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Autore: G RAFFA uwetta    20/08/2018    1 recensioni
Voldemort, stanco degli insuccessi dei suoi Mangiamorte, affida alla sua fedele Nagini un compito: uccidere Harry Potter. Da qui, si intrecceranno le vite di molti e Harry, a sue spese, farà i conti con una realtà ben diversa da come l'aveva vissuta finora.
"L'invidia è il sentimento più radicato in ognuno di noi, trama a nostra insaputa e quando ne veniamo travolti ormai è già troppo tardi per rimediare."
Accenni Drarry e presenza di OOC.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Il morso del diavolo



Cap. 18 – ...trova sempre il suo nodo

Harry entrò lentamente nella stanza, quasi in punta di piedi, timoroso che un rumore improvviso avrebbe ridotto in frantumi quel poco che restava dell’anima del Pozionista; intanto, l’elfa lo tirava per i pantaloni, incitandolo a fare presto, continuando a borbottare tra sé: “cattiva Winky, cattiva Winky.” Ogni ricordo che il Grifondoro riuscì a evocare su Severus lo rammentava con la postura orgogliosa e rigida di un uomo costruitosi da sé. Su quel divano sfatto, invece, vi era raggomitolato un corpo consunto e dallo sguardo vacuo, le membra sobbalzavano scosse da forti tremori e le labbra, piegate in una smorfia atroce, trattenevano le urla che sarebbero state pungenti come spine di rovo.

Presto, Winky, passami il libro degli incantesimi, è quello con la copertina blu e gialla su quello scaffale laggiù, disse Harry, mentre si accostava al divano per detergere la fronte sudata di Severus. Ti ricordi se qualcuno ha pronunciato qualche incantesimo mentre lo portavi via? chiese con voce stanca e preoccupata Harry.

Winky ha sentito dire da uomo biondo Pessimum, pessim... L’elfa prese a battere la lesta contro il muro. Spiace me, spiace me, non ricordo, non ricordo. Piagnucolò.

Basta! La sgridò Harry, Non è colpa tua. Calmati e prova a pensare di nuovo.

Cattiva Winky, cattiva Winky, si disse il piccolo esserino mentre ritrovava la calma, come le era stato ordinato; Harry, affranto, scuoteva la testa sempre più nervoso e preoccupato.

Ecco ora me ricorda, sorrise soddisfatta Winky con i suoi tondi occhi acquosi, Pessimum Somnum Este.

Bravissima, la lodò il Grifone. Ora cerco la formula sul libro, intanto tu riordina la stanza e procuragli dei vestiti puliti. Febbrilmente prese a leggere le note finali del libro in cerca della pagina riservata a quell’incantesimo. Per una frazione di secondo, prima che l’elfa ricordasse, pensò di usare la Legilimanzia su Severus – aveva appreso quell’arte in modo teorico durante gli studi fatti insieme a Draco in quell’interminabile estate appena passata – ma scartò subito l’idea perché sarebbe stata invasiva e troppo intima: “Non voglio più sbagliare con lui, tengo troppo alla sua stima.”

Finalmente l’ho trovato! Balzò in piedi felice. Winky preparati. Harry rilesse più volte il testo per essere sicuro di aver capito quali fossero i movimenti giusti da eseguire, la perfetta sincronia ottenuta con la magia elfica avrebbe fatto il resto. Una volta pronunciato il contro incantesimo, si inginocchiò a lato del divano a scrutare ansioso, sul volto scavato dal dolore del Pozionista, i primi effetti positivi sulla mente del professore.

Per anni aveva inteso quell’uomo burbero un essere cattivo e crudele, anche per via del suo infantile perseguitare un ragazzino solo perché figlio dell’odiato rivale. Aveva creduto ciecamente ai racconti dei grandi e di conseguenza lo aveva profondamente odiato; non si era mai soffermato a comprendere perché Severus si impegnava tanto dal toglierlo sempre dai guai – forse perché spesso era lui stesso a mettercelo.

Ripensò – con una certa dose di vergogna – a quando, l’anno precedente, aveva rubato i ricordi del Pozionista e ne era rimasto profondamente turbato: James, insieme agli amici, si era rivelato un vero bullo. Ogni figlio dovrebbe ammirare incondizionatamente il proprio padre ma quella fede in lui stava vacillando. Ai propri occhi, il gesto eroico del padre, nell’aver affrontato più volte Voldemort, veniva offuscato dalle ingiustizie perpetrate quando era un annoiato ragazzino a Hogwarts: il fatto che appartenesse alla Casa di Grifondoro non giustificava in nessuna maniera l’intenzione arbitraria di ledere qualcun altro solo perché della fazione contraria. Inoltre, a proprie spese, aveva imparato che i pregiudizi infierivano ferite ben più profonde di qualsiasi spada.

