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Autore: Giglian    19/08/2018    1 recensioni
Nell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l'unico filo che conduce alla salvezza. Ma, per chi giura di non avere buone intenzioni, nulla sa essere semplice.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei Malandrini.'
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Ma dov’era?
Sirius Black percorreva il corridoio con un bracciale di luce ancora vivo al suo polso, obbligato dalla frase crudele di Bellatrix Black a cercare Cristhine per scoprire…che cosa?
Perché sembravano conoscerla? Si era portato a letto decine di ragazze. Come mai tutto questo interesse proprio per lei?
Forse, sibilò una vocina nella sua testa, forse perché si vede che stai perdendo la testa, a sto giro. 
Le persone correvano qua e là impazzite mentre Pix dava sfogo a cent’anni di goliardia repressa, incollando gente alle statue, piazzando trappole ad ogni angolo e facendo esplodere lampadine.
La Corvoncina non si era fatta vedere per tutta la sera e, anche se non aveva capito il motivo per cui quella carogna gli avesse imposto di chiederle quella frase misteriosa, un crescendo di inquietudine gli stava montando dentro.
Quei maledetti tramavano qualcosa, e lei non si vedeva da nessuna parte. 
La vocina perfida continuò ad intromettersi nei suoi pensieri, impossibile da scacciare. E se si fosse imboscata con qualche ragazzo? Magari – sogghignò la vocina – uno che ha avuto le palle di dirle di essere pazzo di lei.
Ripensò agli occhi da allupato di Calton e un ringhio gli gorgogliò in fondo alla gola.
Lo ammazzava davvero!
Stufo di bighellonare come un idiota, decise di salire a Grifondoro a ripescare fuori la Mappa del Malandrino quando la vide, improvvisamente, dalla finestra della Torre.
Piccoli e lenti passi, la ragazza era nell’unico luogo in cui non si sarebbe mai sognata di andare: stava entrando nella Foresta Proibita.
Che accidenti stava facendo?
“HEY!” Urlò, aprendo le imposte. “DOVE DIAMINE STAI ANDANDO?!”
Se anche l’avesse sentito, la ragazza non si girò. Proseguiva, lenta, un incedere strano, le spalle curve e le gambe quasi ciondolanti.
“Cazzo.” Fischiò, agguantando il mantello e pulendosi il sangue finto. Non sarebbe durata in secondo lì dentro…ma che le saltava in testa?
 
 
 
