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Autore: DirceMichelaRivetti    12/08/2018    1 recensioni
Ambientata a partire da poche settimane prima di episodio VII, si concentrerà su Jacen Syndulla (figlio di Kanan ed Hera) e di Devagiri, una giovane di Chalacta sensibile alla Forza. Le vicende sono narrate dal punto di vista di lei che fugge dal proprio pianeta, affidandosi a dei contrabbandieri.
Nel corso della storia scopriremo che rapporti ha avuto Jacen con Skywalker e Ben Solo; vedremo anche che cosa stanno facendo il Fantasma e il suo equipaggio contro il Primo Ordine.
Questa storia è nata da alcune domande che mi sono posta, per esempio: Jacen è mai stato addestrato nell'uso della Forza? Luke sa della sua esistenza? Se la risposta a queste domande è "sì", allora Jacen ha conosciuto anche Ben/Kylo? Saranno stati amici? Come potrebbe aver reagito Jacen al passaggio al lato oscuro dell'amico?
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Hera Syndulla, Hondo Ohnaka, Kylo Ren, Lando Calrissian, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due boati, due bagliori accecanti, due colonne di fumo hanno squarciato l’aria proprio là dove ero fino a pochi minuti fa.

Devono essere esplose le navette dei Cavalieri di Ren, non c’era altro che potesse detonare.

Spero che Jacen stia bene, anche perché non ho idea di come far volare il Fantasma e non voglio rimanere bloccata qua.

Non che non me ne importi di lui, anzi, so di dover essergli grata per avermi salvata, però …

Eccolo! Sì, è proprio lui, ne sono certa!

Sta correndo verso la navetta, ogni tanto volta il capo, probabilmente vuole accertarsi di non essere inseguito.

Con un balzo sale sul veicolo.

“Perché non è già in moto?” chiede, dirigendosi verso i comandi.

“Non so come funziona.”

“Bah” si limita a borbottare, mettendo in moto la navetta.

Ci leviamo in aria e presto raggiungiamo le parti più alte dell’atmosfera.

Mi sento di poter tirare un sospiro di sollievo.

Jacen si mette in contatto con Kallus e gli ordina di rientrare alla base con l’incrociatore come bottino per la Resistenza, mentre noi riporteremo il Fantasma allo Spettro e viaggeremo sul mercantile.

Non dico una parola per tutto il tempo del trasferimento da una nave all’altra e fino al salto nell’iperspazio.

Jacen si volta a guardare la lastra. Non mi pare sappia leggerla, ma la guarda con viva attenzione.

Provo a parlare: “È in trimegistico, una lingua molto antica e riservata a rituali …”

“Lo so.” mi interrompe il giovane “La Sorelle della Notte utilizzavano un sistema linguistico comune a molte correnti di praticanti la magia. Il problema è decifrarlo.”

“Perché?”

“Perché solo l’iniziazione a determinati Misteri permette di conoscere questa lingua, quindi non è facile tradurla.”

“No, intendevo dire perché lo vuoi decifrare? Se è un rituale oscuro che non deve essere praticato, non c’è motivo di tradurlo.”

In realtà sono un sacco curiosa di sapere che cosa contiene il testo. Lo so che è qualcosa di malvagio (da Dathomir non viene nulla di buono) però poter conoscere qualcosa e non farlo, mi pare ingiusto, uno spreco!

Insomma, mica si deve per forza mettere in pratica quello che c’è scritto, ma non c’è nulla di sbagliato nel leggerlo giusto per completezza d’informazione, per scopi culturali, no?

Jacen intanto mi spiega: “Abbiamo saputo che Kylo Ren, il leader dei Cavalieri di Ren, sta cercando un rituale delle Sorelle della Notte. Non sappiamo però quale sia la funzione di tale rito, quindi ignoriamo a che cosa Kylo aneli. Tradurre la lastra ci aiuterà a capire meglio i suoi piani e forse quelli del Primo Ordine.”

“Ti posso aiutare, allora.”

“Tu credi?”

Non è per nulla convinto, anzi pare sarcastico. Uffa, potrebbe avere un briciolo di fiducia e non partire prevenuto!