Severus gli era sempre apparso come una figura scura e solitaria, ora sapeva che la sua era solo una maschera dietro la quale annegava nella propria disfatta, nella consapevolezza delle scelte sbagliate e soprattutto nel dolore della perdita. Nonostante tutto, non si era mai tirato indietro davanti alla prospettiva di proteggere proprio lui: il figlio di James Potter e della sua adorata Lily; rivestendo così un doppio ruolo barcamenandosi tra “buoni e cattivi” mantenendo comunque intatto il proprio carattere riservato e scorbutico. Come unico appoggio per non impazzire aveva trovato nel preside un valido mentore.

Harry, con gli occhi vacui come se fosse immerso in un Pensatoio, rammentò il terrore provato, il giorno in ospedale dopo il risveglio, nel trovarsi davanti la figura arcigna dell’odiato professore. Eppure Severus riuscì, con la pazienza e la dedizione con cui si prese cura della sua persona e l’affetto donatogli ingenuamente attraverso la cerva, a fare in modo che Harry si fidasse completamente di lui. Pian piano, scoprì che gli piaceva quella presenza discreta, sempre pronta a sorreggerlo – così diversa eppure così simile – che trovava un doveroso onore guadagnarsi il suo rispetto attraverso i progressi e si ritrovò, sempre più spesso, a desiderare di vedere, su quel volto pallido, quei sorrisi sinceri che gli donava così di rado.

Quando era rimasto solo, nella stanza buia lievemente rischiarata dalla cerva, Harry si era spesso domandato se era così che ci si sentiva quando si aveva accanto un padre. In fondo il genitore era una guida devota a cui aggrapparsi nei momenti bui, un’esplosione di complicità nei giorni grigi e noiosi, un abbraccio amorevole dato al momento giusto, magari mentre si condividevano gioie e dolori davanti a una tazza fumante di tè.

Harry, dopo l’incidente, con grande rammarico, si era reso conto che l’allora odiato professore era stato l’unico che si era davvero dato da fare per ritrovarlo. Anche dopo la sua ricomparsa, l’unico interesse che si era risvegliato nel preside era stato quello inerente alla sua salute magica. “Perché?”, pensò triste, “ Per loro ha così poco valore la mia persona?” Quella piccola incertezza lo destabilizzava. “A pensarci bene, forse Draco aveva visto giusto: mi sono circondato delle persone sbagliate.” Convintosi dell’ultimo pensiero appena espresso, Harry prese una drastica decisione: “Rivaluterò le mie amicizie seguendo canoni diversi, forse un po’ egoistici, ma ne va della mia stessa vita. Per ora posso sicuramente contare su Draco, i gemelli e soprattutto su Severus, benché non abbia ancora capito che ruolo abbia assunto nella mia vita.

Alzando gli occhi si accorse di essere osservato in modo bonario da due occhi d’onice finalmente lucidi, forse un po’ adombrati, ma indubbiamente presenti. Una forte sensazione di sollievo misto a gioia invase il cuore del Grifone che decise d’impulso di gettarsi tra le forti braccia dell’uomo che lo accolse titubante; Harry soffocò i propri singhiozzi nella veste sgualcita del Pozionista.

Bentornato, professore. Tutti noi abbiamo temuto per lei, Harry lo strinse ancora più forte, dando libero sfogo alle lacrime, ho avuto paura che non tornassi più da me. Severus rimase un po’ sorpreso da tali parole e mascherò l’imbarazzo con una leggera risata, Harry se la gustò con la guancia appoggiata al suo petto. Bentornato, Padre. Sussurrò piano assaporando ogni singola lettera – mai frase detta fu più sentita.

Frastornato, Severus allontanò da sé un reticente Harry per sondargli gli occhi limpidi e cercarvi della derisione, invece vi trovò traccia di un sentimento appena sbocciato e lui, con cautela, decise di custodirlo nel proprio cuore. “Avremo tutto il tempo per chiarirci,” pensò il professore emozionato, “ora voglio solo godermi questo momento speciale, rimanendo abbracciato a Harry.” Nessuno di loro due fece molto caso all’elfa che, felice, saltellava per tutta la stanza.

Purtroppo, a malincuore dovettero staccarsi: avevano una faccenda in sospeso da sistemare.

Padre, Entrambi assaporano, con un piacevole brivido, la parola, ho mandato Draco a scoprire chi, tra gli studenti, perché è certo che sia stato uno di loro, mi ha venduto a Voldemort. Tra poco entrerò anche io in Sala Grande, te la senti di affrontare la scolaresca subito dopo? Un’espressione insondabile si dipinse sul volto di Severus, ancora un po’ sofferente, mentre gli accarezzava con il dito la cicatrice lievemente arrossata sulla fronte, poi, con un sorriso ferino, gli occhi incattiviti, fece un impercettibile gesto di assenso.

Che la commedia abbia inizio.



Note dell’autrice: grazie a chiunque legge e leggerà, a chiunque apprezzi la mia storia e soprattutto a chi commenta. Buona lettura.

   
 
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