-Seconda
parte-
[ Oh baby, hold my hand and guide me to a better day ]
Seduta su quella sedia, squadrandolo e spesso
rimproverandolo, lo avevo sempre
ammirato. E’ una cosa piuttosto sciocca da dire, e probabilmente non
l’avrei mai ammesso davanti a lui; ma, quando vedevo i suoi occhi
brillare e la sua bocca arcuarsi al solo parlare di quel sogno -che tante volte
io stessa avevo definito stupido- non
potevo fare a meno di invidiarlo un po’.
Naruto… era come il sole per me. Era energico,
vitale, allegro, spensierato, felice… ed era sempre stato vicino a me,
sempre, anche quando lo menavo, quando lo ingiuriavo, o quando decantavo Sasuke
davanti a lui. Da quando lo conoscevo aveva un grande, meraviglioso sogno:
poter sfondare, un giorno, nel mondo della musica. La prima volta che mi aveva
parlato di questo suo progetto, alle medie, lo avevo deriso e avevo detto che,
con la sua voce gracchiante e la sua goffaggine, non sarebbe andato da nessuna
parte.
«Sasuke-kun, invece,
assomiglia molto di più allo stereotipo della rockstar. Lui sì che potrebbe fare
carriera, un giorno», avevo aggiunto, altezzosa, guardando trasognante
l’altro ragazzo, seduto in disparte rispetto a noi; Naruto aveva
replicato che sarebbe diventato davvero bravo, e che avrebbe superato persino
lui. Ma io, ancora una volta, non gli avevo creduto.
Con il passare degli anni, però, quello stupido sogno divenne sempre più
qualcosa di simile alla realtà: Naruto prendeva lezioni di chitarra
elettrica; Naruto era diventato abile; Naruto era incredibilmente bravo. E
adesso, quando lo vedevo suonare, ricordavo le mie stesse parole di qualche
anno prima e sorridevo amaramente: perché lui aveva davvero avuto
coraggio, aveva davvero lottato per il suo sogno… e c’era riuscito.
Quei quattro ragazzi erano diventati veramente bravi: io stessa, sebbene avessi
seguito il loro sviluppo e li avessi osservati attentamente durante le prove,
stentavo a riconoscerli; e, come Shikamaru giustamente ripeteva, se anche non
avessero vinto quel concorso non sarebbe importato, poiché essi in un
modo o nell’altro avrebbero realizzato il loro sogno.
E io… io li invidiavo tutti, ma invidiavo
soprattutto lui. Perché lui
aveva questo sogno da sempre e lo avevamo sempre deriso tutti: e invece, alla
fine, ce l’aveva fatta. Io, invece, quale sogno avevo…? Nessuno.
Proprio nessuno. Alla fine del liceo,
volevo entrare a Medicina; adesso che ero al terzo anno e avevo voti
eccellenti, volevo diventare un bravo medico e salvare vite umane.
Però, insomma… che razza di sogno era,
questo, rispetto a quello dei miei cinque amici? Loro sarebbero divenuti famosi
ovunque grazie al loro talento, avrebbero firmato autografi e venduto milioni
di dischi; io avrei forse salvato una vita umana, ma sarei rimasta comunque una
ragazza bruttina e dalla fronte un po’ troppo ampia.
A dir la verità, spesso Naruto mi aveva offerto di
entrare nella band; ma io avevo sempre rifiutato, poiché non capivo
granché di musica e giacché oramai era troppo tardi per imparare:
Ino e Temari si esercitavano nel canto sin da bambine, Naruto e Sasuke
suonavano la chitarra dalle medie e Shikamaru aveva preso confidenza con la
batteria da oltre cinque anni. Tuttavia, mi sarebbe davvero piaciuto: avrei
veramente amato poter suonare con loro e far parte di un grande e comune sogno.
Ma evidentemente era destino che io guardassi questo sogno da lontano e da estranea, e che gioissi di coloro che ne
vantavano l’appartenenza.
*
«Dunque, Sakura-chan…
domani è il grande giorno.», disse Naruto.
Io lo guardai; lui rideva più del solito,
poiché finalmente dopo tanti anni avevo accettato un appuntamento con
lui -che poi un appuntamento non era,
dal momento che mi aveva semplicemente invitato a bere un caffè al bar
davanti casa mia, ma lui lo aveva definito così e io curiosamente non
avevo smentito.
«Esatto. Domani farete davvero vedere quanto talento
avete.», replicai.
Ero felice; ero davvero
felice. L’indomani sarebbe iniziato il ‘Konoha RockBand
Contest’ e i Seven avrebbero iniziato subito a suonare:
avrebbero dovuto sostenere le eliminatorie. A quel concorso s’erano
iscritte più di duecento band della nostra città: la concorrenza
sarebbe stata agguerritissima, ma il montepremi era assai alto.
«Tu cosa farai, Sakura-chan?»,
chiese il ragazzo, dopo un po’.
Mi morsi un labbro.
«Oh, domani dovrete fare semplicemente le
eliminatorie… io devo studiare, quindi non posso venire.»
Ci rimase un po’ male.
«Ma tu ci sei sempre stata… senza di te, ci
sentiremmo persi!», brontolò, spiazzato.
Mi innervosii: non c’era affatto bisogno di lodarmi
così tanto senza un apparente e fondato motivo.
«Ma che dici?! Io non faccio niente, vi osservo solo
suonare. Non mi sembra un grande ruolo.», replicai, secca.
Lui sembrò risentito, cosa che mi fece arrabbiare
ancor di più: pareva che l’offesa che avevo appena proferito fosse
rivolta non a me stessa, ma a lui.
«E invece no. Ci dai sempre ottimi consigli, ci
aiuti nello scrivere i testi, ci sproni… il tuo ruolo è molto
importante.»
