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Autore: _Blanca_    21/08/2018    2 recensioni
| Contesto → Pacifist Route | ● | Deviant!Connor + Human!OC ♡ | ● | Reporter/Detective relationship tropes |
Nova Barton è una reporter freelance nella Detroit del 2038. La metropoli sa essere un’arena ostile e Nova si arrangia come può per sbarcare il lunario. Non era certo nei suoi piani finire invischiata nelle indagini di un tenente di polizia perennemente di cattivo umore e del suo improbabile collega: un avanzatissimo modello di androide, programmato per dare la caccia ai cosiddetti devianti. Che Nova lo voglia o meno, anche lei dovrà fare i conti con le conseguenze delle proprie scelte.
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{ 06.20 capitoli revisionati » 1 – 21 }
Genere: Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Hank Anderson, Kara/AX400, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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C.05

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 005. BREAK THE GLASS







DATA: 5 NOVEMBRE 2038
ORA: 23:15

RAVENDALE DISTRICT, WADE STREET


«Siamo arrivate.»
Nova abbassa il cappuccio della giacca. L'ombrello è stato affidato all’androide, perché coprisse la bambina dalla pioggia. Ha scoperto che la piccola si chiama Alice, ma non è riuscita a farsi dire il cognome o in quale zona della città abitino. E i tentativi di rallegrare Alice con la promessa di una fetta di meringata al limone non hanno scalfito di un millimetro la loro reticenza.
Nova scivola nell’androne e la AX400 la segue a ruota, tenendo per mano Alice; e continua a tenerle la mano mentre lei chiude il portone e fa cenno di seguirla, in silenzio, verso le scale male illuminate.
La speranza di un rientro in sordina si infrange contro la signora Sondergaard. È di nuovo sul pianerottolo, più cosciente del solito. Lo sguardo cesio si pianta su Nova. «Dove sei stata a quest’ora di notte?» bercia, con la voce catarrosa di chi ha più catrame che ossigeno nei polmoni.
Nova resta calma. Nessun inquilino si prenderà il disturbo di mettere il naso fuori per scoprire contro chi stia abbaiando la Sondergaard; sono assuefatti ai suoi deliri. Così si ferma, attende che l’androide conduca Alice verso la rampa successiva e poi, con un placido «Torni a dormire, Joan», riprende la salita.
«Non voglio sconosciuti del mio palazzo!» La voce della signora Sondergaard rimbomba nella tromba delle scale. «Non voglio sconosciuti nel mio palazzo!»

