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Autore: bloodymary79    13/08/2018    2 recensioni
Sei anni di distanza, sei anni in cui l'unico contatto erano state poche email piene di silenzi. Due giovani donne si ritrovano e decidono di affrontare il loro passato, ognuna a suo modo, per salvare il loro presente (scritta in due diversi POV, andando avanti e indietro nel tempo)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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San Diego, gennaio 1998. Maddalena
 
 
Maddalena era seduta su una panchina a La Jolla, dove era andata a passeggiare per rinfrescare un po’ le idee: camminare nella natura era sempre stato il suo personale modo di riflettere e la vista dell’oceano e dei leoni marini che prendevano il sole adagiati sulle rocce aveva dato un tocco di calma ai suoi pensieri e sentimenti confusi.
Pedro era a San Diego da due mesi e lavorava in un ristorante pizzeria con annesso negozio di generi alimentari di Little Italy, lungo Columbia street, che di italiano aveva solo il nome. I proprietari erano figli di immigrati originari della Ciociaria, persone semplici ed alla mano con un ottimo fiuto per gli affari. Pedro lavorava nelle cucine ed occasionalmente aiutava in negozio: parlava perfettamente inglese e conosceva i prodotti italiani molto meglio dei suoi titolari ed il suo accento, accompagnato dal bel viso, mandava in visibilio tutte le donne della comunità italiana di San Diego.
Ad un occhio meno attento sarebbe sembrato che Pedro facesse tutto sommato una vita piuttosto piacevole, meglio che a Bologna per lo meno. Maddalena aveva un occhio diverso: vedeva che lui non stava bene, nonostante il goffo tentativo di nascondere tutto dietro al suo bellissimo sorriso, talmente simile a quello della cugina da farlo sembrare quasi suo fratello. Lei aveva sbagliato una volta nel valutare il suo stato e non se lo sarebbe mai perdonato, per cui non era intenzionata a ripetere due volte lo stesso errore: lo aveva visto dimagrito, i suoi bellissimi occhi blu non brillavano più come una volta ed erano cerchiati da occhiaie causate dal pianto. Avrebbe voluto prenderlo su e portarselo a casa, ma sapeva che il volo per Malpensa lo avrebbe preso da sola. L’unica consolazione era che mancava poco al suo trasferimento in Germania ed era intenzionata a portarlo con lei, in modo da potergli stare vicino come quando era un bambino e lei gli leggeva le favole tenendolo seduto sulle sue ginocchia, pur essendo poco più che una bambina anche lei.
Quella sera avrebbe cenato da sola dato che Pedro lavorava, lo avrebbe visto solo due giorni dopo e questo significava troppo tempo per pensare, per cui doveva assolutamente trovare un diversivo: ogni volta che per qualche motivo si fermava, dallo studio, dal lavoro o da qualsiasi cosa di cui si stesse occupando, la sua mente tornava indietro a quella sera passata a casa di Michele; da allora non era riuscita lavare  quella sensazione di sporcizia