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Autore: Saigo il SenzaVolto    09/08/2018    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Prequel de 'La Battaglia di Eldia'
Boruto Uzumaki, il figlio del Settimo Hokage di Konoha. Un prodigio, un genio. Un ragazzo unico nel suo genere.
Un ragazzo il cui sogno verrà infranto.
Una famiglia spezzata. Una situazione ingestibile. Un dolore indomabile. Una depressione profonda. Un cuore trafitto.
Ma, anche alla fine di un tunnel di oscurità, c'è sempre una luce che brilla nel buio.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. La sua crescita, la sua famiglia, il suo credo, i suoi valori.
Leggete e scoprite la storia di Boruto Uzumaki. Un prodigio. Un ninja. Un traditore. Un Guerriero.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sarada Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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UN GELIDO INCONTRO




25 Giugno, 0015 AIT
Isola di Shinto, Terra dell’Acqua
Covo Segreto della Marea Rossa
12:37

Mikasa trasalì di dolore appena i primi sussurri di coscienza presero a ritornare dentro di lei. Si sentiva fastidiosamente calda e rigida, e la sua testa era annebbiata per qualche strano motivo. I suoi occhi si aprirono di scatto, ammiccando diverse volte nel buio che si ritrovarono davanti per riuscire a focalizzare al meglio la vista. Poi, appena l’oscurità attorno a lei prese a farsi meno densa, la ragazza si guardò attorno con la testa.

Era in una stanza. Una stanza piccola e quasi completamente vuota, con solamente delle piccole casse di legno appoggiate in un angolo sulla sinistra. Una piccola finestra dalle dimensioni della sua testa si trovava dietro di lei, illuminando debolmente quello spazio angusto e polveroso. Il pavimento era spoglio e sudicio, mentre il soffitto e le pareti di legno erano infestate di ragnatele e polvere. Vedendo ciò, la nera dedusse immediatamente dove si trovava: l’interno di una baracca. Poi però, appena prese a guardarsi attorno con maggiore intensità, si rese conto di un’altra cosa.

Accanto a lei infatti, Sora giaceva a terra dandole le spalle. Completamente immobile.

Mikasa si mosse di scatto, ma fallì miseramente nel tentativo di rialzarsi. Le sue braccia erano legate saldamente dietro la schiena, e i suoi piedi uniti assieme da una corda robusta. Osservando il suo amico, vide con suo sommo orrore che anche lui era stato legato come lei, e che i suoi vestiti erano macchiati di sangue e terra.

La ragazza strisciò accanto a lui con il corpo, preoccupata a morte. “Sora!” sussurrò. “Sora!”

Il moro si voltò lentamente con la testa verso di lei, la sua faccia che mostrava un naso sfigurato e sanguinante, assieme a un occhio nero e gonfio. “M-Mikasa,” esalò quello, la sua voce bassa e dolorante. “Ti sei svegliata, finalmente…”

Mikasa sbiancò appena vide il volto del suo amico. “La tua faccia!” esclamò, inorridita. “Che cosa ti è successo? Cosa ti hanno fatto?”

Sora fece un sorriso dolorante. “N-Non è niente,” sibilò. “Mi sono solo rotto il naso. Q-Quei banditi che ci hanno catturato hanno cercato di estrapolarmi informazioni a suon di pugni, ma non ho ancora ceduto.” dichiarò con orgoglio.

La ragazza lo guardò con affetto e preoccupazione, mentre un profondo senso di rabbia prese a nascerle dentro nel vedere in che condizioni quei banditi lo avevano ridotto. Sora poteva anche essere meno brillante e furbo rispetto a lei e Boruto, ma la sua forza e il suo coraggio erano comunque impareggiabili. Nemmeno sotto tortura aveva ceduto a rivelare informazioni ai nemici, accettando le botte senza fiatare. Era davvero un ragazzo meraviglioso e determinato.

“Appena usciremo da qui ti rimetterò in sestò,” giurò la ragazza, furiosa. “Te lo assicuro. Ma prima dobbiamo riuscire a liberarci!”

Sora scosse la testa. “Ci hanno rubato le armi, e ormai sono passate due ore da quando siamo rinchiusi qui dentro. Non possiamo fare nulla in queste condizioni.”

“E che ne è di Boruto?” chiese Mikasa, tesa.

“Non ne ho idea. Non si è fatto vedere sin da quando ci siamo divisi.” rispose lentamente il moro.

Mikasa imprecò mentalmente. La loro situazione era critica. Erano finiti prigionieri nelle mani di un gruppo di mercenari sconosciuti, e come se non bastasse avevano perso le loro armi e il loro amico. Boruto sarebbe potuto essere sulle loro tracce, certo, ma anche se fosse riuscito a trovarli non avrebbe avuto scampo contro tutti quei criminali che avevano affrontato prima. Sarebbe stato catturato anche lui, senza dubbio.

Mentre era immersa in quei pensieri, la porta della stanza si aprì con prepotenza. Da essa, due persone fecero capolino dall’ingresso: un uomo alto e robusto e una figura bassa e muscolosa. Mikasa e Sora riconobbero immediatamente quello più piccolo dei due.

Era lo stesso ragazzo che avevano combattuto precedentemente.

Dall’aspetto e dalle dimensioni del suo corpo, quel ragazzino doveva avere la loro stessa età. Nonostante i muscoli molto più evidenti, la sua statura e le sue proporzioni erano simili a quelle di Sora, e aveva dei capelli di colore blu scuro, quasi tendenti al nero, ed un grande paio di occhi neri che fissavano con fredda e minacciosa superiorità i due giovani buttati a terra davanti a lui. Indossava solamente un paio di pantaloni larghi e degli stivali scuri, restando completamente a petto nudo e foggiando un fisico muscoloso e definito come pochi. Portava una collana di metallo attorno al collo, mentre sulla sua fronte un coprifronte vecchio e arrugginito era legato saldamente alla sua testa, sulla cui fascia metallica era stato scritto il carattere della parola ‘Ninja’.

Tuttavia, il simbolo in questione era stato sfigurato da una grossa incisa sopra di esso.

Mikasa lo osservò con apprensione e serietà. Non aveva idea di cosa significasse quell’incisione sul so coprifronte, ma sicuramente non era nulla di buono. Significava forse che quel ragazzo aveva abbandonato la vita da ninja? Che era diventato nemico degli Shinobi? Aveva rinnegato tutti i Villaggi?