Lo squadrai. Sapevo che aveva una cotta per me sin dalle
elementari, ma avevo più volte immaginato che gli fosse passata: e
invece da come parlava di me e da come mi elogiava sembrava tutto il contrario.
Però… io non meritavo
una riconoscenza simile. Avevo iniziato ad apprezzare veramente Naruto solo
alla fine delle medie: prima i miei occhi non vedevano altro che Sasuke, che
oscurava totalmente la vista dell’altro. Ma, da quando l’Uzumaki aveva salvato l’altro per me da un periodo tremendamente buio -periodo nel quale l’Uchiha aveva iniziato ad usare droghe ed alcool-, la sua
figura aveva iniziato a sembrare più… luminosa, più vivace,
più essenziale, più… importante.
Ma troppo spesso avevo deriso il suo sogno, e troppo
spesso lo avevo confrontato a Sasuke: eppure, lui aveva sempre continuato a rivolgere
i suoi occhi verso i miei con la speranza che sarebbe stato, prima o poi, lo
stesso. E chissà, ultimamente, forse…
«Perché ti butti giù così, Sakura-chan?», chiese tutto d’un tratto,
fissandomi.
Arrossii e deglutii sommessamente.
«Cosa…?»
Lui si grattò brevemente una tempia e parve pensare
a ciò che doveva dire, roteando un poco gli occhi.
«Tu non sei mai contenta di ciò che fai o di
ciò che sei… pretendi un po’ troppo da te stessa.»,
disse, conciso e diretto come al solito.
M’inumidii le labbra: avrei dovuto essere grata per
l’erudita e fine analisi psicologica che aveva fatto, avrei dovuto
ringraziarlo per darmi così tanti consigli… eppure,
m’inviperii.
«Credo sia piuttosto normale, Narubaka,
dal momento che sono circondata da geni musicali strapieni di talento che, con
tutta probabilità, sfonderanno nel mondo della musica, mentre invece io
non ho niente di particolare.», sibilai, caparbia e velenosa.
Egli ebbe una reazione assai strana: non mi
confortò come avrei creduto, né scoppiò a ridere come
avrei forse sperato, ma aggrottò le sopracciglia e mi squadrò.
«Ma che… che diavolo dici? Tu… sei
così brava all’università, diventerai medico, salverai delle persone, e–»
«Oh, diventerò medico, certo! Ho buoni voti, che
bella cosa! Ma, se non te ne sei accorto, non ho niente di particolare!
Passo le mie giornate a studiare, studiare, studiare
e a guardare i miei migliori amici che diventano ogni giorno più bravi,
senza poterli minimamente eguagliare in qualcosa!»
Sorrise debolmente, si fece più vicino e mi prese
timidamente la mano.
«Ognuno è bravo in qualcosa… noi siamo
bravi in questo, tu in quell’altro. E’ così.»,
sentenziò, verace.
Mi mordicchiai un labbro: avevo avuto una reazione
sinceramente esagerata e adesso me ne vergognavo un po’. Presi respiro e
mi calmai; e il calore della mano di Naruto sopra la mia era così
totalizzante, stimolante e…
«Ti rendi conto?! Da domani realizzerò il mio
sogno! Lo è stato da sempre, ti ricordi? Il mio unico sogno, Sakura-chan! E lo sto
per realizzare! In barba a tutti quelli che mi hanno sempre detto che non ce
l’avrei fatta, a discapito di tutti quegli idioti che mi hanno deriso!
Batteremo pure il gruppo di Kiba, ormai la
competizione fra noi è arrivata a livelli assurdi, sai? Ma vinceremo
noi, ne sono sicuro!», esclamò, trasognante e sorridente.
Cercai di calmarmi: non era proprio il caso di arrabbiarmi
di nuovo, poiché una settimana dopo avrei avuto un esame, lui avrebbe
dovuto sostenere una grande prova e il gruppo doveva rimanere calmo… Ma
evidentemente l’altro non fu così tanto intelligente da capirlo:
e, dopo un buon quarto d’ora in cui decantò tutto ciò che
avrebbe comprato quando sarebbe divenuto famoso, e dopo che sciorinò
tutte le pazzie che avrebbe fatto quando sarebbe stato miliardario, i miei
tanto fragili nervi non ressero più ed esplosi, furiosa.
«NARUTO! Basta, basta! Non ce la faccio più!
Tu e questo tuo stupido sogno!
Abbiamo capito tutti che diventerai famoso, ricco e desiderato, adesso basta!
Stai sempre a parlare della stessa cosa, quando stiamo insieme, sempre! Hai veramente STUFATO, hai
capito, idiota?!», urlai, sbattendo collericamente un pugno a terra; nel
locale cadde il silenzio e tutti ci fissarono.
«Magari -magari, eh!- si potrebbe tentare qualche
altro discorso! Ma no, no, tu devi parlare del tuo stupido sogno, sempre e
comunque! Be’, sai che ti dico, EH?! Raccontalo a qualcun altro, io non ci sto più!»
Naruto mi guardò boccheggiando; e fu quello sguardo
deluso e intriso di amarezza a farmi imbestialire di più.
Feci per andarmene, ma lui s’alzò e mi
trattenne velocemente per un polso.
«Sakura-chan…
calmati… io, io… scusa… non volevo, scusa, sono il solito cretino, ma… io, sai, io ho scritto una
canzone, e…»
Sbattei un piede per terra: perché, ancora una volta,
era lui quello a scusarsi, ed ancora una volta ero io a non meritare tutta
quella riconoscenza, quell’affetto, quella devozione… quell’amore…?
Sentimenti contrastanti mi opprimevano: lui aveva
razionalmente torto ad asfissiarmi e a parlare sempre della stessa cosa, ma io
ero così frustrata… e così stanca.
