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Autore: Ode To Joy    07/08/2018    2 recensioni
[!!!SPOILER S7!!!]
In seguito al salvataggio di Shiro dal piano astrale, Matt si ritrova a raccontare a Keith una vecchia storia che non gli appartiene ma di cui, suo malgrado, ha fatto parte.
E di cui, a sua insaputa, il giovane Galra ha scritto la fine.
"Adam non era la persona adatta per Shiro... Ma questo non gli impedì di averlo."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Holt Matt, Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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IV
Adam



E furono felici.

Lo furono come potevano esserlo due quindicenni – sedicenni quell’inverno – al loro primo amore. Erano terribilmente discreti.

Non si nascondevano, ma lo sapevi o non lo sapevi.

Intuirlo era difficile e richiedeva un’osservazione costante dei due soggetti.

Il secondo anno volò così. Io fissavo Adam, lui ignorava me e Shiro era felice. Io e lui non eravamo amici ma vincevamo tutti e due.

Il terzo anno fu più traumatico. Non funzionava come per voi: il dormitorio era più piccolo e venivano ammessi più studenti al primo anno. Si restava in tre in una stanza, fino a che non si creava più spazio tra i cadetti dello stesso anno.

A quel punto, ci ridistribuivano in base alle specializzazioni.

Il terzo anno fu proprio quello in cui lo spazio aumentò. Shiro e Adam erano due piloti, quindi spostarono me.

Sono certo che Sànchez abbia esultato in gran segreto!

Dal punto di vista pratico, non cambiò niente tra me e Shiro. Eravamo migliori amici, non sarebbe stato un corridoio di distanza a dividerci.

Il vero cambiamento fu per Shiro e Adam.

No, non entro nei dettagli! Capiscilo da solo!




Lo spazio era aumentato nella camera numero 87 del dormitorio maschile della Galaxy Garrison. I letti si erano ridotti a due ma Shiro e Adam ne usavano solo uno, quello che era rimasto sotto la finestra, a portata del cielo.

“Vieni qui…”

Shiro affondò le dita tra i capelli castani perfettamente in ordine. Aveva una gran voglia di spettinarli.

Adam si tolse gli occhiali, li posò sul comodino e lo baciò. Shiro sorrise contro la sua bocca e questa scese a vezzeggiargli il collo.

Shiro reclinò la testa da un lato e chiuse gli occhi. Durò poco.

“Mi fai il solletico, Adam!” Esclamò, contorcendosi un poco. Se si poteva rinchiudere il mondo intero in una stanza, Shiro era certo che ci stessero andando vicino. Erano ancora goffi mentre si toglievano i vestiti ed esploravano quell’intimità completamente nuova. Shiro non aveva fretta. Accarezzava il corpo di Adam, ne studiava le linee come avrebbe fatto con quelle di una carta celeste.

Imprimeva ogni dettaglio nella memoria e ci ripensava quando sarebbe stato meglio non farlo. Era difficile rimanere concentrati in classe quando sentiva ancora l’odore di Adam addosso. Shiro faceva del suo meglio e per sua fortuna bastava, poi correva a chiudersi nella camera che divideva col suo co-pilota e si dedicava a una formazione di tutt’altra natura.

Era facile dimenticarsi di tutto quando Adam era su di lui e la sua bocca non si limitava a graziare le sue labbra. C’era dolcezza e curiosità in quei giochi erotici. Nessuna pressione, nessun turbamento.

Erano complici a letto come lo erano quando volavano, ma era solo nel primo caso che Shiro aveva l’impressione di toccare il cielo.

Quando era strettamente necessario, trovavano anche il tempo per studiare ma questo non li obbligava a tenere i vestiti addosso.

Costretta per un anno in dei confini ben precisi, la passione tra loro era divampata non appena le era stata offerta la giusta occasione.

E lasciarsi consumare da quel fuoco era bellissimo.



Seduto nell’ala lettura della biblioteca, Matthew Holt era perso in profonde riflessioni sull’omicidio.

“Dobbiamo uscire da quella camera,” aveva detto Shiro con un sospiro stanco che non aveva nulla di onesto. “Il semestre sta per finire. Ci vediamo in biblioteca per studiare?”

Matt aveva preferito non chiedere perché Shiro si era sentito in obbligo di sottolineare che doveva trovare una via di fuga dalla stanza in cui avevano dormito in tre per due anni.