“Vedo che la bella addormentata si è finalmente svegliata,” esultò il ragazzo misterioso dopo un paio di secondi, fissando coi suoi occhi seri la figura di Mikasa. La sua voce era bassa e roca. Decisa. Autoritaria.

Mikasa deglutì, il suo sguardo serio e freddo. Accanto a lei, Sora s’irrigidì con tutto il corpo.

“Ci avete causato non pochi problemi, sai?” continuò a dire il giovane, rivolgendosi a lei. “Avete dato filo da torcere ai miei uomini, e il tuo amico non ha voluto aprire bocca nonostante gli abbiamo gentilmente chiesto diverse volte di dirci chi siete. Il tutto mentre tu dormivi tranquillamente.”

Sora ghignò sfacciatamente. “Le mie labbra sono serrate, amico.”

Per tutta risposta, il ragazzo gli sferrò un calcio sulla faccia, facendolo gemere di dolore.

Mikasa ringhiò appena vide quella scena, il suo sguardo che ardeva di rabbia e furia. “Lascialo stare, maledetto!” ruggì, fissando con uno sguardo omicida il giovane dai capelli blu. “Azzardati a toccarlo ancora una volta e ti assicuro che ne pagherai le conseguenze!”

Il tipo in questione le scoccò un’occhiata leggermente stupita, ma non ebbe bisogno di aprire bocca. L’uomo accanto a lui scattò verso di lei in un millisecondo, afferrandola dal colletto e sbattendola con un braccio contro ad una delle pareti. “Mostra un po' di rispetto,” sibilò a denti stretti. “Ti trovi davanti al grande Gray Fullbuster, il Signore del Gelo, nonché leader della Marea Rossa!”

Mikasa guardò quel cosiddetto ‘Signore del Gelo’ con indifferenza, ancora furiosa per quello che aveva fatto al suo amico. Tuttavia, se doveva essere sincera, quella rivelazione l’aveva lasciata colpita. Quel ragazzino non poteva essere più grande di lei, eppure era già diventato leader di un gruppo di mercenari. Questa era indubbiamente una prova del fatto che, chiunque fosse, quel tipo doveva essere forte. Molto forte. Non poteva sottovalutarlo.

Dopotutto, Mikasa aveva ben visto durante lo scontro precedente il perché quel ragazzino fosse chiamato Signore del Gelo.

L’uomo che la teneva per il colletto la mollò di scatto dopo un paio di secondi, ma non prima di averla sbattuta una seconda volta contro il muro. Per diversi secondi, la sua vista si riempì di scintille luminose prima di crollare pesantemente a terra. Poi però Mikasa alzò di nuovo lo sguardo, fissando il ragazzino dai capelli blu scuro con rabbia e odio assieme a Sora.

“Sapete,” cominciò di nuovo a dire Gray, quasi con un tono colloquiale. “Sarò anche giovane, ma ho visto molte cose nella mia vita. Molte schifezze. Ho visto uomini fatti a brandelli. Ho visto uomini arsi vivi. Ho visto uomini prosciugati completamente del loro chakra. I mercenari in questo Paese non sono molto amichevoli, sapete?”

Mikasa e Sora lo ascoltarono in silenzio con rabbia, le loro menti che si riempivano sempre più di terrore e inquietudine.

Gray prese a camminare in tondo per la piccola stanza, il suo sguardo feroce e serio sempre puntato su di loro. “Ho visto persino uomini a cui sono state mozzate le mani,” continuò. “E questa è una delle cose peggiori. Le mani. Le mani! Una volta tagliate, sono come una maledizione. Un ninja medico potrebbe riattaccarle al corpo, certo, ma sapete qual è la cosa brutta? Non funzionano più come prima. Fanno fatica a compiere gesti che una volta erano elementari. Sono più lente, più goffe. Sapete cosa significa per un ninja? Una sentenza di morte. I Sigilli non funzionano più. Le dita non riprendono più l’agilità e la destrezza che avevano prima. È come una condanna. Una maledizione.”

Mikasa assottigliò gli occhi. “Che stai cercando di dirci?” sibilò a denti stretti.

Gray si fermò davanti a lei. “Ho una mezza idea di farvi mozzare le mani dal mio fidato Takeo qui dietro,” disse crudelmente, facendo un cenno del capo all’uomo alle sue spalle. Takeo ghignò feralmente, afferrando l’elsa di un kunai con così tanta forza che le sue nocche divennero bianche.

“Ma oggi non sono in vena di rivedere un tale spettacolo,” riprese a dire con un sorriso. Poi si girò verso il suo compagno. “Lasciaci soli,” ordinò. Takeo ringhiò, ma fece un cenno con la testa e uscì dalla stanza senza obiettare. Mikasa e Sora rimasero sconvolti dinanzi a quella scena. Come diavolo faceva quel ragazzino a comandare a bacchetta un uomo adulto e truce come quello? Chi diavolo era questo Gray Fullbuster, talmente potente da riuscire a farsi rispettare anche da dei criminali più grandi di lui?

“Oggi ho scoperto un po' di cose,” continuò a dire imperterrito il ragazzino, tirando fuori dalla tasca dei pezzi di carta. “Per esempio, ho scoperto che voi due non siede davvero degli Shinobi del Vortice. Non avete i capelli rossi tipici di quel clan. Senza contare quello che dicono questi bei fogli che ho qui.”

Gray alzò un braccio, rivelando completamente i fogli che teneva in mano. Erano gli stessi messaggi che Mikasa e Sora avevano visto nell’ufficio dell’Uzukage. I fogli inviati da Konoha che contenevano la notizia della loro scomparsa, assieme alle loro foto e alle loro generalità. E, oltre a quelle di loro due, Mikasa e Sora notarono fin troppo bene anche la presenza dell’immagine di Boruto.

“I miei uomini hanno recuperato questi fogli da un villaggio qui vicino,” rivelò Gray, un sorriso crudele stampato in faccia. “C’è scritto che voi due messi assieme valete un milione di Ryo se riportati vivi all’Hokage. Una bella somma, non trovate?”

Sora imprecò mentalmente. Anche se non aveva fatto trapelare nessuna informazione su di sé e i suoi amici, adesso grazie all’Hokage e ai suoi maledetti messaggi questi criminali avevano scoperto lo stesso la loro identità. Proprio un bellissimo colpo di fortuna.

