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Autore: steffirah    10/08/2018    2 recensioni
Sakura va avanti con la sua quotidianità, convinta di avere già tutto ciò di cui ha bisogno, nonostante sembri esserci un piccolo vuoto da riempire nella sua vita. Prova a farlo acquistando un libro per bambini, cercandovi una risposta, ed effettivamente sarà proprio esso a dargliela, facendole conoscere l’amore. Così nel corso di un anno, a partire da un incontro avvenuto casualmente in un treno, capirà di aver finalmente trovato quel pezzo che le mancava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Kinomoto, Syaoran Li, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cioccolata, dolce cioccolata

 
 
Sorrido soddisfatta allo specchio, ravvivandomi i capelli e mi affretto a scendere le scale, in modo tale che quando busserà mi troverò già giù. Gioco per un po’ con Kero-chan e, non appena suona il campanello, mi catapulto ad aprire la porta, spalancandola. Sorrido felicissima di vedere Syaoran-kun, sebbene oggi sia un giorno infrasettimanale e dovrebbe essere invece a lavoro, ma dato che papà gli ha chiesto un altro piccolo aiuto con le sue ricerche per una partenza imminente – eh già, presto sarà lui a tornare in Cina – ha deciso di portarsi il carico di lavoro qui.
Gli prendo le mani, trascinandolo fin dentro casa, annunciando a papà che è arrivato e mentre loro due scendono nello studio io mi reco in cucina, indossando un grembiule e preparando tutto l’occorrente per cucinare dei muffin col morbido ripieno di cioccolata. È la prima volta che provo a farli, per cui spero riescano bene.
Seguo la ricetta passo passo e quando sono pronti li tolgo dal forno, appoggiandoli sul ripiano della cucina a raffreddarsi. Sciacquo poi il resto degli utensili utilizzati, pulendo la tavola, lavandomi anche per bene le mani, pur realizzando che profumo tutta di cacao. Mi scuoto la maglia e i capelli, sperando di non averne la polvere ovunque, e poi passo finalmente a studiare.
Vado a prendere libri, quaderni, block-notes e penne dalla mia stanza, accomodandomi in sala al calduccio sotto il kotatsu, con Kero-chan che furbamente si acciambella su di me, dopo avermi fatto un piccolo massaggino sulla pancia con le zampette. Con una mano scrivo, con l’altra gli accarezzo il dorso e in cambio ricevo rumorose fusa.
Dopo delle ore finalmente entrambi sbucano fuori dal loro covo. Otou-san chiede a Syaoran-kun di restare per cena e lui accetta, facendomi fare le capriole interiori per la gioia. Così mentre il primo esce per fare la spesa, volendo preparare i modern-yaki visto che Syaoran-kun non ha idea di cosa siano, questi si siede accanto a me, prendendo il suo laptop e commentando: «Non sapevo possedessi un kotatsu.»
«Abbiamo cominciato ad usarlo più o meno dai tempi del liceo, visto che in inverno trovo più facile studiare qui piuttosto che in camera.», spiego.
Lui annuisce, comprendendo appieno.
«È molto caldo.»
Sorrido tra me, scusandomi con Kero-chan perché devo spostarlo per alzarmi, ma lui non sembra esserne toccato più di tanto perché subito ritrova una posizione comoda all’altro lato della coperta riscaldata.
Chiedo a Syaoran-kun di aspettarmi un attimo e mi lavo con cura le mani, prima di posare i muffin sul vassoio e preparare anche la cioccolata calda, versandola in due tazze, portando il tutto in sala. Lui alza la testa dallo schermo del pc sentendomi arrivare e sgrana gli occhi sorpreso.
«Li hai fatti tu?»
«Per celebrare l’inizio dell’inverno.», scherzo, approfittando del fatto che oggi sia il 7.
Poso tutto al centro del tavolo e lui senza perdere tempo sposta il computer su un lato, protendendo una mano per afferrare un dolcetto.
«Posso?»
«Certo! Per te li ho cucinati.», rivelo, guardandolo speranzosa.
“Fa’ che siano buoni, fa’ che siano buoni!”
Mi sorride grato per un istante, prima di assaggiarlo. Attendo col fiato sospeso in attesa del responso, ma lui fissa il muffin contento, come se avesse fatto una grande scoperta, e dà un altro morso. Quando svela l’interno si illumina tutto il suo viso.
