Safely for the last time.
“Hogwarts è casa.
Hogwarts è il luogo sicuro, dove
ognuno di noi cresce, studia, s’innamora, piange, ride, vive ….
Hogwarts è l’unica sicurezza che abbiamo.
Ho paura di lasciarla perché so
che quando saremo la fuori saremo da soli nell’oscurità".
Capitolo
13: Buon Natale
Peter
stava aiutando sua madre ad attaccare delle decorazioni in cucina, sua nonna
stava preparando il pranzo di Natale mentre suo nonno si era appisolato su una
poltrona lì vicino dopo aver aiutato ad addobbare il salotto.
“Peter…
un giorno di queste vacanze potresti far venire qui a Liverpool i ragazzi, che
ne dici?”
“Mamma
lo sai che non posso spedire lettere… comunque mi vengono a prendere domani
mattina…”
“Come
mai, caro?” chiese la nonna controllando l’arrosto nel forno.
“Remus
non si sentiva tanto bene, quindi abbiamo pensato di andargli a fare un regalo
post-natalizio…” sorrise… i suoi nonni non sapevano che lui era un mago e
probabilmente suo padre se ne era scordato, si chiese se anche quel giorno di
Natale sarebbe restato al pub.
“Sarà
un’influenza, andrete a trovarlo e vi prenderete un malanno anche voi…”
borbottò la nonna. Sua madre alzò gli occhi al cielo. “E poi dov’è che stanno
questi tuoi amici? Non li ho mai conosciuti…” continuò la vecchia
“Stanno
fuori città nonna… loro frequentano la mia stessa scuola…”
La
vecchia sembrò sul punto di scoppiare a piangere.
“E’
stata proprio una fortuna che in una semplice famiglia come la nostra tu sia
riuscito ad entrare in questa prestigiosa scuola…” Peter guardò tristemente la
nonna, lei non sapeva di quanto era incapace, per lei era un piccolo genio che
era riuscito ad entrare in una prestigiosa scuola. “Se me lo avessero chiesto
non ci avrei mai scommesso… la nostra famiglia ha
perso molto nell’ultima guerra… per te che sei nato
15 anni dopo sarà una cosa astratta, ma non sai cosa abbiamo dovuto fare in quel
periodo… con tuo nonno in Continente…”
Peter
guardò le decorazioni di Natale, avrebbe voluto dire alla nonna che anche suo
nipote stava per affondare in una guerra, una guerra che avrebbe messo in
pericolo anche loro se gli avesse presentato i suoi amici, se fosse stato più
tempo a casa, se non cercasse con tutte le sue forze di tenerli tutti al sicuro.
La
parola “continente” sembrò risvegliare il nonno, che segnato da due guerre
vedeva in quella parola qualcosa di amaro.
“Continente…
credimi Peter, non andarti mai ad infognare in una guerra sul Continente…”
borbottò con voce impastata.
“Papà,
per l’amor del cielo, non c’è nessuna guerra…”
sospirò sua madre aiutando il nonno ad alzarsi. Peter restò un attimo in
silenzio, avrebbe voluto dirle che aveva ragione, che una volta finita la
scuola non fosse lì ad attenderlo la sua guerra, perché ormai Peter lo aveva
capito, se i Mangiamorte non l’avevano ancora trovato
era solo questione di tempo.
I
pensieri di Peter però vennero interrotti dalla porta che si aprì in maniera
scomposta.
“DANIELLE!”
la voce roca e impastata di suo padre tuonò per la casa seguita dal rumore di
qualcosa che cadeva, dalla porta che si chiudeva e da qualcosa che si
trascinava.
“Bob?”
Danielle guardò il marito rialzarsi da terra
aiutandosi con lo stipite della cucina.
“COSA
E’ QUESTA ROBACCIA?” chiese togliendo dal muro le decorazioni, troppo ubriaco
da capire anche solo che giorno fosse.
“Papà…. È Natale…” cominciò
timidamente Peter, chiedendosi ancora una volta come e quando la loro vita
serena era diventata quello.
“PAUL!”suo
padre sembrava sorpreso, come se non si aspettasse di vederlo lì.
“Peter…” il volto dell’uomo cambiò come a ricordarsi
qualcosa di sgradevole.
“PETER!!!”
disse arrabbiato “SMETTILA DI STARE LI’ A BALBETTARE!