“Certo.” ribatto “Le sacerdotesse di Kalki, nei secoli passati, hanno spesso dovuto affrontare le Sorelle della Notte e quindi hanno cercato di imparare il trimegistico per riuscire a decodificare i messaggi e i riti a disposizioni delle loro avversarie, per poterle combattere al meglio. È un sapere che è tutt’ora tramandato e anch’io ho appreso in parte questa antica lingua.”

Meglio evitare di dire che ho seguito solo il corso base e che quello avanzato lo avrei affrontato se non fossi scappata.

“Potrei farmi inviare dal Generale Organa il suo droide protocollare che conosce oltre 6 milioni di forme di comunicazione.” replica lui.

Uh, questo qui mi fa proprio perdere la pazienza!

“E fattelo mandare da lei, allora.” rispondo brusca, incrociando le braccia al petto.

Jacen mi osserva per qualche istante, poi si mette a ridere. Dopo di ché dice: “No, C3PO ha già tanto da fare per la Resistenza e serve altrove. Ci faremo bastare te.”

Grazie mille, eh, grazie mille proprio. Bello sapere di essere la seconda scelta.

Oh, è anche vero che sono stata arruolata un po’ controvoglia appena poche ore fa: non posso pretendere che conosca le mie capacità e si fidi di me.

A proposito, sono stanchissima, ormai. Da quante ore sono sveglia? Ho perso il conto, qui nello spazio il tempo passa in una maniera strana. Ad ogni modo, mi sembra di essere in piedi da oltre un giorno. In effetti di cose ne sono successe.

Beh, visto che Jacen in questo momento mi pare più loquace del solito, provo a porgli qualche domanda.

“Hai ucciso i due …?”

Non mi lascia finire che già risponde: “No; andavo di fretta. Di certo rimarranno bloccati lì per un po’ di tempo.”

“Senti, ma … tu davvero conoscevi già quei Cavalieri di Ren? Perché uno ha detto che siete vecchi amici?”

“Perché lo eravamo, anni addietro. Poi la gente cambia. Fine della storia.”

È stato anche lui un Cavaliere di Ren? No, mi pare impossibile.

“Chi è cambiato?” domando ancora.

“Loro. Non ha importanza, appartiene al passato. Il presente è tutto ciò che conta, bisogna essere concentrati sul momento e basta.”

È tornato ad essere parecchio cupo.

“A me pare che il passato sia importante per te: te lo porti ancora dietro e gli permetti di condizionarti.”

Avrò esagerato?

Dopo qualche momento di silenzio, si limita a dire: “Non sai niente.”

“Spiegamelo allora.”

“Tu non hai alcun diritto di sapere il mio passato. Io non conosco te e tu non conosci me; non abbiamo confidenza tra di noi e non ci tengo a crearla.”

“Capisco che tu non sia entusiasta della mia presenza, così come io avrei preferito essere altrove. Sei stato tu, però, a costringermi a seguirti quindi potremmo cercare di conoscerci, anziché fare gli estranei per sempre. Inoltre mi era stato detto che tu mi avresti insegnato …”

“Eh, spesso i Maestri sono una delusione.” mi zittisce.

Jacen si allontana, lo intravedo tirare fuori una bottiglia di liquore. Meglio lasciarlo in pace.

Più tardi atterriamo nella piazzola A-33 della base della Resistenza. Anche l’incrociatore è arrivato, portando grande gioia nei combattenti che presto lo dipingeranno con nuovi colori.

Ci ricongiungiamo con il resto della squadra e siamo pronti per andare a fare rapporto. Jacen e Kallus, però, ricevono un messaggio da Hera che dice che vuol vedere solo suo figlio e me.

Il giovane sembra sorpreso e seccato, ma non protesta.

Torniamo nella sala dell’alto comando e ci troviamo davanti il Generale, il lasat e la mandaloriana.

“Cos’è questa novità nel fare rapporto? Non senti tutta la squadra?” domanda Jacen.

“Il resoconto della missione verrà dopo.” la voce di Hera è molto grave “Adesso dobbiamo affrontare un’altra questione. Poco dopo la vostra partenza, abbiamo ricevuto un messaggio. Questo.”

Compare un ologramma: un uomo di più di sessant’anni portati bene, carnagione scura, baffi bianchi e inconfondibili, un mantello pende dalle sue spalle.

