Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
Segui la storia  |       
Autore: Naco    12/08/2018    2 recensioni
Sono passate due settimane dal matrimonio di Miki e Umibozu e la situazione tra Ryo e Kaori pare addirittura peggiorata. Perché? Cosa è successo? A complicare il tutto, ai nostri amici viene proposto un incarico che non possono assolutamente rifiutare… anche se questo li porterà a fingere di essere marito e moglie!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
II
Benvenuti al Majesty

Ad accoglierli all’ingresso dell’hotel trovarono un ossequioso signor Hisashi, che salutò Ryo con una vigorosa stretta e si chinò con eleganza a baciare la mano di Kaori. Anche se il signor Kataoka non gli aveva rivelato la loro identità, il direttore doveva aver intuito che erano ospiti speciali, visto che la loro improvvisa prenotazione era stata effettuata grazie all’intervento del suo datore di lavoro.
«È un vero onore per noi ospitarvi qui al Majesty. Spero che la sistemazione sarà di vostro gradimento».
«Ne siamo certi», annuì Ryo, mentre con la coda dell’occhio seguiva i movimenti dell’inserviente che scaricava dall’auto i loro bagagli.
Come avevano potuto constatare dalla foto nel fascicolo, il signor Hisashi non era un uomo che attirasse particolarmente l’attenzione; certo, si vedeva che era una persona curata, ma non aveva quel cipiglio tipico di coloro che ricoprono un posto di rilievo all’interno di un’azienda: se non avesse indossato un abito che, da solo, avrebbe potuto sfamare mezza Shinjuku, avrebbe potuto essere scambiato benissimo per fattorino.
Tutto l’opposto della donna che lo raggiunse pochi secondi dopo.
Miyuki Otome era ancora più bella di persona che in foto: i capelli castani racchiusi in una crocchia e il tailleur blu notte, accompagnato da una discreta ma molto signorile collanina d’argento, le conferivano un aspetto severo e serio; gli occhi castani, che Kaori aveva già notato nella foto, erano ancora più limpidi e grandi e le mani erano piccole e perfettamente curate.
“Ecco come dovrebbe essere una vera assistente”, fu il suo deprimente pensiero. D’istinto, lanciò una rapida occhiata al suo socio: conoscendolo, sarebbe stato capace di rovinare la loro copertura ancor prima di iniziare; tuttavia, Ryo non sembrò affatto interessato a provarci con la giovane donna. Che, per una volta, avesse preso sul serio il loro lavoro? Kaori non riusciva a crederci.
Con passo sicuro, così diverso da quello dinoccolato del proprio superiore, lei li raggiunse e «Hisashi-san, mi spiace interromperla, ma purtroppo si è verificato un evento che reclama la sua presenza», disse. L’uomo impallidì di colpo e, con una scusa veloce, abbandonò i propri ospiti e corse nella direzione da cui era arrivata la segretaria.
La donna, intanto, si inchinò verso i nuovi arrivati per presentarsi: «Sono Miyuki Otome, l’assistente del signor Hisashi. Per qualunque cosa, potrete rivolgermi a me»
«Il piacere è tutto mio, signorina. Io sono Ryo Kamiya, e lei è Kaori» si chinò a baciarle la mano «In effetti, c’è qualcosa che potrebbe fare per me: potrebbe farmi compagnia per un drink questa--»
La martellata di Kaori giunse ancor prima che terminasse la frase: a quanto pareva, aveva cantato vittoria troppo presto.
«Lo scusi, signorina, a mio marito piace sempre scherzare. Voleva dire, potrebbe mostrarci la nostra stanza, se non le dispiace? Il viaggio è stato più stancante di quanto ci saremmo aspettati».
«Oh. Sì, ma certo, scusate. Prego, seguitemi» li precedette, ancora piuttosto incerta.
«Ti ha dato di volta il cervello?!» non riuscì a trattenersi Kaori una volta che Miyuki ebbe consegnato loro le chiavi e spiegato come arrivare alla loro suite. «Vuoi che ci scoprano subito?»
«È successo qualcosa in piscina,» disse Ryo, ignorando il suo tono aggressivo, mentre controllava il numero della stanza abbinato alla chiave che gli era stata fornita.
«Come?»
«Non ti eri accorta che aveva delle gocce d’acqua sulla giacca?