“Ma voi non siete i soli ad essere scappati dalla Foglia, a quanto sembra,” riprese a dire il ragazzino dai capelli blu. “C’è quest’altro personaggio segnato qui. Un terzo fuggitivo. Un vostro compagno che mi intriga ancora di più. La sua taglia da sola vale il doppio delle vostre.”

Mikasa e Sora lo guardarono con uno sguardo omicida.

Gray ghignò feralmente. “Il figlio bastardo dell’Hokage,” disse. “Perciò, questo è quello che ho in mente: posso richiamare dentro Takeo e farvi mozzare le mani per quello che avete fatto ai miei uomini. Poi vi rispedisco a Konoha in una gabbia e mi prendo un bel milione di Ryo come ricompensa. Il messaggio dice che l’Hokage vi vuole vivi, non incolumi.”

I due ragazzini sentirono ogni singolo muscolo dentro i loro corpi irrigidirsi a quelle parole. L’adrenalina che scorreva dentro di loro era enorme, e potevano percepire il battito folle e impazzito dei loro cuori senza fatica. Quel tipo faceva sul serio. Non stava minimamente scherzando.

“No?” chiese Gray vedendo le loro espressioni, un ghigno folle e crudele sulle sue labbra. Prese a riflettere per diversi secondi. “Sono un tipo buono, sapete? Posso perdonare molte cose. Non mi piace vedere delle nullità come voi due finire senza mani. Perciò, ho una proposta da farvi. Io perdonerò quello che avete fatto, non vi farò mozzare le mani, e non vi rispedirò a Konoha. In cambio… voi mi direte dove posso trovare il vostro amico.”

Mikasa e Sora sgranarono gli occhi.

Gray li fissò con uno sguardo penetrante. “Rispedirò solamente lui dall’Hokage. Dopotutto, quel biondino vale molto più di voi. Mi basterebbe consegnarlo da solo alla Foglia e otterrei lo stesso risultato. Lui da solo per voi due. Che ne dite? Mi sembra uno scambio ragionevole.”

“MAI!” esclamò subito Sora, furioso e sprezzante. “Non ti diremo un bel niente, farabutto! Se speri di convincerci con una proposta simile ti sbagli di grosso! Non ti permetteremo di catturare il nostro amico e di separarci da lui!”

Il ragazzino scoppiò a ridere all’udire le sue parole. “Ne siete certi?” chiese, ironico. “Che senso ha proteggere un fuggitivo come voi? Non ditemi che vi considerate ancora ‘amici’. L’amicizia non è un concetto associabile a dei ninja.”

“Un mercenario come te non potrebbe mai capire!” ribatté Mikasa, la sua espressione gelida.

Gray sospirò. “Molto bene,” disse alla fine, esasperato. “Allora credo proprio che possiate dire addio alle vostre mani. Takeo, vieni dentro!”

Eppure, dopo diversi secondi, la porta della stanza rimase chiusa.

“Takeo!” disse di nuovo Gray, infastidito. “Che diavolo stai facendo là fuori? Datti una mossa e porta qui quel tuo culo puzzolente! Subito!”

Neanche stavolta la porta della stanza si aprì.

Gray si voltò di scatto, spazientito. La sua faccia era contorta in un’espressione mista tra l’irritazione e la tensione. Mikasa e Sora osservarono la scena con attenzione, confusi e tesi a loro volta. Il loro detentore fece un passo in avanti per portarsi dinanzi alla porta, ma non fece in tempo ad avvicinarsi abbastanza che essa subito si aprì di botto, lentamente e con un suono cigolante e sinistro. Gray si fermò all’istante, fissando con nervosismo e confusione l’ingresso della stanza. Dietro di lui, i due prigionieri fecero lo stesso.

Takeo comparve dinanzi ai loro occhi appena la porta si fu aperta del tutto.

“Era ora!” esclamò il ragazzino, furioso. “Che cosa diavolo stavi facendo?”

Per tutta risposta, il volto dell’uomo si contrasse in un’espressione di pura agonia.

Gray, Mikasa e Sora sgranarono gli occhi.

Takeo non disse nulla, fissando con uno sguardo vacuo i tre ragazzi nella stanza per un paio di secondi. Poi, con un gemito quasi impercettibile, l’omone tutto muscoli sputò un getto di sangue dalle labbra, per poi riversarsi a terra con un tonfo sommesso. E da quel momento, il suo corpo non si mosse più.

Gray rimase a bocca aperta, sconvolto. “C-Che cazzo-”

Subito dopo, dietro la figura di Takeo, un’ombra oscura prese a rivelarsi alla vista dei tre ragazzi nella stanza. Un’ombra minacciosa e completamente oscurata dalla penombra.

Un’ombra che aveva un occhio fosforescente.
 


Boruto entrò nella stanza senza perdere un solo secondo. Il corpo dell’uomo che aveva trafitto alle spalle stava riverso a terra, immobile, ma lui non se ne curò. Superandolo con le gambe, il giovane Uzumaki prese a imporre la sua presenza nella piccola stanza, il suo sguardo freddo e penetrante perennemente posato sulle persone davanti a sé.

Il suo occhio destro scrutò con intensità tutto quello che gli si posava dinanzi.

Mikasa e Sora stavano buttati a terra, con le gambe e le braccia legate e i loro occhi sgranati puntati su di lui. La nera era sostanzialmente incolume, mentre il moro aveva il volto sfigurato e pieno di sangue. Vedendo ciò, il biondino sentì il proprio sangue raggelarsi nelle vene. Davanti a loro poi, un ragazzo dai capelli blu scuro era in piedi in posizione di difesa, la sua espressione colma di sconvolgimento e incredulità. Boruto dedusse immediatamente che doveva essere lui il leader.

Sora fu il primo a riscuotersi dallo stupore che aleggiava nella stanza. I suoi occhi sgranati osservarono con sgomento e incredulità la figura del suo amico, ancora parzialmente incapace di credere che esso fosse riuscito a comparire così all’improvviso dinanzi a lui e Mikasa. Tuttavia non fu la sua comparsa repentina ciò che lo sconvolse di più. Quello che lo colpì maggiormente fu un’altra cosa. Una cosa che Sora non poté fare a meno di notare. Una cosa che riuscì a sconvolgerlo persino di più di quanto lo fece rivedere l’occhio destro del suo amico attivato ancora una volta.

La cosa che lo sconvolse fu vedere che il Boruto Uzumaki dinanzi a loro era completamente diverso dal solito.

