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Autore: Cissy04    13/08/2018    1 recensioni
Questa fanfiction racconta le avventure di Bellatrix Black durante il suo ultimo anno ad Hogwarts. Dal testo:
- Non sono stato io - ribatté Arthur Weasley con il viso in fiamme - Malfoy se l'è cercata! Mi ha detto che se ad Hogwarts non ci fosse stata gente come me, quelli come lui avrebbero avuto vita migliore! -
- Bè Malfoy ha ragione! Voi stupidi Babbanofili e Sanguemarcio! Un giorno imparerete chi comanda! - (...)
- Accidenti a te! Guarda dove vai, imbranato! - gli disse rialzandosi e tornando su i suoi passi.
- Non dovresti rivolgerti così ad un professore. - disse una voce calma e leggermente divertita alle sue spalle. Bellatrix si voltò e rimase pietrificata: Tom Riddle era in piedi davanti a lei e la guardava, sorridendo.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 4
Allenamento e torture
 
Bellatrix non era sicura di aver capito bene.
  - Devo dedurre che il tuo silenzio voglia esprimere avversione verso la mia attività di allenamento. Capisco. Troverò altri studenti disposti ad allen- -
  - No, professore! Non intendevo... voglio dire... certo che voglio allenarmi con Voi! -
La stanza buia, illuminata solo da qualche candela fluttuante, sembrava deformare il viso appuntito dell'uomo di fronte a lei. Nell'oscurità, Bellatrix era sicura di aver visto gli occhi di Riddle illuminarsi di un bagliore rossastro, dello stesso colore del sangue. Non proveniva alcun suono da fuori e Bella si chiese da quanto tempo fosse lì dentro. La sua mano andò istintivamente ad impugnare la bacchetta nella tasca, come se temesse che Riddle avesse potuto scagliarle un incantesimo a tradimento, per testare i suoi riflessi. Ma lui non colpì. Sembrava intento a scrutare la ragazza, come per capire se aveva fatto bene a chiederle di allenarsi con lui. Il suo sguardo penetrante la fece sentire maledettamente indifesa, nonostante l'arma fosse stretta tra le sue dita.
  - Molto bene - disse lui dopo un tempo che sembrò infinito - Inizierò a testare la tua abilità basilare,per vedere quanto hai imparato soltanto ad Hogwarts. -
Detto questo, infilò una mano affusolata in tasca per estrarne poi una bacchetta. Bellatrix la osservò. Non aveva mai visto una bacchetta simile. Era di colore bianco latte, forse legno di tasso. Aveva una strana curvatura nell'impugnatura, che ricordava vagamente la testa di un avvoltoio.
  - Bella, vero? - sussurrò Riddle, notando lo sguardo di ammirazione della Serpeverde. - Ed è anche molto potente. Diffindo! -
L'incantesimo colpì Bellatrix ancor prima che se ne rese conto. La ragazza fu scagliata metri lontano da Riddle, centrando quasi in pieno uno dei manichini carbonizzati.
  - Devi essere pronta - fece Riddle con una nota di impazienza nella voce. - Ora alzati. Subito. -
Bella aveva la schiena dolorante e qualche abrasione provocata dallo sfregamento col terreno, ma si rialzò ugualmente.
  - Expelliarmus! - strillò appena ritrovo la voce. Ma l'incantesimo non colpì neanche di striscio il professore.
  - Stupeficium! Stupeficium! - tentò allora Bella, ma Riddle parò entrambi gli Schiantesimi.
  - Concentrati, ragazza! - la incitò Riddle. - Non temere di farmi del male, non ne saresti mai in grado. - la derise lui.
Bellatrix sembrò essersela presa. Mentre Riddle era girato per osservare che nessuno stesse venendo a controllare, Bellatrix ne approfittò.
  - Crucio! -
La maledizione colpì in pieno la schiena di Riddle, che, nonostante il buio, Bellatrix vide accasciarsi al suolo. Aspettandosi un qualche urlo di dolore, Bella rimase delusa quando lo sentì ridere.
  - Povera illusa. Pensi veramente che una Cruciatus come quella possa farmi gemere? Comunque devo farti i miei complimenti. Mi hai preso di sorpresa. -
Bella arrossì per il complimento.
Rialzandosi, Tom fissava Bellatrix, come per cercare qualche debolezza, qualche suo punto debole per finirla. Sembrò ripensarci, perché distolse immediatamente lo sguardo dalla Serpeverde. Mentre si girava, Bella notò una grande striscia rossa nella schiena di Riddle, nel punto dove lei l'aveva colpito.
  - Professore! Aspetti! - lo richiamò la ragazza.
Riddle si girò, guardandola con fare interrogativo.
  - Io non volevo, la prego, lascia che l'aiuti... - iniziò Bella.
  - Cosa vai farneticando, ragazzina? -
  - Io... - fece Bellatrix, ma si interruppe.
  - Come mi ha chiamata? Io *non sono* una ragazzina... -
  - Non atteggiarti come se fossi un'adulta, *ragazzina*... - la rimproverò Riddle. - Si può sapere cosa vuoi? -
  - Ha un taglio sulla schiena. Esattamente dove l'ho colpita. Lasci che l'aiuti... - disse Bella, avvicinandosi al professore tanto da riuscire a toccargli la ferita.
  - Questa *non é* una ferita... -
A Bella gelò il sangue nelle vene. Quello che aveva scambiato per un taglio, era solamente la fantasia della giacca di pelliccia che indossava Riddle.
Staccò immediatamente la mano dalla striscia rossa sulla schiena dell'uomo. Si sentiva immensamente stupida. Riddle aprì il portone d'ottone senza dire una parola, lasciando la ragazza sola, al buio.
 