Kaori ci pensò su per un attimo: ora che glielo faceva notare sì, aveva ragione; tuttavia era stata troppo presa dal fascino della ragazza e dal suo portamento e non vi aveva prestato attenzione.
«Miyuki sembra una persona molto attenta e seria sul posto di lavoro, quindi è improbabile che se ne vada in giro con una giacca in quelle condizioni. Questo significa che deve essere successo qualcosa di molto grave per spingerla a cercare il proprio capo senza prima cambiarsi. Hisashi, tra l’altro, stava ricevendo dei clienti invitati addirittura dal suo superiore, quindi non era esattamente il momento opportuno per disturbarlo, a meno che non si fosse verificato qualcosa di davvero importante. Quando mi sono chinato a baciarle la mano, mi sono accorto che la sua giacca profumavano di cloro. E dove puoi trovare dell’acqua con del cloro se non in una piscina?»
«Ma allora…»
Ryo, finalmente, si fermò davanti a una porta e inserì la chiave nella toppa. Lo scatto che produsse indicò loro che avevano raggiunto la loro stanza.


Kaori non credeva ai propri occhi.
Non era mai stata in un resort prima di allora, ma fino a quel momento non aveva compreso ancora appieno in che posto si trovasse. Durante il viaggio in macchina, troppo presa dai propri pensieri, non aveva fatto molto caso ai boschi che circondavano la struttura, né aveva potuto ammirare le piscine e i campi che si estendevano al di là di quel verde; anche l’eleganza della hall dell’albergo e i modi affettati del personale non erano bastati a darle un’idea precisa, forse perché, per lavoro, si erano trovati comunque a frequentare diversi ambienti, anche piuttosto raffinati.
Ma, adesso, in quella stanza, davanti a tutto quella maestosità che trasudava opulenza e ricchezza, si sentì del tutto inadeguata.
La camera, se così poteva essere definita, era uno spazio ampio, diviso in vari ambienti. Sulla destra, c’erano un divano e alcune poltroncine in pelle con un tavolinetto di cristallo al centro; alle spalle, un mobiletto che conteneva il frigo-bar e la cassaforte, mentre sulla parete, in alto, troneggiava un televisore. A sinistra, invece, lo spazio era occupato da un enorme letto a baldacchino a forma di cuore; le coperte e i drappeggi erano di un rosa confetto molto delicato che si sposavano molto bene con il colore bordeaux della moquette e delle tende; sui cuscini, qualcuno aveva sparso dei petali di rose rosse, mentre su un carrello accanto a uno dei comodini era stata posizionata una bottiglia di champagne, accompagnata da due bicchieri e da un biglietto color crema con il quale lo staff augurava loro una buona permanenza. Sulla parte opposta rispetto all’entrata, c’era una porta che conduceva con molta probabilità al bagno che, a giudicare dalle dimensioni della stanza, doveva essere grande almeno quanto il bar di Miki.
Ma ciò che davvero l’aveva colpita era l’enorme finestra che si affacciava su un terrazzino privato dal quale si poteva ammirare in lontananza la baia di Tokyo.
«Che visione spettacolare!» commentò correndo ad affacciarsi. Appoggiata alla balaustra, la vista era ancora più bella. Con un solo sguardo riusciva ad abbracciare l’intero complesso: dal punto in cui si trovava, poteva vedere i campi da tennis e le varie strutture che interrompevano la monotonia del verde dei boschi; guardando in basso, più da vicino, fu in grado persino di intravedere un angolo della piscina.
Ryo fischiò in apprezzamento mentre la raggiungeva. «Niente male! Da qui abbiamo la vista migliore di tutto il resort. Kataoka-san ha l’occhio lungo».
«Già».
Rimasero per un attimo in silenzio, a godersi quel momento: non si sentiva alcun rumore, solo il fischiare del vento e qualche uccello lontano.
Kaori chiuse gli occhi. C’era una tale quiete, lassù, che quasi dimenticò tutti i suoi problemi e il fatto che fossero lì per lavoro, e si godette quella sensazione di pace e la presenza silenziosa e sicura di Ryo al proprio fianco, come non accadeva da tanto. Avesse potuto, sarebbe rimasta lì per sempre.
All’improvviso un forte rumore squarciò il silenzio. Kaori aprì gli occhi di scatto e si guardò intorno spaventata; istintivamente, si affacciò dalla balaustra ma non vide nulla di sospetto.
«Che cos’è stato?»
«Non lo so, ma non promette nulla di buono. Andiamo».