«Lo vedi?! Lo stai facendo ancora! Parli ancora di
quello! Basta, ti ho detto!»,
gridai, scotendo violentemente il polso e liberandomi da quella presa.
Lui mi lasciò debolmente andare e io corsi via.
*
Passai le due settimane seguenti isolata dal mondo,
portando come scusa il fatto che dovessi studiare; uscii raramente e cercai di
evitare gli altri; dopo giorni di reclusione, però, Ino mi venne a
trovare.
«Maial-Ino, mi diresti perché sei
qui?», chiesi per l’ennesima volta.
Lei si mise seduta più compostamente sul mio letto
e ponderò un po’.
«Oh, per darti guaio.», ammise.
«Lo fai già normalmente.»
Mi studiò, pensierosa. Era venuta a casa mia da
circa un’ora, e da circa un’ora andava ripetendo che il suo gruppo
aveva passato brillantemente tutte le eliminatorie e gli ottavi di finale;
aveva poi aggiunto che anche per i Seven
era stato lo stesso.
«Come mai non sei andata a vedere il tuo gruppetto,
eh?», domandò causticamente dopo qualche minuto di silenzio.
Mi morsi un labbro.
«Devo studiare, Ino. Quella cosa che non fai
tu.», sentenziai.
Lei si riassettò i lunghi capelli biondi e
commentò:
«Oh, ma adesso proprio non posso! E’ un
momento cruciale, per noi! E poi ho così tanto tempo per
recuperare!»
E, in effetti, era vero: Ino non studiava davvero molto,
ma aveva voti eccellenti all’università -aveva scelto Lingue
Europee- e poche assenze, segno che era comunque una persona piuttosto
responsabile, a discapito di ciò che voleva mostrare.
«Be’, beata te. Io fra una settimana ho un
esame di biochimica, è una cosa assurda! E’ per questo che non
esco più, e poi uscire con questo caldo sfianca e...»
«Sakura» mi interruppe, paziente
«è successo qualcosa con i tuoi amici?»
Rimasi spiazzata: sembrava più
un’affermazione che una domanda. Deglutii.
«Ma no, ma no. Tutto a posto.», ribattei,
distogliendo lo sguardo e fissando l’enorme tomo di medicina che tanto in
quella settimana mi aveva asfissiato.
«Sicura? Perché gli altri sembravano
piuttosto amareggiati, sai. Soprattutto il chitarrista… era un po’
meno idiota del solito. Ha sbagliato parecchi accordi, in una canzone, ma hanno
potuto avanti ugualmente e passare le eliminatorie perché gli altri sono
riusciti a coprirlo.»
Mi portai una mano alla bocca ed iniziai a mangiucchiare
nervosamente le unghie. Cazzo.
«Ah, davvero…?», commentai, cercando di
far finta di niente.
«Già. Era un pochino frustrante vedere
Shikamaru e Sasuke rimproverarlo, eh.»
Deglutii e mi scrocchiai concitatamente le mani.
«Già, capisco.»
Sospirò rumorosamente, s’alzò dal mio
letto e mi venne davanti con fare autoritario.
«Allora, tu e Naruto avete litigato?»
Maledii mentalmente me, la mia incapacità di
mentire e quella brutta oca che mi conosceva così bene…
«E va bene -sì, abbiamo litigato. Ok?»
Alzò ancora una volta un sopracciglio.
«Che vi siete detti?»
Urlati, forse…
No, in effetti “detti” era la parola giusta:
avevo urlato solo io. Ma avevo un buon motivo per farlo, cavolo!
«Oh, qualcosa di pesante… ma, be’, è lui ad aver torto. Non fa che parlare
in continuazione del suo sogno, della sua carriera e dei miliardi che
avrà… mi ha un po’ scocciato, ecco.»
Alzando gli occhi al cielo, prese una sedia, la
strascicò malamente e ci si sedette sopra.
«Racconta» ordinò, visibilmente
curiosa.
Mi grattai nervosamente un lato del collo, la squadrai e
raccontai.
*
Non era una cosa molto bella da fare, né eticamente
molto corretta: il mio orgoglio, poi, stava urlando di andarmene immediatamente
via di lì, ma la mia coscienza aveva nettamente la meglio e mi
permetteva di proseguire fra la gente, continuando a spintonare.
Gli organizzatori del Konoha
RockBand Contest - il sindaco della città Tsunade, Kurenai Yuhi, alcuni pezzi grossi di importanti società di
dischi e i giudici di gara- avevano predisposto la semifinale del concorso in
un enorme locale, sprovvisto di posti a sedere, con un’acustica perfetta
e con attrezzature sceniche e auditive fra le più sofisticate. Conoscevo
personalmente il sindaco della nostra città, dal momento che la sua
allieva più brava -Shizune- era stata mia
professoressa di anatomia all’università, ed ero così
riuscita ad avere i biglietti di quell’affollatissimo locale il giorno
prima della gara. E così adesso ero spintonata da tutte le parti e avevo
ricevuto qualche decina di gomitate; cercai di posizionarmi proprio di fronte
al palco e ci riuscii; guardai intorno a me e sospirai.
Avevo fatto bene ad andare lì senza dire niente a
nessuno…? Razionalmente parlando avevo avuto ragione, dal momento che ero
sempre stata con loro -doveva esserci anche Choji in
quella bolgia infernale- e che erano i miei migliori amici, ma il mio orgoglio
ancora una volta diceva tutt’altra cosa; tuttavia, quando calò il
silenzio lo misi dispoticamente a tacere, ringraziando il fatto che
(diversamente da Ino) non ero mai stata una persona troppo orgogliosa.