Sora ne era certo. Ne era sciuro. Non aveva dubbi al riguardo. C’era qualcosa di diverso nel suo amico. Qualcosa di decisamente diverso. Il moro lo conosceva bene, fin troppo bene per non potersene accorgere. Ma questa cosa non era il suo occhio destro. Non lo era affatto. Era difficile da spiegare, ma c’era indubbiamente qualcosa di strano in Boruto. Sora non riusciva a vederlo, non riusciva a spiegarlo, ma riusciva a sentirlo. Riusciva a percepirlo dento di sé con chiarezza e decisione.

Infatti, persino lui che non era un sensore riusciva a percepire che il corpo del suo amico era completamente avvolto da qualcosa.  Era avvolto da una specie di aura. Un’aura misteriosa e invisibile. Un’aura minacciosa, oscura, pesante. Un’aura che non si vedeva, ma che si riusciva a percepire chiaramente. Un’aura che metteva all’erta tutto ciò che Boruto circondava. Un’aura che Sora non aveva mai, mai percepito prima d’ora in vita sua.

Sora rimase allibito. Non aveva mai visto una cosa simile. Era come se il corpo del suo migliore amico avesse improvvisamente mutato qualcosa dentro. Come se fosse diventato completamente diverso. Emetteva chakra da ogni suo poro, come una sorgente infinita di energia vitale. Una sorgente che emanava un’aura di tensione e pericolo indescrivibile. Persino lui che conosceva Boruto da anni non poté fare a meno di mettersi in allerta coi sensi appena la percepì. Cosa stava succedendo? Cos’era quest’inaspettata aura che circondava il suo amico? Che cosa significava tutto questo?

Scoccando un’occhiata fugace a Mikasa, Sora notò subito che anche lei si era accorta in qualche modo di quell’improvviso cambiamento in lui. La sua espressione sconvolta e allibita non lasciava dubbi al riguardo. “Boruto!” esclamò allora lui, teso. “Sei tu!”

Il biondino posò lentamente lo sguardo su di lui, senza mai perdere di vista il misterioso ragazzo posizionato davanti ai suoi amici. “Mikasa, Sora,” disse, fissandoli coi suoi occhi eterocromi. “Vi ho trovato finalmente.” Fece per dire altro, ma qualcuno lo batté sul tempo.

“Il figlio dell’Hokage!?” ruggì furiosamente il tipo dai capelli blu, riconoscendolo all’istante. “Come diavolo hai fatto a raggiungerci? Che ne è di tutti i miei uomini posizionati di guardia là fuori?”

“Se ti riferisci a quel branco di femminucce che infestavano questo posto, allora sappi che me ne sono sbarazzato,” rispose freddamente Boruto. "Non avrebbero dovutro dormire durante i turni di guardia."

Gli occhi del ragazzino si ridussero a due fessure all’udire ciò. “Li hai uccisi?” sibilò.

“Non tutti,” ribatté l’Uzumaki, il suo occhio destro che brillava di luce all’interno della stanza buia e scura. “Ma devo dire che sono tentato dall’idea, visto quello che tu e il tuo branco di criminali avete fatto ai miei amici.”

“Senti chi parla,” ringhiò quello. “Il famoso e famigerato Boruto Uzumaki crede di potermi fare una predica dopo essere fuggito dal suo Villaggio? Questa è buona! E poi, che razza di occhio è quello?” domandò, puntando un dito verso la sua iride destra fosforescente. “Non ho mai visto prima d’ora un Dojustu (Arte Oculare) così strano.”

I pugni di Boruto si serrarono con foga. “Non mi interessano le tue parole e le tue domande. Libera immediatamente i miei amici, altrimenti ne pagherai le conseguenze esattamente come i tuoi uomini.”

Per tutta risposta, il ragazzino scoppiò a ridere crudelmente dopo la sua minaccia, fissando Boruto con uno sguardo bramoso di vendetta. Dietro di lui, Mikasa e Sora osservavano la scena con timore e preoccupazione. “Credo che tu non abbia capito con chi hai a che fare,” riprese allora a dire di nuovo il ragazzo, ironico. “Ti trovi dinanzi all’unico e vero Gray Fullbuster, conosciuto anche come il Signore del Gelo che domina quest’isola, nonché leader indiscusso della famigerata Marea Rossa!”

Boruto inarcò un sopracciglio. “Mai sentito nominare.”

“Forse perché voi mammolette avete sempre vissuto comodamente nel vostro comodo e pacifico Villaggio,” ribatté Gray, acido. “Dopotutto, voi siete stati fortunati. Avete sempre vissuto dentro una gabbia fatta d’armonia e di pace. Una barriera che vi ha resi completamente ciechi e sordi al mondo esterno. Ma non tutti hanno avuto la vostra stessa fortuna! Le persone come voi non hanno minimamente idea di quanto sia dura la vita per coloro che sono estraniati dai Villaggi! Noi mercenari, la gente comune, i poveri, gli emarginati… non potete immaginare quanto sia difficile sopravvivere per tutti noi!”

Il biondino non si lasciò intimidire o distrarre dal discorso dell’altro. “Dunque è per questo che tu e i tuoi uomini avete rapito i miei amici?” domandò gelidamente. “Per questo vivete come dei mercenari, come dei criminali? Solo perché ritenete che la vostra vita ‘sfortunata’ sia troppo difficile da sostenere?”

Gray si portò accanto a Mikasa e Sora, fissando Boruto con uno sguardo furioso. Il biondino si irrigidì nel vedere la prossimità del nemico ai suoi amici, teso nel caso potesse fare loro qualcosa. “Te l’ho detto,” rispose. “Delle mammolette come voi non potrebbero mai capire. La gente di quest’isola è povera. Fa fatica a mantenere una vita normale. Ma le taglie su voi tre potrebbero cambiare molte cose. Potrebbero ridare speranza a molti. Potrebbero permettere ai miei uomini di rifocillarsi come si deve. Mi sembra una prospettiva allettante, non trovi anche tu?”