«Ha il cuore di cioccolato che si scioglie!»
«Esatto.», confermo, palpitante.
«È buonissimo!», esclama con gli occhi luccicanti.
«Davvero?»
«Davvero!», ribadisce con enfasi, guardandomi felice come un bambino al suo compleanno. «Grazie mille! Se farai questo ogni inverno potrei cominciare ad apprezzarla come stagione.», ride, finendo di mangiare.
«Io già la amo, visto che mi ha fatto incontrare te.», confesso in tono sottile, prendendone anche io uno e mangiandolo in silenzio. Chissà se mi ha sentita.
Alzo di poco lo sguardo e vedo che mi guarda con un’espressione infinitamente dolce. Abbassa nuovamente gli occhi sul cibo, domandandomi se può prenderne un altro.
«Puoi mangiarli tutti.», acconsento e lui lo alterna alla cioccolata calda, cominciando a sbirciare sulle mie traduzioni.
«Come ti sembrano?», chiedo, dubbiosa.
Termina anche il secondo muffin, avvicinandosi maggiormente per poter leggere di più. Mi irrigidisco, col cuore che comincia a battermi fortissimo, e per non pensarci sposto il quaderno verso di lui. Le legge mettendoci tanto impegno e io, fissando il suo profilo concentrato dalla mia posizione, mi chiedo se questa è l’espressione che assumeva, ad esempio, quando studiava. E ora riconosco che se fossimo stati due adolescenti, se avessimo dovuto fare i compiti insieme, sarebbe stato veramente arduo non distrarsi per osservare lui invece, che con quest'aria assorta è molto più interessante di qualsiasi materia.
«È tutto perfetto, Sakura.», risponde dopo un’attenta analisi, facendomi ritornare coi piedi per terra.
«Sul serio non ho fatto errori?», domando incredula. Il “Sānguó yǎnyì” è pure un testo piuttosto complicato, che stiamo traducendo per filologia.
«Sei stata bravissima.», conferma.
Stavolta sono io ad allungarmi al suo lato, osservando le pagine soddisfatta di me stessa. Oggi mi sta riuscendo tutto! È fantastico!
Mi volto a guardarlo lieta, rendendomi conto soltanto ora che mi sono avvicinata talmente tanto che le nostre spalle si toccano e mi trovo, praticamente, all’altezza delle sue labbra. Forse solo per questo motivo riesco ad accorgermi che in un angolino della sua bocca sono rimaste piccole briciole del muffin.
«Wah Syaoran-kun, è la prima volta che ti vedo sporcarti mangiando!»
«Sono sporco?», sembra sorprendersi, portandosi il dorso della mano alla bocca per pulirsi, ma io ridacchio spostandogliela, pulendolo con l’indice.
«Ta-dan!»
Gli mostro quei pochi granelli e lui, forse senza pensarci, li mangia direttamente dal mio dito, ricordandomi inevitabilmente Halloween. Il cuore mi balza nel petto per la sorpresa, soprattutto sentendo la sua lingua che indugia sul mio polpastrello. I miei battiti cardiaci accelerano sempre più, notando sul suo volto quell’espressione intensa, profonda e tremendamente sensuale che ultimamente adoro in tutto e per tutto. E poi ci si mettono la morbidezza delle sue labbra e il calore del suo respiro che mi solleticano i pori, al punto da farmeli pizzicare come se fossero attraversati da tante scosse elettriche.
Mi sento gli occhi lucidi e sbatto le palpebre, sforzandomi di calmarmi, finché non allontana la mia mano soltanto per portarsela accanto al naso, chiudendo gli occhi e aprendosi in un sorriso.
«Profumi di cioccolato.», mormora, come se fosse in completa beatitudine.
Devo aggiungerla alle peonie nella lista delle sue fragranze preferite, che a quanto mi è parso di capire prevede anche la pioggia.
Continua a sniffarmi, finendo sul mio polso, rendendomi la testa leggera come un palloncino, svuotandomela del tutto, finché non mi attira a sé, tenendomi stretta. Senza esserne pienamente consapevole scivolo su di lui, carezzandogli i capelli, mentre le sue labbra si posano sul mio collo, dandovi tanti piccoli bacetti, creando un percorso fino alla mia spalla scoperta – riconosco di essere stata geniale nel mettere il maglione lungo sulle calze, oggi, essendo comodo sia per me che per lui. Trova tuttavia come ostacolo la bretella del reggiseno, per cui me la abbassa, proseguendo, risalendo poi leccandomi fino all’orecchio, dove sussurra: «Sei buona.»
