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Autore: Aittam    14/08/2018    1 recensioni
Quante domande lascia in sospeso questa serie? Quante cose ci proponiamo di risolevere seguendola eppure nulla viene mai rivelato completamente? Ecco a voi la prima parte del Ciclo dei Miracoulus (oppure, visto che recentemente l'italiano è da sfigati: The Miracoulus Cycle) ovvero un insieme di serie che vadano a rispondere ad ogni nostro dubbio amletico riguardo a questo affascinante mondo.
In questa prima parte vedremo ciò che è stato nel passato a noi conosciuto: chi furono i primi portatori? che ruolo ebbero nelle varie età storiche e come si interfacciavano ai Kwami in dati periodi in cui la magia era più semplice di quanto in realtà non sia?
ovviamente non sarà una specie di libro di storia: ogni capitolo racconterà un evento che avrà come protagonisti alcuni portatori, alcuni realmente esistiti e altri inventati di sana pianta da me medesimo con uno studio ben strutturato dei personaggi e uno sviluppo caratteriale, in molti casi, ben studiato e organizzato... il tutto sarà guidato dai Kwami principali che, in un certo senso, saranno i nostri agganci veri e propri alla serie... non mancheranno però riferimenti diretti alla serie originale o anche ad altri media... aspettatevi molte citazioni.
Genere: Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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IL POTERE ASSOLUTO

L’ampia sala era maestosa: mosaici di incredibile bellezza tappezzavano il pavimento, le pareti e il soffitto e il tavolo era imbandito per l’imminente cena. Numerosi uomini transitavano per la stanza salutando gli stanti e discutendo tra loro.
Lui era sopra tutti, li osservava dall’alto del trono posto al fondo della stanza e rialzato rispetto al pavimento da tre gradini; osservava attentamente la situazione.
Aveva fatto riunire i più grandi pensatori, filosofi, conoscitori e sapienti del mondo dominato dal suo impero nella sua villa pur di sapere ogni cosa che gli fosse permesso dagli dei.
In quel momento la porta si aprì e un uomo vestito in armatura scortò un altro all’interno della villa.
Era vestito sontuosamente: una tunica larga e ampia di colori sgargianti che tendevano al rosso, all’arancio, al giallo e al viola; gli occhi erano sottili e obliqui e spiccavano in un volto appena segnato da rughe che gli davano l’aspetto di un quarant’enne; i suoi baffi erano tenuti in un modo che l’imperatore non aveva visto se non nei libri o aveva immaginato dai narratori che erano giunti dal lontano oriente, al di la dell’Impero Partico e delle ampie Terre Centrali dove orde di barbari galoppavno in ampie pianure semidesertiche su maestosi cavalli senza sella.
Aveva letto così tanto di quel luogo remoto che in seguito fu chiamata Cina, era stato lui ad avviare i rapporti diplomatici sino-romani e si era impegnato a fin che le due grandi nazioni collaborassero economicamente e commercialmente.
«Salve straniero, benvenuto nella mia villa, attendavamo una vostra risposta da molto tempo»
«Ave imperatore, sono lieto di poter presenziare alla vostra corte, il mio nome è Gaomiao Cheng e vengo dalla terra di Han, ho attraversato le distese delle steppe e i deserti d’Arabia per giungere in questa terra da voi governata, questo per parlarvi di ciò che avete chiesto al mio popolo»
Il figlio di Traiano fu lieto di sentire che parlava fluentemente latino; perciò gli disse: «Parla Gaomiao, dimmi ciò che hai portato a me»
«Tu mandasti un emissario in oriente perché ti portasse il più grande conoscitore delle arti mistiche dell’est, egli purtroppo è morto nelle steppe mentre venivamo attaccati dai mongoli, perciò mi sono fatto guidare dalle sue scorte prima verso Roma poi, quando siamo giunti alla capitale, abbiamo scoperto che vi eravate ritirato nella vostra villa qui a Baia e siamo perciò giunti in questa zona perché tu accogliessi me ed i miei servitori»
«Sei accolto. Ora siediti alla tavola e mangia e riposa, così potranno fare i tuoi servitori e le tue scorte poiché sia tu che loro sarete stanchi; poi, dopo cena, potremo parlare in pace.»
«Vi ringrazio maestà»
Gaomiao si sedette con eleganza al tavolo e alcune serve gli versarono il vino e gli servirono un piatto di arrosto.