È mio padre!

Possibile che mi abbia già trovata?!

L’immagine comincia a muoversi e parlare.

“Qui è il Generale Calrissian, mi duole disturbarti, cara Hera, ma devo chiederti un favore. Ieri è scomparsa da Chalacta una giovane di 24 anni, il suo nome è Sadhaka. Vi mando in allegato alcune foto e ulteriori dati per identificarla. Nel caso doveste imbattervi in lei o avere sue notizie, comunicatemelo al più presto. Vi ringrazio per l’aiuto.”

Subito dopo compare il file informativo e la mia faccia nella foto campeggia grande, grossa e riconoscibile.

Mi hanno scoperta, ormai.

Hera riprende a parlare: “Non mi piace che mi si menta.”

“Non ho detto bugie … ho solo attenuato alcuni dettagli e taciuto altri.” provo a minimizzare.

Il Generale preme il pulsante di un comunicatore e dice: “Lando, entra, per favore.”

Una porta si apre ed ecco che fa il suo ingresso mio padre.

Non l’ho mai visto così accigliato, dev’essere furioso. Abbasso lo sguardo.

“Sì, è lei. Hera, se non ti dispiace, posso parlare in privato con mia figlia?”

Jacen mi fissa sbalordito: non se lo aspettava.

Gli altri non sembrano stupiti, probabilmente perché papà ha già detto loro la verità. Solo il lasat mi osserva come se stesse cercando di cogliere qualche somiglianza tra me e il mio genitore.

La Twilek accorda a mio padre il permesso e quindi lo seguo in una stanzetta attigua.

“Sei sempre stata una ragazza matura e responsabile; com’è potuto venirti in mente di fuggire? Perché, poi? Mi sei sempre parsa felice, che ragione avevi di andartene?”

“Volevo vedere la galassia, conoscere posti nuovi, visitare pianeti.”

“Perché non me lo hai detto, allora? Ti avrei portata io in giro, in maniera sicura. Ti rendi conto di quanto sei stata fortunata? Non è da tutti imbarcarsi con Ohnaka e uscirne vivi e liberi.”

Mi avrebbe portata in giro lui? Non ci crede nessuno. Adesso mi sente. È ora che qualcuno mi ascolti, dannazione.

“Mamma mi vorrebbe confinata tra le mura del tempio e non capisce il mio desiderio di viaggiare. Tu sei sempre stato felice che io fossi bloccata a Chalacta, ripetendo in continuazione che la galassia è un posto pericoloso tra banditi, Primo Ordine e altro ancora. Da piccola ti chiedevo sempre di portarmi con te, quando ripartivi, dopo aver passato qualche settimana con noi. Ogni volta mi dicevi che era presto, che dovevo aspettare di crescere … ma non ero mai abbastanza grande, né a 15, né a 18 e nemmeno 20 anni. Mi sono stufata di sentirti usare sempre la stessa scusa e ho smesso di chiedere. Sapevo che se fossi voluta andarmene, avrei dovuto fare da sola.”

“Sei andata da sola e in due giorni ti sei ritrovata di fronte a pirati della peggior specie e i Cavalieri di Ren. Chissà a cosa saresti andata incontro domani, se non ti avessi trovata.”

“Io a casa non ci torno. Non mi importa dei pericoli: devo correre dei rischi per poter vivere davvero. Non ha senso per me una vita passata tra quattro mura a recitare inni e avere come massima idea dello straordinario la processione annuale.”

Non vorrei essere sembrata troppo brusca, ma le cose devono essere messe in chiaro una volta per tutte.

Lo sguardo di mio padre è severo, ma poi i suoi lineamenti si inteneriscono, la fronte si distende, gli occhi sospirano, le sue labbra si muovono in un dolce e amaro sorriso.

“Sono stato protettivo in una maniera sbagliata che poteva andare bene finché eri una bambina ma che devo cambiare ora che sei adulta. Mi dispiace se ti sei sentita tarpare le ali ma l’ho fatto solo per impedire che ti fosse fatto del male. Ho fatto tantissime cose nel corso degli anni, ho posseduto decine di cose e di luoghi, lune subtropicali, miniere, raffinerie, navi … tutte cose che sono state nella mia vita per qualche mese o anno e poi se ne sono andate, sostituite da altre. Tutto ciò che ho avuto è sempre stato per poco e sempre mutevole. Avevo paura accadesse anche con te e non potevo permetterlo. Non posso sopportare l’idea di perderti, che tu sia solo temporanea. No.”