Una voce informò i presenti che la gara avrebbe
visto fronteggiare sei band; ognuna di esse avrebbe portato una canzone vivace,
una molto lenta e una d’amore; i tre gruppi che avrebbero vinto avrebbero
gareggiato dopo una settimana in uno stadio. L’oratrice ci augurò
buon divertimento e calò nuovamente il silenzio.
Deglutii: forse ero ancora in tempo per andarmene. Ero
proprio davanti al palco e avrei fatto davvero una figura meschina a
presentarmi agli altri dopo oltre un mese di totale assenza; ero ancora
piuttosto arrabbiata con Naruto, ma i miei sensi di colpa erano pericolosamente
inquieti; e se poi…
Uno spettacolare gioco di luci e di colori interruppe i
miei pensieri: quattro persone comparvero sul palco. Le guardai: Kiba era alla batteria, Neji alla
chitarra, Kankuro alla tastiera e Ino, in posizione
avanzata rispetto a loro, aveva un lungo microfono e una chitarra in mano. I
ragazzi erano tutti vestiti in maniera piuttosto elegante: indossavano giacche
e cravatte, ma avevano i bottoni delle camicie e le cravatte slacciati per dare
una sensazione di informalità; la cantante, invece, indossava un vestito
bianco avente un ché di antico, pieno di pizzi e di nodi; aveva i
capelli sciolti e un trucco leggero, e -dovetti ammetterlo- era bellissima. I
ragazzi iniziarono subito a suonare; la melodia era veramente orecchiabile e
godibile, piuttosto rock e forte al punto giusto. La mia amica prese un respiro,
guardò il pubblico e iniziò a cantare.
Mabataki ga kaze wo yobu
Hohoemi ga zawameki wo keshisaru
Anata no me ni sumu tenshi ga
sasayaku
Subete ga ima hajimaru to
Can you feel it now?
Can you
feel it now?
Nami ni nomikomareta
you ni
Pulling on my heart
Pulling on my heart
Iki wo tome te wo nobashite…
Ino aveva un’espressione seria e matura, ben lontana
da quella vanesia e fintamente sciocca che ogni tanto assumeva; era davvero
bella e sapeva muoversi benissimo sul palco. Ma era la sua voce ciò che
mi stupì di più: pensai che, in effetti, sebbene la accompagnassi
a coro praticamente da sempre, non l’avevo mai sentita cantare. La sua
voce era molto melodiosa e femminile; sapeva raggiungere acuti perfetti ed
arrivare a tonalità molto basse senza fare una piega; suonava anche
molto bene la chitarra.
Baby, kono sekai wa
Kinou towa chigau
Anata no koto shikai mienai
Baby, my wish on a wing
Kono sora wo saite
Afureru hitotsu no kotoba de…
Anche il testo era molto piacevole; la melodia era
eccezionale e la coreografia splendida. Mi si strinse il cuore. Gli altri
avrebbero saputo fare così bene…? Naruto avrebbe sbagliato…?
Finito il pezzo, si spensero immediatamente le luci; la
folla esplose in grida di stupore, ammirazione e lodi; molti invocarono la
cantante, altre il batterista; ma quasi subito dopo le luci si riaccesero ed
arrivò il turno della canzone lenta. Ino si riassettò velocemente
i capelli, mi guardò, ammiccò e mi fece un gran sorriso; Kankuro, nel frattempo, aveva iniziato a suonare un
motivetto lento e triste con la tastiera, e dopo un po’ la vocalist
intonò.
It keeps coming back to me
I remember this pain…
It spreads across my eyes
Everything is dull…
Anche questa canzone era fantastica; guardai e riguardai
la mia migliore amica, sinceramente ammirata. E invidiosa.
Will you hold me now?
Hold me now… My frozen hearth
Kiss my lips and maybe you can take me to your world for now…
I can't be alone right now
Will U hold me now?
Hold me now… My frozen heart
Please make it all go away
Am I ever gonna feel myself again?
I hope I will…
Anche lei aveva il medesimo sogno di Naruto, e anche lei
aveva avuto il suo stesso coraggio a buttarsi in quella folle impresa. E io, in
quel momento… la ammirai e la contemplai con tutto il cuore.
Come prima, le luci si spensero, e una quantità
maggiore di applausi e grida provennero dalla nostra ala; io sorridevo e
sorridevo come un’ebete: Ino e il suo gruppo erano stati semplicemente sensazionali. Qualche rosa, mandata da
un gruppo di ragazzini, volò sul palco; ma, come prima, non appena le
luci si riaccesero le voci scemarono.
Il chitarrista e la ragazza iniziarono a suonare i propri
strumenti; si aggiunse poi Kankuro, e infine Ino
cantò.
I reached into the sky
Omoi wa todokanakute.
Chiisaku sora ni kieta
Iro toridori no fuusen…
I’m alone.
Ikisaki no nai watashi no te wo
Sotto tsunaidekureta…
Starless night kako no kage furikaeranai
Kanjitai anata no nukumori
Tears are falling down mayotte mo hanashi wa shinai
Tsunaida anata no te wo…
E, non appena quest’ultimo splendido brano
finì, la folla esplose in grida e grida di gioia; il soffitto e il
pavimento parvero tremare a causa dell’intensità del rumore; i
ragazzi guardarono il pubblico, estasiati come non mai, fecero un inchino -Ino mandò baci a destra e manca e ammiccò
maliziosamente verso alcuni ragazzi che gridavano il suo nome- e se ne
andarono, ridendo.