Apro gli occhi, credendo che il mio corpo ormai stia diventando una vampa di fuoco e non sia più fatto di carne per quanto mi sento bruciare. Senza fiato, nascondo il viso sul suo collo, ricambiando quel che lui ha fatto a me, vedendo la sua pelle soltanto attraverso un velo, spostandogli di poco la camicia e qui, inevitabilmente, strofino il mio naso, inspirando a pieni polmoni il suo buon odore. Ripeto i suoi gesti, salendo accanto al suo orecchio, dove gli dico che anche lui è oishii e mi stacco di poco, riuscendo finalmente a guardarlo in viso. Noto che anche lui sembra come incantato, ma al contempo le sue iridi sono presenti e brillano, come se vi rilucessero tante piccole fiammelle, e minuscole sfere di miele volteggiano attorno alle sue pupille dilatate. Le sue guance sono rosse e, quando vi poso sopra una mano, mi accorgo di quanto scottino. Faccio scendere poi lo sguardo sulle sue labbra semischiuse e, come attratta da una forza più grande di me, chiudo gli occhi, avvicinandomici. Sto quasi per baciarlo quando ahimè sento la porta scattare e papà annunciarsi, ponendo fine a quel piccolo, breve incantesimo.
Mi allontano con un balzo da Syaoran-kun per tornare al mio posto, facendo spaventare persino Kero-chan, tentando invano di far decelerare il mio cuore. Quando otou-san fa il suo ingresso nel soggiorno mantengo costantemente il capo chino e affondo il naso nel libro, limitandomi a rivolgergli un cenno di saluto con la mano.
Syaoran-kun, comprendendo la mia tensione, decide di venirmi incontro tornando alla letteratura, chiedendomi se voglio leggere il testo.
Sospiro sollevata e replico «Soltanto se prima me lo leggi tu.», rievocando lo studio di quest’estate.
Lui accetta le mie condizioni e comincia a leggere, facendomi finalmente rilassare al suono della sua voce sonora. Seguo ogni parola dal testo, appoggiandomi alla sua spalla per avere l’orecchio quanto più vicino possibile alle sue parole, memorizzandone i toni. Così facendo quando mi stacco per ripetere ci riesco in maniera impeccabile e ricevo anche un sacco di lodi. Nel momento in cui gli sorrido orgogliosa lui mi prende in giro, tirandomi le guance finché non lo imploro di smettere, facendolo ridere per il come mi esce detto. Indispettita gli dò una spinta, spettinandogli i capelli con tutta la forza che ho, in attesa delle sue scuse. Appena mi chiede perdono gli lascio un piccolo bacio là dove lo stavo torturando e torno al mio posto, bevendo d’un sorso la cioccolata. Ormai si è quasi raffreddata.
Cambio materia per ricopiare degli appunti e Syaoran-kun si interessa per sapere cos'è.
«Letteratura inglese.», spiego, mostrandogli il libro di testo.
«È l’altra lingua che studi?»
Annuisco, spiegando che io ho scelto inglese perché la vedevo come la più semplice tra le diverse opzioni che offriva l’università, Chiharu-chan invece sta imparando come seconda lingua il tedesco – che a me sembra tremendamente complicato, soprattutto nella pronuncia e nel dover riuscire a memorizzare alcune parole lunghissime.
«Come mai Mihara-san studia cinese?», domanda curioso.
«Per Yamazaki-kun. Sai no, che ha l’abitudine di dire bugie e molto spesso si rifaceva a storie folkloristiche cinesi, al punto tale da spingerla a studiarle per assicurarsi della veridicità. Per quanto mi riguarda, invece, come ben ricordi è soprattutto grazie a otou-san.»
Annuisce, sapendolo già, e ora sono io a mostrare interesse.
«Tu che stai facendo?»
Gira il computer nella mia direzione in modo tale che anche io possa vederne lo schermo, ma riesco a distinguere ben poco di quel che c’è scritto.