«Quella donna fa un sacco di confusione ma è innocua» assicura Nova, chiudendo la porta del suo appartamento. «Lascia lì l’ombrello.» Accenna alla sagoma del portaombrelli, in un angolo del corridoio in penombra, e un sommesso tump la informa che l'androide ha obbedito.
Nova fa strada fino al soggiorno.
Accende la luce.
La AX400 resta sulla soglia, una mano sulla spalla della bambina, e la bambina spia la stanza da dietro la gamba dell’androide, entrambe palesemente sospettose nei confronti di Nova almeno quanto lei lo è nei loro. 
La donna si sforza di tenere le labbra stiracchiate in un sorriso. Chiama la polizia e facciamola finita, suggerisce il buon senso. «Non è una suite ma il divano è comodo e non mi hanno ancora tagliato il riscaldamento.»
Androide e bambina la guardano, in silenzio.
Nova ci riprova. 
«Non c’è nessuno in casa, okay? Dove potrei nasconderlo un altro inquilino? Nel frigorifero? A proposito... Alice, che ne dici di uno di quella fetta di torta?»
La bambina abbassa lo sguardo e scuote la testa.
«Biscotti e latte caldo? Possiamo metterci del cioccolato.»
«Non ho fame» mormora Alice.
«Mai hai freddo» interviene dolcemente l’androide. «Dobbiamo togliere questi vestiti bagnati.»
«Potete usare il bagno.» Nova gesticola verso il corridoio. «Gli asciugamani puliti sono nella cesta vicino al lavandino.»
Una parvenza di sorriso, piccolo e formale, affiora sul volto della AX400. «Va bene... andiamo, Alice.» Si volta, sospinge la bambina fin dentro il bagno e chiude la porta.
Nova resta piantata al centro della stanza in balia dell'indecisione. Poi una goccia d’acqua precipita giù dall’orlo della giacca a vento e rimbalza sul linoleum e lei si riprende. Deve sistemare una cosa alla volta. Sfila la giacca, la appende al gancio fuori dalla porta della camera da letto, sta per entrare in camera ma le voci che arrivano dal bagno la bloccano con le dita strette sul pomello.
L’appartamento è piccolo, i muri sottili e riesce a distinguere le parole sussurrate.
«Pensi che possiamo fidarci?» sta dicendo Alice.
«Non lo so, Alice» replica l’androide con una placida tenerezza. «So solo che per questa notte starai al caldo e all'asciutto.»
Una pausa.
Un fruscio di stoffa.
Poi la voce avvilita della bambina. «Perché non mi voleva bene? Perché era sempre arrabbiato con me? Volevo solo vivere come le altre bambine. Forse ho sbagliato qualcosa. Non ero abbastanza brava. Ecco perché era così arrabbiato. Volevo che fossimo una famiglia. Volevo che mi volesse bene. Non potevamo essere felici?»
Le risposta dell’androide giunge dopo un lungo silenzio.
«Non lo so, Alice.»
«Tu non mi lascerai, vero? Prometti di non andare?»
Di nuovo silenzio.
«Te lo prometto.»
«Noi staremo sempre insieme?»
«Per sempre.»
Nova si accorge di star trattenendo il fiato. Ruota il pomello e si rifugia in camera. Respira normalmente ora, eppure i polmoni le fanno ancora male; è un dolorino sottile, affilato e continuo, come uno spillo infilato in mezzo al petto.
Accende la luce sul comodino e un soffuso chiarore dall’anima violacea si diffonde nella stanzetta: i muri sono della stessa tonalità di blu slavato del soggiorno e l’arredamento è altrettanto essenziale; tre ante di un armadio a muro, un letto a due piazze, una sedia e una scrivania. Nova apre le ante dell’armadio e deve issarsi sulle punte dei piedi per recuperare un plaid dal ripiano più alto.
Quando torna in soggiorno, Alice sta osservando i soprammobili sotto la TV; indossa una lunga t-shirt bianca e verde fa a mo' di camicia da notte.
«Ho lasciato i vestiti di Alice in bagno ad asciugare» comunica l’androide. «Non disturberemo a lungo. Ce ne andremo domani mattina presto.»
Nova, appoggiando sul divano la coperta, sta per chiedere dove esattamente abbiano intenzione di andare.
Crack!
La ballerina di vetro è andata in frantumi; testa, braccia e gambe sono sparpagliati sul pavimento. E Alice ha un'espressione terrorizzata. Il terrore puro di chi attende una punizione inevitabile. 
Il dolorino al petto di Nova si trasforma in qualcosa che le ricorda quanto sia accurata la frase ‘una stretta al cuore.’ «Beh, non è successo nulla» sospira, allegramente. «Stiamo solo attente a non mettere i piedi sul vetro. Ora puliamo tutto.»
«Posso occuparmene io.» Qualcosa di paragonabile a un senso di urgenza vibra nella voce dell'androide, quasi il suo fosse un desiderio di fare ammenda per il danno piuttosto che l'input della programmazione.
«No, tu bada a lei.»
Per qualche secondo si sente solo il picchiettare della pioggia contro la finestra e il grattare delle setole della spazzola: Nova raccoglie i frammenti di vetro in una paletta, la AX400 prepara il divano, spostando i cuscini e stendendo la coperta, Alice è seduta sul bracciolo del divano, la testa bassa, le manine in grembo e le gambette a penzoloni.  
Nova la osserva con la coda dell'occhio. Abbandona spazzola e paletta sul pavimento, prende il peluche di patchwork dal ripiano sotto la TV e si avvicina ad Alice, accucciandosi sui talloni per portarsi all'altezza del suo sguardo umido. Sorride. E scopre di non doversi sforzare adesso.
«Questo ti piace?»
Alice guarda il pupazzo e non dice nulla.
«Se ti piace, puoi prenderlo. Te lo regalo.»
Il broncio della bambina trema. Forse è ancora troppo diffidente. Forse non si capacita del perché stia ricevendo un regalo, dopo che ha rotto qualcosa. Ma alla fine trova il coraggio di accogliere tra le mani il gattone di pezza.

   
 
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