“La criminalità non è la risposta ai vostri problemi,” ribatté prontamente Boruto. “Lo ammetto, io e i miei amici non possiamo capire le difficoltà che la gente come voi vive. Ma questo non giustifica le azioni deplorevoli e meschine dei tuoi uomini. Non giustifica i vostri atti di brigantaggio, né tantomeno i furti di cibo o denaro.” Poi, di colpo, l’espressione del biondino divenne glacialmente seria e fredda. “Ma soprattutto, non giustifica quello che avete fatto alla mia famiglia. Perciò, prima che perda la pazienza, te lo chiederò un’ultima volta. Libera immediatamente i miei amici, o ne pagherai le conseguenze.”

Per tutta risposta Gray ghignò ferocemente, fissando il biondino con rabbia e minacciosità. Vedendo la sua espressione palesemente ostile, Boruto comprese immediatamente che la situazione stava precipitando. Quel tipo non aveva intenzione di cedere.

Perciò, realizzò subito, non aveva altra scelta. Doveva combattere.

“Come desideri,” ruggì mentalmente.

Non perse nemmeno un secondo. Approfittando della piccola distanza che separava ancora Gray dai suoi amici, Boruto scattò in avanti con una rapidità sconcertante e decisamente inaspettata, sferrando un portentoso fendente con la sua spada verso il busto dell’avversario. Tuttavia, con suo sommo stupore, Gray non si scompose minimamente dinanzi alla sua carica, rimanendo per tutto il tempo fermo con le braccia incrociate ed un sorrisetto saccente sulle labbra.

“Dovrai fare di meglio per cogliermi alla sprovvista,” disse.

Poi, di colpo, accadde l’inaspettato.

Boruto sgranò gli occhi, completamente scioccato. In quel momento infatti, quasi come per magia, il suo occhio destro pulsò all’improvviso con forza, urlandogli letteralmente di stare all’erta. Boruto non riuscì a spiegarselo in quel momento, ma un forte senso d’inquietudine prese ad investirlo di botto, e la sua vista percepì qualcosa cominciare a risalire dal terreno sotto ai suoi piedi.

Perciò, fidandosi di quel suo strano impulso ed agendo in maniera completamente istintiva, il biondino arrestò la sua carica e balzò immediatamente all’indietro, evitando di striscio un attacco improvviso sbucato fuori dal pavimento della stanza. Davanti a lui infatti, di colpo e senza preavviso, una grossa massa gelida appuntita era spuntata fuori dal terreno con rapidità, finendo quasi per infilzarlo nell’addome se non si fosse spostato all’ultimo secondo. Alle spalle di essa, Mikasa e Sora osservavano tutta la scena con sgomento e shock.

Boruto guardò la massa trasparente comparsa davanti a lui con gli occhi sgranati. “Ghiaccio!” esclamò. “Come diavolo hai fatto?”

Gray fece un passo verso di lui, la sua faccia contornata sempre da un sorriso confidente. “Sorpreso, non è vero? Quella che vedi è la mia abilità innata. La mia abilità unica ed impareggiabile che mi ha permesso di diventare temuto e rispettato in tutte le isole di questa Terra!”

Il biondino dedusse immediatamente di cosa si trattava. I suoi occhi si assottigliarono fino a divenire due fessure. “Hyoton,” (Arte del Ghiaccio) dichiarò allora con un tono serio e freddo. “Questa sì che è una sorpresa. Non avrei mai pensato di incontrare qualcuno capace di utilizzare la leggendaria Arte del Ghiaccio. Adesso capisco perché ti sei definito come ‘Signore del Gelo’ prima.”

“Perspicace,” si complimentò Gray. “Hai fatto centro. Io sono uno degli ultimi discendenti del Clan Yuki, un’antichissima casata della Terra dell’Acqua capace di utilizzare l’Arte del Ghiaccio. Il mio clan era stato considerato estinto da anni, ma per quanto ne so i miei genitori erano riusciti a sopravvivere e a tenersi nascosti dagli occhi delle altre Nazioni per molti anni, celando al mondo la loro presenza per decenni. E adesso che non ci sono più, io sono l’unico rimasto; l’unico vero discendente del clan Yuki! Il Signore del Ghiaccio e del Gelo!”

Boruto ascoltò quella sua presentazione con attenzione e indifferenza. “Devo ammettere che è stata una sorpresa,” disse. “Ma non basterà di certo un po' d’acqua ghiacciata a fermarmi. La tua abilità non mi spaventa.”

“Siamo piuttosto confidenti, eh?” ribatté Gray, sprezzante. “Allora fatti sotto, se ne hai il coraggio! Mostrami la tua determinazione!”

Il giovane Uzumaki non se lo fece ripetere. Scattando nuovamente con rapidità verso l’avversario, Boruto formulò diversi sigilli con le mani, evocando una vorticosa raffica di vento con le dita. La massa d’aria si lanciò addosso a Gray senza esitazione, ma quest’ultimo si limitò a unire assieme le mani, il suo volto ghignante e bramoso di vittoria.

Boruto sgranò gli occhi.

Un enorme serie di spuntoni di ghiaccio comparvero da sotto il terreno all’improvviso, scattando in alto e accingendosi a trafiggere ogni cosa che si trovava dinanzi a loro. Il biondino però non si lasciò cogliere impreparato, scattando immediatamente lontano dall’attacco e allontanandosi dal nemico. Uscì fuori dalla baracca correndo a gambe levate, balzando all’aria e atterrando su una parete laterale della caverna a cielo aperto.

Tuttavia non ebbe il tempo di riposarsi. Esattamente come era successo prima, il suo occhio destro prese a pulsare di nuovo all’improvviso, e Boruto fece appena in tempo a voltarsi verso la direzione da cui percepiva il pericolo che subito notò una fitta raffica di schegge ghiacciate schizzare all’aria verso di lui dal basso, pronte a impalarlo vivo. Ma non fece in tempo a chiedersi come fosse possibile. Reagendo all’istante, il ragazzino prese a correre lungo la parete all’impazzata, zigzagando a destra e sinistra per evitare la pioggia di ghiaccio che si stava abbattendo addosso a lui senza pietà, evitando al meglio che poteva la raffica e balzando sulla parte più alta della parete.

E poi, di nuovo, il suo occhio destro pulsò.

La sua sinistra.

HYOTON: Sensatsu Suisho!” (Arte del Ghiaccio: Cristallo Mortale) fece la voce di Gray nell’aria.

Una seconda raffica di aghi ghiacciati apparve alla sua sinistra, veloce come una saetta e pronta a centrarlo in pieno. Imprecando mentalmente, Boruto formulò un sigillo con la mano destra, inspirando a pieni polmoni e rilasciando dalle labbra un getto d’aria compressa grosso quanto un armadio. La sua Tecnica si schiantò con la raffica di aghi senza pietà, deviando la loro traiettoria e scagliandoli lontano da lui.

