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Autore: mgrandier    19/08/2018    19 recensioni
Una licenza, in un periodo davvero difficile, quando la stanchezza del corpo e della mente non lasciano scampo, e i nervi sembrano destinati a cedere. E poi quegli strani momenti ai quali davvero non riesce a dare una spiegazione logica …
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno
 
- Oscar, io … - con lo sguardo a terra, resto un istante in attesa e poi afferro le redini di Cesar e avanzo appena, conducendolo con me – Cesar è pronto: desideri che lo accompagni fuori? –
Lei non mi risponde e io mi fermo dopo qualche passo soltanto, evitando di avvicinarmi troppo al punto in cui è rimasta in attesa.
E’ da tempo che non mi trovo solo con lei, lontano dal resto del mondo, come in questo momento, e non sono certo di essere pronto ad affrontare un confronto diretto; non dopo quello che, negli ultimi tempi, mi sta accadendo. Certamente, non dopo quello che mi è accaduto questa notte.
- Perdonami, Oscar. Forse preferisci che io … - riprendo, con voce incerta, cercando di controllarmi almeno un poco - … forse, ecco … -
Non oso alzare lo sguardo e vengo spiazzato quando scorgo il suo avanzare, lento, nella mia direzione; un passo dopo l’altro, silenziosa, lei si fa più vicina fino a fermarsi di fronte a me. Sollevo appena il capo, intuisco le sue mani abbandonate lungo i fianchi e il moto un poco nervoso delle sue dita; chiudo gli occhi, d’istinto, quando intuisco che muove appena un braccio, sollevandolo.
- Cosa … cosa ti è accaduto? – la sua domanda è un soffio, mentre il tocco incerto delle sue dita giunge al mio labbro segnato e io sussulto, deglutendo a vuoto al pensiero di ciò che non posso rivelare, e al contempo sono sorpreso per la richiesta inattesa.
Senza nemmeno riflettere, porto la mia mano al labbro, confuso, e inavvertitamente tocco la sua, che, come scottata, si ritrae all’istante.
- Questo? – chiedo di rimando, incapace di dare una spiegazione coerente – Beh, io … non so nemmeno io come sia accaduto, in realtà … - farfuglio.
- Non è un taglio netto … da lama, intendo. – osserva lei e, senza rifletterci, io sollevo lo sguardo, scoprendola con l’espressione concentrata e gli occhi puntati sul mio labbro segnato.
- No … - confermo imbarazzato, scuotendo appena il capo - … non è un incidente di rasatura, in effetti. Però non so … deve essere accaduto questa notte, credo. –
- Questa notte? – mi incalza lei, incomprensibilmente sempre più interessata al mio incidente – Ti sei forse agitato … Hai avuto magari un incubo … nel cuore della notte? -
Sono in difficoltà: la sua vicinanza dopo tanto tempo, il ricordo di questa notte e di ciò che mi sta accadendo di recente, la sua inspiegabile curiosità … A mala pena metto insieme una risposta, inspirando a fondo per cercare di tranquillizzarmi.
– Nel cuore della notte … beh, sì. Non so che importanza possa avere, in realtà … ma io non lo definirei nemmeno un incubo. – ammetto, azzardando una sorta di sorriso, approfittando di questo momento di inattesa confidenza per allentare la tensione; chino appena il capo su un lato, quasi a giustificarmi – Forse ero nel dormiveglia … ma era molto più vero di un sogno e molto più forte della realtà … uno strano sogno, davvero, ma che non posso certo definire incubo. -
Non so per quale ragione io mi sia spinto a tanto, ammettendo davanti a lei qualcosa che nemmeno io riesco ancora a spiegarmi; eppure il fatto di parlarne, di parlarne a lei, in qualche modo mi fa sentire diverso … forse addirittura più capace di affrontare quello con cui ancora non sono riuscito a confrontarmi. O piuttosto, mi sto aggrappando inconsapevolmente a questo dettaglio che sembra interessarla così tanto, pur di aprire uno spiraglio nella cortina che da mesi, ormai, ci separa.
- Forse ero semplicemente troppo stanco persino per un sonno decente! – ipotizzo infine, cercando di tornare su un terreno meno pericoloso.