 
«Dunque parlami, ora che sei riposato e sazio, dimmi ciò che sai»
Gaomiao Cheng iniziò a parlare esordendo con questo frase: «La nostra cultura, oh Publio Elio Traiano Adriano, è assai complessa e ramificata: adoriamo divinità che non sono come voi le intendente e il nostro concetto di divino è apparentemente incerto: i nostri imperatori divengono dei, se sono abbastanza apprezzati, i nostre antenati, dopo la morte, possono essere deificati così come gli spiriti della terra e gli spiriti protettori; ma su tutti governano due forze contrapposte: Ying e Yang, i quali sono rispettivamente il freddo e il caldo, il nero e il bianco, l’oscurità e la luce, la donna e l’uomo, il male e il bene… queste forze sono in continuo scontro ma non primeggiano mai tra loro e, in ogni frammento dello Yang, una parte dello Ying è presente e viceversa: sono due forze complementari che si odiano e si amano vicendevolmente così come assieme formano la stabilità e l’ordine; se uno di essi dovesse scomparire vi si creerebbe il caos così come se uno vincesse sull’altro»
 
Adriano ascoltò interessato e intervenne alcune volte per avere chiarimenti su alcuni passi e, fin dalle prime parole, a aveva richiamato a se uno scriba che prendesse appunti per lui.
Ad una certa però il discorso iniziò a prendere una piega ancora più interessante per l’imperatore che, accarezzandosi la barba bruna, con alcune striature grigie, iniziò a interessarsi ancora di più alle spiegazioni del saggio.
«Le nostre storie narrano di alcuni oggetti che sono apparsi nei tempi antichi e che, alcuni dicono, sono riapparsi nelle periferie dell’impero: sono sacri oggetti probabilmente di fattura divina e vengono indossati da gente del popolo che così ottiene grandissimi poteri che mette al proprio servizio o a quello dell’imperatore»
«Parlamene!»
«Fino ad ora ne conosciamo circa venti: ciascuno rappresenta un animale e ogni animale assegna un potere o più a colui che decide di portarne l’effige: il gallo da il potere di portare luce nell’oscurità, il serpente di fare impazzire le persone, il lupo di incantare la gente con la sua voce e la volpe, che ha causato parecchi problemi più di mille anni fa durante la dinastia Shang, con Daji, consorte dell’ultimo imperatore, piega l’aria al suo comando e crea incredibili illusioni; ognuno di questi animali sembra essere però superato dai poteri di due gioielli favolosi che brillano su tutti e sono apparsi in questi anni nella provincia del Gansu dove agiscono in coppia: il gatto nero e la coccinella sembrano incarnare rispettivamente lo Ying e lo Yang e intendiamo trovarli per esaminare i loro gioielli: fin’ora nessuno è mai riuscito a capire da dove derivi il potere di questi sacri amuleti ma alcuni sospettano che siano i sigilli di alcuni potenti demoni… o forse veri e propri dei!»
«Manderò alcune legioni in cina alla ricerca di questi miracolati, non temeranno di fronteggiare nemmeno Ercole o Achille che vivono nelle nostre leggende e non credo che indietreggeranno dinnanzi a due eroi di un paese lontano»
«Saresti disposto a portare a me e alla mia gente questi due gioielli? L’imperatore ha impiegato tutte le sue armate ma nessuno è mai riuscito a sconfiggerli»
«Non temere, andrò io stesso e riporterò questi oggetti nella mia villa a fin che tu possa esaminarli assieme a me: tu intanto verrai con me, se vorrai, oppure potrai restare qui ad insegnare ai miei sudditi le tue grandi conoscenze»
«Sarò ben lieto di seguirti anche in capo al mondo, la tua fama non ti rende giustizia: nella terra di Han dicono che tu sei saggio, desideroso di conoscenze e di apprendere tutto della cultura umana e lasciatelo dire, non ho mai visto nessuno così desideroso di apprendere»
 
Il cavallo di Adriano galoppava in testa ad una piccola guarnigione di cavalieri che precedeva la legione che si era preso per attraversare in sicurezza le terre dell’asia centrale.
Gaomiao era al suo fianco, in sella al cavallo che si era portato lui stesso dalle terre che stavano raggiungendo e sembrava guardingo: si guardava attorno con circospezione e teneva la mano sull’impugnatura della Jian che teneva legata al fianco mentre con l’altra reggeva le redini del destriero.