James Potter correva fuggendo non da Pix ma dai Prefetti che volevano fargli la festa. Tutto quel casino per lui era come Natale e rideva sguaiatamente mentre una mandria inferocita si era armata di asce e picconi e voleva fargli lo scalpo.
Si infilò nel solito nascondiglio che nessuno conosceva e si ritrovò tutto d’un pezzo davanti alla Sala Comune, dove si prese una tirata d’orecchi di Remus che lo aspettava proprio alla sua uscita, conoscendo le sue mosse come le sue tasche.
“Ahi! Guarda che stavolta eri d’accordo anche tu!”
“Già, e me ne sono pentito.” Ringhiò quello come un aspide, ricoperto da capo a piedi di un liquido verdognolo, mentre Minus ridacchiava. “Ma lascia perdere lo scherzo e guarda qua.”
Gli piazzò sotto il naso la Mappa del Malandrino. Non capì inizialmente cosa ci fosse di strano ma dopo una rapida occhiata, vide i due nomi di Cristhine e Sirius che si addentravano nella Foresta. Lei lo distanziava, procedendo davanti lentamente, mentre lui sembrava stesse correndo.
Gli ghignò in faccia.
“E quindi? Si stanno palesemente imboscando. Metti dei croccantini vicino alla porta e vedrai che torna da solo.”
“Imboscando?!” ululò l’altro, spettinandolo con la sola forza dell’ugola. “Nella Foresta Proibita?! Di questi tempi?!”
“Gli piacerà il brivido. Vuoi davvero interromperli? Perché sai che non ce la perdona.”
“Li interrompo eccome.” Borbottò l’altro, arrossendo leggermente. “Ci sono infiniti posti dove poter fare quello.”
“Sesso, Remy. Stanno per andare a fare sesso. Hai diciassette anni, cristo santo, chiama le cose col loro nome!”
“E va bene, sesso! Contento, sanguisuga? Sta di fatto che Cristhine sia…” avvampò di nuovo, digrignando i denti. “O meglio, presumo che sia vergine a giudicare dall’odore che emana. E sai meglio di me che mettere una vergine la notte di Halloween in un luogo dove si annidano forze oscure è come far annusare il sangue agli squali! Non se lo ricorda che lì in mezzo c’è il Necronomicon?! Ma come cazzo si fa ad essere così irresponsabili?!”
“Sai veramente capire se una è vergine o meno E ME LO VIENI A DIRE SOLO ADESSO?!”
“Ma perché non chiamare i Professori o gli Auror?” pigolò Minus interrompendo quel delirio, disperato. “Perché volete farmi morire a tutti i costi?”
“Non morirà nessuno, Pet. Ci sono i centauri, no?” Frecciò James, andando a infilarsi nei jeans. “Al massimo vedrai Black nudo e qualche unicorno che fa le fusa alla McRanney…sempre che non abbiano già consumato.”
Inutile stare a parlarne perché aveva già il suo solito sguardo…lo sguardo che gli veniva di fronte ad un possibile pericolo. 
L’eccitazione che emanava corse attraverso di loro, facendo sbuffare Lupin che al contrario, aveva una ruga in fronte che non si sarebbe distesa fino a quando non fosse finita quella pazzia. 
“Diamo un’occhiata.” Distesero la mappa sul tavolo. Hogwarts sembrava un formicaio imbizzarrito, con tutti che correvano e facevano casino. Auror ovunque, come c’era da aspettarsi, anzi, era stato un miracolo che quei due beoti fossero riusciti ad eluderli così facilmente passando dall’entrata principale.
“Voi due scendete dal passaggio della Strega Zoppa, Codaliscia sulla tua testa, Rem.” Disse James, indicando una stretta feritoia che portava vicino alla casa di Hagrid, nella quale si poteva passare però solo una volta al giorno e solo una persona. “Io passo da qua. Tenetevi pure la mappa, a me non serve.”
Peccato che non vide l’unico nome che avrebbe dovuto temere…ovvero quello della Evans che tra l’altro faceva parte del gruppo armato di picconi.
La rossina li vide a metà del corridoio del secondo piano e fece per tirare una badilata in testa a Potter quando si bloccò.
Remus era appena entrato in una statua con…ma che aveva tra i capelli?! Un ratto? Prendevano Halloween più seriamente di quanto pensasse!
E dove accidenti stavano andando, così di soppiatto?
Stavano senza dubbio tramando qualcosa, ne era certa e oh, ora gliela faceva pagare davvero!
Li avrebbe presi con le mani nel sacco e niente e nessuno adesso le avrebbe impedito di farlo sbattere nella punizione più grossa della storia. Altro che indecisione, gliela dava lei qualche idea alla McGranitt!
E visto che naturalmente il suo obbiettivo era Potter, corse dietro a lui.
Quella parte della scuola era stranamente tranquilla…la luna colava liquida tra le inferriate, illuminando a sbarre il corridoio vuoto e disegnando righe nere sulla loro pelle. Lo seguiva piano piano, trattenendo il respiro…mentre quello se ne andava fischiettando allegramente, mano dietro la testa e nessun problema al mondo.
“Ma si può essere più incoscienti?! E se qualcuno lo sentisse?” pensò esasperata, scendendo le scale e tenendosi sempre a debita distanza.
Improvvisamente il Grifondoro si fermò, facendole balzare il cuore in gola ma non l’aveva scoperta. Tirò fuori dalla tasca un pezzetto di vetro e lo avvicinò alla bocca.
“Hey, coglione. Ti decidi a rispondermi o no?”
L'aria era fredda e dentro di sé portava uno strano ghiaccio, facendo uscire il respiro come condensa e appannando la superficie dello specchietto. 
James lo scrollò più volte. Ecco, stai a vedere che adesso si era rotto e chi lo sentiva più Black!
“Ti consiglio di tirarti su i pantaloni e darmi un cenno, sacco di pulci, perché fa un freddo del diavolo e queste cazzo di bende sono pure sottili! Non costringermi a venirti a ripescare nella Foresta Proibita con meno dieci gradi o te la faccio pagare!”
Niente. Zero. Scena muta dall’altra parte.
“Che palle.” Sbottò, continuando a scuotere lo specchio convinto che fosse l’unico modo per ripararlo. “Se mi senti, sappi che ti attaccherò il principio di polmonite che mi beccherò stanotte! Mi stai facendo perdere la mia più grande opera d’arte e stavolta me la paghi, chiaro?! Ti metto un guinzaglio, lo giuro su mia madre! Anzi, mi compro un gatto, come la metti eh?!”
Lo scrollò sempre più forte. Lo odiava quando non rispondeva!
