentire ogni sensazione, ogni emozione. Per lui, quella notte, ricordare il momento in cui tutto era cambiato, serviva a sentirsi meno solo, perché gli sembrava di non esserlo mai stato tanto.
 Lo aveva abbracciato forte. E lui aveva ricambiato. Lo stringeva aggrappandosi al suo collo e lui le stringeva la schiena. Sentiva Ugo gridare, perché stava sgualcendo il vestito, ma la sua voce sembrava lontana e non le importava nulla. Era tra le sue braccia, dopo tanto tempo. Sentiva il suo profumo. Se fosse riuscita a stringerlo di più, lo avrebbe fatto. Lui era il suo Chicco e gli era mancato come l'aria ogni giorno in cui era rimasto lontano. Aveva pianto per giorni quando era andato via. Avrebbe solo voluto raggiungerlo, lo aveva chiesto a Cami ma a lei sembrava non importare e poi, diceva, doveva studiare per l'università. E suo fratello la pensava proprio come lei. Ne aveva parlato alle sue amiche ma l'avevano presa per pazza e si era affidata alla zia Betty, forse lei sarebbe andata a trovarlo, il suo bambino. Poi, quando aveva capito che non sarebbe riuscita a vederlo tanto presto, si era prima chiusa in se stessa, poi aveva cominciato a fare la pazza. Aveva deciso di smettere di studiare, tanto non era né brava né interessata. Odiava studiare e soprattutto lo studio le impediva di muoversi. E lei voleva viaggiare, scoprire il mondo, proprio come lo stava facendo lui. Voleva essere libera, anche di raggiungerlo. Non aveva avuto nessuno dalla sua parte, ma poi, quando oltre a non uscire più dalla sua stanza, aveva smesso di mangiare, suo padre le aveva dato il permesso di ritirarsi dall'università, almeno per qualche tempo, poi aveva convinto sua moglie a farla lavorare come modella di sartoria per Ugo e da lì in poi era iniziata la sua carriera di modella. Non era più la ragazzina sgraziata, alta e magrissima, con le gambe e le braccia sproporzionate. Era diventata una donna bellissima, con forme armoniose e sensuali. La prima sfilata per l'Ecomoda era stata un successo. Era stata notata dal manager di altre modelle che l'aveva ingaggiata per altri servizi e in breve era diventata una modella richiesta e pronta a valicare i confini nazionali. La sua famiglia non ne era felice, ma almeno aveva ricominciato a prendersi cura di se stessa. Suo padre la adorava, la viziava e la compiaceva da sempre e in un modo o nell'altro riusciva sempre a convincere la madre, che la bambina aveva bisogno di sentirsi libera e indipendente. Così, oltre a sostenerla nella sua nuova carriera, le avevano regalato un piccolo appartamento dove poter vivere sola, senza pressioni e gestendo il suo tempo e la sua vita. 
 "Bentornato, Chicco!"
 "È bello essere tornato!"
 Poi erano stati interrotti dallo zio Armando che stava seguendo l'anteprima, e da Ugo, che le aveva imposto di cambiarsi per non rovinare la sua creazione. Le era sembrato che lui l'avesse guardata in modo diverso. Mentre per lei era tutto come sempre. I suoi occhi, la sua bocca... Era sempre uguale, bellissimo e sempre più attraente. Mentre lo abbracciava aveva potuto sentire i suoi muscoli sotto la maglietta e aveva immaginato di togliergliela e guardarlo. Mentre si cambiava, ripensava a lui, ed era arrossita. Era sciocco. Da quando faceva la modella aveva visto un milione di ragazzi bellissimi e perfetti. Con uno di questi era addirittura fidanzata, era innamorata e voleva sposarlo, ma... Ma lui era lontano e rivederlo aveva risvegliato in lei qualcosa che credeva finito. Si era sentita più viva durante quei pochi secondi in cui era stata tra le sue braccia, che per tutto il tempo in cui lui era stato lontano. Era come se qualcosa in lei, fosse rinato...
 Quando era tornata allo show-room, lui chiacchierava con il padre, con sua madre e con Ugo, che non smetteva di adularlo e di abbracciarlo, come se fosse un bambolotto con cui giocare. Lui l'aveva vista e le aveva sorriso. Non era più una bambina. Era consapevole di essere bella, di piacere a qualunque uomo e lo sguardo che le aveva riservato non era più come quelli che ricordava. Era rimasto colpito da lei e dal suo cambiamento. Lei lo sapeva e gli aveva sorriso con malizia. Aveva passato la sua vita sperando che lui la guardasse in quel modo e ora il suo sogno si era realizzato. Ma era fidanzata e voleva davvero bene al suo compagno. Insieme si divertivano e presto lo avrebbe sposato. Era convinta fosse la cosa giusta. I suoi non erano particolarmente felici, soprattutto il padre che sembrava quasi arrabbiato, ma lui aveva dimostrato di tenere a lei e non voleva deluderlo. Quando le aveva chiesto di fare l'amore era stato comprensivo con lei. Gli aveva detto che non era pronta e lui l'aveva capita. Col tempo si era convinta che avrebbe dato la sua verginità solo all'uomo che avrebbe sposato. Lui era bello, simpatico e divertente, la faceva sentire speciale. Era il primo uomo che l'aveva trattata come una donna e che la rispettava. La considerava intelligente ed era qualcosa che per lei, era importante. La sua famiglia non la considerava intelligente. Non mancavano mai di farla sentire inferiore, soprattutto sua madre, ma lui no. Il suo fidanzato la vedeva intelligente, bellissima e lei lo amava. 