Boruto si voltò verso la sua destra. Una coltre di vapore e ghiaccio era misteriosamente apparsa davanti a lui, simile ad una nebbia densa e tangibile. Da essa, Gray sbucò fuori dopo un paio di secondi, camminando sulla parete della caverna e portandosi dinanzi al biondino.

“Sei veloce,” si complimentò il ragazzo. “Nessuno era mai riuscito ad evitare due delle mie raffiche di fila.”

Boruto assottigliò gli occhi, portandosi davanti la spada con le braccia. Scattò alla carica una seconda volta, raggiungendo l’avversario in un millisecondo e menando un fendente laterale. Gray sgranò gli occhi, sconvolto dalla sua inaspettata velocità, ma non si lasciò prendere alla sprovvista. Evocando all’istante una spada fatta completamente di ghiaccio con una mano, il ragazzo parò il colpo di striscio, serrando i denti per la fatica e lo stupore. Boruto e Gray si fronteggiarono a vicenda, ognuno di loro che cercava di spingere la propria spada contro quella dell’altro per avere la meglio.

“Una spada di ghiaccio,” disse il biondino. “Sei davvero pieno di sorprese.”

Gray ghignò. “Non ti immagini nemmeno quanto!” esclamò.

Subito dopo quelle parole, l’occhio destro di Boruto pulsò di nuovo. Il giovane Uzumaki rimase sconvolto, completamente incapace di capire come facesse la sua arte oculare a pulsare in quel modo, ma si fidò del suo istinto senza esitazione. Sferrando un calcio sul petto dell’avversario, il biondino balzò all’aria in un millisecondo, evitando appena una seconda raffica di spuntoni appuntiti apparsi sotto ai suoi piedi di colpo. Con una rotazione in aria, Boruto atterrò a diverse iarde dal nemico, stupito e confuso. Davanti a lui, il biondino notò che persino Gray era rimasto a bocca aperta.

“Com’è possibile?” esclamò mentalmente. “Come diavolo ho fatto a prevedere un attacco simile? Non sarei dovuto essere in grado di anticipare una Tecnica simile!”

Non ebbe il tempo di domandarsi altro. Con un ruggito rabbioso, Gray portò davanti a sé una mano, scagliando da essa un’ennesima raffica di schegge di ghiaccio appuntite. Boruto sgranò gli occhi, sconvolto. Come faceva quel tipo ad evocare degli attacchi simili senza nemmeno formulare Sigilli?

Le sue braccia si mossero da sole. Con tutta l’abilità e l’esperienza che aveva accumulato in questi anni, Boruto parò e deviò con la spada ogni singolo colpo senza esitazione, bloccando e tranciando di netto tutto il ghiaccio diretto contro di lui con colpi precisi e rapidissimi.

E poi, ancora una volta, il suo occhio pulsò di nuovo.

Sopra di lui.

Boruto alzò la testa di scatto, scioccato. Sopra di lui era apparsa dal nulla una vera e propria colonna di ghiaccio solido alta almeno cinque metri, intenta a precipitargli addosso senza freni. Con un ringhio, il biondino scartò di lato, rotolando a terra col corpo ed evitando appena in tempo la massa immane di ghiaccio che si schiantò nel suolo con un boato, fracassando roccia e terra come se fossero polvere.

Il biondino si rimise in piedi, fissando l’avversario col suo occhio destro aggrottato. Gray lo fissò a sua volta, la sua espressione furiosa e sconvolta. “Come diavolo è possibile?” ringhiò con frustrazione quest’ultimo, visibilmente rabbioso. “Come cazzo fai ad evitare ogni mio attacco, si può sapere? È come se riuscissi a prevedere ogni mia singola mossa! Sei forse un sensore?”

Boruto serrò la presa sulla sua spada. “Il mio occhio,” ragionò tra sé. “È come se mi permettesse di prevedere gli attacchi elementali dei nemici. Riesco chiaramente a percepire la variazione di chakra nel suo corpo e nell’aria prima di essere colpito. E riesco persino a prevedere la direzione da cui partiranno gli attacchi. Che razza di abilità è questa? Non ho mai sentito di un’abilità oculare capace di fare una cosa del genere.”

Tuttavia, il biondino non pronunciò ad alta voce quei pensieri, celandoli nella sua mente senza dare a vedere niente esternamente. “Che ti succede, Signore del Gelo?” ribatté invece, ironico. “Credevo che avessi intenzione di catturarmi. O forse ti sopravvalutavo troppo?”

Lo sguardo di Gray divenne schiumante di rabbia. “Non prendermi in giro!” ruggì. “Adesso ti farò vedere davvero chi di noi due è superiore, Boruto Uzumaki!”

Appena ebbe finito di urlare quelle parole, Gray scattò verso di lui con rapidità, la sua mano destra caricata all’indietro e serrata con forza in un pugno pronto a colpire. Boruto reagì di getto, muovendo subito la spada con le braccia per intercettare il colpo diretto al suo volto.

CLANG!

La lama di Boruto ed il pugno di Gray cozzarono con forza e prepotenza, generando un boato che riecheggiò nell’aria con fragore. Boruto sgranò gli occhi, incredulo. La sua lama avrebbe dovuto tranciargli di netto la mano! Non avrebbe dovuto cozzare contro di essa! Com’era possibile una cosa del genere?

Poi, di colpo, lo vide.

Il braccio di Gray era interamente ricoperto da ghiaccio. Era come se uno spesso strato di ghiaccio lo avesse rivestito dal gomito in poi, avvolgendolo come una corazza dura e resistente.

“Una corazza di ghiaccio,” sibilò Boruto, fissando negli occhi l’avversario con uno sguardo truce. “Non immaginavo che potessi usare la tua abilità anche per difenderti. La mia spada non è riuscita nemmeno scalfirlo.”

Il ragazzo dai capelli blu ghignò ferocemente. “Il mio ghiaccio è duro come la pietra e resistente come l’acciaio!” dichiarò con orgoglio e sfrontatezza. “Niente al mondo potrebbe mai scalfirlo!”

Boruto sorrise. “Sarà anche così,” disse. “Ma questo non servirà a proteggerti,”

Gray inarcò un sopracciglio. “UH?”

