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Autore: ONLYKORINE    08/08/2018    13 recensioni
È finita la guerra. La scuola viene ricostruita e Ginny, Harry, Hermione e Ron tornano a Hogwarts per i M.A.G.O. Ma non va tutto come ci si aspetta. Hemione e Ron non sembrano fatti per stare insieme. E Harry e Ginny? Ce la faranno a iniziare (e mantenere) la loro storia?
Hinny e un po' di Dramione...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ritorno a Hogwarts e one shot'
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Epilogo

Il matrimonio

Camille si guardava allo specchio: il vestito era bellissimo e lei stava così bene.
Pansy, chinata ai suoi piedi con la bacchetta in mano, le stava sistemando l’orlo. La osservò attraverso lo specchio. Sembrava così strana…
Camille sapeva di essere stata intrattabile e nervosa, ma… era concesso a tutte le spose, no? Guardò dalla finestra il giardino, decorato e sistemato per ospitare cerimonia e banchetto. Sorrise.
“Grazie, Pansy. Non mi sarebbe piaciuto farlo a casa, senza maman…”

 

Pansy annuì e le sorrise.
La porta si aprì ed entrò Hugo barcollante sulle gambette. Aveva in mano una cioccorana. Le due donne sgranarono gli occhi e Pansy si mise davanti al bambino con le braccia spalancate, per impedirgli di raggiungere l’abito immacolato della zia. Dietro di lui entrò correndo anche una bambina con i capelli rossi.
“Scusa, mamma…” Anche lei aveva la bocca sporca.
“Dove avete preso le cioccorane?” Hugo sorrise.
Aana. Papapa.
“Violet, dov’è il papà?” chiese alla bambina.
“Sta fumando con lo zio Draco in giardino.”
Oh, era arrivata Hermione? Si affacciò sulle scale con il bambino in braccio. “Ron!”

 

Quando sentì il suo nome gridato in quella maniera, Ron si rese conto di non aver più vicino i bambini. Oh, Oh. Entrò in salotto e guardò in alto. “Sì, cara?”
“Non chiamarmi cara!”
Lui sorrise. “Ok”. L’ultimo periodo era stato piuttosto stressante per Pansy.
Ginny comparve al suo fianco. “Fammi indovinare, hai dato della cioccolata ai bambini? L’hai fatto anche al mio matrimonio con Teddy e Victoire…”
Arrivò anche Hermione. “L’aveva data a Teddy anche al mio, di matrimonio”.
“E non è successo niente!” Ron sorrise ancora avviandosi su per le scale. Per fortuna nessuno si ricordava del matrimonio di George. Prese il bambino dalle braccia della madre e lei sembrò già un po’ meno nervosa. Le accarezzò una guancia. “Andrà tutto bene”.
Sua moglie annuì distrattamente. Era strana. Ma non poteva essere tutta colpa della cioccolata. Le prese una mano e le baciò le dita. “Tutto bene? Cioccorane a parte…” Pansy sospirò.
“Dopo dobbiamo parlare.”
Prese per mano Violet e guardò Pansy richiudersi in camera con Camille. Poi la porta si riaprì e mise fuori la testa. “Fai salire le ragazze, per piacere”.
Ron tornò giù e disse Ginny e Hermione di salire.

 

“Che succede, Ron?” chiese Harry con uno sguardo preoccupato quando lo vide uscire in giardino.
Violet scappò via insieme ad Albus, James e Scorpius.
“Pansy dice che dobbiamo parlare…” Ron aveva uno sguardo strano.
“Cosa hai fatto?” Lui scosse le spalle e mise Hugo sul prato. La cioccorana scappò via dalla sua mano e il bambino si sedette per terra, guardandola.
Harry aveva in braccio Lily, che aveva la stessa età di Hugo, e l’appoggiò per terra vicino al cugino, per poter parlare con l’amico. Doveva essere successo qualcosa.
Si sedette per terra anche Lily e indicò la cioccorana con il dito: il dolce si immobilizzò e venne calamitato fino alla mano della bambina. Lily rise contenta e strinse la povera rana che si sciolse. I tre uomini la guardarono.
“Harry… Lily ha avuto un attacco di magia…”
“Sì, Ron, lo so. Ha iniziato ieri. Ti prego, fingiti sorpreso quando lo farà ancora. Magari la prossima volta ci sarà anche Ginny e faremo finta che sia la prima volta, ok?” Harry sospirò rumorosamente.
“Oh, San Potter, sono cose da fare? Imbrogliare così?” Draco rise mentre prendeva un bicchiere da un vassoio che uno degli elfi stava servendo.
“Quando nascerà il tuo terzo figlio, fidati, farai così anche tu. Ginny si è sentita in colpa quando non ha assistito alla prima magia involontaria di Albus e ora dice che lui pensa che lei gli voglia meno bene che a James. E Albus non può nemmeno ricordarsi di quando è successo!”