Tuttavia lei non sembra aver nemmeno udito le mie ultime parole; i suoi occhi sono sgranati, il blu liquido e profondo, mentre le sue labbra si muovono appena ripetendo in un sussurro – Più vero di un sogno, più forte della realtà … -
Mi blocco al vederla così sconvolta, le labbra dischiuse, lo sguardo perso sulle mie labbra che scivola lento fino ai miei occhi, indugia, come a cercarvi una risposta, e poi torna a scendere lento, mentre una mano torna a saggiare la mia ferita. Sono completamente spiazzato, incapace di muovermi, ipnotizzato da lei e dal suo tocco. Non comprendo cosa le stia accadendo, ma è come rapita dal mio volto e al contempo persa in pensieri segreti, quasi lei avesse compreso qualcosa che va oltre la mia capacità di capirla. Il suo volto è pallido, ma le sue guance si tingono di una sorta di imbarazzo che non avevo mai visto sul suo volto di porcellana.
- Ti è già capitato altre volte? – mi chiede d’un tratto, come se sapesse esattamente di cosa stiamo parlando.
- Altre volte? – ripeto meccanicamente, cercando di prendere tempo, mentre organizzo un modo di spiegarmi, e scaccio istintivamente l’idea di mentirle, quasi potessi tradire la sua fiducia e questo momento di confidenza – A dire il vero … devo ammettere che non è la prima volta che ho di questi … momenti che non so definire; tuttavia non è mai stato niente di così segnante! –
Cerco di sdrammatizzare, per alleggerire la questione, ma al contrario lei sembra colpita dalle mie parole e in un attimo torna all’attacco, ancora più determinata.
– Quando? – mi chiede seria.
- Quando cosa? – domando a mi volta, spiazzato.
- Quando ti è accaduto, per esempio? – incalza lei, evidentemente ormai presa dalla necessità di saperne di più.
Di nuovo non riesco a spiegarmi tanta curiosità ma pur di conquistarmi qualche attimo ancora da condividere con lei, qui dove l’ombra del passato sembra non riuscire ad arrivare, le racconterei di qualunque cosa lei mi chieda. Rifletto rapidamente su come io possa spiegare cosa mi sia accaduto e poi faccio un tentativo.
- Ieri, per esempio: sulla via del ritorno a casa. – accenno.
Lei assottiglia lo sguardo, interessata e io mi sento invitato a proseguire – Lungo la strada, al tramonto. Io … come posso dirlo … mi sembrava di sognare, ma ero sveglio, padrone di me, e sono certo di aver percepito di non essere solo. –
Ho evitato un dettaglio importante … ma lei coglie ogni mia parola e sembra farla propria; non pare nemmeno sorpresa quando io preciso – E non avevo nemmeno bevuto. – e anzi, lei accenna un sorriso.
- André … - mi chiama, e il mio nome, sulle sue labbra, pronunciato con questo tono caldo, mi provoca un brivido lungo la schiena - … ieri … dopo il tuo rientro, ti è accaduto anche un’altra volta? –
Alla sua domanda resto davvero senza parole. E’ davvero come se lei sapesse, sapesse tutto, anche meglio di me. Chiudo gli occhi, annuisco in risposta e poi lo ammetto, raccontando quello che è stato – E’ vero. Dopo il mio rientro mi accaduto ancora qualcosa di simile e io ero così imbarazzato che ho dovuto fuggire dalla nonna e ritirarmi nella mia camera, per non sembrare completamente folle … -
La vedo inumidirsi le labbra, scuotere appena il capo e poi mormorare ancora – Non un semplice sogno … ma più vero di un sogno … -; si blocca per un istante, serra le labbra e poi riprende, con la voce tremante – André io ti chiedo perdono, perché non credevo di farti del male e invece … -
Mi ritraggo di scatto, incredulo – Tu, farmi male? – le chiedo scuotendo il capo – E come mai potresti essere tu responsabile di questo? Oscar sono io che … -
Non mi lascia proseguire. Sul suo viso, ora, leggo un’espressione nuova, che non ricordo di averle mai visto prima, e le sue mani tornano a sollevarsi, cercando le mie e sfiorandole appena, in un gioco che riconosco immediatamente e che diviene intreccio di dita identico a quello già vissuto.
Il mio cuore accelera, il mio respiro si spezza; deglutisco a forza e la mia mente corre all’ultima mia follia, a quel tocco che mi ha sconvolto fino all’estremo, rubandomi la notte.
Lei mi sorride appena e abbassa lo sguardo evitando il mio, concentrandosi sul mio corpo; scioglie le sue dita dalla presa delle mie e poi muove le mani, lenta, in carezze gemelle che risalgono fino alla base del mio collo e poi ancora scendono, percorrendo il mio petto fino a fermarsi ad un soffio da dove, questa notte, mi hanno fatto perdere la ragione. Lei trattiene il fiato e, di lì, torna a fissare il suo sguardo nel mio, incapace di andare oltre.