 "Ehi piccola..."
 "Ciao Chicco!"
 "Fai la modella... Davvero?"
 "Non ti sembro abbastanza bella?"
 "Non ho detto questo..."
 "E tu cosa stai combinando? Quando pensi di tornare a casa?"
 "A casa? Beh, non è tanto male Boston! E la mia specializzazione non è ancora finita. E poi... Lo sai? Piccola, non credo che questa sia casa mia! Non mi piace programmare, né la moda! E non mi piace la finanza, non mi piace apparire sui giornali!"
 "È cosa ti piace?"
 "In questo momento? Mi piaci tu! Mi piace quello che hai fatto! La tua ribellione mi ha stupito! Mi ha divertito. Non credevo che qualcuno, oltre a me, riuscisse a sfuggire alle regole delle nostre famiglie... Sei... Sei diversa! Come me!"
 Lei era diversa, loro erano uguali... Non era vero. Lei non si era ribellata alle regole, aveva solo trovato il modo per viaggiare. Perché lei voleva raggiungerlo. Tutto qui, ma le sue parole l'avevano convinta che fosse proprio così, era diversa come lui. E lui era speciale! Forse lo era anche lei. Poi non si erano più visti fino alla sera della sfilata. L'aveva cercato... Era seduto in disparte. Era la prima volta che lo vedeva seguire una sfilata. E la guardava. L'aveva guardata per tutto il tempo. Aveva riservato solo a lei i suoi sguardi e le era sembrato di sognare.
 Si girava e si rigirava nel letto. Era certa fosse quello il momento in cui l'aveva vista per la prima volta come una donna. Che stupida era... E pensare che lei aveva passato la vita pensando a lui. Aveva dato tutto a lui. Ogni sua prima volta era stata di Chicco. Lui ero il suo primo amico, il suo primo amore, la sua prima delusione, le sue prime sofferenza, il primo bacio...
 Il primo bacio... Ricordava il loro primo bacio. Come poteva dimenticarlo? Era successo la sera prima della sua partenza per Boston.
 "Mi mancherai tanto! Chicco... Sei arrabbiato?"
 "Sì! Ho litigato con i miei genitori! Non mi capiscono! Credono che voglia fuggire dalle mie responsabilità..."
 "Cosa significa?"
 "Mio Dio, Fran! Sei stupida? Mio padre vuole che prenda il suo posto in quella maledetta società! Crede che io sia il suo erede! Non capisce che non mi importano quelle sciocchezze! Io voglio prendere il master al Mit e poi fare l'ingegnere! Come fai a non capirlo!"
 "Scusa... Non sono stupida, ma... Ecco, so cosa significa prendersi le proprie responsabilità e so che tu sei responsabile..."
 "Scusami, bambina! Tu non c'entri! Sono stato antipatico! Cosa fai qui a quest'ora?"
 "Domani mattina parti... Volevo salutarti!"
 "E non ci siamo salutati prima?"
 "Ma sì... Allora vado!"
 "Farfallina, tienimi compagnia... Ti va?"
 Era solo quello che voleva. Rimanere con lui. 
 "Come vanno gli studi?"
 "Come sempre! Chicco... Credi sia stupida?"
 "Dimostra di non esserlo! Laureati, trova qualcosa che ti piace e impegnati per riuscire a farlo bene!"
 "Mi mancherai così tanto!"
 "Sei così dolce! Lo sei sempre stata! Il tuo fidanzato è fortunato! Lo sai?"
 "Ma io non ho nessun fidanzato. Non piaccio a nessuno!"
 "Impossibile! Sei la bambina più carina del mondo! E a te? A te piace qualcuno?"
 "No... Nessuno in particolare!"
 "Lo sai, ne sono contento! Ne sarei un po' geloso!"
 "Davvero?"
 "Sì!" 
 "Ti piaccio? Mi trovi bella?"
 "Sei bella, sì! Ma non intendevo in quel senso. Sarei geloso di te come lo sono di mia sorella. Mi sembra strano il rapporto che ha con tuo fratello... Non mi piace!"
 "Oh... Certo! E che ti importa di quello che c'è tra loro? Dovresti essere felice se loro lo sono!"
 "Ma lo sono, è strano! Tutto qui. Lei è ancora una ragazzina e... Non lo so! È mia sorella e forse, nonostante il nostro non sia un rapporto idilliaco, sono protettivo nei suoi confronti!"
 "Beh, dovresti pensare agli affari tuoi!"
 "Non trattarmi male! Sei arrabbiata perché mia sorella ha un fidanzato e tu no?"
 "Lo sai? Sei un idiota!"
 "Permalosa come i gatti!"
 "Buona notte... E buon viaggio! Divertiti!"
 "Mi mancherai anche tu!"
 Rimase ferma per qualche secondo, avrebbe voluto andare via per dimostrare a se stessa e a lui che era forte, ma non poteva lasciarlo andare in quel modo! Corse tra le sue braccia e lo strinse, singhiozzando come una bambina.
 Lui ricambiò quell'abbraccio e prima di riuscire a reagire lei gli aveva dato un bacio a cui non si era sottratto.  Un bacio solo sfiorato, che l'aveva  quasi spaventata. Fece per liberarsi dalle sue braccia ma lui la fermò e  la baciò. Ed era stato un bacio vero. Le accarezzò la guancia e la trattenne quando lei cercò di fuggire, piena di timidezza. Poi la strinse.
 "Farfallina, che significa?"
 "Non ti è piaciuto?"
 "Mi hai regalato il tuo primo bacio? Non avevi mai baciato nessuno?"