QUANDO LA SMETTERAI DI ESSERE UN INCAPACE! QUANDO
FARAI QUALCOSA DI SENSATO?!” Gridò annebbiato dai
fumi dell’alcool. Peter si chiese se l’alcool gli desse la capacità di vederlo
veramente per ciò che era: un fallito.
“Non
prendertela con tuo figlio, ora!” sbottò Danielle
“Che c’è? Donald non ti ha allungato altre birre perché a chiuso per le feste?”
“NON
TI IMPICCIARE DONNA!” gridò andandosene in salotto.
Quando,
dopo aver pranzato, Peter andò a controllare che fosse tutto apposto, suo padre
dormiva. Prese una coperta buttandogliela addosso. L’uomo aprì un occhio, forse
più lucido di prima, non lo riusciva a capire. Robert Minus prese con una
stretta ferrea il braccio del figlio, tirandolo a se.
“Grazie…
sei un bravo ragazzo Paul…” borbottò prima di lasciarlo andare e
riaddormentarsi.
♦♦♦
“Remus,
tesoro, mangia qualcosa… non ho cucinato tutto questo ben di Dio per nulla”
sorrise la donna sforzandosi di essere serena. Era il loro pranzo di Natale.
Erano tutti in famiglia. John sorrise comprensivo.
“Helen,
non ingozzarlo a forza… o forse pensi di cucinarlo per capodanno?” chiese
scherzando il marito.
“John…
deve mettere qualcosa sotto i denti. Caro, so che ti è difficile, ma ti prego
mangia qualcosa…” Remus era pallido, ombre scure gli segnavano gli occhi.
“Mangio,
mamma… tranquilla…” sorrise leggermente, pochi l’avrebbero detto, ma tanti di
quei sorrisi erano falsi, fatti solamente per non far preoccupare gli altri.
Spezzettò l’arrosto nel piatto, mangiando un piccolo boccone, lo stomaco
protestava. Quella non era la Luna, lo sapeva bene, era ansia. Ansia di dover
restare in cantina, ansia nel sapere i suoi genitori sotto il suo stesso tetto,
ansia per il fatto di essere solo.
Qualcuno
bussò alla porta. Suo padre andò ad aprire.
“Erik,
qual buon vento?” chiese leggermente preoccupato. Le tre famiglie magiche dei
campi di Bridport erano tutte di origini Babbane, ed erano state tutte prese di
mira da un pezzo.
“Nulla,
John sono solo passato a farvi gli auguri di Natale!” sorrise il vecchio
entrando in casa “Ehi, Remus, come stai ragazzo?” chiese guardandolo quel tanto
che bastava per capire che non andava bene.
“Bene,
Signor Swan… bene…” rispose incerto, era stato Erik Swan e suo figlio Ethan a
trovarlo quella mattina di nove anni prima, dopo la notte in cui la Luna aveva
reclamato la sua vita, se era lì in quel momento, maledetto ma pur sempre vivo,
lo doveva ad Erik Swan.
“Tiene
Helen, Sophia ti manda un pezzo di torta… come sempre la mia mogliettina ha
cucinato per un esercito… e abbiamo scoperto che a Lucy non piace il
marzapane…” disse passando loro un piatto con tre fette di torta al marzapane.
“Come
sta la figlia di Dorian?” chiese Helen. Remus ricordava Dorian Swan, il più
grande dei fratelli Swan, gli aveva insegnato a nuotare. Ricordava ancora bene
le risate della banda di “maghetti di Chideock” come li chiamavano i loro
padri: c’era lui di otto anni, Dorian di sedici, Ethan di quindici, il figlio
di Dan Crossbridge, Sean di dieci e sua sorella Rosemary di sette… sapeva che
lei studiava in Irlanda e scommetteva che era per la sua presenza ad Hogwarts,
ricordava infatti di come nessuno l’aveva più chiamato per andare a correre nei
campi, di come tutti erano troppo impegnati, degli sguardi che Ethan e Sean gli
avevano lanciato una volta arrivato a scuola.