“Lo capisco, papà, ma non mi puoi tenere dentro una teca o in cassaforte.”

“Lo so, lo so … anche se mi sono ostinato a credere di poterlo fare, per questo ho sempre appoggiato tua madre nelle scelte di indirizzarti al tempio e alla vita da sacerdotessa. Sei libera di scegliere la tua strada, io sarò protettivo in altro modo.”

“Per esempio?”

“Ti insegnerò a usare il blaster, tanto per cominciare.” annuncia, sorridendo, mostrando candidi denti perlacei “Inoltre, vorrei che ti facessi addestrare da Jacen nell’uso della Forza: ormai i Cavalieri di Ren sanno che esisti, quindi è bene che tu sia preparata al meglio per quando ti ritroverai di nuovo viso a viso con loro.”

“A me va bene, ma non credo che Jacen voglia insegnarmi.”

“Sciocchezze. Ad ogni modo, gli parlerò subito: se glielo chiedo io, non dirà certo di no.”

“Perché?”

“Lo conosco da quando aveva quattro anni, era arrivato anche a chiamarmi zio. Dai, andiamo.”

Torniamo nella sala dell’alto comando, sono rimasti solo Hera e suo figlio

“Allora, vi siete chiariti?” domanda il generale.

“Sì, sì. Ci siamo confrontati e siamo arrivati alla conclusione che può rimanere nella Resistenza, se lo desidera, ma voglio sincerarmi che il suo addestramento sia adeguato. Appunto per questo vorrei chiedere a te, Jacen, di insegnarle ad essere una Jedi.”

Il giovane strabuzza gli occhi e lo guarda di sbieco, poi ritorna corrucciato, scuote la testa e dice: “No. Io non sono un Maestro, io sono un combattente e non farò altro che evitare che lei si avvicini troppo al Lato Oscuro, nulla di più.”

“Suvvia, Jacen, si tratta di mia figlia, ne ha bisogno e so che, anche se ci fossero altre opzioni, non potrei affidarla a mani migliori delle tue! Mi fido di te.”

L’uomo solleva un sopracciglio verde e poi borbotta: “Ti fidi così tanto che ho scoperto solo oggi che hai una figlia.”

“Già, questa è una storia che vorrei capire anch’io.” si aggiunge Hera.

Mio padre sorride con imbarazzo, poi si passa una mano fra i capelli e prova a spiegare: “Beh, sapete che io sono un grande amante delle donne e che mi piacciono i flirt e le avventure … beh, ecco, con sua madre è stato diverso. È una sacerdotessa su Chalacta e, benché non abbia messo su casa con lei, ho sempre il desiderio di tornare da lei e trascorrere qualche settimana o mese, prima di tornare a dedicarmi al lavoro. Preferisco tenere i miei affari ben separati dalla famiglia. Quando Sadhaka è nata, la Nuova Repubblica aveva già dieci anni e io avevo visto le difficoltà che Han e Leia avevano dovuto affrontare con la nascita di Ben. Chi odiava il nuovo governo e ciò che già c’era del Primo Ordine minacciavano costantemente la vita di quel bambino! Le pressioni della vita al centro della politica, il peso di essere figlio di due eroi della Ribellione, hanno schiacciato quel povero ragazzo. Jacen, anche tu ti sei ritrovato più volte in pericolo per il fatto che tua madre è stata un pilastro nell’Alleanza Ribelle; il fatto che Luke ti abbia preso presto sotto la sua ala è stata la tua salvezza per molti aspetti. Io ho fatto molto meno di Hera, o di Leia e Han, ma sono ugualmente detestato dai nostalgici, anzi forse mi odiano ancor di più perché ho guidato l’attacco alla seconda Morte Nera e l’ho fatta esplodere e molti ritengono che l’Imperatore e Vader siano morti a causa di ciò. Quando ho scoperto di stare per diventare padre, mi sono soffermato a lungo a riflettere e ho pensato che il modo migliore per proteggere mia figlia fosse di tenerla segreta, anche ai miei più cari amici. La mia intenzione era davvero quella di rivelare la verità quando fosse stata grandicella, magari attorno ai quindi o sedici anni, ma poi Ben è diventato Kylo, ha fatto strage degli allievi di Luke e … sono stato solo contento della mia decisione di non rivelare a nessuno l’esistenza di Sadhaka. In quel momento ho pensato di non doverne parlare proprio mai.”