Senza aspettare la sua risposta, Ryo corse via, l’espressione concentrata che assumeva sempre quando non era più tempo di scherzare, ma di passare all’azione. Kaori lo seguì, ricacciando indietro quelle dolci sensazioni che per un attimo, solo per un attimo, le avevano fatto dimenticare chi fosse e cosa facesse lì. Ma ormai, l’incanto era rotto e la triste realtà reclamava la loro presenza.


L’incidente, che non aveva causato per fortuna vittime, era stato provocato da un’auto che era finita contro un palo della luce, circa una ventina di metri più a destra rispetto alla stanza di Ryo e Kaori, proprio dove l’edificio curvava verso destra; per questo motivo, i due non erano riusciti a vedere nulla dal loro terrazzino. A detta del conducente, il signor Kentaro Mutta, in vacanza lì con la moglie, aveva perso il controllo dell’automobile perché c’era qualcosa di scivoloso sulla strada, che lo aveva fatto sbandare. E, in effetti, pochi metri prima, una piccola pozzanghera d’olio faceva bella mostra di sé.
«Probabilmente, c’è stata qualche perdita e nessuno se n’è accorto» cercò di minimizzare il signor Hisashi per allontanare i curiosi che, nel frattempo, si erano radunati nei pressi dell’incidente. Qualcuno si lasciò convincere dalle sue parole, ma la maggior parte delle persone rimase lì, spaventata e preoccupata.
«È già il secondo incidente in poche ore. Per non parlare di tutti gli altri. Non è normale». Kaori sentì commentare qualcuno del personale.
«Perché, cosa è successo?» si arrischiò a chiedere.
L’uomo che aveva parlato parve riluttante a dare ulteriori informazioni a una cliente, ma il ragazzo che era con lui non si fece problemi: «Prima un uomo si è ritrovato del filo da pesca impigliato tra le gambe mentre nuotava. Per fortuna c’era il bagnino che l’ha prontamente aiutato, ma poteva andargli peggio».
«Del filo da pesca? E come ci è finito lì?»
«Non ne abbiamo idea, visto che il bagnino controlla personalmente la piscina prima della sua apertura e dopo la sua chiusura. E sia ieri sera che stamattina presto non c’era nulla. Fortunatamente, era troppo presto, quindi non c’era ancora nessuno in acqua. Tranne il signor Fukuoka».
«Vero, lui è sempre il primo ad arrivare: dice che gli piace nuotare quando la piscina è deserta».
«Quindi era proprio il signor Fukuoka che volevano colpire» concluse Kaori, quando riferì a Ryo quello che aveva scoperto. Erano andati a fare una passeggiata nel boschetto per evitare che orecchie indiscrete potessero ascoltarli e, nel frattempo, continuare a dare un’occhiata indisturbati.
Lui annuì. «Sì, lo penso anche io. Anche la macchia di olio era stata lasciata lì proprio per colpire i Mutta, perché ho scoperto che quello è il punto in cui sono soliti parcheggiare l’auto».
«E se nel frattempo fossero transitate altre macchine?»
«No, non credo sia possibile: se ben ricordi, quel posto è l’ultimo del parcheggio, dopo c’è solo una porta, che però pare non venga mai utilizzata. Quindi, nessuno passa di lì, a meno che non debba, appunto, parcheggiare o prendere la propria auto. Ma se la pozzanghera fosse stata lì quando il signor Mutta è andato a prendere la macchina, se ne sarebbe di sicuro accorto. Sono più che convinto che il colpevole abbia aspettato che l’uomo si allontanasse per spargere l’olio. Magari i Mutta sono delle persone metodiche come Fukuoka; oppure, il colpevole può averli sentiti parlare dei propri piani per la giornata, non so. Ma sono più che sicuro che volesse colpire quei due. O uno dei due».
«Beh, almeno abbiamo una pista».
«Già. Il nostro sabotatore sta alzando la posta, e da una parte questo per noi è un vantaggio: più diventa sicuro di sé, più rischia di commettere un errore e farsi scoprire».
«E nel frattempo? Non possiamo mica metterci a seguire tutti i clienti del resort per cercare di sventare i suoi piani!» Anche perché, secondo il loro copione, erano degli sposi novelli, e la gente si sarebbe di certo stupita se li avesse visti ficcanasare in giro per cercare di scoprire il colpevole di quegli strani incidenti, piuttosto che farsi le coccole come qualsiasi coppietta normale. Ma questi pensieri, ovviamente, li tenne per sé.