“Bene,
bene, ha due anni ed è una piccola peste! Meno male che è così piccola da non
aver compreso cos’è successo la scorsa settimana, sua madre è ancora sotto schok…”
l’uomo scosse leggermente la testa “non
vi serve aiuto per stasera?” chiese Erik, Remus si trovò a pensare che lui e
Dorian erano stati gli unici a continuare a trattarlo, almeno in apparenza,
come prima. Il signor Swan si era spesso offerto volontario per portarlo al San
Mungo dopo una notte violenta, o di ospitare i suoi genitori prima che
isolassero la cantina.
“No,
no… non preoccuparti Erik… la cantina è a prova di bomba…” sorrise leggermente
John Lupin.
“Beh
allora io andrò…”
“Signor
Swan, porti i miei saluti e auguri a tutti…” sorrise Remus
“Grazie,
Remus, non mancherò…” Remus si chiese se mai lo avrebbero accettato lì dove lo
avevano visto crescere, non era un mistero che la famiglia di Dan fosse
terrorizzata dal fatto di avere un lupo mannaro a poche case di distanza e
Ethan era rimasto così shockato la mattina in cui lo aveva trovato in un lago
di sangue, che per anni non gli aveva rivolto la parola. Come sempre si chiese
se c’era ancora posto per lui a Chideock.
Remus
si stava togliendo i vestiti, guardando fuori dalla finestra. Sentiva che la Luna
stava per sorgere, lo percepiva nelle ossa, lo percepiva anche il lupo che
scalpitava in fondo al suo petto.
Guardò
i campi al di fuori della finestra, chiedendosi ancora una volta perché era
stato così stupido quella sera ad uscire. Prese una coperta per ripararsi dalla
vista e dagli spifferi, sapeva quanto faceva male a sua madre vederlo cosparso
di cicatrici.
Suo
padre lo aspettava fuori dalla porta della cantina, l’aprì davanti a se. Quando
gli occhi si furono abituati all’oscurità intravide subito le catene che avevano
montato l’estate passata cercando di evitare che si ferisse di nuovo il volto.
Remus
lasciò cadere la coperta in un angolo, sarebbe servita la mattina dopo. John
Lupin strinse le manette attorno ai polsi, alle caviglie e al collo del figlio.
Erano fatte in modo che adesso sarebbero state facili da sfilare ma per il lupo
sarebbe stato pressoché impossibile liberarsi.
“Coraggio
figliolo… sono solo poche ore…” sussurrò il padre accarezzandogli dolcemente
una guancia.
“Non
preoccuparti, non sarà peggio delle altre… va ora… sento che sta per sorgere…”
sussurrò il ragazzo, lo sguardo determinato fisso oltre quello del padre. Non
poteva guardare quegli occhi carichi di rimorso e paura, non prima di
trasformarsi.
John
Lupin chiuse la porta dietro di se, Remus lo sentì sigillarla con alcuni
incantesimi, gli stessi che rendevano indistruttibili le pareti e la piccola
finestra della stanza. Così, sospeso nell’oscurità, attese. La luna scivolò
lenta attraverso la finestra, il fiato gli divenne accelerato, gli occhi gli si
dilatarono, cercando quella luna, che rinchiusi, non vedevano. Remus sentì i muscoli
contrarsi, le catene gli segarono la pelle mentre gli arti cambiavano forma,
non erano un problema, quelle erano ferite curabili. Si trattenne finché gli
sembrò di prendere fuoco, solo allora urlò. Voce che diventa ringhio, urlo che
diviene ululato. Così la Luna lo portò con sé anche quella notte.
Helen
e John erano seduti attorno al tavolo, era impossibile dormire in quelle notti.
“Hai
chiuso tutto?” chiese la moglie, alzando lo sguardo dal tavolo.
“Porte,
finestre, cantina… tutto…”
“Ho
sempre paura che Greyback torni per portarlo via…” sussurrò la donna torcendosi
le mani. Alla luce della candela sembrava più vecchia di quello che era.
“Lo
so, Helen…” disse rigirando tra le mani il fucile di suo padre. La luce della
luna piena illuminò la stanza. Padre e madre si irrigidirono, sapendo cosa gli
aspettava, eppure come ogni volta il grido del loro amato figlio sembrava
coglierli di sorpresa, lacerarli più di quanto potesse fare un coltello.
Helen
tremò quando la voce del figlio di trasformò nell’ululato del lupo,
stringendosi accanto al marito.
John
si prese la testa fra le mani. Come ogni notte di plenilunio di quegli ultimi
nove anni si chiese perché Greyback non l’avesse semplicemente ucciso, perché
avesse colpito suo figlio piuttosto che lui, perché per colpa sua la vita di
suo figlio era divenuta un inferno in terra.
