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Autore: Ms Mary Santiago    22/08/2018    5 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – Conclusa]
Dal testo:
«Se la selezione del Club ha avuto una buona annata, il suo gruppo «ideale» consisterà in: un capitano, un redattore del Giornale scolastico, un edonista, un Prefetto, un ubriacone con la media dell’Eccezionale, un aspirante Ministro, uno straniero, uno schifosamente ricco, un donnaiolo, una bellezza devastante, uno spirito libero, un anticonformista, un aspirante Auror, un tizio di cui nessuno ha mai sentito parlare prima d'allora. »
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 13

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

Il clima che si respirava in quel momento era quantomeno strano, considerò Lucas mentre osservava India che veniva tirata fuori dalla fossa dalle mani delicate di Olivia. Prima Damon, adesso lei … chi si sarebbe mai immaginato che quella prova avrebbe messo a nudo tutte quelle questioni sentimentali irrisolte.

Non di certo lui.

Si voltò verso Amaranthe, che appariva a sua volta incuriosita e sorpresa.

- Tu avevi capito qualcosa? –

La ragazza scosse il capo.

- Evidentemente oltre a Scarlett e Kate ci sono anche moltissime altre persone all’interno del castello che si tengono le cose per sé. –

Annuì in silenzio, rabbrividendo leggermente quando le iridi di Alther si soffermarono su di loro.

- Direi che è ora di far entrare nella fossa qualcun altro o rimarremo qui per tutta la notte … Amaranthe che ne dici di essere la prossima? –

La Corvonero deglutì e prese un respiro profondo prima di farsi avanti a testa alta.

Aveva affrontato di peggio, poteva andare fino in fondo a quella prova.

Sentì la mano di Lucas accarezzarle appena la spalla in un muto incoraggiamento.

Si avvicinò al margine della fossa e attese pazientemente che si occupassero di lei e la calassero all’interno, voltandosi appena verso l’amico per rivolgergli un’occhiata volta a rassicurarlo.

Sarebbe andato tutto bene.

 

 

 

 

 

Amaranthe fece per alzarsi dal letto, attirata dal rumore che proveniva dalla stanza dei genitori, ma suo fratello maggiore la richiamò.

- La mamma e il papà stanno litigando di nuovo. Lo sai che la mamma non vuole che usciamo dalla stanza quando succede. –

Annuì in silenzio, rimanendo seduta con i piedi fuori dal bordo del letto e la vestaglia semi infilata.

Henrik la raggiunse, sedendole accanto e abbracciandola stretta.

- Vuoi che ti faccia spazio nel mio letto? –

Sforzandosi di reprime le lacrime, mentre le urla crescevano, Amaranthe seguì il fratello verso il suo letto e si lasciò aiutare a sdraiarsi. Si rannicchiò contro di lui, nello spazio tra la schiena di Henrik e il muro, lì dove sapeva che sarebbe rimasta protetta da ogni cosa.

 

 

 

 

 

- Non è un litigio come tutti gli altri, le urla della mamma sembrano di paura. –

Questa volta Henrik non riuscì a convincerla a rimettersi a letto e tornare a dormire, non quando sentiva sua madre urlare contro il marito con quanto fiato aveva in gola.

Il frastuono fu tale che per un attimo Amaranthe si chiese se non fosse crollata una parte della casa.

Fu allora che sfuggì all’abbraccio di Henrik e scappò fuori dalla loro stanza, gridando a gran voce il nome della mamma.

Sentiva i passi di suo fratello mentre le correva dietro, provando a convincerla a tornare in stanza … e poi li videro.

Sua madre aveva un’espressione che non le aveva mai visto prima, a metà tra il terrorizzato e il furioso, e puntava la bacchetta contro il loro papà che appariva spiritato e dagli occhi vacui.

- Non ti permetterò di fare del male a me o ai ragazzi, Isaak, non più … Avada Kedavra! –

 

 

 

 

 

La luce con cui i ragazzi del Club illuminavano la fossa per un atttimo le ricordò il luccichio verde emanato dalla bacchetta di sua madre dieci anni prima.