«Certo che no. La nostra prossima mossa sarà cercare di scoprire cosa accomuna le varie vittime: per adesso sappiamo che sia Mutta che Fukuoka e la Hondo sono sposati, ma mi sembra troppo poco per poterci costruire su una teoria. Secondo me, c’è dell’altro e quando avremo trovato questo legame, avremo trovato il nostro colpevole».

**

La piscina dove si era verificato il primo incidente della giornata era piena nonostante quello che era accaduto poche ore prima.
“Forse il personale è riuscito a far passare tutto sotto silenzio”, si disse Kaori, cercando una sdraio dove sistemarsi: era riuscita a convincere Ryo che si sarebbe occupata lei di interrogare le varie mogli, e quale modo migliore se non incominciare dalla piscina? Nel pomeriggio, invece, avrebbe fatto un giro al centro benessere, unendo così il dovere con il piacere.
All’inizio, era stata più che certa che Ryo avrebbe ribattuto che ci avrebbe pensato lui ad occuparsi delle signore, ma il suo socio aveva annuito, dicendo che, nel frattempo, lui avrebbe dato un’occhiata in giro. Kaori non ci credeva ed era sicura che in realtà fosse da qualche parte a importunare qualche cameriera. Beh, almeno non avrebbe attirato gli sguardi compassionevoli delle altre mogli mentre inseguiva Ryo con il suo martello!
«Lei è arrivata oggi? Non mi pare di averla mai vista» la salutò una voce maschile. Lei si voltò e incrociò lo sguardo di un uomo sulla trentina piuttosto alto, dai capelli scuri e gli occhi allegri dello stesso colore.
«Salve! Sì, io e mio marito siamo arrivati oggi. Sono Kaori Kamiya, molto lieta».
L’uomo le sorrise e Kaori sentì le sue guance imporporarsi: non era abituata a ricevere quel tipo di sorrisi da parte di un uomo, e questo per un attimo la destabilizzò.
«Il piacere è tutto mio: mi chiamo Ken Moriyama, e purtroppo non ho la fortuna di avere accanto una compagna splendida come lei» le strizzò l’occhio con fare complice.
Kaori arrossì ancora più violentemente: quell’uomo era un playboy che sapeva come corteggiare una donna, di questo era ben consapevole, ma quel complimento la lusingò più di quanto avrebbe voluto.
«Ken! Adesso ci provi anche con le signore sposate?» commentò una voce divertita e, dalle spalle dell’uomo, apparve una donna che gli somigliava moltissimo, anche se doveva avere qualche anno in meno di lui: «Lo scusi, ma mio fratello ama provarci con chiunque».
“Mi ricorda qualcuno…”non poté fare a meno di pensare. «No... non si preoccupi».
«Benvenuta! Sono Keiko Fukuoka, lieta di conoscerla».
«Fukuoka? Lei è per caso la moglie di…?»
«Oh» Keiko si passò una mano sulla bocca «Non pensavo che le notizie viaggiassero così in fretta in questo posto! Sì, mio marito è l’uomo che ha avuto l’incidente qui in piscina».
«Come sta? Immagino non debba essere stata una bella esperienza…»
«No, infatti, l’ho lasciato in camera ancora piuttosto scosso. Ma sta bene, infatti mi ha detto di non preoccuparmi e scendere a divertirmi».
«Oh, ne sono contenta».
«Uff, basta parlare di quella noia di tuo marito!» s’intromise suo fratello.
«Ken!»
«Che c’è? Non è forse vero che preferisce restarsene da solo piuttosto che farti compagnia? Sei stata tu a chiamarmi pregandomi di raggiungerti perché ti stavi annoiando a morte! Non capisco perché tu abbia deciso di sposare quel vecchiaccio noioso. Kaori-san, suo marito, invece, dov’è? Non mi dica che anche lui è un asociale come mio cognato!»
«Asociale Ryo? No, veramente--»
Non ebbe neanche tempo di provare a spiegare che no, suo marito, era l’esatto opposto dell’asocialità che sentì un urlo. «Brutto maniaco! Chiamate la sicurezza!»
Kaori poteva anche non avere un’ottima mira ma, se c’era una cosa che capiva al volo, era dove si trovasse Ryo quando importunava una bella donna. Così, senza neanche un attimo di esitazione, lanciò un martello volante nella direzione da cui era giunta la voce, colpendo il proprio partner con precisione chirurgica.
