-
Vado a buttare la spazzatura -
comunicò Jeff una volta finita la colazione. Evelyn lo
guardò sorpresa:-
Davvero?
Il
killer ridacchiò:- So che non
sembra, ma prima di diventare come sono adesso ero un bravo ragazzo. E
poi- si
infilò le mani in tasca cercando le sigarette - spero che tu
mi restituisca
almeno l'accendino. Ho voglia di fumare.
Quando
il suo ospite fu uscito,
Evelyn non si staccò un attimo dai suoi disegni. Una volta
terminato di
inchiostrare la versione a grafite, estrasse da un cassetto due scatole
di
matite colorate, ma esitò nello scegliere i colori. Jeff non
era certo un
modello facile: gli occhi azzurri, così chiari da sembrare
bianchi, contornati
da due cerchi di pelle carbonizzata, i tagli rosso vivo che parevano
fossero
stati dipinti su quel volto bianco e i capelli lunghi, neri, ma di un
nero
opaco.
Eve
cominciò a lavorare con calma. Nonostante
fosse appena diciottenne era brava a disegnare, tanto che si guadagnava
da
vivere illustrando libri e facendo poster. Il bar dove aveva ordinato
la
colazione era stata la sua rampa di lancio due anni prima, quando le
avevano
chiesto dei disegni per abbellire l'interno del locale. La voce si era
sparsa e
lei aveva guadagnato una discreta fama nella zona.
Fino alla sera di tre mesi prima.
-
Rosa rossa o
rosa blu?
Jeff
si appoggiò al muro, il volto
rivolto verso il sole. Si schermò gli occhi con una mano per
proteggerli dalla
luce, poi si accese una sigaretta. Aveva dovuto discutere a lungo con
Eve per
ottenere l'accendino, e l'aveva riavuto indietro solo dopo aver
promesso che
sarebbe andato a fare la spesa, dopo aver buttato la spazzatura.
Guardò i soldi
che la sua ospite gli aveva dato. L'istinto di spenderli tutti in
sigarette e
alcolici era forte, ma decise fosse meglio acquistare anche qualcosa da
mangiare.
Buttò
a terra il mozzicone di
sigaretta, si calò il cappuccio sul volto e si
avviò verso il negozio più
vicino, preferendo tagliare per il parco, dove avrebbe avuto meno
probabilità
di essere notato.
Rallentò
quando notò un bambino fermo
sotto un albero, intento a fissare qualcosa nella chioma.
Avvicinandosi, il
killer scorse un gatto tigrato bloccato tra i rami.
-
Felix! Vieni giù, dai!
Jeff
si fermò accanto al ragazzino e
studiò rapidamente la situazione, poi commentò:-
Quella palla di pelo non
scenderà certo da sola, piccolo. É troppo in
alto. Ti conviene trovare qualcuno
disposto ad arrampicarsi e tirartelo giù.
Detto
questo, si voltò e continuò per
la sua strada. O almeno, ci provò. Ebbe il tempo di fare un
paio di passi, poi
si sentì tirare per una manica.
-
Signore, può andare a prendere il
gatto che è sull'albero, per favore?
Jeff
si sentì invecchiare
di colpo. Signore? Avrò appena
dieci anni più di lui!
Il
ragazzo sbuffò, poi fece dietro
front e si avvicinò al tronco:- Va bene, te lo recupero.
Solo una cosa,
piccolo. Non chiamarmi signore. Ho diciott'anni, non quaranta.
Il
killer si arrampicò rapidamente
sull'albero, con una sicurezza dovuta ai cinque anni passati per
strada, quando
era costretto a scalare i pali della luce per entrare da una finestra
aperta e
mandare a dormire lo sfortunato di turno.
In
pochi secondi fu accanto al gatto,
che lo fissava circospetto. Jeff allungò una mano verso
l'animale:- Ehi, micio,
vieni qui.
Il
felino soffiò irritato e Jeff si
fermò. Sapeva di non piacere ai gatti, tuttavia
riprovò ad avvicinarsi
all'animale.
-
Stupido gatto, muoviti. Non voglio
passare tutto il giorno su un albero, chiaro?- sibilò il
killer a denti
stretti.
Il
bambino aspettava seduto sotto
l'albero, quando sentì un trambusto provenire dai rami.
Guardò in su,
spaventato. Il killer era in caduta libera. All'ultimo istante, il
ragazzo
riuscì ad agguantare un ramo e rimase lì,
aggrappato con una mano sola. Calcolò
la distanza che lo separava da terra, poi sollevò il gatto
per la collottola,
fissandolo. Era giunto il momento della vendetta:- Sono ancora due
metri,
Felix. Che dici, li facciamo in volo?
Poi
aprì la mano e si lasciò cadere,
stringendosi al petto l'animale.
-
Si è fatto male?- domandò
agitatissimo il bambino non appena Jeff fu a terra. Il ragazzo si
strofinò la
felpa per pulirla dalle foglie, poi gli porse Felix:- Parli di me o di
questo
diavoletto? Comunque non si è fatto male nessuno, sta
tranquillo.
-
Ma prima l'ho sentito soffiare!
Jeff
cominciò ad allontanarsi:- È
perché non piaccio ai gatti, tutto qua. E fanno bene a
diffidare.
Evelyn
osservò il disegno
soddisfatta, poi guardò l'orologio appeso alla parete. Jeff
era uscito da circa
un'ora e mezza. La ragazza fece per alzarsi, ma qualcuno le
afferrò la spalla
destra e la costrinse a rimettersi seduta. Eve tentò di
voltarsi, ma il suo
aggressore le bloccò la testa con l'altra mano.
La
ragazza andò nel panico, mentre il
suo incubo diventava realtà. All'improvviso sentì
sotto le dita la forma della
matita. Non era mancina, e non aveva mai pensato di pugnalare qualcuno
con una
matita, ma ci provò. Il suo aggressore le liberò
la spalla e la disarmò, tutto
nel giro di un secondo. Evelyn si vide perduta. Sentì il
respiro del nemico sul
collo, poi una voce roca:- In altre circostanze ti avrei mandata a
dormire,
Eve.
Jeff
la lasciò andare, poi raccolse
da terra i due sacchetti del supermercato e li posò sul
tavolo.
-
L'idea della matita non era male,
comunque. Avresti dovuto essere più veloce però.
Le tue intenzioni erano
evidenti.
La
ragazza si massaggiò la spalla,
indolenzita dalla presa ferrea del killer.
-
Si può sapere cosa ti é saltato in
mente, Jeff?- sbottò confusa e anche un po' spaventata. Il
ragazzo la guardò:-
Niente. Volevo solo vedere come reagisci in caso di aggressione, tutto
qui.
-
Ti aspetti che io ci creda?
Il
killer scrollò le spalle:- É
mezz'ora che sono in casa, non te ne sei accorta? Ti ho anche lasciato
finire
il disegno. E comunque, uso solo il coltello per mandare a dormire la
gente.
Effettivamente
non ha tutti i torti. Ha anche comprato da mangiare...
La ragazza lo fissò:- Ci hai messo un'ora a
fare la spesa?
-
Ho dovuto tirare giù Felix da un
albero... Quella
bestiolina mi odia.
-Ah,
già, il gatto di Alistair. Fa
così con tutti, non preoccuparti.