“E va bene, l’hai voluto tu, museruola e guinzaglio, e col cazzo che te ne compro uno morbido, catena a strozzo, ecco cosa ci vuole con i rognosi! E ora sappi che stiamo per entrare nella Foresta quindi vedi di farti trovare presentabile o ci aggiungo anche un giretto dal veterinario!” se lo sbatté in tasca sbuffando. “E ora andiamo a prenderci la febbre…”
“No, io non credo Potter…” 
Il cuore gli balzò in gola mentre la voce annoiata di Lily Evans si levò al di sopra dei suoi sfasi.
Si voltò con un balzo verso la Grifoncina che lo fissava appoggiata al muro, braccia conserte e sopracciglio inarcato.
“Hey!” esclamò James e, preso dal panico proprio come un cervo colto di sorpresa dai fari di una macchina, afferrò d’istinto il polso della rossa, trascinandola verso di sé.
“Ahia! Che diav…!” 
Ma James era stato troppo brusco e Lily si schiantò su di lui come un sacco di patate, con tanta forza che questi indietreggiò barcollando e cadde all'indietro, trascinandosela dietro.
Gridando in coro, si schiantarono a peso morto contro una porta che si spalancò di scatto, finendo in un piccolo ripostiglio con un sacco di scatoloni che gli si rovesciarono in testa, facendo sonore pernacchie.
“Ahia…” 
Lily batté le palpebre, puntellandosi sulle mani e facendo leva sulle braccia, togliendosi dalla testa un registro di classe. 
 “Cazzo…” mormorò Potter, sotto di lei, con una smorfia. “Evans, mannaggia a te, mi hai fatto…” ma quando James sollevò lentamente gli occhi, la frase gli morì in gola. “…male…” 
E si fermò tutto. Anche l’universo intero.
Lily Evans era vicina. Troppo.
I suoi occhi verdi erano così grandi che poteva specchiarcisi dentro…e…la sua bocca. La sua bocca era quasi ad un soffio dalla sua. 
Sentiva il suo respiro, l’odore dei suoi capelli che gli sfioravano il viso…e tutto il suo corpo contro di lui.
Lei fece per sollevarsi, avendo una strana cura nel non schiacciarlo, ma, improvvisamente, le gambe di James si strinsero contro i suoi fianchi, bloccandole ogni movimento e il capo dei Malandrini inchiodò i propri occhi nei suoi.
E in quel preciso istante, il tempo parve rallentare.
Lily Evans non riusciva a muoversi, ma non era stato per quel gesto. La tratteneva, era vero, ma avrebbe potuto sollevarsi facilmente, premendo un po’. Eppure… si sentiva paralizzata. Perché la guardava così e che cos’era? Quella sensazione…quel bruciore dentro, quella sorta di angoscia che le mozzava il fiato.
Aveva ancora le mani sul suo petto e, in un folle istante, si accorse che quelle bende erano davvero sottili. Percepiva sotto le dita il calore della sua pelle, i brividi che la facevano fremere, il pulsare del suo cuore. Stava battendo veloce…perché batteva così veloce?
Potter la fissava immobile, tenendosela contro, una espressione strana, assorta quasi.
La guardava come se non l’avesse mai vista prima. 
Come se cercasse di memorizzarla…come se…avesse paura di non rivederla mai più. 
Il suo sguardo, come una trappola. 
Stava per succedere un disastro, pensò confusamente Lily Evans, mentre le mani del ragazzo le sfiorarono le braccia con una sorta di bramosia violenta. Trattenne il respiro e qualcosa li attraversò come una scossa. 
Un grande disastro…
“James!”
Nemmeno una corrente elettrica avrebbe potuto staccarli più facilmente di così. 
I due sbarrarono gli occhi, facendo un balzo di due metri e, con sommo orrore, si trovarono faccia a faccia con Lupin e  Minus, che li osservavano a bocca aperta stagliati sulla porta.
E non si sa bene perché ma furono presi dal panico. Entrambi. 
“Non è come sembra!” gridarono in coro, scattando in piedi come molle.
“Ma che stavate facendo?” cominciò Minus, con il viso che si illuminava piano piano in un’espressione perfida.
“Ecco…noi…non…”
“Siamo caduti…e…”
Se li avessero beccati a copulare sarebbero stati meno in imbarazzo di così. Sembravano due assassini colti sulla scena del delitto.
“Abbiamo interrotto qualcosa?” sogghignò Remus, sotto i baffi, godendosi quel momento come mai in vita sua. “Vi siete dichiarati amore eterno nel ripostiglio? Ma davvero?”
“NO!” esclamarono in coro. “Andiamo!” continuarono sempre all’unisono. “Non potrei mai stare con…!” e si indicarono a vicenda. 
Poi si guardarono entrambi offesi. 
“Ah davvero? E io preferirei stare con un Serpeverde piuttosto che con te!”
Sempre in coro, come se si leggessero nel pensiero. Assurdo.
Sembravano due robot con le rotelle impostate sullo stesso meccanismo.
“L’ho sempre detto che questi due sono simbiotici.” Borbottò Minus, guardando quel tripudio di demenza, mentre come al solito presero a litigare come due faine.  
“Sai cosa?! Preferirei chiudermi in un convento piuttosto che lasciarmi mettere le mani addosso da uno come te!”
“Oh, non preoccuparti! Ti basta solo aprire la bocca per smorzare tutto quanto, potresti anche mettere da parte la bacchetta e limitarti a parlare!”
“Eh già, non sei abituato a qualcuna che sa dire qualcosa oltre a sì e no, eh?!”
“C’è altro di necessario in voi donne, per caso? Evans, la verità è che quell’idiota del tuo futuro maritino si sparerà in testa dopo averti ascoltata per un solo giorno!”
“Ah sì? Quell’imbecille della tua futura moglie invece non avrà di questi problemi, visto che te le scegli già lobotomizzate!”
“Meglio lobotomizzate che insopportabili so-tutto-io, sai?!”
“Ma come ti permetti?! BRUTTO MALEDUCATO CAFONE!”
“Mi permetto eccome, e a proposito, che cazzo ci facevi in giro eh? Mi stai spiando, ammettilo!”
“D-dettagli!” balbettò Lily, presa in contropiede, prima di piazzargli il dito davanti al naso. “E tu?! Hai voglia di combinare altri macelli?! Io sono stufa di te, te lo vuoi mettere in testa?!”
“Oh, buhu, povera Evans costretta a lavarsi in un bagno che sembra una sorgente termale e a togliere punti alla gente! Se ti fa tanto schifo fare il Prefetto puoi anche toglierti la spilla!”
“Oh cristo, che due palle voi due!” esplose Minus, lasciando tutti senza parole e facendo calare finalmente il silenzio. “Non vi reggo quando fate così! Ho già l’ansia di mio e se andate avanti giuro che alzo i tacchi e vi mollo a sbrigarvela con Sirius e Cristhine da soli! Ma che vi pensate, che siano tutti felici di rischiare l’osso del collo?! QUA ME LA STO FACENDO NEI PANTALONI, PER CUI VEDIAMO DI CHIUDERE LA FACCENDA IN FRETTA!”