che sentiva dentro. Lo aveva fatto per il bene di Pedro, era l’unica consolazione che avesse, ma non poteva fare a meno di passare ore ed ore sotto alla doccia con una spugna ruvida che arrossava la sua pelle chiarissima. Aveva sognato spesso quelle mani che la toccavano, quella lingua che penetrava nella sua bocca arrogantemente, senza curarsi minimamente se a lei tutto quello potesse andar bene, non curandosi del dolore che lei aveva sentito quando lui si era fatto spazio dentro di lei, muovendosi con forza e usando ogni parte del suo corpo come se fosse un suo giocattolo personale. Ogni volta si svegliava sudata e senza fiato, andava in bagno e, senza guardarsi allo specchio, si lavava la faccia con l’acqua fredda.
Cercò un internet point per mandare un’email a Lisa, giusto per distrarsi e raccontare all’amica com’era terribile il caffè americano, o qualsiasi altra cosa leggera e spensierata che le fosse venuta in mente. Lisa non sapeva bene la storia di Pedro, Maddalena le aveva solo detto che voleva fare un’esperienza all’estero, anche se a Lisa era sembrato strano che decidesse di andarsene dall’altra parte dell’oceano poco prima della maturità.
Maddalena guardò nel portafogli e si accorse di avere solo lire, per cui, se intendeva mangiare qualcosa, doveva andare allo sportello del cambio e farsi dare un po’ di dollari americani, mentre faceva rapidamente un calcolo di quanto le stesse costando quella settimana. Si stava avviando verso l’albergo quando qualcosa le fece alzare leggermente i peli del collo: il suo inconscio sembrava aver risposto ad uno stimolo non ben identificato. Si guardò intorno con circospezione, come per voler scongiurare in pericolo imminente, quando vide una sagoma in qualche modo familiare salire su un pullman, circondato da altre figure colorate e chiassose facendole mancare un battito.
Il pullman era partito da un Hywatt Hotel lungo la baia, verso cui lei si diresse senza sapere bene cosa avrebbe potuto fare par avere informazioni. La Hall era enorme, con una piccola fontana a cascata piena di pesci colorati, due lunghi banconi in cui si trovavano ragazze bellissime con la divisa dell’hotel ed un enorme vetrata da cui si poteva vedere un ampio giardino con vista oceano dove baristi con camice hawaiane preparavano cocktail a qualsiasi ora del giorno. A Maddalena venne spontaneo domandarsi se anche lui si fosse seduto lì a bere cocktail, e soprattutto con chi: quando aveva deciso di entrare nell’albergo non aveva valutato la possibilità che lui non fosse solo, ma adesso la preoccupava: se era davvero lui, e data la vastità degli Stati Uniti poteva tranquillamente non esserlo, magari era in dolce compagnia e la sua comparsa avrebbe creato problemi, infondo non si erano promessi nulla quella sera a Monterosso.
Si avvicinò ad una ragazza dalle chiari origini messicane, con splendidi occhi scuri e quasi a mandorla,  per chiedere informazioni. Ormai era entrata e, dolce compagnia o meno, voleva sapere.
 