Il secondo gruppo, composto da sole ragazze, fu molto
bravo, sebbene non al livello dei Midnight Passions; e così anche il terzo e quarto,
composti da soli ragazzi; il quinto però fu il più strano di
tutti. Si chiamava “Youth of the nations” ed era
composto da Rock Lee, TenTen, Shino
e Sai; i quattro facevano musica piuttosto leggera e spensierata, ma alla fin
fine i testi erano godibili e l’atmosfera bizzara
-Rock Lee si divertiva a ballare in modo piuttosto confuso e strambo fra una
pausa e l’altra-, anche se non era del tutto fuori luogo il soprannome di
sfigati che i miei amici avevano
affibbiato loro; dopo questi, finalmente la voce annunciò il turno dei
Seven.
Deglutii; un leggero tocco alla spalla mi fece girare, e
mi trovai davanti Choji. Era piuttosto teso anche
lui.
«Hai sentito Ino?», gli domandai, cercando di
sovrastare il casino intorno a noi «E’ stata bravissima!»
Lui sorrise bonariamente e urlò direttamente nel
mio orecchio:
«Oh, sì… è stata brava, hai
ragione. Lì dietro» e qui indicò una parte della sala
vicino al bar «ci sono Hinata, Gaara, Konohamaru ed altri:
è piaciuta a tutti. Ma adesso mi preoccupo per questi qua. Naruto era
nervosissimo oggi.»
Non feci in tempo a sentirmi in colpa a dovere che si
accesero le luci e apparvero i miei amici. Avevano un’espressione molto
seria e molto nervosa; Naruto non faceva che scrutare la folla. I ragazzi erano
vestiti in maniera decisamente colorata e avevano pantaloni e gilè con
abbinamenti cromatici assai azzardati -arancione e azzurro, giallo e viola, blu
e rosso-; indossavano mocassini e berretti eleganti, che li facevano sembrare
degli strani scolari liceali. Temari indossava una minigonna a pieghe di
fantasia scozzese ma di colori molto sgargianti e una camicia bianca con una
cravatta; era truccata piuttosto pesantemente e aveva i capelli biondi sciolti.
Era davvero molto carina; la folla lanciò qualche fischio di
apprezzamento e poi scese il silenzio.
La chitarra fremette; il batterista iniziò a
suonare; fu poi il turno di Sasuke, che aveva un’espressione decisamente
seria; quella melodia che tanto spesso avevo sentito risuonò ancora una
volta nelle mie orecchie, e Temari iniziò a cantare.
I see a perfect sky
I met a perfect guy
Gosh, I fell in love
For the first time baby!
No pleasure without pain -
and this love will heal me
Don't waste a single moment
This day is a gift!
Close your eyes!
Open your mind!
Nothing can be done while just waiting
So breathe words of love!
I want to see your smile!
I want to live in your eyes!
I want to hear your voice!
Because nobody but you…
Sometimes I feel down,
Sometimes I get lost,
Oh baby hold my hand and guide me… to a better day!
Ricordavo ancora quanto tempo avevano impiegato per far
accettare a Temari un brano del genere.
«Ho scritto questa canzone pensando a te.»,
aveva borbottato Shikamaru un giorno, consegnandole il testo.
«Oh, anche io, sai?», aveva replicato lei,
ghignando.
Shikamaru aveva alzato un sopracciglio e aveva ammiccato,
evidentemente compiaciuto.
«Anche tu hai scritto una canzone pensando a me?», aveva chiesto, divertito;
l’altra gli si era avvicinata e aveva sorriso furbamente.
«Oh, no. Anche io ho scritto una canzone pensando a me. Tieni.», aveva detto,
consegnandogli un altro foglio.
Entrambi lessero brevemente il testo altrui ed entrambi
fecero una smorfia di disappunto.
«E’ troppo allegro! Non fa per me, te lo
scordi!», aveva replicato lei, piccata; lui però aveva saggiamente
annuito e aveva alzato gli occhi al cielo, sbuffando.
«Oh, sapevo perfettamente che avresti risposto
così. E invece, mia cara seccatura, questa persona del mio testo
è proprio come sei tu: a volte
sei scazzata, a volte no. Questa del tuo
testo… Everybody's
raping me, everybody's lying to me/ Everybody's looking at me, everybody's
laughing at me / So what! Don't care what people say… è come tu vuoi apparire. Vuoi apparire dura, arcigna e
imbronciata: e in verità sei la prima che si scioglie, solo che non lo
dai a vedere. Sbaglio?»
Temari aveva negato più e più volte, dicendo
che non avrebbe mai ammesso una schifezza del genere in un suo concerto.
…Appunto.
Close your eyes!
Open your mind!
Nothing can be done while just waiting
So breathe with me!
I want to share your tears!
I want to hear your heart!
I want to live in your eyes!
Oh! Nobody but you!
Sometimes I lose my mind,
Sometimes I want to die,
Oh baby hold my hand and guide me to night…
Arrivò la parte suonata: mi alzai in punta di
piedi, imprecai sottovoce per una gomitata in pieno petto, maledissi qualcun
altro… e lo vidi. Naruto stava suonando con tutta la passione e la voglia
di cui fosse capace; sorrideva, rideva e si muoveva come un pazzo, facendo
piccoli salti e continuando a muovere velocemente il braccio.
E… a quella vista, mi si sciolse il cuore. Era
bravissimo e… be’, estremamente figo.
Il brano finì; la folla esplose. Erano stati
veramente eccezionali.
Come le altre volte, le luci si abbassarono per poi
rialzarsi; i ragazzi presero un respiro e ricominciarono a suonare, Temari si
schiarì la voce e chiuse gli occhi. Io iniziai a sudare freddo per il
nervosismo.
Asu nante konai yo ni
to negatta yoru, kazoekirenai
Yume mo ai mo nakushi ame ni utareta
mama naiteru …
Kazaritsukenaide kono mama no watashi de ikite yuku tame
Nani ga hitsuyo
Jibun sae shinjirezu nani o shinjitara ii no…
Kotae wa chikasugite mienai…
Kuroi namida nagasu
Watashi niwa nanimo nakute kanashisugite.
