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Autore: Felixia    22/08/2018    1 recensioni
[Yooseven]
La monotonia della chatroom dell'RFA verrà sconvolta dall'arrivo di un nuovo personaggio: nome utente MC. La ragazza si rivelerà una grande amica per Yoosung che finalmente si renderà conto di quel che prova davvero per quello che aveva sempre considerato il suo più grande amico. Ma come reagirà Seven a questa novità? E come potrà affrontare il suo terribile passato tornato a galla così all'improvviso?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: 707, Un po' tutti, Yoosung Kim
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Quando Yoosung raggiunse Seven, Zen stava già urlando.

“Luciel, non sto scherzando! Sento che succederà qualcosa!” il tono dell’attore era piuttosto agitato.

“Zen, era solo un sogno, calmati!” rispose Seven.

“Che sta succedendo?” chiese il più giovane intromettendosi nella discussione.

“Ho fatto un sogno, Mi-Cha verrà rapita, dobbiamo subito andare da lei o sarà troppo tardi!” si affrettò a spiegare Zen sconvolto.

“Di che stai parlando? Le ho parlato poco fa ed andava tutto bene…” Yoosung era confuso da tutta quell’isteria, Zen era sempre stato un tipo impulsivo, forse troppo passionale, ma quella volta era diverso, sembrava realmente preoccupato, inoltre era evidente che avesse corso per arrivare fin lì, era completamente sudato.

“Ti dico che succederà qualcosa di brutto!” urlò in risposta, poi si rivolse a Seven “Ora dammi il dannatissimo indirizzo di quell’appartamento!”

“...Non posso, lo sai che è un’informazione riserv-” iniziò a rispondere l’hacker, ma Zen lo interruppe afferrandolo per le spalle e costringendolo a guardarlo in faccia: “Non me ne importa niente dei tuoi maledetti segreti con V! Dammi quell’indirizzo e basta!”

“Ehi, datti una calmata!” Yoosung cercò di allontanare come meglio poteva Zen da Seven, la differenza di altezza e di muscoli non erano dalla sua parte, ma non poteva permettere che l’attore si lasciasse trasportare dalla rabbia proprio contro Seven “Se sei certo che Mi-Cha è in pericolo, allora andremo tutti insieme a salvarla!”. A quel punto guardò negli occhi Seven aspettando la sua risposta.

“Ragazzi, io non…” cercò un’altra volta di spiegare, ma ormai entrambi erano contro di lui, inoltre Yoosung lo stava guardando dritto negli occhi con così tanta determinazione che cedette “Va bene, prendiamo la mia macchina”. Yoosung cercò di fargli coraggio poggiandogli una mano sulla spalla e sorridendogli come per dirgli che era la cosa più giusta da fare e che aveva il suo sostegno. Seven non potè che ricambiare quel sorriso.

 

Seven era sempre stato amante dei motori, gli piaceva guidare e spesso era spericolato, ma mai come quella volta. Completamente concentrato sulla guida non fece granché caso ai suoi due passeggeri, Zen era seduto a fianco a lui e fissava la strada senza dire una parola, mentre Yoosung era sul sedile posteriore impegnato a reggersi con tutte le sue forze per non venire sballottato da una parte all’altra dell’abitacolo.

Non appena i tre scesero dall’auto, sentirono un rumore di vetri infranti provenire dal palazzo davanti al quale Seven aveva parcheggiato. Subito alzarono lo sguardo catturati da quel frastuono. Dall’espressione preoccupata di Seven, gli altri due capirono immediatamente che quello doveva essere l’appartamento di Rika e che c’era davvero qualcosa che non andava.

Corsero all’impazzata finché non raggiunsero la porta, Zen provò a suonare il campanello, poi a bussare, finché Seven non lo scanzò e inserì la password per aprire la porta. Tutti e tre si precipitarono all’interno dell’appartamento, davanti a loro trovarono Mi-Cha trattenuta da un uomo con i capelli bianchi e rosati, una maschera nera che gli copriva il viso e degli occhi color menta.

“Mi-Cha, stai bene?!” Yoosung si apprestò a chiedere senza avere idea di cosa fare.

“I-io sì, sto bene!” rispose lei con la voce spezzata dalla paura e dal braccio dell’uomo che le stringeva la gola.

“Non ho idea di chi tu sia, ma lasciala andare immediatamente!” Zen era fuori di sè per la rabbia.

“Non ho alcuna intenzione di farlo, lei verrà in paradiso con me.” rispose l’uomo con un sorriso angelico sul volto “Oh, ma guarda un po’ chi c’è, Luciel Choi in persona”

“Cosa? Mi conosci?” Seven era confuso, sapeva che si trovava di fronte all’hacker che gli aveva dato filo da torcere per giorni e giorni, ma come faceva a sapere il suo nome?