“Un momento!” esclamò Lily. “Sirius e…hai detto Cristhine?!”
“Li abbiamo visti entrare nella Foresta Proibita.” Spiegò Remus.
“COOOOSAA?!”
“Vuoi abbassare la voce?!” ululò James, tra l’altro gridando anche lui. “Vuoi farci scoprire dagli Auror?!”
“Che accidenti ci fa Cristhine in quel postaccio?! Che cosa le sta facendo quel maniaco?! Lo sapevo, lo sapevo!” e prese a fare il solco, mordendosi le nocche. “Non ci si può fidare di voi Malandrini, non avrà nemmeno dietro lo spray al peperoncino!”
“Il cosa? No, non voglio saperlo. Senti, noi stiamo andando a recuperarli, per cui vedi di tornare a letto come le brave bambine e datti una calmata!” e fece per spingerla delicatamente verso il corridoio ma quella si scostò di scatto facendolo schiantare a terra.
“Ma siete deficienti?!” esplose, con un diavolo per capello. “Dovete chiamare i Professori!”
“Hey, genio, cosa pensi che succederà alla tua Cristhine quando verrà beccata nella Foresta Proibita assieme ad un ragazzo?” frecciò Potter, massaggiandosi il naso. “La questione va risolta fra di noi.”
La ragazza rimase immobile per un momento, distruggendosi le nocche in un rimugino ansioso.
Poi prese una decisione, sollevando di scatto il viso.
“Va bene. Ma vengo con voi.”
“Non se ne parla nemmeno!”
“Vuoi che fili dritta dai professori?”
James si passò la mano sulla faccia e in quel momento, apparve quasi stanco. 
“Ok. Dio, che razza di testona!”
Si fissarono con fastidio, avviandosi in silenzio giù per il giardino. Remus li fissava di tanto in tanto, sorridendo sotto i baffi nonostante la tensione che li avvolgeva. Erano corsi da Ramoso quando l’avevano visto vicino alla Evans sulla mappa, ma mai nella vita avrebbero pensato di ritrovarli incollati in un ripostiglio.
Ed ora quei due sembravano svalvolati e non fecero che litigare per tutto il tragitto come due isterici ma la verità era che quello era l’unico modo che avevano per nascondere l’imbarazzo.
Qualcosa quella sera aveva rotto la loro routine e si sentivano entrambi spaesati. Lo percepiva in James, perlomeno. Era turbato.
Il giardino profumava stranamente di rose ed era talmente assorto in quei pensieri che dimenticò di controllare la Mappa del Malandrino.
Proprio all’inizio degli alberi comparve una luce aranciata e tempo un istante Hagrid li beccò in pieno.
“E voi che accidenti ci fate qui?” scattò, sollevando la lanterna. Era avvolto da una giubba di pelle di drago e alla schiena portava una balestra grande come una casa.
“E tu?” prese tempo James, fissando con desiderio quell’arma gigantesca.
“Mi hanno chiamato i centauri. Pare che sia uscito qualcos’altro dal…” si interruppe di botto. “Non importa. Sta di fatto che c’è un Corno Corazzato che sta dando delle grane e va rispedito indietro.”
“E noi siamo qui per aiutarti.” Disse James mentre a Lily prendeva un collasso.
“Voi?” il mezzogigante alzò un sopracciglio, divertito.
“Ah-ah, simpatico Hagrid. E’ la punizione decisa dalla McGranitt.”
La Evans lo agguantò per la manica, pallida come la luna.
“Ma che accidenti stai facendo?!” bisbigliò sottovoce, nel panico, ma quello continuò imperterrito. 
“Accidenti! Dovete averla fatta bella grossa per una simile punizione!” borbottò il Guardiacaccia, grattandosi la barba. “Ma non sono nessuno per mettere in dubbio le decisioni di quelli là. Sapete almeno com’è un Corno Corazzato?”
“E’ simile ad un rinoceronte.” Spiegò Remus. “Ma è muschiato e ha zampe e dentatura da orso. Ah, e ha una corazza di titanio sul dorso che cresce insieme alle sue scaglie, fondendosi con il corpo.”
“E si ammazza solo con delle frecce speciali.” Disse Hagrid, orgoglioso, indicando la sacca. “Punta di diamante, ci ho messo tre giorni per recuperarle!”
“Forte!” tubò James estasiato, mentre la Evans e Minus sembravano sul punto di vomitare.
“Mi raccomando, statemi vicini voialtri. Hanno un gran brutto carattere i Corni Corazzati! Ma voi non vedete l’ora uh? Ah, non ci fa paura niente a questi ragazzacci qua, eh?” Hagrid fece calare la sua manona sulla sua testa, scompigliandogli i capelli in modo affettuoso ma con tale forza che per poco non gli staccò il collo.  
“Parla per loro!” sbottò Lily, imbronciata. Ma tu guarda in che situazione l’aveva cacciata quel demente! Che tra l’altro le scoccò un’occhiata maligna e le si avvicinò.
“Che c’è, Evans? Mica avrai paura…” 
“Pa-paura io?! Che ti salta in mente?! Tsé! Paura!”
Si addentrarono nella vegetazione che borbottava come una teiera, percorrendo un sentiero nascosto perfino alle stelle da alberi dritti e alti come colonne. 
Ai loro piedi veleggiava una nebbiolina biancastra che accarezzava la pelle da mettere i brividi.
Eppure…eppure quei quattro sembravano perfettamente a loro agio. Nessuno come Remus, che si muoveva come se conoscesse ogni sasso, ogni radice, come se potesse vedere al buio.
Qualcosa gracchiò improvvisamente nell’aria e, senza accorgersene, si avvicinò di più a James, come per istinto.
Camminarono senza sosta per circa venti minuti, accompagnati qua e là da ululati sinistri…e per cercare di non farsela addosso, la mente iniziò inevitabilmente a tornare a poco prima.
Cosa accidenti era successo?! Pensava, camminando con una smorfia. Quando James la guardava così, lei…lei si perdeva. 
Aveva davvero una guardia così bassa? Pensò tristemente, osservando le spalle del Malandrino, fasciate ancora dalle bende. E perché doveva portarle per forza così aderenti?!
Avvampò e quando se ne accorse, provò un moto di fastidio.
Quando l’aveva afferrata non si era difesa, non aveva fatto nulla. 
Totalmente inerme e in quell’istante le era apparso chiaro.
Stava…cedendo.
Lo sentiva sempre di più. Qualcosa si stava rompendo nel suo solido muro e quel qualcosa l’avrebbe divorata una volta aperto il varco, senza poi lasciarne traccia.
Stava per succedere un disastro, in quel ripostiglio. Un vero disastro.
“Il punto è vicino.” Borbottò Hagrid, davanti alla fila e indicò un albero spezzato a metà. “Ora bisogna essere il più silenziosi possibile.”
 