Scosse il capo, imponendosi di mantenere la lucidità.

Era nel presente, tornare con la mente al passato non l’avrebbe aiutata.

- Tutti noi sappiamo più o meno nel dettaglio dell’incidente occorso a tuo padre -, iniziò Alther, - dopotutto tua madre era pur sempre una Travers prima di essere diseredata. Sappiamo che lei scelse di sposare un Nato Babbano, ma tu cosa pensi della sua decisione? Dopotutto per quanto ne so tu e tuo fratello non avete avuto un’infanzia semplice. –

Sentendo nominare Henrik non potè fare a meno di serrare la mandibola con decisione.

Lui era l’ultima persona a cui avesse tenuto davvero e da quel momento aveva sempre avuto paura di affezionarsi agli altri.

Le persone non erano eterne e certe volte sapevano deluderti in modo tremendo.

- Le cose non sono state semplici -, confermò gelida, - ma sono qui quindi suppongo che abbia la scorza abbastanza dura da saper resistere. Quanto a mia madre, non posso dire di approvare la sua scelta … o per meglio dire non approvo l’uomo sul quale è ricaduta. –

- Avesti fatto una scelta diversa, dunque? –

- Sicuramente. –

 

 

 

 

 

- Henrik sei sicuro di sentirti bene? –

Suo fratello finì di preparare il baule in vista del loro ritorno a Hogwarts, riponendo la sciarpa con i colori di Grifondoro con estrema cura. Dopotutto tutti gli anni passati ad aiutare la madre nella cura della casa e nel mandare avanti quanto rimaneva della sua famiglia lo avevano reso un perfetto “uomo di casa”.

- Certo che sto bene, perché non dovrei? –

Era difficile da dirsi, ma nell’ultimo periodo Amaranthe aveva notato che Henrik sembrava estraniarsi e aveva cominciato ad avere un aspetto malaticcio e poco curato.

Cose strane per un tipo preciso e ordinato come lui.

- Mi sembri un po’ pallido e hai delle brutte occhiaie … non vorrei che avessi l’influenza o qualcosa di simile. –

Le rivolse un sorriso lieve, scompigliandole i capelli.

- Se tutti quelli con cui fai la burbera a scuola ti vedessero in questo momento cambierebbero idea sul tuo conto all’istante. Amaranthe passione crocerossina. –

Sbuffò, rivolgendogli una linguaccia.

- Spiritoso. Mi preoccupo solo per te, sei tutto quello che mi resta. –

- C’è sempre la mamma. –

- Non è lo stesso e lo sai. –

 

 

 

 

 

- Ti ringrazio per la tua sincerità, Amaranthe; un’ultima domanda e ti lascio uscire di lì. Come stai dopo quanto è successo ad Henrik? Dopotutto è passato poco tempo … -

Lasciò in sospeso la domanda e assunse un tono leggermente più pacato; la ragazza suppose che fosse il massimo in fatto a tatto che potesse ottenere da Alther Rosenrot.

Tuttavia parlare di Henrik era una fitta al cuore.

Quando era morto un pezzo di lei se n’era andato per sempre.

- Sto bene -, replicò consapevole che il terriccio aveva cominciato a franare verso di lei, - Cioè intendo dire che sto bene quanto possa starlo una persona che ha perso suo fratello. Dubito che la mia reazione potrebbe essere diversa da quella di chiunque altro abbia un fratello o una sorella a cui è legato. –

Killian si fece avanti tossicchiando discretamente e picchiettando sulla spalla dell’amico.

Doveva essere un invito a mettere termine all’interrogatorio e tirarla fuori di lì … o perlomeno così parve interpretarlo Alther perché i legacci che tenevano Amaranthe si dissolsero nel nulla e la mano del Serpeverde si tese verso di lei tirandola fuori dalla fossa.

 

 

 

 

 

Henrik era riverso sul pavimento del bagno di casa loro.