“Mi spiace signora, non posso dare informazioni sugli ospiti dell’albergo”
“Non mi può dire solo se qui alloggia una compagnia che fa musical?”
“No signora, e la prego di non insistere o devo chiamare la sicurezza”.
 
Lei sospirò, convinta che non avrebbe risolto niente, ma decise di giocare un’ultima carta: si avvicinò ad un uomo che stava ad osservare dall’interno di un piccolo ufficio, anche lui con la divisa dell’albergo: doveva essere per forza un responsabile e, vedendola entrare, sorrise mostrando una dentatura perfetta e due piccole fossette agli angoli della bocca.
 
“Posso esserle utile?”
Maddalena gli sorrise a sua volta, sembrava amichevole e sperava che non l’avrebbe fatta trascinare fuori da qualche gorilla nerboruto
“Buongiorno, sono entrata per chiedere informazioni riguardo ad una persona che ho visto uscire dall’Hotel, so che è vietato vedere le schede di registrazione e che non potete darmi informazioni, ma per me è una questione di fondamentale importanza. Non le chiederò di guardare la scheda, ma le chiedo, se scrivo un biglietto, se può consegnarlo a questa persona”.
 
Il capo reception fu molto gentile e prese in consegna il biglietto che Maddalena aveva pensato a tutta velocità: non poteva aspettare di incontrarlo per caso, dato che poteva non accadere, ed appostarsi fuori dall’albergo era fuori discussione, non sapeva quando sarebbe rientrato, non voleva passare per una maniaca e farsi arrestare e soprattutto non voleva avere brutte sorprese nel caso non fosse stato solo. Lisa in fin dei conti l’aveva messa in guardia sulla sua indole da don Giovanni. Optò per un messaggio molto semplice: ‘Ehy, ti ho visto uscire dall’albergo, anche io mi trovo a San Diego, che coincidenza!’ Aggiunse il nome dell’albergo ed il numero, assieme alla firma.  Questo poteva bastare: se avesse voluto contattarla avrebbe trovato tutte le indicazioni, se fosse stato in compagnia non aveva scritto niente che potesse essere frainteso, poteva essere una conoscente qualsiasi, cosa che infondo sapeva di essere.
 Era molto confusa, Davide! Quella era la cosa più inaspettata, ed insperata, che potesse succederle e proprio  mentre lei stava male, ma allo stesso tempo si domandava perché avesse tanta paura: forse lui non avrebbe potuto, o peggio voluto, chiamarla. Maledisse sé stessa per non essersi mossa dalla panchina qualche minuto prima, avrebbe potuto incontrarlo e di persona sarebbe stato tutto più semplice ed immediato, anche se non avrebbe potuto reggere ad un suo rifiuto, di questo era sicura.
 
Non fu per lei una bella sera. Aspettò fino a tardi una sua chiamata che non arrivò e la invase una profonda insicurezza, sensazione a cui non era abituata dato che era sempre stata molto abile ad ottenere quello che voleva, quando e come voleva.
Si addormentò vestita mentre cercava di leggere un libro e si svegliò di soprassalto quando l’addetto alla reception la chiamò informandola che c’era una chiamata per lei.
 
 
“Svegliati, ti sto aspettando dalle sette”
“Stavo ancora dormendo…”
“Devo uscire presto… vuoi fare colazione con me?” Davide aveva la tipica voce di chi è arzillo già di prima mattina, in contrasto con la voce di Maddalena, che non si suicidava alla mattina solo perché pensava al caffè e che non voleva sembrare irritata per avuto dover accelerare i tempi. Inoltre le venne in mente che lui non l’aveva chiamata la notte precedente e quindi si meritava di aspettare per vederla.
“Sei solo?”
La curiosità aveva vinto sul voler essere sostenuta e sulla discrezione e Davide era scoppiato a ridere:
“Intendi se sono con qualche donna? No, sono solo. Quanto resti?”
“Parto fra due giorni”
“Torno per pranzo, ci vediamo alle 12,30 nella Hall?”
“Aggiudicato”
“Aspetta un momento Maddalena.. cosa pensi del destino?”
“Perché?” chiese lei cinica.
“Ricordi che avevi detto che sarebbe stato il destino a farci incontrare?”
“Bhe… ecco…”
“Ciao, a più tardi”