«Che diavolo stai facendo, idiota?!»
«Kaori-chan, c’è un equivoco! Volevo solo dire alla signora che il suo costume stava per slacciarsi e che, se voleva, potevo sistemarglielo io con le mie dol--»
«Sei un depravato!» e tirandolo fuori dal buco che aveva creato nel pavimento, lo lanciò in piscina, senza dimenticare di spedirgli appresso il fedele martello.
I due fratelli osservarono la scena tra lo sconvolto e l’affascinato.
«Credo che quell’uomo non somigli per niente a Satoshi». commentò lei.
Suo fratello si trovò perfettamente d’accordo.


«Quanto sei deficiente da uno a mille?» strillò Kaori quando ormai furono al sicuro da orecchie indiscrete, nella loro stanza.
Dopo il bagno non programmato in piscina Ryo era fradicio, così Kaori aveva pensato che fosse un’ottima scusa per portarselo via prima che facesse altri danni e la loro copertura saltasse. Tuttavia, Ryo non era parso molto contento della sua decisione e aveva cercato di obiettare, spiegando che una bella sosta nella sauna avrebbe asciugato i suoi abiti in meno di un secondo e, al contempo, gli avrebbe permesso di proseguire le indagini, visto che aveva scoperto che la signora Mutta era un’assidua frequentatrice del centro benessere; per tutta risposta, Kaori aveva deciso che ne aveva abbastanza di figuracce per quella giornata, quindi aveva trascinato il suo presunto marito verso la loro suite.
«E dài, Kaori, non c’è bisogno di arrabbiarsi così! Tu ti stavi divertendo con quel tizio e io mi stavo annoiando, così..»
«Così hai deciso di farci scoprire, vero?»
Ryo incrociò le braccia, offeso: «A dire il vero, eri tu che arrossivi come una ragazzina alla sua prima cotta davanti a quello lì. Capisco che deve esserti sembrato un miracolo che un uomo si sia interessato a te--»
Kaori non lo lasciò finire, anche perché aveva capito benissimo dove sarebbe andato a parare: lo legò al volo e lo scaraventò dall’altra parte della stanza.
«Tanto perché ti sia chiaro il concetto, non mi stavo divertendo: quei due sono il cognato e la moglie del signor Fukuoka e mi stavano raccontando qualcosa di più sull’uomo quando tu hai deciso di fare la tua trionfale entrata in scena. Perciò,» Kaori tirò fuori delle manette e lo legò alla maniglia del frigo-bar «è meglio che tu rimanga qui, mentre io vado a cercare altre informazioni dalla signora Mutta».
«Ma Kaori!» Ryo si divincolò protestando «Sono fradicio! Fammi almeno cambiare i vestiti! Così mi prenderò un accidenti!»
«Non temere, ci penseranno i tuoi bollenti spiriti ad asciugarti!» commentò secca e, senza aggiungere altro, uscì dalla stanza sbattendo la porta, lasciando il suo socio ad urlare e a reclamare pietà.

**

Quando raggiunse il centro benessere, Kaori schiumava ancora di rabbia.
Perché, nonostante tutto quello che aveva detto a Ryo, sapeva che lui aveva ragione: davanti ai commenti di Ken Moriyama era arrossita come una ragazzina.
Kaori non si definiva una bella donna; carina, al massimo, ma non bella, checché le dicessero Eriko e tutti gli altri. Non che poi le importasse davvero, apparire attraente agli occhi dei rappresentanti del sesso maschile: l’unico di cui le interessava davvero un’opinione non mancava mai di farle sapere che non l’avrebbe mai guardata neanche se si fosse presentata completamente nuda nella sua stanza.
Perciò, era più che normale che le avances di quel tizio l’avessero messa in imbarazzo, no? C’era qualcosa di brutto nel sentirsi lusingata per essere stata oggetto di attenzione da parte di un bell’uomo?
Kaori depositò i propri vestiti nell’armadietto, prese con sé l’accappatoio e l’asciugamano e si diresse verso la vasca idromassaggio. Appena le sue spalle tese toccarono l’acqua tiepida, sentì i muscoli rilassarsi sensibilmente e un mugugno di piacere uscì dalle sue labbra. Chiuse gli occhi e lasciò che il suo corpo si rilassasse del tutto cercando di lasciarsi indietro i suoi pensieri. Che se ne andassero tutti al diavolo, Ryo, Moriyama, persino il caso che stavano seguendo: l’acqua era troppo invitante e lei aveva un disperato bisogno di pensare a se stessa per una volta, di concedersi egoisticamente qualche attimo di tranquillità.