I suoi sospetti si erano rivelati fondati già settimane prima, quando aveva scoperto che suo fratello aveva trovato rifugio dal dolore e dal ricordo della morte paterna negli oppiacei, ma affrontarlo sembrava non essere servito a nulla nella lotta per arginare quella spaventosa dipendenza.

E alla fine se n’era andato.

Amaranthe non sapeva se fosse stato un incidente, una fatalità, oppure la sua volontà.

Sapeva solo che adesso era davvero, ineluttabilmente, sola.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Damon trascinò nervosamente i piedi a terra osservando il volto di Elizabeth a pochi centimetri da lui.

Fu lei a rompere il silenzio con la sua solita schiettezza.

- È vero quello che hai detto? Da quanto va avanti questa storia? E perché non me lo hai mai detto prima? –

Alzò le mani per arginare quel fiume di domande in piena che lo stava per sommergere.

- Una domanda per volta, Effy, o finirò con il dimenticarmi persino quello che mi hai chiesto. Sì, è ovvio che è la verità oppure la terra mi avrebbe sommerso, lo sai. Va avanti da … non so con precisione, sicuramente anni. E non te l’ho mai detto prima perché ho visto come ti sei comportata dopo quella volta in cui ci siamo baciati da sbronzi – concluse mestamente.

La vide arrossire e tentennare.

Sembrava che per la prima volta nella vita le avesse tolto ogni parola dalla bocca.

- Tu … Tu ti ricordi di quella sera? –

- Molto nitidamente, non basterebbe tutto l’alcol del mondo per farmi dimenticare la sensazione delle tue labbra sulle mie e del tuo corpo contro di me. –

- Io credevo che non te lo ricordassi, che fossi troppo ubriaco, non avrei mai immaginato che avessi fatto finta di nulla per tutto questo tempo. –

- Come hai fatto tu? –

- Già. –

- Credo di averlo fatto perché non avrei sopportato l’idea di perderti. Siamo amici da anni, Effy, e a te ci tengo davvero. –

La mora annuì, mordendosi nervosamente il labbro inferiore.

- Provo lo stesso per te, spero che tu lo sappia, e l’idea di incasinare tutto mi spaventava da morire. –

- E adesso che sai che per me è lo stesso cosa pensi? –

- Che questa storia mi terrorizza – ammise.

- Di sicuro non può essere più terrificante di tuo fratello – scherzò Damon di rimando.

Risero all’unisono, avvicinandosi ancora di più l’uno all’altra.

Le cinse i fianchi con una mano mentre con l’altra saliva ad accarezzarle il volto dagli zigomi alti.

- Se io sono riuscito ad affrontare Killian tu pensi di riuscire a darci un’occasione e stare a vedere come va a finire? –

Si alzò in punta di piedi, posando le labbra sulle sue.

- Lo prendo per un sì – replicò il ragazzo a fior di labbra prima di rispondere al bacio.

Assaporò il sapore delle labbra di Effy, beandosi della sensazione di poterla tenere stretta a sé senza temere nulla, finchè l’urlo nei pressi della radura in cui si stava continuando a tenere la prova non li spinse a separarsi.

Le iridi verdi di Elizabeth si sgranarono quando alle loro orecchie giunse anche un cupo ruggito sommesso.

C’erano pochi animali all’interno della Foresta Proibita capaci di un verso simile e le sue paure peggiori sembravano sul punto di prendere forma in modo molto reale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ebbene sì, Bea ha ragione quando dice che sono una persona veramente bruttissima xD Scherzi a parte, in realtà avevo un’altra idea circa il capitolo e come farlo terminare, ma motivi indipendenti dalla mia volontà mi hanno costretto a modificare leggermente la trama. Perciò mi dispiace lasciarvi nuovamente in sospeso, ma vi annuncio che mi impegnerò affinchè il capitolo seguente arrivi con un limite temporale ragionevole come nel caso di questo perciò entro la fine della settimana saprete a cosa andranno incontro i vari OC.

A presto.

Stay tuned.

XO XO,

Mary

 

 

 

 

 

 

   
 
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