Ed aveva riattaccato mentre Maddalena teneva in mano la cornetta e la guardava accigliata. Questo comportamento la spiazzava, le rubava la tattica che ormai era sicura ed infallibile quando voleva conquistare qualcuno.
Alle dodici era già pronta: si era guardata allo specchio per l’ennesima volta, aveva iniziato a fare le valige lasciando fuori lo stretto indispensabile e si era vestita. Indossava una gonna di lino bianca lunga fino al ginocchio e una canotta nera, ai piedi un paio di sandali bassi. Diversamente da quando si era preparata per andare alla serata alle cinque terre, per la quale aveva passato ore davanti allo specchio domandandosi se mai lui l’avrebbe presa in considerazione, aveva deciso che non doveva usare mini ascellari o tacchi a spillo per conquistarlo. Si passò una leggera linea di eyeliner nero e un po’ di lucidalabbra neutro e scese per incontrarlo, ma lui non era ancora arrivato per cui lei si accese una sigaretta guardando nervosamente l’orologio. Odiava non avere la situazione sotto controllo.
“Maddalena!”
Le era andato incontro a braccia aperte, l’aveva stretta leggermente e le aveva dato un bacio sulla guancia.
“Sei bellissima… adesso che ti guardo mi domando come ho fatto in questi mesi senza di te. Non sei stata molto generosa con me l’ultima volta che ci siamo visti”
David la guardava  con quel suo sorriso generoso e gli occhi chiari colmi di una sensazione che Maddalena non riusciva ad identificare. Sapeva solo che da quando lui era entrato nella hall lei aveva iniziato a sentire delle vibrazioni sulla sua pelle talmente intense che credeva che chiunque se ne sarebbe reso conto nel raggio di kilometri, figurarsi se non se ne era accorto pure lui.
Camminarono un po’ per il quartiere e si fermarono in un fast food a mangiare hamburger e patatine.
“Detesto questo cibo, ma qui funziona così… per fortuna fra poco torno in Italia”
“Come mai sei qui?”
“Sono venuta a trovare un parente”
David vide qualcosa oscurarsi in quei bellissimi occhi. Non doveva essere stata una gita di piacere.
“Io sono qui con la compagnia teatrale, sai, facciamo musical”
“Davvero? Forte…”
“Stiamo portando in giro Jesus Christ Super Star adesso”
“Scommetto che fai la parte di Ponzio Pilato…”
“E tu come lo sai?”
“Hai la voce troppo profonda per essere Gesù o Giuda, almeno basandomi sul musical originale, sono andata per esclusione”
Risero insieme. Finalmente Maddalena provava una sorta di sollievo dentro di sé, come se tutta la sofferenza che si era portata dietro in quel viaggio stesse dissolvendosi in una bolla di sapone.
“Non sapevo che ti piacesse cantare.. avevo solo notato che sei un bravo ballerino”
“Sono un baritono diplomato al conservatorio di Bologna e scrivo musica anche!”
“Un artista completo insomma”
Lui non rispose subito, limitandosi a spostare un ciuffo ribelle dagli occhi di lei, gesto che per qualche ragione la fece lievemente arrossire.
“La mia permanenza qui si è prolungata, ma tornerò in Italia nel giro di poco tempo”
Lei sollevò lo sguardo verso di lui, poi si girò verso l’oceano, sperando che la vista del mare le desse il coraggio di pensare ai mesi a venire.
“Io sto per partire per la Germania, dove mi trasferirò per diversi mesi. Per ragioni personali sto cercando di anticipare la partenza, rientrerò solo per discutere la tesi, presumibilmente alla sessione di luglio”.
Lui pagò il conto e la prese per mano, portandola a passeggiare lungo l’oceano, per qualche ragione il mare sembrava essere protagonista dei loro incontri. Parlarono di tante cose, evitando accuratamente il motivo che aveva portato Maddalena in America e senza fare progetti per il futuro, finché non si fermarono sotto l’albergo di lui.
 
“Vieni, ci beviamo un cocktail, c’è una bellissima vista da qui”
“Non vorrei creare pettegolezzi coi tuoi colleghi”
“Tranquilla, a parte che qui tutti si fanno si fanno i fatti loro, oggi è giornata libera e non credo sia rimasto nessuno”.
 
Maddalena prese un mojto, mentre lui optò per un tequila sunrise che vennero serviti da un barman che faceva volare le varie bottiglie con una destrezza da giocoliere e si sedettero sotto un ombrellone di tela bianca, a poca distanza uno dall’altro, quasi impauriti da un eventuale contatto fisico: entrambi sapevano cosa sarebbe successo, ma stavano prendendo tempo, studiando le mosse dell’altro, godendosi quegli ultimi istanti di attesa, mentre il sole volgeva al tramonto tingendo l’orizzonte di rosa e violetto.
 