Eppure
nella notte sembrarono risuonare altri ululati.
♦♦♦
“Mamma…
non è che ti senti sola?” chiese James, erano soli in casa, anche se era Natale
Sirius aveva preferito continuare a lavorare alla casa di zio Alphard ed aveva
ricevuto un invito per il pranzo da Andromeda.
“Sciocchezze
tesoro! Piuttosto tu come stai?”
“Dare
una mano alla nuova casa di Sirius mi fa dimenticare che non è casa ad
aspettarmi…” Dorea lo guardò malinconica.
“Tu
non dovresti pensare ai morti…” sospirò pesantemente “ sei giovane, alla tua
età né io né tuo padre avevamo per la testa l’idea di morire… credevamo di
essere immortali. Ricordo che vedevamo i Babbani che andavano in guerra e
dicevamo che erano degli stupidi… anche quando comparve Grindelwald era troppo
lontano per darci problemi e ora…” scosse il capo rassegnata.
“Mamma…
ti prego non parlare come una vecchia decrepita cominciando con le storie de “Ai miei tempi”” ridacchiò James “Che
dici ci mettiamo a tavola?”
“Sai
James forse sono davvero vecchia… guarda mio nipote è morto… e mio marito
pure…”
“Mamma…
tu ed Alphard avevate sette anni di differenza… e nessuno si aspettava la sua
morte a 50 anni…”
“Vedi
sono vecchia… ho 57 anni, James!” James guardò il soffitto…
“Mamma
ne dimostri dieci di meno… prendi la cara Walburga, tra voi vinci senza dubbio
tu… e hai cinque anni più di lei!”
“Stai
dicendo che mi conservo bene?” sorrise lei
“Si…no…cioè...
sono convinto che molti scapoloni farebbero la fila per un appuntamento con te”
ridacchiò sedendosi a tavola. La madre sorrise.
“Ritorniamo
all’argomento principale… Credi mi senta sola?”
“Io
mi sentirei solo…”
“Lo
sai, lo credevo anche io… ed è stato così all’inizio… soprattutto perché guardandomi
attorno dovunque c’è qualcosa che mi ricorda tuo padre…” fissò l’albero di
Natale che la sera prima lei e i ragazzi avevano addobbato “ti ricordi, quando
si arrampicava sull’albero per aggiungere la stella alla maniera babbana?”
“Si…”
rispose fissando l’albero decorato “Diceva portasse fortuna…” sorrise osservando
la stella un po’ storta che aveva infilato a rischio di rompersi l’osso del
collo.
“Però
poi mi sono resa conto che erano proprio questi ricordi a permettermi di
sorridere ancora e di pensare che non ero sola…”
“E
allora perché vorresti prendere una casa più piccola?” chiese
“Non
voglio che sia tu a lasciare questa casa… vorrei che i Potter continuassero ad
abitare questa casa in eterno…” sorrise “quindi semmai ti servisse della
privacy sarò io a lasciare la casa, non tu. Tuo padre era convinto che i Potter
e Godric’s Hollow fossero una cosa sola… semplicemente: casa…”
♦♦♦
“Bene… la luna è scesa… noi andiamo da Remus… ciao mamma!”
disse James stampandole un bacio sulla guancia. Quella mattina il sole era già
sorto quando la luna aveva deciso di andarsene a dormire.
“State attenti quando vi matererializzate… d’accordo?”
chiese guardandoli un po’ preoccupata.
“Zia, sta tranquilla!” sorrise Sirius, un grosso livido
sulla guancia.
“Vorrei proprio sapere cosa ti è successo ieri sera…”
“In effetti sarà una bella storiella da raccontare, ma ora
non abbiamo tempo, zia… te la racconto dopo…” sorrise il ragazzo. “Andiamo?”
chiese poi a James.
“Destinazione il vicolo dietro casa di Peter, Liverpool…”
e così con un sorriso e un sonoro CRACK i due ragazzi scomparvero. Dorea guardò
per un istante lo spazio prima occupato dai ragazzi, quasi per essere sicura
che se ne fossero davvero andati. Sospirò pesantemente.