 "È stato così brutto?"
 Si staccò da lei e guardandola negli occhi, le sorrise.
 "È stato dolce, come te! Ma cosa significa?"
 "Nulla... Non significa nulla! Io... Io volevo solo dare un bacio! Tutto qui!"
 "Tutto qui? Beh, piccola, per me è stato un bacio speciale! Non lo dimenticherò mai! Davvero! Mi mancherai tanto! Ma puoi venire a trovarmi quando vuoi! Tu sei l'unica che sarei felice di vedere!"
 "Se te ne vai, sarò sola... Resta qui... O portami con te!"
 "Io non posso rimanere qui. Non voglio odiare la mia famiglia e se restassi la odierei... E tu... Tu sei piccola, sei una ragazzina!"
 "Io ti amo Chicco!"
 "No, non mi ami! Presto le cose cambieranno. Smetterai di pensare a me e troverai un bel fidanzato per il quale perderai la testa..."
 Ed era proprio andata così. 
 Riccardo sorrise e istintivamente si sfiorò le labbra. Come faceva a pensare al bacio che lei gli aveva dato mille anni prima? Non lo sapeva, ma era un ricordo dolce. Dolcissimo. Come ogni ricordo di lei. Perché lei era la più dolce creatura del mondo.
 Pensò che fosse molto meno dolce il ricordo di quella sera, quando quel bel fidanzato era diventato reale. E lei lo teneva per mano quel fidanzato e prima di raggiungere tutti quanti, gli aveva dato un bacio. Sì, era un ricordo decisamente meno dolce. Ci era rimasto male ed era certo che lei se ne fosse accorta.
 Le sembrava di impazzire. Stava ancora pensando o stava già sognando? Quella sensazione sembrava quasi essere tangibile. Le sembrava che se avesse allungato una mano avrebbe potuto toccarlo proprio come quando, dopo la sfilata aveva raggiunto la sua famiglia con il suo fidanzato. Quella sera aveva avuto la certezza che le cose erano cambiate. Sì, forse quella sera lui si era innamorato di lei. Ma lei aveva finto che non le importasse nulla. Aveva un uomo che presto avrebbe sposato. Lui non contava. Era solo piacevole saperlo un po' geloso. Era bello vederlo sulle spine, infastidito da un altro uomo. Lui la guardava come volesse spogliarla. Per quanto tempo aveva sperato che lui la guardasse in quel modo? Era compiaciuta e fu più dolce e affettuosa che mai con il suo bellissimo modello. Chissà se sapeva che lei si sarebbe sposata? No, era evidente che non fosse a conoscenza nemmeno del fidanzamento. Non era importante, glielo avrebbe detto suo fratello, o Camilla, o chiunque altro. Si era defilata in compagnia del fidanzato, osservandolo innervosito e scocciato. Era così bello... Bello vederlo deluso. Ed era bellissimo lui. Vestito come se quella serata non fosse elegante, con dei pantaloni larghi, un semplice maglione e i capelli troppo lunghi per essere ordinati. 
 Avrebbe voluto vederlo, solo un momento, soli. Avrebbe voluto guardarlo negli occhi e chiedergli cosa provava per lei, ora che era persa. Ma non lo aveva più visto. Lui era partito per tornare a Boston qualche giorno prima del previsto e per lei era stato impossibile smettere di pensare a lui. Non era riuscita a parlare con il suo Chicco. Avrebbe voluto spiegargli quello che era successo tra lei e il suo ragazzo e le ragioni che l'avevano spinta a prendere quelle decisioni. Ma lui non le aveva dato il tempo per farlo. Aveva ricominciato a chiudersi in se stessa, sempre di più. Ogni giorno litigava con il fidanzato che la accusava di non amarlo davvero, che le chiedeva di dimostrare quello che provava e che sospettava che avesse un altro uomo. Un altro uomo... Che stupido! Non immaginava nemmeno che l'uomo, di cui temeva l'esistenza, non era altro che suo fratello. L'uomo che non l'aveva mai guardata se non come una sorella e che era scappato come un vigliacco per non parlare con lei. O forse era lei ad esserne convinta. Forse lui se n'era andato semplicemente perché non sopportava di restare in quella città. Del resto, col tempo, avrebbe imparato a conoscerlo e ad odiare la sua capacità di scappare da lei.
 Si erano visti al compleanno della zia, ma per poco. Era troppo arrabbiata e triste per rimanere molto tempo e se n'era andata presto. Quello stupido l'aveva lasciata. Invece di sposarla e portarla via da quella orribile realtà, l'aveva lasciata. Lui non era felice perché diceva di amarla e non voleva dividerla con nessuno, nemmeno con un fantasma. Perché aveva capito che nel suo cuore non c'era spazio per nessuno che per quel fantasma a cui non era riuscito a dare un nome e un volto. E allora aveva deciso che la cosa migliore era scappare da lei, ma non da solo, con un'altra donna. Più vecchia di lei e nemmeno tanto bella, per umiliarla, per disprezzarla. Lei da giorni era chiusa nel suo appartamento, piangeva senza sapere perché. Certo era affezionata a quel ragazzo. Ora chi l'avrebbe fatta sentire speciale? Ma non piangeva per lui, piangeva perché era stata tanto stupida da aver rovinato la sua prima storia importante per colpa di qualcuno che non la considerava nemmeno. E allora lo aveva chiamato lei. Nel cuore della notte. Se una cosa stupida, ma lui era l'unico che voleva vicino. Lui era il suo Chicco.