Kotoba ni sae naranakute
Karadaju ga itamidashite
Taerarenai, hitori dewa
Yonaka ni nakitsukarete egaita jibun ja
nai jibun no kao
Yowasa o kakushita mama egao o tsukuru
no wa yameyo…
La voce
di Temari era spettacolare; in questa canzone così triste
s’imponeva perfettamente e risuonava, dura, nel mio petto. Lo stesso
brano era meraviglioso e la melodia stupenda: i tre ragazzi stavano lavorando
veramente duro per ottenere quell’effetto così bello.
Quella
canzone l’aveva proposta Temari un giorno; giudicandola però
troppo triste, l’aveva fatta leggere a Shikamaru, e questi l’aveva
un po’ modificata.
«Ma
fra la vostra vocalist e Shikamaru c’è qualcosa, vero?», mi
aveva chiesto Ino una volta, sorridendo maliziosamente; io avevo alzato il
sopracciglio e avevo ponderato.
«Uhm…
sai, mi sa proprio di sì. Sei gelosa, forse?», le avevo domandato
a mia volta, curiosa.
Lei aveva
ponderato un po’.
«Naah, per niente. E’ il mio migliore amico, tutto
qui, e gli voglio un bene dell’anima. E poi… uhm», e qui si era fermata a pensare, sorridendo e roteando
gli occhi «a me interessa qualcun
altro…»
Avevo
alzato un sopracciglio e avevo sogghignato.
«Oh,
non credo che Sasuke-kun abbia accettato volontariamente il tuo invito ad uscire…
probabilmente era ubriaco, o tu l’hai costretto…», avevo replicato.
«E
invece no, mia cara! Ha accettato e con sommo
grado. Anche se ha borbottato un po’… ma cambierà totalmente
idea, fidati.»
Avevo schioccato
la lingua e l’avevo squadrata; ero, tuttavia, molto felice per lei.
«Certo,
però… stare con quell’arpia…
Povero Shikamaru…», aveva borbottato poi, assumendo
un’espressione attonita. Aveva poi riflettuto un po’ e aggiunto: «Ma
insomma -non dirlo a nessuno, Fronte Spaziosa, o ti faccio fuori- credo che gli ci voglia un tipo come lei.
Almeno, schioda il culo e fa qualcosa oltre guardare le nuvole… Temari lo
ha messo a stecchetto, eh? Si allena tutti i giorni, cosa che prima non si
sarebbe mai sognato di fare.», aveva detto. «Sì, diciamo che
gli farà bene questa cosa.», aveva concluso.
I due, in
effetti, avevano una corrispondenza invidiabile: bastava uno sguardo -o una
smorfia, insomma- per capirsi. Anche in quel momento, mentre Shikamaru era
impegnato in un complicato passaggio di batteria, lei lo guardava e lui
rispondeva fieramente allo sguardo, sogghignando in maniera palesemente
soddisfatta.
Calò
il silenzio; le urla e gli applausi si fusero in un unico tremendo frastuono.
Adesso,
però, mancava la canzone d’amore… che canzone avrebbero
scelto…? Pensai che la più adatta, nonché l’unica di
quel genere, fosse Rose: sicuramente
avrebbero suonato quella. Le luci si riaccesero e calò il silenzio; io
li guardai ancora e ancora, orgogliosa e soddisfatta e arrabbiata con me stessa
per essermi persa le eliminatorie.
E, per la
prima volta da tanto tempo, incontrai di nuovo quegli occhi azzurri e
meravigliosi: Naruto mi stava guardando fisso e aveva l’espressione
più matura che gli avessi mai visto in volto.
It's been long enough
Now only sunshine could save me
I've still been waiting for you
Who will never come back again
I love you forever…
I can't live without you anymore
I love you forever…
Your body is so cold and so hard
Please come back…
Sit beside a fire place,
I remember your warm heart.
Memories filled with plenty of love
And delight with my tears
I always love you
I can't see your face with my tears
Baby, I miss you…
Rimasi
semplicemente sconvolta: la canzone era tanto bella da lasciarmi senza fiato.
Temari aveva gli occhi chiusi e un’espressione concentratissima: si
muoveva sul palco senza difficoltà e la sua voce raggiungeva acuti altissimi
senza problemi. Shikamaru e Sasuke stavano sudando molto e andavano benissimo;
ma Naruto… Naruto mi sconvolse
più di tutti. Non guardava nemmeno la chitarra mentre suonava: guardava
me e sorrideva. Io arrossii e risposi
allo sguardo, avida di lui, e sorrisi, sorrisi, sorrisi…
Ricordai
le parole che aveva biascicato un mese prima, quando avevamo litigato.
“Non volevo, scusa, sono il
solito cretino, ma… io, sai, io ho scritto una canzone, e…”
Il mio
cuore si bloccò. Naruto che scriveva una canzone? Di solito i testi
venivano redatti dal batterista e dalla vocalist… E la canzone diceva
“please, come back” e “baby, I miss
you”… e se, e se…?
Where are
you?
I'm holding a piece of dream that you gave me.
I love you forever…
I can't live without you anymore
I love you forever
Your body is so cold and so hard
I love you forever
Please come back
I love you forever
Please come back
I love you forever...
E…
oh mio Dio.
Oh mio
Dio!
Naruto aveva
scritto una canzone.
E
l’aveva scritta dedicandola a me.
E io gli
avevo urlato tutte quelle cose terribili, mentre lui aveva cercato di farmi
calmare… E io avevo infranto quel suo sogno a lungo ricercato… e io
ero andata via mentre lui, come al solito, mi elogiava e mi guardava con quegli
occhi così belli… E io ero stato solo e tremendamente invidiosa di
lui, perché era questo ciò che ero successo.