«Analizzo dei documenti che mi ha mandato Fanren.»
«In che lingua sono?»
«Quella che tu tanto adori.», sorride divertito.
«Hoe?»
Incrocio le braccia, rimuginando. Quale lingua adoro oltre il cinese?
«Francese.», spiega, al che riduco gli occhi ad una fessura. Poi però rifletto su quest’informazione.
«E riesci a capire ogni cosa?»
«Nell’insieme sì, non è molto difficile.»
«Mmh… A volte anche Tomoyo-chan mi parla in francese e qualche parola è riuscita ad insegnarmela.», provo a vantarmi.
«Ah sì?» Un breve luccichio attraversa i suoi occhi e immediatamente capisco che aspetta l’occasione per prendermi in giro. Subdolo.
«Oui.», rispondo in quella lingua, elencando: «Ad esempio, so dire bonjour, rêverie, chance, croissant, crêpe e… altre parole che al momento mi sfuggono.»
Trattiene un sorriso, correggendomi: «Però si dice “chance”, non “chansu”.»
«Dettagli.», ribatto, gonfiando le guance.
Lui ridacchia, ma non abbiamo possibilità di continuare che papà ci informa che è pronta la cena.
Mettiamo tutto a posto e io riporto i libri e i quaderni di sopra, in camera, lavandomi le mani col sapone prima di scendere in cucina. Insieme a Syaoran-kun aiuto ad apparecchiare e poi ci sediamo tutti e tre, loro due di fronte a me. Assaggiamo i modern-yaki di papà e dopo che Syaoran-kun esprime il proprio gradimento intervengo con: «Posso scrivere a onii-chan che i tuoi sono mille volte meglio dei suoi?»
Sorrido malefica e papà scuote la testa.
«Poverino, lascialo stare. Poi ti lamenti se ti prende in giro.», sospira stancamente.
«È proprio per vendicarmi di tutte le volte in cui mi prende in giro! E poi è la verità.», insisto, prendendo il cellulare dalla mensola.
«Dopo non lagnarti.»
«Se fa il cattivo chiedo a Syaoran-kun di difendermi.», canticchio in maniera un po’ infantile, digitando il messaggio.
«In realtà ritengo che dovrei assaggiarli cucinati da lui prima di poter esprimere il mio giudizio.», osserva questi piccato, incurante.
Alzo di poco la testa, sorridendogli beffarda, e lui sbianca, fissando papà allarmato.
«N-non volevo in alcun modo mancargli di rispetto!»
Scoppio a ridere, ripetendo sotto voce «Aitsu» e lui mi rivolge un’occhiataccia.
«Non preoccuparti Syaoran-kun, usa il linguaggio che desideri.», gli concede papà.
«Hoe? Otou-san, da quando lo chiami così?», chiedo sorpresa, afferrando un muffin, che ora sfruttiamo come dessert. Ne favorisce anche lui, facendo spallucce.
«Ovviamente da quando è diventato il tuo ragazzo.»
Contemporaneamente io e Syaoran-kun ci strozziamo e lui si allunga sul tavolo per battere sulla schiena di entrambi.
«Preferisci che lo chiami solo “Syaoran”?»
«No!», esclamo, sbattendo le mani sul tavolo in maniera più violenta di quanto vorrei. «“Syaoran-kun” va bene, se lui è d’accordo.»
Gli rivolgo un’occhiata e lui sembra essersi sorpreso dinanzi alla mia reazione esagerata. Ma che posso farci, neppure io riesco a chiamarlo soltanto Syaoran! Non potrei mai sopportare di sentire otou-san chiamarlo senza alcun onorifico!
«Per me non cambia nulla.»
Arriccio le labbra visto che non si schiera da nessuna parte, senza prendere posizione, ma non aggiungo altro.
«Allora continuerò con “Syaoran-kun”, non sarebbe giusto che io ti chiami per nome prima di Sakura-san.», decreta sorridendogli allegro.
«Otou-san!», alzo la voce, imbarazzata. Mi ha letta chiaramente nel pensiero! Accidenti al suo istinto di genitore!
Con poca grazia mi approprio di un mandarino, cominciandolo a sbucciare, imbronciandomi.
«Syaoran-kun, non pensi anche tu che sia adorabile Sakura-san con quest’espressione imbarazzata?», gli domanda, guardandolo deliziato.