 "Farfallina... Che succede?"
 "Vuoi venire qui? Per favore... Vieni qui!"
 Era impazzita? Perché l'aveva fatto? Si era fatta una doccia per cercare di togliersi le lacrime che aveva versato e poi aveva indossato la prima cosa che aveva trovato nel cassetto. Una sottoveste bianca, leggera. Le piaceva la sensazione che provava quando la indossava. Era morbida e fresca. Il suo cuore batteva all'impazzata aspettandolo e le era sembrato scoppiasse quando aveva sentito la porta aprirsi. Raggomitolata su se stessa, con la testa sotto il cuscino per non mostrare il suo viso che era in fiamme, lo aveva sentito sedersi accanto a lei e accarezzarle una spalla. Senza pensarci, spinta da qualcosa che non sapeva spiegare, gli aveva buttato le braccia al collo, cominciando a singhiozzare. Sentiva le sue mani accarezzarle la schiena. La consolava, dicendole che presto si sarebbe sentita meglio. E lei si era rilassata tra le sue braccia. Era così dolce. Si impegnava per trovare le parole giuste per consolare una donna abbandonata, mentre lei sembrava rifiorire ad ogni carezza che le dava. Le sue mani cancellavano la frustrazione e l'umiliazione e più le sentiva, più desiderava che quelle mani continuassero a toccarla in maniera sempre più intima.
 "Io ti amo..."
 Per un attimo le era sembrato di sentire il suo cuore accelerare, ma poi le aveva detto che non era vero, che era solo triste e sconvolta.
 "Io ti amo davvero! Lui non contava nulla. Mi ha lasciato per te... Lo sai Chicco! Io ti amo da sempre!"
 "Piccola..." L'aveva stretta ancora di più e le sue mani calde non smettevano di accarezzare la sua schiena e ogni tocco era un brivido.
 "Fai l'amore con me!"
 "Piccola... No!"
 "Sono così orribile?"
 "No! No! Sei bellissima e... Sei così... Sei così sexy, eccitante... Ma io non voglio!"
 "Ti prego! Fai l'amore con me!"
 "Non voglio che domani tu ti penta..."
 "Ma io ti amo! Ti amo da sempre!"
 "Se è vero... Piccola io... Tu sei troppo importante per me. Non voglio rovinare quello che abbiamo!"
 "Non ti chiedo di amarmi, lo so che non mi amerai mai! Solo di fare l'amore! Una sola volta!"
 "Se facessimo l'amore, sarebbe per sempre... Tu sei la mia farfallina..."
 "Allora, se davvero fosse per sempre, sarebbe ancora più bello! Ma non te lo chiederò..."
 Aveva alzato gli occhi su di lui, guardandolo in un modo che lui non conosceva. Lo aveva baciato. Non era più la ragazzina dell'anno prima. Quel bacio era dolce e pieno d'amore, proprio come lei, ma era anche pieno di significato e di desiderio. Non era stato difficile perdere il controllo e mentre la baciava con una passione che non sapeva di avere, l'aveva accompagnata sul letto, sotto di lui, togliendole quello che indossava. Nemmeno si accorgeva che lei era completamente abbandonata a lui, che lasciava fosse lui a condurla in quello che stava succedendo. Lo baciava, ma non sapeva cosa fare, non sapeva come toccarlo, come comportarsi. Era impacciata e imbarazzata mentre lo guardava spogliarsi, e quasi si copriva al suo sguardo. Lo aveva accolto tra le sue braccia, sperando di non deluderlo. 
 "Piccola... Ma tu... Sei... È la prima volta..."
 "Io... Sì..."
 "Non possiamo fare l'amore! Devi farlo con qualcuno di davvero speciale. Che ami e che ti ama!"
 "Tu sei speciale. Io ti amo e non amerò mai nessun altro! Tu lo sai! Non importa se non mi ami! Ma non smettere... Voglio sia tu il mio primo uomo! Fingi di amarmi solo stanotte!"
 Fingere? In quel momento nessuna donna era importante quanto lei. Nessuna donna lo aveva mai fatto sentire come lei in quel momento. Non sapeva cosa fosse quello che provava in quei momenti, ma sapeva che voleva solo vederla felice, e voleva che fosse felice con lui. Non sapeva cosa fosse l'amore, ma quello che sentiva per lei in quel momento era qualcosa di totalizzante e indescrivibile. Qualcosa di assoluto e... Ed era giusto. Nulla gli era mai sembrato tanto giusto. Il suo corpo perfetto, i suoi occhi dolci e pieni di forza nonostante l'imbarazzo. Voleva fosse sua. Voleva essere il primo uomo ad amarla e desiderava essere l'unico che avrebbe amato. Aveva ripreso a baciarla, con dolcezza, lasciandole tutto il tempo che le serviva per rilassarsi e dimenticare la paura. Poi l'aveva fatta sua, piano, dolcemente, sussurrandole che anche lui l'amava e non avrebbe mai smesso di amarla. Aveva soffocato il suo dolore con un bacio e fatto in modo che fosse bellissimo e indimenticabile. Lui non avrebbe mai scordato quella notte. La sua vita era cambiata nel momento in cui lei era stata sua. Nulla sarebbe stato più uguale. Lei avrebbe potuto stancarsi subito, cacciarlo e trovare mille altri uomini, ma lui non avrebbe mai più guardato nessuna donna senza pensare a lei.
 Quando? Sapeva di aver perso la testa per lei quella notte. Ma in quale momento l'affetto era diventato amore? Quando quella bambina di era trasformata nell'amante che lo faceva impazzire? Era così ingenua, così inesperta quella notte. Ma quello che aveva iniziato a provare per lei, non era tenerezza, ma passione. 