“Con questa luce sei ancora più bella…. Non fraintendermi, lo sei sempre, solo che il riflesso di questo cielo californiano sembra confondersi con i tuoi occhi. Quando ti ho visto la prima volta a Monterosso, seduta su quel muretto con le gambe incrociate, prima ancora di sapere chi fossi ho capito che se ti avessi lasciato andare sarei stato l’uomo più stupido della terra”:
Le prese la mano ed iniziò a giocare con le sue dita, accarezzando lievemente il polso, il braccio, risalendo fino al collo.
“In questi mesi mi son domandato ogni giorno cosa avrei fatto quando ti avrei rivisto, temevo che ti saresti nemmeno ricordata di me ed ho maledetto questa borsa di studio più di quanto tu possa immaginare, anche se era tutto quello che avevo sognato per gran parte della mia vita. Saperti dall’altra parte dell’oceano mi faceva impazzire, temevo di tornare e non trovarti più, o di trovarti fra le braccia di qualcun altro. E son stato molto geloso di questo ipotetico rivale che, nella mia fantasia, assumeva sempre forme diverse”
Maddalena appoggiò il bicchiere al tavolino e si avvicinò impercettibilmente, mentre lui continuava a fissarla negli occhi, come se avesse paura di vederla svanire se avesse spostato lo sguardo di un solo millimetro.
“E non è stato per l’abito o i tacchi che indossavi, ma per quello che ho visto dietro a questi occhi… appena sei entrata nel mio campo visivo ho capito che non ne saresti più uscita, ovunque la vita ci potesse portare”.
 
Si chinò su di lei, appoggiando la mano sulla sua guancia e fermandosi a pochi millimetri dalla bocca di lei, sussurrando.
 
“Maddalena…. Voglio cancellare tutto quello che rende tristi i tuoi meravigliosi occhi…. Fammi entrare nel tuo mondo…..”
 
Lei sentì un nodo fermarsi all’altezza della gola, impedendole di pronunciare il minimo suono, per cui rispose incollando le labbra a quelle di lui e lasciando che la baciasse come quella sera in riva al mare, traendo ossigeno dalle sue labbra carnose e sentendo per la prima volta la sensazione di sporcizia che l’accompagnava da quella maledetta sera a casa di Michele dissolversi nell’aria.
Quando si rese conto che ormai non poteva più tornare indietro gli chiese di salire in camera e, mentre sentiva la tanto sospirata risposta affermativa, si fece guidare verso l’ascensore, dove ripresero a baciarsi mentre salivano al settimo piano.
 
“Se continui così in camera non ci arriviamo neppure”
 
Lui rispose baciandole la piega fra il collo e le spalle mentre le mani scivolavano sotto alla canottiera di cotone, accarezzandole la schiena.
Quando l’ascensore arrivò al piano la sollevò delicatamente per la vita, in modo che lei potesse intrecciare le gambe attorni ai fianchi, e si diresse verso la camera aprendo con la chiave magnetica ed appoggiandola delicatamente sul grande materasso. Si fermò un istante per guardarla nuovamente mentre lei, con un gesto, si scioglieva i lunghi capelli biondi che ricaddero tutt’intorno.
 
“Maddalena… Maddalena.. non sai quanto ho aspettato questo momento”
“Lo aspettavo da sempre…Davide”


Lo sentì vibrare mentre lei pronunciava il suo nome e da allora non l’avrebbe mai più chiamato col diminutivo.
Fare l’amore con lui fu qualcosa di completamente nuovo e conosciuto allo stesso tempo, come morire e rinascere: la vecchia Maddy era scomparsa per lasciar posto ad una persona nuova, senza muri o barriere, che non aveva paura di apparire fragile, lasciandosi andare ad un abbandono così totale che alla fine lei si mise a piangere mentre lui le sussurrava all’orecchio che non l’avrebbe mai abbandonata.
“Ho paura Davide, paura di perdermi… ho paura perché sono felice”
“Non ti perderai e non mi perderai mai Maddalena… te lo prometto”
Lei annuì docilmente e si addormentò al suo fianco in un lungo sonno finalmente senza sogni.
La mattina seguente quando si alzò vide che lui se ne era già andato, ma sul tavolo aveva trovato una cassetta. La mise nel walkman e sentì la calda voce di Davide… ma quando aveva avuto tempo di registrarla?