 

La faccia di Harry diceva tutto.
Non si era neanche accorto di come lo aveva chiamato Draco. Ma effettivamente a volte sua sorella era strana. Ron guardò verso le finestre della camera padronale. Chissà di cosa voleva parlargli Pansy.

 

Draco sorrise. Sapeva di cosa parlava Harry. Hermione era incinta all’ottavo mese e aveva parecchie paranoie. Avevano discusso anche per il nome della bambina. A proposito di bambini…
Si guardò intorno: Maia, sua figlia, correva intorno ai tavoli con Darlene, la bambina di Blaise: quindi erano arrivati anche loro. Si guardò di nuovo intorno, ma non riuscì a scorgere Scorpius. Fece un cenno a Blaise e lui, vedendolo, allungò il passo nella loro direzione.
“Sei da solo? Dov’è Daphne?” gli chiese dopo i saluti.
“Sta tirando fuori Scorpius dalla piscina” disse, indicando dietro di lui con il pollice. CHE COSA? Suo figlio era caduto in piscina? Draco spalancò gli occhi, in procinto di agitarsi.
“Dai, Dra! Sto scherzando! Daphne è andata direttamente su dalle ragazze. C’è anche Astoria. E, conoscendola, Pansy avrà fatto un incantesimo alla piscina”. Il moro rise.
“Che troll che sei!” Il biondo sbuffò e si incamminò nel giardino per cercare il bambino.

 

Hermione si sedette pesantemente su una poltrona in fondo al letto di Pansy. “Scusate, le scale mi uccidono. Non vedo l’ora che nasca” disse, accarezzandosi la pancia.
La mora le lanciò un’occhiata comprensiva. Astoria si avvicinò a lei e le accarezzò il pancione. “Avete scelto il nome?”
Ginny ridacchiò, versandosi da bere. “Sì, Hermione, Malfoy ha accettato il nome che hai proposto tu?”
Hermione sorrise: Ginny chiamava Draco per cognome quando voleva stuzzicarlo, o stuzzicare lei. “No”. Ginny rise forte. Pansy si girò verso di lei e poi si alzò per ammirare il lavoro che aveva fatto all’orlo del vestito di Camille.
“Perché? Come la vorresti chiamare?”
Hermione sospirò. “Narcissa Ginevra”. e guardò Ginny che alzava il bicchiere nella sua direzione.
“Te lo avevo detto che non avrebbe accettato.”
“Veramente ha detto che quella cosa dei nomi delle stelle è ormai vecchia. E mi ha detto di chiamarla direttamente Ginevra.”

 

Ginny fece cadere il bicchiere. O Santo Godric!
“Grande!” Probabilmente il furetto glielo avrebbe rinfacciato a vita.
“Io dovevo chiamarmi Siria…” Pansy si sedette sul letto e accarezzò sorridendo il pancino di Astoria, che era appena al quarto mese.
“Siria?” chiese Camille, mentre si infilava gli orecchini.
“Sì, a mio padre piacevano le stelle. Ma mamma scelse diversamente” continuò alzando una spalla. Poi scoppiò a piangere.
Ginny si alzò subito e anche Daphne si avvicinò. Camille alzò il vestito, fece qualche passo e si inginocchiò ai suoi piedi.
“Che succede, Pansy? E comunque maman ha tanti difetti, ma ti ha dato due bellissimi nomi, lo sai.”
Ginny osservò le sorelle scambiarsi sguardi indecifrabili, per loro. Pansy annuì.
“Facciamo che Astoria e Daphne aiutano Camille, e io e te ci facciamo un giro?” propose alla mora.
“No, no, spetta a me…”
“Vai Pansy, hai fatto un ottimo lavoro. Forse ti ho stancato un po’. Astoria mi aiuterà volentieri, giusto?” La piccola Greengrass annuì e Ginny prese a braccetto la mora e uscirono dalla stanza.