Syaoran-kun annuisce senza esitazione, sorridendomi a trentadue denti, lasciandomi basita dopo che si lanciano uno sguardo d’intesa. Cosa mi sono persa? Da quando hanno instaurato un simile rapporto? Li osservo pensierosa, in silenzio, guardandoli interagire allegramente, sebbene proseguano col prendermi in giro. Sorrido tra me, sempre più convinta che sarebbe troppo bello se diventassimo un’unica famiglia.
Passo al secondo mandarino e mi accorgo che anche loro ne prendono un altro, per cui mi viene una splendida idea.
«Facciamo a gara per vedere chi riesce a mangiarne di più?», propongo.
Entrambi alzano un sopracciglio in maniera simile, ma poi acconsentono, preparandosi a competere. Papà tuttavia rinuncia dopo il terzo e la sfida ora diventa soltanto mia e di Syaoran-kun. Otou-san è troppo buffo perché fa il tifo per entrambi, spostando lo sguardo dalla sua sinistra a me seduta di fronte a Syaoran-kun e viceversa. Smetto soltanto quando mi accorgo del telefono che squilla e vedo che si tratta di onii-chan. Mi guardo le dita, trovandole tutte macchiate per la buccia tranne i mignoli, per cui sfrutto quello destro per rispondere, abbassando l’orecchio contro il tavolo.
«Konbanwa onii-chan.»
«Sakura-san, puoi anche usare il vivavoce se a Syaoran-kun non dà fastidio.»
«Affatto.»
Li osservo per un istante prima di farlo, proprio mentre Touya dice: «Mio caro mostriciattolo, nulla da ridire contro la cucina di nostro padre, ma voglio ricordarti che sono stato io ad insegnargliela come ricetta.»
«Evidentemente l’allievo ha superato il maestro.», replico in tono pacato e vedo sia papà che Syaoran-kun trattenere una risata.
«Può darsi. Strano però, non hai negato di essere un mostriciattolo.», osserva, sottolineandolo.
«Da quando ho capito che tu sei il re dei mostri e mi batti in tutto e per tutto mi sono rassegnata. Piuttosto, sai che oggi ho cucinato i muffin?», lo informo, fiera.
«Peccato che non c’ero, sarebbe stato divertente rubarteli tutti.»
«Touya.», lo ammonisce Yukito-san. C’è anche lui! «Buonasera, Sakura-chan.», mi augura.
«Buonasera!», esclamo, lieta di sentirlo. «Qui ci sono anche otou-san e Syaoran-kun che vi salutano.», lo informo, visto che stanno effettivamente facendo segno di salutare anche da parte loro.
«Oh, ricambia!», esclama lui in tono gioioso.
«Ho capito bene, c’è anche il moccioso?»
A Syaoran-kun scatta un sopracciglio ma non dice nulla, mostrando un sorriso tirato, mentre io non attendo un attimo per abbaiare: «Syaoran-kun non è un moccioso, quante volte devo ripetertelo?!»
«Pensavo ti fossi rassegnata anche all’idea che mentre tu resterai per sempre un kaijuu per me lui sarà per sempre un gaki.»
Ringhio, letteralmente, contro il telefono.
«Lui è molto più maturo di te e ne ho avuto conferma innumerevoli volte! Tra poco sarai un trentenne e ancora non sai come comportarti, stupido di un oni!»
«Sakura-chan, non ascoltarlo, sai com’è fatto, è il suo particolare modo per mostrare apprezzamento.», prova ad intervenire Yukito-san per pacificare la situazione, ma io non ci casco.
«Con te non si è mai comportato così.»
«Come mai così nervosa? È uno dei tuoi giorni rossi da mostro?»
«Sta’ zitto!», sbotto senza riuscire a controllarmi, staccando la chiamata. Come può averlo detto? Come può averlo fatto davanti a Syaoran-kun e imbarazzarmi in questo modo vergognoso? Sento le lacrime pungermi gli occhi e mi porto le mani sul viso, nascondendomi, trattenendomi. È così umiliante! Ora come faccio? Pensare che fino a qualche ora fa era tutto perfetto! Lo so che me la sono cercata e che Touya non poteva sapere che anche gli altri lo sentivano, ma doveva essere per forza così diretto? Pure di fronte a Yukito-san! Voglio sprofondare!