«Ti vedo preoccupato amico mio» osservò Adriano guardandolo di sbieco.
«Stiamo attraversando il territorio di Naran Khan, un terribile capo mongolo che tende ad attaccare chiunque attraversi i suoi confini»
«Me lo potevi dire prima allora: potevamo fare il giro lungo»
«Il suo dominio è troppo vasto in meridione e in settentrione, taglia in due parti il territorio mongolo e ci metteremmo troppo»
«Ora come facciamo?»
«Mi sa che dovremmo combattere»
Adriano era rimasto sorpreso quando aveva visto come il sapiente Gaomiao fosse anche molto allenato per la sua età: gli aveva detto di avere anche lui una sessantina d’anni ma non li dimostrava per niente: aveva servito nell’esercito imperiale per anni e, nei suoi ultimi anni, in cui aveva approfondito gli studi, si era anche esercitato nel combattimento e nell’allenamento della sua forza e nello sviluppo della sua muscolatura che era rimasta nascosta dalle tante pieghe della seta del suo abito nel tempo ceh aveva trascorso a Baia.
Era l’incarnazione del detto romano Mens Sana in Corpore Sano… Adriano ne era ammirato.
Proprio in quel momento un polverone enorme si innalzò el cielo e alla sua base si distinsero alcune figure galoppare nella loro direzione: erano palesemente alcuni uomini a cavallo guidati da uno che portava un copricapo imponente.
«Fermi!» gridò Adriano rivolto ai cavalieri e alle legioni, a circa cento metri da loro.
I cavalli che fino a quel momento procedevano al trotto, si arrestarono e così fecero i fanti.
L’orda giunse a una ventina di metri da loro e si arrestò, alla sua testa un uomo con un mantello verde e un’armatura più chiara li squadrò dall’alto in basso per poi dire qualcosa in una lingua che ad Adriano suonava incomprensibile.
«Che ha detto?»
«Si è presentato, è il tizio che ti dicevo prima: dice di averci visto superare il suo territorio e sostiene che dobbiamo pagargli un pedaggio altrimenti ci taglierà le orecchie e ce le farà mangiare per poi decapitarci uno dopo l’altro lasciando vivi per ultimi solo i capi – intende noi – che darò in pasto ai suoi cani»
«Tipo allegro»
«Te l’avevo detto»
«Ora fa da traduttore»
«Subito»
Adriano si rivolse a Naran Khan e, parlando comunque in latino disse: «Salve Naran Khan, io sono Adriano, imperatore di Roma e sarò pronto a pagare un pedaggio che sia in denaro o in sangue»
Gaomiao tradusse.
Naran Khan disse a sua volta qualcosa che suonava come una minaccia e Gaomiao referì: «Sostiene che non intende ottenere il denaro di un sovrano straniero e preferisce tenere il suo cadavere nel suo accampamento a fin che le aquile si nutrano delle sue carni»
«Quindi ci vuole proprio morti?»
«Già»
«Bene… sono pochi… ATTACCATE!»
A quel grido tutto l’esercito ivi presente si scagliò verso l’orda che non riuscì a malapena a rendersi conto di ciò che succedeva e tutti furono rapidamente uccisi; Nel frattempo Adriano gridò di risparmiare il Khan e i soldati lo ascoltarono mentre trafiggevano gli uomini a destra e a manca mentre Adriano combatteva contro uno dei più possenti assieme a Gaomiao.
In quel momento il Khan spalancò le braccia e un’ondata di luce verde si sprigionò dalla sua figura e investì tutti i presenti: sia i suoi uomini morti che i pochi caduti di Adriano parvero risvegliarsi di colpo come se dormissero, le ferite scomparvero così come il sangue e si gettarono nuovamente a combattere.
«Ha uno di quei gioielli!» gridò Gaomiao indicando il poslo di Naran Khan dove era allacciato un bracciale verde.
«Deve essere quello il suo amuleto!»
Adriano allora cavalcò rapidamente verso Naran Khan e con un rapido colpo dello scudo, lo stese all’istante per poi tagliargli il braccio con un rapido colpo di spatha che tranciò di netto l’arto.
Gaomiao trafisse poi il petto di Naran Khan con la sua Jian e, mentre la estraeva, osservò il gioiello alla mano mozzata e, con l’altra mano, lo tolse senza alcuna fatica.