 

La piccola rossa si infilò nel bagno sul pianerottolo, la fece sedere sul water, le allungò un fazzoletto e le chiese: “Allora, che succede?”
Pansy alzò lo sguardo su di lei, appoggiata al lavandino. Ok, come spiegarlo? Si soffiò il naso e guardò fuori dalla finestra.
“Ron ha fatto qualcosa…” iniziò a chiedere Ginny.
“No, no, lui non c’entra. Beh, in effetti sì, qualcosa…” Ma non era colpa sua. Questa volta aveva combinato qualcosa lei. Si sentì graffiare alla porta. “Apri la porta, Ginny per favore? È Candy…”
Ginny aprì la porta e un gatto bianco con gli occhi verdi entrò e saltò in braccio alla sua padrona, facendo le fusa. La mora la coccolò…
“Se il gatto è venuto a farti compagnia, dev’essere qualcosa che ti fa stare male.” “Forse è solo stata importunata da Puppy.”

 

Ginny si inginocchiò davanti a lei. Non le interessava sapere cosa il cane avesse fatto al gatto.
Così chiese direttamente: “Qual è il problema?”
“Sono incinta.”
Oh. E perché non andava bene? Non era un’adolescente.
“E perché non sei contenta?”
“Perché Ron mi aveva detto basta dopo Hugo. Aveva detto che due erano sufficienti. Si arrabbierà.”
“E lo sono?”
Ginny aveva voluto tre figli perché voleva una bambina. Quella bambina che Harry aveva tanto sognato di chiamare come sua madre. E ora era contenta di averla, aveva invidiato tutte le altre, con le loro bambine da spupazzarsi. E Ginny se le era spupazzata tutte, nipoti e nipoti acquisite. Dopo quei due monellacci pestiferi dei suoi bambini (ma tanto adorabili), era stata contenta di avere avuto Lily. Ma Pansy? Il suo lavoro era molto impegnativo, forse lei non…
“Sono sufficienti? Non ne vorresti altri?” La mora aprì la bocca e la richiuse. Ginny sorrise: la conosceva e aveva già capito. “Ok, facciamo così: pensa per un attimo che Ron non ti abbia detto così. Tu… saresti contenta?”
“Un altro bambino con i capelli rossi? Sarebbe bellissimo. O una bambina. Anche un’altra bambina sarebbe bellissimo. Potrebbe stare in camera con Violet. Si farebbero compagnia, si scambierebbero vestiti e lozioni. O forse si odierebbero? Forse maschio sarebbe meglio. Sai che affiatamento a Quidditch?”
Pansy era partita. Ginny sorrise: la mora era contenta, su questo non c’erano dubbi. “Potresti chiamarla Siria, se fosse una bambina” buttò lì.

 

Pansy tornò alla realtà.
“Oh, Merlino, Ron penserà che l’ho imbrogliato! E se non volesse più avere a che fare con me?”
“Ma cosa dici? Non penserà mai una cosa del genere! I tuoi ormoni fanno già danni. Da quanto lo sai?”
“Stamattina ho rimesso. Mi è venuto il dubbio perché era la terza mattina. Ho fatto l’incantesimo e…” Sospirò. E se lui avesse veramente pensato che l’avesse fatto apposta? Aveva smesso la pozione antigravidanza quasi due mesi prima. L’aveva finita e non ne aveva preparata altra. Si era completamente scordata. C’erano state troppe cose: il matrimonio da preparare, la promozione in ufficio, i bambini… Era una persona orribile.
“Però non dirlo a nessuno, ok? È il giorno di Camille, non voglio…” La rossa annuì.
“Va bene, va bene. Solo io e te, come ai vecchi tempi.”
Ammiccò, le asciugò le lacrime e le prese il viso fra le mani. “Ma stasera devi dirglielo. E vedrai che non si arrabbierà e non penserà mai che tu l’abbia imbrogliato, Ok?” Pansy annuì.