 "Chicco... Sarò per sempre tua!"
 "Piccola... Sei... Sei così speciale! Io... Io credo che tu sia l'unica donna che possa farmi sentire così!"
 "E come ti senti, Chicco? Ti è piaciuto? Io... Ti ho deluso?"
 "No... Deluso? Come puoi pensarlo? È stato... È stato bellissimo! Tu sei bellissima! Come stai piccola?"
 "Mi sento strana... Ma felice! Chicco, lo so che non è così, che non mi ami... Ma puoi dirmelo solo una volta? Ti giuro che non te lo chiederò mai più! Puoi dirmi di amarmi?"
 "Piccola... Non voglio mentirti! Non ho bisogno di farlo! Io credo che sia tu l'amore! Sei così dolce, bella..."
 Riccardo ricordava il modo in cui lei lo aveva stretto, come se non volesse più lasciarlo andare e lui aveva sorriso pensando a quanto fosse speciale quella donna che lo aveva fatto innamorare in una notte. Quella che era una bambina fino a qualche mese prima e che in quel momento si era stretta a lui facendolo impazzire. Sì, non c'era un momento preciso. Con lei era stato un crescendo di sensazioni, emozioni e sentimenti che prima di allora non aveva mai provato per nessuna. 
 Ne era così sicura. Lui la amava. Ne era sicura anche in quel momento, sdraiata nello stesso letto che avevano diviso quella prima volta. La loro prima notte insieme. 
 "Allora puoi rimanere ancora un po'?"
 "Farfallina, non ci penso nemmeno a lasciarti! Voglio stringerti fino a domani e... E farei l'amore con te per tutto il resto della notte!"
 Si era accoccolata abbracciandolo e addormentandosi tra le sue braccia. Erano completamente persi l'una nell'altro. Respiravano insieme e i loro cuori si confondevano. Per lei era un sogno che si realizzava, per lui quello era l'inizio di un percorso che lo avrebbe portato a capire se stesso. Perché lui, nonostante le sicurezze, la forza e l'indipendenza, non sapeva davvero chi fosse e non sapeva cosa davvero volesse. Sapeva solo scappare da quello che non voleva. Invece lei, fragile e insicura, sapeva perfettamente chi era e cosa voleva. Lei era la donna di Chicco, lo sapeva da sempre e voleva lui. Lo voleva con tutta se stessa. Per lui, avrebbe fatto qualunque cosa. Sapeva da sempre che lui era la sua vita. E in quel momento per lui era la stessa cosa. Insieme a lei si sentiva stranamente felice. Come se nulla potesse fargli del male. Come se nulla fosse importante, né lo studio, la famiglia, i sogni... Era lei il sogno. 
 "Farfallina..."
 "Ciao... Sei davvero qui?"
 "E tu sei sempre stata così? Sei sempre stata nel mio cuore?"
 "È vero? Quello che dici è vero?"
 "Dolce... Speciale! Sei perfetta. E io? Sono quello che credevi?"
 "Sei tu, Chicco! Io ho sempre saputo ciò che sei!"
 "E chi sono? Cosa sono?"
 "Sei un uomo intelligente, inquieto, sei dolce e hai un cuore buono, sei pieno di sogni e stai cercando di realizzarli. E li realizzerai, tutti! Sarai quello che vuoi... Io non lo so che tipo di lavoro farai, ma avrai successo, io lo so! Come con la scuola e con il cavallo. Sarai il migliore in qualsiasi campo! E sei un uomo speciale. Sei così bello... Lo so, sono sciocca! Ma lo sei, davvero. E... Poi io credo che tu stia cercando qualcosa... Non so cosa sia! È come se ti mancasse qualcosa! Tuo padre sbaglia quando dice che sei scappato dalle tue responsabilità. Nessuno è come te! E se loro non lo capiscono, io sì, perché ti conosco. Perché sei speciale! Diventerai importante. Tutti conosceranno il tuo nome. Non come ora... Intendo dire che tu farai strada e... E tu sei tu, e sei l'amore!"
 "Piccola... Se fossi la metà dell'uomo che descrivi sarei perfetto!"
 "Ma tu lo sei! Sei perfetto..."
 "Mi fai stare così bene! Mi fai sentire speciale! Non credevo di riuscire a restare in un letto per tanto tempo senza sentire il bisogno di andare via... Ehi... Scusa! Non volevo offenderti!"
 "Non mi hai offesa... Chicco, fare l'amore con me è stato come farlo con le altre? Il fatto che fosse la prima volta per me... Ti aspettavi qualcosa di diverso? Con le altre donne è... È più bello?"
 "Quello che mi hai dato è qualcosa di così... Mi hai dato te stessa e tu sei la cosa più bella e importante che esista. Quello che ho provato mentre facevamo l'amore è stato qualcosa di dolce, ma anche assoluto... Non so come spiegartelo, ma ti giuro che non ho mai provato nulla di tanto coinvolgente! Mi credi se ti dico che mi sono perso dentro di te? Che avrei voluto non finisse mai? Che vorrei fare l'amore anche ora? Che non mi basterai mai, non più... È tutto cambiato... Questa notte, sei tu ad avermi cambiato"
 "Davvero vuoi fare l'amore ancora? Pensi che sia stato bello? Perché per me sì... Oh mio Dio, Chicco... Mi sembrava di morire... È sempre così bello? Voglio dire, la prima volta è speciale, lo so, ma poi?"