Accadde tutto in un istante. Senza alcun tipo di preavviso, il corpo di Boruto cominciò ad emettere chakra come una fornace ardente di energia. Di colpo e all’improvviso. La sua figura venne completamente avvolta da un’aura malvagia e pericolosa. Un’aura talmente fredda e minacciosa da far accapponare la pelle.

Un’aura che sapeva di morte e distruzione.

Gray sgranò gli occhi appena percepì quell’aura sulla sua pelle, sconvolto, ma non fu in grado di dire o fare niente. Infatti, con una rapidità disarmante, Boruto sferrò un colpo di palmo sulla sua faccia talmente potente da farlo tentennare per diversi secondi. Gray gemette di dolore, sconvolto e allibito dal colpo così repentino, ma non ebbe di nuovo il tempo di fare nulla. Boruto proseguì la raffica con un calcio micidiale sullo stomaco, per poi sferrargli un pugno in pieno mento e scaraventarlo lontano da sé. Il ragazzo volò all’aria con un gemito sommesso di dolore, crollando pesantemente a terra e rotolando per diversi metri.

Il biondino si portò lentamente dinanzi a lui, l’aura invisibile attorno a lui sempre presente. “Con o senza ghiaccio, quello che hai fatto ai miei amici è imperdonabile,” disse, la sua voce ed il suo sguardo freddi come la morte. “E adesso te la farò pagare. A carissimo prezzo.”

Gray non riuscì nemmeno ad ammiccare. Boruto lo afferrò dal collo con una rapidità mai mostrata prima d’ora in vita sua, scagliandolo lontano con un solo braccio. Tentò di riprendere il controllo durante il volo, ma non fu abbastanza rapido. Il biondino si mosse come una saetta, comparendogli davanti in un secondo e sferrandogli un pugno sullo stomaco che lo fece piegare in due, per poi calciarlo sul collo senza preavviso. Poi, come se non bastasse, l’avversario riapparve di nuovo davanti a lui in un batter d’occhio, sferrandogli un pugno in pena faccia senza esitazione e scagliandolo indietro a causa della potenza del colpo.

Gray gridò, schiantandosi pesantemente addosso ad una parete dell’enorme caverna con un urlo di dolore. Un grosso boato riecheggiò nell’aria per diversi secondi, mentre una polverosa nuvola di fumo si generò nel punto dello schianto. Boruto si portò davanti ad essa, la sua spada in mano ed il suo occhio destro che scrutavano con fredda rabbia il chakra dell’avversario dolorante.

E poi, di colpo, il biondino crollò a terra in ginocchio, ansimante.

Boruto si appoggiò alla sua spada, il suo petto che si alzava e si abbassava a causa del fiatone. Copiosi rivoli di sudore gli colavano dalla faccia e dal mento.

“C-Che sta succedendo?” esalò nella sua testa, spossato senza motivo. “P-Perché di colpo mi sento così esausto?”

Poi, di getto, lo capì.

“Il Potere di Momoshiki!” realizzò, sconvolto. “Quella sensazione di prima… Quella rabbia, quella brama di sangue… erano le stesse che ho provato quando ho ucciso gli ANBU prima di scappare da Konoha! D-Devo averlo attivato inconsciamente… Dannazione! Non riesco a credere che consumi così tanta energia…”

Boruto imprecò a denti stretti. Non riusciva ancora a capire come diavolo facesse quel Potere che Momoshiki gli aveva dato ad attivarsi dentro di lui. Questa cosa era snervante. Prima non si era reso minimamente conto di averlo attivato. E questo era un problema. Non poteva rischiare di utilizzarlo inconsapevolmente. Era una cosa pericolosa. Avrebbe potuto rischiare di esaurire le energie troppo in fretta durante uno scontro, proprio come adesso. Doveva trovare un modo per controllarlo, per usarlo. E poi, come se non bastasse, non aveva idea degli effetti che quel Potere potesse avere su di lui. Non poteva permettersi di utilizzarlo con leggerezza.

Immerso in quei pensieri, Boruto trasalì appena il suo occhio destro prese a pulsare ancora una volta. Il suo sguardo si posò immediatamente verso la direzione da cui percepiva ribollire del chakra, osservando con attenzione e sgomento la figura di Gray Fullbuster comparire a passo lento fuori dalla coltre di polvere in cui si era schiantato. Il suo aspetto era sfigurato e dolorante, pieno di macchie di sangue e sporcizia su ogni parte del suo corpo.

Ed il suo volto era una maschera di rabbia pura.

“Maledetto!” ruggì il ragazzo appena fu abbastanza vicino, la sua voce carica di una rabbia e una sete di vendetta enormi. “Nessuno si prende gioco di me in questo modo! Io sono il Signore del Gelo! Sono il signore di quest’isola! E adesso te la farò pagare per quello che mi hai fatto, Boruto Uzumaki!”

Boruto serrò i denti e cercò di rialzarsi, ma un’ondata di fatica lo investì senza preavviso, facendolo restare in ginocchio. I suoi pugni si serrarono attorno all’elsa della spada in un moto di tensione e frustrazione. Il Potere che aveva attivato prima gli aveva completamente prosciugato le energie, e adesso non riusciva più a muoversi.

“L-Le cose si mettono male…”

Il suo occhio destro perse letteralmente a gridargli in quel momento. Un gigantesco senso di inquietudine e pericolo lo invase da ogni direzione. E Boruto lo vide bene il motivo. Lo vide chiaramente grazie al suo occhio. Gray aveva preso ad accumulare dentro di sé una grossa quantità di energia, preparandosi a sferrare un attacco.

Un attacco micidiale.

Con un urlo rabbioso di guerra infatti, dopo nemmeno due secondi, il ragazzo portò le mani davanti a sé, il suo volto rabbioso e i suoi occhi feroci come mai. E poi, fissando il biondino con uno sguardo furioso e vendicativo, Gray urlò il nome della sua Tecnica.

HYOTON: Arashi!” (Bufera)

Boruto non ebbe il tempo di ammiccare. Il suo occhio destro gli urlò per un’ultima volta di mettersi in salvo, prima di essere successivamente investito da una potentissima raffica di aria gelida e ghiaccio che presa a scagliarsi addosso a lui dalle mani dell’avversario. Un vorticoso e scrosciante sciame di vento, neve e ghiaccio che prese a sfrecciagli addosso come una bufera, investendolo in pieno con prepotenza e furia.