“Messa in questa maniera, ha senso.” è il solo e secco commento di Jacen.

“Per favore, te lo chiedo come amico, puoi aiutarla a scoprire i segreti della Forza?”

Il giovane non pare affatto convinto. Meglio intervenire.

“La voce, nel tempio, mi ha detto che mi avresti aiutata.”

“Lo so.” replica lui, lapidario.

Porta una mano sulla spada ma senza intenzioni aggressive, volge lo sguardo verso sua madre per qualche istante, poi sospira e si decide: “D’accordo. Sapevo che primo o poi sarebbe successo. Ne riparliamo più tardi, ora devo riposare e schiarirmi le idee.”

Non aggiunge altro, non lascia il tempo di rispondere, si volta ed esce.

Hera sembra tirare un sospiro di sollievo, poi mi guarda e chiede: “Allora, come ti dobbiamo chiamare? Devagiri o Sadhaka?”

“È uguale, uno è il mio nome da iniziata al sacerdozio di Kalki, l’altro è quello che ho dalla nascita.”

“Vogliate scusarmi” interviene mio padre “Visto che a situazione si è risolta, devo fare alcune chiamate per interrompere le ricerche e così via. A più tardi.”

Anche papà esce e io rimango sola con la Twilek. Me ne andrei volentieri nella mia stanza, se solo ne avessi una. Il silenzio attuale è un po’ imbarazzante.

Ci pensa Hera a dire qualcosa: “Lo dicevo che mi ricordavi qualcuno. Non avevo però pensato a Lando. Hai però ereditato da lui l’attitudine al mentire e ingannare.”

“Come?”

Sì, so che papà è solito manipolare e mistificare i fatti con le parole per volgere le situazioni a proprio favore ma … questo non è il commento che mi sarei aspettata da una sua vecchia compagna di lotta.

“Ti ha mai raccontato come avvenne il nostro primo incontro?” mi chiede il Generale.

“No.”

“Fu ben 7 anni prima che si unisse alla Ribellione. Noi dello Spettro eravamo una cellula isolata, solo io avevo contatti con Fulcrum che era l’unico elemento comune a tutte le cellule. Operavamo su Lothal, rubando all’Impero: le casse di cibo le donavamo agli sfollati, le armi le rivendevamo per mantenere noi stessi e la nave. Un giorno, Zeb, il lasat che hai visto qui, giocò a Saabac con uno straniero, tuo padre, e perse Chopper. Lando allora promise che ce lo avrebbe restituito se lo avessimo aiutato a contrabbandare una cosa su Lothal. Accettammo e lo accompagnammo alla nave del suo venditore che gli consegnò un porco-palla … peccato che non aveva i crediti per pagarlo e quindi gli diede in cambio me. Nemmeno mi aveva avvertita che quello era il suo piano! Per fortuna mi aveva lasciato intuire che avrei dovuto abbandonare la nave a bordo di un guscio di salvataggio e mi avrebbero recuperata. Successivamente abbiamo avuto solo sporadici contatti, poi lui fece carriera come imprenditore e io fui sempre più dentro l’Alleanza Ribelle. Fu con enorme sorpresa che lo rividi sulla nave Ammiraglia, poco prima della battaglia di Endor, già col rango di Generale. In quel momento ero furiosa: io mi ero impegnata anima e corpo per anni, avevo combatutto molte battaglie e avevo preso parte a molte missioni per ottenere il grado di Generale, mentre lui era stato nominato tale appena arrivato. Ammetto, però, che svolse un ottimo lavoro nel condurre l’attacco alla seconda Morte Nera. L’Ammiraglio Akbar avrebbe voluto ritrarsi non appena ci si accorse che gli scudi erano ancora attivi, ma Lando ha tenuto duro e ha saputo gestire bene la situazione.”