 
Tom Riddle percorreva i corridoi del settimo piano. Scese un paio di scale, svoltò a destra, poi a sinistra e poi ancora a destra. Posò una mano su un muro di pietra apparentemente identico agli altri, ma dopo qualche secondo, un'apertura sbucò dal nulla. Riddle salì la gradinata e si ritrovò nel suo ufficio.
Si sedette nella sua scrivania, facendo cadere a terra le scartoffie presenti con un gesto stizzito. La confusione scaturita innervosì qualcosa che strisciava silenziosa sul pavimento.
Tom estrasse penna e calamaio, tirò fuori un foglio di pergamena pulito e iniziò a scrivere. Avrebbe proceduto quella sera stessa. Non poteva più aspettare. Quella notte, avrebbe infranto per sempre la tranquillità che regnava sul mondo magico dalla morte di Grindelwald. Quella notte, sarebbe nato Lord Voldemort.
 
 
Era passata qualche ora da quando Bellatrix aveva lanciato quella Maledizione Senza Perdono. Una persona con un po' di coscienza avrebbe sofferto di sensi di colpa per l'eternità. Ma Bella non aveva coscienza. Non in quel momento. Era stata la sua prima Maledizione lanciata, e non si era mai sentita così viva. Sentiva ancora il sangue scorrere nelle vene ed il cuore pulsare all'impazzata. Voleva farlo di nuovo. E non avrebbe aspettato. Si alzò dalla poltrona della Sala Comune dove si era seduta, diretta verso un'altra Sala Comune. Salì diversi piani di scale, percorse corridoi, e finalmente arrivò di fronte ad un quadro. Quel quadro.
  - Sveglia vecchia! - la aggredì Bella.
La Signora Grassa aprì gli occhi. Indignata, esclamò:
  - Santo cielo, ragazza, i modi! -
  - Mi faccia entrare, o la sfregio in questo istante! -
Spaventata e scandalizzata, la Signora Grassa aprì il passaggio segreto che conduceva alla Sala Comune dei Grifondoro. Bella percorse il vicolo e si ritrovò in un posto ornato di rosso e oro. Disgustoso, pensò. Imboccò un'altra rampa di scale e, finalmente, raggiunse il dormitorio maschile. Individuò il letto a baldacchino dove dormiva Sirius Black. Sfoderò la bacchetta.
  - Muffliato -
L'incantesimo avrebbe fatto delle urla del cugino un soffice silenzio. Puntò la bacchetta, questa volta nella sua direzione. Mentre stava per lanciare la maledizione, il suo viso si deformò in un ghigno.
  - Crucio! -
Le urla di Sirius lacerarono la notte. Il silenzio di qualche secondo prima si infranse. Bella provò di nuovo quella sensazione di dominio verso gli altri esseri viventi. Il corpo del cugino si contorceva mentre lui urlava, un urlo che avrebbe fatto rabbrividire persino Silente. Ma a lei non faceva nessun effetto.
Quando si fu stufata, lo lasciò libero. Sparì nella Sala Comune prima di essere vista da qualcuno. Arrivata nel posto, provò una rabbia immensa, che la portò a distruggere la sala. Quindici minuti dopo, gli arazzi erano strappati, le poltrone squarciate in due, le librerie e i tavolini erano carbonizzati. La Serpeverde era fiera del risultato e, silenziosamente, tornò nella Sala Comune dei Serpeverde. Tutto era tranquillo. I ragazzi dormivano, qualcuno russava. Bella si mise a dormire, come se niente fosse mai accaduto.
   
 
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