 

***

 

Quando Lionel le infilò l’anello al dito, Camille sentì un groppo in gola e gli occhi inumidirsi. Lo guardò e gli sorrise radiosa. Quando venne il momento del bacio si scoprì imbarazzata e timida, come se non l’avesse mai fatto. Lui le sorrise e la baciò teneramente.
Quando riaprì gli occhi, e ritornò alla realtà, scoprì che tutti gli invitati stavano applaudendo. Guardò verso la sorella che ricambiò il suo sguardo con un’occhiata di affetto così commovente che temette di scoppiare a piangere.
Sorrise a tutti.

 

Quando Camille percorse, vicino al suo sposo, il tragitto sulla corsia rossa, al termine della cerimonia, Hermione fu contentissima di poter andare a sedersi.
Si era allontanata dal gruppo che festeggiava gli sposi perché aveva in braccio Scorpius che non ne voleva sapere di stare fermo, e alla fine cedette e lo mise giù sperando che non combinasse troppi guai. Lui scappò via, con l’irruenza dei suoi tre anni e raggiunse gli altri bambini. Per fortuna la casa di Pansy era sicura.
Si avvicinò a una delle panchine del giardino e si sedette, esausta. Maia le venne vicino.
“Stai bene, mamma?” Sorrise. La sua signorina. A cinque anni, aveva la maturità di una bambina di otto.
“Sì, tesoro, la mamma è solo un po’ stanca.”
“Vuoi che vada a chiamare il papà?”
“Potresti prima darmi un bacio? Mi farebbe stare veramente meglio.”
La bambina la guardò stranita. “Davvero?”
“Certo”. Maia si avvicinò poco convinta e lei l’abbracciò. Che sensazione meravigliosa. La bambina la baciò.
“Vado a chiamarti il papà, adesso?”
“Sono qui, tesoro.”

 

Le sue donne si girarono verso di lui.
Draco le aveva viste da lontano e si era avvicinato quando aveva visto Hermione sedersi sulla panchina.
“Resti tu con la mamma?” gli chiese la bambina. Una piccola Hermione. Intelligente e sveglia. Annuì.
Lei corse e raggiunse Violet e Darlene dall’altro lato del prato. Sorrise. Gli piaceva che i suoi figli crescessero con altri bambini, che avessero tanti amici. Si sedette vicino alla moglie e lei si accoccolò di fianco a lui. Le appoggiò un braccio sulle spalle.
“Va tutto bene?”
“Sì. E tu?” Draco sorrise, accarezzandole il ventre. Non avrebbe mai immaginato di poter stare così bene. Che loro potessero essere così felici. Lei appoggiò la testa al suo petto. “Sicuro per il nome della bambina?”
“La teppistella non smetterà mai di farmelo notare. E così si spupazzerà la bambina anche se ne ha già una tutta sua.”
Hermione rise. Il suono più bello del mondo. Certe mattine aveva paura di aver sognato quella vita con Hermione e di svegliarsi in una casa fredda e grigia, ma di solito Scorpius entrava in camera urlando e saltando sul letto e lui si rendeva conto che era tutto vero. Sorrise ancora. Niente valeva tutto questo.
Si girò verso la moglie e la baciò. Lei rise. “Perché mi hai baciato?”
“Ci vuole un motivo per baciare la strega più bella del mondo?”
Gli occhi della strega brillarono: era davvero la più bella.

 