 Le aveva baciato le labbra, sorridendole e accarezzandole il collo, perdendosi nei suoi occhi pieni di timori. L'aveva amata dandogli tutto se stesso sospirando con lei, sentendo ogni suo brivido, ogni suo gemito e facendolo suo, stringendola e accompagnandola con le carezze e i baci perché lei sentisse quello che sentiva lui. E quando aveva percepito che lei stava perdendo il controllo, l'aveva baciata come non aveva mai fatto con nessuna. Soffocare la sua voce era come rubarle quel momento. Perché sentiva il bisogno di avere tutto di lei, anche il piacere che lui le dava. Poi si era lasciato andare, perdendo persino se stesso. Era suo e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era che avrebbe voluto amarla ogni giorno della sua vita.
 Nella sua camera di ragazzino, guardava il soffitto aspettando che quel maledetto sole sorgesse. Ogni istante era prezioso e portava alla fine di quel soggiorno che gli era diventato insopportabile. Era buffo come le cose cambiassero in fretta. Solo il giorno prima l'aveva rivista, aveva creduto di essere forte e che sarebbe stato capace di gestire i suoi sentimenti. Ma il suo cuore e i suoi pensieri continuavano a correre a lei a quei giorni.
 Quanto tempo avevano passato il quell'appartamento? Avevano perso la cognizione del tempo. Lei dormiva accanto a lui e sembrava serena, felice. Era sempre stata tanto bella? Non se n'era mai accorto se lo era sempre stata. Era carina, con un viso grazioso, era sempre stata magrissima, alta e... Giovane. Era una bambina, l'aveva vista nascere. Lui era piccolo, ma ricordava quando l'aveva vista la prima volta. Aveva desiderato fosse la sua sorellina. Era carina, ma piangeva sempre, come Camilla. Poi si era affezionato a lei più che a chiunque altro. Anche se adorava giocare con Lorenzo e con Giulio, per lei aveva sempre provato qualcosa di diverso. Sua sorella non aveva bisogno di lui. Era indipendente e capace di ottenere tutto ciò che voleva. Ma lei sembrava sempre triste, era viziata, insopportabile e permalosa, ma gli piaceva il modo in cui sembrava avesse bisogno della sua compagnia. Era dolce. Lo era sempre stata. Non l'aveva mai guardata come una donna. Lei era semplicemente la piccola Francesca, nonostante fosse più grande di Camilla, di Edo e di Claudio, lei era la piccola di casa. Forse perché non aveva mai dimostrato gli anni che aveva, sembrava sempre la più giovane di tutti. E mentre la guardava dormire accanto a lui, sembrava davvero una bambina. Non sembrava davvero avere 19 anni. Solo l'anno prima l'aveva baciata, prima di partire per Boston, era stato un bacio dolce e innocente. Non lo aveva dimenticato quel bacio, ma gli sembrava assurdo pensarci. Del resto lei era solo la sua sorellina. Ma in quel momento, mentre lei gli era vicino, nuda e sensuale, non riusciva a pensare ad altro a quanto fosse speciale. La bambina che lo assillava e lo importunava, era riuscita a stregarlo. L'aveva fatto innamorare della sua ingenuità, della sua curiosità e della sua capacità di amare. Era piena di vita, la sua piccola Francesca. Sorrideva mentre dormiva, non l'aveva mai vista tanto tranquilla e serena. Nei suoi occhi c'era sempre un velo di tristezza, o di malinconia. Quei suoi bellissimi occhi scuri e profondi. Il suo viso era dolce. Lo era sempre stato. Il naso piccolo, all'insù, le labbra rosse e carnose, la pelle bianca, i capelli lunghissimi, neri e lisci e quegli occhi... dolci e... E tristi! Sì, era sempre stata bella, anche quando le sue gambe magrissime sembravano delle zampe di ragno, quando le sue braccia sembravano sproporzionate e troppo lunghe, quando il suo corpo sembrava quello di un ragazzo, senza curve, senza forme. Era bella anche allora, ma in quel momento era bella da togliere il fiato. Aveva scostato il lenzuolo, scoprendola e rimanendo incantato a guardarla. Le  mani, le spalle, il seno e i fianchi, le gambe leggermente piegate. Con le dita le aveva disegnato il profilo, mentre lei apriva gli occhi, sorridendogli.
 In quel momento non avrebbe potuto lasciarla per nessun motivo al mondo. Voleva solo lei, vivere per lei. Avrebbe rinunciato ad ogni cosa per lei. Per andare via da lì e vivere solo per loro stessi.
 "Ti amo, piccola! Ti amerò per sempre!"
 "Non dirlo se non lo pensi... Perché vedi, io comincio ad illudermi sia vero... E tu sei il mio sogno da sempre! E se ti stancassi di me?"
 "Potresti essere tu a stancarti di me!"
 "Sono seria... Chicco, io ti amo davvero!"
 "Anche io! Per te provo qualcosa che non ho mai provato per nessuna! Piccola, non ti prometto che ci sposeremo, né che staremo insieme per sempre, ma sono sicuro che quello che provo per te non finirà mai! Quello che provo non può finire, può solo crescere! Forse diventerà qualcosa di diverso... Ma adesso voglio vivere quello che abbiamo, quello che mi hai fatto scoprire... Non sapevo si potesse essere così... Così completi! Che potessi sentirmi tanto vicino a una donna! Ci conosciamo da sempre e solo ora mi sembra di vederti davvero!"
 "Non ti lascerò andare via! Se fosse necessario ti legherei a questo letto. Io sarò tua per sempre, di nessun altro!"