Crack!
 
“AH!” gridò Lily, balzando praticamente addosso a Potter e agguantandogli un braccio.
“Oh! Scusate!” disse mortificato Peter, che aveva calpestato un ramoscello secco. 
James e Lily si guardarono negli occhi e Lily, imbarazzatissima, si staccò all’istante.
“Tranquilla zucchero, ti proteggo io.” Le sorrise lui, bastardissimo. 
“So proteggermi da sola!” 
“Io non credo!”
“Scommetti?!”
“Silenzio!” li zittì Hagrid. “Ho sentito un rumore.”
E mentre andava in perlustrazione, i maghetti si strinsero l’un l’altro.
“Gente, dobbiamo scollarci.” Bisbigliò Remus, serio. “Sirius non si trova, sennò. E con un Corno Corazzato in giro non è molto prudente starsene da soli.”
“Eh già, dillo alla mente brillante qui di fianco che ci ha trascinati a cacciare un mostro…”
“Non dare la colpa a me, rossa, era l’unico modo per non farci rispedire indietro!”
“La piantate voi due?!” sbottò Peter, che era di un delicato verde vomito. “Remus, hai idee?”
“Io ne ho una.” Sibilò la Grifoncina. “Dirgli la verità e smetterla di infrangere regole.”
Lui sospirò appena, grattandosi il mento. Quando tornò Hagrid raddrizzò il busto, cercando le parole adatte.
“Hagrid, penso che sia meglio dividerci.”
“COSA?!” Balzarono insieme Lily e Peter.
“Non so se è una buona idea.” Rispose il mezzogigante. “Siete comunque studenti, voialtri!”
“Sì, ma così faremmo prima. E poi abbiamo studiato i Corni Corazzati al sesto anno.”
“Perché non l’hai detto prima? Hey, che ti prende Lily? Sei pallida! mica starai male vero?” 
Hagrid le si fece vicino, posandole una manona sulla fronte e facendola barcollare.
“No…io…io sto bene! Benissimo!”
James sbuffò. 
“Lily non vuole che ci separiamo perché ha paura, Hagrid.” Spiegò.
“Non è vero!” 
James fece per ribattere ma si fermò di colpo…e sollevò il capo di scatto, immobilizzandosi. Anche Remus si fermò di botto, sentendo qualcosa nel buio…un odore. Come di zolfo.
Dagli alberi si levò improvvisamente un ringhiare sommesso, minaccioso e agghiacciante.
Tutti si voltarono lentamente…avevano fatto talmente casino che non c’era più bisogno di cercare. 
Davanti a loro c’era una creatura enorme, il muso allungato e pieno di corni possenti come quello di un rinoceronte. Aprì le fauci, facendo colare della bava puzzolente e iniziò a raschiare con la zampa.
“Eccolo!” urlò Hagrid, puntandogli il dito contro.
Come infastidito da quell’urlo, il mostro infernale scattò con un ruggito assordante su di loro.
Fu un istante. 
James Potter balzò su Lily, spingendola di lato, appena poco prima che venisse travolta. Caddero tra i rovi mentre il Corno lanciò un ruggito degno di un troll.
“Stai bene?” le urlò, agguantandole il viso tra le mani. Lei annuì piano, troppo sconvolta per accorgersi di quel gesto.
“Credo di sì…”
“Rimani qui e non ti muovere!” le ordinò quello, balzando in piedi e stranamente, la rossa obbedì.
Il Corno Corazzato era circondato ma non sembrava particolarmente in ansia…no. Stava decidendo chi mangiarsi per primo. Ruggì ancora, scoprendo le fauci e scrollando la corazza di titanio barbaramente scolpita sul dorso. Poi partì all’attacco su Remus, che si nascose dietro un albero che fu praticamente spezzato in due.
“HAGRID, CHE CAVOLO, PERCHE’ NON LO COLPISCI?!” strillò Peter, nel panico, mentre veniva investito dal fogliame.
“Aspettate un momento! Devo caricare la balestra!” 
“PERCHE’ DIAMINE NON L'HAI CARICATA PRIMA?!” Sbraitò Lupin, protetto da due rami che impedirono che gli venisse staccata la testa di netto.
“Argh! Mi sono dimenticato…tenete duro!” disse Hagrid con una risatina nervosa, trafficando con l'arma.
“MA SICURO! FAI CON CALMA EH?!” ruggì James, buttandosi di lato per schivare una zampata del mostro, che aveva perso interesse per le prede nascoste sotto l’albero spezzato. “Stupeficium!”
Manco a dirlo, non gli fece niente. Anzi, lo fece incazzare il doppio.
Il Corno cercò di caricare James ma, all’improvviso, parve ripensarci e si girò sull'unica preda che non si agitava né scappava…ovvero Lily. 
Il suo ringhio sembrava più un ghigno malefico, dopo che ebbe preso la sua decisione.
“Hey!” indietreggiò quella, puntandogli contro la bacchetta. “Stammi lontano! Stupeficium!”
Niente. L’incantesimo gli si schiantò addosso come se fosse stata una piacevole brezza, irritandolo appena.
“Hey tu!” gridò James, afferrando un bastone e colpendolo sul dorso…ma con uno schiocco secco, quello si ruppe a metà.
“Oh cavoli…” esclamò, fissando orripilato la sua arma improvvisata ridotta ad un cumulo di schegge, con sottofondo le imprecazioni di Hagrid contro la sua balestra che si era incastrata.
Il Corno scalciò all’indietro e fu sbalzato di almeno dieci metri, finendo contro una roccia che gli mozzò il fiato nei polmoni.
“James!”
“Scappa Lily!” tossì quello, mentre la Grifoncina scartò di lato schivando una carica degna di un elefante, che frantumò la roccia dietro di lei.
Girò i tacchi e cominciò a correre alla cieca, inoltrandosi tra gli alberi e scomparendo alla vista.
 