Si rese conto di essersi appisolata quando socchiuse gli occhi e si accorse che nella vasca non era da sola, ma l’avevano raggiunta altre due donne che stavano parlottando tra loro. Non era chiaro se stessero bisbigliando per non disturbare il suo riposo o perché non volessero essere udite; perciò, continuò a far finta di essere addormentata e si concentrò sulle parole delle nuove arrivate.
«Quindi è vero? C’è stato un altro incidente?»
«Sì, ne ho sentito parlare dalle cameriere: per fortuna Mutta-san non si è fatto nulla. Chissà come si sarà spaventata Himeko-san!»
«Puoi dirlo forte! La poveretta è svenuta appena gliel’hanno comunicato. Lei era al campo da tennis: è andata dal direttore e ha minacciato di fargli causa, ma suo marito l’ha calmata dicendo che non era il caso di fare tanto casino, visto che non era successo niente. Ma Hisashi-san le ha assicurato che, per farsi perdonare per l’increscioso incidente, ogni danno alla vettura sarà ripagato dal resort e che da oggi saranno graditi ospiti del Majesty per tutto il tempo che desiderano, dato che sono affezionati clienti della struttura da molti anni».
«Immagino che si sia convinta. Pur avendo un sacco di soldi, Himeko è una taccagna».
«E ti stupisci? Pare che suo padre abbia perso tutto in borsa a causa di investimenti sbagliati: solo il matrimonio con Mutta li ha salvati dalla bancarotta».
«Quindi è stato un matrimonio di convenienza?» la donna parve stupita. «A me suo marito pare molto innamorato».
«Lo è. E anche Himeko, a quanto dice. Ma, sai com’è, anche i soldi hanno il loro fascino!»
Le due ridacchiarono e cambiarono discorso, soffermandosi stavolta sulle noiose cene di lavoro che erano costrette a sorbirsi a causa del lavoro dei propri mariti e Kaori decise che era giunto il momento di far finta di svegliarsi e andarsene di lì: da quelle due pettegole non avrebbe ricavato altro.


Rinvigorita dall’idromassaggio e da una doccia gelata dopo il bagno turco, Kaori uscì dalla struttura di ottimo umore: a parte le due chiacchierone, non aveva scoperto altro. La signora Himeko non si era presentata, disattendendo le previsioni di Ryo: evidentemente, era ancora troppo scossa per l’incidente capitato al marito.
«Al contrario della signora Fukuoka», rimuginò. Certo, aveva asserito che era stato il marito a insistere perché uscisse, ma era vero? Da quello che aveva detto suo fratello, dovevano essere molto diversi tra loro. Era stato anche quello un matrimonio d’interesse?
Quando aprì la porta della loro stanza, si rese conto che Ryo era riuscito a liberarsi e a sgattaiolare via, ma non ne rimase sorpresa: sapeva che quelle manette non l’avrebbero tenuto fermo troppo a lungo. Non se ne curò più di tanto: che fosse andato a molestare qualche ragazza o a raccogliere altre informazioni, non le importava più.
Rimase un attimo ferma, spiazzata da quel pensiero. Forse dipendeva da quella sensazione di calma e benessere che le aveva lasciato quell’oretta tutta per sé, ma all’improvviso la colse con violenza la consapevolezza che niente, né il matrimonio del suo migliore amico né il fatto di dover far finta di essere due neo-sposini, avrebbe mai spinto Ryo a vederla come una compagna di vita e non solo una partner, perciò non aveva senso che continuasse a sperare in qualcosa che non si sarebbe mai verificato. Nonostante questa amara riflessione, però, si sentiva leggera come non accadeva da tanto, tantissimo tempo. Era come se quelle due ore avessero eliminato non solo le impurità del suo corpo, ma anche quelle della sua mente.
Andava tutto bene, si disse: aveva trascorso un pomeriggio rilassante e aveva raccolto delle informazioni che potevano essere inutili o preziosissime. Ryo non avrebbe potuto accusarla di nuovo di non essersi comportata da professionista!