Suo malgrado, trovò una spiegazione a tutto direttamente in biblioteca.

In difesa degli altri due, Matt non si era accorto di niente fino a che la penna non gli era caduta sotto il tavolo e si era dovuto chinare per raccoglierla. Perché erano colpevoli del suo turbamento? Perché quando Matt aveva visto e si era rimesso a sedere, nessuno dei due si era degnato di giustificare quella ridicolaggine.

Shiro e Adam erano seduti uno di fronte all'altro e il primo aveva allungato la gamba fino ad appoggiare il piede sulla sedia del secondo per permettergli di toccarlo.

Per il bene della cronaca, Matt aveva preso atto del fatto che Adam la mano sinistra non l’aveva mai appoggiata sul tavolo.

La parte peggiore? Entrambi se ne stavano chini sui loro appunti come se l’altro non fosse lì.

Erano in quella posizione da almeno un’ora quando Adam si alzò dal suo posto. “Vado a prendere dell’acqua,” disse. “Vuoi qualcosa?”

Shiro accennò un sorriso e scosse la testa.

Matt non si disturbò a guardare Adam in faccia mentre lo superava, ma non si perse il modo in cui Shiro si mosse sulla sua sedia per riaggiustare la gamba in una posizione normale. Aspettò che i passi del co-pilota si allontanassero. “No, Adam, non voglio niente neanche io, grazie,” disse sarcastico.

Shiro sollevò lo sguardo dai suoi appunti. “Come?”

Matt sbuffò. “Sei già in orbita e non me ne sono accorto?”

L’altro inarcò le sopracciglia perplesso.

“Shiro, ti prego…” Matt si massaggiò la fronte. “Quando uno dei due entra nella stanza, l’altro lo fissa come se stesse guardando il firmamento… Anzi, Adam non ha mai guardato così neanche quello.”

Shiro non comprese. “Siamo molto discreti,” ribatté. “Quando siamo in pubblico, Adam a stento mi sorride.”

“Non ha bisogno di sorriderti, Shiro. Non ha bisogno nemmeno di essere vicino a te. Sono gli sguardi! I vostri sguardi parlano!” Matt sbuffò di nuovo e scomparve dietro il suo tablet.

Shiro rifletté su quelle parole picchiettando distrattamente la penna sul tavolo. “E quello di Adam che cosa dice?” Domandò di colpo.

Gli occhi di Matt ricomparvero da sopra il bordo del tablet “Perché senti la necessità di chiedermelo?”

“Curiosità…”

Matt reclinò la testa da un lato. “Avete la camera tutta per voi e hai bisogno che io ti rassicuri sul modo in cui Adam ti guarda?”

Shiro accennò un sorriso, ma abbassò lo sguardo imbarazzato. “Quello non dice tutto.”

“Non lo so,” disse Matt, dondolandosi sulla sua sedia. “Non so nemmeno cosa sia quello.”

Shiro lo osservò con la coda dell’occhio, troppo imbarazzato per guardarlo dritto in faccia. “Non abbiamo ancora fatto l’amore.”

Ci mancò poco che Matt perdesse l’equilibrio e cadesse all’indietro. “Shiro, aspetta che sia almeno con tutti e due i piedi per terra prima di dare queste notizie!” Esclamò.

Il pilota si guardò intorno allarmato, ma c’erano solo loro nella biblioteca.

“E che significa che non…” Matt agitò le mani, senza dire nulla. “Non mi sono sacrificato per sapere che tu stai rendendo vani i miei sforzi!”

“Non abbiamo deciso noi di-”

“E io non ho deciso di passare intere notti a sentire Oliver russare come se non ci fosse un domani! Eppure, lo faccio! Quindi, fammi un piacere, dimmi che questa mia sofferenza serve a qualcosa!”

Shiro ridacchiò. “È così terribile?”

“Shiro!”

Il pilota sospirò. “Usiamo solo il mio letto, trai le tue conclusioni.”

“Se lo usate vestiti, non è di grande utilità.”

“Restiamo nudi la maggior parte del tempo.”

“Okay, questo non lo volevo sapere…”

Shiro prese a roteare la penna tra le sue dita, gli occhi grigi fissi sui fogli in disordine davanti a lui. “Io vorrei fare l’amore con Adam,” confessò. “Ci penso spesso.”