 
 
 
 
 
“Anf…ti ho beccata, finalmente…”
Sirius Black si appoggiò ad un albero tenendosi un fianco. Riprendendo fiato, visto che aveva corso come un matto, puntò gli occhi neri sulle spalle minute di Cristhine McRanney.
Si era fermata, ma non si girò. C’era un piccolo spiazzo tra gli alberi, dove qualche roccia ricoperta di muschio spuntava fuori dal terreno dissestato. Sembrava di stare nel bosco di Biancaneve, dove i tronchi hanno volti contorti e occhi che spiano maligni.
“Allora, facciamo un ripassino del regolamento di Hogwarts, eh?” soffiò Black, avanzando. “Camminare da sola di notte nella Foresta Proibita non è un gran bel modo di sgranchirsi le gambe, se le vuoi ritrovare ancora attaccate al corpo la mattina dopo.”
Passo dopo passo, il bracciale di luce si faceva sempre più rosso e urticante. Cristo, che palle.
“So che c’entra poco, ma…sono obbligato a farti una domanda.” Ci andò giù cauto. E poi lo disse, tagliando la testa al toro. “Puoi dirmi la verità, Cristhine McRanney?”
Ma la Corvoncina non rispose. Si girò lentamente e  una volta che la vide in faccia, lo sguardo di Sirius divenne più serio. 
Aveva gli occhi girati all’indietro, bianchi, ed il viso di un pallore mortale, senza un’espressione.
Non fece in tempo a reagire.
Non fece in tempo a dire nient’altro.
Dal cielo cadde un libro. Un libro logoro…fatto di pelle umana. Cadde tra di loro con un tonfo leggero, spalancandosi a metà.
E, immediatamente dopo, qualcosa nacque alle sue spalle. 
Uno spiffero di malvagità pura fece fuggire gli insetti ai loro piedi ed un archetto di marmo nero emerse dal terreno con un brusio gorgogliante.
Era a forma acuta, liscio, levigato come se fosse stato immerso nella lava. Sulla cima, incisa nel marmo, una frase.
 
 
“Non è morto ciò che può attendere in eterno."
 
 
Qualcosa urlò nel silenzio e un enorme buco nero vorticante squarciò l’aria come la gola di un lupo, modellandosi dentro di esso nel giro di pochi istanti. E tutto parve precipitare.
La sua parte animale lo percepì ancor prima di vederlo: quel luogo si era fatto improvvisamente inquieto, disturbato, corrotto.
Un istante, e Sirius Black venne letteralmente schiacciato a terra dalla ondata di magia nera più potente che avesse mai sentito…mentre Cristhine rimase in piedi.
Impassibile. Come morta.
Sirius Black urlò, urlò il suo nome con tutto il fiato che aveva nei polmoni…mentre una enorme mano sottile e grifagna uscì dal portale, chiudendosi come una gabbia attorno al corpo della ragazza.
Umano.” Sibilò l’essere, di cui si vedeva solo il braccio enorme e lunghissimo, con una pelle che sembrava cuoio bruciato. “Percepisco il tuo cuore. Entra nel Necronomicon e danza con i morti.”
 
 
 
 
 
 
 “VA’ VIA!”
 
Gli alberi sfrecciavano veloci davanti ai suoi occhi spaventati e sembravano tutti una massa informe, scura e alta.
Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto, mentre il viso e le gambe ricevevano continuamente le frustate dei rovi.
Dove stava andando?
Lily Evans si guardò intorno.
Persa nel suo panico non riconosceva più il posto. Si stava allontanando troppo…ma l’importante era correre, non fermarsi mai.
I suoi muscoli le chiedevano a gran voce di farlo, perché non ce la facevano più, ma la paura era una voce più alta.
Incespicando nei rami e nelle radici, intravide finalmente uno spiazzo.
Arrivò ad una specie di collinetta, uno sperone di granito che dominava la vallata e che s’affacciava su un ramo del Lago Nero.
“Oddio!” esclamò con le mani sul petto, cercando di riprendere fiato, mentre le vie di fuga si erano praticamente azzerate a meno di non gettarsi di sotto.
Era spacciata. Lo sentiva vicino, velocissimo nonostante la stazza. Non c'era via d'uscita!
Si voltò a vedere quegli occhi gialli e luminosi che pian piano si ingrandivano e la fissavano. 
Il mostro uscì dall’ombra piano, ringhiando. 
Lily estrasse la bacchetta.
“Sta’ indietro!” gridò, furiosa. 
Sì, come no, l’ascoltava proprio! Quel maledetto continuava ad avanzare, pronto a sbranarla.
Una nube d’argento indugiò sulle montagne attorno, i bordi frastagliati illuminati dal bagliore della luna nascosta tra due picchi.
Passò rapida e il bagliore tenue di quel pianeta meraviglioso e dannato illuminò la sporgenza.
“Sta’ lontano, stupido bestione!”
Nella mente cercava disperatamente di ricordare un incantesimo, ma sembrava che la sua testa fosse stata svuotata. Cercò di sparargli contro un Bombarda quando il Corno spiccò un balzo enorme, facendola strillare.
Indietreggiò di scatto, correndo all’indietro fino a quando il piede non affondò nel vuoto e si ritrovò a rotolare giù dalla scarpata. 
Fu una caduta bella alta, e quando si fermò rimase immobile, confusa e intontita, sentendo il dolore della caduta passarle nel corpo a ondate feroci.
Acqua…
L’acqua le stava bagnando il viso. Era finita in riva al lago.
La freddezza di quelle acque sul capo bastarono a renderla di nuovo lucida.
“Ouf…” sbuffò, cercando di rialzarsi, facendo leva sulla braccia.
Si premette una mano sulla fronte, gemendo di nuovo. C’era un rivolo di sangue che iniziò a colare sulla tempia.
Il Corno era sparito.
Si alzò dolorante, barcollò e ricadde all’indietro nell'acqua con uno scroscio. 
Ok, bisognava fare piano. Si massaggiò le cosce e fece per risollevarsi quando alzando la faccia gridò.
Quel maledetto non era sparito!
Era davanti a lei, sempre con quel grugno che sembrava un ghigno malefico.
La ragazza cercò a tastoni la bacchetta…non la trovava… la testa le vorticata troppo forte…
La mezzaluna illuminò con una luce fioca il lago, mentre il Corno prese a correre.
Alzò la zampa pronto a ghermirla. Chiuse di scatto gli occhi…ma il colpo non arrivò. 
Nella valle risuonò uno scalpitio di zoccoli…e quando Lily si girò, osservando il punto che guardava anche l’essere, trattenne il respiro.
Un cervo?!
Era la creatura più bella che avesse mai visto. Era altissimo, con un’enorme impalcatura di corna argentate e dal manto bianco come la neve, che sotto i raggi della luna sembrava risplendere. 
Si parò nel mezzo tra il mostro e Lily, facendo leva sulle zampe posteriori e calciando con quelle davanti.
Il corno ruggì, quasi spaesato, ma il cervo non indietreggiò di un passo, puntandogli contro le corna. 
La stava…la stava difendendo?!
 