“Perché ti assomiglia così tanto, Charlus? Ho paura che me
lo portino via… nemmeno lui starà a guardare questa guerra…” disse rivolta a
qualcuno che oramai non poteva più risponderle.
♦♦♦
La Luna era calata lasciandolo finalmente libero, anche se
distrutto. Sentiva il sangue scendergli lungo le braccia, lì dove poco prima, con
il corpo del lupo, le catene premevano attaccate alla palle. Tossì sputando
sangue, la catena al collo lo soffocava, doveva sfilarsi da lì… in forma umana
era estremamente semplice, ma la vista si annebbiava e il corpo tremava dal
freddo. Tentò di muovere un braccio ma la stanchezza era tanta, il lupo non
l’aveva risparmiato, aveva lottato contro le catene tutta la notte, ma non
lottava solo per liberarsi, era qualcosa che non aveva mai provato prima. Di
certo era stata una notte molto strana. La mente si annebbiò, incapace di
pensare, Remus si lasciò andare all’oblio, sicuro che tra poco si sarebbe
svegliato al caldo nel suo letto.
“Dio, Peter… davvero non so, forse dovresti provare a
dargli una pozione a tuo padre, non è possibile che abbia scambiato James per
Buddy Holly…” sbuffò Sirius salendo la collina che portava a casa di Remus
“Già… tua madre sembrava parecchio arrabbiata… e poi chi
sarebbe Buddy Holly?”
“Un cantante rock che ascoltava da ragazzo… ma sapete che
io non sono pratico di pozioni… e mia madre non vuole usi la magia a casa…”
sospirò tristemente il ragazzo arrancando dietro ai due.
“Che diavolo…” esclamò James. La porta della fattoria dei
Lupin era aperta. Sirius si guardò attorno, non sembrava ci fosse nulla in
giro, fecero gli ultimi metri con il cuore in gola. Quando arrivarono
all’ingresso poterono trarre un sospiro di sollievo. John e Helen Lupin erano
lì attorno il tavolo del soggiorno con un uomo piuttosto alto e robusto dai
capelli rossi, James ricordava si chiamasse Dan Crossbridge.
La voce dell’uomo era alta e non si dovettero sforzare più
di tanto per sentirlo.
“So che c’entra
anche tuo figlio! Lo so! Sennò come avrebbero fatto a prendere le mucche!”
gridava Dan “inutile che lo nascondi
ora! Quando litigasti con Greyback ti dissi di tenere noi fuori dai vostri
affari e adesso lui e quelli come lui…”
“Remus è in cantina
Dan!” gridò il signor Lupin, sua moglie era pallida come un lenzuolo “come puoi solo confondere mio figlio con
quelle bestie, Dan! Come puoi dirlo! È un ragazzo!”
“È una bestia,
John, quando te ne renderai conto.” Helen piangeva in silenzio guardando
Crossbridge sconvolta.
“Vuoi vedere Remus,
Dan? Vuoi vederlo? Va in cantina! Vacci! Piuttosto che perdere tempo dovremmo
andare a cercarli, la luna è appena calata, non saranno lontano!”gridò
John “Non credi che li abbiamo sentiti
tutta la notte attorno alla casa? Graffiavano i muri, volevano prendere Remus,
non capisci che è stato Voldemort a mandarli! Se ci hanno rimesso la vita solo le
tue mucche siamo stati fortunati!”
“Non pronunciare quel nome….” Dan sembrava essersi
calmato.
“Che succede?” chiese James facendo un passo all’interno
della stanza.
“James…” il signor Lupin guardò i ragazzi “avete visto
qualcosa di strano salendo la collina?” chiese
“No… a parte la porta aperta, ma cosa?”
“Un branco di lupi mannari… sono sicuro che è stato il
ragazzo a chiamarli…” Dan non finì nemmeno la frase che Sirius e James lo
tenevano attaccato al muro a una decina di pollici da terra.
“Non osi confondere Remus con qualche tirapiedi di
Voldemort…” ringhiò Sirius. Gli occhi di James saettavano sulla figura di Dan
che frastornata e confusa guardava i due ragazzi con le bacchette spianate.
“Sirius, James… vi ringrazio ma mettete giù Dan… da
bravi…” disse pacatamente il signor Lupin
“Che succede qui?”
“Erik…” il signor Swan era apparso all’uscio, bacchetta
alla mano e fucile in spalla.