“Probabilmente ti sei dimenticato di me, mi hai lasciato indietro come ogni altra cosa della tua vita precedente” si tolse la maschera che gli copriva il volto mentre pronunciava queste parole “Non mi riconosci neanche adesso?”

“No, è impossibile…” Seven sentì una fitta allo stomaco nel rivedere il suo stesso volto di fronte a sè, era come trovarsi davanti ad uno specchio, era così tanto tempo che non provava più quella sensazione, gli era mancata così tanto, eppure adesso non era felice, non lo era affatto, perché non avrebbe mai voluto riviverla in quel modo.

“Seven, cosa sta succedendo?” Yoosung cercò di riportarlo alla realtà afferrandogli un braccio, perché l’hacker era così simile a lui? Chi diavolo era quella persona? Seven non sembrò reagire al tocco di Yoosung, il suo sguardo rimase fisso sull’hacker di fronte a lui, incapace di smettere di guardarlo.

“Perché tu…! Che ci fai qui!? Tu sei Saeran, giusto…? Come fai a sapere come si hackera? Rika mi aveva detto che tu...” Seven aveva un tono confuso, amareggiato, sembrava sull’orlo delle lacrime.

“Non ti permettere di dire quei nomi, li contamini, traditore!” urlò Saeran rivelando tutta la rabbia che aveva nascosto dietro quel sorriso angelico fino a quel momento.

“Rika non mi avrebbe mai mentito, lei…” la sua voce era sempre più sottile, come se non stesse più parlando con qualcuno, come se stesse semplicemente cercando di convincere se stesso di quel che diceva.

“Qui l’unico che mente sei tu” gli occhi dell’hacker erano spalancati e le sue sopracciglia aggrottate in maniera spaventosa.

“Io non sto mentendo!” l’urlo di Seven era disperato, non poteva credere davvero che lui lo avesse abbandonato volontariamente.

“No? Avevi promesso di proteggermi, di restare con me, di vivere insieme felici dopo essere scappati da quel posto orrendo. Ricordo tutte le bugie che mi hai detto.” questa volta la risposta di Saeran fu più pacata, come se si fosse ripetuto talmente tante volte quella frase in mente che ormai la recitava come il verso di una preghiera, credendoci ciecamente.

“Seven…?” cercò di richiamare la sua attenzione, non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma non poteva vederlo soffrire in quel modo, semplicemente non poteva.

“Luciel, non ho idea di che stia succedendo fra te e questo tipo, ma lasciate fuori da tutto questo Mi-Cha” intervenne Zen con decisione.

“L’ho portata io qui, lei è mia” rispose Saeran stringendo più forte il collo della ragazza terrorizzata.

“Non ti permettere di farle del male!” Zen fece un passo avanti con fare minaccioso verso l’hacker che istintivamente si allontanò e la sua mano scivolò di fronte alla ragazza che subito ne approfittò mordendola con tutte le forze che aveva. Tutto successe nel giro di qualche secondo, Zen afferrò la mano di Mi-Cha e la tirò a sè togliendola finalmente dal controllo di Saeran.

“Merda… Ve la siete cercata, attiverò la bomba!” Saeran tirò fuori dalla cintura il detonatore mostrandolo con l’espressione di un pazzo.

“Bomba?! Mi-Cha, presto, scappa!” disse Zen trascinando fuori dall’appartamento insieme a lui la ragazza ancora sotto shock. Yoosung fece per seguirli, ma si fermò quando si rese conto che Seven non stava facendo altrettanto.

“Seven! Seven…?!” lo chiamò più volte senza nessuno risultato.

“Saeran… Io…” cercava ancora di spiegare Seven, ma Saeran lo guardava con disprezzo, non aveva la minima intenzione di ascoltarlo.

“Luciel, muoviti!” gridò Yoosung afferrandolo per un braccio e costringendolo a forza a correre con lui lontano da quel pericolo.

 

____________________________________________________________________________



 

*Una nuova chatroom è stata aperta*

 

Zen

MC, come va? Stai bene?

 

MC

Ciao, Zen! ~

Non ti preoccupare, con Jaehee sto benone! Abbiamo passato la sera a guardare DVD di musical, Jaehee ha una bella collezione~

 

Jaehee Kang

Ci tengo molto in effetti ^^

 

Jumin Han

Mi fa piacere che stiate bene.

Elisabeth the 3rd ha mangiato?