Adriano si guardò attorno con calma: il suo esercito aveva palesemente vinto visto che una ventina di cadaveri era disseminata sul campo e circa quindici erano quelli che facevano parte dalla scorta di Naran Khan «La prossima volta, oh grande Khan, ti consiglio di prenderti una scorta più grande: con l’Impero Romano non si scherza!»
Gaomiao fu preso da uno strano impulso e non riuscì a trattenersi dall’indossare la reliquia.
Appena l’ebbe indossata una luce verde si sprigionò all’altezza del suo viso e una strana creatura gli apparve facendogli fare un salto indietro.
«Finalmente!» gridò quello con una vocina sottile ma dal timbro molto più equilibrato di quello di un bambino «Temevo che sarei rimasto al polso di quell’incosciente per altri due anni! Sembra che tu meriti davvero il mio miraculous!»
«Eh?»
«Lascia che mi presenti: io sono Wayzz, e sono il kwami della tartaruga, simbolo di sapienza e guarigione»
 «C… come?»
«Già»
Adriano era allibito, continuava a guardare con stupore e incredulità quella scena e iniziava a pensare di essere troppo vecchio per andare in giro per il mondo conosciuto: aveva già visto cose strane nel suo tour per l’impero pochi anni fa ed ora si trovava difronte a qualcosa di palesemente divino.
«Tu saresti… un Kami? Uno di quegli spirit che adorano oltre il mare orientale?»
«Parli degli dei Shinto?»
«Ehm… si?»
«Si dai, il nome deriva da li; ma sono molto più antico di quel popolo o di qualsiasi altro: io esisto da quando l’uomo venera e crede nel soprannaturale o negli ideali; noi kwami rappresentiamo gli elementi della vita dell’uomo in tutte le sue sfaccettature»
«Quindi… se tu sei il “dio” della conoscenza saprai guidarci nel luogo che cerchiamo»
«Ma tu sai già dove stai andando Gaomaio non è vero?»
«Si: mi dirigo alla provincia di Gansu, nell’impero Han Occidentale, dove siamo alla ricerca di due portatori dei gioielli che, suppongo, siano legati a te»
«So chi cercate: nel Gansu agiscono i kwami della creazione e della distruzione: li Tikki e Plagg hanno scelto i loro portatori che combattono contro le forze mongolo che penetrano attraverso i confini e contro le ingiustizie perpetrate dai gendarmi verso il popolino; loro agiscono in favore dell’equilibrio e della stabilità.»
«Intendiamo prendere loro i gioielli così che vengano esaminati»
«Non potete: il loro potere è troppo grande per essere osservato e studiato da esseri mortali che non siano destinato a questo compito: un tale ruolo è destinato ad un ordine sacerdotale tra mille anni e più»
«Forse è meglio che tenga il tuo bracciale senza doverlo indossare, non intendo sentire le tue sciocche parole» disse Gaomiao con noncuranza e si tolse il bracciale facendo scomparire il kwami; poco prima però che il kwami sparisse gridò qualcosa che suonava come: “Non indossateli contemporaneamente!… esprimerete un desiderio!… non vi salverete!”
«Cos’ha detto?» chiese apaticamente Adriano.
«Mi sembra che alludesse a qualcosa riguardo il potere dei due… come li chiamava? Miraculus?»
«Vorrai dire Miraculum… quell’altra parola non esiste»
«Forse deriva da una lingua antichissima»
«O da una lingua non ancora nata»
«Già»
«Comunque diceva che, riunendo i due gioielli si avrebbe avuto la possibilità di esprimere un desiderio… da quello che ho capito… e che non dovevamo farlo»
«Lo faremo?»
«Ovviamente!»
 
Appena furono giunti tra le montagne della zona di Gansu tintracciavano la zona in cui i due paladini del popolo agivano e si prepararono a fronteggiarli.
«Dobbiamo attirarli»
«Non ce n’è bisogno: eccoli!» Gaomiao indicò due figure che se ne stavano all’ombra di un pesco discutendo.