“Ho mandato una lettera a Silente…” disse cupo “meno male
che Angie si è resa conto di cosa fossero prima che le arrivassero addosso, era
in veranda con la bambina. È stato un miracolo…” disse velocemente “ha sentito
l’ululato di Remus da casa vostra e subito si è accorta di quei quattro che hanno
risposto al limitare del bosco ed è corsa in casa prima che la raggiungessero…
abbiamo sigillato la casa… ma li ho visti bene, per Dio, se li ho visti… ce li
avevo sulle finestre…”
“Mi hanno ucciso due mucche…” borbottò Crossbirdge appena
i ragazzi lo rimisero con i piedi per terra.
“Io, Dorian e Ethan volevamo andare a stanare quei lupi… John
uno di loro aveva la groppa argentata… se abbiamo fortuna renderemo il favore a
Greyback, che dite?” disse rivolto ai due uomini. Il signor Swan non l’avrebbe
mai detto a nessuno ma si era sempre sentito responsabile per ciò che era
accaduto a Remus: era stato lui il primo ad avere alcuni contatti con Fenrir Greyback,
era stato lui a portarlo a conoscere John, ma soprattutto lui le aveva sentite
le grida di Remus quella notte, ma non aveva fatto nulla, troppo terrorizzato
per fare qualcosa.
“Dammi il tempo di chiamare Sean…” borbottò Crossbridge uscendo.
John guardò Erik annuendo, poi guardò i ragazzi.
“James, Sirius, Peter, voglio restiate qui con Helen e
Remus…” si avvicinò ad un mobiletto del corridoio sopra il quale era appoggiato
in bella vista il suo fucile. Prese prima l’arma poi aprì un’anta del mobile
tirandone fuori una scatoletta in latta. L’aprì e tirò fuori due colpi, lì
guardò in controluce. Sirius si rese conto che non erano di metallo, erano
troppo luminosi.
“Sono 9 anni che aspettano il sangue di Greyback…”
sussurrò, e allora Sirius capì: erano d’argento. John Lupin caricò il fucile.
Guardò la moglie che in lacrime li fissava.
“Pensa a Rem…” disse uscendo e chiudendo la porta alle sue
spalle. Lo sentirono lanciare alcuni incantesimi difensivi sull’abitazione
prima di allontanarsi con gli Swan.
“Signora Lupin…” James si avvicinò alla donna, lei si
asciugò gli occhi.
“Remus… andiamo da Remus…” sussurrò facendo strada verso
la cantina.
Le mani della donna tremarono e fu quindi Peter a
sciogliere i sigilli sulla porta. Sirius l’aprì e James fu il primo ad entrare. Remus era privo di sensi, appeso alle catene.
Un moto di rabbia lo attraversò, sarebbe andato a cercare Greyback molto
volentieri se non fosse stato per le condizioni di Remus. Sentì la signora
Lupin singhiozzare alle sue spalle.
“Sirius la coperta… Peter vieni a darmi una mano…” disse
avvicinandosi a Remus e sfilandolo dalle catene. Sirius lo coprì con la
coperta, sembrava congelato.
“Dove lo possiamo portare, signora?” chiese James
reggendolo con l’aiuto di Peter.
“In camera sua… io vado a prendere gli unguenti… “ disse
dirigendosi velocemente verso il bagno.
Sirius corse avanti aprendo la porta della stanza.
“Peter, fai piano… dai Remus… non preoccuparti ci siamo
noi…” sussurrò dolcemente Prongs.
Helen arrivò di corsa
“Scoprilo per favore…” disse a Sirius, il ragazzo spostò
la coperta lasciando visibile il corpo malridotto di Remus. La donna chiuse per
un momento gli occhi, chiedendosi come ogni volta perché questo male avesse
toccato suo figlio.
I polsi e le caviglie erano segnate dalle catene, per
fortuna in forma di Lupo erano così strette che le ferite avevano cominciato a
sanguinare solo quando la trasformazione lo aveva fatto ritornare umano. John e
Remus le avevano predisposte così.
Con un paio di incantesimi e applicando vari unguenti le
ferite date dal ferro si erano già richiuse.
“Grazie al cielo, in questo modo non si è morso…”
sussurrò “anche se è terribile…”
singhiozzò.
Solo allora si concentrò sul petto del figlio dove
spiccava un grosso livido.