Lo sweeper rientrò in stanza che era quasi buio, mentre lei era intenta a riordinare ciò che si era mentalmente appuntata durante il giorno. Gli lanciò una rapida occhiata e vide che aveva i capelli bagnati.
«Sei finito di nuovo in piscina?» chiese neutra. Ryo la guardò per un attimo, poi andò a recuperare un asciugamano dal bagno per finire di asciugarsi i capelli e si sedette sull’altra poltrona.
«Sono stato al club di tennis per scoprire qualcosa di più sulla signora Mutta». Kaori ricordò che le due donne avevano detto che aveva trascorso lì la mattinata, prima di venire a conoscenza dell’incidente del marito. «E ho conosciuto un’istruttrice davvero niente male!» puntualizzò, l’espressione da depravato dipinta in volto «Si chiama Saori Takada. Fa parte dello staff da quattro anni e mi ha raccontato tante cose interessanti».
Saori Takada. Ricordava di aver letto quel nome sulla documentazione che avevano ricevuto, ma non le era rimasta molto impressa. Oltre al fatto che fosse una bella ragazza - cosa abbastanza ovvia, visto che era un’istruttrice di tennis in un resort di tal fama - non c’erano stati dettagli che avevano attirato la sua attenzione.
«Per esempio?»
«Per esempio che la precedente segretaria del signor Hisashi, un anno fa, se ne è andata all’improvviso, senza dare spiegazioni. Secondo i più, era solo un’arrivista che ci ha provato con il suo capo, lui l’ha rifiutata e poi cacciata, mentre altre voci affermano che sia vero il contrario, cioè che sia stato lui a tentare di molestarla e che lei si sia licenziata per questo motivo».
Kaori storse la bocca per il disappunto: «Insomma, nessuno sa bene perché la ragazza non lavori più qui, giusto? E Otome-san, invece?».
«Da quel che Saori mi ha detto, pare che la Otome sia, parole sue, un pezzo di granito: non ride mai, non si lascia andare a confidenze e vive per il lavoro. Persino Hisashi pare che sia intimorito dalla sua presenza. Quindi, dubito che ci abbia provato anche con lei o che lei sia interessata a farlo».
«Capisco», commentò, ricordando la sensazione che la segretaria le aveva lasciato durante il loro incontro, quella mattina.
Davvero era successo tutto solo poche ore prima? Le sembrava di essere lì da un mese.
«Però non mi è chiaro cosa possa c’entrare con le nostre indagini. Secondo te, se le dicerie sono vere, questa famigerata donna, dopo un anno, ha deciso di vendicarsi dell’ex capo, gettando fango sul Majesty e mettendo a repentaglio la vita dei clienti?»
«No. Il colpevole è una persona che ha libero accesso a tutte le strutture a tutte le ore del giorno, e dubito che anche un normale cliente possa riuscirci, figuriamoci una persona che non lavora più qui. Secondo me, si tratta di qualcuno del personale. Ma non è detto che non possa essere un conoscente, magari un parente o un fidanzato della ragazza, che vuole vendicarsi al suo posto o su sua richiesta. Tu, invece, cos’hai scoperto?»
Kaori gli raccontò quello che aveva sentito nella vasca idromassaggio, ma all’improvviso la sua sicurezza vacillò, perché le informazioni che aveva portato Ryo le parvero subito molto più utili. Tuttavia, Ryo non parve dello stesso avviso.
«Ben fatto. Potrebbe non c’entrare niente, così come la storia che mi ha raccontato Saori, o potrebbe essere il nòcciolo della questione».
«E in che modo? Pensi che esista qualcuno che sia contro i matrimoni di convenienza e cerchi di sabotarli?» Kaori non era convinta.
«E chi può dirlo? Di gente strana al mondo ce n’è tanta, no?»
Ryo si alzò, decretando la fine di quella riunione improvvisata. «Beh, per essere il primo giorno di indagini non è andata tanto male. Direi che una bella cena ce la meritiamo, che dici? Io sto morendo di fame!»
Kaori annuì: adesso che ci pensava, anche lei avvertiva un certo languorino.



Nota dell’autrice
Bene bene bene, le indagini sono finalmente partite! Sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate. Ah, lo so che il filo da pesca fa molto Detective Conan, ma ammetto subito di non aver saputo resistere alla tentazione. XD E comunque stavolta non ha ucciso nessuno. U_U
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart / Vai alla pagina dell'autore: Naco