Boruto si portò futilmente le mani davanti alla faccia per difendersi, ma non servì praticamente a nulla. La raffica lo investì senza freni, centrandolo con forza e avvolgendolo con una scia di vento e neve micidiali che presero a sferzagli tutto il corpo senza pietà e a colpirlo con schegge di ghiaccio. L’improvviso e drastico calo della temperatura gli fece trattenere il fiato con forza, togliendogli l’aria dai polmoni di getto. “D-Dannazione!” imprecò a denti stretti, i suoi occhi serrati per il dolore e il freddo. Ghiaccio solido prese a formarsi sulle sue braccia, sulle gambe e persino sulle guance, investendolo con un terrore viscerale di finire congelato e di perdere i sensi. Riuscì a vedere con un occhio socchiuso la figura di Gray dinanzi a lui in mezzo alla bufera di neve e ghiaccio, intenta a fissarlo con un ghigno ferale e minaccioso.

“Prendi questo! Ahahahahah-”

CRUNCH!

Un pugno dalla potenza micidiale lo centrò sulla guancia mentre stava ancora ridendo crudelmente, cogliendolo alla sprovvista. Gray venne completamente scaraventato alla sua sinistra, finendo per schiantarsi una seconda volta addosso alla parete della caverna con un boato. Tutta la bufera di vento e neve si dileguò all’aria di colpo, liberando così la figura esausta e tremante di Boruto.

Mikasa si portò immediatamente accanto a lui, comparendo dal nulla accanto al biondino. “Boruto!” esclamò, tesa e spaventata a morte. “Stai bene? Ci penso io a rimetterti in senso!” Le sue mani brillarono di verde mentre prese a passarle sopra le spalle del suo amico.

Boruto sorrise. “Ancora una volta mi avete tirato fuori dai guai, ragazzi.”

Sora comparve davanti a lui, il suo bastone poggiato su una spalla. “Tu hai salvato noi, e adesso abbiamo ricambiato il favore!” disse con un sorriso dentato.

Poi, appena il giovane Uzumaki si fu ripreso abbastanza da potersi reggere in piedi, i tre amici si diressero senza esitazione verso il punto dove si era schiantato Gray, le loro armi in mano e pronte all’uso nel caso quel tipo fosse ancora in grado di combattere. Ma non ce ne fu bisogno.

Lo trovarono riverso a terra in mezzo a delle macerie fumanti, il suo corpo ferito e privo di energie, ma illeso. Il ragazzo aveva gli occhi semiaperti, e fissava con uno sguardo spento ed esausto il cielo che si intravedeva dalla caverna aperta. Boruto, Mikasa e Sora si portarono davanti a lui, fissandolo con attenzione.

Gray scoccò loro un’occhiata esausta. “E così mi avete sconfitto,” sussurrò, ansimante. “Vi faccio i miei complimenti. Non pensavo che voi due avreste potuto liberarvi.”

Mikasa lo guardò con indifferenza. “Boruto ti ha distratto molto bene durante lo scontro,” disse con sicurezza e orgoglio. “Ti sei focalizzato così tanto su di lui che non hai notato il clone che aveva lasciato nella baracca per liberarci.”

“Tch! Quindi avevo già perso sin dall’inizio,” sbottò quello, stizzito.

Boruto si inginocchiò accanto a lui, fissandolo coi suoi occhi eterocromi. “Hai pagato per quello che hai fatto ai miei amici, Gray Fullbuster. Adesso confido che ci lascerai andare senza altre storie, vero?”

Gray lo guardò con indifferenza, i suoi occhi privi di emozione. “Fate quello che volete. Non mi interessa più niente, ormai.”

I tre amici lo ascoltarono in silenzio.

Il ragazzo dai capelli blu riprese a fissare il cielo. “Ormai ho perso tutto,” continuò a dire sommessamente. “Il mio onore… i miei uomini… adesso che ho perso contro di te, Boruto Uzumaki, tutto quello che avevo è andato perduto. Nessuno continuerà a seguirmi. I mercenari mi abbandoneranno. Sarò costretto a vivere come un reietto. La mia vita sarà priva di senso.”

Il biondino lo studiò col suo occhio destro. “Che cosa vorresti fare, dunque?” gli chiese allora, serio.

Gray lo guardò di sbieco. “Se hai un briciolo d’onore in te, allora ti chiedo di risparmiarmi un’esistenza così patetica,” rispose subito senza esitazione. “Falla finita e uccidimi. Ormai ho perso tutto. Continuare a vivere così non avrebbe senso.”

Sora lo guardò con stupore. “Preferiresti morire piuttosto che sopravvivere?” esclamò con incredulità.

Quello annuì. “Gente come voi non potrebbe mai capire…”

“Allora faccelo capire tu,” ribatté Boruto. “Hai detto che hai perso tutto. Il tuo onore, i tuoi uomini, il tuo futuro. Da solo non vali più nulla, giusto?”

Gray si voltò per fissarlo, confuso. “Che diavolo vorresti dire?” sibilò, teso.

Boruto disattivò il suo occhio destro, sorridendo con le labbra. “Mi hai chiesto di ucciderti. Ma io ho un’idea migliore. Un’idea che credo potrebbe portare vantaggi ad entrambi. E se accetterai di collaborare, allora potresti persino trovare un nuovo scopo per cui vivere, Gray. Uno scopo che potresti adempiere seguendo fedelmente il mio comando.”

Gray sgranò gli occhi. “Che vuoi dire?”

Boruto ghignò feralmente. “Da oggi sarai un mio subordinato,” dichiarò. “Ed io… io diventerò il nuovo leader della Marea Rossa.”
 
 



 
 
Note dell’autore!!!

Salve a tutti! Chiedo scusa per il ritardo della pubblicazione, ma la vacanza si è prolungata fino a ieri. Davvero, scusatemi.

Finalmente abbiamo conosciuto un altro personaggio citato nell’altra storia: Gray Fullbuster. Lui proviene dall’universo di Fairy Tail. La sua presenza sarà molto decisiva e importante per Boruto e il suo futuro, e avremo molto da dire anche su di lui. In questo capitolo l'ho reso un pò più rabbioso e cattivo del solito, ne sono consapevole, ma preso vedrete che non sarà sempre così. Vedremo cosa ci riserverà il futuro da ora in poi con il tempo.

Vi invito a leggere e commentare. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. A presto!
   
 
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