“Maddalena, sono dovuto scappare perché c'è stato un imprevisto e dobbiamo partire stamattina molto presto e visto come dormivi non volevo svegliarti. Ho avuto come l’impressione che avessi bisogno di una buona dormita… o sbaglio? Io dal canto mio non riuscivo a dormire per cui, dopo averti cullato per un po’ ho preso la chitarra ed ho scritto una canzone per te… non so quanto questa registrazione possa rendere, ma vorrei che tu la sentissi, e quando non riesci a dormire ascoltala e considerala la ninna nanna che non posso, per ovvi motivi, cantarti dal vivo.


I am wishing you a well
Mind at peace within yourself
Covers up, I cast you off
I'll be watchin' as you breathe
I lie still, you move, I send you off around the bend

I hold you deep in my arms
My fingertips, they close your eyes
Off you dream my little child
There's a sun around the bend

All the evenings close like this
All these moments that I've missed
Please forgive me, won't you dear
Please forgive and let me share
With you around the bend

You're an angel when you sleep
How I want your soul to keep
On and on around the bend ***

 

Stegen, 6 gennaio 2005, mattina presto. Maddalena
 
Maddalena si svegliò nel cuore della notte, ormai non si ricordava  da quanto tempo non riusciva più a dormire una notte intera. Si mise il piumino ed uscì sul balcone per fumarsi una sigaretta sperando che il fumo annebbiasse i pensieri. A giudicare dal cielo dovevano essere le tre di notte ed il gelo della montagna le entrò nelle ossa mentre aspirava la sua chesterfield blue domandandosi se il fumo l’avrebbe uccisa prima o poi e trovandosi, suo malgrado, a sorridere all’idea. Forse non sarebbe stato un male addormentarsi per sempre e non dover affrontare i fantasmi del passato e le incognite sul futuro, non sentire più quella maledetta morsa allo stomaco che ogni volta la faceva star male.
Lisa stava dormendo profondamente, probabilmente negli ultimi tempi aveva perso parecchie ore di sonno per via del piccolo e si stava godendo materasso e piumone. Un po’ la invidiava, ma non poteva fare a meno di domandarsi se lei fosse davvero felice della sua vita: la conosceva da anni, anche se negli ultimi tempi a causa della lontananza non aveva potuto frequentarla se non virtualmente grazie a chat ed email, ma quando le aveva detto che stava con un uomo molto più grande e che aveva intenzione di sposarsi era stata molto scettica, temeva che avesse scelto un uomo che in qualche modo ricalcasse quello che era stato suo padre. La sua famiglia era stata molto ingombrante, sempre fin troppo presente, e secondo Maddalena si nascondeva dietro una facciata di fasulla perfezione, dando così all’insicura Annalisa una visione totalmente falsata dei rapporti di coppia: mai una lite, ma uno screzio, sempre sorrisi, pizzi e merletti.
A scombinare un po’ questo stereotipo di famiglia nella mente di Lisa era stata dapprima Maddalena, con i suoi amori multipli ed il suo rigettare ogni schema senza il minimo rimpianto, ma, soprattutto, era stato l’incontro con una persona che Maddalena aveva conosciuto solo di vista, dato che quando era comparsa nella vita di Lisa lei era vicina alla partenza, ma che lei aveva sperato potesse diventare per l’amica quello che Davide era stato per lei. Quando invece l’amica le aveva scritto di aver conosciuto quello che poi sarebbe diventato suo marito Maddalena non aveva potuto fare a meno di domandarsi cosa fosse andato storto.

***NOTA DELL'AUTRICE:
La canzone è "Around the bend" dei Pearl Jam (album No Code, 1996 Epic Records). Si tratta della canzone che mi ha ispirato il capitolo, per questo ho deciso di inserirla, ma ovviamente non è scritta da me, bensì da Eddie Vedder, che fra l'altro è originario di San Diego. Se volete ascoltarla la trovate facilmente su youtube.

 
  
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