Erano una ragazza e un ragazzo, entrambi con lineamenti orientali: la ragazza aveva capelli lunghissimi che le arrivavano ai fianchi e il ragazzo se ne stava a gambe incrociate appoggiandosi al tronco in una posizione rilassatissima con una lunga fascia nera che gli pendeva dal retro dei pantaloni; accarezzava disinvoltamente un piccolo cilindro di metallo mentre l’altra faceva roteare con calma un piccolo disco rosso a pois neri, dello stesso colore della sua tunica per quanto la fascia che le cingeva la vita era bianca internamente e a bordi neri.
«Sono loro?»
«Sembra di si»
Il ragazzo si guardò distrattamente attorno poi notò i due che li osservavano dall’alto dei loro destrieri.
«Voi la! Chi siete?» chiese lui balzando in piedi e ponendosi in una posa strana per affrontare un nemico: il ginocchio destro appoggiato al suolo mentre il piede sinistro poggiava solo con le dita sul terreno, la mano destra posta davanti e perfettamente aderente al suolo con le dita ben divaricate mentre la mano sinistra si propendeva verso sinistra con le dita ancora più divaricate che toccavano il suolo solo con le tre dita di mezzo mentre il cilindro era retto dal pollice e dal mignolo e passava attraverso il medio e l’anulare.
Lei si alzò con calma e pose una mano sulla schiena di lui: «Prima di attaccarli, mio amato, direi di contrattare con loro… magari vengono in pace»
«Non direi, sono armati fino ai denti cara Yuan… non mi sembrano dispositi a voler contrattare»
«Dateci i vostri gioielli e nessuno si farà male!» gridò Adriano.
«Chi sei per ordinarcelo?»
«Adriano! Figlio di Traiano, imperatore di Roma!»
«Qui il tuo potere non è influenzante!»
«Il mio potere si propaga ovunque»
«Sei come gli altri nobili allora? Orgoglioso e sciocco? Pronto a sorpassare i bisogni del popolo pur di ottenere i tuoi scopi?»
Fu in quel momento che Adriano si rese conto che qualcosa in lui stava cambiando… non aveva ancora affrontato un viaggio così lungo e si sentiva di nuovo ragazzo, come quando servì nell’esercito per combattere contro i Caledoni prima della costruzione del vallo.
«Cosa devo fare?» chiese quindi a Gaomiao.
«Sarei io il tuo consigliere? Non sei abbastanza vecchio per decidere da solo?»
«…d’accordo» esito un minuto poi: «Uccideteli!»
Dai vari nascondigli li introno spuntarono vari soldati romani che si gettarono verso i due ragazzi che, subito, furono rapidissimi e iniziarono a colpirli in ogni modo possibile stendndone ciascuno senza alcuna difficoltà.
«Ma come?!?» disse Adriano sconvolto.
«Te l’avevo detto: sono forti persino per i tuoi uomini»
«Mi hai condotti qui per nulla? Devo ottenere quei due gioielli: voglio la conoscenza eterna!»
«Quindi è questo che vuoi? La conoscenza di ogni cosa?»
«È questo il mio desiderio»
«Mi sembra legittimo… aspetta che indosso il bracciale e li affronto da pari»
Gaomiao indossò quindi il suo oggetto sacro e la luce verde apparve e con essa il kwami della conoscenza.
«Dimmi come faccio a diventare come loro?» disse a Wayzz
«Te l’ho detto: è pericoloso!»
«Ho te: tu sei come loro… giusto?»
«Si… sono poco più potenti di me ma faccio parte dei Sette Kwami Principali, uqelli che i romani potrebbero definire Dii Superi»
«Ho capito: ora Trasformami!»
«Bravo! Non c’è neanche stato bisogno di spiegatrel...»
La sua frase fu interrotta bruscamente dal risucchio che mutò il saggio in un guerriero vestito in abiti verdi e con un elmo a forma di guscio di tartaruga e uno scudo rotondo, simile a quegli scudi utilizzati dagli opliti greci.
Gaomiao si gettò verso i due e gridò ad Adriano di aiutarlo; il sovrano spronò il destriero, estrasse la lancia e si gettò verso i due miracolati accecato da una furia che non era da lui, voleva davvero così tanto riunire i due gioielli?
Ovvio che lo voleva… lui voleva ottenere la conoscenza assoluta e avrebbe compiuto il più grande crimine  pur di ottenerla…. Era un sovrano illuminato ma era anche desideroso di ottenere  ciò che desiderava.
Lo scontro fu duro e lungo: la corda della ragazza-coccinella saettava da un lato all’altro tagliando l’aria come burro mentre il disco contundente al suo termine faceva un male cane quando colpiva.