“Deve aver cercato di liberarsi, la catena al collo doveva
sbattere impedendogli i movimenti… spero sia solo un livido…” sussurrò
spaventata muovendo la bacchetta sopra la pelle del figlio.
I malandrini non potevano far altro che guardare, si
sentivano inutili. Videro pian piano il livido sparire, Helen sospirò.
Si avvicinò ad un comò tirando fuori alcuni vestiti e
delle lenzuola pulite, con un colpo di bacchetta fece levitare leggermente il
figlio, cambiando le lenzuola e vestendolo. I malandrini la guardarono
rimboccargli le coperte, poi la donna si rivolse a loro.
“Restate con lui, ma lasciatelo riposare…” disse prima di
uscire. I ragazzi si sedettero a terra accanto al letto dell’amico, attendendo.
Mezz’ora dopo Remus aprì leggermente gli occhi, sbatté le
palpebre abituandosi alla luce. Sentiva l’odore degli unguenti e quello del
sapone che sua madre usava per lavare le lenzuola. Mosse leggermente un
braccio, i muscoli erano indolenziti, ma non sentiva le classiche bende che
seguivano le ferite del lupo, quello voleva significare che le catene gli
avevano davvero impedito di mordersi.
“Ben svegliato bello addormentato…” la voce di James gli giunse
leggera da sinistra.
“Ehi…” sorrise sereno rilassandosi.
“Ci hai fatto prendere un colpo…” Sirius da destra
“Meno male che tua madre è davvero brava con gli
incantesimi di guarigione…” Peter, sinistra.
Remus si mise a sedere studiando i movimenti del suo
corpo, niente fasciature da nessuna parte, arti al posto giusto. Sorrise verso
gli amici.
“Bene, dato che sono più informa del solito devo proprio
dire a papà di accompagnarci a Saint Gabriel!” sorrise, i ragazzi si
guardarono.
“Tuo padre è uscito…” disse leggermente Peter.
“Come?”
“C’erano dei lupi mannari qui attorno questa notte…”
allora Remus capì, la rabbia del lupo, loro erano lì che cacciavano e lui era
chiuso là sotto, non era voglia di essere libero era la voglia del branco. Si
tolse di dosso rapido le coperte.
“Dove stai cercando di andare?”
“Mia madre, sta bene?” chiese alzandosi e vestendo sopra
il pigiama troppo corto un maglione.
“Si… ma…” James non poté continuare che un Remus di scalzo
stava già correndo verso sua madre. Gli amici sorrisero, seguendolo.
“Mamma!” gridò il ragazzo raggiungendola e abbracciandola
“Stai bene? Loro non ti hanno fatto niente… non sono riusciti ad entrare vero?
E gli altri? È rimasto ferito qualcuno? Hanno morso…”
“Remus, Remus calmati! Per l’amore del cielo!” sorrise la
madre sommersa dalle domande. “Sono state sbranate solo due delle mucche di
Dan… era così furioso… non credo abbiano attaccato qualcuno…” disse
leggermente.
“Dovevo dirvi di trattenerlo a letto a forza…” sorrise ai
ragazzi non appena loro li raggiunsero “vuoi una cioccolata calda, tesoro?”
chiese la madre
“Si, grazie…” sorrise lui sedendosi
“La faccio anche a voi?”
“Si grazie…”
“Si..”
“Si..”
Era quasi ora di pranzo, i ragazzi erano in cucina con
Helen che stava cucinando.
“Sirius, diglielo!” disse serio James guardando l’amico
“Ah si, siete tutti invitati a cena a casa mia per
capodanno! Giorno inaugurale della nuova casa!!!” sorrise a 32 denti.
“Cucini tu?” chiese Peter
“Si, perché?”
“Allora io passo…” borbottò serio il ragazzo.
“PETEER!!!!” brontolò Sirius, i quattro si misero a ridere.
“Comunque non era questo quello che gli dovevi dire… dopo
che si è fatto in 5 per te… glielo devi…” disse James seccato. Sirius arrossì.
“Enif è la mia ragazza ora…” disse velocemente.
“Complimenti!” sorrise Peter.
“Era anche ora!” sospirò Remus.
Helen sorrise, continuando a cucinare, nonostante ciò che
era successo poche ore prima erano quei momenti a farle ringraziare ancora una
volta il fato che le aveva permesso di incontrare Silente e quindi di mandare
Remus ad Hogwarts… sette anni prima non si sarebbe nemmeno sognata quella
scena.