«Kinomoto-san, cosa posso fare?», sento chiedere Syaoran-kun in tono ansioso e allarmato.
«Vieni, alzati.»
Mi chiedo cosa stiano facendo ma non ho proprio il coraggio di guardarli, finché non percepisco due paia di braccia avvolgersi attorno a me, sia a destra che a sinistra. Tolgo le mani, sgranando gli occhi e trovo papà a sorridermi dolcemente.
«Basta coccolarla un po’ e tutto passa.», spiega a Syaoran-kun. «Esattamente come facevo con Nadeshiko-san.»
A quel riferimento abbraccio entrambi, piagnucolando.
«Vi amo tantissimo!», singhiozzo, ma dato che non voglio restare triste a lungo mi stacco da loro per ingozzarmi di cioccolata. Molto meglio, già sento la carica di felicità scorrermi nelle vene.
«Ti riprendi in fretta.», osserva Syaoran-kun colpito, mentre aiuta papà a sparecchiare. Annuisco alzandomi per dare loro una mano e lui aggiunge: «Le mie sorelle invece diventavano volubili e lunatiche, ero sempre costretto o a chiudermi in camera o a fuggire di casa.»
«Deve essere stata dura.», commenta otou-san, arruffandogli i capelli, provocandomi un tuffo al cuore.
In quel semplice gesto capisco che gli sta trasmettendo il suo sostegno e supporto per l’assenza di una figura maschile.
«Non mi lamento.», gli sorride, alzando la testa verso il suo viso e io mi alzo di scatto, prendendo le mani di entrambi e unendole tutte.
Mi guardano sorpresi dal mio comportamento e mi mostro radiosa, dichiarando accorata: «Mi sento così fortunata ad avervi.»
Entrambi mi stringono le mani, sorridendomi dolcemente, otou-san con un’espressione pacifica, Syaoran-kun invece con un lieve rossore sulle guance che non fa che risaltare il colore delle sue iridi ambrate alla luce della lampada, quasi tendenti al colore del nettare. Ancora mi domando come un colore di occhi tanto comune come il marrone possa tramutarsi in qualcosa di così unico e spettacolare.
Li lascio per continuare a pulire e laviamo e asciughiamo i piatti tutti insieme, togliendoci così l’odore di agrumi dalle mani. Dopo che abbiamo messo a posto papà saluta Syaoran-kun visto che presto dovrà partire, abbracciandolo in maniera simile a come fa con Touya-niichan e Yukito-san ogni volta che tornano in Italia e così mi è definitivamente chiaro che lo considera come un figlio.
Ci concede poi del tempo per salutarci e dopo che ci siamo augurati reciprocamente la buonanotte – sebbene, come sempre, dopo ci sentiremo a telefono perché non riesco ad addormentarmi se non sono sicura che lui sia giunto a casa sano e salvo – , lui mi dà un bacio a fior di labbra, sussurrando su di esse che se anche lui ha cominciato ad amare l’inverno è soprattutto grazie a me,  perché, parole sue, la stagione più gelida dell’anno gli ha fatto conoscere il calore più grande che avesse mai sperimentato.




 
Angolino autrice:
Buongiorno!
Il kotatsu consiste in un basso tavolino in legno con una fonte di calore (solitamente elettrica) nel lato inferiore, su cui viene posto un futon o una coperta pesante, al di sopra della quale si mette un piano di appoggio per poterlo usare come un tavolo.
Il modern-yaki è un tipo di okonomiyaki (simile a un pancake/una pizza cucinato nei ristoranti su una piastra apposita - che spesso si trova stesso al tavolo dei commensali) che contiene anche yakisoba (spaghetti saltati).
Il 7 novembre segna l'inizio dell'inverno nel "sekki" (che ricordo essere la divisione di un anno in 24 periodi)

Il "Sānguó yǎnyì" (Romanzo dei Tre Regni) fu scritto nel XIV secolo da Luo Guanzhong ed è uno dei quattro grandi classici della letteratura cinese.
Traduzioni: oishii = buono/delizioso, "aitsu" è un modo un po' scortese per riferirsi a una terza persona, konbanwa = buonasera, kaijuu = mostro, gaki = moccioso/ragazzino, oni = demone.
Buon week-end a tutti! 

 
  
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