Il ragazzo ora combatteva con un bastone: Il cilindro si era rivelato in grado di cambiare dimensione e lunghezza a suo piacimento colpendo anche improvvisamente ogni cosa si trovasse sul suo cammino.
Ma alla fine Adirano e Gaomiao riuscirono ad intrappolarli in un’insenatura tra le rocce e a ucciderli entrambi con colpi di lancia e Jian che furono inferti in vari punti del corpo.
Abbandonarono i cadaveri e si impossessarono dei due gioielli: un’anello nel dito del ragazzo e un paio di orecchini alle orecchie di lei.
 
Furono riaccolti a Baia appena furono rientrati: la villa era stata abilmente sguarnita dai servitori e da chiunque altro e i due erano pronti ad agire; si diressero nella sala più grande e importante della villa e Gaomiao si sedette sui gradini dove era stato accolto appena giunto, quasi sei mesi fa.
«Ora» disse Adriano togliendosi la bisaccia dalla cinta e aprendola rivelandone i due gioielli.
Prima si mise gli orecchini che venivano nascosti dalla chioma bruna e riccia; una luce rossa brillò davanti ai suoi occhi e una creaturina simile a Wayzz apparve ai suoi occhi: era rossa con due lunghe antenne e un corpo esile, la sua fornte era decorata da un pallino nero che risaltava nella strana luce che emanava.
Lei, Adriano notò che aveva palesemente ciglia femminili, lo guardò con una strana tristezza mista a rancore.
«Perché?» gli chiese lei.
«Perché necessito di due cose: Il suo ritorno e la conoscenza completa»
«Forse non avrai tempo per chiedere tutte e due le cose… la forza è troppo potente»
«Taci spirito! Chiederò prima il ritorno di Antinoo e poi l’onniscenza»
«Cosa desideri di più?»
«Antinoo… lo amavo come non ho mai amato mia moglie che avvelenai due anni fa… lui cadde nel Nilo mentre vagavo per l’impero per conoscerne i segreti»
«Non sarai tu a deciderlo ma ciò che desideri nelal tua mente»
«Ora basta!»
Adriano estrasse l’anello dalla tasca e lo infilò della mano destra, apparve una nuova entità: simile a un gatto nero, stessa proporzione testa-corpo, stessi lunghi filamenti (le vibrisse, in questo caso), stessi enormi occhi, questa volta verdi e inespressivi.
«Le tue incarnazioni saranno migliori di come sei diventato…. Inizialmente eri così apprezzabile come persona… ora sei diventato l’ombra di te stesso con questa ricerca… hai ucciso dei ragazzini per rubare loro dei gioielli che ti condurranno alla disfatta»
La coccinella guardò con tristezza il gatto e gli si avvicinò sussurrandogli queste parole: «Tra otto reincarnazioni… sarà l’ultimo»
«Ora… TRASFORMATEMI!»
Quella parola fu come un colpo al cuore ai due kwami: una fortissima corrente li risucchiò nei rispettivi miraculous e un vento pazzesco iniziò a soffiare da luoghi ignoti dispersi nel tempo e nello spazio: gli occhi di Adriano divennero bianchi e la sua bocca si aprì e le sue parole furono come gridate dal più profondo dei pozzi: «il Rumore che ascolto nel vento e la voce del mondo che ho intorno!»
Una pausa, il suo corpo iniziò a risplendere e gli abiti iniziavano lentamente a lacerarsi mentre una sorta di enorme corrente elettrica correva dalla sua testa a tutto il corpo.
«Le persone alle quali non mento io non le perderò più!»
Alludeva al suo grande lavoro come imperatore? Oppure a ciò che aveva tenuto nascosto al popolo di Roma ma che aveva rivelato solo a pochi?
 «Il mio cuore ora batte più forte»
Gaomiao indietreggiò spaventato mentre una pusazione di energia si concentrava nella parte sinistra del torace di Adriano: Il suo cuore stava per esplodere forse? O la coccinella e la tartaruga avevano ragione: non sarebbe sopravvissuto.
«Adriano! Fermati!»
«Il mio corpo ora punta alla morte!»
Poi gli occhi, rimasti semi aperti per lo sforzo di trattenere quell’energia, si spalancarono di colpo; la sclera dominava incontrastata bianca come il latte ma vi si intravedevano energie estreme baluginare nei riflessi degli occhi… che stava succedendo nel suo corpo?