La porta si aprì di scatto e John Lupin entrò come una
furia in casa, seguito da Dorian Swan.
“John…” lo chiamò Helen.
L’uomo sembrò calmarsi vedendoli tutti riuniti in cucina.
Sorrise al figlio, avvicinandosi e posandogli una mano sulla spalla.
“Come stai, figliolo?”
“Bene… Ciao Dorian…”
“Remus…” sorrise il giovane.
John diede un leggero bacio sulla guancia alla moglie.
“Li avete trovati?” chiese.
“Macchè… io e Dorian abbiamo seguito le loro tracce fino
ad una radura, poi scomparsi… immagino che abbiano mandato qualcuno a
recuperarli…” sbuffò.
“Signor Lupin, ora vado… o Angie si preoccuperà…”
“Si, Dorian… grazie… dì a tuo padre che se serve gli do
volentieri una mano per ricostruire il fienile… per le mucche di Dan non posso
fare granché… ma dopo ciò che ha fatto stamattina…”
“Lo lasci stare… Dan Crossbridge crede sempre alle
congetture più facili… perché andare a caccia di responsabili là fuori se c’è
Remus qui… ragiona così lui… come quando ha accusato il mio Crup di avergli
devastato il giardino quando era evidente che era stato uno Snaso….” Dorian alzò
le spalle.
“Buone feste!” salutò poi uscendo.
“Qualcuno è rimasto…”
“Grazie al cielo no, giù al villaggio nessuno si è accorto
di nulla, guarda caso… e nessuno era in giro… abbiamo cercato ovunque si
vedessero impronte ma non abbiamo trovato nessuno… sono scomparsi nel nulla… “
sbuffò andando in corridoio e rimettendo a posto bossoli e fucile. “Sarà per un’altra
volta Fenrir…” sussurrò rimettendo al sicuro le pallottole d’argento.
Ed eccomi qui a festeggiare la mia ritrovata libertà! Conclusasi con un 27 in matematica ^^''''
Differentemente dal titolo questo Natale di buono a ben poco... avrei voluto fare un salto anche da Lily e da Sirius ma veniva davvero troppo lungo... quindi sappiate solamente che l'occhio nero di Sirius è stato causato da un piccolo uragano rosa XD
Adoro
Helen e John Lupin, non so perché ma è così… Dan Crossbridge lo impiccherei sulla
pubblica piazza, ma non si può aver tutto dalla vita XD
Erik Swan
mi sta simpatico anche se come si può intuire la sua è solo una ricerca di
riscattarsi, ma nonostante questo è un buon amico per John e di sicuro non sarà
lui a cacciare Remus da Chideock.
Chissà quasi, quasi farei una storia su quella notte di nove anni prima, che ne dite?
Ho fatto un piccolo calcolo e se non allungo qualcosa la storia dovrebbe risultare di 25 capitoli, di cui ora sto scrivendo il 18, ed essendo in vacanza spero proprio di procedere spedita sia nella scrittura che nella pubblicazione, quindi: A presto!
Ringrazio tutti i preferiti e le seguite, cominciate ad essere tanti per ringraziarvi uno a uno… ma passiamo alle risposte ai commenti.
aliceundralandi: Sono felice di risentirti, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento. Ti ringrazio tantissimo per i complimenti... A presto! ^^
Alohomora: Eccomi qui! Passiamo un po' a Remus, poverino che sennò lo trascuro ^^ Come vedi Sirius ancora non sa nulla di Enif e Algol ma non temere presto si risolverà tutto proprio grazie al nostro Felpato.
Dafny: Abbandoniamo i fidanzati per un po' ma torneranno presto (prossimo capitolo XD)
hermy101: Sirius è semplicemente Sirius... per Lily e James ancora un attimo di pazienza, accadranno molte cose in queste vacanze (anche perché sono in tutto 5 contando anche il capitolo 12 e questo)
IOesty: Creiamo una comunità pro Alphard Black! XD Continua a seguirmi, a presto!
PrincessMarauders: Per abbracciarci tutte penso Sirius diventerebbe vecchio XD Ecco il secondo dei 5 capitolo "festivi" come vedi non sono molto festivi in senso di festa, ma si fa quel che si può...