Matt prese un respiro profondo e, ancora una volta, rispettò il suo ruolo di migliore amico. “Ne avete parlato?”

“Non saprei nemmeno che cosa dire.”

Matt allargò le braccia. “Quello che hai appena detto a me?” Propose. “Adam, desidero fare l’amore con te?

“Mi spiace, il desiderio non è ricambiato.”

Matt sentì il sangue gelarsi nelle vene, Shiro nascose il viso tra le mani e Adam tornò al suo posto con la sua solita espressione apatica.

Il giovane Holt scosse la testa, radunò le sue cose e si alzò dal suo posto.

Shiro lo guardò. “Dove vai?”

“Sulla pista di atterraggio.”

“A fare cosa?”

“Aspetto che qualcuno atterri e mi butto sotto!” Matthew Holt uscì di scena senza voltarsi.

Shiro sospirò. Quando sollevò gli occhi su Adam, lui premeva il pugno contro le labbra nel tentativo di nascondere un sorrisetto divertito.

“Adam…” Lo riprese Shiro.

“È stato divertente.”

“È stato imbarazzante! Lo abbiamo imbarazzato!”

“Desiderare di fare l’amore con me è imbarazzante?” Domandò Adam, come se stesse ponendo una domanda sul tempo.

Gli occhi grigi di Shiro rimasero fissi sui suoi. “Non ho mai immaginato che l’argomento sarebbe divenuto oggetto di conversazione.”

“Ah, no?”

“Mi sarebbe piaciuto aspettare che accadesse e basta, come tutte le altre cose.”

Adam lo guardò con attenzione e trovò più luce in quegli occhi grigi che nelle stelle che illuminavano la notte. Come sempre, del resto. “Posso sapere come lo immagini?”

Shiro non arrossì ma esitò. “Non voglio che tu ti senta obbligato a-”

“Come lo immagini, Takashi?”

Il pilota si umettò le labbra e sorrise. “Piove sempre durante le settimane di pausa tra i due semestri,” disse. “È successo per due anni. È matematico, io metto piede fuori dall’Accademia e comincia a piovere.”

“Poi torni in camera tutto bagnato,” aggiunse Adam.

“Tremo sempre dal freddo e non vedo l’ora di farmi una doccia calda.”

“Scomoda…” Commentò Adam poggiando la guancia al pugno chiuso.

Shiro scosse la testa. “No, nella mia fantasia è qualcun altro che mi riscalda.”

Il sorriso appena visibile sulle labbra di Adam era qualcosa di bellissimo nella sua semplicità. Shiro si riscoprì desideroso di baciarlo, ma dopo quello che era stato detto sarebbe parso come un invito che non era ancora pronto a fare.

“Manca poco alla fine degli esami,” disse Adam riportando lo sguardo sui suoi appunti.

Shiro fece lo stesso. Strinse quella promessa mai pronunciata al cuore con aspettativa e nervosismo. “Sì, manca poco.”



Quell’anno non mi feci fregare.

Mio padre era impegnato con delle ricerche che non potevano essere sospese e non sarebbe tornato a casa. Io decisi di rimanere nel dormitorio, tanto per essere sicuro che non succedesse niente in mia assenza.

Vuoi sapere una cosa? Fu un errore…




Shiro non riusciva a staccare gli occhi dalla finestra.

Pioveva e le gocce che battevano contro il vetro scandivano un ritmo rilassante. Eppure, non riusciva a respirare.

“Stai bene?”

Shiro allontanò gli occhi dal cielo plumbeo e tornò al presente. Adam era sopra di lui e lo guardava con poca convinzione. Forzò un sorriso. “Sì.” Fu la sua risposta.

Il suo co-pilota gli accarezzò la coscia con il palmo aperto. Era una carezza a cui Shiro era abituato ma non lo rassicurò in alcun modo.

Adam sospirò. “Sei teso come una corda di violino, Takashi.”

“È solo un po’ di nervosismo.” Fu la spiegazione che Shiro offrì. “Vieni qui…” Trascinò Adam in un bacio caldo, lento, di quelli che non mancavano mai di fargli dimenticare tutto all’infuori di lui.

Funzionò. Solo un poco, ma funzionò.

“Non dobbiamo farlo per forza così…” Adam poggiò la fronte alla sua e si umettò le labbra. “Se non vuoi, non dobbiamo farlo affatto.”