 "Mia madre mi ha lasciato mille messaggi in segreteria... Da quanto tempo siamo chiusi qui dentro?"
 "Non lo so... Ha importanza?"
 "Per questo ti amo! Perché non pensi come gli altri! Non ti preoccupi per le sciocchezze! Vivi tutto senza pensare al resto! Sei come me!"
 "Voglio solo stare con te..."
 "La mia piccola farfallina... Sai amare come nessuna!"
 "Oh... Beh... Non voglio parlare di queste cose!"
 "Sei imbarazzata? Davvero? Ehi, guarda che sono io! È con me che hai fatto l'amore..."
 "Sì, lo so! Ma non voglio parlarne..."
 "Allora ti dirò quello che provo io... Vuoi?"
 "Non è necessario..."
 "E perché?"
 "Io non lo so come si faccia a compiacere un uomo! E... E non voglio sentirmi in competizione con le donne che hai avuto!"
 "Non potrei mai paragonarti a nessuna donna. Tu sei unica! Sei speciale! Ma voglio che tu sappia che l'unica cosa che voglio è vederti felice. E mentre facciamo l'amore sei felice... È vero? Io sì, non lo sono mai stato tanto!"
 "Sono felice anche ora..."
 "Lo sai? Mi fai impazzire! Non è mai stato tanto bello fare l'amore! E tu? Cosa provi?"
 "Io... Io non lo so... Ma... Io non credevo che fare l'amore fosse così... Chicco, per favore, non chiedermi altro! Non so cosa dire e... Basta!"
 "Prometto! Non ti chiederò altro. Non ti dirò più niente... Non hai bisogno di parole per dirmi quello che senti!" 
 Avevano fatto l'amore ancora una volta e poi mille altre. Quei giorni erano passati senza che nessuno sapesse dove fossero e con chi fossero. Vivevano in un sogno, in un mondo solo loro. Ma mentre lei credeva che quella fosse la realtà, lui col passare dei giorni diventava più inquieto e insoddisfatto. Non di lei. La amava, era perfetta, ma di quello che li circondava. Anche solo il fatto che i suoi genitori gli facessero domande sulla sua permanenza imprevista, lo infastidiva. E gli mancavano gli stimoli che l'università gli dava. Bogotà era una città che non amava, troppo lontana dai suoi interessi. Voleva scappare da quella vita che gli stava stretta. Dalla sua famiglia che anche senza parlare, lo faceva sentire un fallito perché non era interessato a quello che per loro era importante. Perché i loro silenzi erano più eloquenti di mille discorsi. Avrebbero voluto prendesse il posto del padre, un ruolo per cui era nato. Aveva provato a spiegare loro che la meccanica era l'unica cosa che gli interessava, l'unica che lo rendesse felice. Era quello il campo in cui voleva avere successo. Per tanto tempo aveva provato ad essere capito. Poi, dopo una furiosa litigata con il padre, ci aveva rinunciato. Aveva smesso di sperare che loro lo corendessero e aveva accettato il loro biasimo. Ma era frustrante quell'atteggiamento, lui non sopportava di essere considerato il figlio ingrato, quello che non riusciva a essere felice nonostante avesse tutto. Era stanco di sentirsi mortificato ogni volta che riusciva ad ottenere dei risultati eccezionali. Nessuno della sua famiglia sembrava interessato. Così aveva deciso di allontanarsi da loro. Mancava poco. Presto avrebbe conseguito il master, aveva offerte di lavoro da numerose società, che lo volevano come ingegnere, ma lui aveva già deciso cosa fare. Sarebbe andato a Miami e avrebbe lavorato per una piccola scuderia di Offshore. Si sarebbe divertito a pilotare i motoscafi e a realizzarli. Almeno per qualche tempo, poi avrebbe preso decisioni diverse. Ma non sarebbe mai tornato a Bogotà. Lì non c'era il mare, che lui adorava, non c'erano stimoli, né emozioni. Non c'era nulla in quella città che lo tratteneva. Ma in quei giorni le cose erano cambiate. C'era lei, la sua bellissima Francesca, che lo amava come nessuno avrebbe potuto amarlo, che lo capiva, che non lo giudicava, che viveva per lui e che gli chiedeva solo amore. Lei, il suo rifugio dalla quotidianità, dalla noia di quella città. Avrebbe potuto portarla via, portarla a Boston, poi a Miami. Ma sarebbe stato giusto? Lei era giovane, aveva appena cominciato la sua carriera di modella. La modella... Cosa avevano in comune loro due? A lui interessava studiare, capire, sperimentare, lei non era nemmeno riuscita a finire l'università. Era una donna ricca e viziata, faceva la modella perché non aveva voglia di fare altro. Tra loro le cose sarebbero finite comunque. La sua dolcezza, la sua capacità di amarlo non sarebbero bastati. Doveva tornare a Boston, il prima possibile. Forse un giorno sarebbe tornato da lei, se lei lo avesse aspettato, forse avrebbero potuto stare insieme prima o poi. Era assurdo anche pensarci. Perché avrebbe dovuto aspettarlo? Perché ci sperava? Lei era giovane, bella, volubile e presto avrebbe trovato un altro uomo. Un altro uomo l'avrebbe amata e lei l'avrebbe ricambiato. Anche solo immaginarla mentre si dava ad un altro, lo faceva impazzire. Era sua. Lei era la sua donna e non sarebbe mai cambiato. Era un dato di fatto. Era sua. 