 
 
 
 
Un dito grande e sottile sfiorò la guancia di Cristhine. Era così grande che la sua testa ciondolò leggermente, a quel contatto. 
E cosa abbiamo qui?” sibilò di nuovo, con la voce bassa come se fosse lontanissimo. “Un nuovo giocattolo.”
“NON TOCCARLA!” Ruggì Sirius, riuscendo a sollevare il viso. “SE LE FAI DEL MALE…!”
Dal Necronomicon proveniva un rumore infernale ma la risata del demone si fece alta sopra di loro.
Cosa farai?” chiese pigramente, con perfida ironia. “E’ lei che vuole morire. E’ lei che vuole entrare.”
Alzarsi in piedi fu la cosa più difficile della sua vita. Quell’energia lo straziava. 
Ma doveva andare da lei. Quella mano…pensò, con orrore. Quella mano avrebbe potuto stritolarla come una farfalla.
Notevole.” Disse la voce dal Necronomicon. “Ma inutile. Eppure…cosa sento? Il tuo cuore…la tua anima. La tua anima è disperatamente divisa a metà, Sirius Black. E c’è una metà che mi interessa. Una metà degna. Lascia che vinca dentro di te e accoglierai l’immensità.”
“Ma…di che accidenti…stai parlando?!”
Entra con noi, umano. Vieni a ballare con i morti. Vieni all’inferno a servirci…la tua anima sta già bruciando.”
E Sirius Black ghiacciò. Le vene divennero gelide dentro i polsi, ed i brividi corsero sulla pelle. Continuò ad avanzare…ma ad ogni passo, qualcosa dentro si metteva ad urlare. Voleva fuggire…perché, in qualche piccolo angolo remoto dentro di lui, si sentiva attratto.
Quel portale…quel portale lo stava confondendo. Corrompendo…
Il vento si levò più forte, spezzando i rami, facendolo gridare di dolore.
E poi, improvvisamente, davanti a loro si smaterializzò qualcuno.
“Bla, bla, bla.” Disse una voce di donna con languida pigrizia. “Non dare retta a questo essere, ragazzino. Si nutre di vizi e vomita menzogne.”
La figura era alta, e sottile, o almeno così sembrava perché era interamente avvolta da un mantello con un enorme cappuccio che copriva il viso, di cui si vedevano solo due labbra morbide ed una pelle così perfetta da sembrare di marmo.
Allungò una mano, sfiorandolo con dita ghiacciate e qualcosa, dentro di lui …non avrebbe saputo spiegare la sensazione a parole.
Era come se fosse sporco ed improvvisamente fosse stato ripulito dal fango. La mano era sottile e leggera ma la presa sembrava forte come quella di un vampiro.
Lo trascinò come se fosse stato fatto di piuma, sbattendolo in ginocchio davanti al libro.
“Leggi.” Ordinò, annoiata. 
“Chi sei?!”
“Leggi.” Ripeté la figura. “O vuoi davvero entrare nel Necronomicon? Avresti gloria e potere più di qualsiasi altro essere umano…ma saresti comunque un servo.”
“Io…” Black le inchiodò gli occhi addosso, sconvolto. Non riusciva a vederle il viso… “Io devo salvare la mia compagna.”
“Nobile…” frecciò quella, indifferente. “Per uno come te.”
Volse il capo verso il portale, incrociando le braccia al petto.
“La tua compagna è stata punta da un Fiore dell’Oblio. Probabilmente dalla spina della Vita. E’ per questo che è venuta qui. Desidera morire…e quale modo più veloce di un passaggio diretto per l’Inferno?”
Custode.” La sbeffeggiò il demone. “Questi ragazzini ci fornirebbero qualche svago ma tu, oh mia cara, tu saresti la nostra più preziosa ospite. La tua anima splenderebbe in eterno bruciata nelle fiamme perpetue.”
“Grazie, passo.” Rispose la donna, per nulla impressionata. “Abalam, è tempo di tornare ad occuparti di altri sacrifici. Nessuno qui è interessato alla schiavitù infernale.”
Oh, ma chi ti dice che io non possa prendervi con la forza?” ridacchiò crudelmente quello, e la sua mano iniziò a stringere Cristhine, che gemette appena. “Siete briciole nelle mie mani.”
“Me lo dice il fatto che quegli idioti hanno aperto il passaggio con una Stella del Diaspro, per cui sei alla mercé di chiunque fino a che non passi del tutto da questa parte.  Ed i tuoi standard si sono davvero abbassati se ti accontenti di una bambina posseduta da una Rosa…”
“Hey!” urlò improvvisamente il Malandrino, al limite dei suoi nervi. “Io non so chi sei e che cosa cazzo sta succedendo, ma devi farlo smettere!”
La donna sorrise sotto il cappuccio. Un sorriso vuoto…da brividi. E nella sua voce ci fu qualcosa di sferzante, come se…come se lo disprezzasse.
“Io posso fare ben poco, Sirius Black. Ma tu puoi chiuderlo. Devi solo leggere.”
Indicò il libro e finalmente, il ragazzo osservò la scrittura. Un lungo brivido gli corse nuovamente sulla schiena, quando si accorse che era vergato con il sangue.
Umano.” Sibilò di nuovo il demone. “E’ la tua ultima possibilità per avere la gloria. In pochi hanno avuto il privilegio di un invito. Bisogna esserne degni.”
“Certo, come no, ci vengo due volte.” Frecciò l’altro, sfiorando le pagine logore con la mano che tremava. 
All’inizio le parole sembravano incomprensibili, dei geroglifici confusi. Poi, piano piano, si distesero colando anche un po’ per terra, con una zaffata di odore metallico da far venire la nausea.
 