Shiro scosse la testa. “Va bene così.” La mano nascosta sotto il cuscino strinse la federa tanto forte che si sorprese di non sentire la stoffa lacerarsi.

“Va bene.” Adam scostò le ciocche corvine per liberare gli occhi grigi. “Parlami. Voglio sapere quello che senti, d’accordo?”

Shiro annuì. Non lo abbracciò, non lo toccò. Si stava aggrappando al letto come un naufrago in mezzo a una tempesta.

Adam catturò le sue labbra in un altro bacio e fece scivolare la mano tra le sue gambe.

Shiro chiuse gli occhi e decise che si sarebbe costretto a smettere di pensare per sentire.

Sentì, ma non quello che si era aspettato.



Dopo che tutto finì, Adam restò con la fronte premuta contro il cuscino per un lungo minuto. L’orgasmo non lo stordì dolcemente come si era aspettato.

Shiro lo aveva lasciato senza fiato molte volte, ma non ritrovò quelle emozioni mentre le cosce di lui premevano contro i suoi fianchi e il suo calore lo avvolgeva ancora.

Si fece indietro lentamente e solo allora Shiro lo toccò e non per tenerlo vicino a sé. Gli occhi grigi erano aperti ma evitavano i suoi.

Fu quello a confermare ad Adam che aveva fatto un disastro.

“Vuoi che-”

“No.”

Era difficile capire se lo feriva di più non essere riuscito a dare piacere a Shiro o sentire la sua proposta di rimediare respinta.

“Mi dispiace.”

Shiro scosse la testa e si decise a guardarlo negli occhi. “Non è successo niente,” lo rassicurò e si girò su di un fianco.

Adam si coricò alle sue spalle e lo abbracciò. Shiro non lo allontanò ma, al contrario, si spinse contro di lui. Il co-pilota gli posò un bacio sulla nuca. “Mi dispiace, Takashi.”

Shiro guardò le gocce di pioggia scivolare sul vetro della finestra. “Dicono tutti che la prima volta delude,” disse. “Eppure, tutti continuano a farlo.” Avvertì il sorriso di Adam contro i suoi capelli.

La tensione era scemata e Shiro intrecciò le sue dita a quelle della mano che lo stringeva. “Ci serve pratica.” Concluse, voltandosi per guardare l’amante.

Il viso di Adam era serio. “Ti ho fatto male, Takashi, non negarlo.”

“Non dobbiamo insistere oggi,” disse Shiro rigirandosi nel suo abbraccio. “Ero talmente teso che non respiravo. Non avrei sentito qualcosa di piacevole nemmeno se avessi saputo cosa fare.”

Adam non riusciva ad essere altrettanto allegro. “Mi dispiace.”

Shiro gli diede un bacio. “Smettila…” Si rilassò contro di lui.

Il rumore del temporale li cullò entrambi.



E di pratica ce ne volle…



Non appena Shiro scomparve dietro la porta del bagno, Adam affondò il viso nel cuscino con un sospiro frustrato.

Forse, se fosse riuscito a soffocarsi da solo, sarebbe riuscito a salvare quel poco di orgoglio da uomo che gli era rimasto.

Una carezza tra i suoi capelli lo informò che non era più solo. “Adam, non è successo niente.” Lo rassicurò Shiro, tornando sotto le coperte.

Il co-pilota non diede segno di voler uscire allo scoperto.

Shiro sospirò. “Adam, passiamo ancora la maggior parte della nostra giornata senza vestiti addosso. Se avessi di che lamentarmi, mi rivestirei, non credi? Al contrario, mi sento piuttosto lusingato di farti questo effetto.”

Adam lo guardò con un solo occhio: odiava la sua gentilezza quando era impegnato a massacrare se stesso. “Sei un infame, Takashi.”

Shiro rise, posò un bacio sulla sua guancia e si rilassò tra le coperte. “Beh… Queste lezioni pratiche sono più piacevoli di quelle di astrofisica. Se vuoi aiutarmi, non mi dispiacerebbe prendere ripetizioni.”

L’invito era dolce e allettante. Adam lo rifiutò girandosi dall’altra parte. “Che razza di uomo sono se non riesco a fare questo?”

Shiro fissò la sua nuca con insistenza. “Non te la sei mai presa così per-”

“Perché non ho mai avuto ragione di prendermela!” Lo interruppe Adam, esasperato. “Riesco a essere il tuo co-pilota. Non sono al tuo livello ma riesco a tenerti testa abbastanza per fare squadra con te.”