 Aveva organizzato la partenza senza dirle nulla. Doveva andare via. Nonostante lei, la sua dolcezza e la sua pace. Non era pronto a gettare via i suoi sogni, anche se lei sarebbe stata tutto, ogni giorno. Anche se sapeva l'avrebbe rimpianta, che le sarebbe mancata come l'aria. Nulla avrebbe potuto trattenerlo, nemmeno lei. La notte prima di partire avevano fatto l'amore. Lei non era più intimorita, non provava più alcuna paura, si dava a lui senza riserve, ogni inibizione era caduta. Con lui, era se stessa e fare l'amore era diventato qualcosa di naturale e impossibile da gestire. Era completamente sua e vederlo mentre la amava, la rendeva felice. Si sentiva speciale tra le sue braccia. Ed era convinta che sarebbe stato per sempre. 
 "Vengo con te! Ti prego, non lasciarmi da sola! Portami via! Portami via da qui, da loro! È per loro che vai via! Io li odio! Non lasciarmi sola! Io ti amo!"
 "Non posso portarti con me. Vivo con degli amici e non so nemmeno per quanto tempo resterò a Boston. Dopo la specializzazione ho dei progetti... E tu hai il tuo lavoro! Come vivremo? Dove?"
 "Ma di che parli? Mi stai lasciando? Mi stai dicendo che non vuoi che stia con te perché non potresti mantenermi? Io non voglio essere mantenuta da nessuno! Credi che non possa lavorare? Tu scegli dove vuoi vivere, io ti seguirò!"
 "Dammi un po' di tempo..."
 "Tempo? Per cosa? Mi ami?"
 "Ma sì, certo che ti amo! Ma non posso!"
 "Non puoi? Davvero?"
 "Non voglio! Non voglio pensare a niente altro che ai miei progetti! Almeno per adesso! Tu devi continuare a pensare a quello che fai! Per quanto non capisca come possa essere definito tale, è un lavoro, no? E magari potresti decidere di tornare a studiare! E poi... E poi non voglio che loro possano entrare nella mia vita! Non voglio dare giustificazioni, non voglio che me ne chiedano! Dammi un po' di tempo! Quando avrò deciso cosa fare della mia vita, ti chiederò di raggiungermi! Ma non ora!"
 "Non ora? Finisce così? Adesso?"
 "No! Non finisce nulla! Io ti amerò sempre!"
 "Ma non quanto ti amo io..."
 "Io sono fatto così... Mi dispiace, farfallina!"
 "Non farlo! Non lasciarmi! Non ti chiedo di restare, se non vuoi che stia con te, non te lo chiederò. Ma dimmi che sono la tua donna. Che sei il mio uomo nonostante la distanza. Dimmelo che la distanza non conta nulla..."
 "Sei dolce e ingenua, piccola! Vuoi che ti prometta qualcosa che nessuno dei due potrà mantenere... Non voglio mentirti!"
 "Io posso aspettarti!"
 "Ma io non voglio che mi aspetti! Come posso anche solo chiedertelo? Io non lo so quando deciderò di fermarmi! Non ora, non per i prossimi anni. Voglio vivere tutto quello che la vita ha da darmi! Voglio scoprirlo questo mondo, voglio conoscerlo! E anche tu! Non puoi davvero pensare di fermarti a me... Io non sono niente di speciale! Non so nemmeno darti quello che vuoi!"
 "Tu sei tutto, Chicco!"
 "Io non voglio essere tutto! Voglio solo essere me stesso e voglio che tu mi veda per quello che sono. E io sono solo un uomo che ancora non sa cosa vuole dalla vita!"
 "Credevo volessi me..."
 "Piccola... Sei meravigliosa! Sei speciale e sei nel mio cuore! Ma fino a quando non saprò cosa voglio, non c'è spazio per nulla e per nessuno. Quello che abbiamo è... È speciale, indimenticabile... Tu non immagini quanto sia difficile lasciarti andare..."
 "Non farlo! Non lasciarmi andare! Chiedimi di essere la tua donna! Io sono tua! Fai l'amore con me, ora! E poi dimmi che non è questo che vuoi..."
 "Non cambierebbe... Parto domani! Ma tu sei la cosa più bella che abbia. Ti amerò sempre! Ti amo ora è ti amerò tra mille anni! Farfallina, mi credi?"
 "No, non ti credo! Credo che tu creda di amarmi, ma non tieni a me! Non ti sto chiedendo nulla, voglio solo darti me stessa... Ma tu sei troppo preso da te stesso! Sei egoista e non sai amare! Vattene ora! Non aspettare domani! Non ti voglio qui! Sii felice!"
 Lo aveva trascinato fuori dalla porta del suo appartamento e poi aveva pianto per tutta la notte. Aveva sperato cambiasse idea, che tornasse da lei, anche solo per dirle che nulla avrebbe cambiato le cose tra loro, che una volta finita la specializzazione, sarebbero stati insieme. Anzi lei voleva solo che lui le dicesse che sarebbero stati insieme sempre, nonostante tutto. Ma lui era partito e non l'aveva nemmeno cercata, perché era troppo difficile dimenticarla. Aveva pensato a lei ogni giorno, desiderandola e rimpiangendola, combattendo ogni giorno con se stesso per non cercarla. Ma alla fine non poteva rinunciare a nulla per trovare se stesso. Ed era buffo. Perché dopo oltre dieci anni, lui ancora non era certo di esserci riuscito. Era sicuro solo che lei c'era sempre stata, anche quando erano lontani l'uno dall'altra, anche quando non si vedevano per mesi. Anche durante quel lunghissimo anno e mezzo in cui lei era come sparita.
   
 
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