 

Jaehee Kang

Certo, Mr. Han, Mi-Cha a quanto pare va piuttosto d'accordo con Elisabeth.

 

MC

Grazie per le guardie del corpo, Jumin, mi sento più al sicuro adesso.

 

Jumin Han

Dovrebbero essere arrivate anche da Zen.

 

Zen

Sì, sono già qui.

Sono un po’ inquietanti…

 

Jumin Han

Devono essere efficienti, non simpatiche.

Servono guardie anche a casa di Yoosung?

 

Jaehee Kang

Non credo, lui è tornato a casa di Luciel, quindi sarà al sicuro.

Ho delle ultime pratiche da sbrigare prima di andare a dormire.

Buonanotte.

 

*Jaehee Kang ha lasciato la chatroom*

 

Zen

Jaehee è davvero instancabile ^^

È meglio che vada anche io, si sta facendo piuttosto tardi.

Buonanotte!

 

*Zen ha lasciato la chatroom*

 

Jumin Han

Mi-Cha, è il caso che vada anche tu a riposare. Deve essere stata una giornata stancante per te.

Domani mattina ho il volo di ritorno, passerò a prendere Elisabeth the 3rd appena mi sarà possibile.

 

MC

Va bene, Jumin. Non preoccuparti troppo per me e vai anche tu a dormire presto.

Buonanotte.

 

Jumin Han

Buonanotte anche a te.

 

*MC ha lasciato la chatroom*

*Jumin Han ha lasciato la chatroom*



 

“Seven?” Yoosung tentò di attirare la sua attenzione. Erano tornati ormai da qualche ora, ma non si erano ancora rivolti la parola. Dopo aver lasciato Zen davanti a casa sua e Mi-Cha a casa di Jaehee, l’unica cosa che Seven gli aveva detto era che casa sua era più sicura del suo appartamento e che sarebbe stato meglio se fosse tornato con lui. Yoosung non si era opposto minimamente, era ancora piuttosto scombussolato da quel che era appena successo, le urla dell’hacker gli rimbombavano nella testa e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era quel viso, identico a Seven, ma così devastato dalla rabbia.

 

“Luciel…?” provò ancora una volta a cercare una sua reazione, ma Seven indossava le cuffie e concentrava tutto il suo sguardo sullo schermo del computer. Yoosung era certo che fosse sotto shock, non aveva mai visto sul suo viso un’espressione del genere, stava chiaramente soffrendo, ma ora faceva finta che non fosse successo niente. Ma Yoosung no, non poteva ignorarlo, gli faceva male lo stomaco ogni volta che ripensava alla sua voce spezzata, ai suoi occhi supplicanti, non poteva sopportare di vederlo così e non poter fare niente, non poteva essere così inutile. Era sempre stata una persona empatica, ma quella sensazione gli era nuova. Era ancora confuso riguardo ai suoi sentimenti, probabilmente Seven gli piaceva più che come un semplice amico e il bacio di qualche ora prima ne era stato la conferma, ma in quel momento non si trattava di quel che provava lui, si trattava di quel che provava Seven e di cosa poteva fare per non farlo più soffrire a quel modo. Voleva stargli accanto e dargli tutto l’affetto che poteva, non gli importava se Seven non avrebbe ricambiato i suoi sentimenti, non gli importava di essere rifiutato, l’unica cosa che voleva era vederlo felice, non c’era bisogno che lo fosse anche lui. Basta, non poteva più aspettare di ottenere una risposta, non aveva senso continuare a chiamarlo, avrebbe continuato a far finta di non sentirlo. Così con decisione si spostò verso di lui, gli posò una mano sulla spalla costringendolo a girarsi per guardarlo in faccia e con l’altra mano gli tolse le cuffie dalle orecchie.

 

“Ma che diavolo?!” urlò Seven preso alla sprovvista.

“Smettila di ignorarmi, dobbiamo parlare.” disse Yoosung con un tono che non ammetteva repliche. Seven evitava in tutti i modi di incrociare il suo sguardo, era chiaramente irritato, ma non poteva comunque guardare Yoosung negli occhi.

“Yoosung, lasciami in pace, ho da lavorare, devo riattivare il sistema di sicurezza dell’appartamento, ci sono ancora dati sensibili lì dentro, non ho tempo da perdere con-” cominciò a dire, ma l’altro lo interruppe.

“Chi è Saeran? Perché è identico a te? Perché ha attaccato l’RFA? Che sta succedendo?” chiese determinato ad avere delle risposte.

“Ci sono cose che non posso dirti, smettila di fare domande” rispose Seven continuando a guardare da un’altra parte.