Ron si avvicinò a Pansy nell’unico momento che la vide da sola, in cucina.
Tutti quei francesi la facevano diventare nervosa, lo vedeva.
L’abbracciò da dietro mentre era in cucina e le appoggiò il mento sulla spalla. “Va tutto bene?”
Pansy si girò nel suo abbraccio e gli cinse le braccia intorno al busto, nascondendo la faccia sul suo petto. Oh. Ron portò le mani sulla sua schiena e la sentì scuotersi. Stava piangendo. Cos’era successo?
“Pansy…” Lei si staccò da lui.
“Mi dispiace davvero. Non dovevo, ma non l’ho fatto apposta. È che è stato un periodo incasinato. Il matrimonio da organizzare, Camille, gli invitati, gli elfi del catering… E poi il lavoro, prendere il posto di William nella società… Ero sotto stress. Non arrabbiarti. So che non è una scusante, ma non l’ho fatto apposta. Te lo giuro.”
Ma… lei parlava velocemente e lui faceva fatica a starle dietro. Cos’è che aveva fatto? Non lo aveva capito. Per cosa si sarebbe dovuto arrabbiare?
Vecchie paure tornarono a galla. E se lei, sempre circondata da quei maledetti manichini tutti eleganti e con sorrisi da dentifricio si fosse fatta prendere…
“Sei stata con un altro?” sussurrò.
La faccia di Pansy si trasformò da triste a fortemente arrabbiata. “Ma cosa dici? Non ti ho mai tradito. Dopo dieci anni non ti fidi…” Scoppiò a piangere e si nascose il viso fra le mani.
Ok. Ron capì di aver detto una cazzata. E l’aveva fatta piangere. Di nuovo. Sospirò. Però sorrise: lei non l’aveva mai tradito. Ma piangeva ancora. Le prese le mani e disse: “Vieni, sediamoci”.
Lei non oppose resistenza. La fece sedere al tavolo e si sedette su una sedia di fronte a lei.
“Sono un troll. Certo che ho fiducia in te. Ma dicevi che mi sarei arrabbiato. Ed è l’unico motivo che mi viene in mente. E poi sei sempre circondata da quei bei ragazzi vestiti bene in ufficio…”
Lei corrugò la fronte. “Ma chi?” Poi scosse la testa. “Dobbiamo parlare. Di cose serie.”
Ron annuì. “Sono pronto”.
“Sono incinta.”
Oh, per Godric. Ma era una bella notizia. O no? Doveva arrabbiarsi per quello? Se lei non l’aveva tradito, il bambino era suo. Merlino, perché non andava bene? C’era un buon motivo? Ci pensò ma non lo trovò.
“Per questo dovevo arrabbiarmi? Non capisco.”
Lei aprì la bocca, sorpresa. “Ma… tu hai detto che non avremmo fatto più figli dopo Hugo. Me lo hai detto quando ne abbiamo parlato quando sono tornata al lavoro.”
Lui corrugò la fronte. “No, lo hai detto tu!”

 

Cosa? Lo aveva detto lei? Ma cosa diceva?
“Io?”
Ron annuì. “Sì, prima che nascesse Hugo, al San Mungo, hai detto qualcosa tipo ‘Santo Salazar! Ricordati che non ho intenzione di farlo un’altra volta!’ o una cosa simile”.
Cos’è che aveva detto? Lei? Ma era sicuro? “Ma… parli del travaglio?”
Lui alzò le spalle. “Poco prima che nascesse il bambino, hai detto un sacco di cose. E anche quello…”
“Ma in travaglio si dicono un sacco di cose! Non tutte sono da prendere come oro colato. E buona parte del travaglio le donne se lo scordano. Non te l’ha raccontato Molly?” Lui alzò ancora le spalle e scosse la testa un po’ spaesato.
“Io pensavo… Che non ne volessi più e non volevo che ti sentissi obbligata. Magari pensavi che perché la mia famiglia è numerosa io pretendessi…”
Pansy gli strinse la mano quando la sua voce si fece sottile, ma poi sospirò per la situazione. Di tutte le cose che gli diceva, doveva ricordarsi così bene di una cosa detta in procinto di partorire più di un anno prima?
“Quindi?”
“Quindi cosa?”
“Non sei arrabbiato… Sei… contento?” Lui sorrise. E lei si tranquillizzò.
“Sì, sì, certo che sono contento. Mi piacciono i nostri bambini. Ci riescono particolarmente bene. E mi piaci quando sei incinta. Diventi bellissima e hai sempre voglia di me!” Davvero?
“Voglia di te?” Lui sorrise sornione.
“Oh sì.”
Si alzò e la tirò in piedi. L’abbracciò. Mentre aveva la faccia nascosta nella sua camicia (e lui stava così bene vestito così) disse: “Spero che tu ti ricordi anche altre cose che ti ho detto, non solo quelle che non mi ricordo io”.
“Mi ricordo benissimo quando hai detto al nostro matrimonio. Quando mi hai detto che avevi provato a fare le lasagne e quando hai detto la prima volta che mi amavi al ministero, dieci anni fa. Mi ricordo anche di quando mi hai detto che Camille si sarebbe trasferita da un’altra parte. Devo ancora decidere qual è stata la volta più bella” scherzò. Lei rise e si staccò da lui.
“Ti amo ancora.”
Ron la baciò. “Anch’io”.