«Finalmente conosco la Sorte! Ma perché lui non è qui?»
Gaomiao Cheng, antenato della famiglia Cheng comprese, ora Adriano aveva ottenuto il desiderio che chiedeva da più tempo: la conoscenza di tutto… Antinoo, il ragazzo che aveva amato non sarebbe tornato poiché ormai si illudeva di poterlo amare ancora tanto da farlo risorgere… Adriano non amava null’altro che la conoscenza.
«Ora vedo gente a me intorno! Ma non vi sono mia madre e mio padre»
Gaomiao comprese: stava morendo.
«Ora finalmente comprendo: l’aldilà non esiste, esiste solo un ritorno in questo folle mondo»
«Vedo chi io sarò: un re dalla spada luminosa»
La sua energia divenne ancora più forte: lo stava uccidendo nel modo più doloroso.
«Un salvatore degli oppressi in un mondo che non conosciamo»
La sua voce era incrinata… perdeva lentamente il suo spirito.
«Un giovane vestito di luce, in una mano ha una spada lunga e sottile e nell’altra un bastone di ferro… vedo le ali… sono enormi»
Cadde a terra perdendo tutta la sua luce, il suo corpo iniziò a sgretolarsi e l’ultima cosa che riuscì a dire fu: «L’ulitmo è dentro di me: vedo un giovane dagli abiti e dala chioma nera… ha un mantello di pelli feline e il suo volto umano ha orecchie e baffi di gatto… i suoi occhi sono color del fiele»
Fu così che Adriano, ultimo della dinastia Flavia, morì all’insaputa del suo popolo.
Si provvide a fin che vi fosse una causa credibile: non potevi entrare in senato e dire: «Il vostro imperatore sovrano è appena morto per sovraccarico di energia e informazioni relative alle sue vite future, il cadavere non esiste più»
Si riuscì a convincere così il senatoche era morto per un problema ai polmoni senza dover per forza presentare il cadavere; le ceneri furono poste in una tomba nascosta nel cuore di un mausoleo che si era fatto costruire: la mole adriana, che era sormontata da una sua statua equestre.
Riguardo alla mole, ora si chiama Castel sant’Angelo (ci sono stato, non è male) ma la statua equestre è stata sostituita da un angelo… peccato.
Ovviamente alla morte di Adriano i due miraculous scomparvero completamente per poi riapparire in un posto completamente diverso dove potevano essere trovati da nuovi idonei portatori.
 
Dovute spiegazioni
Adriano è una brava persona, ha dato a Roma uno dei suoi periodi migliori e si faceva amare dal popolo… non stupisce il fatto che le sue future reincarnazioni saranno… semidivine?
Questo racconto mi è venuto in mente mentre ascoltavo una cover di Fullmetal Alchemist Brotherhood (infatti nelle parole dell’Adriano Ardente ho ripreso alcune strofe)  e mi sono detto: perché no? Non ho una storia per il periodo nascita culto norreno-alto medioevo che riguardi magari l’impero romano… e l’idea di        qualcuno che raggiunge il potere assoluto riunendo i due miraculous del gatto nero e della coccinella morendo nel modo più epico possibile… è perfetto!
Ho anche fatto i miei controlli storici: i rapporti che c’erano al tempo tra impero di Roma e Impero di Cina, sempre presupponendo che in quel tempo si conoscessero già… che ridere il fatto di aver scoperto che proprio sotto il dominio di Adriano hanno iniziato con le trattative commerciali! Plot Twist!
Ho anche dato un ruolo importante al personaggio di Gaomiao Cheng (mai esistito probabilmente) ovvero come antenato del ramo materno di Marinette (prima o poi salterà fuori anche l’antenato dei Dupain)  mentre per Adriano ho preso gli aspetti del carattere aggiungendoci anche una leggera ambizione verso il soprannaturale che, conoscendo il tipo, probabilmente infondo aveva.
Vi chiedete chi siano le sue future reincarnazioni? Per alcune forse ci arrivate facilmente, per altre forse no… dovete aspettare che il ciclo si concluda per vederle tutte e, ehi! Siamo solo alla prima parte… e si: anche io mi devo ricordare di pubblicare roba con più frequenze ma… ehi! Ho anche dei difetti!
Pace. Aittam
   
 
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