 
                                                             Sezione delle Evocazioni.
 «La notte s'apre sull'orlo dell'abisso. Le porte dell'inferno sono chiuse: a tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo si desterà qualcosa per risponderti. Questo regalo lascio all'umanità: ecco le chiavi. Cerca le serrature; sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred. 
Per primo io le ho trovate: e sono pazzo. »
 
 
 
Qualcosa urlò, nella Foresta. Un lungo, lunghissimo grido straziato. 
Una energia di tenebra gli corse dentro. Potere…un potere così forte da mozzargli il respiro.
E poi, così come era apparso, l’archetto si distrusse accartocciandosi su se stesso e il buco nero si dissolse in uno sciame di mosche…che volò lontano.
Il libro si chiuse con uno scatto secco, serrandosi da solo e Cristhine cadde a terra, priva di sensi.
Scattò verso di lei come un fulmine, stringendola tra le braccia con ancora le grida in mezzo alla gola.
La figura avvolta nel mantello si avvicinò, chinandosi sul libro e sbattendolo in una sacca scura.
“Starà bene.” Mormorò a voce bassa, indicando la ragazza. “I Fiori dell’Oblio bruceranno a breve ora che la Stella del Diaspro si è chiusa e gli effetti spariranno in breve tempo.”
“Entro quando?” sussurrò Black, stringendosela contro. Non riusciva ancora a crederci…stava per morire… 
“L’effetto varia da persona a persona, ma di solito entro pochi giorni. Ora se non ti dispiace, mi leverò di torno.”
“Aspetta!” Sirius balzò in piedi, stringendo i pugni contro i jeans. “Ma si può sapere chi sei?!”
La donna sorrise. Un sorriso diabolico. Il vento le accarezzò il mantello con un sibilo, trascinando le foglie attorno a loro e muovendo il tessuto in ampie pieghe.
“Sono la strega più potente del mondo.” 
“Tu…cosa…?”
“Sono la custode del Necronomicon, di questo libro. Mi è stato rubato da un mago molto potente…un mago che sta arrivando per distruggere il mondo intero. Ma fortunatamente, ora è di nuovo nelle mie mani e non mi lascerò ingannare di nuovo. Non c’è altro che tu abbia il diritto di sapere. Non ho tutto il giorno. C’è un’altra domanda che ti preme sul cuore…”
Sirius ammutolì, fissandola con occhi grandi e vuoti. Una domanda…una domanda che non osava fare.
“Perché io? Perché l’hai fatto leggere a me?”  
La strega rise. Rise di gusto.
“Ti hanno invitato a servirli, ragazzo. Su una cosa il demone non mentiva: non accade spesso. Era veramente un privilegio.”
“Che cosa vuoi dire?”
Ma dentro, gelava. 
“Lo sai.” Rispose lei, divertita. “Sai che l’unico modo per chiudere un passaggio del Necronomicon è leggere il libro…ma solo chi ha recentemente commesso un’azione terribile può farlo senza diventare pazzo. Ti hanno invitato tra loro, Sirius Black, e questo poteva significare solo una cosa. Sei marcio.
Il mago cadde in ginocchio, piantandosi le unghie così a fondo nei palmi da lasciare il segno. La donna si smaterializzò piano, diventando un tutt’uno con le foglie.
“Ti ringrazio…” finì, diventando sempre più trasparente. “…Mi hai tolto una fatica. Addio, ragazzino.”
Il silenzio avvolgeva la Foresta Proibita, ora. Ma dentro, nel suo cuore distrutto, era come se qualcosa si fosse svegliato da un sogno. E quel qualcosa dentro di lui cominciò a urlare.
 
 
 
 
Nel momento stesso in cui il cervo veniva scagliato contro una siepe di Fiori dell’Oblio e mentre Lily gli saltava addosso cercando di dare una mano a quel povero animale, il Necronomicon fu chiuso…ed il Corno Corazzato scomparve assieme alle rose prima che la situazione diventasse fatale.
La ragazza cadde a terra con un tonfo, ansimando, la fronte imperlata di sudore…senza sapere cos’era successo.
Ci mise un bel po’ a sollevare la testa. Si sentiva ancora l’adrenalina in corpo, paralizzante. Dove cavolo era finito?!
“Accidenti…”
Se l’era vista veramente brutta…ma ora era tutto così calmo, le sembrava surreale.
Qualcosa le sfiorò il braccio, un tocco umido, dolce contro l’epidermide.
“Allora non ti ha ferito…” mormorò la ragazza, lasciandosi sfuggire un sorriso. “Grazie.”
Il cervo abbassò il capo, portando lo sguardo all’altezza di quello di Lily. 
Occhi d’oro. Aveva occhi d’oro. 
Le bastò un istante per capire una cosa fondamentale. Quello non era un animale normale.
Lentamente, avvicinò il muso sempre di più, fino a darle un buffetto sulle labbra.
Era come se fosse un gesto calcolato, pensò confusamente. Era come se ci fosse qualcosa, dietro quegli occhi. Una disperazione…un’angoscia e una bramosia senza pari. 
Sì, pensò, mentre gli sfiorava il muso. Quel gesto non era stato normale. 
Quel gesto nascondeva qualcos’altro.
Quel buffetto era stato come …
Come un bacio…
   
 
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