È la prima volta che sento qualcuno parlare di mio padre … chissà quante storie si raccontano su di lui.

“In seguito, combattemmo assieme diverse battaglie contro gli ultimi ufficiali dell’impero e imparai ad apprezzarlo, riconoscendo che non era solo un furfante. Non voglio annoiarti con vecchie storie, va pure, se vuoi.”

“Dove? Non ho un alloggio, né altro …”

“Uh, che sbadata! Scusami, ma qui devo stare dietro sempre a parecchie cose. Dirò a Kallus di trovarti una stanza e di fornirti codici identificativi e d’accesso. Intanto, fa pure un giro della base così puoi iniziare ad orientarti.”

Sorrido e ringrazio, dopo di ché esco. Sono curiosa di vedere l’insediamento dall’alto, così posso farmi anche un’idea di come sia la pianta e come muovermi. Salgo dunque le scale che portano sul tetto piatto a terrazza di questa torre. Mi avvicino all’orlo, appoggio i palmi sul parapetto e guardo in giù. A parte gli hangar e le piazzole d’atterraggio, fatico a riconoscere le funzioni dei vari edifici che appaiono tutti simili. Individuo più o meno dove dovrebbe essere l’armeria in cui sono stata. Vedo poi anche un giardino ricco di piante e con un laghetto (dev’essere il posticino ideale per una pausa e rilassarsi) ed è distinguibile anche un campo in cui mi sembra siano in atto delle esercitazioni.

Non c’è che dire, si tratta di una struttura complessa.

Mi volto per tornare indietro e … Ah!

Ma quello è Jacen, seduto a terra, schiena appoggiata al muro accanto alla porta da cui sono uscita: non mi ero accorta di lui.

Meglio non disturbare. Vado verso l’uscio con l’intenzione di andarmene ma, quando gli passo accanto, lo noto estremamente pensieroso: tra l’indice e il pollice sinistri stringe il cristallo kyber viola e lo scruta come se lo stesse interrogando, mentre con la destra stesa lungo il fianco tiene la spada.

“Sei turbato?” mi azzardo a chiedere.

Lui distoglie appena lo sguardo. È indeciso poi forse pensa che la mia presenza non sia casuale e parla: “Sta accadendo qualcosa. La Forza sta attuando qualche progetto che non riesco ancora a capire.”

“Come mai hai questa sensazione?”

“Questo cristallo è viola e la Forza l’ha portato nelle mie mani nel momento in cui ne avevo bisogno. Ch’io sappia, un solo Jedi ha avuto questo cristallo prima d’ora: Mace Windu. Lo stesso che dovrebbe averti parlato nel tempio. Colui che addestrò Depa Billaba, una chalactiana come te, la quale fu la maestra di mio padre. Ora io mi trovo a dover trasmettere a te ciò che ho imparato. Mi sembra che tutto sia strettamente connesso che ci sia un motivo in tutto ciò ancora da svelare.”

“Forse non è ancora il momento di capire e la Forza ci indicherà la risposta più avanti.”

“Lo spero ma la Forza bisogna sapere ascoltarla ed interpretarla, non aspettarsi che renda tutto ovvio e palese.”

“Ma che cos’è che ti turba così tanto in tutto ciò.”

Distoglie lo sguardo, sembra provare vergogna.

“Forse mi prenderai per uno sciocco nostalgico ma non importa: sono il tuo maestro, dovrai rispettarmi lo stesso. Nella mia spada ho usato il cristallo kyber di mio padre … sono riuscito a riprenderlo dalle mani di Shidé … solo che adesso non so che fare, non so se usare quello blu che ho sempre avuto con me e che mi fa sentire più vicino a mio padre, oppure se accettare questo che la Forza ha scelto per me. Da una parte non vorrei separarmi dal mio vecchio cristallo, dall’altra mi parrebbe di rifiutare la missione che a Forza mi sta affidando.

“Gli Jedi non sono contrari all’attaccamento?”

“Lo so e so anche che è stupido illudersi di avere mio padre accanto, solo per la presenza di quel cristallo, però … beh posso portalo con me, anche senza usarlo come arma.”

Detto ciò ripone il cristallo viola dentro la spada e pone l’altro in un taschino del giaccone.

 

   
 
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