- Vedi, è strano da spiegare, eppure … Tutto torna: il pomeriggio e poi ancora dopo il tuo rientro … e pure questa notte. Non so davvero come accada, ma ho capito che mentre io mi perdevo a immaginare, lasciavo correre i miei pensieri e … e … allora tu … - non osa proseguire, serra le labbra, e tra esse le parole che dovrebbero aprirmi tutto il suo segreto.
Un brivido caldo risale lungo la mia schiena: ripenso alla sua presenza, ai baci, alle carezze dolci che si sono fatte audaci, al tocco caldo che non era solo curioso, ma mosso da qualcosa di molto, molto più forte, a cui ora non oso nemmeno dare un nome, mentre un timido dubbio si insinua tra i miei pensieri.
- Oscar … - la chiamo e poi le chiedo quasi incredulo - … vuoi dire che io, proprio io, ero veramente in quei tuoi pensieri? –
Mi guarda e non riesce a darmi risposta; si morde le labbra nervosa, le inumidisce e poi torna a serrarle, incurvandole in un sorriso che le colora lo sguardo di un riflesso di timidezza; forse vorrebbe parlarmi … tentare di aprirmi il suo animo, ma ancora non riesce a farlo.
Eppure, io ormai riesco davvero a vederla, ad andare oltre il velo di distacco e freddezza che per tanto tempo avevo avvertito nei miei confronti. Riconosco la donna che sapevo esistere sotto l’uniforme, l’educazione militare e il rigore; scorgo la riservatezza, il pudore e il timore di qualcosa per il quale lei non credeva di essere pronta; e vado oltre … immaginando ciò che ho anelato per anni, che mia ha tormentato per giorni, che mi potrà dare vita d’ora in poi.
Il mio cuore esplode, il mio amore tracima, rompe l’argine della mia coscienza e spezza ogni timore; non attendo oltre, perché non posso comprendere, ma riesco a intuire, e così porto le mani al suo viso, i palmi sulle sue guance; colgo le sue labbra con le mie e supero ogni timore e ogni distanza.
Quello che trovo, è il mio paradiso e, insieme la mia perdizione: labbra morbide, calde e accoglienti, nelle quali riesco persino a riconoscere quelle della notte; il mio, il nostro, è un bacio che nasce timido, ma diviene presto energico, urlo di un sentimento che vuole a tutti i costi trovare la propria strada.
A mala pena intuisco i passi di Cesar che, lento, si avvia verso il cortile, togliendo il disturbo.
Allento la presa per un istante, scorgo appena il suo sguardo di fuoco e poi mi ritrovo stretto tra le sue braccia, con il suo corpo legato al mio e le labbra di nuovo a cercarmi, in un duello impaziente.
Non posso comprendere come sia accaduto; forse, un giorno, riusciremo a parlarne e lei mi saprà spiegare, ma ora, in questo preciso istante, non c’è bisogno di parole.
Non è poi così importante sciogliere ogni dubbio; piuttosto, ringrazio quella scintilla che ho chiamato pazzia, che mi rubato lucidità e speranza, che mi ha gettato nel baratro della follia più totale e che mia ha portato, ora, a vivere un sogno che non ho mai nemmeno osato sognare.


Angolo dell'autrice: chiudo qui... e lascio a voi l'onere di sognare, tanto le prove generali sono state già fatte!
So che la storia è singolare, per quel riflesso di inspiegabile che si porta dentro; tuttavia, ho riflettuto su una cosa... Definiremmo sovrannaturale la storia originale? Io credo che nessuno l'abbia mai fatto; tuttavia, sia anime che manga riportano un episodio singolare, in cui André sente il richiamo di Oscar nonostante sia impossibile che l'abbia udito. Questo dettaglio del loro legame mi ha sempre incuriosito e dato da pensare ... perchè va oltre ogni logica.
Ho riflettuto a lungo su quanto quel "sentirsi" avrebbe potuto diventare importante ... Poi un giorno, rivedendo un vecchio video dei Placebo (che se siete curiose potete vedere qui 
https://www.youtube.com/watch?v=HClZwFNNMKs  ) mi sono detta... "Accidenti, questi sono loro, così come li ho immaginati io!" e il resto delle idee è venuto da sé. Ci sono voluti mesi per trovare il tempo di scrivere la storia, che poi si è pure evoluta in corso d'opera, e alla fine è diventata quello che avete letto e che mi auguro vi abbia fatto emozionare almeno un pochino.
Io ringrazio chi ha avuto pazienza per leggere... e soprattutto ringrazio chi mi ha aiutata e sostenuta in fase di scrittura (vi assicuro che quando parto per la tangente, sono davvero pressante e folle): amica mia, Più vero di un sogno, è dedicata a te.
Un bacio a tutte
Maddy



 
  
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