Shiro sorrise. “Ne sei orgoglioso.”

“Smettila di essere così rilassato!” Adam si sentiva offeso nell’orgoglio e il modo in cui l’altro sminuiva la cosa non lo aiutava in alcun modo. “Lo so che ci sono infiniti modi per provare piacere, ma vorrei che il mio ragazzo lo provasse mentre fa l’amore con me.”

“Ma io lo sento, Adam.”

“Non abbastanza,” insistette il co-pilota. “Non riesco a dartene quanto tu ne dai a me.” Prese a fissare il soffitto.

Shiro si spostò sopra di lui. “Vuoi sapere una cosa?” Mormorò contro le sue labbra. “È insieme a te che sto scoprendo quello che mi piace davvero. Può non essere semplice come avevamo sperato ma è l’unica cosa che ho voglia di fare.”

Suo malgrado, Adam sorrise e lasciò che Shiro riprendesse da dove si erano interrotti.



Ovviamente, io fui discreto per tutto il tempo.

Discreto, mi viene da ridere. Il giorno dopo la prima volta che fecero l’amore… La prima volta che riuscirono a farlo come si deve, intendo, bastò guardarli in faccia per saperlo.

Valse per Adam come per Shiro.

Per fortuna eravamo sempre in pochi a restare alla Garrison durante la pausa tra i due semestri! La mattina dopo l’ultimo giorno di pioggia della stagione, il ragazzo d’oro e il suo co-pilota entrarono in sala mensa e tutti - proprio tutti - seppero.

Fu una cosa impossibile da nascondere! Come quando Shiro non mi parlò di te subito dopo averti conosciuto. Era chiaro come il sole che doveva essere successo qualcosa d’importante!




Adam l’aveva saputo.

Nel momento in cui Shiro gli aveva lanciato le chiavi della hooverbike e aveva detto con fare sicuro che il meteo non aveva previsto pioggia, l’aveva saputo.

Le prime gocce di pioggia li avevano sorpresi in mezzo al deserto e non era stato possibile rientrare abbastanza velocemente da evitare il temporale.

“Scusa! Scusa! Scusa!” Ripeté Shiro, rientrando in camera al seguito del suo ragazzo. “Giuro che le previsioni non parlavano di pioggia!”

Adam non gli rispose, appoggiò gli occhiali dalle lenti appannate sulla scrivania più vicina alla porta e prese a liberarsi dei vestiti bagnati. “Fallo anche tu prima di creare una pozzanghera davanti al bagno.” La stoffa bagnata della maglietta si arrotolò dietro la schiena. Shiro intervenne per aiutarlo. “Sei arrabbiato, vero?”

“No,” rispose Adam esasperato, afferrando l’orlo della felpa di Shiro. “Spogliati o ti prenderai il raffreddore.”

Il pilota lo lasciò fare. “Avevo pensato di passare una giornata diversa.”

“Non devi giustificarti, Takashi,” disse Adam, duellando con il bottone dei jeans scuri dato che l’altro non accennava a volersi muovere.

“Mi dispiace,” continuò Shiro sfilandosi i pantaloni dalle caviglie. “Volevo aiutarti a rilassarti un po’. Non ti ho reso le cose facili, ultimamente.”

Adam lo fissò. “Ma perché devi sempre prenderti la responsabilità di tutto?”

Shiro scrollò le spalle. “In caso d’incidente spaziale, in assenza di guasti riscontrati dalla scatola nera, il pilota è il primo responsabile per il fallimento della missione. Immagino sia deformazione professionale.”

Lo sguardo che Adam gli rivolse fu molto eloquente.

Shiro abbassò il viso. “Scusa-”

Adam lo interruppe con un bacio. “Smettila.” Si passò una mano tra gli umidi capelli castani. Shiro sospirò e lo superò. “Prendo degli asciugamani puliti.”

Adam lo seguì con lo sguardo e si godette il contrasto della pelle pallida contro l’intimo scuro che aveva ancora addosso. Le gocce di pioggia scendevano dai capelli corvini, accarezzavano quel corpo ancora acerbo ma scrigno di gloriose promesse. Adam non aveva mai dato particolare importanza al proprio riflesso nello specchio, ma non c’erano dubbi sul fatto che Shiro si stava trasformando in uno splendido giovane uomo.