Io avevo
invidiato la sua forza d’animo e il suo coraggio, poiché non ero
mai stata capace di sognare o di lottare per qualcosa; e… la colpa era
tutta ed esclusivamente mia. E poi,
diamine, era vero: io avrei salvato vite, prima o poi… e non era questa
una cosa altrettanto meravigliosa?
Così,
tutto d’un tratto, mi sentii un mostro: mi ero comportata malissimo con
lui, con gli altri, con tutti… che ragazzina idiota e viziata ero
stata…
E dunque
lo guardai ancora e ancora in quegli occhi spontanei e meravigliosi… e
improvvisamente mi resi conto di quanto lui fosse importante per me, di quanto
fosse vitale ed essenziale…
«Forza,
IDIOTA! Realizza questo tuo stupido
sogno!», urlai, felice come non mai; lui curvò le labbra e ricominciò
a suonare, divertitosi.
*
E
così, due settimane dopo eravamo in mezzo alla pista di una discoteca,
con una spaventosa quantità di alcool nel corpo, e ballavamo come degli
assatanati.
«E’
stata una bella botta, eh?», urlai, ghignando, tentando di sovrastare la
musica assordante; lui grugnì.
«Oh,
lascia perdere. E’ stato semplicemente umiliante.», rispose, contrito. Io risi e continuai a
muovermi come una pazza, gridando:
«Chi
se lo sarebbe mai aspettato che avrebbero vinto gli “Youth of the nations”?!
E pensare che voi non li consideravate minimamente, e che Ino li definiva sfigati! Evidentemente, tanto idioti non
lo erano!»
Lui
sbuffò.
«Evidentemente
no! Secondo me, comunque, erano raccomandati… Eddai,
siamo stati mille volte meglio noi!»
Sorrisi,
mi fermai e sospirai.
«Be’,
in effetti sì. Ma… boh, magari loro avranno eseguito una migliore
coreografia. O avranno scelto persone più pertinenti…»,
urlai, avvicinandomi a lui.
Lui
annuì vagamente e continuammo a ballare come due pazzi, avvicinandoci
sempre di più; ma, dopo un po’, mi prese un polso e
strillò:
«Sakura-chan, quanto diavolo hai bevuto?!»
Io risi
ancora e lo abbracciai, seguitando a ballare.
«Oh,
un po’! Neanche tanto… qualche bicchierino…»
Lui
sorrise, mi prese la mano e ci recammo ai divanetti; lì sprofondai in un
puf e guardai gli altri. Il gruppo vincitore aveva
dato una festa e aveva invitato tutti in discoteca; i quattro stavano adesso
ballando al centro della pista, felici come non mai, e gli altri alla fin fine
avevano incassato la sconfitta senza struggersi poi troppo e partecipando ai
festeggiamenti. Quella sera avevamo ballato -e bevuto- tutti quanti; adesso
eravamo sbracati su alcuni divanetti e ridevamo come dei matti. Sasuke aveva
lasciato da parte il suo carattere freddo e impassibile, e adesso non si
dimostrava del tutto impassibile alle lunghe e scoperte gambe di Ino,
incrociate sopra le sue, mentre lei, con la testa appoggiata alla sua spalla,
rideva e parlava; Shikamaru e Temari stavano litigando qualche metro più
in là circa chi fosse il colpevole della loro sconfitta; Neji e TenTen dominavano la
pista; e io e Naruto avevamo ballato tutta la serata e ci eravamo guardati
più e più volte in maniera piuttosto provocante. Una volta finito
il concerto delle semifinali, ero corsa da lui e gli avevo urlato quanto la
colpa fosse tutta mia e quanto ero stata un’ingrata; lui aveva sorriso e
aveva accettato di buon grado le mie scuse.
Naruto
sbadigliò e si stiracchiò in modo fin troppo falso per essere
minimamente credibile; poi allungò la mano e circondò le mie
spalle con un braccio. Arrossì.
«Non
mi picchi?», urlò, esitante.
Io
ammiccai.
«Oh,
è un tentativo di approccio così goffo che non me la sento di
stroncarlo.», commentai, tagliente.
«Sì,
però… non hai nemmeno tolto il braccio.», fece notare lui,
sorridendo.
Mi girai
e presi per l’ennesima volta una sua guancia fra le dita -oh, adoravo
shakerare per bene la sua povera pelle e sentire le sue lamentele!
«E’
perché mi fai pena, Narubaka. E poi, sono
troppo ubriaca per cercare di scrollarti di dosso. E, infine, è
per… ringraziarti per ciò che hai fatto.», dissi,
guardandolo a mo’ di sfida.
Lui
spalancò gli occhi.
«Per…
per cosa?!», chiese, spiazzato; io alzai superbamente un sopracciglio e
ghignai.
«Oh,
la canzone. Pensi che non me ne sia accorta? Era dedicata a me, e l’avevi scritta tu, idiota.», borbottai.
Lui
s’imbronciò e mi si avvicinò; io continuai imperterrita a
tenere la sua pelle fra le mie dita. La musica -house e veramente molto
pesante- continuava a rimbombare nel mio cervello e nella mia cassa toracica.
«Oh,
Sakura-chan! Non è vero! …Forse qualche
pezzo, ok, ma non tutta. Era fin troppo sentimentale e lacrimosa!»
Appoggiai
la mia testa sulla sua spalla, felice come non mai.
«Ma
queste smancerie nei miei confronti sono proprio tipiche da te. E sono proprio
queste smancerie le cose che più amo.»,
asserii, bisbigliando sensualmente nel suo orecchio; lui rafforzò la
presa sulle mie spalle ed ebbe un brivido.