“Sei esattamente come V, non ne posso più di voi due e dei vostri segreti!” urlò Yoosung sbattendo le mani sui braccioli della sedia su cui era seduto Seven.

“Non ne puoi più di me? Allora vattene!” scattò lui voltandosi finalmente verso Yoosung per guardarlo in faccia. Non sapeva bene cosa aspettarsi, rabbia forse? Ma sicuramente non quell’espressione triste che gli rivolse mentre si allontanava da lui facendo un passo indietro.

“Vuoi che me ne vada?” chiese dopo qualche secondo di silenzio. Era ferito, non poteva fare a meno di sentirsi nel posto sbagliato, forse era davvero meglio lasciarlo solo, in fondo se non voleva essere aiutato non poteva costringerlo.

“No! Aspetta, io non…” iniziò a dire Seven abbassando il tono della voce e tornando razionale “Yoosung, non è sicuro, non andartene in giro, ok? Ho da lavorare adesso, lasciami stare.”

“Pensavo che fossimo amici, io ci tengo a te, lo sai?” Yoosung sentiva la voce cedere al groppo in gola che si stava formando, ma doveva tentare ancora una volta “Dobbiamo parlare di quel che è successo! Chi è Saeran?”

“Smettila di dire quel nome! Noi non siamo amici, ok? Siamo membri della stessa fondazione, niente di più!” Seven a quel punto non si trattenne più, si alzò in piedi di scatto ed urlò quelle parole con tutta la rabbia che aveva in corpo.

“Ma… che diavolo stai dicendo?! Tutto il tempo passato insieme per te non ha nessun significato?!” la voce di Yoosung era sempre più strozzata, ma non poteva piangere, non in quel momento, non davanti a lui.

“No, Yoosung.” rispose Seven calmandosi e tornando a sedere alla scrivania ”Io sono un hacker, non ho relazioni, devi capirlo. Adesso lasciami lavorare.”

 

Seven gli rivolgeva le spalle. Era già tornato a prestare tutta la sua attenzione allo schermo e a battere sulla tastiera. Yoosung stringeva i pugni così forte da aver inciso le sue stesse unghie nella pelle, si morse un labbro e sentì il groppo in gola sempre più pesante. Non poteva più trattenersi, corse verso la porta d’ingresso ed uscì sbattendola alle sue spalle. L’aria fredda della notte lo avvolse, si lasciò scappare un singhiozzo, stava per cominciare a piangere, lo sentiva chiaramente. La porta si spalancò alle sue spalle e lui si voltò di scatto per lo spavento.

“Dove diavolo vai?! Ti ho detto che è pericoloso!” gli urlò Seven dall’uscio della porta.

“Ho solo bisogno di stare solo, ok? Torna a lavorare, non ti darò più fastidio.” rispose Yoosung tornando a dargli le spalle. Era distrutto, il tono della sua voce non era più forte come qualche minuto prima, ma rassegnato, sconsolato. Seven non rispose nulla, lo osservò interdetto, poi tornò dentro casa. Quando Yoosung sentì la porta chiudersi dietro di lui, finalmente si lasciò andare, pianse senza controllare i singhiozzi, talvolta più forti, talvolta più silenziosi. Si accasciò a terra poggiando la schiena contro il muro e stringendo le ginocchia contro il petto. Faceva dannatamente male, non riusciva a smettere di portarsi le mani al petto e di stringerle contro il suo sterno, come se potesse in qualche modo alleggerirlo da quella fitta, come se potesse davvero toccare il punto in cui sentiva tutto quel dolore. Anche respirare era diventato difficile, gli mancava il fiato e avrebbe voluto urlare, ma la sua voce non riusciva ad uscire, si bloccava nella gola e l’unica cosa che riusciva a fare era singhiozzare.

Quel supplizio andò avanti per quella che poteva sembrare un’eternità, lentamente tornò a respirare più regolarmente, ma si sentiva stanco come se avesse corso per chilometri e chilometri. Quando finalmente i singhiozzi finirono, il peso sul petto e il groppo in gola si erano alleggeriti, ma non erano ancora andati via del tutto. Si disse che sarebbe rimasto ancora qualche minuto fuori sperando che, una volta rientrato, non fosse così evidente quanto avesse pianto. Ancora seduto per terra, fissava un punto indefinito di fronte a lui, quando vide in lontananza una figura vestita di nero che si avvicinava a lui. Il suo primo pensiero fu l’hacker, subito si mise in piedi, sulla difensiva, ma quando l’uomo fu abbastanza vicino perché potesse riconoscerlo si calmò.

“V? Che cosa ci fai qui?”

 
  
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