E Adam era colui che era riuscito a strappare quell’astro nascente alla volta celeste.

Con quanta superbia aveva derubato il cielo della sua stella più splendente, ma non si pentiva di nulla.

Adam attraversò la stanza, premette le labbra alla base del collo di Shiro bevendo le gocce di pioggia prima che potessero graziare quella pelle pallida, che solo le sue mani potevano accarezzare.

Shiro s’irrigidì ma solo per un istante. Le mani di Adam lo invitarono a voltarsi e non si oppose.

Il bacio che si era aspettato non arrivò. Si scambiarono un lungo sguardo, mentre il rombo di un tuono spezzava il silenzio.

Quel rumore fu nulla in confronto al battere dei loro cuori.

Adam poggiò un ginocchio a terra, ma i suoi occhi non lasciarono mai quelli del pilota. Per paura che parlare avrebbe in qualche modo rovinato qualcosa, Shiro gli passò una mano sul viso, liberandolo dai capelli in disordine. Privato della sua solita compostezza, Adam era bello da perdere il fiato.

Il co-pitola fece aderire la fronte sul grembo del giovane amante e respiro l’odore della sua pelle. La pioggia aveva lasciato una lieve sfumatura su di lui e lo ritenne un errore a cui porre rimedio.

Adam afferrò l’elastico dei boxer bagnati e li abbassò.

Un leggero tremore attraversò Shiro da capo a piedi ma erano caldi i brividi che correvano sotto la sua pelle. Appoggiò la schiena alle mensole dell’armadio, le dita immerse tra i capelli di Adam e gli occhi fissi su di lui, sulla sua bocca impegnata a dargli piacere.

Reclinò la testa all’indietro e permise ad Adam di fare con lui ciò che preferiva, ma non fino in fondo.

“Aspetta…” Shiro lo invitò a farsi indietro.

Adam lo guardò dal basso, in attesa.

“Vieni.” Shiro lo guidò per mano fino al letto, sebbene fossero solo pochi passi. “Siediti, per favore.”

Il co-pilota si accomodò contro i cuscini, i suoi occhi ancora incatenati a quelli grigi del giovane amante. Shiro si spostò su di lui e si chinò per baciarlo.

Adam allungò un braccio verso il comodino, cercò alla cieca quello che gli serviva per consumare il desiderio che stava incendiando entrambi. Shiro si muoveva su di lui con bisogno e non era sua intenzione farlo attendere.

La pioggia prese a battere con più violenza contro il vetro della finestra, ma Adam udiva solo i sospiri di piacere di Shiro. I suoi occhi erano frammenti di un cielo in tempesta, una ancor più travolgente di quella in corso all’esterno.

Prima di lasciarsi andare completamente, doveva essere Adam a travolgere lui. Invertì le loro posizioni senza preavviso.

Shiro trasalì e chiamò il suo nome: “Adam?”

“Sono qui,” gli disse, premendo la fronte contro la sua. “Sono qui, Takashi.” Fece scivolare una mano tra i loro corpi e Shiro gemette contro la sua bocca, gli occhi chiusi.

Adam tenne aperti i suoi. Voleva guardarlo. Voleva ricordare ogni dettaglio di quel momento. Quell’astro nascente poteva brillare così soltanto grazie alle sue mani e questo lo faceva sentire potente come nessuna decorazione avrebbe mai potuto fare.

Shiro inarcò la schiena e si aggrappò a lui mentre tutto finiva.

Fu solo un istante, ma Adam sapeva che lo avrebbe ricordato fino alla fine dei suoi giorni.

Non sapeva che cosa la vita aveva in serbo per loro. Era troppo razionale per fare a Shiro promesse per l’eternità. Ogni cosa per sua natura era destinata a finire.

Nemmeno le stelle brillavano per sempre.

Eppure, se Adam avesse dovuto tradire la sua natura e credere in qualcosa che la sua mente riteneva impossibile, lo avrebbe fatto per Shiro.

L’orgasmo li lasciò entrambi tremanti. Rimasero stretti l’uno all’altro in silenzio, mentre il temporale infuriava.

Fu Adam a muoversi per primo, a cercare le labbra dell’amante.

Fu Shiro, però, a spezzare il silenzio. “Ti amo…”

Adam non aveva una risposta da dargli. Lo baciò e basta.
 
   
 
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