«Ma…
ma a te non piacevano i tipi freddi e distaccati…?», chiese,
assolutamente confuso. Risi ancora, allungai le mie gambe sulle sue e risposi:
«Un
tempo, forse. Perché, be’… i tipi
freddi fanno molto più figo, in effetti. Ma
sinceramente preferisco quelli vitali e spontanei… come qualcuno di mia
conoscenza.»
Lui ci
mise un po’ a capire quello che stavo dicendo; rimase interdetto per
alcuni secondi, ragionò a bocca semiaperta in un’espressione
piuttosto comica, roteò gli occhi e poi mi guardò. Probabilmente,
aveva appena realizzato di non aver capito una mazza del mio comportamento negli ultimi anni.
«Sakura-chan, è una dichiarazione, questa?»
Mi morsi
un labbro.
«Oh,
no. E’ solo un… incoraggiamento.»,
ribattei.
E per
tutta la serata continuammo a ridere, scherzare e a battibeccare, continuando a
guardare uno negli occhi dell’altra.
Fine
**********
Finita XD
Spero davvero
vi sia piaciuta! E’ una parte un po’ più malinconica e
piatta rispetto all’altra, è vero, ma io volevo proprio che i due
litigassero XD L’ultimo pezzo è quello che mi è piaciuto di
più, finalmente un po’ d’allegria! ** Avrei sinceramente
voluto ampliarla un po’, ma non ho proprio ispirazione. Forse farò
un seguito o scriverò altre parti, non so ^^
Coomunque!
Ricopio qui il giudizio della giudiciah!
Seconda Classificata: 37 punti
“I wanna see your eyes, baby” di Clahp
Grammatica e Stile: 10
Credo di non aver mai dato un punteggio così alto a un concorso. Nessun
errore, nemmeno di battitura. Stile perfetto, scorrevole, pulito, senza
artifizi inutile. Si legge che è una meraviglia; davvero molto brava, i
miei più sinceri complimenti.
Originalità: 7,5
Buona l’idea, ma non esclusiva, diciamo. Ne ho viste tante di fanfic con rock band e simili e la trama del concorso non
dico che è scontata, ma nemmeno originale al 100%. Non per questo la fan
fiction è brutta, anzi.
Attinenza: 9
Ha molto aiutato il cambio di narratore, è stata una bella mossa. Mostri
perfettamente i pensieri di Sakura e Naruto, il loro evolvere dei sentimenti e
questo mi è molto piaciuto, brava.
Caratterizzazione: 8,5
Niente da dire, mi sono sembrati tutti abbastanza coerenti con i loro caratteri
del manga, per cui non ho da fare obiezioni, se non per il personaggio di
Temari: troppo casinista, troppo piantagrane. Onestamente, io me la ricordo
come una ragazza che perde le staffe solo per cose veramente serie e che
accadono alla sua famiglia; per il resto la vedo pacata e calcolatrice, che non
si lascia prendere dalle emozioni tante spesso e tanto volentieri.
Giudizio Personale: 2 [su 5 XD]
Essendo un giudizio personale, non potevo non contare lo ShikaTema.
Non tanto per loro due, quanto per la caratterizzazione di Temari, come ti ho
spiegato sopra. E’ vero, sono una Mosca Bianca, ma non vuol dire che non
sappia caratterizzare un personaggio come Temari. Semplicemente non mi è
piaciuta qui e dato che alla fin fine è uno dei personaggi più in
rilevanza dopo Naruto e Sakura, ho dovuto tener conto della cosa.
Comunque,
è stata la mia prima AU; qualche errorino l’ho
fatto, in effetti ho reso Temari in modo un pochino libero proprio perché
ho pensato che potevo permettermelo, dal momento che non sono ninja; e
ovviamente ho sbagliato XD Dopo i risultati ho modificato un po’ il suo
carattere, soprattutto nella prima parte. Non riesco mai a muoverla come
dovrei, mannaggia =_=
Per il
resto, sono ampliamente soddisfatta^^ Non me l’aspettavo, dico sul serio.
Faccio i complimenti alle altre partecipanti e alle altre podiste^^
Ringrazio
i 12 (dodici O__O) commentatori del capitolo scorso (_ _) grazie, non avevo mai
ricevuto tante recensioni per un capitolo! Ho risposto nel cap
scorso; risponderò ad eventuali - e GRADITISSIME =) - recensioni di
questo cap qui sotto, così non faccio un
commento enorme XD
Ultima
cosa: le canzoni, come avrete capito, rispecchiano le band di Nana XD Ho scelto
quelle dei Trapnest per il gruppo di Ino, Kiba, Neji e Kankuro,
quelle dei Blast per l’altro XD Se la voce di
Temari è quella di Nana [alias Anna Tsuchiya,
che ADORO], quella di Ino, dunque, è quella di Reira
[alias Olivia Lufkin, che AMO]. E Flavia sarà
tanto contenta di questa cosa XD
Le
canzoni sono, rispettivamente: Wish, Winter Sleep e Starless Night di Olivia Lufkin;
Better Day, Kuroi Namida e I love you forever di Anna Tsuchiya.
Consiglio vivamente a tutti di sentirle, sono bellissime ^^ Alcune frasi rispecchiano
anche lo stato d’animo dei personaggi, l’ho fatto apposta xD Infatti, il titolo della prima parte proviene da Wish e quello della seconda da Better
Day. Il titolo della fanfic
verrebbe da quest’ultima canzone, ma avevo inteso male le parole XD
Pensavo che dicesse “i wanna see your eyes”,
invece dice “I wanna live in your eyes”, però
come titolo ci stava proprio bene e non volevo cambiarlo... dunque, eccolo qui xD
Spero
davvero tanto che commenterete! Le recensioni fanno sempre bene *_*
Alla
prossima!
Clahp