 

Ginny si sedette vicino a Harry, che controllava Hugo e Lily, in un piccolo recinto incantato sul prato.
“Ciao, signor Potter.”
Lui si girò verso di lei. “Signora Potter” E la baciò.
“Harry!” Lui rise.
“Ginny!” Rise anche la rossa. “Dove sono Albus e James?”
“Sono con la ragazza che intrattiene i bambini. Ha una pazienza infinita. Non so proprio come faccia. Dovremmo portarla casa con noi.”
“Intendi rapirla?” le chiese lui. Ginny rise.
“Ci sto facendo un pensierino. Ma è troppo carina. Non vorrei che abitasse con noi”.
Harry sorrise sornione, mentre le passava un braccio dietro la schiena. “La mia Ginny è ancora gelosa?”

“La tua Ginny, non solo è gelosa, ma ti ucciderebbe se ti beccasse con un’altra!”
“Non troverei un’altra Ginny da nessuna parte. E non ne varrebbe la pena, con un’altra”. Ginny si strinse a lui. Vide passare Camille con Lionel mentre si avvicinavano a una panchina dove erano seduti Astoria e Mike. Per fortuna Lionel era diventato più alto di Camille. Ogni tanto Ginny le rinfacciava ancora quella frase.
Guardò i bambini sorridendo. Ma…
“Harry! Guarda!” Harry si voltò. Lily stava giocando con una pluffa sgonfia. La faceva saltare da terra e ricadere. Solo che la pluffa era lontana da lei. La bambina rideva e muoveva la manina aperta su e giù, e la pluffa seguiva esattamente il suo movimento. Harry sorrise. “Hai visto, Harry?” Per fortuna era successo in quel momento.
“Sì.”
“Hugo ha avuto il suo primo attacco di magia!” Ginny sorrideva. Harry no.
Hugo? Guardò i bambini. Tutti e due facevano lo stesso movimento. Chi poteva dirlo chi era dei due? E lui sapeva che Lily l’aveva già fatto. E ora?
“Dici che è Hugo?”
“Sì. Tutte le volte che è capitato a Lily aveva la mano in posizione diversa. La tiene così quando fa le magie”. E gli mostrò la mano esattamente come l’aveva vista lui quella mattina e il giorno prima durante le magie dalla piccola. Rise.
“Quindi tu sapevi dei suoi attacchi di magia involontaria?” Ginny divenne rossa sulle guance come quando aveva sedici anni. Era sempre bella, la sua Ginny.
“Scusa se non te l’ho detto, ma quando la vedevo, tu non c’eri mai e avevo paura che ci rimanessi male…” Ma poi si mise dritta con la schiena e assottigliò gli occhi. “Aspetta, e TU come lo sapevi?”
Harry rise ancora più forte. “L’ho vista ieri. Ma tu non eri con noi e non te l’ho detto, per lo stesso motivo”.
La faccia di Ginny era impagabile. Si avvicinò e le prese il viso fra le mani.
“Harry, i bambini…”
“Shsh… stanno giocando.”
E la baciò.

FINE

***È finita. 


Quando ho iniziato non pensavo di arrivare così lontano. Ma come dicevo, sono successe un sacco di cose mentre scrivevo e la storia ha preso questa piega (e spero di non aver lasciato inconclusioni!).


Grazie a tutti voi che avete letto la mia storia e a chi apriva il capitolo subito quando pubblicavo..


Spero che a voi sia piaciuto leggere quanto a me scrivere.


 E scusate gli errori! Quando me ne accorgevo cercavo di correggerli, ma me ne saranno scappati un sacco!!! 



Un bacione a tutti.


***per chi fosse interessato ho scritto qualche oneshot, un po' per nostalgia e un po'... no ok solo per nostalgia!! 😊

Qualcuna è ambientata dopo il mio epilogo e qualcuna è un 'missing moment' della long. 

Se vi è piaciuta la storia, le trovate nel mio profilo.


   
 
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